Ecco a voi, ragazzi, il sesto capitolo.
Le vostre recensioni mi spronano a fare
sempre meglio, e spero che alla fine anche voi – come me – possiate essere
soddisfatti di questa fiction. Prevedo
avrà sette capitoli più un epilogo. Almeno, questa è la mia idea, tutto
sta nel vedere se un certo capitolo – per me molto importante – mi piacerà al
momento di “revisionarlo”.
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Bentornati nella mio sogno,
e un abbraccio enorme a:
·
Lothiriel
·
Eowyn 2110
·
Hobbit
·
Dama Gilraen
·
Mel
·
Jenny76
·
Argenne
·
Kiko87
Un bacio, Caillie
Anime
attorno al fuoco
Capitolo Sei
Quella notte sono cambiate molte cose, primo fra tutte il mio modo di accettare ciò a cui stavo andando
incontro.
Io so che questo luogo, per quanto speciale, non potrà
guarirmi. So anche che Frodo, così come Gandalf e
Sire Elrond, continua a sperare.
Più di tutti, però, è Dama Celebrian
a non rassegnarsi alla gravità delle mie ferite.
Per
questo ho smesso di confidarmi con lei, per questo ora cerco di non parlarle di
ciò che ho cominciato a ricordare.
Ora so cosa mi hanno fatto, ora ricordo
molto di quella torre. Barad-Dhur, è conosciuta da
secoli con questo nome.
Gandalf e Frodo non avrebbero voluto
che io scoprissi quel libro. Io invece ringrazio i Valar per averlo portato tra le mie mani. Dopo l’incubo
di quella notte so da quale orrore è stata tranciata
la mia famiglia.
Adesso so, e vorrei con tutto me stesso abbracciare
ognuno di loro – da Lindo, il padrone di questa splendida dimora, al bambino
più piccolo che la abita – per il bene che mi donano,
senza rendersene conto.
Non avevo più una famiglia, non avevo più un
passato…se ora sono ancora in piedi, e se posso guardarmi indietro senza
impazzire, lo devo soltanto a loro. Quella notte ho
ricevuto in dono da Frodo molto più della solita
storia, molto più della sua ‘semplice’ compagnia.
Forse riuscirò, prima di andarmene, a parlargli di
cosa ho provato quella notte, quando ho sfiorato la sua cicatrice con queste
mie manine di bimbo che non potrà più crescere, di adulto
imprigionato in un corpo di fanciullo. Vedere, capire anche solo una piccola
parte del suo passato mi ha spinto a volerlo conoscere sempre meglio.
Sono passati molti giorni, da quella notte. In tutto
questo tempo Frodo avrà cercato diverse volte di scappare dalle mie domande e
dalle mie implacabili richieste. Ma
quando lo acchiappavo con una risata
anche il suo viso sorrideva. Sbuffava, fingeva di scappare, ma
sorrideva…si sedeva e iniziava a raccontare.
Storie…volevo storie.
Ma non mi bastavano più quelle che narrano
delle antiche alleanze, anche se tuttora non smettono di catturarmi.
No, volevo conoscere la sua storia, volevo
conoscere
Volevo mi parlasse del Ramingo che lo medicò a Collevento, della sua meraviglia nel sentirlo intonare alla sua incoronazione una
lorica dedicata agli hobbit. Volevo, volevo…e non mi
bastavano mai, queste sue storie. Lo ringraziavo ogni volta che terminava di
ricordare e mi scusavo, anche, perché spesso riuscivo a scorgere le lacrime prima che lui potesse frenarle.
Non ha mai risposto con un no, a queste mie richieste,
ma ha capito perché io continuavo a scusarmi, lo so per certo…perché ieri sera
– quando ha chiuso il libro, che in realtà non gli era
servito affatto, e lo ha riposto sul tavolino – mi ha guardato con un
sorriso da hobbit.
“ Io non posso averti parlato della loro amicizia come vorrebbero. ” Mi ha
strizzato l’occhio. “ Forse però si può rimediare…”
“ Cosa vuoi dire? ” ho
chiesto io, spiumacciandomi il cuscino e lasciandomi scivolare in posizione
sdraiata, sotto le coperte.
