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Autore: Red_Coat    01/02/2017    3 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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Due giorni prima ...

<< Ho intenzione di chiedere ad Hikari di sposarmi. >>

Yukio fissò senza parlare il ragazzo, e poi spostò gli occhi sul piccolo e prezioso gioiello che brillava nel suo palmo, ancora custodito nella sua scatola.
Erano da poco passate le 22.00, Yoshi era andato a dormire e gli altri (Keiichi, Hikari ed Erriet) erano rimasti in soggiorno a conoscersi e chiacchierare un po'.
Loro due invece si trovavano nella ex stanza di Victor, oramai priva del letto e anche della scrivania.
Il dottor Fujita si trovava esattamente al centro della stanza, sotto il lampadario acceso, e Victor gli stava di fronte, serio e preoccupato.
Quella appena uscita dalle sue labbra era una notizia splendida e attesa, anche se non si sarebbe aspettato di udirla così presto, e lui non poteva che esserne contento. Ma nella voce del ragazzo sembrò trovarsi anche molta inquietudine a quella prospettiva

<< Era già da qualche tempo che ci pensavo, riflettendo sui tuoi consigli. >> spiegò, tenendo gli occhi bassi e concentrati << E quando mamma mi ha detto che mi aspettavi alla stazione ... mi sono detto che non c'erano più scuse ormai. L'unico impedimento sarebbe stato che lei avesse trovato nuovamente la felicità con un altro, e in quel caso lo avrei accettato comunque. >>
<< Ma non ne saresti stato felice. >> osservò il medico con un sorriso, al quale Victor rispose con un altro imbarazzato, sollevando però stavolta gli occhi verso di lui e annuendo
<< Per niente. >> disse << Ma sarei stato contento per lei, se l'avessi vista sorridere. >>

Yukio ridacchiò

<< Queste sono le classiche parole che si dicono per non ammettere a sé stessi che in realtà stiamo cercando di non crepare di gelosia. >>

Alla sua risata si aggiunse quella di Victor, che annuendo di nuovo rispose

<< Già. Probabilmente ... >> poi rimise in tasca il prezioso e ritornando serio chiese, un po' sulle spine << Allora, cosa ne pensi? >>

Fujita trasformò la sua espressione felice in una più intenerita, e guardandolo negli occhi rispose, scuotendo le spalle

<< Voi vi amate, siete giovani e Keiichi non vuole altro che vedere la sua mamma e il suo papà insieme come una famiglia normale. Cosa posso dirti di più, se non questo? >>

L'ex SOLDIER annuì, poco contento, tornando ad abbassare la testa e voltandogli le spalle per avanzare verso la finestra, aperta  sul solito scenario tetro e pulito di uno dei quartieri più bene di Midgar. Sospirò, pesantemente, e si diede tempo per cercare le parole più giuste che riuscissero a spiegare i suoi dubbi di quel momento, ma non ne ebbe bisogno. Perché dopo un altro breve sorriso Yukio lo raggiunse e ponendogli una mano sulla spalla in una pacca incoraggiante disse, sereno e calmo

<< Victor, ciò che ho detto allora è valido adesso anche più di prima. >>

" Se tuo nonno avesse dato retta alle sue paure, probabilmente tu non saresti stato qui. E neanche tua madre. "

Il ragazzo rabbrividì, e voltatosi a guardarlo strinse i pugni, in un gesto convulso di resistere alla paura e alla disperazione che in quel momento lo assalì. Fujita continuò a guardarlo senza timore, anche nel momento in cui chiuse gli occhi e buttata all'indietro la testa prese un altro lungo sospiro, per poi riaprirli e buttare fuori tutta l'aria che i polmoni avevano potuto accumulare.

<< Io ... >> iniziò quindi, con voce titubante << È che non sono sicuro di riuscire ad essere ciò di cui avranno bisogno, sempre. Da solo forse avrei avuto più possibilità, ma con Hikari, e Keiichi ... ho paura di deluderli. Insomma, l'hai detto tu che non sarà sempre tutto facile, no? >>

Yukio annuì, ma con un sorriso comprensivo

<< E ho detto anche che non sei né il primo né l'ultimo soldato che curo. >> quindi, battendogli un'altra pacca sulla spalla, aggiunse guardandolo negli occhi << Victor, nessuno in questo mondo più sperare di non conoscere mai il dolore. Tu hai conosciuto le sue forme peggiori, anche Hikari lo ha fatto. Nascere senza voce, perdere i genitori in una così tenera età e ritrovarsi a combattere tutta la vita contro queste diversità, da sola. Fino a che il destino non vi ha messo sulla stessa strada ... non credi ci sia stato un motivo anche per questo? >>

Osaka tacque, improvvisamente rapito da quei discorsi.
" Diversi ... "pensò, riflettendo.
O speciali?
E nel chiederselo le parole di suo nonno riaffiorarono alla sua mente comportamento non quadro già abbastanza chiaro e fugando anche gli ultimi dubbi.

