Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nuel    06/02/2017    3 recensioni
Hogwarts apre le porte per la terza volta per Albus Potter. Quest'anno anche sua sorella minore Lily inizia a frequentare la più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo, e mentre James stringe nuove amicizie, la vita familiare dei Potter potrebbe venire sconvolta.
Ogni pezzo è sulla scacchiera, sta ad Albus decidere se giocare quella che forse non è solo una semplice partita.
♦ Serie Imago Mundi, III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5
Una sortita da Malandrino




I primi pacchetti provenienti dai Tiri Vispi Weasley avevano cominciato ad arrivare a scuola con la posta del mattino: i primi a fare gli ordini erano stati i Tassorosso, ma via via i gufi che portavano i pacchi contrassegnati dal logo del negozio cominciarono a raggiungere anche gli altri tavoli. I preparativi per Halloween non erano ancora ufficialmente cominciati, ma più o meno tutti tenevano d’occhio il campicello di Hagrid, commentando con entusiasmo la grandezza delle sue zucche, attendendo il momento in cui sarebbero state portate nella Sala Grande.
    Per James, intanto, trovare il modo di uscire dalla scuola era diventato un’idea fissa. Ci rimuginava tutti i giorni, tutto il giorno: non sapeva ancora Smaterializzarsi e, anche se avesse saputo farlo, non c’era modo di usare quell’incantesimo all’interno del perimetro scolastico.
Altrettanto impossibile era volare fuori dai cancelli di Hogwarts con la scopa: un incantesimo di allarme avrebbe avvisato gli insegnanti che il perimetro era stato violato e la sua fuga sarebbe durata molto poco.
Forse avrebbe potuto ripristinare il passaggio segreto sotto il Platano Picchiatore: era crollato, ma almeno nessuno si era preso la briga di murarlo. Se avesse avuto a disposizione qualche mese sarebbe stata una buona idea: il vecchio albero era rimasto seriamente danneggiato durante la battaglia di Hogwarts di tanti anni prima e non aveva più i riflessi di una volta.
A lui, però, serviva una soluzione più rapida.
    «Si può sapere che ti prende ultimamente?», gli chiese Albus, seduto accanto a lui nella Sala Comune di Grifondoro. Era passato un altro giorno senza che James avesse trovato una soluzione e, intanto, la pergamena nella sua borsa sembrava diventare ogni giorno più pesante.
    «Niente», rispose, per nulla convincente. In quel momento ci fu un rumore assordante e il fumo invase un angolo della Sala Comune. Alcuni ragazzi cominciarono a ridere; James, invece, sussultò, guardando attorno come se non avesse capito cosa fosse successo.
    «È solo un Detonatore Abbindolante», gli fece notare suo fratello, preoccupato.
    James si umettò le labbra, incerto, e si sporse verso Albus con fare cospiratorio. «Devo farti una domanda, Al, ma devi giurarmi di non dirlo a nessuno», gli sussurrò. Albus annuì, e James abbassò ancora di più la voce: «Se tu volessi uscire di nascosto da Hogwarts, come faresti?», gli chiese.
    Albus si accigliò. «Perché dovrei fare una cosa del genere?», domandò con la voce ridotta a un sussurro.
    «Rispondi e basta, Al!», lo riprese.
    Albus ci pensò un po’. «Cercherei di passare dal camino dell’ufficio della preside: sappiamo la parola per far spostare i Gargoilles, abbiamo il mantello di papà…».
    Mentre Albus parlava, James si illuminò. «Sei un genio!», gli disse.
    «Vuoi entrare di nascosto nell’ufficio della McGranitt?», chiese Albus, incredulo e anche un po’ preoccupato, ma James scosse il capo.
    «No, non farò nulla del genere», gli sorrise.
    «Allora perché me l’hai chiesto?», insistette Albus, alzando la voce.
    «Era solo una curiosità», lo tranquillizzò, ma il malumore era scomparso di colpo e difficilmente Albus avrebbe potuto credergli. Quella notte, James, dormì meglio di quanto avesse dormito nelle notti precedenti e, la mattina successiva, prima di colazione, inviò ad Augustus Flint il proprio messaggio. Si sentì leggero non appena vide il gufo a cui lo aveva affidato sparire tra le nuvole.
    Dopo colazione, mentre tutti gli studenti si avviavano alle aule per la prima lezione della giornata, James raggiunse Rose. «Rose, senti», la chiamò, «dove hai detto che si trasferiscono i Paciock?»
