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Autore: D3US    30/01/2017    0 recensioni
una tempesta inizia sempre da una goccia, una sola e unica goccia, poi due, poi tre e centinaia di migliaia. proprio come i problemi. Oggi però i problemi dei due fratelli stavano per finire per sempre, con un ultimo lavoretto si sarebbero portati a casa un biglietto di sola andata per la salvezza e la redenzione. Finalmente si sarebbero liberati del loro lavoro da assassini per iniziare a vivere una vita nuova, una vita dove potevano guarire dalle ferite del loro cuore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Capitolo 2 – Il paladino e la principessa.
 
La tempesta ha iniziato da pochi minuti, il terreno è già cosparso di torrenti e rivoli d’acqua che si incanalano verso il forte, rendendo difficile rimanere saldamente attaccati alla scogliera frastagliata dell’isola. Il peso dell’equipaggiamento si fa sentire una volta inzuppato d’acqua, le mantelle impermeabili aiutano a proteggere da una buona parte delle intemperie, ma mai abbastanza. La loro unica preoccupazione era il possibile malfunzionamento dei loro vocal-tadder o V.T. Un dispositivo di comunicazione a corto raggio molto comune tra le forze di difesa meglio finanziate delle Addal. Li avevano rubati quattro anni prima, ad alcuni agenti imperiali sulle loro tracce, avevano sempre funzionato perfettamente. Raggiunto il punto di osservazione i fratelli si fermano “ora controllo la posizione delle vedette” disse emi estraendo un set di lenti più potente per i suoi occhialoni. Il dio delle tempeste non gli stava dando tregua, per Ed che era sprovvisto di attrezzatura da ricognizione era impossibile anche solo scorgere il portone secondario, dal quale sarebbero entrati nella fortezza. “secondario” per modo di dire, la fortezza non era la più imponente o la più maestosa in cui si fossero mai intrufolati; ma di certo era la più minacciosa, benedetta dal temibile dio minore delle fortificazioni ogni suo centimetro era sfruttato in modo strategico, per bloccare un possibile attacco nemico. loro però non sono un esercito ma una coppia, senza contare che avevano già sfidato in modo molto più aperto Torrianus in passato. Una folata di vento più potente delle altre lo fa ritirare dietro la roccia che stavano usando come riparo, Emi quasi perde le sue lenti ma torna rapidamente all’osservazione. Ma Ed nel ritirare il capo ha notato qualcosa sul terreno, c’era un impronta umana proprio accanto a loro, ben scavata nel fango spesso, un’impronta che non poteva essere loro “non ci sono vedette lupo, forse sono solo dentro per la pioggia…” qualcosa non quadra “con un membro della famiglia imperiale come ospite?” Emi aggrotta le sopracciglia in segno di rassegnazione “ho detto forse…” borbotta “c’è un limite all’incompetenza Zeris, qualcosa non va” Un tuono di proporzioni surreali gli impedisce per pochi secondi di continuare la conversazione “Questo sentiero è già battuto, ci sono impronte” segue un lungo silenzio, ma gli occhi Emi parlano chiaro “il piano non cambia… fai attenzione” “ricevuto…”.
Un altro lampo la acceca; ma il fratello è già partito, quindi si mette in posizione di tiro, scrutando le torri di guardia, cercando di dimenticarsi del reggiseno bagnato che la infastidiva da morire “potevi anche salutare … scemo” ora per colpa sua ha il magone e vorrebbe essere accanto a lui. Ed ha ragione, qualcosa non va ma la ritirata è inaccettabile, non sta volta, sta notte andranno a casa con il loro trofeo, o di meglio. Questa pioggia, questo vento, ne sente la malvagità, non le lasceranno mettere a segno una sola pallottola da questa distanza, almeno che non la benedica prima.