" Sai cosa si dice delle persone speciali? Che possano cambiare perfino il corso del tempo. "

Tornò al presente, senza fiato, e a bocca aperta guardò Yukio senza avere il coraggio di rispondere.
La sua voce ... continuava ad essere così incredibilmente simile a quella del vecchio SOLDIER ormai scomparso da tempo.
Il medico lo osservò per un'altra manciata di minuti, dandogli il tempo di ragionare, poi sorrise ed aggiunse, sicuro di ciò che aveva da dire

<< Tuo nonno ha protetto te e tua madre, ha potuto farlo con ciò che la vita in SOLDIER gli aveva insegnato. Ora è il tuo turno, Vic. Tu puoi farlo con loro, puoi combattere una battaglia forse molto meno evidente ma ti assicuro più difficile, e puoi vincerla, perché sai come fare. Lo so che lo sai.
E se mai dovessi cadere, non preoccuparti per loro. Perché se sarà stato per proteggerli ti basterà rialzarti per ritrovarli al tuo fianco. >>

Infine, togliendo la mano dalla sua spalla e scoccandogli un occhiolino concluse, certo

<< Hikari vuole combattere al tuo fianco, perché ti ama. E anche Keiichi vuole farlo, non ha fatto che ripeterlo fino al giorno prima della nostra partenza. >> sorrise, guardando in alto come se stesse ricordando e legandosi le mani dietro la schiena << "Papà ha bisogno di noi." >> poi, tornando a guardarlo << È diventato uno dei suoi tormentoni ormai. Ed è stato questo il motivo per cui io e Manimi abbiamo deciso di portarli qui, a Midgar, nonostante il pericolo fosse molto più lontano al lago. >>

Victor rimase ancora per qualche minuto senza fiato, mentre le guancia gli s'imporporavano di un rossore commosso. Poi annuì, sentendo le lacrime affacciarsi ai suoi occhi, e deglutendo rispose, con voce tremula

<< È ... >> iniziò
<< Una battaglia ardua, lo sanno. >> lo prevenne Yukio, annuendo profondamente

Un altro sospiro

<< Molto. >> ammise l'ex SOLDIER << Potrei... io potrei perderla. >> inclinando il capo per lasciar andare una lacrima

Yukio sorrise e scosse il capo

<< Sono certo che non lo farai. >>

Poi, voltatosi verso la porta agguantò la maniglia e fece per aprirla, ma all'ultimo si bloccò e aggiunse, mascherando un altro sorriso.

<< Ah, a proposito. L'ultimo desiderio di Manimi è stato di riunirvi, ma ... mi piacerebbe che la cerimonia fosse celebrata al villaggio, sai ... in suo onore. >>

Victor, sconfitto al suo posto, alzò nuovamente gli occhi e sorrise, commosso

<< C'è un'unica piccola chiesetta, lì. >> proseguì quindi il medico << La stessa in cui abbiamo celebrato il suo funerale. È graziosa, e credo che basti. I paesani non sono molti ormai, poco meno di una decina, ci sarà posto anche per i tuoi invitati. >>

Il sorriso sul volto dell'ex SOLDIER si fece più sicuro. Prese un respiro e ricacciò in dentro le lacrime

<< Lo faremo lì, allora. >> assentì grato

Yukio tornò a sorridere

<< Ah, ovviamente tutta l'eredità di Manimi è vostra. È un bel gruzzoletto, vi servirà per sistemarvi. E poi potrete venire all'ostello quante volte vorrete, è vostro ormai. >> aggiunse
<< E tu ...? >> chiese a quel punto Osaka

L'altro scosse le spalle

<< Continuerò a fare il mio dovere di medico, e nel tempo libero tornerò a trovarvi ... >>
<< No. >> lo fermò allora Victor << Intendo ... dove starai? >>

Quindi lo vide fermarsi a sorridere, malinconico e triste

<< Oh ... >> aggiunse, cercando di sostenere la sua voce improvvisamente un poco tremula << Tornerò a casa mia ... e cercherò di essere felice ugualmente. >> scoccandogli un occhiolino

Osaka sorrise, commosso.

<< Questa ... è la classica frase che si dice quando non si vuole ammettere a sé stessi di star impazzendo dal dolore. >> disse, sorridendo appena e cercando di riportare in quella conversazione un po' di allegria

Ci riuscì. Yukio si lasciò sfuggire una risata sghignazzante, e annuendo dovette ammettere che forse era proprio così. L'ex 1st class lasciò che quel momento passasse, ritrovando nel frattempo la sua lucidità e il suo coraggio per poi chiedere

<< Vorresti farmi da testimone? >>

Prendendolo così all'improvviso che per qualche istante il medico lo fissò  negli occhi, incredulo e confuso.

<< C-come? >> domandò quindi, lasciando la maniglia della porta e voltandosi completamente verso di lui

Victor sorrise

<< Io non ho altre persone a cui posso chiedere, oltre che a te. E poi ... non penso ci sarebbe stato comunque qualcuno più adatto per questo ruolo. >> spiegò, scuotendo le spalle << Quindi ... vorresti farmi da testimone di nozze? >>

Ci fu un istante di silenzio più lungo del solito, in cui il medico seguitò a fissarlo incredulo e in silenzio. Poi, un sorriso commosso si allargò anche sulle sue labbra e annuendo rispose, pieno di gratitudine

<< Ne sarei immensamente onorato. >>

Strappandogli di nuovo un sorriso.

***

<< Nisan ... >>

Una vocina, piccola e innocente, rimbalza nel buio e giunge alle mie orecchie. La riconosco immediatamente, l'ho sentita per molto tempo durante l'arco della mia vita.
La mia ...

<< Nisan, dove sei? >>

Sono sicuro, è un sogno. Ma ... chi sto chiamando?
Ni... san? Chi ... a chi ho dato mai un titolo così importante?

<< Sephiroth! >>

Blocco il respiro, mentre l'eco continua.
C-cos ...?
S... Seph...

