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Autore: cOstanza    04/02/2017    1 recensioni
Una scommessa persa con il tempo.
Un amore ostacolato.
Il dolore porta al delirio

Dal prologo: Quartier Generale
Nonostante fosse abituata, ormai, a ricevere quella lettera, Hermione rimase spiazzata, come ogni volta. Il cuore sprofondò e sentì tornare a galla un vecchio dolore che cercava di sotterrare ogni giorno sempre di più. Eppure eccolo lì, di nuovo in superficie, come se non se ne fosse mai andato. E forse era così. Era un dolore che la lasciava senza fiato, senza energie, con solo il coraggio di sedersi su un divano ed aspettare che la malinconia passasse.
Seguito de "Il nemico".
Questo seguito è una storia a sé rispetto agli avvenimenti precedenti, ma consiglio di leggerli in modo da capire i personaggi e le dinamiche che hanno portato i due protagonisti a reagire in alcuni modi.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Delirium.'
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|Delirium|
 


La menzogna uccide l'amore, ha detto qualcuno.
E la sincerità, allora?

Abel Hermant
 

ф

Confessioni in un pub
 
Hermione era certa di aver visto bene. Era certissima di aver visto il viso di Draco a pochi metri di distanza dalla porta di Kingsley, ma nel momento in cui aveva sbattuto gli occhi, credendo in una allucinazione dovuta alla stanchezza, il viso -i suoi occhi- erano spariti. Ma era certa di averli visti, anche se solo sotto forma di immaginazione. Draco era presente in ogni suo pensiero, in ogni suo gesto, quindi, era molto probabile che fosse solo un allucinazione, ma comunque l'imprevedibilità di tale immagine la sconvolse. Si dovette appoggiare al muro, avvicinare la mano al petto e pregare affinché il cuore smettesse di battere all'impazzata.
I ricordi, maledetti perché arrivavano sempre nei momenti meno opportuni, avevano cominciato la loro discesa, dalla sua mente ai suoi occhi.
-Insomma, ti vuoi dare una mossa? Non posso credere che ci stai mettendo così tanto!-.
La voce di Draco le risuonò nei ricordi più forte dei suoi stessi pensieri.
-Draco, sei a dir poco insopportabile. Non hai avuto il dono della pazienza?-. La sua, invece, di voce sembrò quasi un sussurro, come se la mente volesse cercare di focalizzare la sua attenzione sul timbro e sulla musicalità della voce del giovane che l'aspettava fuori dalla porta.
-L'ho persa da quando ti ho conosciuta, Granger.-
Ricordò che sbuffò. Infilò le bretelle del vestito con una velocità impressionante, per quanto il vestito glielo concedesse. Era strettissimo, le fasciava il corpo magro alla perfezione, ma le impediva praticamente ogni movimento. Riuscì quasi per miracolo a chiudere la zip dietro la schiena, senza dover ricorrere all'aiuto dell'impaziente Serpeverde.
Per quanto sperasse di fare colpo con il suo bel vestito sul ragazzo, non si aspettava che lui fosse totalmente indifferente al suo look.
Quando aprì la porta, infatti, Draco le lanciò solo un'occhiata fugace, con le braccia conserte ed la giacca del completo nero aperta per mostrare la cravatta dello stesso colore. La guardò, ed in quel momento tutto in lei cambiò. I suoi occhi erano freddi, ghiacciati, come se avessero cancellato tutti i sentimenti che si erano giurati e rigiurati per l'eternità.
-Allora?- domandò Hermione, poggiando il palmo della mano allo stipite della porta. Si appoggiò delicatamente anche perché i tacchi dovevano ancora allargarsi. Cercò di sorridergli, per spaccare quel ghiaccio che si era creato negli occhi di Draco. Lui, senza emettere alcun suono, girò suoi tacchi e, con le mani in tasca, scese le scale verso la porta.
Hermione rimase pietrificata.
Quegli occhi indifferenti non erano cambiati.
Niente in lui era cambiato.
E allora perché sentiva che qualcosa dentro di lei era cambiato?
 