Lo stradello è ormai fatto di puro fango, il che rende difficoltosi i movimenti leggeri di Ed, il quale continua a ripensare a quella impronta, come mai era su quel sentiero? Non c’è motivo di volerlo seguire; esso non porta a nulla. L’unica ragione possibile è il voler passare inosservati… Ed raggiunge il muro difensivo della fortezza e ci si appoggia con le spalle, si trova in una conca ed è circondato da feritoie da cui fargli saltare le cervella, se sapessero del suo arrivo, lo colpirebbero qui e ora “sono arrivato al portone, inizio ad aprirlo, passo” il V.T. gracchia debolmente “tranquillo, sono pienamente operativa, passo” dalla cintura, Ed estrae un grimaldello e un coltello da lancio, ma quando si avvicina alla serratura, la serratura non c’è “Emi la serratura non- “una violenta interferenza gli impedisce di continuare “Emi! ci sei ?!” il suo cuore smette di battere, la vista si annebbia, la pressione sale “EMI!? “pochi secondi di attesa, poi si sentono dei passi nella pioggia, rapidi e leggeri seguono il percorso che lui ha aperto nel fango. La mano di Ed vola sull’elsa del coltello, un lampo ne rivela l’identità, è Emi “le comunicazioni sono saltate, non ti lascio entrare da solo a questo punto” il cuore di Ed ricomincia a battere, lo scenario peggiore possibile si era rivelato solo un brutto spavento “tutto ok?” Ed fa un profondo respiro riappoggiandosi al muro di cemento “sì, certo…” sputò fuori quelle due parole con fatica, tra un respiro e l’altro “ok …passiamo al piano B, ti seguo all’interno” “la porta, è già aperta” dire che capiti di rado è dire poco, ma è possibile, se due o più gruppi di assassini si contendono lo stesso pezzo di carne vige la regola del più forte, esattamente come in natura le belve si scontrano per contendersi una carcassa, gli assassini potevano scendere a patti e condividere la ricompensa oppure ammazzarsi a vicenda. Emi si trova alle spalle di Ed e si sta preparando per sfondare nella fortezza. Il lupo da uno sguardo dentro dal buco della serratura, un corridoio che arriva a un bivio, nessuno in arrivo. Ed apre il suo coltello, l’uso di forza non letale sarebbe una opzione da escludere in una situazione tanto complicata, ma magari … se si gioca bene le sue carte può risparmiare altri innocenti dall’abbraccio della morte, tanto a lui le lame non piacciono. il tempo è agli sgoccioli, dovevano essere veloci e avere sempre la guardia al massimo; oppure qualcun altro avrebbe preso il loro trofeo. Questa volta, non importava neanche la sua età … o la sua colpevolezza, avevano già fatto troppo per fermarsi, tutte quelle morti non sarebbero state vane se avessero raggiunto il loro scopo.
Possedere la propria vita, essere liberi.
Un soddisfacente e ben calibrato scatto meccanico comunica a Ed che la sorella ha finito i preparativi, quel rumore poteva provenire solo dalla baionetta a scatto attaccata alla canna del suo fucile. Si volta appena abbastanza per guardarla negli occhi, uno sguardo di fuoco sembra voler sciogliere le lenti dei suoi occhialoni “…pronta?” lei sorride quasi sforzatamente e poggia la fronte sulla sua schiena, chiudendo gli occhi e nascondendo il volto “ti seguirei all’inferno fratellone, saltare in una trappola, non è gran cosa…” la determinazione aveva incredibilmente annullato anche il tipico imbarazzo di Emi, ci stava mettendo tutto il cuore e allora lui non sarà da meno “stammi dietro e coprimi sempre le spalle, spara solo se te lo ordino… non sei abituata a fare in silenzio” un cenno è più che abbastanza, e il tempo è scaduto “… ora!”