“ Ti devo ringraziare, sai? ”
“ Tu devi ringraziare me? ”
“ Sì, per queste storie…Per avermele chieste. ”
“ Per averti perseguitato, vuoi dire? ”
Lui ha scosso la testa. “ Per avermi aiutato ad
affrontarle. Sono ricordi bellissimi, Fealen, anche
quelli più dolorosi…Ora sono belli perché io sono riuscito ad affrontarli, per
poterli rivivere davanti a te. ”
Ho capito benissimo quello che mi stava dicendo…e ho
capito anche quello che non riesce a dirmi. Ma non
volevo mostrarmi saputello, non con lui…non volevo rovinare quell’amicizia
dimostrando di non meritarla. Ho lasciato che mi accarezzasse la testa e gli ho
sorriso. “ Allora mi merito una storia in più…”
“ Gandalf ed io stiamo preparando ben altro, per te. ”
Ho capito che si riferiva a quel rimedio alla sua storia, come se questa avesse mai potuto
deludermi. “ Non mi devi niente, Frodo ” ho detto, lasciando da parte qualsiasi
tono scherzoso. “ Mi hai anche regalato un’altra amica. ”
Ha alzato un sopracciglio: “ Ah sì, Aniron
è una tua…amica? ”
“ Certo…”
“ Solo amica? ” Sembrava riflettere sul fatto di potermi
credere.
Come ieri, ci troviamo insieme in questa stanza. E' una bella giornata, il sole inonda le coperte, crea strani giochi di colore attraverso le tende. " Sarà meglio che tu vada, Fro..." Un bussare alla porta mi interrompe. “ Fealen…?
”
“ Entra ” rispondo con un leggero brivido alla voce
che mi ha chiamato dall’esterno della casetta.
Il suo passo leggero, il fresco profumo che emana la
sua pelle, il suo sorriso…Ora sono io che, vedendo Aniron sedersi accanto a me, arrivo a riflettere su quello
che ho appena detto a Frodo.
Nel frattempo, il mio amico hobbit
mi bisbiglia un saluto e se ne esce.
“ Che ti succede...? ” mi chiede
Aniron, dopo un attimo di silenzio.
Scuoto la testa, “ Niente. ” ma
non l’ho convinta, lo so.
“ La smetti di fissarmi così? ” s’inalbera lei. Il suo
viso si solleva in un’espressione altera…e buffissima.
“ Come ti sto fissando, scusa? ”
“ Sembra quasi che tu…” Si interrompe,
nella sua testolina mora – sempre spettinata dal sudore dei giochi e dal vento
delle spiagge esplorate – un pensiero si accavalla all’altro che lo ha
preceduto. I suoi occhi brillano di comprensione. “ Hai pensato a quello che ti
ho detto? ”
“ Non c’è molto altro da dire, su quello…”
“ C’è molto da dire, invece. Sei tu che vuoi evitare
di parlarne. ”
Sospiro, scendendo dal letto e spostandomi lentamente
verso la poltroncina dove Frodo mi legge le storie.
Aniron non si avvicina, segue i
miei movimenti quasi con stizza. “ Venire con noi ti farebbe bene, Fealen. Non sono la sola, a dirlo. ”
“ Lo so, però…”
“ Però cosa…di cosa hai
paura? La tua salute può solo migliorare, e vedere qualcosa di così bello…poter
calpestare la sabbia …vedere davvero il mare, non solo sentirtelo descrivere…”
Le do ragione, come potrei non farlo? Non ricordo
nulla del viaggio che mi ha portato qui. Gandalf e
Sire Elrond mi hanno detto
che ero un mucchietto di ossa e pelle ricoperta di ustioni e ferite. Gran parte
di quelle ferite ci sono ancora…e rendono difficile sostenere l’immagine del
mio viso riflessa in qualunque superficie.
Per fortuna ho altri motivi per vivere queste
giornate…e chi mi circonda continua a cercarne, come se per me non avesse già
fatto l’impossibile. Quante volte ho immaginato di camminare con loro – Frodo, Aniron, Bilbo, Dama Galadriel – sulla sabbia, diu
sentire le onde accarezzare le mie caviglie e lenire il dolore…O magari poter
addirittura correre, poter andare oltre le paralisi che mi procura
ogni ricordo…
“ Qual è la tua paura? ”
“ Di conoscere qualcosa che non potrò mai avere per
sempre. ”
Ecco, l’ho detto.
Come sa fare solo lei, Aniron
mi ha strappato la verità, con una domanda sibillina ma
non violenta…che però non mi ha lasciato scampo. Ora che mi sono
lasciato sfuggire quelle parole, temo che il suo sguardo per me diventi
di pietà.
“ Per sempre? ” mi chiede perplessa. “ Valinor è il Per
sempre. ”
“ Non è così, Aniron. Non
può curarmi, e lo sai. Anche se più lentamente di quanto
sarebbe successo all’est, io…”
Lei rimane a bocca aperta, come tradita dalle mie
parole.
