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Autore: Writer96    30/01/2017    5 recensioni
Lily Evans, James Potter, OC | Introspettivo, Romantico, Commedia|12.784 parole (sono tantissime, lo so) | Sdolcinato il giusto, ne abbiamo tutti bisogno | Different!POV della storia "L'amore degli altri" (se ne raccomanda la lettura prima di leggere questa, anche se questa può essere compresa senza aver letto l'altra)
COme ogni giovedì che si rispetti, sono in ritardo [...]
Fino a qualche mese fa, il mio strategico ritardo serviva solamente a permettermi di scampare alla sfilata della squadra di Quidditch, in cui James, con quel suo atteggiamento da grande divo era solito pavoneggiarsi come non mai, lanciando occhiatine di sufficienza qua e là e sfoggiando quella sua solita espressione da “Farò finta di essere naturale e affascinante allo stesso tempo, mentre in realtà è tutto costruito e studiato al millimetro”.
Ultimamente, invece, il mio ritardo serve solo ad impedirmi di guardare a mia volta in direzione di James e lasciarmi sfuggire qualche sorriso di troppo."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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L'amore in silenzio
by Writer96
Dedicato a tutti voi che mi avete seguita, sempre.
Siete e sarete sempre una gran fonte di coraggio, per me.
Avrei dovuto regalarvi questa storia prima, ma in fondo è meglio così


Questa storia è il Different!POV di L'amore degli altri quindi vi consiglierei di leggere prima quella per apprezzare meglio questa.
Tuttavia possono essere anche lette come storie separate senza probelmi. 



Come ogni giovedì che si rispetti, io sono in ritardo.

Non eccessivamente, giusto di quei sette o otto minuti che fino a qualche mese fa non avrei minimamente esitato a definire tattici, ma che ora mi costringono a correre a perdifiato lungo i corridoi, con i libri che mi sbatacchiano all’altezza dello stomaco e i polmoni che stanno minacciando di uscirmi dalla bocca.
Del resto, se fossi stata una persona particolarmente amante dello sport, non avrei di certo passato gli ultimi due anni ad evitare con cura di assistere all’ingresso in Sala Grande della squadra di Quidditch per intero ogni giovedì sera all’ora di cena.
Tutta questa storia è iniziata due anni fa, quando qualcuno ha avuto la brillante idea di nominare James Potter Capitano della squadra di Quidditch. Per carità, non posso certo negare che lui sia perfetto per quel ruolo –vagamente dispotico, amante del Quidditch a livelli estremi, dotato di un certo carisma e in grado di incutere anche terrore, qualora lo desideri- ma il fatto è che ciò gli ha permesso di poter fissare gli allenamenti a proprio piacimento. La cosa si è evoluta in lui che, puntualmente, da due anni a questa parte, ogni giovedì fissa l’allenamento due ore prima della cena così da poter arrivare quasi perfettamente in orario, accompagnato da tutta la squadra.

Fino a qualche mese fa, il mio strategico ritardo serviva solamente a permettermi di scampare alla sfilata della squadra di Quidditch, in cui James, con quel suo atteggiamento da grande divo era solito pavoneggiarsi come non mai, lanciando occhiatine di sufficienza qua e là e sfoggiando quella sua solita espressione da “Farò finta di essere naturale e affascinante allo stesso tempo, mentre in realtà è tutto costruito e studiato al millimetro”.
Ultimamente, invece, il mio ritardo serve solo ad impedirmi di guardare a mia volta in direzione di James e lasciarmi sfuggire qualche sorriso di troppo.

Mentre corro come se ne andasse della mia stessa vita e rischio di ruzzolare giù per le scale, rifletto sul fatto che il cambiamento del mio stato d’animo nei confronti della cena del giovedì è legato a doppio filo con il cambiamento stesso di James. Non saprei dire quando sia iniziato tutto questo processo di evoluzione nei nostri modi di essere, ma se mi guardo indietro posso percepire chiaramente la differenza tra il prima e l’adesso: come quando ho visto James passare dal sorridere sfacciatamente alla ricerca di consensi al non riuscire più a nascondere la traccia di tristezza e preoccupazione che gli velava gli occhi, o come quando mi sono resa conto che le mie conversazioni con lui stavano smettendo di essere semplici e meschine urla e stavano piuttosto diventando uno scambio di idee e pensieri profondi, a volte quasi intimi.
Non saprei dire, ecco, quando il nostro rapporto sia effettivamente cambiato, ma saprei sicuramente spiegare il perché di questo cambiamento: James ha tolto la maschera e io ho iniziato a vederlo per come è realmente.

Ovviamente, tutta questa maturazione, tutte queste belle evoluzioni nel nostro rapporto non hanno avuto solo effetti positivi e così ora, mentre varco la porta della Sala Grande senza smettere di correre, mi trovo immediatamente a cercare i capelli scompigliati di James, arrossendo come una dodicenne non appena noto che si è voltato nella mia direzione.
Dannato James Potter, mormoro tra me e me, mentre supero le altre panche di corsa per riuscire a sedermi accanto a Patricia –e davanti a James, ma questo preferirei non doverlo specificare- Guarda che effetto mi fai.

-Buonasera, Caposcuola Evans, ti sembra questa l’ora di arrivare?- mi rimprovera Patricia, passandomi un dito davanti al naso con fare intimidatorio. Io inizio a sventolarmi con una mano, nel tentativo di far sbollentare le mie guance, fin troppo rosse perché sia colpa solo della corsa appena fatta, e mi concedo di lanciare un breve sorriso a James, che non ha smesso di fissarmi da quando mi sono seduta. Lui mi strizza un occhio e si allunga verso di me in maniera impercettibile, chinando quel poco la testa in modo tale da potermi vedere meglio in volto.
-Oh, Pat, non farci caso, la nostra Lily non vedeva l’ora di incontrare questo bel fanciullo che le sta davanti!- esclama James, indicando se stesso con la mano e prorompendo in una risata contagiosa. Sentendomi di nuovo arrossire, spalanco la bocca con fare sdegnato e mi giro, incrociando le braccia sotto al seno.
Fa che non l’abbia notato, mi ripeto nella mente mentre cerco di rimanere fedele alla mia parte, Merlino, ti prego, fa che James Potter non abbia notato che sono arrossita.
Ma quando Patricia mi colpisce con gentilezza sul braccio e mi convince a guardarlo mentre articola con le labbra la parola “Scusa”, cercando in tutti i modi di mettermi a mio agio e di essere il più delicato possibile, io so che l’ha notato. Perché lui è James, e ogni volta che mi vede in imbarazzo inizia ad agire come se tutto intorno a noi fosse fatto di vetro, nel disperato tentativo di comunicarmi che tutto va bene e che non approfitterà della mia debolezza, nonostante apparentemente ci stia scherzando su come se fosse un fatto del tutto ordinario.

-D’accordo, Potter, sei perdonato…- bofonchio, sentendomi, nell’esatto momento in cui mi sorride, come se una mano mi stesse strizzando lo stomaco a più riprese. Vorrei colpirmi da sola, dirmi che dovrei smetterla di comportarmi così, che dovrei essere una persona seria, ma sono in un luogo pubblico e in più davanti a me c’è James che, megalomane e intelligente com’è, capirebbe subito di essere il centro del mio attuale dilemma esistenziale. E questo potrebbe non essere affatto un bene.
-Vuoi sapere una cosa divertente?- mi chiede Sirius, ignorando palesemente Patricia che stava cercando di dirmi qualcosa.
-Se dicessi di no me la diresti ugualmente?- gli rispondo, trattenendo uno sbuffo come faccio ogni volta che Sirius sfoggia uno dei suoi sorrisini maliziosi. Per quanto io abbia imparato ad apprezzarlo e a volergli bene, a volte ho l’insana voglia di sbattergli la faccia per terra, giusto per la soddisfazione di non vederlo più tanto gongolante e sicuro di sé.
-Mi pare ovvio, Evans.- annuncia, con la voce intrisa di soddisfazione.

-Allora dimmi, qual è questa fantomatica cosa divertente che devo proprio sapere?-
-James…- fa una pausa ad effetto, guardandosi attorno come se stesse per rivelare il segreto del secolo -…Oggi stava per prendersi un bolide in faccia.-
Lo guardo vagamente perplessa, cercando di cogliere il comico in ciò che mi ha appena raccontato.
-Ok, e allora?- gli chiedo, scambiandomi con James uno sguardo veloce prima di focalizzare la mia attenzione sul piatto pieno di patate che ho davanti.
-Era distratto! E sai perché era distratto?- domanda lui, allungando una forchetta per costringermi ad alzare lo sguardo e a degnarlo della giusta attenzione. Sospiro e allungo una gamba, andando a colpire quello che deve essere lo stinco di James, a giudicare dall’espressione di sorpresa mista a dolore che gli appare sul volto. Istintivamente allungo una mano, mentre mormoro uno “Scusa” che solo lui riesce a percepire, ma a metà del mio movimento mi fermo e cambio rotta, afferrando una pagnotta sotto al suo sguardo confuso.
-Eddai, Evans, se non mi ascolti non è divertente!- si lagna Sirius, mentre sorrido furtivamente a James prima di tornare a fissare il suo migliore amico.
-Bene, ora che ho la tua attenzione, ti spiegherò che James era distratto perché… Dove sono Remus e Peter quando devo aiutarmi a creare suspense, maledizione?- domanda poi, guardandosi freneticamente intorno.
-Sono in punizione, Pad, per aver fatto spuntare ad Avery una coda di maiale.- risponde James, lasciandosi andare ad un sorrisino divertito che rischierebbe di coinvolgere anche me, se solo non avessi sentito con chiarezza e precisione la sua gamba allungarsi e distendersi esattamente accanto alla mia.
-Ah, già, è vero. Beh, comunque…-
-Sirius, ti prego, vai al sodo!- sbotta Francis Evereen, inserendosi all’improvviso nella conversazione e brandendo una forchetta in maniera minacciosa in direzione di Sirius.
-Come siete noiosi. Beh, allora, James si è distratto perché… io lo stavo chiamando da mezzora per dirgli di far attenzione al bolide e non distrarsi!- esclama, scoppiando a ridere da solo. James gli lancia un’occhiataccia e mormora tra i denti un “Non è affatto divertente” che mi fa ridere più del racconto stesso.

-Vedi, James?- esclama trionfale Sirius, indicandomi con la mano –Lily Evans ride, quindi la battuta era divertente!-
-Non stavo ridendo per te, Black, tranquillo. Anzi, se devo dirlo, sei proprio un pessimo amico.- lo rimprovero, lasciandomi comunque scappare un sorriso prima di dedicarmi alla torta di mele che è apparsa sul piatto davanti a me.