Emi guizza davanti alla porta e la apre con un calcio per poi mettersi in copertura dietro lo stipite opposto, il suo fucile, diretto verso la fine del corridoio è saldo e stabile, nel mentre, il fratello si abbassa e cammina velocemente verso la sua fine. Si appoggia al muro di sinistra e Emi lo segue, ma mentre sta per raggiungerlo la mano del lupo la spinge con forza contro quest’ultimo, qualcuno è in arrivo “faccio io…” la mano di Ed è salda, ma piena di tensione, se fallisce Emi non sarà abbastanza lontana per scappare, o abbastanza addestrata nel combattimento non letale da evitare lo spargimento di budella. Passi pesanti, due persone, una di fianco all’altra. Con la mano, Ed conta il tempo per Emi: 1 … 2 …. 3. Può sentire la loro paura. Con Il braccio sinistro chiuse in una morsa la testa dell’uomo più vicino a lui, una di quelle troppo strette perché potesse respirare o anche solo tentare di uscirne, a questo punto attaccò il suo compagno utilizzando lo slancio del momento e senza mollare la presa sul primo, gli fece perdere i denti prima di riuscire a urlare una preghiera, la sua faccia sfracellata sul muro non era un bello spettacolo, ma era vivo. Non li avrebbe più infastiditi per un po', ma l’uomo di cui teneva la testa sotto il braccio era ancora combattivo e andava messo a dormire “io penso a questo qui, controlla che non ci abbiano sentito altri”
Emi allora passò oltre Ed e la guardia che stava perdendo i sensi nella morsa del fratello; e a fucile spianato iniziò a fare alcuni passi nella direzione da cui provenivano le guardie. Ed era stato spettacolare come al solito, anche se alcune perdite sembravano quasi d’obbligo in questa missione era riuscito a risolvere la situazione in modo impeccabile, era stato imprudente e avventato, ma la rendeva felice sapere che il cuore d’oro di suo fratello aveva prevalso. Più sollevata, ma sempre attenta, raggiunse una porta di servizio in legno massello, una porta pesante ma semi aperta, le guardie venivano da li. Ed non accennava ad arrivare alle sue spalle, quindi iniziò a spingere la porta con la punta della baionetta. Si aprì senza un rumore, ma a fare chiasso furono tre donne e ciò che sembrava un bambino, rannicchiati in un angolo di quella che doveva essere la cucina della fortezza. Emi alzò il fucile su di loro e queste emisero un gemito di terrore, solo per precauzione, sparare alla servitù non era di certo ciò che le passava per la testa. Piuttosto intuì che se loro si erano nascoste li, allora l’allarme era già girato per il castello, ma di sicuro non per colpa loro. Era la prova definitiva, qualcun altro oltre a loro stava attaccando la fortezza.
“non vi farò del male, come non ne abbiamo fatto alle guardie che sono uscite da qui, voglia aiutarvi, ci manda l’impero” Mentì, cosa altro poteva fare? raggirare era il suo campo, non torturare e soprattutto non vecchie e bambini “OOOO MIA SIGNORA! grazie al cielo siete arrivati ! grazie a dio !” disse la più anziana, quasi soffocando nelle lacrime, ed è in questo momento che arrivò Ed. Capi subito la situazione, non era la prima volta che ricavavano informazioni da gente del luogo “ci è stato detto sulla strada verso la fortezza, da un pastore in fuga dalla tempesta, che stava accadendo del trambusto qui, e allora ci siamo affrettati” gli occhi di tutti e quattro si illuminano di sollievo, l’hanno bevuta “HO MIO SIGNORE SIAMO SOTTO ATTACCO! HANNO Già UCCISO MOLTI UOMINI E ORA SI STANNO DIRIGENDO SICURAMENTE DALLA NOBIL DONNA CHE è ARRIVATA IERI!” emi si sforza di tirare fuori un sorriso benevolo e le riesce molto bene “Si calmi di grazia, dove possiamo trovare questa nobile?” la donna fece un paio di respiri estremamente profondi, poi rispose mantenendo gli occhi chiusi “ser. Lucas, il titolare della nostra isola e questa fortezza la ha sistemata nella suite imperiale! Vi prego la dovete salvare o il nostro signore perderà sicuramente il titolo!” Emi allora prese le sue mani e la guardò negli occhi “non si preoccupi siamo professionisti, ci dica dove si trova ora” la signora scosse la testa, non lo sapeva, ma a questo punto il bambino si alzò, probabilmente anche lui un servo di corte “io la ho vista uscire di corsa dalla stanza, accompagnata da un soldato moooolto grande, signorina” allora Emi si rivolse al ragazzo e accarezzandogli la testa gli chiese “dove si sono diretti secondo te piccolo?” il bambino sorrise “di sicuro al molo! Il soldato grosso parlava di volere incontrare i marinai!” gli diede un pizzicotto sulla guancia “che bravo ragazzo che sei … grazie molte, ma ora dobbiamo dirigerci da lei, magari è nei guai” il bambino allora abbassa lo sguardo e si intristisce “peccato … sembrate essere forti e qui noi abbiamo paura…”
Ed non ha bisogno di guardare Emi per capirlo, il suo cuore non ha più retto e ha perso un battito, bloccandogli le parole in gola “non ti preoccupare piccolo guerriero, sei forte anche tu!” Disse Ed arrivando in soccorso della sorellina attonita. Si era troppo immersa nel personaggio, dimenticandosi di essere loro i cattivi, loro non salveranno nessuno. Non importa, tanto Ed non ha tutta questa sensibilità, per lei, lui può anche mentire ad un bambino spaventato “Noi non siamo valorosi come te mio signore! Noi siamo in due e donzelle ne salviamo solo una, ma tu caro mio… guarda! Da solo ne salvi ben tre!” Emi lo guardo in faccia, quegli occhi vuoti, lo aveva fatto ancora. Il bimbo stava sorridendo e facendo il saluto ai due fratelli, mentre correvano via, ancora determinati a prendersi la propria libertà. Emi non parla, non ha nulla da dire se non per esprimere la sua riconoscenza che sembrava essere senza fine, l’unica cosa che può fare ora è respirare, e continuare a combattere.
