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Autore: TheSwagMastah    04/02/2017    5 recensioni
Non può importarmi davvero, non l'ho mai incontrato, era solo un gioco, solo uno stupido gioco.
Le sue dita scorrevano sul cellulare, la sua chat aperta, offline.
Chissà con chi era. O cosa stava facendo.
Perché gli importava?
*YOONMIN*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il letto di Jimin cigolò quando quest'ultimo si gettò sopra di peso.

Si mordeva le labbra a sangue, pur di non far uscire nessun suono, non voleva che i suoi genitori salissero a controllare.

Le sue orecchie fischiavano, e gli facevano male.

Sarà per il viaggio in treno? O per le sue stesse urla?

Non poteva averglielo fatto, non lei.

Lui.

Aveva urlato.

Lo aveva spinto via con forza, sgranando gli occhi e con il cuore a mille.

Gli aveva detto che era un pazzo, che lui non lo conosceva. Gli aveva detto di scostarsi perché stava aspettando una persona importante.

Poi aveva notato le lacrime sul suo viso.

"Tu....tu sei".

Il ragazzo biondo davanti a lui aveva annuito, continuando a singhiozzare.

Jimin aveva provato a indietreggiare, ma aveva finito solo per schiacciarsi ulteriormente contro la colonna dietro di lui.

"No. No, non sei tu" aveva sussurrato, incapace di muoversi.

L'altro semplicemente lo guardava, alzando le mani in segno di resa.

Ed era lí che aveva gridato. Gli aveva gridato contro che lo odiava, che era un pezzo di merda, che non si meritava una persona come lui.

E tante altre cose alle quali non vuole nemmeno ripensare.

"Mi aveva detto di amarmi, perché mi ha mentito?"

Non lo poteva sopportare.

Non aveva potuto dare il suo cuore alla prima persona che passava, non doveva fidarsi.

Jungkook gli aveva detto che era un ingenuo, Taehyung che era troppo buono e innocente per poter vedere del cattivo nelle persone.

In un impeto di ira prese in mano il cellulare, le lacrime a impedirgli bene la visuale.

"Dimmi almeno chi cazzo sei, merito di sapere come si chiama lo stronzo che mi ha spezzato il cuore" scrisse di getto, ormai non aveva piú niente da perdere.


Pochi minuti dopo, seppur inaspettata, arrivò la risposta.


"Mi chiamo Min Yoongi".


Cosí freddo, com'era possibile che fosse stato capace di fargli questo?


Aveva preso in giro un ragazzino, si era divertito, lo aveva fatto andare fino alla sua città per poi dirgli "era tutta una cazzata, sono un ragazzo".


Voleva solo chiedergli il perché.


Che motivazione poteva avere se non quella di essere uno psicopatico, di avere un qualche problema sociale.


Sentí il telefono vibrare.


Guardò la chat, aveva cambiato sia nome che foto su quello stupidissimo sito.


Min Yoongi, maschio, 19anni, Daegu.


Vide una nota vocale.


No, non doveva, non voleva ascoltarla.


Doveva bloccarlo prima che fosse troppo tardi. Doveva chiudere quel capitolo e cancellare quello stupido sito.


Come se gli leggesse nel pensiero il biondo gli scrisse un messaggio. 'No, aspetta'.


Min Yoongi sta scrivendo.


Jimin continuava a guardare la chat, con il cuore in gola.


Erano passati due minuti.


5.


7.


Continuava a scrivere.


"Prima di bloccarmi ascoltala, l'ho scritta per te. Hai tutto il diritto di odiarmi, cosí come io ho quello di continuare ad amarti. Addio Jiminie, spero che un giorno mi perdonerai".

Perdonarlo? Perdonarlo?!


Al piú piccolo scappò una risata sarcastica, che venne subito sostituita da dei singhiozzi nervosi e un pugno tirato al cuscino.


"Non ti perdonerò, mai. Addio Min Yoongi". Scrisse di getto, prima di bloccare il ragazzo, vedendo cosí la sua foto diventare un cerchietto bianco e vuoto.

Si sentí piú vuoto pure lui, al solo pensiero che fosse bastato un solo giorno a distruggere il suo cuore e a cambiare la sua vita.

In peggio.


**************


Yoongi vide la nota audio rimanere blu, e la foto del suo, ormai ex, sparire.

Se l'aspettava.