<< Sephiroth, Niisan! Mi senti? Dove sei? >>

E all'improvviso è come se si accendesse la luce.
Apro gli occhi di scatto ritrovandomi solo in mezzo al buio più totale. Lontano da me, un fascio bianco di luce illumina una piccola sagoma, quella di un bambino.
Lunghi capelli bianchi, vestito con una divisa bianca di maglietta a mezze maniche e pantaloni ormai troppo piccoli per le sue gambe, che per questo arrivano a sfiorargli appena le caviglie.
È seduto su un letto fatto di semplice ferro battuto e appoggiato a quella che sembra la parete di una stanza, composta interamente da intonaco bianco e metallo, a gambe incrociate sta leggendo un libro quando la mia voce lo richiama, spingendolo ad  alzare la testa verso di me. Un ciuffo ribelle gli scivola davanti agli occhi infusi di Mako.
Guardo quelle pupille feline che mi fissano, e in un solo istante mentre la mia vocina si ripete chiamando con più terrore, il mio fiato si fa ghiaccio.

<< S ... Se ... phiroth... >> mormoro, a fil di labbra

Lui sembra sorridermi, quasi annuendo, poi da dietro di me vedo spuntare il me stesse più piccolo, in lacrime e disperato mentre arranca nel buio chiamando

<< Nisan, dove sei? Nisan!! >> e nel frattempo allunga le braccia come se non riuscisse a vederlo.

Eppure è lì, a qualche metro da noi, e gli occhi del piccolo me sono completamente sbarrati.
Osservo sgomento la scena, spostando i miei occhi dall'appena percepito ghigno di Sephiroth a quello che succede a me, indeciso e ansioso. Vorrei chiamarlo, intervenire in qualche modo, invece continuo a rimanere inchiodato lì, a fissare il giovane Sephiroth che sembra guardarmi come se già conoscesse ogni cosa dei miei pensieri.
Sento me stesso piangere, sento i miei singhiozzi disperati mentre invoco il mio "Nisan" e continuo a guardarmi mentre con le piccole braccia avvolte dalle tenebre brancolo nel buio allontanandomi sempre di più da dove dovrei essere.
Non lo sopporto più, tutto questo strazio. E stringendo i pugni mi accorgo di essere sull'orlo delle lacrime anche io e di non poter più resistere.
Cado in ginocchio, continuando a guardare il bambino seduto sul letto come a supplicarlo senza neanche sapere perché, e proprio allora finalmente il suo sorriso si allarga, diventando quasi un ghigno soddisfatto.
Come ... quello di Nibelheim.
Annuisce, quindi lentamente si alza, e volge tutto se stesso verso di me. Non ... io non capisco.
Lui ... sapeva che lo avrei fatto? Sapeva ... che sarei ... tornato ... in ginocchio da lui.

<< Niisan! Sono qui, mi senti? Ti prego, Nisaan!! >>

Singhiozzi, impauriti e stremati.
Ora sono sicuro, sto piangendo anche io.
E allora la sua espressione cambia ancora, trasformandosi in una più seria mentre apre la bocca sottile, e fa tuonare la sua voce verso di me, bambina eppure così rassicurante e carica già di autorità.

<< Victor! >> Mi chiama

I singhiozzi cessano quasi subito

<< Niisan! >> rispondo << Dove sei, non ti vedo? >>

Lui sorride di nuovo, poi scuote la testa e sospira, guardando non più verso di me ma verso il bambino che sono stato, che ancora brancola alla nostra sinistra, davvero a pochi centimetri dalla luce. Le sue dita possono già toccarla, eppure lui continua ad avere paura. Perché?
Infine vedo il giovane Sephiroth voltarmi le spalle e muoversi per raggiungerlo, per poi afferrargli le mani e tirarlo a sé, con uno strattone.
Ora ... ci vedo.
Siamo uno di fronte all'altro, vedo i suoi occhi pieni di autorità mista a tenerezza puntati nei miei, ancora lucidi e appannati dalle lacrime ma ora più chiari, pieni della sua immagine così rassicurante.
Lo guardo sorpreso, e in un attimo il terrore va via da me.
Poi, con le mie piccole braccia, mi stringo attorno al suo collo e inizio a singhiozzare

<< Niisan! >>

Ho avuto paura senza di te, Niisan. Hai ragione ... io non riesco a starti lontano.
Mi abbraccia, forte. Sento ... il suo cuore ... il suo piccolo cuore battere nelle mie orecchie e nella mia testa e il calore delle sue mani attraversare la stoffa leggera della maglietta marroncina che indosso e scaldare la mia pelle, donandomi splendidi brividi e un attimo infinito di pace.
Non ho più paura, adesso che sono con te Niisan, ma continuo a piangere. Perché ne ho avuta tanta, troppa per un bambino di soli sette anni.
E tu questo lo sai già molto meglio di me.

<< Niisan ... >> singhiozzo, tirando su il fiato in gola, piagnucolando un altro po' e poi aggrappandomi più forte di prima a quell'abbraccio, ripetendo ancora una volta << Niisan, niisaaan ... >>

Sette anni ...
Ora ricordo. Fu quando il nonno ...

<< Shhhh ... >>

il tuo sussurro arriva a risvegliare dolcemente i miei sensi e le mie orecchie. Mi stringi più forte, affondando una mano nei miei capelli, e rimango a sconvolto a guardarti mentre ... chiudi gli occhi, e ... una lacrima sfugge al tuo controllo schiantandosi sul pavimento dietro di me.