 
~
 
La mattina successiva aprì delicatamente gli occhi e capì di essere arrivata a casa grazie solo alla fortuna. Dopo aver decretato che la testa aveva cominciato a giocarle brutti scherzi, aveva deciso di correre a casa e di dormire, dimenticare il più possibile, sotterrare fino al centro della Terra quei sentimenti che si stavano riaccendendo dentro di lei. Rientrata a casa, dopo una Smaterializzazione di fortuna, si era appoggiata al muro ed era scivolata al suolo. Si era piegata le gambe al petto ed aveva cominciato a piangere a dirotto, sperando che il mondo finisse in quel momento, che la sua stessa vita finisse in quel momento. Ma il suo cuore fremette, aveva avuto un sussulto, si rovesciò nel momento in cui comparì Haleigh davanti a lei. Ed allora in quel momento, prendendo tra le braccia il simbolo dell'amore tra lei e Draco, si era ripromessa che sarebbe andata avanti come ogni volta solo grazie alla forza che le trasmettevano i suoi due figli.
Quando, quindi, cominciò a correre verso la camera della figlia per controllare il suo sonno, ringraziò il Cielo di averle dato la forza, o meglio i suoi due figli, per andare avanti. Il suo coraggio era solo merito dell'amore che provava per Ethan ed Haleigh. Senza di loro, probabilmente, la sua vita non avrebbe avuto senso.
Entrò in camera di Haleigh e alzò un sopracciglio. Accanto a lei, steso a terra, con un cuscino sotto la testa ed una coperta stropicciata addosso, Ethan stava dormendo. Si appoggiò un secondo allo stipide della porta e li osservò sorridendo.
-Tesoro...- sussurrò Hermione, avvicinando ad Ethan. Gli scosse lievemente la spalla. -Devi andare a scuola, no?-.
Ethan scrollò le spalle, facendo ricadere la mano di Hermione sulla coperta.
-Non è ancora ora, ma'.-
Hermione alzò un sopracciglio, lievemente divertita.
-Oh, invece sì. Che ci fai in camera di Haleigh?- domandò al bambino, scostando lievemente la coperta che lo copriva.
-Ma', fa freddo!- borbottò il piccolo, riprendendo il lembo del tessuto e portandolo fin sopra la sua testa.
-Ethan...- sussurrò ancora Hermione, abbassandosi sulle ginocchia. -Ti devi alzare e basta.-
A quel punto, Ethan aprì gli occhi ed incrociò quelli di Hermione. Avevano lo stesso colore di occhi, però Ethan era diverso da Hermione. Gli occhi avevano in sé la brillantezza del degno figlio di un Serpeverde. Li sgranò totalmente e si alzò a sedere.
-Mamma, io... Credo di essermi addormentato qui- mentì Ethan. Hermione sapeva che lui stava mentendo, perché ogni volta che diceva una bugia cominciava a toccarsi instancabilmente i capelli lievemente dorati.
-Ethan, non dire bugie- lo rimproverò la madre, poggiando le mani sulle ginocchia piegate.
Il bambino sbuffò sonoramente.
-Volevi controllare tua sorella, vero?- domandò Hermione. Ethan, dapprima sorpreso, annuì. Hermione, gelosa del bellissimo rapporto che avevano instaurato i suoi due bambini, lo strinse in un abbraccio.
-Ieri sera ha cominciato a piangere, dicendo cose senza senso- rivelò Ethan, stretto nelle braccia della mamma.
Hermione, impaurita, confusa, sconvolta, sciolse l'abbraccio e guardò Ethan.
-Cosa ha detto?-.
Ethan incrociò ancora una volta gli occhi della madre e deglutì.
-La Compagnia vi ucciderà.-
 