Mi sento gli occhi di James addosso mentre addento una fetta, parlottando con Patricia e Francis dello strano e nuovo cappello che da qualche giorno il professor Kettleburn è solito portare. Me li sento così addosso che quando si alza per seguire Sirius che ha “assolutamente bisogno di andare a stendersi dopo un pomeriggio sfiancante e logorante” quasi sento l’aria scorrermi dentro solchi invisibili lasciati sulla mia pelle.
-Noi non saliamo?- domanda Francis alla sorella dopo essersi pulita la bocca con il tovagliolo.
-No, Cis, prima io e Lily dobbiamo fare due chiacchiere…- mormora, indicando con lo sguardo la porta della Sala Grande, attraverso la quale stanno passando James e Sirius proprio in questo momento.
-Vuoi ancora stressarla con quella storia di lei  il Capitano?- la rimbecca Francis, scuotendo la testa e lanciandomi uno sguardo compassionevole. Io sollevo gli occhi e cerco di apparire il più minacciosa possibile mentre agito un dito in direzione di Patricia e socchiudo gli occhi.

-Ho già sentito i tuoi discorsi in proposito almeno un centinaio di volte, quindi vediamo di non cominciare, Pat…- la minaccio e lei, in tutta risposta, mi sorride in maniera angelica e si alza dalla panca con un gesto ben poco aggraziato e femminile.
-Non ho intenzione di dirti niente che tu già non sappia perfettamente. Solo…- fa una pausa ad effetto e mi sorride di nuovo, strizzandomi l’occhio con fare complice -… Se proprio vuoi tenere nascosta la cosa, assicurati almeno di non arrossire come se ti avesse investito l’Ardemonio, va bene?-
-Patricia Evereen…- inizio a dire, senza sapere bene come continuare. Insomma, dovrei dire qualcosa che le faccia intendere che ha effettivamente travisato tutto, ma il problema è che in realtà lei non ha travisato un bel niente. Lei sembra cogliere il mio disagio perché scoppia a ridere e, dopo avermi lanciato un’occhiata penetrante, torna a parlare del cappello di Kettleburn come se nulla fosse accaduto.

Le ascolto solo per metà, mentre rifletto con attenzione sulle parole di Patricia e sulla loro portata.
Il fatto è che ormai non riesco neanche più a negare il legame che si sta venendo a creare con James o le emozioni che arrivano a suscitare in me certi suoi gesti, ma non riesco neanche ad accettare tutto questo tranquillamente: ogni volta che provo a pensare ad un’ulteriore evoluzione nel mio rapporto con lui, sento il panico prendere il sopravvento sulla mia razionalità ed istintivamente cerco di allontanarmi da lui il più possibile. L’unica a cui io sia veramente riuscita a spiegare qualcosa di questa mia situazione interiore, di questo mio tira-e-molla mentale con James è Alice, che probabilmente è l’unica a prendermi davvero sul serio quando le dico che non so cosa io stia provando.

 
13 Ottobre 1977
-Lily, guarda che ti ho vista, con James…- aveva mormorato, facendomi sobbalzare e sussultare improvvisamente.
-Merlino, Lice, vuoi uccidermi? Farmi morire di crepacuore?- avevo sdrammatizzato, cercando di deviare il discorso da me e da James in maniera istantanea.
-Non ho intenzione di ucciderti, Lils, non fare la melodrammatica.- aveva borbottato, agitando una mano in segno di sufficienza. Io ero tornata a fare ciò che stavo facendo –rimettere i libri in ordine alla ricerca di un foglio di pergamena con degli appunti importantissimi- pur essendo ben consapevole di non averla scampata così facilmente.
-E allora? Devi dirmi qualcosa a proposito di James?- aveva infatti continuato lei, costringendomi ad interrompermi di nuovo. Avevo preso un respiro profondo e avevo continuato a darle le spalle, gli occhi puntati attentamente sui libri che stavo impilando sulla libreria.
-Lily Evans, mi faresti la cortesia di girarti?- aveva chiesto, una nota di impazienza che le trapelava dalla voce. Mi ero voltata a guardarla e lei mi aveva piantato gli occhi azzurri addosso, scrutandomi con attenzione.
-Ho visto come ti comporti con lui. Diventi rossa, sorridi, fai le battutine di quando sei imbarazzata e poi all’improvviso, dal nulla, ti ritrai e ti allontani con una scusa…- aveva fatto una pausa e in quel brevissimo lasso di tempo io avevo sentito la mia gola seccarsi istantaneamente -…perciò mi sembra ovvio che James ti piaccia. Solo, non riesco a capire perché tu trovi tanto difficile accettare questa situazione.-
Io l’avevo guardata e poi avevo preso un respiro profondo, sedendomi a terra e appoggiando la testa contro le gambe del letto. Per un po’ nessuna di noi aveva detto nulla ed io ero stata grata ad Alice per non avermi spinta a parlare, per non avermi costretta a dire cose sulle quali non avessi riflettuto a fondo.
-Perché io non so quanto ci sia di vero in tutto questo. Sto… imparando a conoscere James e più mi avvicino a lui, più mi rendo conto di quanto sia una persona complicata, confusionaria, incomprensibile. James è talmente variegato e sfaccettato che non saprei neanche dire se un giorno riuscirò a conoscerlo davvero oppure no e questo mi terrorizza a morte.- avevo fatto una pausa e mi ero stretta nelle spalle, cercando di decifrare la sensazione che mi accompagnava da qualche giorno.
-Il fatto è che non so se la persona che mi fa ridere e arrossire… esista davvero. Non so se anche questo faccia parte del gioco di James, se sia solo uno dei suoi momenti passeggeri, una delle sue voglie momentanee, uno dei suoi svaghi. Non credo sia così, è ovvio, ma una parte di me resta terrorizzata dal fatto che un giorno potrei rendermi conto che questo non è altro che uno dei tanti lati di James che sono destinati ad essere eclissati da qualcos’altro.-
Alice mi aveva guardato con durezza e le sue labbra si erano stretta fino a diventare bianche, prima che lei inspirasse profondamente e si decidesse a parlare di nuovo.
-Lily, il tuo discorso è dettato solo da un terrore fuori luogo e tu lo sai meglio di me. Credo che tutti siamo arrivati a vedere quanto questo James sia una versione migliorata, non nuova, fai attenzione, del precedente. Tu hai paura di non essere… padrona della situazione-
-Ho paura di credere di conoscere qualcuno alla perfezione e poi ritrovarmi con solo una cocente delusione tra le mani…- avevo mormorato e istintivamente il suo sguardo si era ammorbidito e un sorriso comprensivo le aveva solcato le labbra.
-L’hai detto tu stessa che James non può essere conosciuto alla perfezione perché è troppo variegato, no? Perciò sii felice di questo, sii felice del fatto che potresti avere accanto una persona che possa stupirti ogni giorno. E poi tu non lo dici, ma sono sicura che tu conosca James come pochi altri qui dentro: avete la stessa capacità di parlarvi senza dover per forza aprire la bocca.- mi aveva detto, alzandosi per abbracciarmi e darmi un bacio sui capelli.
-Ho la sensazione che questo James non ti potrà deludere, Lily, perché ha davvero iniziato a togliere la maschera. Credo che non esista nessun lato di lui in grado di eclissare questo.- aveva concluso poi, dirigendosi verso il bagno senza smettere neanche per un istante di rivolgermi quel suo sorriso malinconico.
Io non gliel’avevo detto, ma James senza maschera l’avevo già visto e mi era scoppiato a piangere su una spalla.

 
Ci sono giorni in cui le parole di Alice mi rimbombano nella testa e mi spingono a credere di star sbagliando tutto, di star evitando una cosa che potrebbe rendermi felice come mai prima. Ci sono giorni, invece, in cui il terrore prende il sopravvento, mescolandosi alla gelosia di vedere James che regala a tutti un po’ di se stesso, mentre invece vorrei che si trattasse di un qualcosa di esclusivamente per me. In questi casi poi mi sento male e credo che io e James non potremmo mai stare bene insieme da questo punto di vista, perché lui è buono e io sono sicura che le mie paure lo ferirebbero come non mai.
Oggi è uno dei giorni a metà, in cui sono ancora sotto l’effetto dei sorrisi di James, dei suoi modi delicati che sono riservati esclusivamente a me, dei suoi sguardi profondi. Oggi è uno dei giorni a metà, in cui sono convinta che senza James io probabilmente non riuscirò ad andare da nessuna parte e, allo stesso tempo, mi ritrovo con i capelli improvvisamente verdi perché lui si è messo a fare il cretino nel bel mezzo della Sala Comune.

Ho appena varcato il buco del Ritratto e ora sono ferma a neanche un metro da esso, reggendomi la punta dei capelli color prato con aria disgustata. James ha una risata bloccata a metà sulle labbra, mentre Sirius mi guarda con un sopracciglio alzato e il solito ghigno strafottente.
Ecco, questo è ciò che non sopporto, questo continuo giocare, far finta di nulla, comportarsi da bambino solo per ridere senza impegno. Non dovrei arrabbiarmi troppo –sono cose successe mille volte, chiunque abbia conosciuto James Potter può vantarsi di aver cambiato colore di capelli o di pelle almeno una volta nella vita- ma istintivamente mi tornano alla mente i miei pensieri di poco fa e questa versione infantile di James sembra sovrastare tutto il resto con una sorta di cattiveria intrinseca.
-Ops, Lily, chiedo scusa, adesso te li faccio tornare normali!- esclama James, strappandomi ai miei pensieri con un sorriso fin troppo innocente.
-Non ci provare nemmeno! Faccio da sola, stai facendo solo danni!- gli rispondo, ma lui ovviamente non mi ascolta e mormora un incantesimo. Strabuzzo gli occhi nel vedere che ora i miei capelli sono diventati di un orribile color prugna e istintivamente inizio ad urlare, vedendo il suo viso arrossarsi per lo sforzo di trattenere le risate.
-Non era rivolto a te, Lils, lo sai che…- inizia a dire, ma io lo interrompo con un gesto stizzito, avvicinandomi a lui con fare furibondo.

