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Autore: SolfatoDiLinfa    04/02/2017    1 recensioni
Sembrava un pomeriggio come tutti gli altri. Sia per Abby, che per Brianna. A modo loro, se la cavavano discretamente, l’una in famiglia e l’altra con il solito sorriso arrogante stampato sul volto, anche nelle situazioni più disparate. Nessuna delle due si sarebbe aspettata un’aria così irrespirabile, il cielo così oscuro. La paura e il pericolo tanto vicini da riuscire a percepire il loro fiato sporco sulle guance, un loro bisbiglio più forte di un urlo.
Abby la studentessa, la ragazza perfetta, colpita da eventi più grandi di lei. Brianna, una sottospecie di criminale, quella che sa cosa fare in ogni momento, ficcata in un caos che non sempre è in grado di controllare.
Dal testo (cap.5): «Su, in piedi ragazzina» le sussurrò all’orecchio. «L’apocalisse è iniziata»
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 8: C’è qualcuno?
 

Brianna si fece largo tra il caos. Non senza difficoltà, naturalmente, ma di certo con più naturalezza dell'altra. A lei non importava, se si fosse sporcata: aveva già la maglia impregnata di budella.
Puzzava terribilmente. Raccolse da terra la gamba di un tavolo, e la brandì come una sottospecie di mazza da baseball. Sarebbe tornata utile.

Scorse Abby, che, cercando di non farsi notare, saltellava in modo strano per non pestare o avvicinarsi ai cadaveri dei topi. Sospirò, dando un ultimo sguardo alla macchia che lo spavento aveva lasciato sui suoi pantaloni.

«Ora che facciamo?» chiese la bionda.
«Penso che dovremmo combattere tra di noi. In due, siamo un bersaglio troppo grande... solo una di noi uscirà viva da qui» le spiegò Brianna, seria. Dopo qualche secondo, scoppiò a ridere di fronte al viso perplesso di Abby. «Scherzo, idiota!» e spalancò la porta, avanzando per prima.

Regnava il silenzio. Una brezza leggera scuoteva le chiome degli alberi; il quartiere sembrava tranquillo e addormentato. "Solo" i cassonetti della spazzatura rovesciati, le porte delle case aperte, la sporcizia organica sparsa un po' ovunque, stonavano.

Superarono pian piano un isolato, senza emettere un suono. Entrambe, erano sconcertate.
«Qui abitava un mio amico» sussurrò Abby, indicando una casetta dai vetri rotti. Le due si scambiarono uno sguardo triste.
«Entriamo?»
La bionda annuì, e si rifugiò dietro Brianna, che prese un bel respiro e attraversò la porta d'entrata.
Un odore di uova marce impregnò le sue narici. Si mosse con cautela, l'udito in allerta tanto quanto la vista. I topi, a terra, erano decisamente pochi. Si chiese dove fosse la famiglia, dove fossero tutti, ricordando il vuoto della centrale.

Si destò solo quando un rumore sordo, proveniente dal retro dell'abitazione, giunse alle sue orecchie. Abby si nascose dietro di lei, come se fino ad allora avesse fatto altro.
«C'è qualcuno?» Brianna sperava veramente che, qualunque cosa avesse provocato quel suono, fosse viva. Perciò, con tutti i buoni propositi del mondo, avanzò lentamente.
Un ringhio animale fece vibrare l'aria, già pesante a causa del fetore. La mora si arrestò appena in tempo.
Davanti alle due fece capolino un uomo, l'equilibrio instabile, gli occhi rossi e assonnati. Fosse stato solo quello, ciò che non quadrava. I capelli erano scompigliati, i vestiti a brandelli, le gambe puntellate da lividi e piccoli tagli: senz'altro opera dei ratti. Aveva proprio un aspetto orribile.

«Signore...?» bisbigliò Abby, alla ricerca disperata di un qualunque segno di lucidità da parte dell'uomo. Egli, invece, si scagliò contro di loro.
«Via! Via!» urlò Brianna, che raccolse (letteralmente) la bionda per poi precipitarsi fuori dall'abitazione, con il mostro alle calcagna. Riuscì a lasciargli un calcio sullo sterno, con una potenza che avrebbe spaccato 2 o 3 costole a qualunque essere umano. Ma l'uomo, se così fosse possibile chiamarlo, si fermò solo per un attimo, prima di riprendere l'inseguimento. La mora lo guardò sorpresa, prima di notare, da una lacerazione della camicia, il suo petto. Sarebbe stato impossibile rompergli le costole, perché erano già tutte spaccate e attraversavano la carne, sporca di sangue ormai secco.

