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Autore: _Qwerty_    04/02/2017    4 recensioni
Come dice Olivander (e il titolo!), è la bacchetta che sceglie il mago: quindi, perché non immaginare quale sia la bacchetta di molti personaggi di cui la Rowling non ci ha detto nulla?
Non scrivo da anni, ma tante storie e sogni sono rimasti nel cassetto e adesso provo a tirarli fuori con questa raccolta di one-shot dedicate a personaggi a me cari della saga di Harry Potter e alla loro bacchetta.
Rigorosamente canon, almeno nelle intenzioni, seguendo in primis libri e anche quanto scritto dalla Rowling su Pottermore.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Olivander, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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VI. Sybilla Cooman
VII


Esistono molte leggende sulle bacchette e sui loro fabbricanti, sugli alberi da cui si ricava il legno e sulle creature che possono fornire l’anima di una bacchetta, e il signor Olivander riteneva la maggior parte di esse niente più che chiacchiere superstiziose per maghi ignoranti. Forse, nell’antico, c’era del vero in quello che le leggende suggerivano, ma era una verità sottile, evanescente, che atteneva alla profondità della magia della natura, non certo un dato di fatto comprovato come quelli che si trovano nei manuali per pozioni domestiche, e men che meno da prendere alla lettera. Eppure ogni tanto capitavano clienti fortemente convinti di dover possedere una bacchetta fatta di un certo legno perché secondo loro si adattava a loro doti e qualità reali o presunte, quando invece l’incontro di un mago con la sua bacchetta per definizione ha qualcosa di imprevedibile, qualcosa che sconfessa le aspettative di entrambi e, anche per lui che ormai aveva così grande esperienza, qualcosa che sfuggiva necessariamente alla comprensione umana.
Un episodio del genere avvenne il 21 marzo del 1970, quando nella bottega di Olivander entrò un mago dai lunghi capelli rossi arruffati seguito da una bambina magra e pallida, con enormi occhiali di corno dalle lenti spesse.
“Buongiorno, egregio Olivander!” salutò il mago con voce suadente.
“Buongiorno, signori, come posso esservi utile?”
“Siamo qui per la bacchetta di mia figlia Sybilla, in questo giorno propizio, quale solo il solstizio della primavera può essere per mia figlia, che ha compiuto i fatidici undici anni dieci giorni e un dì fa, e con la protezione degli astri oggi…”
“Ah, sì, sì, certo – interruppe subito Olivander – Prego, cara, avanza e alza le braccia” e svolse il metro.
“Lei forse non sa, esimio Olivander, e ciò potrebbe causare nocumento nella ricerca della pregiata bacchetta della mia bambina, che io sono, e mia figlia di conseguenza è, nientemeno che nipote della mai abbastanza onorata Veggente Cassandra Cooman, la quale possedeva una rara e preziosa bacchetta di tiglio.”
“Ah, sì, deve avergliela fabbricata il mio bisnonno. Parliamo di almeno tre generazioni fa, no?” disse Olivander.
Era il classico esempio di cliente che vuole un oggetto ricercato e prezioso a tutti i costi, solo in virtù del nome che porta, quando invece le bacchette cercano e apprezzano tutt’altro.
“Ritengo quindi che mia figlia abbia una bacchetta di tiglio. È la prima bambina che nasce in famiglia dai tempi dei miei nonni e di certo avrà in sé il dono della Vista quale eredità di sangue!” disse con ardore il mago scuotendo i capelli rossi, Olivander notò, non esattamente appena lavati.
Ma non diciamo scempiaggini, avrebbe voluto rispondere Olivander, ma fece appello a tutta la sua educazione e cortesia per non lasciarsi sfuggire neanche uno sbuffo di fastidio.
“Vediamo subito” disse conciliante, consultando subito il metro.
Si avviò quindi a prendere alcune bacchette.
“Nove pollici, ippocastano e crine di unicorno, dolcemente flessibile.”
La ragazzina impugnò titubante la bacchetta, senza alcun effetto.
“Ma no, Olivander, abbiamo detto tiglio! Oppure legno di melo, il legno di coloro che parlano le lingue delle creature subacquee, quali noi in Cornovaglia spesso incrociamo sulle coste nelle notti di bassa marea!” continuò il signor Cooman.
Sì, certo, poi l’alloro che è il legno della gloria, la vite che ha assorbito i segreti degli antichi druidi e l’abete dei sopravvissuti alla morte… Ma mi faccia il piacere, si cacci la bacchetta su per…
“Signor Cooman, ricordo male o la sua bacchetta è in legno di noce? E non ha mai sentito il bisogno di una bacchetta diversa, no?”
“Al contrario, la mia bacchetta è perfetta, infatti dal mallo di noce ho spesso estratto arcane notizie dall’aldilà!”
Merlino mi aiuti!