-Non chiamarmi Lils, non dopo avermi colorato i capelli di viola! Potter, sei davvero un grande, immenso idiota!- sbraito, sentendo che tutta la mia frustrazione si riversa implacabile sulle mie parole. Istintivamente vedo un’espressione sofferente farsi strada sul volto di James e non so se a ferirlo di più sia stato il ritorno al cognome o quel “Non chiamarmi Lils” che si porta dietro molti più significati di quanto non sembri. Il senso di colpa per averlo ferito si mischia alla frustrazione e alla rabbia e io non posso che muovermi ansiosamente, mentre il silenzio intorno a noi si fa denso e quasi palpabile. Alla fine scoppio, sollevando le braccia e lasciandomi andare ad un urlo di disperazione.
-Che diamine, James, sarà ora di finirla con questi giochetti da bambini! Che fossi io o che fosse Sirius, colui che volevi colpire, resta il fatto che devi piantarla con questi scherzi che non servono a nulla, dannazione!- esclamo, abbassando leggermente i toni e guardandolo dritto negli occhi. Pessima mossa, mi dico, sentendo che le gambe si fanno più molli e la rabbia- che so, tra l’altro, essere quasi del tutto insensata- inizia a scemare leggermente.
-Merlino, Lily, non c’è motivo di agitarsi così tanto, era uno scherzo non destinato a te. Lo so anche io che è una cosa infantile, ma non è una cosa così importante, non tanto, almeno, da farmici una pubblica scenata!- sbotta lui, guardandomi con un’espressione ferita e le labbra serrate.

Non c’è bisogno che mi dica altro, sono in grado di sentire la sua delusione e la sua voglia di allontanarci da tutta questa tensione senza che lui emetta un suono. Non sono in grado di sopportare questo errore da parte mia, questa mia sfuriata oggettivamente eccessiva e allo stesso tempo non sono in grado di pensare al fatto che, ancora una volta, James ha iniziato a comportarsi in un’altra maniera ancora senza un motivo logico.
Non sono in grado, soprattutto, di sopportare il suo sguardo carico di significati e per questo mi volto, dirigendomi con foga verso il mio Dormitorio.
- Smettila di farmi passare per l’adulta cattiva e capisci cosa ti voglio dire, una buona volta!- gli dico e so, dal modo in cui lo vedo irrigidirsi, guardandolo con la coda dell’occhio, che James ancora una volta è stato in grado di capirmi.
La frustrazione e la rabbia nei miei confronti, a questa consapevolezza, tornano a bruciarmi dentro, mentre sento un paio di lacrime bagnarmi le guance.

 
10 Settembre 1977
Stavamo camminando senza parlare, perfettamente a nostro agio anche nel silenzio, quando improvvisamente avevo sentito James fermarsi di botto.
Mi ero girata a guardarlo e l’avevo visto appoggiato al muro, il viso improvvisamente pallido e le occhiaie che si intravedevano con facilità sotto la curva degli occhi.
-James? Tutto bene?- gli avevo chiesto, facendo un passo nella sua direzione.
-No, ma non ti preoccupare. So che non è molto cavalleresco da parte mia, ma ti dispiacerebbe continuare da sola per un po’?- mi aveva domandato, puntandomi gli occhi dritti in faccia, quasi a volermi comunicare qualcosa senza dover parlare. Avevo scosso la testa e mi ero avvicinata ancora, posandogli una mano sul braccio e sentendo sotto le dita il battito accelerato del suo cuore.
-Non voglio lasciarti da solo…- avevo mormorato, rendendomi conto di quanto fosse vero. Non volevo lasciarlo lì, in balia di qualcosa che lo stava consumando internamente.
-Davvero, Lily, è solo che…- aveva provato a dire, prima di chiudere gli occhi come se una grande sofferenza lo avesse attraversato di colpo.
-Siediti.- avevo ordinato con incredibile gentilezza, osservandolo strisciare con la schiena lungo il muro e poi accomodandomi accanto a lui.
-Ho un gran mal di testa, tutto qua.- aveva provato a schernirsi. Io l’avevo osservato, notando la barba un po’ sfatta, gli occhiali storti e i capelli spettinati senza la benché minima cura.
-Troppi pensieri?-
-Incubi di notte.- aveva risposto, posando il capo contro il muro. Eravamo rimasti in silenzio, senza emettere alcun suono, per quelli che dovevano essere stati dieci minuti, prima che lui parlasse.
-Sogno che i miei vengano uccisi. Sogno che i loro nomi appaiano sull’elenco dei caduti della Gazzetta del Profeta. Sogno di tornare a casa e trovarmi davanti agli occhi i loro cadaveri. Va avanti così da quando hanno trovato mio zio assassinato dentro la sua stessa casa. Cercavano mio padre, ma non l’hanno trovato, per fortuna.- aveva spiegato poi, dal nulla, il respiro che si faceva affannoso e gli occhi che diventavano lucidi. Mi ero portata una mano alla bocca e avevo sussultato, sentendo le lacrime che minacciavano di scendermi da sotto le ciglia.
-Merlino, James, ma è terribile. Eppure non ho letto di nessun Potter assassinato, sul giornale…- avevo detto e lui aveva sorriso amaramente, girandosi verso di me.
-Non era mio zio di sangue, ma lui e mio padre erano amici da sempre.- aveva detto, guardandomi dritto negli occhi e io avevo capito. Avevo colto la parte finale della frase, quel “Come me e Sirius” che lui non aveva avuto il coraggio di pronunciare e istintivamente mi ero avvicinata di più a lui, quasi a volerlo confortare con la mia sola presenza.
-Sogno che muoia anche lui, a volte, e anche i ragazzi e non riesco più a dormire decentemente. Non ne posso più, Lils.- aveva detto, sapendo che io avevo capito e che avevo colto il riferimento sottinteso a Sirius nella sua frase precedente. L’avevo abbracciato e dopo poco aveva iniziato a singhiozzare sulla mia spalla, mentre io gli accarezzavo ritmicamente i capelli. Aveva pianto silenziosamente, in maniera dignitosa, aggrappandosi a me per non lasciarsi andare del tutto ed io gli avevo soffiato parole di conforto tra i capelli.
-Ti dà fastidio se ti chiamo Lils?- mi aveva chiesto poi, staccandosi da me per asciugarsi gli occhi. Gli avevo sorriso e avevo scosso la testa in segno di diniego, abbracciandomi le ginocchia con le braccia.
-Anche io ho paura per la mia famiglia. Per i miei amici. Per le persone a me care. Suona così poco Grifondoro, ma ho paura anche per me stessa…- avevo detto, senza più aggiungere altro mentre lui tornava ad abbracciarmi, lasciando che il suo respiro mi si infrangesse sul collo.
-Dobbiamo crescere, immagino. Diventare adulti per tempo, eh?- aveva chiesto amaramente mentre si rialzava, una mano tesa nella mia direzione per tirarmi su con maggiore facilità.
-Dobbiamo diventare grandi, sì. Renderci conto di quali siano le cose importanti.- avevo risposto, afferrando la sua mano e stringendola.
Avevamo continuato a pattugliare i corridoi in silenzio, le mani ancora intrecciate.
 
-Stavolta dovrò dare ragione a James, Lily…- esclama Patricia, entrando in Dormitorio e stendendosi sul letto accanto al mio. Sbuffo, incrociando le braccia sopra la faccia in modo da non farle vedere le lacrime che mi hanno solcato il volto. Sono felice che lei e Alice abbiano aspettato tutto questo tempo prima di entrare, anche perché credo che avrei avuto seri problemi ad apparire tranquilla e silenziosa come sono ora.
-Credo che… dovreste parlarvi. Chiarire questa benedetta situazione di tensione sessuale irrisolta e poi…- continua a dire, mentre io scuoto la testa alle sue parole. Alice, ferma sulla porta, fa un sorrisetto divertito e mi si siede accanto.
-Dieci punti a Evereen, Lils. Che diamine ti è preso, posso saperlo? Voglio dire, James ha colorato i capelli più o meno a metà del Castello, diciamocelo, non è un fatto così assurdo!- mi dice e io so che ha ragione. Vorrei spiegarle il motivo della mia ira, del mio scatto, ma non saprei nemmeno da dove iniziare e così rimango in silenzio a guardare il mio baldacchino e a chiedermi se tra me e James sarebbe sempre così. Un ballo sconosciuto e travolgente sulla lama di un rasoio affilato.

-E’ che a Lily dà fastidio quando il Vecchio James surclassa il James dei sorrisi e dei gesti dolci, vero Lily?- chiede Patricia, girandosi verso di me e studiandomi con attenzione. Io scrollo le spalle, senza parlare e sospiro con più forza, mentre il senso di colpa striscia ad invadermi lo stomaco. Mi alzo di scatto, sotto gli occhi basiti di Alice che per poco non viene buttata a terra dal mio movimento, e corro a scrivere un biglietto che poi affido a Era, il gufo di Patricia.
-Scusa, Evans, non ti hanno insegnato a chiedere il permesso?- mi rimbecca lei, continuando a guardarmi con attenzione fino a che un lampo di comprensione non le attraversa gli occhi.
-Oh, Lily sta chiedendo scusa!- esclama infatti, sorridendo sotto i baffi mentre Alice continua a guardarmi con intensità sempre maggiore. Io mi giro di scatto verso la finestra e faccio appena in tempo ad aprirla che Era balza dentro con un leggero battito di ali. Ha una pergamena- la mia- legata ad una zampa e per un istante sento il sudore scivolarmi lungo la schiena, convinta che mi sia stata rimandata indietro senza neanche essere stata letta. Invece c’è scritto qualcosa di nuovo, appena sotto al mio messaggio.
Sorrido tra me e me e mi giro verso le mie amiche, dirigendomi verso la porta del Dormitorio.
-A dopo…- sussurro, sparendo dietro la porta prima che loro possano anche solo provare a dire qualcosa.

 
Mi dispiace, sono io l’immensa idiota di turno.
Corridoio.
 
***

So esattamente dove dirigermi, mentre scivolo attraverso la Sala Comune ormai quasi vuota e mi dirigo verso il corridoio del sesto piano dove io e James abbiamo avuto la nostra conversazione a inizio anno. Tra le dita stringo il distintivo da Caposcuola, per prepararmi ad avere una scusa convincente nel caso mi fermasse qualcuno. Una parte di me, in realtà, spera di essere fermata, così che io non debba trovarmi ad affrontare una conversazione che ancora non so dove andrà a parare con James Potter.
Ma i passi aumentano e nessuno si fa vivo e prima che io me ne renda conto riesco a scorgere la schiena di James appoggiata contro il muro.
Mi fermo a guardarlo, studiando con minuzia le sue spalle piuttosto larghe e la vita stretta, la linea della colonna che si intravede appena e le gambe lunghe e dinoccolate. I miei occhi scivolano sulla linea delle braccia, probabilmente incrociate sul petto, e vanno poi inevitabilmente a perdersi lungo il suo collo e poi più su, fino a dove iniziano i ricci intrecciati.