Chissà cosa penserà di lui.

Magari che é solo un gay pervertito che cerca di adescare ragazzini etero e perdipiù minorenni.

Sospirò.

Jimin era troppo puro, e lui lo aveva rovinato.

Si sarebbe di nuovo fidato di qualcuno? Il cuore del ragazzo era spezzato quanto il suo?

Il biondo sperava che l'altro lo odiasse almeno quanto lui odiava sé stesso.


Odiandolo avrebbe potuto dimenticare.


Quindi Yoongi non l'avrebbe dimenticato.


***************


Nemmeno tre settimane dopo la loro rottura Jimin aveva smesso di entrare in quello stupido sito di incontri.

Voleva staccarsi, ma allo stesso tempo non voleva farlo.

Yoongi era bloccato, sí, ma le chat erano ancora lí. Compresa quella nota audio che non aveva ancora ascoltato.

No, non lo aveva perdonato.


Si era solo abituato alla sua assenza.

Forse.

Lo aveva sbloccato per un paio di minuti un giorno, solo per vedere la sua foto.


I capelli, ora color argento, incorniciavano un viso apparentemente tenero e innocente.


Tutte cazzate, quel ragazzo era stato il demonio, altro che dolce e innocente.


Ma Jimin non era riuscito a trattenersi dal farne lo screenshot.


********************


Yoongi si era sentito estremamente stupido.


Semplicemente si era svegliato quel giorno, aveva preso il primo treno, ed era partito per Busan, ritrovandosi davanti al liceo di Jimin.


Non voleva fermarlo o parlargli, no, voleva solo vederlo all'uscita, anche per soli due minuti.


Tanto non lo avrebbe riconosciuto no?


E anche se lo avesse fatto si sarebbe guadagnato una scenata e magari uno schiaffo, idea che non disprezzava poi cosí tanto, pensando che comunque lo avrebbe visto.


Era seduto su un muretto in disparte, poco fuori dal cortile della scuola. Una grande sciarpa gli copriva il viso fino agli occhi, e i suoi piedi dondolavano ritmicamente, un po' seguendo la musica che ascoltava tramite le cuffiette, un po' per il nervosismo.


Vide i primi studenti farsi strada fuori dalla scuola. Tolse una cuffietta.


Una testolina nera a lui conosciuta uscí dal cancello.


Riconosceva Jungkook, l'amico di Jimin.


Quindi anche lui doveva essere vicino.


Quel viso paffuto e dai lineamenti dolci era estremamente comune, ma non per Yoongi.

Lo avrebbe riconosciuto ovunque.


Sorrise vedendo che anche Jimin sorrideva, a quanto pare stava bene, anche senza di lui.


Quell'ultima realizzazione gli fece provare una stillettata di dolore al centro del petto, ma Min scosse la testa come per scacciarla via. Non poteva permettersi di essere egoista con l'unica persona che lo aveva amato in vita sua.

E soprattutto che lo avesse amato.

****************


Lo zucchero non ne voleva davvero sapere di sciogliersi, così Taehyung continuava a girare il cucchiaino nella tazzina con fare impaziente.

"Farai schizzare tutto fuori, hyung!" Si lamentò Jungkook storcendo la bocca.


Il maggiore sembrava non ascoltarlo, troppo assorto nel suo caramel macchiato.


Un leggero sbuffo gli fece sollevare lo sguardo.

"Ancora quel sito Jiminnie?"

Il moro annuì.

"Ha cambiato di nuovo foto?" Continuò.

Jimin annuì di nuovo.

"Dai, faccela vedere!" Esordì improvvisamente Tae, facendo sussultare gli altri due dallo spavento.

Il moro si premette un dito sulle labbra, intimando all'amico di fare silenzio. "No, e smettila di urlare".

"Dai, per favore, così se lo vedo potrò spaccargli la faccia!" Tentò nuovamente agitando un pugno per aria.

Jungkook sbuffò ironico. "Ma se basta un soffio per stenderti!"

"Hey, guarda che sono un tuo hyu-"

"Va bene, ve la faccio vedere" li interruppe Jimin, passando ai due il telefono.

Jungkook fece una smorfia di disapprovazione. "Non é male, ma non é il tuo tipo, no, affatto".

Il moro scattò in piedi come una molla "é ovvio che non sia il mio tipo, le ragazze sono il mio tipo!" Esclamò.