 
~
 
 
Arrivò al lavoro, trafelata, con il cuore a mille e corse all'interno del Ministero per catapultarsi all'interno dell'ufficio del Ministro.
Quando entrò, senza neanche bussare e con i capelli arruffati dalla corsa, il Ministro la osservò con attenzione.
-Hermione- disse, chiudendo un fascicolo che aveva in mano. -Cos'è successo?-.
-Voglio sapere come faceva a sapere di Haleigh!-.
-Come scusami?-.
-L'altro giorno, quando mi ha affidato il caso, dopo il cadavere di Chapman, mi ha detto "Vai a casa da Haleigh, avrà bisogno di te" ma io non le avevo detto niente di mia figlia.-
-Ho avuto una conversazione con Potter che mi ha detto che Haleigh aveva bisogno di riposo e tu eri piuttosto nervosa per la situazione.-
Oh.
-Beh- disse Hermione, portandosi una mano sulla fronte, in imbarazzo -mi scusi, mi sono sbagliata.-
Kingsley le andò vicino e le posò una mano sulla spalla, con dolcezza.
-Sei molto stanca, Hermione. Haleigh non sta bene e quindi hai anche questo peso, ma ho bisogno di te, energica e forte. C'è un assassino  da fermare. Il caso, d'ora in poi, è completamente tuo. -
Hermione alzò gli occhi verso quelli del ministro. Con decisione e senza chiedere nulla, annuì.
Aver urlato contro il Ministro della Magia era solo un segno, un segno del suo prossimo cedimento, che non era certa di poter fermare.
Quando uscì dall'ufficio, però, l'ultima cosa che voleva era proprio correre a casa o a caccia di maghi psicopatici. Doveva scoprire cosa fosse quella "compagnia" e cosa volesse da lei.
Come il giorno precedente, si rivolse verso la biblioteca e camminò con passo spedito fino all'entrata. Aprì il portone che la sigillava e fu invasa dal magnifico odore di pergamena. Fece qualche passo dentro e sentì qualcuno ridere dietro di lei.
Si voltò e vide comparire A.J.
-Non ce la fai proprio a stare senza di me, eh?- domandò lui scherzoso.
Hermione alzò le spalle, sorridendo.
-Che ci vuoi fare? Sei troppo affascinante..- rise la donna.
Vide, però, A.J. irrigidirsi e deglutire. Solo allora Hermione si rese conto di ciò che aveva in mano, un enorme volume, che sembrava reggere con enorme facilità.
-Allora- affermò A.J., schiarendosi la voce -in cosa posso esserti utile?-.
-Ho bisogno di tutti i volumi in cui si parla di una certa "compagnia"-.
A.J. alzò il sopracciglio, confuso.
-Compagnia?- domandò. Poi alzò un attimo gli occhi verso gli enormi scaffali della stanza e scosse la testa. -Nell'inventario non c'è alcun volume che parli di questa compagnia.- Posò il volume su uno scaffale lì vicino e si diresse verso un altro. -Forse potresti cercare in Storia della Magia.-
-Lo conosco a memoria da quando ho dodici anni e ricordo che non vi è alcun accenno a questa "compagnia".-
A.J. si girò di scatto verso di lei.
-Dodici anni?- domandò scandalizzato.
Hermione strinse le braccia al petto.
-Ero un piccolo genietto- rivelò con voce molto bassa, con le guance rosse per l'imbarazzo. Odiava tornare indietro con i ricordi fino a quei momenti, perché portavano la sua mente a giocarle brutti scherzi. Degli scherzi che indossavano la divisa dei Serpeverde. Ogni volta che qualcuno nominava Hogwarts, Quidditch le tornava in mente il Serpeverde.
Diciamo la verità, Hermione, si ripeteva ogni volta, a te ogni cosa fa pensare a Draco.
Draco...
-Hermione?- domandò la voce lontana di A.J.
Scuotendo dolcemente la testa, ritornò al presente.
-Trovato?- chiese lei.
Si girò intorno e non lo vide. Poi notò i suoi capelli spuntare da uno scaffale e allora lo raggiunse. Lo vide aleggiare vicino al soffitto, per giungere fino allo scaffale più alto.
Hermione lo guardò e rise.
-Che c'è?- la interpellò A.J., curioso della sua risata.