-Vuoi rimanere ancora in silenzio?- mi domanda tutt’a un tratto, facendomi sobbalzare così tanto che la mia spilla mi cade dalle mani, tintinnando sul pavimento. Mi chino a raccoglierla e quando mi rialzo lui è girato verso di me, gli occhi duri e le labbra contratte. Mi viene istintivo sorridergli e lui per qualche istante ricambia, lasciando che la tensione tra noi si abbassi notevolmente.
-Mi dispiace.- inizio, ma lui mi ferma e fa un passo verso di me, scuotendo la testa.
-L’hai già detto, questo. Voglio sapere perché l’hai fatto.- mi dice, continuando a scrutarmi, le braccia ancora incrociate sul petto e una spalla che poggia comodamente sul muro. C’è un qualcosa, in James, che mi permette di capire perché lui sia tanto amato e rispettato: è come se emanasse un’aura di puro carisma, è come se tu non potessi fare altro che rimanere lì a guardarlo, mentre lui ti affascina con piccoli gesti.
-L’ho fatto perché ero arrabbiata con te. Perché stavo pensando alla persona che stai diventando e tu, tutt’a un tratto ti metti a lanciare Incantesimi Cambiacolore sui capelli della gente. Per un attimo ho rivisto il James che… eri prima e ho avuto paura, detto onestamente, che sovrastasse il James che…sei.-

Lo dico con una fermezza ed una convinzione che paiono sorprendere lui ancor più di me e per qualche istante rimaniamo in silenzio, le mie parole che aleggiano nell’aria e i nostri respiri che si sentono appena.
-E com’è il James che sono adesso?- mi domanda poi, senza staccare gli occhi dai miei neanche per un istante. Le mie mani giocherellano con la spilla e non rispondo, cercando con attenzione le parole.
-E’ buono. Ed è attento agli altri, a ciò che provano e a ciò che fanno. Ha il sorriso triste e a volte sta zitto, ma nonostante questo, resta allegro e permette agli altri di farsi forza.-
Vedo i suoi occhi dilatarsi leggermente per lo stupore e istantaneamente arrossisco, mentre la mia mente lavora frenetica sulle parole da utilizzare. Non ho idea di dove questo discorso ci stia portando.

-Il James che sei ha paura e sente il peso della vita, nonostante finga di non sentirlo. Sceglie le parole con cura, modifica il proprio atteggiamento a seconda delle persone che ha davanti, ma non perde la sua patina dorata e scintillante. Solo…- faccio una pausa, senza riuscire ad esprimere bene ciò che sto pensando.
Ho davanti agli occhi le immagini di James in lacrime, il suo volto pallido e tirato. Ho davanti agli occhi gli sguardi che lui e i Malandrini si scambiano ogni volta che sta per arrivare la Luna Piena, ogni volta che qualcuno osa troppo. Ho davanti agli occhi l’espressione che ogni tanto Sirius ha, perfettamente identica a quella di James, senza che nessuno dei due se ne accorga.
-Solo?- mi chiede lui, rimanendo perfettamente immobile, nient’affatto elegante o aggraziato, in quella posa, eppure perfettamente a proprio agio.
-Solo… Solo a poche persone fai vedere i punti in cui la patina si sta scrostando.- sussurro, continuando a guardarlo negli occhi. Non ho intenzione di abbassare lo sguardo davanti a James, neanche se questo significa svelargli apertamente tutte le mie osservazioni su di lui e quindi, indirettamente, anche i sentimenti innegabili che sto provando.
-Grazie.- dice e mi lascia senza fiato, stordita da una risposta che non mi sarei mai aspettata.

-Il fatto…- inizio a dire, raccogliendo tutto il mio coraggio. Sono in ballo, dunque balliamo, mi dico.
-Il fatto è che tu sei tante cose, James. Ci sono così tanti lati di te, così tante cose nascoste dietro a ciò che mostri, così tante cicatrici e segni distintivi, che io non so esattamente chi tu sia e questo mi spaventa. Ho paura che se mi dovessi fidare di te e poi dovessi scoprire che tu non sei… come io penso che tu sia, crollerei seduta stante. Ho paura di non aver mai accesso al vero James.- dico, e lui si stacca dal muro con una spinta tale che lo vedo barcollare un secondo prima di rimettersi in equilibrio e camminare verso di me.

-Questo è il vero James. Quello che dici tu, quello che non è una cosa sola. Così come tu non sei una cosa sola, se capisci cosa voglio dire. Io sbaglierò per tutta la vita, Lily, voglio che tu lo sappia, sbaglierò davvero per tutta la vita. Sarò infantile e mi divertirò a fare scherzi idioti e a saltare addosso a Sirius e a dire la prima cosa che mi passerà per la testa, perché comunque, sotto la patina dorata, io sono così e non ho intenzione di rinunciare a questo. Ma non sono solo così e sono anche la persona che descrivi tu, sono anche quello che piange in corridoio perché ha paura e quello che nota che stai arrossendo ma non lo dice. E credimi, non potrei mai dirti “Puoi scegliere un solo lato di me”. Io sono così e devi farci i conti, perché sono tutte queste cose. Mi conosci bene, ho lasciato che tu mi conoscessi e nonostante questo non sei scappata.- fa una pausa per riprendere fiato e io lo guardo senza parlare, il cuore che batte troppo forte, le labbra secche. Non l’ho mai sentito parlare così, la voce adulta e seria, l’espressione incredibilmente concentrata con le piccole rughe d’espressione intorno agli occhi.
-Continuerò ad essere un coglione e a fare battute idiote e a fare giochi da bambini, non te lo nascondo. Ma proverò ad essere di più. Ad essere migliore, se lo vorrai, a saper comprendere quando sarà il caso di essere serio ed adulto. Lo so che dobbiamo crescere e diventare grandi, come dici tu, ma ho bisogno anche di questo. Di poter essere un po’ il solito idiota, nella misura consentita, per poter migliorare sempre di più, di volta in volta.-

Vorrebbe aggiungere qualcos’altro, forse, ma io lo fermo e gli sorrido, posandogli una mano sul braccio.
-Vai bene così, James. Non ho mai pensato che tu fossi sbagliato, sono solo io che ho paura di non riuscire a gestire le cose con la dovuta tranquillità. Sono solo io che ho paura di… non poter controllare le cose.- gli dico e vedo che lui si fa più vicino, gli occhi ardenti e il viso improvvisamente rilassato. Una sua mano sale a toccarmi una guancia e io mi chiedo quando siamo passati dal parlare del nostro litigio al parlare di un nostro ipotetico futuro, senza trovare però una risposta.

-Non controllare. Per una volta nella tua vita, non controllare nulla, non ti fossilizzare su quello che potrebbe succedere e guarda piuttosto ciò che succede. Guarda alle cose belle che hai, non pensare a quelle brutte che potresti avere…- sussurra e io faccio appena in tempo ad annuire prima che la sua bocca si posi sulla mia, imprimendovi una leggerissima pressione.
Sono questi i momenti della mia vita che sono sicura che non dimenticherò mai, quelli che mi faranno capire che in fondo io ho guadagnato tanto. Sono momenti come questo, in cui James si appoggia al muro con le braccia e mi accarezza la bocca, in cui io gli accarezzo il viso e i capelli e seguo, ancora una volta, i passi di una danza che non conosco, ma che non fa altro che travolgermi.

E non mi importa, penso, di dove cadrò, se mi ferirò con la lama di questo dannato rasoio su cui siamo in bilico o se imparerò a trovare l’equilibrio in questa danza forsennata.
Non importa di quello che succederà, se questo è il premio per aver provato, se queste labbra calde sono il rifugio che mi accoglierà nei momenti di terrore, se queste mani mi impediranno di crollare e mi terranno su, stringendosi intorno ai miei cocci rotti. Non importa, davvero, se ci sarà qualcuno che mi racconterà mille storie, mille possibili vite soltanto baciandomi contro il muro di un corridoio.
 

 
***

-Si sono baciati.- esclama Patricia, vedendomi rientrare nel Dormitorio qualche tempo dopo.
-Oh, sì, direi proprio di sì…- sussurra Alice, ridendo piano nel tentativo di non svegliare le nostre altre compagne. Io avvampo nell’oscurità e cerco di diminuire la portata del mio sorriso, senza riuscirci per davvero.
-Beccati!- esulta Patricia, facendomi segno di sedermi sul suo letto e chiamando anche Alice con noi. Ci sediamo a gambe incrociate e loro mi osservano sorridendo, felici come se fossero state loro le fortunate della serata.
-Come siete rimasti?- mi chiede Alice, la voce tranquilla e una mano che mi accarezza il braccio con gentilezza. Patricia si gira e nell’oscurità mi sembra di vedere i suoi occhi riempirsi di perplessità.

-Scusa, non vuoi sapere quello che è successo prima? Perché salti subito al finale?- chiede e Alice sventola una mano, rischiando di colpirmi sul naso, come a cacciare una mosca silenziosa.
-Perché per quello ci potrà raccontare tutto domani, voglio solo sapere come devo comportarmi in relazione al suo sorriso smagliante…-
-Ehi!- la interrompo io, sbuffando infastidita –Ci sono ancora io, qui.-
-Fantastico, allora come siete rimasti?- chiede Patricia, posandomi una testa sulla spalla e soffocando uno sbadiglio.

-Non è che abbiamo proprio definito qualcosa… Siamo stati un po’ abbracciati in silenzio, dopo… aver chiarito il disguido di questa sera e poi lui ha fatto qualche battuta a proposito del fatto che fossi comunque molto carina anche con i capelli verdi o viola. Mi ha accompagnata in Dormitorio e mi ha dato la buonanotte e quando ho provato a dire qualcosa ha detto che avremo tutto il tempo del mondo o robe così. Molto romantico…- rido, ricordandomi del bacio sulla punta del naso che mi ha dato all’improvviso poco prima di lasciarmi andare, guardandomi con gli occhi incredibilmente luminosi e vispi nonostante l’ora tarda.
-Molto romantico davvero, spero solo che si comporti bene…- mormora Patricia, sorridendomi con una dolcezza mai vista. Molto probabilmente devo sembrar loro particolarmente svampita o fuori di testa e dubito decido che da domani cercherò di tornare la persona razionale che sono sempre stata.
Alice sorride a sua volta e sbadiglia, facendoci capire che la conversazione verrà rimandata a domani. Ci alziamo dal letto di Patricia insieme e ci dirigiamo ognuna verso il proprio senza parlare, alzando le lenzuola per poterci infilare là sotto.
-Io sono sicura di sì…- sussurra Alice, la voce rotta dal sonno -…Non ho mai visto Lily sorridere in questo modo per una cosa che non ne valesse la pena.-

Io non prendo sonno ancora a lungo, focalizzata come sono sul ricordare esattamente i modi di fare, i gesti e le carezze di James, le parole scambiate sussurrando e i sorrisi complici, le dita intrecciate nel tornare in Dormitorio, il suo fiato sulle labbra mescolato alla buonanotte appena sussurrata.
Dopo un po’ mi chiedo, sentendo le palpebre farsi più pesanti, se James e la sua vicinanza non abbiano semplicemente assorbito le mie paure, portandole via da me.
 