Seguono altri sporadici incontri con le guardie del castello, le poche rimaste, perché qualcuno ha divorato ogni forma di vita come uno sciame di Ut affamate, senza cura alcuna delle vite che si sono portati via sul loro cammino, veri professionisti, anche se maldestri. Una violenta esplosione carpisce l’attenzione dei due fratelli i quali si ritrovano in una stanza che sembra essere l’atrio che dava sul molo della fortezza, ma ora macerie bloccano dove attimi prima si trovava una porta, creando un vicolo cieco. frasi sconnesse provenienti da fuori gli lasciano intuire che hanno ancora una possibilità, ma gli giunge anche il fragore della battaglia. L’obbiettivo doveva essere stato scortato dall’altra parte, verso la nave per prendere il largo, verso la salvezza, e questo non doveva accadere.
Era il momento per Emi di riscattarsi “Penso a un modo in cui possiamo passare, coprimi!” Emi allora si mette in ginocchio, con la testa tra le mani e i gomiti stretti sul viso, ci deve esser un modo per passare, deve solo pensarci. Ed si mette allora in azione, ha piena fiducia della sorellina. Quella posizione che ha assunto è quella che prendeva quando giocava a scacchi col maestro, a quei tempi doveva vincere per farci guadagnare la razione di pane extra. Non accadeva spesso, ma il tempo è passato e lei non è più una bambina.
Ed intanto è tornato pochi passi più indietro per assicurarsi che non li stessero seguendo dalla scalinata, lo studio della planimetria della fortezza è stato come al solito fondamentale. Può riconoscere in lontananza decine di voci maschili, le quali sono accompagnate dal cigolio dell’armatura e del metallo che sfrega ritmicamente, sono guardie del castello, almeno un intero plotone, probabilmente quelle che durante l’attacco stavano dormendo nei sotterranei, allertate dal frastuono… non voleva uccidere innocenti, ma se arriveranno fino a lui sarà costretto.
La stanza è una sottospecie di ex magazzino, le pareti sono di roccia e calcestruzzo, solide come quelle che ci si aspetterebbe da una fortezza, l’uscita è stata bloccata dagli stipiti di cemento che sono crollati, i quali hanno creato una vera e propria montagna di detriti. Nessuno dei due ostacoli potrebbe essere abbattuto, non con l’irrisoria quantità di esplosivo che si sono portati, forse la magia aiuterebbe in questo caso, ma richiederebbe tempo e sono anni che non pratica la scrittura delle rune.
Troppo tardi, Ed estrae una bomba lacrimogena e la lancia giù per la scalinata, questa a giudicare dai lamenti degli inseguitori va a segno, sono vicini. Troppo, troppo, troppo vicini! La porta di ingresso, va chiusa, ma è legata alla parete da un catenaccio spesso almeno quanto due volte il suo pollice. Esplosivo? Troppo spesso, una leva? Non c’è tempo. Acido? I coltelli anti armatura, ne estrae uno e inizia a tagliare la catena. Questa si spezza facilmente e con un solo movimento del braccio la sfila e chiude il portone, ora le guardie sono arrivate.