-Sei buffissimo con tutti i capelli dritti! Sembri...- incrociò le braccia e mosse la testa da un lato-...più alto!-.
-Davvero?- scherzò l'altro. -Non l'avrei mai detto da tre piani d'altezza!-.
Hermione gli sorrise.
-Comunque, per quanto io possa sembrare ridicolo così...-.
-Sembra che un cammello ti abbia leccato i capelli.-
A.J. si rivolse verso di lei con un sorriso sghembo.
-Sono sempre molto affascinante anche così sospeso per aria e con i capelli dritti.-
-Ah, non lo metto in dubbio- si lasciò sfuggire Hermione, arrossendo subito
dopo.  Era convinta di averlo detto a bassa voce, ed invece A.J. allargò le sue labbra in un grosso sorriso.
Le fece un cenno con la mano.
-Dai, raggiungimi, così ti faccio vedere una cosa interessante.-
Hermione fece qualche passo in avanti timorosa. Conosceva bene quell'incantesimo. Produceva come una corrente d'aria che alzava il corpo fino ad una certa altezza, e lei aveva cominciato ad avere paura dell'altezza. Non si ricordava da quando, da quando per la prima volta aveva provato la sensazione di cadere nel buio più totale, però di certo quella piccola altezza non le avrebbe impedito di raggiungere A.J. o qualsiasi volume  sulla "compagnia".
Fece un altro passo avanti e, delicatamente, fu sollevata fino all'altezza di A.J. Si sentì cadere in avanti, come se qualcuno l'avesse spinta, e si appoggiò al petto di A.J.
-Sei un'imbranata, lo sai?- disse scherzando il giovane.
Con un solo movimento fluido, Hermione alzò lo sguardo, incrociando il viso di A.J.
Si odiò. In quel momento, Hermione ricordò lei da piccola, sul letto, intenta a sfogliare le pagine del libro delle fiabe, nel quale la bella principessa veniva salvata dal bel principe, che incantato dalla sua bellezza, le regalava un bacio passionale mentre la stringeva tra le braccia. Hermione, per quanto piccola, invidiava quello sguardo che anche i suoi genitori si scambiavano. Per molto tempo, lo aveva riservato solo all'amore della sua vita. Ora, in quelle braccia che erano nuove per lei, incrociò gli occhi di A.J. e fu tutto come se fosse un nuovo inizio.
Più velocemente che poteva, cercando di fermare i battiti del proprio cuore, Hermione si allontanò poco da A.J. e gli sorrise, sarcastica.
-Mai quanto te, signor casco con il sedere per terra.-
-Touché- proclamò A.J. alzando le braccia in segno di resa. Poi si girò verso lo scaffale ed indicò un libro. -Questo potrebbe contenere qualche accenno ad una certa compagnia, ma non mi ricordo se c'è scritto molto.- Mosse la bacchetta verso il libro e lo fece levitare fino al tavolo in basso. Allora, A.J. eliminò la corrente d'aria e caddero delicatamente sul suolo.
Hermione si girò subito verso il volume e si avvicinò al tavolo. Velocemente mosse la bacchetta e aprì il libro. Era un semplice manuale di storia della magia, molto diverso da quello che aveva sfogliato avida prima dell'inizio della scuola. Diede un occhiata rapida a circa ogni paragrafo di ogni pagina e alla fine sussultò, osservando un articolo.
-Hai trovato qualcosa?- domandò A.J. comparendo al suo fianco.
-Si.- Si schiarì la voce, cercando di mascherare i battiti spaventati del suo cuore. -"La Compagnia, detta anche la Setta, fu creata intorno al 1500, quando il mondo Babbano, notando dei segni di magia, cominciò a portare avanti la cosidetta "caccia alle streghe". In questo momento di grave crisi per il mondo magico, in segreto, un gruppo di ribelli, guerrieri e maghi, si era riunito per combattere contro quegli uomini che uccidevano le donne accusate di essere streghe, sulla base di motivazioni a volte inesistenti. Erano spietati, pieni di sé, convinti che portare avanti quella guerra era il loro destino. Massacravano e uccidevano ogni