 
***

Il venerdì scorre frenetico e io non trovo neanche un istante per parlare con James. Se si esclude il momento in cui, sulle scale per i Dormitori, lui mi ha fermata per lasciarmi un bacio all’angolo della bocca prima di scappare a scrivere il saggio per Vitious di cui si era completamente dimenticato, e il pranzo, che però abbiamo consumato di corsa, lui perché poi doveva andare ad allenarsi e io perché avevo lezione dall’altro lato del Castello, non abbiamo avuto il tempo di passare neanche un istante da soli.

Arrivo all’ora di cena con un buco nello stomaco e la sensazione di aver appena vissuto una giornata troppo lunga e troppo faticosa e sospiro,
pensando a quando potrò finalmente sdraiarmi su uno dei divani della Sala Comune e rilassarmi davanti al fuoco scoppiettante.
Istintivamente i miei pensieri corrono a James e con una fitta allo stomaco mi rendo conto che forse, a quell’ora, potremo finalmente parlarci e stare insieme e a questo pensiero sorrido, pur continuando ad avvertire un certo panico di sottofondo.
-Ehi, sei Lily Evans?- mi chiede un ragazzino, apparendomi alle spalle proprio mentre cammino in direzione della Sala Grande.
-Sì, sono io, dimmi pure…- rispondo, sorridendogli in maniera cordiale e chinandomi leggermente per guardarlo negli occhi. Lui sorride in risposta e mi porge un pezzo di pergamena strappato in malo modo e piegato alla bell’e meglio.
-James Potter ti manda questo!- esclama e io sgrano gli occhi per la sorpresa, afferrando la pergamena con fare titubante.
-Oh, grazie…-
-Gary!-
-Grazie Gary. Sei stato gentilissimo!- gli dico, salutandolo con la mano mentre scompare dentro alla Sala Grande. Prendo la pergamena e la apro, notando immediatamente gli schizzi disordinati di inchiostro che ne ricoprono i bordi. Tipico di James, mi viene da pensare con un sorriso.

 
Ti dispiacerebbe fare compagnia ad un vecchio “amico” durante una romanticissima cena a base di panini che tu sgraffignerai con abilità Malandrina e porterai qui al Campo di Quidditch?
Un bacio,
J

Scoppio a ridere da sola e poso il bigliettino nella tasca interna della divisa, entrando poi in Sala Grande e correndo verso il tavolo di Grifondoro. Afferro qualche panino, un paio di fette di carne e di formaggio e qualcos’altro di ciò che mi capita sotto le mani e avvolgo il tutto in un paio di tovaglioli, prima di allungarmi sul piatto di Alice e rubarle metà di una polpetta.
-Ehi, e tu dove staresti andando, mangiando nel frattempo il mio cibo?- domanda, guardandomi con fare accusatore. Io mi schiarisco la gola e le sorrido, afferrando un libro dalla borsa che pende dal mio fianco.
-Ehm, a finire di studiare…- le dico, mostrandole il volume e causando in lei una serie di risate convulse.
-Farò finta di crederci, ma ti consiglierei di cambiare libro, dal momento che credo che nessuno ci abbia ancora assegnato un tema o qualcosa di simile sui racconti di Virginia Woolf!- ride e io arrossisco, rimettendo il libro insieme agli altri e correndo fuori dalla Sala senza smettere di sorridere.

Mi dirigo verso il Campo e rabbrividisco leggermente, stringendomi nella divisa mentre il vento di fine autunno mi scompiglia i capelli. Faccio vagare lo sguardo sul Campo, finché non riconosco James nella figura solitaria seduta a pochi passi dalle tribune.
Sento il cuore martellarmi nel petto mentre mi avvicino e sorrido sempre di più quando lo vedo alzarsi e corrermi incontro, i capelli scompigliati e il maglione da Quidditch ancora indosso.

-Ciao Capitano!- lo saluto, mentre lui si fa più vicino e mi attira in un abbraccio caldo.
-Ciao… Ehm… Caposcuola?- domanda, facendomi scoppiare a ridere immediatamente.
-Uhm, dovremmo trovare qualcosa di più originale, non trovi? Voglio dire anche tu sei Caposcuola, è una cosa che potrebbe creare un po’ di confusione…- provo a dire, ma lui abbassa leggermente la testa e mi bacia, facendomi perdere completamente il filo della frase. Quando si stacca da me io ne approfitto per tirargli un buffetto sulla guancia, cosa che gli fa sgranare gli occhi per la sorpresa.
-E questo perché l’avresti fatto?-
-Non è carino zittire le persone in questo modo…- provo a dire, ma lui borbotta uno “Oh, sta’ zitta!” e torna a baciarmi come se nulla fosse. Lo allontano ridendo e gli volto le spalle, mentre sento il cuore che batte all’impazzata. Tutti questi gesti, tutto questo comportarci come se tutto fosse normale mi sta facendo agitare terribilmente, perché nonostante tutto è una situazione tanto nuova per me quanto per lui e perché siamo ancora in quella fase dove nulla è deciso e dove ancora nessun equilibrio è stato stabilito.

-Ti sei offesa?- mi domanda e sento una preoccupazione non indifferente impregnare le sue parole. Mi giro a guardarlo e mi avvicino di nuovo, allungando un braccio per intrecciare la mia mano con la sua.
-Stavo meditando di punirti portandomi via la tua cena, in verità!- esclamo, cercando di sdrammatizzare e notando con piacere un guizzo divertito animargli gli occhi.
-Il mio cibo! Non pensarci nemmeno, Evans, vieni a nutrire un povero e affaticato giocatore di Quidditch!- mi dice infatti, trascinandomi fino al punto in cui si trovava fino a poco fa. Io sollevo gli occhi al cielo e lo seguo, sedendomi poi accanto a lui ed estraendo velocemente tutto il cibo che ho trafugato dalla cena.
-Ehi, Lils, volevi sfamare un plotone di Auror affamati?- mi domanda, ridacchiando leggermente prima di mettersi in bocca un panino e masticare con soddisfazione.
Cerco di servirmi anche io, ma improvvisamente sento le mani tremare e lo stomaco chiudersi in una morsa strettissima che mi impedisce anche solamente di deglutire.
-Nah, veramente conosco le tue abitudini alimentari…- rido, provando a piluccare un po’ di pane. Decisamente, questa sera mi è passata la fame. James nota il mio panino ancora intonso e una nota di preoccupazione torna a invadergli gli occhi.

-Tutto bene?- domanda, accarezzandomi con dolcezza la spalla. E’ come se tutto questo fosse troppo, come se fossi destinata ad impazzire per ogni suo minuscolo gesto ora più che mai, è come se all’improvviso percepissi le cose mille volte meglio.
-Sono solo un po’…- provo a dire e vedo che lui posa la carta del proprio panino per girarsi verso di me con tutto il corpo.
-Sei agitata? Ti metto in imbarazzo?- mi chiede, allarmandosi e guardandomi con fin troppa intensità. Una fitta di calore mi invade il petto e istintivamente io mi allungo per posargli un bacio sulle labbra, cosa che sembra distenderlo, visto come improvvisamente tutto il suo corpo si rilassa.
-No, è solo che… E’ tutto così nuovo. E sono un po’ agitata, sì, ma in senso positivo, tranquillo.- lo rassicuro, mentre lui continua ad avere un’aria sospettosa. Poi sospira e di punto in bianco mi attira a sé, passando una gamba dietro alla mia schiena e facendo aderire la mia schiena al suo busto. A questo contatto mi sembra di essere sul punto di esplodere e poi, un secondo dopo, non posso evitare di pensare che mi sento protetta, come se nulla potesse disturbarmi o ferirmi.

-E’ per quel discorso di ieri sera, vero? Ascoltami Lily, io voglio davvero stare con te. Sono anni che voglio provarci, che voglio te e non ho intenzione di… fare qualcosa di male ora. Voglio darti la parte migliore di me, Lily, davvero, voglio mostrarti che… La persona che sono con te sono davvero io. Voglio che tu stia bene…- mi sussurra all’orecchio, stringendomi leggermente le braccia intorno alla vita. E’ come se non sentissi nulla, ora, a parte il suo respiro leggero contro il mio collo e il suo corpo che si adatta perfettamente al mio, è come se tutto fosse focalizzato su di lui, sui suoi gesti e sulle sue parole.
Sorrido e alzo una mano per accarezzargli il viso, sfiorandolo con la punta delle dita proprio là dove inizia la sua barba leggera.

-James, hai detto delle cose stupende e… davvero. Ci credo. Ti credo e credo anche al fatto che potremo davvero far funzionare le cose. Ma non è per questo che sono agitata, è solo che… Tutta questa situazione mi… Emoziona?- dico, ridacchiando leggermente. Il naso di James si infiltra tra i miei capelli e sento il suo respiro che mi fa il solletico tra di essi.
-Tutto qui? Cioè, io ti faccio una dichiarazione appassionata e romantica e tu mi dici che è solo perché sei emozionata per una cena?- ride, lasciandomi un bacio sul collo mentre io cerco di colpirlo.
-E’ una cena con James Potter, certo che sono emozionata!- gli dico in tono pomposo e lui ride con forza, facendomi girare in maniera tale da potermi baciare velocemente.
-Oh, Evans, come farei senza di te che mi ricordi la mia grandezza?- esclama poi, tornando a mangiare con un sorriso stampato sulle labbra. Io mi allungo verso la borsa e cerco di recuperare una mela, dopo aver definitivamente rinunciato a mangiare il panino e il libro di Virginia Woolf scivola fuori, cadendo con un tonfo leggero sull’erba.