“ Vuoi dire che ti sei già
arreso? ”
“ Cerco solo di non illudermi. ”
“ Ma quello che c’è di bello
non è un’illusione, Fealen! ”
“ Ma fa male…” Cerco le parole per farle sentire ciò
che provo, ogni volta che immagino anche solo un momento insieme a lei, su quella spiaggia…ma non ne trovo di efficaci, “ mi
fa male ” riesco a dire solo questo.
Lei non molla.
“ Non puoi vivere solo per quei racconti, Fealen. Frodo, Dama Celebrian, Gandalf, Sire Elrond…possono leggerti all’infinito la storia e le leggende di Valinor e della Terra di Mezzo, ma non è questa la vita. ”
“ Credi che non lo sappia? ”
“ Io penso che tu…sembra che tu senta di non meritare
la felicità, neppure la felicità di un momento…perché?
”
Eccoci arrivati alla parte del passato che non ho la forza di raccontarle. Questa resterà sempre dentro di
me.
So che lei ha altrettanti segreti, e non meno dolorosi
dei miei, nonostante la sua giovane età.
So che lotta contro la maggior parte di essi, anche se mi ha giurato che un giorno saprò, un giorno
li condividerà con me. Questa sua promessa aumenta il mio sentirmi così
egoista, e spero quasi che possa farlo al punto di spingermi a confidarmi con
lei. Tuttavia, sento che non è ancora il momento.
“ Ti chiedo un dono, Fealen…fallo
per me. Un solo pomeriggio…con me, sulla riva. ” La sua mano ricopre la mia,
appoggiata all’arco che si affaccia sul giardino esterno.
Non chiedermelo più, la imploro con lo sguardo.
“ Anche io ho bisogno di
crearmi nuovi ricordi ” insiste.
Non ho il coraggio di negarglielo, anche se non
comprendo esattamente cosa abbia voluto dire. Annuisco, incontrando i suoi
occhi umidi, prima che lei si affretti ad asciugare le prime lacrime.
Ss
“ E’ così
ingiusto che lui debba rendersene conto ” commenta Bilbo,
rompendo un silenzio che ci accompagnava da molto tempo nelle nostre
riflessioni.
Sire Elrond e suo figlio Elladan non sembrano essere d’accordo. “ Non dobbiamo
vederla così, mio caro amico ” dice il primo, seduto proprio
accanto a me e a Gandalf, “ non rendersene conto
vorrebbe dire per lui essere incosciente…non aver conosciuto Frodo, non
aver conosciuto Aniron…”
Le forze
tornano ad abbandonarlo. In questo lasso di tempo
trascorso nel Salone del Fuoco, la cupa notizia data da Lindo ha aleggiato
sopra di noi come una nuvola impietosa.
“ Io spero che
lei riesca dove non ho fatto nulla io…Che riesca a trasmettergli la sua forza
di andare avanti. ”
Gandalf
rinuncia alla sua boccata
di erba pipa per guardarmi. “ Tu credi davvero di non aver fatto nulla per lui?
” Non l’ho mai visto così sorpreso, quasi adirato. “ Frodo, hai idea di quello
che la tua compagnia gli abbia dato? ”
“ Racconti…” rispondo io, “ leggende, ma non il
desiderio di uscire da quella stanza. Ora che potrebbe farlo, anche se poche
volte…prima di perdere le forze, ora non lo vuole. ”
“ Ma la tua amicizia lo ha
portato fino a questo punto, Frodo…ti sembra nulla? ”
“ Non dico questo, Dama Galadriel…”
“ E allora continua a
sperare, Frodo…Hai saputo farlo quanto tutto sembrava perduto, o la fiala di
luce che ti avevo donato non avrebbe potuto aiutarti alle pendici del Monte
Fato. ”
Non so cosa dire, non…Forse il problema è proprio la
paura di sperare. E’ quella, che ci sta portando via l’allegria di Fealen.
Oh, sì, lui fa il possibile per non mostrarci tutti i
suoi dubbi…ma per noi è impossibile non notare la
differenza rispetto anche solo all’inizio della stagione, quando lui parlava
continuamente delle passeggiate che avrebbe fatto con me e con Aniron, o con gli ospiti che attendiamo sulle sponde di Valinor.
E’ il passato, è ciò che ora lui non può fare a meno
di ricordare…E’ un dolore che noi forse non potremmo mai capire. Lui lo sente,
come me, perché condividiamo lo stesso tipo di ferite…per questo non è riuscito
a parlarcene. Quello che è accaduto a suo padre, quello che ha visto fare a sua
madre…
So che lui ricorda, quando il suo sguardo si perde,
rivolto all’esterno della casa, oltre l’angolo dove io siedo a leggere per lui.