Brianna brandì la gamba del tavolo raccattata alla centrale con due mani, e la piantò sulla fronte dell'essere, che cadde a terra, morto o forse solo privo di sensi. Ma non volle veramente scoprirlo, perciò prese la mano di Abby per spingerla avanti, nella direzione opposta, e correre via. Gettò l'arma, piegata dal colpo e ormai inutilizzabile.

Dopo pochi secondi, un singhiozzo terrorizzato della bionda le fece notare che altri due mostri stavano avanzando nella loro direzione.
 
Brianna si guardò intorno, scorgendo un'automobile dall'altra parte della strada. «Va bene, lo confesso! La Punto rossa l'avevo rubata!» urlò a sé stessa, infilando il coltellino nella fessura delle chiavi. In pochi secondi la portiera si aprì. «Abby, entra dall'altra parte, svelta!»

Armeggiò ancora un po' con i fusibili sotto il volante, strappò dei fili ragionando su quali fossero da collegare e quali da mettere solo in contatto. L'istinto, l'esperienza e la voglia di rimanere in vita la guidarono: con una scintilla la macchina si mise in moto. Un piede sulla frizione e l'altro preposto a premere l'acceleratore, Brianna era pronta a partire. Ma la sua compagna sembrava non avere intenzione di salire sull'auto. Rimaneva ferma nel bel mezzo della strada, a fissare i due mostri ad alcuni passi da lei.

«Abby, cazzo!» gridò. «SALI!»
«È mio padre!» esclamò invece l'altra, indicando uno dei due "uomini", quasi contenta e beata nonostante si trovasse a pochi centimetri dalla morte.
 
«Merda, merda, merda!» sputò Brianna tra sé e sé. Il tempo sembrò fermarsi, mentre ragionava. Le attraversarono la mente talmente tanti pensieri che non sembrò passasse solo un millesimo di secondo. Si immaginò partire a tutta velocità, verso la salvezza. Lasciare la ragazza in balia della sua stupidità, perché, accidenti se quella ragazza era stupida. E fifona, e debole, e bellissima.
Avrebbe potuto fare come sempre, salvarsi la pelle. Cosa ci sarebbe stato, di male? Chi non avrebbe voluto salvare il proprio culo, invece che perderlo per qualcun altro? E di certo, quella ragazza non lo meritava. "Un impedimento, lei è" confermò Yoda, nella sua testa. Possibile che il piccoletto verde fosse sempre ovunque? "La cosa giusta, devi fare".

Quel fatidico millesimo di secondo era ormai trascorso. Brianna si lanciò fuori dall'automobile, spingendo indietro Abby.
Tirò un calcio al mostro più vicino, confondendolo, per poi rubare le forbici che l'altra teneva ancora in mano e piantarle nel cranio di quello che, oramai, era chiaro cosa fosse: uno zombie.
Non perse tempo e raccolse (di nuovo, letteralmente) la bionda per scaraventarla dentro l'automobile.

Non avrebbe voluto ferire quello che rimaneva del padre di Abby. Ma, veramente, non ebbe molta scelta. Le forbici si ritrovarono conficcate anche nel suo cranio, da cui tra l'altro non vennero più estratte.
Brianna si gettò infine nell'automobile, partendo a tutta velocità ancora prima di chiudere la portiera. Non si voltò, né verso gli zombie a terra, né verso la bionda, dallo sguardo vuoto e perso di fronte a sé, sconvolta da ciò che era appena accaduto.
Si convinse che, anche se Abby l'avrebbe odiata, aveva fatto la scelta giusta, salvandole la pelle.
Yoda sarebbe stato fiero di lei.
 



N.d.A. Buon pomeriggio! Mi permetto di rubarvi ancora un secondo con queste ultimissime righe.
Siamo all'ottavo capitolo, e sono davvero contenta perché finalmente le due tipette entrano nel vivo della storia, e quindi magari le vicende iniziano a presentarsi in modo un po' più interessante. Inoltre, ho superato il "blocco dello scrittore" che mi ha assalito quest'ultima settimana, perciò yeah.
Continuo a ringraziare coloro che hanno recensito o inserito la storia tra le seguite/ricordate e *wooooow* addirittura preferite. Graziegraziegraziegrazie.
Ah, capita che, in alcuni momenti, mi fissi con qualcosa in particolare, ed è per questo che ritroviamo Yoda anche in qui, non sono riuscita a resistere!
Per il resto, un bacione e un augurio di buon weekend a tutti i lettori che sono passati di qui (e anche agli altri, suvvia).
Alla prossima!
   
 
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