    Rose ci pensò un momento. «Mi sembra che zia… l’infermiera Hannah», si corresse, «abbia detto che hanno preso un cottege in Woodcroft Street. Perché?», chiese fermandosi fuori dall’aula. Albus scoccò loro un’occhiata in tralice.
    «Pensavo che sarebbe carino mandarle dei fiori o qualcosa del genere».
    «Alla zia sì, all’infermiera della scuola non lo so, James».
    «Lei non ci dà mica dei voti», protestò lui.
    «Ma suo marito sì», gli fece notare Rose. «Adesso scusa, ma devo andare e faresti bene ad andare anche tu, se non vuoi fare tardi a lezione».
    James mise il broncio come se stesse realmente riflettendo sull’opportunità o meno di un gesto carino, ma appena Rose gli diede le spalle, sorrise.
    Al termine delle lezioni del mattino, fece la strada verso la Sala Grande con Benedict. «Hai fatto gli esercizi per Trasfigurazione?», gli chiese, «Io non ho nemmeno aperto il libro».
    «Ai, la vedo brutta, amico», gli fece Tinbridge, «Sylla ci aveva chiesto di scrivere un tema di quattordici pollici sullo Scambio per oggi».
    James corrugò la fronte. «Come si fa a scrivere quattordici pollici di tema sullo Scambio?».
    Benedict scrollò le spalle. «Io ne ho scritti dodici scarsi e ho scritto in grande».
    «Non è che hai una Pasticca Vomitosa?», gli chiese James, con espressione disperata.
    Il nuovo Cacciatore di Grifondoro ridacchiò. «No, ma so a chi chiederla».
    
Dopo pranzo, prima di andare a lezione, James aveva la sua Pasticca Vomitosa. Per non insospettire Albus si era diretto verso l’aula, ma prima di entrare diede una gomitata a Benedict. «Sai cosa dire a Sylla, vero?».
    «Conta su di me», gli strizzò l’occhio l’amico.
    James corse fino all’Infermeria. Prima di entrare prese dalla tasca la Mappa del Malandrino, fece attenzione che non ci fossero fantasmi pettegoli in vista e quindi la colpì con la bacchetta. «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni», sussurrò. Madama Chips si stava aggirando per la grande sala dove numerosi letti erano divisi dai paravento, ma non c’erano studenti ricoverati. James sorrise e attese che l’infermiera entrasse nel suo ufficio.
    James spezzò la caramella, mettendo in tasca l’antidoto e si preparò a vomitare il pranzo. Non sarebbe stato piacevole. Inghiottì il dolcetto e nemmeno cinque secondi dopo sentì il primo conato. Fece in tempo ad aprire la porta prima di vomitare sul pavimento.
    Prima di arrivare alla porta dello studio di Madama Chips rigettò altre due volte e quando bussò, pallido e coi crampi allo stomaco, dovette retrocedere di un passo e girarsi per non prendere in pieno l’infermiera che aveva aperto.
    «Signor Potter?», chiese Madama Chips, estraendo immediatamente la bacchetta, ma James si piegò in avanti, rantolando, e barcollò all’interno della stanza. Aveva pochi attimi per individuare il contenitore della Polvere Volante. Sperava davvero l’anziana infermiera non lo avesse nascosto da qualche parte. La stanza era piccola, maniacalmente ordinata e pulita. C’era una stufa al posto del camino e delle mensole piene di libri alle pareti.
    «Signor Potter», lo richiamò lei, tornandogli di fronte e puntandogli la bacchetta contro, «ha mangiato qualcosa di indigesto, per caso?».
    «Una Pasticca…», cercò di resistere ad un nuovo conato, «credo». Non serviva che aggiungesse altro: era quasi Halloween e lui non era di sicuro il primo studente che avesse mangiato uno di quei dolcetti senza poi riuscire a prendere l’antidoto.
    L’infermiera sbuffò. «Venga, signor Potter. Non è nulla di grave». Madama Chips lo sospinse fuori dall’ufficio, ma James riuscì a dare un’altra occhiata: era lì per quello e non sarebbe stato un po’ di mal di pancia a fermarlo. C’era uno schedario dietro ad una scrivania, dove probabilmente erano contenute le cartelle cliniche degli studenti, e poi c’era un’altra porta che, probabilmente, conduceva alla camera della donna. James era sicuro che la Polvere Volante si trovasse lì, solo che non riusciva a vederla.