James si allunga dietro di me e lo afferra, avvicinandolo al naso per poter leggere meglio il titolo.
-Chi è Virginia Woolf?- mi chiede e io sorrido, sistemandomi meglio tra le sue braccia.
-Un’autrice babbana che mi piace particolarmente. Questo è un libro che parla dello scorrere del tempo, della differenza tra le generazioni e della famiglia. E’ interessante…- gli spiego, mentre lui apre alcune pagine a caso e legge con attenzione ciò che vi trova scritto. Gli si forma una leggera ruga tra gli occhi e sbuffa leggermente, sfiorando le pagine con la punta delle dita e potrebbe apparire quasi disinteressato, mentre in realtà ha la stessa espressione di quando si trova di fronte a qualcosa che cattura la sua attenzione in maniera particolare.
-Ti piace?- gli chiedo e lo vedo sorridere, annuendo mentre gira pagina con aria affascinata.
-Mi piace questo stile di scrittura. Alcuni dei libri che ho letto ultimamente erano terribilmente scialbi oppure particolarmente pretenziosi, questo è… ipnotico.- mi risponde, rivolgendomi uno sguardo luminoso.
-E così, sei un accanito lettore, eh, Potter?- gli domando, girandomi in modo da poter posare la testa sulla sua clavicola. Annuso leggermente il suo odore e cerco di imprimermelo nella mente, per potermi ricordare alla perfezione questo momento anche tra un milione di anni. Non sono particolarmente stupita dal fatto che James ami leggere, è una persona troppo eclettica per non saper apprezzare il piacere di leggere un buon libro.

-Magari non proprio accanito come potresti essere tu, ma mi piace. Ho letto pochi libri di autori babbani, devo ammettere, ma quelli che ho letto li ho trovati particolarmente affascinanti…- mi spiega, girandosi a darmi un bacio prima di posare di nuovo il libro nella mia borsa. Allungo una mano e gli blocco il braccio, scuotendo la testa.
-Te lo presto, leggilo. Credo che lo troverai interessante anche per altri motivi, poi…- gli dico, ridendo della sua espressione perplessa mentre posa il libro accanto al suo borsone da Quidditch. Gli accarezzo una guancia e mi lascio trasportare dalla conversazione, che sorge spontanea a partire dal mio “essere una criptica farabutta”.

E’ bello, parlare con James. E’ bello stare con lui.
E’ bello, quando ormai si sta facendo freddo e tardi, salutarsi con lui che risponde al mio “Buonanotte, Capitano Caposcuola” con un “Buonanotte, ragazza Caposcuola del Capitano Caposcuola”.
Fa sentire con un proprio posto nel mondo.

 
***

 
E’ sabato e sto camminando per la Biblioteca, senza riuscire a smettere di sorridere. James è con i Malandrini a combinare chissà cosa, godendosi l’ultimo sole autunnale disteso sotto qualche albero nel Parco. Stiamo cercando il nostro equilibrio, stiamo cercando di trovare il nostro posto in questo mondo incasinato. Oggi, poco prima di correre dai ragazzi mi ha guardata con intensità e mi ha chiesto, come mai prima d’ora aveva fatto:- Ci vieni ad Hogsmeade con me, vero, Lily?- e io ho annuito immediatamente, senza neanche pensarci.
Nel silenzio sento la voce di James rimbombarmi nella testa e mi chiedo per la prima volta come le persone a noi estranee possano vedere la nostra situazione; finora abbiamo tenuto la cosa per noi, senza esporci particolarmente in pubblico. Non per una questione di “storia segreta”, quanto piuttosto per riuscire a stabilizzarci, cercando di capire come farla funzionare al meglio senza che nessuno vi sia invischiato.
Tuttavia ora la domanda mi sorge spontanea: cosa diavolo penseranno gli altri nel vederci insieme, sabato, mano nella mano e probabilmente, se le cose continuano così, sereni e spensierati?

Mi rendo conto che non mi interessa poi così tanto, dal momento che gli altri contano ben poco nel mio rapporto con James, ma il tarlo del dubbio resta nel mio cervello. Posso risentire gli schiamazzi, i fischi d’incitamento, le risate e i commenti divertiti che per anni hanno accompagnato le mie risse verbali con James e mi domando in cosa si trasformeranno, nel vederci insieme in maniera così inusuale.
Forse non si trasformeranno in niente, mi dico, sorridendo tra me e me.
Forse l’hanno sempre saputo, che io e James saremmo finiti così.

Alzo lo sguardo e vedo una ragazza sbuffare su degli immensi tomi di Trasfigurazione, seduta da sola ad un tavolo nell’angolo della Biblioteca. Ha un’aria familiare, non solo perché è certamente una Grifondoro, ma anche perché sono sicura di aver già parlato con lei una volta. La vedo alzare la testa e mi avvicino, nel tentativo di scacciare gli ultimi pensieri dalla mia testa. Non sono mai stata una tipa paranoica, ma mi trovo in uno di quei momenti in cui il silenzio non fa altro che soffocarmi, riempiendomi la testa di dubbi e paure che so essere del tutto inutili.
Mi avvicino e la saluto con la mano, prima di accostarmi alla sedia.

-Posso?- le domando e lei annuisce, guardandomi confusa. Starà sicuramente pensando che io sia pazza, poco ma sicuro, ma alla fine immagino che lo pensasse già, anche senza il bisogno di tutta questa scena.
-Perdonami se disturbo il tuo studio, di solito sono meno impicciona. E’ che… ti capita mai di trovarti in una situazione tale da non riuscire a rimanere da sola, a causa di tutto il frastuono che senti nella tua testa?- le domando, sorridendole cordialmente mentre mi allungo a guardare i libri sul tavolo. Lei ha abbassato lo sguardo e le sue guance si tingono di un tenue rosso non appena le rivolgo la parola.
-Uh… Tante volte, sì. Immagino succeda a tutti, no?- borbotta e mentre parla inizio a guardarla nel tentativo di capire chi sia lei esattamente. Nei suoi occhi appare un’espressione quasi offesa e mi dico che dovrei smetterla di fissare così insistentemente la gente, per evitare di sembrare eccessivamente impicciona.
Finalmente riesco a collegare il suo volto ad un nome e sorrido, intenerita.

-Tu sei Jenny Habbington, l’amica di Nina, il Prefetto, giusto? Mi ricordo di te, ci siamo viste parecchie volte in giro per la scuola…- le dico e una parte di me è decisamente contenta di aver trovato proprio lei, qui. Ha un’aria gentile, Jenny, anche se in questo momento sembra confusa, mentre mi lancia occhiate veloci e preoccupate. La vedo sempre con le sue amiche e mi piace il modo in cui si relaziona a loro, come se fossero legate sempre da un filo invisibile che le porta ad agire in sintonia. Sono sincere e sono unite.
-Già, sono proprio io…- mi risponde e poi ricordo perché diavolo la sua faccia mi sia così familiare.
-Credo…- inizio a dire, con aria dubbiosa e un lieve sorriso che inizia a formarmisi sulle labbra -… Eri tu quella che all’inizio dell’anno scorso ho dovuto salvare dalle grinfie di James, vero?-
Scoppio a ridere leggermente e lei mi guarda un po’ contrariata. Probabilmente, James deve aver combinato qualcosa o deve averla coinvolta in qualche scherzo poco piacevole. Proprio da lui, mi dico.

-Già, più o meno… Ti stava davvero poco simpatico, eh?- mi chiede e io mi ritrovo ad annuire senza poter smettere di sorridere.
- All’epoca se lo meritava tutto, quello che dicevo su di lui…- le dico e sono più che convinta di ciò. Lei mi guarda con aria leggermente stralunata e borbotta un “Capisco…” che mi fa ridere di cuore. Non credo che possa davvero capirmi, non credo che possa immaginare cosa mi porti a dire che il James che aveva conosciuto quella volta meritava tutti i miei insulti perché non era davvero James.
-In effetti, non credo che tu possa capirlo esattamente. Non lo capisco nemmeno io. James è tanto cambiato, è diventato una persona nuova…- le spiego, continuando a seguire il filo dei miei pensieri a voce alta. Mi sento ridicola, come se fossi una dodicenne incapace di nascondere la propria cotta per il ragazzo più bello della scuola. Poi sorrido, pensando che io ho effettivamente una cotta per quello che ai miei occhi è il ragazzo più bello della scuola.
-Giovedì sera vi ho… ehm… visti litigare, però.- sussurra Jenny, guardandomi di sottecchi, con l’aria ancora leggermente confusa e preoccupata. E improvvisamente mi chiedo chi, meglio di una che non solo è stata testimone del nostro ultimo spettacolino ma che ha anche avuto modo di conoscere le mie precedenti idee su James, possa aiutarmi una volta per tutte a mettere a tacere le mie paranoie e i miei dubbi insensati.

-Già. A proposito di questo, ho bisogno di un parere oggettivo e… sincero.- inizio a dire, sentendomi improvvisamente stupida e idiota nel fare una cosa del genere. Che diavolo mi è venuto in mente, venire a confidarmi con una ragazza di cui conosco a malapena il nome? Sospiro pesantemente e penso che tanto ormai la mia reputazione ai suoi occhi deve essere già bella che andata, quindi tanto vale arrivare fino in fondo.
-Dopo lo spettacolo che abbiamo dato in Sala Comune, come pensi che potrebbe reagire la gente vedendoci ad Hogsmeade insieme, sabato prossimo?- le chiedo, strizzando leggermente gli occhi. La sento trattenere bruscamente il fiato e spero tra me e me che non sia una di quelle persone che vanno in giro a condividere pettegolezzi con il mondo. Merlino, che cosa imbarazzante!
-Con tutto il rispetto del mondo, ma tutti pensano che tu sia un po’ matta…- dice, senza guardarmi negli occhi. Io scoppio a ridere e un guizzo di ammirazione mi attraversa gli occhi mentre la guardo, di nuovo furiosamente china sul suo tema con tutta l’intenzione, probabilmente, di chiudere la conversazione qui.
-Merlino, hai ragione, sono un’idiota megalomane. Scusa se ti ho infastidita con le mie chiacchiere che di sicuro non ti interessano, davvero. Senti, ora dovrei andare, ma… se hai bisogno di una mano per Trasfigurazione non esitare a chiedere! Non vorrei infastidirti, ma se ho ben capito l’argomento che stai trattando ti consiglio di cercare sul volume di un tale Professor Tramaglio!- esclamo, continuando a sorriderle. Lei alza la testa e la scuote, ringraziandomi a bassa voce per poi tornare a scrivere furiosamente il suo tema.
Le riservo ancora un’occhiata prima di alzarmi, salutarla e lasciarla con un veloce “Ci vediamo in giro”.

Rido di me stessa, pensando che l’amore faccia davvero impazzire, a volte.