Babbano che incontravano nelle vicinanze di un'esecuzione. Il gruppo era ristretto a pochi elementi. Quando il Mondo Magico venne a conoscenza dell'esistenza di questo gruppo di ribelli-eroi, molti, convinti anch'essi che la razza predominante dovesse essere quella magica, cominciaro ad unirsi alla Compagnia. In pochi riuscirono ad entrare, e molti perivano cercandoci. Alla fine, con il passare del tempo, la storia venne fatta tacere, a causa del rapporto già deteriorato tra Mondo Magico e Mondo Babbano. Da quel momento, nessuno seppe più della Compagnia, eccetto i pochi che ancora ne fanno parte.
"1832, Gerald Kipling."-.
-E' un grande storico- commentò A.J. a fine lettura.
-Io non ho mai sentito parlare della Compagnia- affermò Hermione, scuotendo forte la testa. -Conosco bene Kipling, ma non ha mai trattato di argomenti del genere. E poi, questo testo è solo un piccolo approfondimento sulla caccia alle streghe. Non fa neanche parte di un volume. E' come se qualcuno lo avesse intervistato chiedendogli cosa ne pensasse della caccia alle streghe.-
-Fatto sta che, a quanto pare, il caro Gerald è morto.-
Hermione annuì.
-Circa una decina di anni fa..-.
A.J. sgranò gli occhi.
-Ma questo libro è stato testo è stato scritto più di un secolo fa!- commentò sconcertato.
-Era amico di Flamel- disse Hermione alzando un lato della bocca, divertita.
A.J. la guardò un istante, battendo gli occhi. Poi, li rivolse di nuovo verso il libro.
-Ma a cosa ti serve sapere cos'è la Compagnia?- domandò.
Hermione, punta, si girò verso di lui e trattenne il fiato. Dirgli che questa Compagnia aveva minacciato di ucciderla equivaleva a rivelargli gran parte delle sue preoccupazioni, dei suoi pensieri. L'ultima cosa che voleva era un altro estraneo nella sua mente.
-Niente- sussurrò Hermione -Ricerca personale.-
-Stai scrivendo un libro su quanto le donne siano state perseguitate nel corso della storia? Non ti facevo così femminista- affermò A.J. poggiandosi sul tavolo con le mani dietro di sé.
-Non mi conosci abbastanza bene, per poterlo dire.-
-Mi piacerebbe molto farlo..- mormorò delicatamente A.J. senza staccare lo sguardo da Hermione.
Ella alzò i suoi occhi di colpo e per la seconda volta incrociò quelli di A.J. Non aveva mai notato quanto fossero luminosi.. Anzi, non aveva notato affatto i suoi occhi. Era ben concentrata a guardare il pavimento di fronte a lei la maggior parte delle volte che lo incontrava, anche se ancora non capiva bene il perché. All'inizio, perché lo odiava così tanto da non permetterle di fare altro. Poi, dopo le sue scuse, per paura di affrontare quello che le stava accadendo dentro.
Che le stava accadendo?
Prese il coraggio e gli sorrise. Doveva essergli riconoscente. In qualcuni momenti, negli ultimi tempi, si era sentita veramente sola. Lui, per quanto solo con un sorriso o una battuta, era riuscito a non farla pensare, semplicemente ad essere una persona diversa, non quella giovane donna con due figli, una vita da mandare avanti ed un cuore spezzato.
-A cosa stai lavorando ultimamente?- domandò all'improvviso A.J. interromperndo il silenzio imbarazzante che si era creato.
-Un caso di pluriomicidio. Un pazzo tortura ed uccide vecchi Mangiamorte. Le solite vecchie cose..-. Cercava di scherzare, ma se c'era una cosa che la preoccupava, oltre Haleigh, era colui che aveva deciso di fare piazza pulita di vecchi disertori.
-Hai bisogno di una mano? Per quanto adori la biblioteca, stare sul campo sarebbe emozionante. E poi sono un asso nell'indovinare l'assassino nei romanzi gialli!-. La voce solare e squillante di A.J. fece sorridere Hermione.
Per una volta, si disse, conviene infrangere le regole.
-Stasera hai da fare?-.
 