    Fu costretto a seguire Madama Chips nell’Infermeria e a bere uno sciroppo amaro che lo fece stare meglio in pochi minuti. «Molte grazie, Madama Chips», ringraziò, sdraiandosi su di un lettino. Lei gli porse un bicchiere d’acqua. «Stia attento a cosa mette in bocca, la prossima volta, giovanotto», lo rimbrottò bonariamente.
    James sospirò. «Non succederà più», promise.
    Chiuse gli occhi e riposò per un po’, cercando di visualizzare quello che aveva visto, cercando di individuare dove l’infermiera avrebbe potuto tenere il contenitore. A casa sua, il vaso della Polvere Volante si trovava sopra il camino, in alto, perché non fosse a portata di mano di Lily. Anche a casa di nonna Molly si trovava sopra il camino, ma nell’infermeria della scuola sarebbe stato avventato lasciarlo in bella vista, alla portata degli studenti, anche se il camino era collegato soltanto al San Mungo.
    Più ci pensava, e più James si convinceva che dovesse trovarsi nello studio della donna. Decise che, quella notte, sarebbe entrato di soppiatto e l’avrebbe cercato.
    
Dopo cena, attese nella Sala Comune di Grifondoro che la maggior parte dei suoi compagni andasse a letto. Non voleva far insospettire Albus, così trascorse la serata giocando a scacchi con Louis e, quando reputò che fosse abbastanza tardi, salì in camera. Si buttò sul letto, senza spogliarsi e tirò le tende, rimanendo al sicuro tra i paramenti mentre studiava la Mappa del Malandrino: ad eccezione dei Prefetti che svolgevano il turno di ronda, tutti gli studenti erano nelle sale comuni e gli insegnanti si trovavano nei loro alloggi.
    I fantasmi percorrevano pigramente i corridoi, ma si tenevano lontani dall’infermeria, come se l’essere morti rendesse quel luogo particolarmente fastidioso. James avrebbe dovuto fare attenzione a non incontrarli sulle scale, ma anche se fosse accaduto, si sarebbe trovato sotto il Mantello dell’Invisibilità.
    In Infermeria non c’era nessuno, mentre Madama Chips si trovava nelle stanza oltre l’ufficio. James immaginò che, a quell’ora, l’anziana donna stesse già dormendo. Sentì qualcuno camminare dietro la porta del dormitorio, parlottando piano e tese le orecchie. Sulla mappa comparvero i nomi di tre studenti del sesto anno, mentre quelli Albus e Rose erano ancora nella sala comune. Sospirò e ingannò l’attesa cercando un recipiente che facesse al caso suo, una fiala da pozioni, nuova, sarebbe andata bene: in fondo, non gli serviva una gran quantità di polvere, solo quanta sarebbe bastatga a farlo arrivare a casa Paciock e a farlo tornare indietro.
    Sperava che l’insegnante di Erbologia e la sua diletta consorte non avessero messo incantesimi protettivi sulla casa. Non se ne sarebbe accorto nessuno.
    Quando anche l’ultimo dei suoi compagni di dormitorio si fu messo a letto e non sentì più nessun rumore provenire dalla Sala Comune, James si mise in testa il Mantello dell’Invisibilità. Sentì il cuore accelerare e fece un respiro profondo per calmarsi. Sgusciò fuori dalle tende del baldacchino e camminò in punta di piedi fino alla porta, aprendola lentamente, con circospezione. Altrettanta attenzione mise nel chiuderla e nel scendere la scala a chiocciola. La Sala Comune era vuota e silenziosa, le ultime braci ardevano ancora nel camino, rischiarando appena la stanza.
James avrebbe voluto che ci fossero Albus e Rose, sotto al mantello, come avevano fatto quando erano entrati di soppiatto nella biblioteca, ma questa volta doveva contare soltanto su se stesso.
Si infilò nel buco che costituiva l’ingresso alla Casa di Grifondoro e il quadro della Signora Grassa si spostò. «Chi va là?», chiese la donna nel suo voluminoso abito rosa, ma non vide nessuno. Si schiarì la voce, richiuse il passaggio e si rimise a dormire.