Olivander conosceva vagamente la storia di Cassandra Cooman e dei suoi disgraziati discendenti. La donna era davvero una Veggente: consapevole del suo dono, aveva cercato di metterlo al servizio di chi le chiedeva aiuto, anche spostandosi in varie città d’Europa per far conoscere le sue capacità, poi si era sposata con questo Cooman dalle origini incerte della Cornovaglia e aveva avuto un solo figlio, cui aveva messo il profetico nome di Tiresias, con la speranza di trasmettergli il Dono. Purtroppo per lei, il figlio non aveva nessuna particolare Vista, se non quella per i galeoni che si potevano fare con il nome e il credito di sua madre, cosa che evidentemente gli aveva insegnato Cooman padre. Si era barcamenato imbrogliando la gente e spostandosi da una città all’altra ogni volta che veniva scoperto, tornando ogni tanto in Cornovaglia dove aveva la casa di famiglia, e aveva avuto almeno l’onestà di chiamare il figlio con un meno impegnativo Albert, il mago dai capelli scarmigliati che ora aveva di fronte, che si guadagnava da vivere scrivendo oroscopi sulla Gazzetta del Profeta.
“Sto avendo una sensazione negativa in questo momento, stimato Olivander!” rincarò il signor Cooman.
“Signor Cooman, la prego, lasci fare a me!” disse Olivander trattenendo a fatica la stizza.
Si voltò per prendere un’altra bacchetta e notò che, in effetti, fra quelle che aveva selezionato seguendo le misure prese dal metro, ce n’era una di tiglio e unicorno.
“Ecco qua: tiglio e crine di unicorno, nove pollici e tre quarti” disse con un gran sorriso.
Prima che Sybilla potesse solo toccarla, il padre esclamò:
“Su, figliola, questa è una bacchetta degna della tua ascendenza! Esegui l’incantesimo che abbiamo a lungo provato!”
Sybilla deglutì e agitò la bacchetta, con una certa sicurezza.
Wingardium leviooosa!” disse con voce inaspettatamente profonda per una ragazzina così esile.
Un paio di scatole scivolarono per terra dal bancone.
“Ottimo! La magia si manifesta! Ora solo un po’ di esercizio! Riprova, tesoro! E ricorda, è agitare e colpire!”
Prima che la ragazzina aprisse bocca, Olivander fece per prenderle la bacchetta di mano.
“Cosa fa, Olivander? – esclamò il signor Cooman – Deve solo fare pratica, ma è la sua bacchetta!”
“Non credo proprio! – ribatté Olivander, deciso a prendere in mano la situazione – E tu, mia cara, sai che ho ragione” concluse rivolto alla ragazzina.
Sybilla però arricciò il naso e fece un passo indietro per allontanarsi da Olivander, poi alzò il braccio con la bacchetta e provò ancora.
Wingardium leviooosa!”
Altre due scatole caddero dal bancone e il metro magico scivolò dalla parte opposta, per poi riemergere facendo un rumore come un sibilo rabbioso.
“Ben fatto, tesoro!” berciò Cooman padre.
Olivander strinse i pugni e trasse un profondo respiro.
“Signori miei, è mia opinione di rinomato artigiano di bacchette che questa qui presente non sia la bacchetta giusta. Tuttavia, vi chiedo una cortesia: la signorina provi tutte le bacchette che ho qui sul bancone. Sono soltanto quattro e se nessuna di esse si rivelerà migliore, acquisterete la bacchetta di tiglio.”
“E che follia è mai questa?” disse il signor Cooman.
Follia è quella di Cuffe che ti paga per scrivere merda sul Profeta, ciarlatano!
“Oh, diciamo così, solo un interesse accademico di un artigiano che ha ancora molto da imparare dai clienti che entrano nella sua bottega” rispose invece mellifluo.
Il mago guardò sua figlia, che alzò le spalle e disse soltanto con tono teatrale:
“Papà, tu sai che coloro che hanno il Dono non vengono mai creduti dagli altri: è la nostra maledizione!” e tese la mano a Olivander.
Provò una dopo l’altra le bacchette rimaste sul bancone, tentando ogni volta di eseguire l’incantesimo di Levitazione e ogni volta riuscendo a malapena a muovere di qualche centimetro una scatola.
Arrivata alla penultima, invece, l’incantesimo le riuscì perfettamente, con le due scatole che galleggiavano delicatamente a mezz’aria.
Questa volta l’esclamazione di stupore fu sincera e incontestabile.
“Direi che questa bacchetta, di nocciolo, con crine di unicorno, lunga nove pollici e mezzo, mediamente flessibile, è migliore di quella di tiglio” disse Olivander non nascondendo la soddisfazione.
Il padre era sconcertato e la ragazzina sembrava indecisa se assumere un’espressione contenta o imbronciata.
Cooman padre stava per aprire bocca, ma Olivander lo precedette:
“Quale bacchetta preferisci, cara? Quella di tiglio o questa di nocciolo?”
“Questa di nocciolo” rispose Sybilla in un soffio.
“Ben detto, figliola” rispose l’artigiano con un gran sorriso.


***

Ecco qua! Dopo il capitolo maiunagioia di Piton facciamoci due risate con Sybilla Cooman e il suo bizzarro genitore: premetto che non sono molto mio agio nello scrivere scene divertenti (e non so se questa qua lo sua davvero), ma spero di aver dato un senso di leggerezza senza eccessi. La bacchetta è quella già scelta dalla Rowling per la Cooman (vedi potterwikia) e io mi sono immaginata basandomi su quanto sappiamo di lei che tutta la storia della Vista e della celebre bisnonna veggente le sia stata inculcata fin da piccola, facendo sì che lei un po’ ci credesse davvero e un po’ se ne approfittasse con malizia, e in queste cose il confine è quanto mai labile. Olivander invece qui mostra tutta la sua abilità non solo di artigiano ma anche di autocontrollo e gestione della situazione con i clienti insopportabili e direi che si merita un sacco di complimenti!
  
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