"Io l'ho già visto" disse Tae, lo sguardo fisso sul telefono e la bocca socchiusa.

"Non é possibile perché vive a Daegu e..."

"No, io l'ho visto, ne sono sicuro" proseguì ancora guardando il telefono come in trance. "Fuori da scuola. Almeno tre volte".


"Scherzi? Non può essere lui, non ha motivo di venire davanti a scuola".

"Forse vuole solo vederti" fece spallucce il suo amico.

"Non ha senso, non gli importa di me!" Jimin iniziava ad alterarsi di fronte alla reazione dell'amico.

"Già non gli importa, continua a usare quel sito di incontri, fregando qualche altra persona magari, posta selca in continuazione!" Intervenne Jungkook.

"Magari lo fa perché spera che tu le guardi".

"Adesso basta" Jimin si alzò con fare calmo, ma i suoi occhi lucidi non sfuggirono a Taehyung.

"Jiminie, io non volevo dire niente di sbagliato ma-"

"Tranquillo Tae, ho solo bisogno di andarmene adesso, okay?" Disse congedandosi con un sorriso tirato.

Tae guardò Jungkook con aria tremendamente colpevole.

Il minore circondò la sua spalla con un braccio. "Non hai fatto niente di male, é solo che ci soffre ancora molto, e non vorrei che si illudesse".

Taehyung annuì senza rispondere, prima di afferrare la tazza con il cappuccino ancora fumante lasciato dal suo amico.

Lo bevve tutto d'un sorso, girandosi poi nuovamente verso l'altro. "Se torna fuori da scuola distrai Jimin per un po'? Voglio parlarci".

Jungkook alzò gli occhi al cielo prima di baciargli via i baffi di schiuma lasciati dal cappuccino. "Quanto sei testardo, Tae".


**************


Yoongi si trovava per l'ennesima volta davanti a quella maledetta scuola.

Il sorriso di Jimin gli creava dipendenza, non poteva farne a meno per troppo tempo.

Gli studenti iniziarono a uscire, e il ragazzo dai capelli grigi alzó un poco la testa, come al solito, per essere sicuro di non perderselo.

Mentre faceva scorrere lo sguardo sulla fila di studenti, peró, un paio di occhi si agganciarono ai suoi.

Taehyung. Lo aveva riconosciuto dalle foto che Jimin gli mandava.

E sembrava averlo riconosciuto anche lui dato che sembrava avanzare verso la sua direzione.



**************


Se i cinque mesi dopo la rottura erano sembrati lentissimi a Jimin, per Yoongi erano stati un inferno.

Lui non è una di quelle persone che si buttano giù e sono tragici, semplicemente aveva continuato a fare ció che faceva sempre.

Studiava, preparava i suoi progetti, usciva con Hoseok e componeva le sue canzoni, con il massimo impegno, come sempre, per non pensare.

Ha provato piú volte a togliersi Jimin dalla testa.

Ma non puó piú fare a meno di chiedere a Tae come sta e cosa fa. Se continuava a sorridere facendo sparire i suoi occhi, e se andava bene a scuola.

Quel giorno Taehyung gli aveva ripetuto come sempre che Jimin stava bene.

Ed era felice.

Con la sua nuova ragazza.


***************


Jimin controlló il cellulare mentre correva, rischiando quasi di inciampare per strada.

Era in ritardo, come al solito. Tae e Kookie l'avrebbero ucciso.

Spinse la porta del bar che fece un tintinnio, mentre cercava di riprendere fiato e rendersi presentabile.

Nel loro solito tavolo non c'erano solo i suoi due migliori amici, come si aspettava.

C'era una terza persona, che in quel momento lo fissava intensamente.

Min Yoongi era lì.

Si sentiva tradito, stupido, voleva solamente andarsene sbattendo la porta, ma per qualche ragione inizió ad avanzare verso i tre.

Non riusciva a staccare gli occhi dal piú grande.

Lo vedeva quasi impassibile, con un'espressione indecifrabile, mentre continuava a fissarlo come per leggergli l'anima.

I suoi amici ammutolirono improvvisamente.

"Non volevamo ingannarti Jimin, ma pensiamo che ci siano cose che debbano essere chiarite una volta per tutte. Per il bene di entrambi. Per farti andare avanti." Inizió Jungkook cauto.