La testa le stava per esplodere dal dolore, come poteva fare? “hai trovato un modo per passare!?” “ci sto lavorando!” “Quanto tempo ti serve!?” emi sussurra tra sé stessa” Emilia Henrik ora è il momento… di dimostrare che vali ogni singolo sacrificio, ogni taglio, ogni ferita … e ogni demone” “ZERIS!!” “andiamo, andiamo, ANDIAMO!” Una ascia da battaglia spacca un’asse della porta e ogni colpo la fa tremare. Una grossa goccia d’acqua cade su un ciottolo particolare, esattamente davanti al suo naso, questo è tondeggiante e ricoperto di muschio verde scuro anche se qui l’acqua non dovrebbe entrare, non ci sono finestre. Fu a questo punto che alzò lo sguardo verso il soffitto per indagare, l’acqua passava attraverso le travi di legno, forse erano deboli, forse aveva a portata di mano la chiave per l’esterno. Emilia si sfila dunque dalla vita il rampino da scalata e aggiusta il gancio metallico sullo spegni fiamma del suo fucile, prende un respiro e mira alle travi, nel punto più marcio.
Ed è allo stremo delle sue forze, una mano lo afferra per il mantello attraverso un buco nella porta, quindi la sbatte contro una trave di legno fino a che non lo lascia, solo per poi ricominciare a strattonare pochi attimi dopo “Zeris quanto tempo per questa uscita?!” “Ci sono fratellone solo un secondo!” Uno sparo del suo moschetto e l’annesso frastuono del mondo esterno per un attimo coprono gli insulti delle guardie alle sue spalle, può sentire la tempesta, di nuovo, Per la prima volta suono confortante “Fratellone corri di qui al mio tre e preparati per la formazione a scala!” “COSA?!” la formazione a scala è una tecnica da arrampicata in coppia, dove uno dei due rimane fermo a metà del percorso per aiutare il secondo a salire più facilmente. Per Ed non aveva senso, però una cosa era sicura, quando lascerà andare la porta ogni singolo soldato fuori inonderà la stanza. O la va o la spacca, e sia “tre … due … uno … ORA!” Ed sprinta verso l’arcata di ingresso nell’atrio solo per trovarsi davanti la sua sorellina con la mano tesa verso di lui, sotto la pioggia, a mezzaria e attaccata a una corda al centro della stanza. I soldati sono sfondati nel corridoio e si affrettano a raggiungere Ed ma essendo troppo accalcati finiscono per intralciarsi l’un l’altro “Usciamo dal tetto! FORZA!” nessuna esitazione, c’è solo un modo per uscire ed è fidarsi di Emi. La sorellina lo aiuta rimanendo salda alla corda e lasciandolo salire oltre lei agevolmente, Ed quindi esce all’esterno e viene investito da una folata di vento e pioggia spaventosa “ORA! FORZA!” urla lui allungandosi il più possibile verso di lei, la quale ora fa fatica a risalire con tutto il peso dell’equipaggiamento addosso. Le guardie hanno ripeso l’equilibrio e ora si trovano un fantastico bersaglio davanti, è troppo in altro per loro o le loro spade corte. “PRESA!” Ed afferra la mano della sorella, questa pesa la metà di lui e viene issata in modo fulmineo dal buco con un solo movimento del suo braccio destro. Ma ci aveva messo comunque troppo tempo, un dardo la ha colpita, fortunatamente di striscio e al fianco. Una preghiera completa alla dea della cura, per una benedetta da dio come lei, la riporterà in piena forma e il tetto sembra appartato e coperto dalla luce dei lampi, ma ci vorrà del tempo. Ed trasporta la sorella in un angolo più appartato “Ora corri! Vai dannazione! L’obbiettivo è in fuga, io mi medico e arrivo! Dammi tre minuti e sono da te per il supporto” Ed è preoccupato e si sente il cuore pesante, ma annuisce, erano andati troppo oltre e questa missione era troppo importate per perdere il trofeo alla fine, deve continuare “Sei stata brava Emi, senza di te saremmo morti… ti aspetto col nostro biglietto verso la libertà, non fare tardi…” Emi sgrana gli occhi azzurri “cosa ti salta in mente ora… vai che mi fa un male cane!” Ed si dilegua nella tempesta, guizzando da cornicione a tetto senza battere ciglio “grazie fratellone… ma mi hai salvato tu alla fine, ancora una volta…” una luce calda e compassionevole esce dalle sue mani mentre recita la preghiera, un tepore familiare, che le ricorda quello delle mani di Ed quando vogliono scompigliarle i capelli, un pensiero che aumenta solo l’intensità della luce, e diminuisce il tempo che le servirà per tornare da lui.