 
~
 
 
Il pub era pieno di gente, ideale per passare un po' inosservata. Ne aveva veramente bisogno. Aveva lasciato Ethan e Haleigh a casa con Ron e Virginie, che si erano assicurati di badare a loro e di chiamarla in ogni caso.
Seduta al bancone, con una birra in mano, aspettava A.J. Non che quello fosse un appuntamento -era solo qualche ora di straordinario da annotare-, ma era comunque nervosa. Erano secoli che non stava da sola con un uomo che sembrava mostrarle un certo interesse e, in tutta onestà, ne era estramamente lusingata. Era stanca di aspettare, di avere il cuore spezzato, di vivere nel bel ricordo di Draco. Ora anche pronunciare il suo nome o anche solo pensarlo non le faceva più venire le fitte allo stomaco, o almeno così continuava a ripetersi.
Quando A.J. entrò nel locale, con una giacca di pelle nera, dei jeans scuri e una semplice t-shirt, Hermione lo osservò bene, salutandolo. I suoi capelli castani e i suoi occhi chiari sembravano quasi brillare alla luce dei neon del locale. Gli occhi di A.J. la cercarono e, quando finalmente la individuò, agitò la mano in segno di saluto e si avvicinò. Si mise seduto accanto a lei.
-Buonasera, capo-.
Hermione ridacchiò.
-Ti prego, non mi chiamare così. Non sono il tuo capo.-
-Beh, mi permetto di dissentire. Dopo che hai parlato con Kingsley per permettermi di entrare nella squadra, lo sei.-
Hermione abbassò lo sguardo sul bicchiere, in imbarazzo.
-Avevo bisogno di una mano..- Sospirò. -Non posso farcela da sola.- Era riferito più a sé stessa che ad altri. Ed era vero. Da sola, non sarebbe andata da nessuna parte. Troppi problemi su troppi fronti e nessuno che potesse davvero aiutarla. Invece, A.J. sembrava essere perfettamente in sintonia con lei, lo stesso amore per i libri, per le risate e per la vita.
-E io sono qui per questo.- A.J. ordinò una birra, ne bevve un sorso e poi le sorrise. -Allora, come mai qui, in un pub, per un indagine di omicidio?-.
Hermione, prima di affrontare il tutto, assaporò un lungo sorso di quella bevanda scura e sospirò.
-Kingsley oggi ha chiamato la moglie di Alexander Chapman, l'ultimo Mangiamorte assassinato e lei ha acconsentito a vederci, a condizione però che fosse un luogo lontano dal mondo magico e pieno di gente. Quale posto migliore della "Taverna di Re Artù" per condurre un interrogatorio?- disse Hermione, sghignazzando, indicando il locale.
-Sembra quasi.. magico..- ammise A.J. guardandosi un po' intorno.
Hermione deglutì, ricordando di averlo definito allo stesso modo, con Draco.
-Si- sussurrò impercettibilmente. -Lo è.-
Quando A.J. si voltò a guardarla, lei asciugò furtivamente delle lacrime che erano scese sul suo viso e sorrise. Poi indicò una donna seduta da sola su dei divanetti, con lunghi capelli ricci e una carnagione ambrata. Teneva in mano un bicchiere e lo guardava, triste.
-E' lei. Annabeth Chapman, nata Frenk. I suoi genitori erano Mangiamorte, ma sono morti prima del ritorno di Voldemort.-
A.J. la guardò, assimilando queste informazioni, bevve l'ultimo sorso di birra, posò la bottiglia sul bancone e si alzò.
-Andiamo a parlarci-.
Hermione lo fermò con una mano.
-Ricordati, ha appena scoperto di aver perso il marito.-
A.J. alzò le mani, come in segno di resa.
-Sarò delicato.-
Hermione sospirò, scuotendo lievemente il capo, posò il bicchiere e si avviò insieme al ragazzo verso la donna. Quando arrivarono vicino a lei, Hermione colse bene lo sguardo della donna. Aveva gli occhi marroni, velati da leggere lacrime, sopra delle occhiaie vivide, dovute alle molte ore di pianto.
-Annabeth?- domandò dolcemente.
Gli occhi delle due donne si incrociarono, e Hermione si immobilizzò. Avevo lo sguardo di una donna che aveva perso tutto, che non era veramente presente in quel pub, che ancora credeva di avere al proprio fianco il suo amato. Aveva lo sguardo che Hermione aveva visto spesso nello specchio del bagno.
-Si, lei è la signorina Granger, del Ministero?- chiese a sua volta la donna, a voce bassa.
-Si, le dispiace se ci diamo del tu?-.
Annabeth tirò su con il naso, e annuì.