"Sappiamo che non sei felice, e vogliamo che tu lo sia" sbottó Taehyung con lo sguardo piú colpevole del mondo e gli occhi lucidi.

Kook gli strinse la mano sotto il tavolo.

"Non fare il testardo, so che ne hai bisogno, dopo andrà tutto meglio. So che hai un milione di domande in testa. Hai la tua occasione per porle e metterti il cuore in pace. Una volta per tutte". Disse il minore pacato.

"Spero che non sia una sceneggiata per..." Inizió Jimin, venendo subito interrotto.

"Non ho intenzione di fare scenate pietose o di implorare il tuo perdono, so che sarebbe inutile. Voglio solo che tu sappia tutta la verità" concluse Yoongi.

Sapeva esattamente a cosa stava pensando, ancora prima che lo dicesse.

Come sempre.

Come prima.

La sua voce graffiante e bassa stonava terribilmente con quel viso così delicato.

Jimin si sedette al tavolo senza dire una parola, mentre gli altri due si alzarono e andarono via accennando un saluto.

Il momento di silenzio che seguì fu piuttosto imbarazzante.

Jimin continuava a giocherellare con il menú, sentendo gli occhi di Yoongi su di lui.

Alzó lo sguardo per un secondo, incontrando due vortici neri.

Tutte le domande che voleva porgli scomparvero immediatamente.

"Forse vorresti chiedermi come mai ho creato un profilo falso con nome e foto di una ragazza.. " inizió il maggiore titubante.

Il moro annuì, senza guardarlo negli occhi.

"Ti diró la pura verità per quanto stupida possa essere. Io e Hoseok ci divertivamo semplicemente a prendere in giro depravati. Poi mi hai contattato tu, e non sono piú riuscito a smettere di parlarti. Ho fatto una cazzata."

"Quindi non sei un maniaco gay che approcia minorenni?"

Yoongi sbuffó una risata sarcastica. "No, hai solo due anni meno di me Jimin, e non ero lì per approciare nessuno".

Il suo nome pronunciato da quella voce gli faceva sentire uno strano blocco alla bocca dello stomaco.

"Sei gay?" Chiese il moro, pentendosi subito dopo della troppa confidenza che si era preso.

Al diavolo la confidenza, era lui la vittima in tutto ció.

"Sono bisessuale" rispose l'altro facendo spallucce.

"Su cosa hai mentito esattamente?" Ormai tutte le domande gli erano risalite come un vulcano in piena esplosione.
"Sul nome e sul sesso".

"Sei davvero all'università?"

"Sì"

"Perchè non me l'hai detto subito?"

"Perchè quando mi sono reso conto della cazzata che avevo fatto ero già innamorato di te, non volevo perderti" snoccioló schietto.

"Perchè mi hai baciato?"

Yoongi perse per un secondo la sua impassibilità e arrossì quasi impercettibilmente.

"Ho sempre voluto farlo, e quella sarebbe stata la mia unica occasione" rispose aggiustandosi la frangia argentata che copriva parzialmente i suoi occhi.

"Avresti potuto chiedermi il permesso, magari non sarei stato d'accordo" sputó acido Jimin.

Yoongi ridacchió.

"I baci non si chiedono. Non sembravi così dispiaciuto prima di scoprire che sono un ragazzo".

Jimin abbassó la testa.

Riconosceva in tutte quelle frecciatine il modo di comportarsi della sua ex ragazza virtuale.

Doveva credere al fatto che non avesse mentito su altro?

Yoongi guardò l'orologio.

"Sto per perdere l'ultimo treno, Jimin, mi dispiace di dovermene già andare. Volevo solo dirti che sono davvero felice di quanto tu sia cresciuto in questo poco tempo. Sei riuscito a maturare e farti valere, restando comunque te stesso. Ti ammiro. E sono contento per te"

Vide per la prima volta il suo sorriso.

Era sinceramente felice.

"Non ti chiedo scusa, perché so di essere imperdonabile. Ma se tu mi dicessi di chiederti scusa un milione di volte per essere perdonato, io lo farei."


Il maggiore disse questo mentre si apprestava a mettersi la sciarpa intorno al collo con fare frettoloso.


Pagò la consumazione di entrambi, e uscí dal locale facendo un ultimo cenno con la mano a Jimin.


Il moro non appena la porta si chiuse e il campanellino suonò si accasciò su una delle sedie del bar, senza energie.