James attese che chiudesse gli occhi prima di incamminarsi lungo il corridoio. Le scale cambiavano anche di notte, ma ormai non si lasciava più sorprendere dai loro spostamenti improvvisi, il castello era buio e spettrale, la luce pallida della luna entrava dalle rare finestre che davano sull’esterno e poche torce illuminavano brevi tratti di corridoi. A tratti, il russare di qualche personaggio di un quadro faceva trattenere il fiato a James, ma fu quando il vecchio Gazza e il fantasma di Mrs Purr comparvero vicino all’infermeria che si bloccò come se fosse stato impastoiato. Sperò con tutto se stesso che non fossero diretti da Madama Chips: Mastro Gazza tossiva violentemente e ormai lo si vedeva di rado nel castello, sempre più vecchio, acido e acciaccato.
    Quando poté ricominciare a respirare, a James parve di aver trattenuto il fiato per ore. Il vecchio custode aveva imboccato un corridoio laterale senza accorgersi di lui e la sua gatta l’aveva seguito come un’ombra. James raggiunse la porta dell’infermeria e controllò per l’ennesima volta la Mappa del Malandrino: la via era libera.
    Aprì la porta solo quanto bastava per farlo scivolare all’interno, lì le finestre erano grandi e la luce della luna gli permetteva di vedere a sufficienza per non andare a sbattere contro i letti allineati. Più sicuro su dove metteva i piedi, ma ancora più attento a non fare rumore, James attraversò la stanza, raggiungendo la porta dell’ufficio, ed estrasse la bacchetta. «Alohomora», bisbigliò col cuore che batteva più forte che mai.
    La serratura scattò e James si morse la lingua per non esultare. Controllò di nuovo la mappa per accertarsi che il rumore non avesse svegliato Madama Chips, ma il cartiglio col suo nome rimase al proprio posto e James aprì.
    La stanza era troppo buia per permettergli di muoversi liberamente. «Lumos», bisbigliò e la punta della sua bacchetta si accese quanto bastava per permettergli di aggirarsi tra i mobili che aveva visto quel pomeriggio. Avrebbe preferito sapere dove guardare, ma quel giorno era riuscito ad escludere solo alcune mensole e la scrivania, tuttavia non credeva che la Polvere Volante si trovasse sotto chiave: era già in una stanza chiusa, e non era un oggetto tanto prezioso da giustificare due serrature.
    In punta di piedi esaminò tutte le scaffalature, scoprendo libri di medicina e vecchie foto in cui l’infermiera era giovane, barattoli sinistri come quelli che si trovavano nell’aula di Pozioni e piccoli oggetti d’ottone di cui non avrebbe saputo dire nome o funzione.
    James si sentiva in colpa a ficcanasare in quel modo nella vita della strega, ma doveva trovare la Polvere Volante a qualsiasi costo.
    Alla fine la trovò: Madama Chips la teneva in un vaso di terracotta smaltato di rosa salmone e decorato con foglie bianche, sull’ultimo scaffale che esaminò. Lo smalto del coperchio era un po’ screpolato e un sottile strato di polvere rivelava quanto di rado venisse usato. James lo aprì e vi immerse una mano, prendendo una manciata di polvere verde, usò la mappa arrotolata come un improvvisato imbuto e riempì la boccetta.
    Prima di rimettere tutto a posto controllò che il cartiglio col nome della padrona della Polvere fosse ancora al suo posto e poi avvicinò la punta della bacchetta al pavimento per assicurarsi di non aver fatto cadere nemmeno un granello di quello che era andato a rubare.
    Quando si richiuse la porta dell’Infermeria alle spalle, sul viso di James comparve un sorriso felice, che però nessuno vide, dato che era ancora sotto il Mantello dell’Invisibilità.
    Fece a ritroso la strada che aveva percorso, evitando di incontrare Prefetti e fantasmi e quando sussurrò la parola segreta alla Signora Grassa, lei aprì il passaggio continuando a dormire. Una volta nel proprio letto, James scoprì che avrebbe potuto dormire ancora qualche ora.
    Si sentiva il degno nipote di quel nonno di cui portava il nome, mise la mappa sotto il cuscino e si addormentò con l’ampolla stretta in mano.

 
__________________________________

Mentre la vista scolastica prosegue tranquilla, James sta seguendo le orme del nonno e del padre, ma ancora non sa cosa lo attende.
Ancora un capitolo di pazienza e lo scoprirete anche voi! ^^
Intanto, un grazie a tutti i lettori un po' troppo silenziosi di questa storia e un ringraziamento particolare a uwetta che non mi lascia sola a chiedermi cosa ne pensiate di questa nuova avventura, e vi invito a venirmi a trovare su FB, Twitter e Ask.
Al prossimo capitolo! ^^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nuel