 
***

-Merlino, James, non posso credere che tu abbia davvero scritto “Tentacula Voluttuosa” nel tuo saggio per Vitious!- rido, dopo che James finisce di raccontarci perché la professoressa Sprite l’abbia minacciato seriamente di metterlo in punizione, oggi alla prima ora.
Remus, al mio fianco, sta cercando di non ridere, ma è chiaro che è sul punto di scoppiare, visto quanto sta diventando rosso.
-Senti, non è colpa mia se ha tentato di palparmi con quelle sue protuberanze, dico sul serio. E’ chiaro che ha dei desideri sessuali repressi!- mi risponde e a quel punto Remus scoppia a ridere così tanto che sputacchia ovunque il succo di zucca che stava bevendo.
-James, posso assicurarti che quelle piante non hanno pulsioni sessuali verso di te!- prova a rimproverarlo, senza riuscire a smettere di singhiozzare per le risate e io rischio di strozzarmi con il mio stesso cibo. Sirius chiama Remus, curioso di conoscere il perché dietro a tutte quelle risate e James ne approfitta per girarsi verso di me e avvicinare la sua bocca al mio orecchio.

-E comunque, preferirei anche una sola tua carezza a mille e mille di quelle di una Tentacula, Voluttuosa o meno…- mi sussurra e io arrossisco immediatamente, girandomi poi a guardarlo negli occhi. Ha un sorriso appena accennato sulle labbra e mi guarda come se stesse cercando qualcosa dentro di me. I suoi occhi mi lasciano decine di carezze silenziose, sulle labbra, sulle guance, sugli zigomi, sulla fronte e poi tornano a piantarsi nei miei, facendomi letteralmente tremare. Vorrei abbracciarlo, ora, sentire il suo respiro sulle mie guance e sulle mie labbra, vorrei regalargli quelle carezze che tanto agogna, ma l’unica cosa che posso fare è guardarlo silenziosamente e sorridergli.
Alice, poco più avanti, sta dicendo qualcosa a Frank, ridacchiando felice, quasi sicuramente indicando me e James. E’ una delle poche a sapere di noi, ma è anche una delle poche persone a cui non avrei tenuta nascosta la cosa neanche per sbaglio: troppe volte mi è stata accanto mentre i dubbi mi divoravano, troppe volte è stata la custode dei miei segreti e delle mie paure, troppe volte è stata una seconda sorella per me.

Quando il tossicchiare imbarazzato di Remus si aggiunge ai leggeri risolini di Alice capisco che io e James stiamo, involontariamente, dando spettacolo e mi giro per riprendere a mangiare là dove mi sono interrotta.
Per tutta la sera la mano di James resta intrecciata alla mia e per tutta la sera io sento un calore piacevole diffondersi in tutto il corpo a partire dalle dita.
Quando ci alziamo per tornare in Dormitorio, Remus torna a parlare del glorioso strafalcione di James ad Erbologia e scoppiamo inevitabilmente a ridere mentre ci destreggiamo tra le panche. Il mio sguardo incrocia un paio di occhi azzurri e immediatamente sorrido a Jenny Habbington, accennando anche un saluto con la mano. Lei risponde timidamente e sorrido ancor di più nel vedere l’abbraccio in cui Nina la sta stringendo. James al mio fianco si gira e le sorride, in quella sua maniera gentile che serve a far sentire tutti a proprio agio e che ispira inevitabilmente protezione. Poi una mano di James si posa sul mio braccio, con un tocco così gentile e delicato che mi smarrisco un attimo, senza neanche sapere dove mi trovo esattamente, prima di rendermi conto che Remus sta ancora parlando con me e pretende una mia risposta.

-Come quella volta che a Pozioni ti ho chiesto di passarmi della Partemisia, invece che dell’Artemisia, ti ricordi?- mi sta chiedendo e io scoppio ancora una volta a ridere.
-Mi dispiace, Remus, ma i tuoi piccoli errori di distrazione non possono comunque battere le geniali idiozie di James. Sei condannato a rimanere sempre e comunque il secchione di turno, credo!- gli rispondo e James, in risposta, mi sorride.
La sua mano calda è ancora posata con gentilezza sul mio braccio e io non riesco a smettere di sorridere.
 
***

-Quindi tu e James farete la vostra prima apparizione pubblica, oggi pomeriggio?- mi domanda Alice, mentre apro la porta per dirigermi in Sala Comune. Patricia ride divertita al mio sbuffo esasperato e mi batte una mano sulla spalla con allegria contagiosa.
-Per Godric, Lice, non siamo il Re e la Regina! Studieremo semplicemente insieme…- le rispondo senza riuscire a trattenere un sorriso dalla sua smorfia scettica.
-Oh sì, Lice, anche io la prima settimana in cui ero fidanzata con Adam ero solita studiare sempre con lui, ogni volta che ci vedevamo!- ride Patricia, prima di circondare le spalle mie e di Alice con un braccio e continuare a scendere le scale in questa posizione assolutamente scomoda. Quando arriviamo in fondo non riusciamo più a passare così schierate e Alice mi spinge con ben poca gentilezza in avanti, facendomi quasi cadere addosso a quella che identifico come Jenny Habbington.

Alzo velocemente lo sguardo, giusto il tempo di lanciare un’occhiataccia alle mie amiche, e il mio sguardo viene immediatamente catturato dalla figura scomposta di James, che sta leggendo completamente stravaccato su una poltrona, rilassato e del tutto ignaro della decenza come solo lui sa essere.
I suoi occhi si sollevano dal libro poco dopo e sul suo viso si forma un sorriso di quelli che sarebbero in grado di trasformare in gelatina anche un blocco di granito. Non riesco a staccare gli occhi dai suoi mentre mi avvicino a passo svelto, incapace di resistere ancora a lungo a quel sorriso carico di promesse.

E’ James, e sta sorridendo in quel modo speciale che riserva solo a me, mentre pronuncia il mio nome con tutta la dolcezza del mondo.
E’ James e mentre mi chino a baciarlo su una guancia ogni altro rumore intorno a me scompare.

Dopo essermi rialzata, il mio sguardo si focalizza sul libro che stringe tra le mani e nel leggere il nome dell’autrice scoppio a ridere, chinandomi per assicurarmi di aver riconosciuto effettivamente il volume.
-Un libro di poesie, Potter?- gli chiedo, beffarda come al solito. Lui sorride e mi fa l’occhiolino, alzando il libro nella mia direzione.
-Un libro di poesie, Evans.-
-Non ti piace?- gli chiedo, vedendo come lo mette via non appena mi avvicino a lui. Ricordo ancora la scena sul Campo di Quidditch meno di una settimana fa e so che quando è affascinato da un libro non si fa problemi a leggerlo davanti ad altri.
-In realtà, mi piacerebbe moltissimo, se solo non fosse scritto così dannatamente in piccolo. E’ un edizione talmente vecchia che ho paura di rovinarla, ma la Bibliotecaria ha detto che è l’unica che la scuola possiede. Non capisco perché dobbiamo, in compenso, avere due copie di “L’amore ai tempi del Vaiolo di Drago(1), sul serio. Quel libro non è bello neanche la metà di quelli di questo autore!- mi dice, alzando la raccolta di poesie di Virginia Woolf nella mia direzione.
-Autrice.- lo correggo e continuo a parlare prima che lui possa alzare gli occhi al cielo –E comunque lo sapevo, che non dovevo prestarti quel libro!-

Lui ride brevemente e appoggia il libro ancora aperto sulle proprie gambe, stringendosi nelle spalle.
-Certo che dovevi, avevi un messaggio molto segreto e romantico da comunicarmi, vero piccola Evans?- mi domanda e io sbuffo, tirandogli uno scappellotto e scompigliandogli poi i capelli pur di evitare di guardarlo negli occhi e ammettere che sì, in parte c’era anche un piccolo messaggio romantico, nascosto dietro al prestito di The Lighthouse .
-Non fare la violenta, Evans, ho apprezzato il tuo gesto di prestarmi un libro in cui due dei protagonisti si chiamano James e Lily, davvero!- (2)esclama, chiudendo il volume di poesie per poi tirarmi sulle sue ginocchia con un gesto fluido, del quale probabilmente mi lamenterei se non fossi così impegnata a ridere.
E prima che io possa dirgli nulla o provare a giustificarmi, James mi bacia e io mi dimentico di tutto il resto del mondo. Chiudo gli occhi e gli accarezzo una guancia con dolcezza, sistemandomi meglio sulle sue gambe in modo da non pesargli solo su una. C’è un che di naturale, di spontaneo, di profondamente giusto nel modo in cui io e lui combaciamo, nel modo in cui, a discapito di tutti i dubbi e le paranoie, decidiamo che non ce ne frega nulla delle altre persone che potrebbero vederci ora.

Quando si stacca da me ha le labbra vagamente rosse e gli occhi socchiusi, mentre una sua mano continua ad accarezzarmi ritmicamente una coscia. Una scarica di brividi mi invade sotto il suo tocco e io poso la testa sulla sua, lasciando che il silenzio ci avvolga per degli istanti infiniti.
-Sai, adoro il fatto che tu mi presti i tuoi libri.- mi dice all’improvviso, la voce sommessa e gli occhi ancora semichiusi. Io alzo una mano per raddrizzargli gli occhiali e ne approfitto per sfiorargli lo zigomo con un dito, in un gesto che so piacergli particolarmente.
-Ah sì, e perché?- gli chiedo, un sorriso sornione che mi invade inevitabilmente le labbra.
-Perché ho una scusa per vederti, sai, quando sono costretto a restituirteli…- mi risponde, ridendo sommessamente.
-Beh, teoricamente no, visto che potresti anche affidarli a qualcun altro e poi farmeli recapitare, non trovi?- esclamo e lui spalanca gli occhi e la bocca in un’espressione scioccata che mi fa scoppiare a ridere all’istante.
-Sei malefica, Evans, perché non sei finita in Serpeverde?- mi domanda, puntandomi un dito contro. Io metto su un’aria supponente e di sufficienza e fingo di rifletterci su, mentre lui mi guarda con le sopracciglia sollevate.
-Oh, ma perché in Grifondoro i ragazzi sono più carini!- esclamo, osservando con divertimento le sue labbra articolare una serie di parole mute.
-Lily Evans!- esclama infine, come se avesse ricevuto un’illuminazione improvvisa –Tu ti stai malandrinizzando!-
-Sai com’è, a furia di frequentare un Malandrino di prima scelta…- rido, prima che lui mi tappi la bocca con un bacio e inizi a farmi il solletico sui fianchi. Mi agito convulsamente nel tentativo di sfuggirgli e mi ritrovo senza fiato dopo pochi secondi, la pancia dolorante  e un sorriso impossibile -davvero impossibile- da eliminare stampato sulla bocca.

-Hai una pessima influenza su di me, Potter- dico, scompigliandogli i capelli mentre cerco di sedermi compostamente senza neanche pensare di alzarmi dalle sue gambe.
E quando finiamo per passare l’intero pomeriggio accoccolati su una poltrona a leggere, parlare e ridere insieme – e a baciarci, sì, anche a baciarci, ma questo Pat non lo verrà a sapere nei dettagli- ci rendiamo entrambi conto che ho perfettamente ragione.
E non mi dispiace affatto.
 