<< Shhh, silenzio Victor. >> ripeti << Basta, sono qui. >>

Poi, mentre continuo a tremare, mi sciogli dall'abbraccio e t'inginocchi di fronte a me. Quanti anni hai tu, adesso? Dieci, undici? O qualcosa di meno?
Non ne ho idea. So solo che tu sei più grande di me, come un ... fratello maggiore. E mentre io continuo a tirare su col naso e a piangere senza riuscire più a fermarmi, tu afferri le mie braccia come per farmi forza, mi guardi negli occhi con una determinazione nuova, che non ti ho mai conosciuto fino ad oggi, e ribadisci, scuotendomi 

<< Smettila di piangere, Victor, e guardami. Guardami ... >>

Ti guardo. E un altro ricordo riaffiora mentre ammiro quei meravigliosi occhi felini ora così simili ai miei.

"Guardami! Ti sei mai chiesto ... perché? "

Trattengo il fiato, sgranando gli occhi e distaccandomi dal me stesso bambino fissandolo da lontano, senza più parole.
Ora ha smesso davvero di piangere.

<< Niisan ... >> mormora, ancora un po' lagnoso stropicciandosi gli occhi

Sorridi di nuovo, quindi allunghi la mano verso la mia guancia e con le dita affusolate asciughi le mie lacrime, prima di una e poi sull'altra. Il me bambino ti guarda a bocca aperta, rapito e rassicurato. Si morde il labbro inferiore e tira su col naso un'ultima volta.

<< Sono qui, Victor. E lo sarò per sempre. Ti basterà volerlo.>> mormori ancora una volta tu << Perciò adesso smettila di piangere, non c'è motivo che tu lo faccia. >>

E allora, non so perché, ma guardi di nuovo verso il buio, verso di me, e concludi solenne

<< Fino a che saremo insieme, non dovrai mai più temere nulla, neanche il buio, per quanto cupo e pericoloso. Non può farti nulla, nessuno può. >>

Neanche il dolore più difficile, il ricordo più spaventoso, la memoria più minacciosa e la creatura più crudele vivente al mondo. Perché ... noi non glielo lasceremo fare. Non riusciranno ...

<< Non riusciranno a rifarlo ancora, te lo prometto Victor. >>

Ri ... farlo?
Il bambino che sono stato sorride, sembra crederti davvero. Anzi, no.
Non sembra. Lo fa. Tu mi guardi ancora per un secondo, mentre cerco di capire. Sephiroth ... sei tu?
Sei ... tu sei davvero ... sei davvero tu?
Questo sogno, queste parole, queste lacrime. Quale parte di te ... mi stai mostrando? È tutto solo un'illusione, ciò che pensi io voglia vedere oppure ... questo è davvero ciò che intendi fare con me?

<< Niisan ... davvero? >>

Come se fosse il messaggero dei miei pensieri, il me stesso bambino ti guarda e te lo domanda, con la sua voce innocente e pura, ed io d'istinto mi porto una mano alla bocca, annaspando.
Sento il tuo sguardo su di me, un interminabile attimo di silenzio opprimente e poi di nuovo quella domanda.

<< Davvero, Victor. Tu ti fidi di me? >>

Guardo la tua figura minuta, penso a ciò ch'è accaduto e a tutto quello che conosco, ora di te. Non solo ciò che mi è palese di fronte agli occhi ma ... le sensazioni, i ricordi che ancora non riesco ad afferrare, i piccoli flashback che compongono la tua anima! O ... parte di essa.
"Sono qui ora, e lo sarò per sempre. "
Un singhiozzo involontario scuote il mio petto.
" Fino a che ci sarò io, non dovrai più temere il buio. "
Come la vita misera in cui ho brancolato per tutto questo tempo e da cui tu mi hai tirato fuori, afferrando le mie mani e stringendomi a te, nella tua sfavillante e meravigliosa luce.
Poi, ogni cosa è stata solo gioia e basta, perfino uccidere. Si, anche questo. Perché mi ha permesso di liberarmi dalle orrende braccia di una vita che voleva divorare ciò che restava di me.
" Non potranno più farti del male, nessuno. Non riusciranno a rifarlo ancora, te lo prometto."
Tu, Sephiroth. Solo e soltanto tu, scopo e luce della mia esistenza.
Hai raccolto ciò che restava di me dall'oscurità più profonda, rimesso insieme i miei pezzi alla perfezione e curato fino all'ultimo centimetro questo mio corpo malato, fragile e stanco, dandomi un po' di te per riuscire a non sentirmi più solo e indifeso, in un mondo sempre più grande, crudele e pericoloso di me. E dopo tutto questo ancora mi appari, e mi chiedi se mi fido di te?
Sorrido, e lo fa anche il bambino che è in me.
Poi ti abbraccia, e stringendosi di nuovo forte a te annuisce più volte, sicuro mentre tu colori di nuovo le tue labbra sottili di un sorriso commosso, avvolgendo le tue braccia attorno a me e appoggiando il palmo aperto della tua mano sulla mia nuca.