Si sentiva svuotato, ma non in senso positivo.

Si sentiva vuoto perché Yoongi non era più con lui.


***************



Tamburellava impazientemente per terra con il piede, seguendo il ritmo della musica e guardando ogni tanto i tabelloni con le partenze.

Il suo treno era in ritardo di un quarto d'ora, 15 minuti che avrebbe potuto passare con Jimin.

Sbuffò un'imprecazione prima di accomodarsi meglio su quella panchina e accavallare le gambe con fare annoiato.

Sentí un tonfo accanto a lui, qualcuno si era seduto sulla sua panchina.
Roteò gli occhi.

Il suo pensiero era solo 'fa che non mi chieda informazioni, fa che non mi chieda informazioni!'.

Sentí un ditino pigiargli la spalla.

Sbuffò girandosi con lo sguardo meno amichevole del mondo, e i suoi occhi si sbarrarono trovandosi davanti un faccino paffuto e due sottili occhi neri.

"Quindi te ne vai?" sussurrò Jimin timidamente, come se avesse paura di disturbare.

Yoongi si tolse le cuffie e le ripiegò diligentemente, per poi infilarle nella tasca della felpa.

"Già" rispose solo.

"Da dove te ne vai esattamente?"

Il maggiore alzò un sopracciglio confuso, e si prese qualche secondo per decifrare l'espressione di Jimin.

Guance leggermente gonfiate, occhi lucidi, capelli spettinati e fiatone di chi aveva corso.

"Intendo, te ne vai da Busan o dalla mia vita?"

Yoongi alzò le sopracciglia sorpreso dalla domanda. "Beh" esitò "direi che é ora di andarmene da entrambe, non credi?".

"Perché?" chiese diretto il piùm piccolo, fissandolo negli occhi.

"Venivo qui con l'unico scopo di vedere se tu stessi bene. So che non soffri più o almeno non come prima. Hai degli splendidi amici, una ragazza, vai bene a scuola e a danza. Voglio provare a soffrire un po' di meno anch'io, cercando di dimenticare. Non tornerò più a Busan. Sparirò come hai sempre voluto".

Jimin rimase in silenzio.

Il suo sguardo era vuoto, guardava i binari del treno.

Sentí un rumore in lontananza, il treno stava per arrivare.


"Chi ha detto che per me hai sofferto abbastanza? Non siamo ancora pari, Min Yoongi" sussurrò stringendo i pugni. "Non puoi decidere di non vedermi più per non soffrire. Io verrò a Daegu."

Suga si girò verso di lui con sguardo esterrefatto, nel momento esatto in cui arrivò il treno.

Si accorse delle lacrime che rigavano il volto di Jimin troppo tardi, quando ormai doveva salire sul mezzo.

Salutò Jimin con un cenno del capo, salendo sul treno, continuando a fissarlo dalle portiere aperte, con aria affranta.

Jimin si avvicinò al suo hyung a testa bassa.

Le sue mani tremavano, Yoongi aveva paura che volesse sferrargli un pugno.

Alzò lo sguardo, gli occhi neri annebbiati dalle lacrime erano uno spettacolo tanto bello quando doloroso per Yoongi, non poteva sopportare quella visione.

Gli poggiò le mani sul viso e fece scorrere i pollici sulle guance del minore, asciugando le lacrime.

"Non smetterai di soffrire cosí in fretta, non smetterai di amarmi cosí" singhiozzò prima di tirare il maggiore a se in un bacio tanto veloce quanto dolce, prima che le portiere si chiudessero e una guardia intimasse a Jimin di spostarsi dalla linea gialla.




*Angolo pseudo-autrice bho

Avevo detto che fooorse avrei pubblicato un seguito.
Ed eccolo qua!

Ovviamente la storia non è finita, ma il terzo e ultimo capitolo è già in elaborazione.

Volevo farla durare solo due capitoli, giuro, ma sarebbe uscita troppo lunga, e mi andava di far finire questo così, quindi GNEH.

Probabilmente non mi cacherà nessuno visto che pubblico dopo anni-secoli-ere geologiche AHAH

Comunque grazie a chiunque leggerà questa ficcy 🌹❤

E i commenti sono sempre ben accetti, anche solo dei 'buuuh, datti all'ippica'

-SwagMasta. 💕
  
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