****

Per la prima volta da due anni a questa parte, io, Lily Evans, Caposcuola, Grifondoro, capelli rossi e ragazza ufficiale di James Potter sono in anticipo alla cena del Giovedì.
Non c’è troppo da stupirsi per questo fatto, in effetti. Sono una persona coerente, io, e le persone coerenti, quando non hanno più motivo di comportarsi in un certo modo, semplicemente smettono di comportarsi in quel certo modo.
D’accordo, non è vero, non sono una persona particolarmente coerente -come non fanno altro che ricordarmi Pat, Alice e il dannato Sirius di fronte al mio sorriso perenne degli ultimi giorni, o di fronte ai tre quarti dei miei modi di fare degli ultimi… Beh, degli ultimi sei anni- e non sono neanche in anticipo.
Ma sono la ragazza ufficiale di James Potter e se questo ha dei vantaggi secondari, oltre a quelli ben più evidenti e apprezzabili, tra di essi si può annoverare anche la conoscenza di insospettabili passaggi segreti.

Mi sistemo velocemente i capelli, scompigliati dopo che ho attraversato mezzo castello ad una velocità che non credevo mi fosse possibile raggiungere, e mi appunto mentalmente di controllare di aver preso tutti i miei libri dalla Biblioteca, mentre sbircio il portone d’ingresso cercando di non apparire maniacale.
Quando una serie di persone vestite in rosso e oro mi si presenta allo sguardo sorrido istintivamente e cerco di adattare la mia camminata in modo da sembrare naturale -se Pat mi sentisse fare questi pensieri non smetterebbe più di prendermi in giro, ovviamente- mentre il battito del mio cuore aumenta impercettibilmente.
Sono lì, nell’ordine di sempre, intenti a chiacchierare e a camminare cercando di mascherare il più possibile la stanchezza -Sirius sostiene che James li minacci e io sono piuttosto sicura che ci sia un fondo di verità, in questo- e riesco ad individuare la figura di James in fondo al gruppo, intento a discutere blandamente con Sirius. James che, ovviamente, non deve sapere che sono arrivata in orario solo per assistere al suo ingresso dopo gli allenamenti.

Attraverso le porte della Sala Grande insieme a un gruppo di ragazzi del quarto anno di Corvonero e sorrido ad Alice, che è già seduta ai soliti posti e mi guarda con l’aria di chi la sa davvero molto lunga.
-Immagino tu sia pronta a sperimentare il fascino dei giocatori di Quidditch di ritorno dall’allenamento, Evans- dice, accogliendomi senza smettere di sghignazzare. Scuoto la testa ma so -dannazione, lo so- che ha ragione. Perfettamente.
E in effetti, quando sento il vociare della squadra che si fa più forte e distinguibile -segno che sono entrati in Sala Grande- e mi giro verso di loro, devo ammettere a me stessa che hanno fascino. Da vendere. Soprattutto il moro in fondo alla fila che non appena mi vede sorride ancora più di prima, mollando Sirius nel bel mezzo della loro conversazione.
Ha i capelli scompigliati e gli occhiali storti come al solito, le guance arrossate dallo sforzo e gli occhi brillanti. Un lieve strato di barba non fatta gli ricopre la mandibola e gli contorna le labbra, ancora sollevate in un sorriso. Un sorriso rivolto a me, penso con soddisfazione mentre si avvicina e si siede accanto a me, sfiorandomi una guancia con un bacio.

-Ciao-
-Ciao- rispondo, fingendo di concentrarmi sul mio piatto.
-Uh, guarda, Sirius, Evans è arrossita!- esclama Patricia, attirando l’attenzione di tutti fuorchè di Sirius, che sembra perso in qualche recesso della sua mente e non sembra intenzionato a distrarsi troppo presto. Tipico di Sirius, in effetti.
-Uh guarda, Remus, Patricia non è diventata simpatica neanche oggi- le rispondo, strappando Remus da quella che sembrava essere una conversazione a proposito di… tappeti volanti? con Peter.
-Uh, guarda Peter, qualcuno sta sperimentando la tecnica del “La miglior difesa è l’attacco” per negare di essere arrossita-
Gli occhi di Pat lampeggiano divertiti e sto già per aprire bocca, la testa rivolta per metà verso Alice, quando lei mi fulmina e alza una mano, incredibilmente minacciosa.

-Osa anche solo fare il mio nome, Evans, e ti darò un valido motivo per arrossire-
Scoppiamo tutti a ridere, compreso Sirius che finalmente sembra essere riemerso dal suo stato di meditazione.
-La cosa divertente, Lils, è che mentre tu credi di terrorizzare chiunque, in realtà la maggior parte delle persone non fa che bullizzare te- mi canzona James, portandomi un braccio intorno alle spalle e schioccandomi un bacio su una tempia.
So di essere arrossita di nuovo, ma non importa. Me lo sta dicendo James con quegli occhi tutti suoi, caldi e accoglienti, che sembrano essere fatti apposta per dirmi “Va tutto bene. Emozionati, Evans. Non farò crollare tutto

E io improvvisamente so che è davvero così. Che James Potter non farà crollare tutto, che non si rinfilerà quella maschera odiosa che copre i tratti più belli di lui, che non si farà mai conoscere dal tutto, ma userà questa sua caratteristica per sorprendermi sempre.
E’ una consapevolezza pensante con cui fare i conti. Significa prendere coraggio e accettare che non ho motivi per fuggire. Significa, semplicemente, che James Potter è degno, davvero degno, di questa cosa che provo per lui. E adesso questo lo sa anche lui, mentre mi guarda e legge senza bisogno di parlare ciò che sto pensando di dire.

-Voi due siete imbarazzanti, a volte- esclama Sirius e io distolgo gli occhi dalla mia conversazione silenziosa con James.
-Sei solo geloso, Sirius, solo geloso- lo rimbecca il mio ragazzo, togliendo il braccio dalle mie spalle e mettendo l’altro dietro al collo di Sirius, prima di baciarlo sonoramente su una tempia. Sono indecisa se scoppiare a ridere o prendermi a schiaffi perché, essenzialmente, io sto con un idiota, ma Pat ha una reazione ancora migliore della mia e sputa -letteralmente- tutto ciò che aveva in bocca prima di scoppiare a ridere.
-Ho visto cose peggiori, nello spogliatoio- dice, seraficamente, Frank, facendo andare di traverso il boccone anche ai pochi rimasti seri davanti alle ultime scene.

-Non riesco a respirare!-
-Non voglio sapere, non voglio sapere, hai capito, Paciock?-
-Io voglio sapere!-
-Hai una mente malata, Evereen-
-Tu non sei in camera con loro, Frank, rammenta sempre questo-
-Una volta li ho trovati sul letto e…-
-Pete, no, ti scongiuro, quello no!-

La voce di James sovrasta il vociare generale e lo sguardo supplice nei suoi occhi convince tutti ad abbandonare l’argomento. Tutti a parte me, ovviamente, ma avrò modo di indagare.
-Non lo vuoi sapere davvero, Lily, amore- mi sussurra James all’orecchio e io resto per un istante senza fiato, nel sentire come mi ha chiamata. Nessun altro ci ha sentiti e, probabilmente, nella confusione e nelle risate generali, nessuno ha fatto caso a noi.
Mentre terminiamo di mangiare, mantenendo un certo livello di calma rispetto agli schiamazzi di poco fa, penso che, nonostante James sia una delle persone più rumorose e casiniste che io conosca, ha un modo di trattare il nostro rapporto che è incredibilmente silenzioso.

E mi piace, tutto questo. Mi piace da morire, decido, guardando i quattro Malandrini alzarsi in contemporanea per andare a combinare chissà cosa -ognuno di loro ha borbottato una scusa diversa, quindi probabilmente si tratta di un qualche scherzo di cui io non sono a conoscenza, per fortuna- con James che, prima di andare via, mi bacia delicatamente e mi sussurra “Ci vediamo dopo”.
Arrossisco ancora e penso che, in effetti, devo apparire proprio pazza come mi ha detto qualche giorno fa Jenny Habbington, visto il mio continuo passare dall’urlare contro James e ridere sonoramente con i miei amici all’ammutolire imbarazzata per un gesto tanto semplice e tenero, all’apparenza invisibile a chiunque altro.

Ma mi piace, in questo mondo rumoroso, il mio amore in silenzio.



(1) Riferimento a "L'amore ai tempi del Colera", che è uno dei miei libri preferiti, ma James non può essere così perfetto, giusto?
(2) Sì, se avete letto "La casa al faro" di Virginia Wolfe due dei protagonisti si chiamano James e Lily. E mentre, più di un anno fa, stendevo questa storia, mi è rivenuto in mente quel libro tanto particolare e mi son detta: Perchè no? Meglio quello dell'abusatissimo -ahimè, visto che lo amo- Orgoglio e Pregiudizio


Writ's Corner
SORPRESA! Non ci credeva nessuno che sarei riapparsa qui, così. E invece sono riapparsa, qui, così, con questa storia che francamente è stata un parto, dalla prima volta in cui ho iniziato a scriverla fino ad oggi, che finalmente l'ho completata.
E' stato bello tornare da loro. Da questa storia e vicenda, che tanto mi era piaciuto descrivere. E se "L'amore degli altri" era realista e un po' dolorosa, questa storia è sognante e dubbiosa, come ogni storia d'amore (mi stupisco di me stessa, in effetti, perchè ultimamente sono stata davvero poco sognante e romantica e tutt'ora procedo in questo mood)
Spero che Lily non sia OOC, ma, santo Cielo, ha 17 anni, concediamole di sistemarsi i capelli quando vede arrivare il ragazzo.
Per chi ha letto "L'amore degli altri" *SPOILER* avrete notato che Sirius non c'è molto come nell'altra storia. Manca ogni riferimento alla sua conversazione con Jenny. Ma non è un caso. Sirius è l'assente-presente, la sua assenza si dovrebbe, in teoria, abbinare a ciò che dice a Jenny ne "L'amore degli altri". E' un gesto che fa per far star bene James, ma anche Jenny. E' un gesto gratuito e non c'è bisogno che Lily o James ne siano a conoscenza.
Credo di aver detto tutto ciò che volevo dire.
Sono tornata. In sessione, sì, e di corsa, come sempre nella mia vita, ma sono tornata.

Per chi non lo sapesse, ho aperto una pagina instagram - cercate @thegiantsquid_writ se volete anticipazioni, frasi, inediti e anche, perchè no, foto stupide della mia faccia o delle mie mani. Insomma, se volete un contatto diretto con me.

Mi eravate mancati.

W
   
 
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