<< Si, Niisan. >> rispondo senza più esitazione

Certo che mi fido.
Perché non avrò mai più un'occasione simile, di vivere così dentro e vicino ad una delle più belle e risplendenti stelle mai esistite in tutta la meravigliosa vastità dell'universo.
Mi ritrovo in lacrime accasciato contro il pavimento, una mano sul cuore e l'altra ad asciugare le lacrime che ora sgorgano copiose dai miei occhi ora.
E, poco prima il sogno si spenga, la sua voce, quella del Sephiroth che mi ha salvato la vita, torna a farsi sentire per poi rimanere sospesa lì dove si è propagata, mentre mi riaffaccio alla realtà.

<< Allora non dimenticarti mai più di me. >>

\\\

Riapro gli occhi, immerso nel silenzio della notte e avvolto dalle braccia di Hikari.
La guardo, dormire serena rivolgendomi il suo viso, mentre cerco di capire cosa significhi ciò che ho appena visto.
Dimenticare ... perché temi che lo faccia, Sephiroth?
Come potrei dimenticarti, dopo ... questo.
È tua, questa seconda possibilità, soltanto tu sei stato in grado di darmela e io sto facendo di tutto pur di non sprecarla. Eppure ... perché continui a ripetermi di non dimenticare.
Forse ... per aiutarmi a viverla appieno?
Sei soddisfatto di come stanno andando le cose, o c'è ancora qualcosa che manca, qualcosa che ... mi sfugge.
Sono sicuro, sia così.
Ma ... cosa?
Cerco di capire, mi sforzo di pensarci, ma forse la mia volontà non è abbastanza forte perché alla fine la mia testa scoppia più di prima, girando vorticosamente fino a darmi la nausea.
Mi tiro su, stando molto attento a non svegliare Hikari, e mettendomi a sedere sull'orlo del letto.cerco di pensare meglio.
"Non dimenticarmi mai più."
Com'è che lo sto facendo? Lo sto facendo davvero, o è solo un avvertimento. Oppure ... non è altro che un illusione.
"Ragazzo del mio sogno" penso stringendo le mani attorno alle lenzuola "quale tra queste è la risposta giusta?".
Ma come al solito, lui tace.
E allora penso che sto soltanto facendomi prendere dalla stanchezza e dalla paura.
La verità è che da quando ho chiesto a Hikari di sposarmi sono passati due giorni soli, e da allora la nostra vita è diventata molto più frenetica di quanto entrambi ci saremmo aspettati.
Abbiamo iniziato a visitare qualche casa nella speranza di trovare quella che diventi la nostra, in più sono iniziati i preparativi per la cerimonia e Keiichi dovrà cominciare a breve la scuola, quindi abbiamo dovuto pensare anche a quello.
Sono felice, soddisfatto. Ma stanco.
Non posso pretendere di andare avanti sulle spalle di mio padre anche ora che sto per sposarmi, quindi sto cercando un modo per rimettermi a lavorare, uno che non includa uccidere della gente o mettersi nei guai con la giustizia o con la malavita.
Mia madre ha trovato per noi una soluzione, una sua conoscente affitta un piccolo locale nella parte "bene" dei bassifondi che potrebbe essere adatto ad ospitare una piccola galleria artistica, così io e Hikari potremmo guadagnare vendendo i nostri quadri, ma ... non so fino a quanto questo potrà bastarci per andare avanti.
La vita a Midgar costa, e i miei risparmi seppur consistenti prima o poi finiranno, così come l'eredità di Manimi, che non vorremmo spendere così comunque. Non lo so ... sono preoccupato e mi sto scervellando alla ricerca di una qualche altra via di uscita, ma non ne trovo molte.
Potrei aiutare mio padre con l'officina, visto che non me lo ha chiesto direttamente ma non ha neanche obiettato quando mamma glielo ha proposto davanti a me.
Però... non riesco ancora a farmi piacere l'idea. La verità è che il mio soprannome mi calza a pennello, io sono nato per fare il soldato, per combattere, non per starmene quieto tra casa, lavoro e famiglia da mantenere. È la vita che voglio avere, una vita normale come tutti gli altri, ma non è ... la mia.
Non è ancora iniziata, e già mi chiedo se ce la farò.
Ho paura ... e questo forse deve aver iniziato a influire anche sul mio inconscio. Per quanto tempo sarò in grado di non sprofondare nuovamente nelle tenebre? Per quanto riuscirò a non pensare a quello che è stato e che sarebbe potuto essere pensando solo ad Hikari e a nostro figlio?
Sospiro di nuovo, passandomi una mano sugli occhi. Non ne ho idea, ma immagino... io debba solo riuscire ad abituarmi, senza dimenticare.
È come ha detto Sephiroth, nel sogno.
Il buio non può farmi nulla, qualsiasi cosa succeda, perché noi siamo insieme adesso. Mi aiuterà, anche se non so ancora come.
Ce la farò se penso a ciò che ha fatto per me. Questo ... forse è questo il significato della sua ultima frase. Anche se ... Sento che non è tutto.
Non posso dimenticare cosa, di lui? C'è qualcosa che sto ignorando, forse di proposito per evitare di ripiombare dentro al baratro. Anzi, no. Non forse.
Qualcosa che ... so già dove porterà la mia mente. Un ricordo, che vive ancora.
Respiro piano, profondamente, fermo i pensieri e all'improvviso mi rendo conto di stare digrignando i denti per la rabbia.
Allento subito la tensione nei muscoli della mascella delle braccia e della mascella, e chiudendo gli occhi butto la testa all'indietro, cercando di rilassarmi.
Qualunque cosa sia, non voglio pensarci. Non adesso, almeno.
Ricorderò, ma non adesso. Preferisco tener chiuso quel cassetto ancora per un po', almeno fino a che la mia vita di adesso non sarà ben stabilita. Dopodiché ... vedrò il da farsi, promesso.
Io ... tornerò a combattere per te Sephiroth, dammi soltanto un  po' di tempo. Solo un altro po' di tempo per riprendermi.
Riapro gli occhi, quindi afferro la vestaglia di lino nero ai piedi del letto e indossatala esco dalla stanza, diretto in cucina.
Ho bisogno di un bicchiere d'acqua.
È strano, mi fa male solo il lato destro della fronte, quello da dove pende la ciocca albina.
Accendo la luce, prendo un bicchiere dal mobile in legno sopra il lavello e lo riempio fino all'orlo con l'acqua presa da una bottiglia in frigo.
Quindi mi siedo al tavolo, e inizio a sorseggiare. Con calma. Concentrandomi solo su quello che sto facendo ora.
Ovvero tentare di ubriacarmi con l'acqua del rubinetto.
Dio, che gigantesco casino è la mia vita! È tragicomico quasi, difatti mi verrebbe da ridere se non fosse che sentirsi così fa veramente schifo!
Bevo un altro sorso, il freddo sulla lingua e in bocca sveglia un po' i miei sensi ancora assopiti permettendomi di pensare meglio.
Poggio di nuovo il bicchiere mezzo vuoto sul tavolo e lo osservo assorto, stringendolo nella mano sinistra.
Dimenticare ... forse è la soluzione migliore. Anche se non sarò mai in grado di farlo totalmente, ma ormai nulla potrà cambiare ciò che è stato, perciò perché affannarsi tanto nel cercare ancora di farlo.
Dimentichiamocene, semplicemente.
Del resto ... c'è già chi l'ha fatto, no? Un nodo mi si stringe nello stomaco all'istante. Come diamine ha potuto farlo, quel ...
Chiudo gli occhi, scuoto la testa e fermo il respiro e i pensieri.
"Basta, Victor." mi dico " Lo so che ho promesso ma ... basta cosi ... "
E proprio allora, a ricordarmi del perché di questa mia scelta, una manina si posa sul mio braccio destro scuotendomi appena, e la vocina vispa di Keiichi sussurra piano la parola papà.