Di certo lei e Tark erano caduti in una trappola non indifferente, chissà quanti mezzi erano stati necessari per organizzarla a dovere, un attacco multiplo su vari fronti, probabilmente iniziato nell’esatto istante in cui la Karikkai ha attraccato al molo. Magari durante il trambusto dello scarico e carico merci, o magari durante le minime riparazioni di rutine dello scafo, la sola cosa certa è che erano stati letti dal nemico, e ora, erano con a carte scoperte in una partita che non possono vincere. I marinai della Karikkai erano stati tutti chiusi nella stiva, dietro le porte della nave da guerra, usando di certo le chiavi dell’ammiraglio Utis che ora è appeso all’albero maestro per il collo, le guardie del castello erano cadute anche forse più in fretta, scansafatiche mal addestrati, almeno non li avevano direttamente venduti come il Lord reggente della roccaforte, di cui ora non ci sono tracce.
Tark aveva sempre disprezzato gli assassini, non hanno valori, fanno tutto solo per il soldo e salvarsi la pellaccia. Ma lo deve ammettere, sanno vincere. Quelli che aveva davanti erano esperti spadaccini, nessuno di loro peccava veramente in qualcosa. Dopo quarant’anni di servizio nella legione sotto l’insighna imperiale e i patti stretti con gli dei, li avrebbe spezzati come il pane di Sightard appena sfornato. Ma lo stomaco gli procurava un dolore atroce, era già stato ferito in battaglia, ma questo pugnale ha qualcosa che non quadra. I suoi addominali anche se minimamente danneggiati non lavorano più come dovrebbero e la sua spada è pesante, molto più del solito. Questa tempesta non accenna a dargli tregua, la vista gli si appanna sempre di più a ogni goccia di sangue perso, mentre il dolore si fa lontano e si sente sempre più mancare. Ma non si può permettere di cadere, la signorina è dietro di lui, e quella povera ragazza porta già fin troppe ferite sul suo corpicino. Questi mostri, sarebbero capaci di sgozzare una ragazza che non riesce neanche a camminare per salvarsi la pelle, almeno lui… non la lascerà sola. “MIA SIGNORA CERCHI DI RAGGIUNGERE LA NAVE! IO CERCO DI RALLENTARLI!” uno sguardo terribile si è posato sul suo collo, raggelandogli il sangue “Non la raggiungerà Tark … lo sai” disse una voce alle sue spalle, era vicina, troppo vicina. Quattro pugnali paralizzanti colpiscono la sua spessa armatura e due riescono a trafiggerlo, si sono conficcati in profondità nella scapola sinistra. A questo punto non sta più tirando fendenti al nemico, sta solo muovendo pateticamente la sua spada nel tentativo di rallentare gli assassini. Questi, erano originariamente dieci, due li ha uccisi prima di incontrare la principessa e sentire gli effetti del veleno. Uno di essi era colui che lo ha accoltellato, il suo volto da ratto ora è diventato decorazione per il tavolino della sua stanza. Il secondo ha provato a colpirlo dall’alto in un corridoio rimanendo impalato sul suo spadone. Ormai stanno giocando con lui, danzano attorno alla sua spada con leggiadria e perforano la sua armatura da ogni angolazione, essa è completamente coperta del suo sangue, è finita. Gli rimane solo una carta da utilizzare, la benedizione divina. Forse quella potrebbe salvare la situazione, a costo della sua vita. Ma si può dire che sia vivo in questo momento? Con più sangue atterra che in corpo, e un sorriso in volto, gli rimane solo quella opzione. Almeno deciderà come morire, sua moglie Marsheline capirà, il suo scudiero Matis pure… dopotutto lui ha vissuto una bella vita, e avrà un finale glorioso a difesa della più nobile tra le nobili donne. Manca solo la preghiera… Ma mentre aprire la bocca per pronunciare le parole sacre, uno degli assassini, probabilmente il leader, lo sbatte faccia al suolo con un calcio alla schiena. Non può più muoversi, ed è costretto a guardare quel maiale sputare parole di disprezzo su tutto ciò che è, su ciò che ha sempre protetto. La preoccupazione di Marsheline, la fiducia del suo scudiero e in fine il terrore della signorina… Li può sentire tutti, e riempiono la sua mente di disprezzo. Per quei maiali che mentre cercavano di rubare ciò che ha di più prezioso ridevano a crepapelle sfogando la propria sete di sangue sul suo corpo, ormai troppo vecchio per controllare i suoi pensieri … li disprezza e disprezza sé stesso.
  
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