-Come preferisci.-
Hermione si sedette di fronte a lei, seguita da A.J.
-Lui è A.J., mi aiuta nel caso.-
-Molto piacere- affermò il ragazzo sorridendo.
-Si è aperta un indagine sulla morte di mio marito?- domandò la donna.
-Ci sono stati altri omicidi. Altri ex Mangiamorte..-.
-Alex non lo era più da molto tempo.- Annabeth sospirò. -Erano ormai dieci anni che non lavorava più per il Lato Oscuro.-
-Non siamo nel mondo di Star Wars- sussurò A.J. in modo che solo Hermione potesse sentirlo. A fatica, la giovane riuscì a trattenere le risate.
-Chi altro è stato assassinato?- domandò Annabeth, trattendo un singhiozzo.
-Cecil, Cavendish e Lennox. Tuo marito era in contatto con loro, o con qualcuno che faceva parte dei Mangiamorte?- domandò Hermione, posando i gomiti sul tavolo.
La donna sembrò rifletterci su qualche istante, poi scosse forte la testa.
-Alex non sentiva più nessuno. Aveva quasi smesso di usare la magia. Voleva che impedissi ai nostri figli di frequentare Hogwarts. Sai, abbiamo avuto tre bei gemelli, Ashley, Tobias e Mattew.-
-Non immagino che dolore il parto!- affermò Hermione, cercando di entrare più in intimità con la donna davanti a sé. Sembrava scossa, sola, ma incredibilmente forte. Era quasi certa che sarebbe riuscita ad allevare anche da sola i suoi bambini.
-Parto cesario, e abbiamo risolto il problema- disse sorridendo Annabeth, con gli occhi lucidi. -Alex non ha abbandonato la mia mano neanche per un secondo..-. Tirò di nuovo su con il naso e si voltò verso la sua borsa per prendere un fazzoletto. Si asciugò gli occhi e il naso. -Era l'uomo più dolce del mondo, sapete? Così attento ai figli, li faceva giocare, non si è perso neanche un attimo della loro infanzia..-.
Hermione si morse il labbro. Era terribilmente, assolutamente, inevitabilmente invidiosa. Avrebbe voluto che anche Draco fosse stato così presente..
-Annabeth, non puoi dirci nulla che può aiutarci con il caso?- domandò A.J. interrompendo il flusso dei suoi ricordi.
La donna si interruppe e tornò a pensare. Poi, i due videro negli occhi della donna accendersi una certa luce.
-Mio marito riceveva strane lettere. Almeno una volta al mese, se non anche ogni settimana, da diversi anni. Inizialmente non ci avevo fatto caso, pensavo fossero lettere dei suoi genitori. Non ci parlava ormai più da quando aveva disertato e loro non lo avevano seguito. I suoi erano rimasti con il Signore Oscuro e allora lui aveva deciso di non rivolgere loro mai più la parola. Ogni volta che arrivavano le gettavano nel fuoco. Poi, però, una volta l'ho sentito imprecare davanti al caminetto. Diceva che non si sarebbe mai unito a loro, che erano assassini e mostri e non avrebbe mai messo in pericolo la nostra famiglia. Non capivo il perché dovesse essere così preoccupato di far conoscere i nipoti ai nonni. Allora, qualche giorno dopo sono andata a prendere io la posta e ho trovato un'altra lettera indirizzata a Alex. Non era la calligrafia di nessuno dei due genitori. Allora, l'ho nascosta e poi l'ho letta di nascosto. Ma è successo anni fa...-.
-Ti prego, cerca di ricordare. Ogni dettaglio può essere importante.-
Annabeth si morse il labbro, pensierosa. I suoi occhi, ora, non erano più velati, ma brillavano di una luce del tutto nuova. Determinazione.
-Diceva qualcosa a riguardo di una specie di confraternita, credo, qualcosa che richiedeva assolutamente il coinvolgimento di Alex perché era un vecchio Mangiamorte. Mi ricordo di essermi molto arrabbiata, sono corsa da lui e quando mi ha visto con quella lettera in mano, me l'ha strappata e l'ha buttata nel fuoco. Ha detto di non provare mai più a leggere una lettera del genere. Era così infuriato che, non lo so, non sono riuscita a chiedergli cosa fosse. Lui poi mi ha abbracciata e...-. Una lacrima scese sul suo volto e lei l'asciugò in fretta.
-Non ricordi niente di quella lettera?- domandò A.J.
-Mi ricordo... Mi ricordo che gli chiedevano di raggiungerli in un pub, a Londra-.
-Quale pub?- chiese ancora A.J.
Annabeth guardò Hermione.
-Questo. La taverna di Re Artù.-