\\\

 

 

<< Keiichi  ... >>

Una voce.
La giovane voce di un uomo richiamò il bambino dal buio tranquillo in cui stava sonnecchiando da un po'.
Tra compere coi nonni per il suo primo anno scolastico e un mezzo pomeriggio con mamma e papà in giro per Midgar a vedere case alla ricerca di quella giusta per loro, il tempo era volato e lui si era stancato parecchio, addormentandosi quasi subito sul divano, dopo cena.
E ora, eccolo li nel bel mezzo di un sogno strano.
Riaprì gli occhi ma sembrò tutta un'illusione. Era buio, ma un buio senza stelle. E qualcuno continuava a chiamarlo con dolcezza

<< Keiichi, mi senti? >>

Guardò in altro e poi intorno a sé, senza voltarsi. Nulla, solo il vuoto e il buio più totali. Stava iniziando ad avere paura, ma quella voce non sembrava minacciosa, anzi.
Era tenera e gioviale, pure se un po' ... triste.
Annuì, guardandosi anche le spalle ma senza riuscire ancora a scorgerne l'entità

<< Si, signore. >> disse quindi soltanto, poi decidendo di potersi fidare << Chi sei? >> chiese

La voce sorrise.

<< Oh, solo un vecchio amico del tuo papà, piccolo. Non preoccuparti. >>

Sul volto di Keiichi si dipinse una meravigliata espressione di gioia

<< Oh! >> ribattè << Come ti chiami, allora? Sei un SODDIER anche tu? >>

Un sospiro, triste e intenerito al contempo

<< Zack. >> si presentò << Zack Fair. E si ... lo ero. >>

Keiichi annuì ancora. "Perché non posso vederlo?" si chiese. Aveva una gran curiosità di farlo, magari così sarebbe riuscito a capire se magari si fossero già conosciuto, anche se dal nome non ricordava ciò fosse successo. In realtà non gli sembrava neppure che sua madre e suo padre soprattutto avessero mai parlato di lui. Anzi, ora che ci pensava la sua mamma si, una volta di sfuggita. Ma suo padre ...

<< Scusami se non mi mostro, piccolo. >>

Proseguì nel frattempo la voce, in un sincero tono rammaricato, e stava per aggiungere qualche cosa sul motivo ma il giovane lo fermò sorridendo tranquillo

<< Oh, no fa niente. >> ribattè, poi però chiese pensieroso << Ma come mai papà no ci ha mai pallato di te? >>

Dopo quella domanda, il silenzio si fece più teso, lungo e triste. Tanto che un sospetto iniziò ad affiorare nella giovane mente del piccolo che tuttavia attese la risposta della voce, prima di muovere i suoi pensieri in una qualsiasi direzione

<< Io ... >> disse, dopo un sospiro teso << Temo di aver commesso un errore con lui ... >>

La testolina del bimbo s'inclinò appena

<< Che tipo di ellore ...? >>

<< Uno ... molto grave ... >> fu la risposta << Ma voglio cercare di fare tutto il possibile per rimediare. >>

Poi, mentre lui annuiva allegro la voce sembrò tornare a sorridere di nuovo, intenerita, per poi concludere

<< Per questo sono felice che tu e la mamma siete tornati da lui. Grazie per averlo fatto, Keiichi. >> ritrovando un po' della sua allegria