Mi ritrovo a pensare che ci vorrebbero i canti di Sam e Rosie, o le bravate di Merry e Pipino…Ci vorrebbe una
serata al Drago Verde…ci vorrebbe quello che io non sono più…non del tutto, per
lo meno: un hobbit.
“ E’ permesso? ”
Una delle dame che si occupa di medicare le ferite di Fealen si avvicina al fuoco,
curvandosi per parlare con Gandalf, che la ascolta
con attenzione senza smettere di fumare la sua cara pipa.
Mi sento in allarme, e non cerco di nasconderlo, anche
se lo sguardo indulgente di Dama Galadriel mi fa
sentire un po’ paranoico. Certe volte, me ne rendo conto, mi comporto come se Fealen fosse mio figlio, e certo
non ne ho il diritto.
Gandalf sorride apertamente, alzandosi dallo sgabello e
salutando con gentilezza la giovane, che va ad occuparsi di uno dei piccoli
elfi ospiti di Lindo.
“ Quali nuove, Gandalf? ”
gli chiede Dama Galadriel.
“ Quelle che aspettavamo, amici miei ” mi fa cenno di
alzarmi e di accompagnarlo. “ Ci sono persone da accogliere. ”
La passeggiata verso la spiaggia dura meno di mezz’ora,
e ha come divertente sottofondo dei miei pensieri la serie infinita di urla di Fealen, che implora Elladan di metterlo giù e lasciarlo camminare da solo, e le
risate di Aniron e Dama Celebrian,
che li seguono di pochi passi, accanto a me.
Il pensiero si impone
lentamente, foriero di una nostalgia che mi attira poco a poco, ma in modo
inesorabile.
Come li ritroverò? Che
aspetto avranno, dopo tutto il tempo che per loro sarà
trascorso nella Terra di Mezzo, al di là del mare?
Quando Gandalf, a capo della
spedizione di accoglienza, si ferma, l’onda in arrivo
mi lambisce le caviglie.
L’imbarcazione è decisamente
più piccola di quella che ha condotto me qui a Valinor.
Procede quasi esitante, nella nostra direzione…non certo perché chi la conduce
non sappia navigare. Piuttosto, sembra che voglia
godere ogni istante degli ultimi che trascorrerà di quel viaggio.
Sorrido, mentre le prime parole di quella lorica
raggiungono le mie orecchie.
La voce che canticchia è limpida e fresca, ma anche
incrinata dall’emozione.
Al Mare, Al Mare!
I bianchi
gabbiani chiamano,
il vento soffia
e le bianche
schiume danzano.
Ad Ovest, ad Ovest il sole sta tramontando.
Nave, nave grigia,
stanno chiamando
le voci di
quelli già arrivati.
Lascerò,
lascerò i boschi ove siam nati,
stan finendo i nostri giorni qui,
ed io
traverserò non più solo i flutti.
Lunghe sono
le onde sull’Ultima Spiaggia,
e dolce l’Isola
Perduta che a partire incoraggia.
Ad Eressea, Elfica dimora che mai
alcuno scoprire potrà,
ove non cadono
le foglie,
terra della mia
gente per sempre sarà.
“
Orecchie a punta, quando ho accettato di fare il
viaggio insieme a te non pensavo che avresti cantato questa canzone per tutto
il tempo! ” borbotta una voce altrettanto inconfondibile, prima ancora che
dalla balaustra di legno si affacci una lunga barba grigia. “ Pietà, Gandalf, pietà! ”
“
Smettila di lamentarti, Mastro Gimli ” risponde Gandalf, “ non avresti
potuto ottenere un marinaio migliore, per questo tuo viaggio. ”
“
Eccome, se avrei potuto! ”
“ Se avessi messo da parte il tuo spirito critico, avresti
notato la modifica che ho apportato al testo…L’ho fatta in tuo onore. ”
“
Dove…nel punto in cui dici che non sei partito solo? E’
il minimo…”
“
Ah, tu senti questo…! ”
Finalmente,
Elladan ha accontentato Fealen,
facendolo scendere dalla propria schiena tra le risate generali.
Il
mio piccolo amico mi affianca, ad occhi sgranati. “ loro sono…? No…”
“
Sì, Fealen, ” rispondo avvicinandomi all’imbarcazione,
“ Mastro Gimli, Signore di Moria e Legolas, sovrano di BoscoAtro. ”
Continua…
Mi
sembra scontato, ma è bello ribadirlo, che il canto di Legolas
è in realtà la poesia da lui recitata in uno degli ultimi capitoli del “ Ritorno
del Re ”. Vi abbraccio forte forte
e vi aspetto – spero ci sarete – al prossimo capitolo: l’ultimo…se si esclude l’epilogo.
Caillie
;)