 
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Spazio autrice:
Sono tornata. Non ci sono altre parole per dirlo, altri modi per esprimere la mia gioia. SONO TORNATA!
Ho finalmente un computer che mi permette di scrivere (cosa che in questi tre anni di assenza mi molto pesata, non poter scrivere), e qualche ora libera dallo studio. Ho finito il liceo ed iniziato l'università, che non mi ha permesso di continuare a scrivere, quindi mi scuso con CHIUNQUE avesse iniziato le mie storie e poi all'improvviso si fosse ritrovato senza continuo. Se vi siete sentiti abbandonati, non era mia intenzione. Assolutamente!  :D
Vi chiedo immensamente scusa, scusate, scusate, scusate :(

Tornando alla storia, ah. Mi sono mancati i miei personaggi, la mia storia, la mia immaginazione. Questa Hermione sempre più confusa e sempre più coinvolta nel caso dei Mangiamorte, non sono per motivi lavorativi.
E il peggio deve venire.
A.J. sempre più presente, sempre più vicino, un nuovo pensiero.
Questo caso che sembra non avere un verso senso.
Insomma, un bel casino!

Voglio lasciare a voi, per chi leggerà, le impressioni, sperando che alcuni di voi ancora abbiano voglia di leggere i miei piccoli racconti.

Vi ringrazio in anticipo,
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

C.
   
 
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