Il piccolo continuò a sorridere scuotendo le spalle

<< Di niente, signore. >> rispose << Lo so che il papà è stato molto male, anche se non so il motivo. Per questo siamo tonnati, perché lui aveva bisogno di noi. >> come aveva sempre detto da quando aveva iniziato a parlare

L'entità sorrise di nuovo intenerita e divertita, ma durò davvero poco.
Non ne fu certo, ma qualcosa gli disse che in quel momento gli occhi invisibili della figura stavano sforzandosi di non piangere.
C'era una tristezza troppo strana e persistente nell'aria, una che all'improvviso lo spinse a chiedere, seguendo ancora una volta una delle tante domande che continuava a porsi

<< Signore, fosse pensi che sia ttata la tua motte a fa ttare male papà? >>

Ora ne fu sicuro. Era quella la risposta, perché per un tempo notevolmente lungo la voce non rispose più, come assorta nei suoi pensieri che riempirono l'aria di dolore e una tristezza quasi insostenibile.

<< Io ... >> iniziò poi, con voce rammaricata << Non lo so con certezza, Keiichi. >> confessò << Nessuno può saperlo, oramai. Ma ... ci eravamo fatti una promessa, e forse se fossi rimasto ... tutto sarebbe stato più facile. >>

<< Tutto ... cosa? >> domandò il bambino, con aria dubbia

La voce tacque di nuovo, ma stavolta sembrò sorridere. Era ... troppo piccolo per capire.

<< Non ha importanza. >> risolse quindi, poi però nel chiedergli un favore il suo tono si fece più sicuro e solenne, come se dovesse dirgli qualcosa di molto importante e perciò il giovane Osaka si concentrò su ciò che stava udendo, dopo avergli senza esitazione risposto di sì << Abbi cura di lui, piccolo. Io non posso farlo, ma tu si. Per quanto ti è possibile, fa in modo che resista, che non si allontani mai da quello che è adesso. >>

Keiichi tornò a pensarci su. Era ... sempre più confuso.

<< Che resista ... >> ripeté, riflettendo << A cosa? >> chiedendo infine

Ancora una pausa. Breve e intensa, come se stesse riflettendo su ciò che sarebbe stato in grado di afferrare.

<< Alle tenebre, Keiichi. >> spiegò poi << Alla rabbia e al dolore, quello che si porta dentro e non vi dirà mai, a costo di viverlo un'altra volta da solo. Lui non lo farà mai, piccolo. Non ve lo mostrerà, perché ... è troppo grande, perfino per lui, e cercherà di proteggervi da questo. È giusto.
Ma finirà per divorarlo prima o poi, perciò deve liberarsene. Non permettetegli di tenerlo dentro di sé. >>

Il bambino ascoltò con attenzione, non preoccupato ma deciso a mettere in pratica quel consiglio.
Poi però, si concesse un'altra chance per porre la sua ultima domanda, forse la più importante di tutte

<< Signor Zack, ma allola ... >> iniziò, cercando le parole giuste << Se pensi che è per colpa tua che papà è ttato male, perché non vai da lui a chiedere ccusa? Lui può vedetti come me. >>

L'entità sorrise, ma così impercettibilmente che Keiichi non fu neanche sicuro lo avesse fatto davvero o fosse stato solo un suo fugace desiderio.

<< Lo avrei fatto, ma ... non posso. >> rispose quindi, dispiaciuto << Io ho ... fatto una promessa che non ho voluto mantenere. >> aggiunse quindi << Ora non sono sicuro lui voglia davvero rivedermi. E non voglio che soffra ancora per colpa mia. Forse è meglio lasciarlo andare. >>

<< Ma cosa vorresti diggli, se te lo pemmettesse? >> fu la domanda semplice di Keiichi

Talmente tanto innocente e pura che quasi lo lasciò senza parole.
E stavolta sorrise davvero, alzando il viso verso di lui e uscendo dal buio, mostrandosi finalmente al piccolo che continuò ad osservarlo con un sorriso dapprima stupito, poi sereno.
Era esattamente come prima di morire, solo che ... stavolta c'era una luce diversa nei suoi occhi, ancora più triste e adulta delle precedenti

<< Che mi dispiace ... >> disse << Mi spiace davvero, per aver mentito. Pensavo che ce l'avrebbe fatta, che entrambi ce l'avremmo fatta ma ... ho sottovalutato la situazione. E che ... non è stata colpa di nessuno se non la mia, che non ho voluto ascoltare né arrendermi. >> concluse abbassando il viso e chiudendo gli occhi

Sembrava ... davvero, davvero addolorato. E stanco, ma non pentito. Anche quando, scuotendo la testa e tornando a sorridere si schermí

<< Ma non mi ascolterebbe. >> scuotendo le spalle << È  troppo testardo. E comunque sarebbero scuse inutili. >>

Sembrava quasi avere paura, di qualcosa insito in quelle sue parole ma che il giovane Keiichi per la sua estraneità ed innocenza non riuscì a capire.
Sorrise a sua volta

<< Va bene. >> disse quindi semplicemente, allegro << Glielo dilò io. Ma tra quacche settimana la mamma e il papà si sposeranno. Sarebbe bello se riuscitte a vedevvi ammeno in chiesa, il giorno delle nozze. >> propose infine, scoccando un occhiolino che Fair accolse con un sorriso complice e replicandolo a sua volta, per poi andare a inginocchiarsi di fronte a lui per raggiungere la sua altezza e replicare
<< Vedrò cosa si può fare, piccolo. Grazie.>> stringendogli dolcemente le mani  in un tocco immaginario e impalpabile per poi concludere, tenero << E scusami per aver disturbato il tuo sonno. >>

Il bimbo sorrise di nuovo, scuotendo le spalle

<< Oh, non lo hai fatto. >> ribattè, strappandogli un altro sorriso intenerito.

Quindi, quasi all'improvviso, il buio si dissolse e lui si risvegliò, ritrovandosi nel letto assieme a sua madre e accorgendosi, guardando il posto vuoto alla sua destra, dell'assenza improvvisa di suo padre e della luce accesa del soggiorno.
Aprì la boccuccia in un'espressione di stupore, si guardò intorno dandosi un attimo per riflettere e infine decise, trascinandosi fuori dal letto e raggiungendo a piedi nudi contro il pavimento freddo il genitore.
Avrebbe dovuto dirglielo adesso, prima di dimenticarsene.
Ma ... lui sarebbe stato disposto ad ascoltare? O avrebbe pianto?

\\\

<< Papà... >>

Riemergo dai miei pensieri, e lo guardo con un sorriso. Devo iniziare da qui, a proteggerli. Questa sarà una delle cose che devo imparare a fare, se voglio mantenere questa innocenza che ora gli brilla negli occhi. Però ... c'è qualcosa di strano, in quel suo sguardo adesso. Sorride, ma sembra preoccupato.

<< Come mai sei già sveglio, Keiichi? >> chiedo, impensierendomi

Lui tituba un po', si morde le labbra scuotendo le spalle e ... senza che mi dica nulla ho già capito.

<< Hai fatto un incubo? >> domando ancora, allungando le braccia per farlo sedere sulle mie gambe

In risposta lo vedo ciondolare avanti e indietro con la testa, incerto.

<< No era così butto, i lealtà. >> mi spiega, accogliendo il mio invito e lasciandosi trasportare fino a ritrovarsi tra le mie braccia << Ho sognato una persona, ha detto che era un tuo vecchio amico, ma ... uffi, mi ciono già ccoddato i nome. >> conclude dispiaciuto, e all'istante sento una fitta dolorosa allo stomaco, come se avessi appena ricevuto un pugno

Rabbrividisco, mentre lui mi guarda e aspetta una mia qualsiasi reazione.
Lo sapevo.
Ha ... il mio stesso talento. Un orribile talento. E lo stomaco non può che stringersi ancora di più, mentre mi chiedo di chi sia il ricordo che abbia desiderato mettersi in contatto con me per mezzo di lui.
Qualcuno che sa che non avrei piacere a rivederlo, forse. Qualcuno che mi conosce bene e sa che non ascolterei, come ho fatto con nonno, ma vuole comunque far sentire la sua presenza.
" Ha detto che era un tuo vecchio amico ... "
Trattengo il fiato, mentre riprende a parlare arrendendosi al mio silenzio

<< Comunque una cosa me la ricoddo, era un soddier come te. >>

Sorrido, quando in realtà vorrei urlare.
Pensavo di aver già chiuso questo argomento ormai.

<< E ci teneva a ditti una cosa. Vuoi sentilla? >>

Continuo a sorridere, lo guardo negli occhi. Mentre penso che qualsiasi cosa Zack abbia voluto dirmi non ho la minima intenzione di ascoltare, sarà sempre e solo in sua discolpa, o peggio ancora in difesa di Cloud.
" Non ti arrendi mai, eh Zack? Ne da vivo, ne da morto. "
Ma ormai è finita, da un pezzo.
Se solo ci prova di nuovo, a disturbare il sonno di mio figlio giuro che troverò il modo di cancellarlo dalla memoria secolare del pianeta, qualsiasi esso sia!

<< Si è fatto tardi, Keiichi. >> rispondo sereno, accarezzandogli gli zigomi e la pelle morbida del viso << Me lo racconterai domani. Andiamo a dormire adesso, ti va? >>

Lui mi scruta attento, all'inizio pare un po' deluso ma poi la sua espressione si rasserena e sorridendo mi risponde che va bene, abbracciandomi e lasciando che io mi alzi continuando a tenerlo in braccio.
Metto nel lavandino il bicchiere e spengo la luce mentre lo stringo, poi assieme ci dirigiamo nella stanza da letto e torniamo a dormire con Hikari, che non si è accorta della nostra assenza, o forse lo ha fatto ma ha continuato a dormire.
Chiudo le coperte su di lui, e lo sento stringere le sue piccole braccine attorno al mio collo.
E mentre lo stringo a me, accarezzando i fili sottili dei suoi capelli e chiudendo gli occhi per sentire il suo profumo, un pensiero fisso continua a tormentare la mia mente, quello che Zack abbia detto qualcosa che abbia potuto sconvolgerlo, o peggio ancora gli abbia spiegato il motivo della nostra separazione.
Quegli orrori ... non devono neanche sfiorarlo.
" Tieni fuori mio figlio da questa storia, Zack. " penso, pieno di rabbia sperando che i miei sentimenti siano abbastanza forti da raggiungere il posto in cui la sua memoria si trova ora " È finita ormai, tu lo sei, e lui non deve entrarci. Non tornare mai più a tormentare la mia famiglia, o giuro che te la farò pagare sul serio, stavolta. Mi hai sentito? "


 

   
 
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