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Autore: Knitting    08/02/2017    0 recensioni
Mentre stringeva il suo quinto oro consecutivo, Victor aveva capito una cosa: non vi sarebbe stato un altro come lui. Qualcuno altrettanto aggraziato, così pulito e sobrio nell'esecuzione. Sapeva di essere il pupillo provetto, la più grande soddisfazione tecnica di un coach.
Forse per alcuni la sua consapevolezza era una mancanza di modestia, ma con tali traguardi alle spalle gli sembrava da idioti far finta di non rendersene conto. E Victor capiva bene di essere il migliore.
Ma non gli importava.
Che cosa c'è davvero nella mente di Victor? Forse la leggenda vivente quale è ha molti più dubbi, insicurezze di quante ne mostri. Forse i suoi pensieri, che pare custodire gelosamente, sono molto più confusi e infelici di quanto ci si aspetterebbe. Poche parole per cercare di comprendere la personalità del russo attraverso alcuni momenti della storia, vissuti dal suo punto di vista.
(Il Rating potrebbe crescere)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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fff Mentre osservava Yuri tenere fra le mani il suo vestito, quello androgino, nero e dalle scaglie argentate, non poté impedirsi di ricordare il primo giorno in cui aveva gareggiato con quello indosso, anni prima. Aveva i capelli lunghi all'epoca, un fisico più esile, molto più inesperto ma con una convinzione che non sentiva più a ventisette anni.
Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe dato via i suoi costumi, così pieni di storia di sé....una storia falsa. Darli ai ragazzi gli provocava un insolita felicità, come se si stesse liberando di una menzogna per trasformarla in una nuova verità.
«Sei davvero sicuro che non sia un problema?» Gli domandò Yuri riferendosi al cimelio che aveva estratto dagli scatoloni. Il ragazzo era diviso tra l'emozione e il timore, Victor poteva leggerglielo in faccia.
Per questo gli sorrise rassicurante e lo incitò a prenderlo senza esitazione, gli rivolse persino dei complimenti non troppo velati alla sua forma ritrovata. Eppure il ragazzo non sembrò molto rincuorato, gli chiese di nuovo se ne fosse certo.
«Certo! Sono solo vecchie glorie di un passato ormai spento, penso sia ora di ridargli un pò di vita.» Disse il russo, senza vera amarezza nel tono e senza poter evitare di dar voce al flusso dei suoi pensieri, di nuovo.
L'idea di donare loro un suo costume di scena era stata un'idea inaspettata, uno slancio impulsivo che non aveva intenzione di rimangiarsi. Aveva creduto, una volta scemato l'entusiasmo della sfida, che avrebbe un pò sofferto del distacco coi suoi vecchi abiti da competizione. Non tanto dagli oggetti in se ma a causa dei ricordi che evocavano, ma stranamente non era stato così.
Anzi era stato un sollievo.
«Victor...» Mormorò Yuri, trattenendosi dallo storcersi tra le mani la maglia.«Tu non sei una vecchia gloria!» 
Lo disse con una convinzione che gli aveva visto solo mentre annunciava di mettercela tutta nell'interpretare Eros, o mentre eseguiva Stay Close to Me.
«Aaah, Yuri! Tu si che sei un vero principe maialino!»
Il giapponese sorrise appena, il tentativo di Victor di sollevare la tensione che percepiva nell'altro non era andato a buon fine.
Non conosceva Yuri da tanto, tuttavia era abbastanza sicuro che l'atteggiamento tentennate di lui fosse dovuto a qualcosa che non gli diceva direttamente, anche perché un fan come lui sarebbe dovuto svenire all'idea di mettersi letteralmente nei panni del suo idolo.
Nel guardarlo Victor si sorprese nel desiderare così ardentemente la fiducia di un altro essere umano.  «Cosa non va, Yuri?»
«Nulla.»
«Non avere paura dei tuoi timori, Yuri. E soprattutto non credere che io possa giudicarti per questi.» Continuò il più rassicurante possibile. Convincere il ragazzo ad aprirsi faceva parte di un processo costante, che richiedeva parecchia tenacia e Victor ne aveva molta, nonostante nell'ultimo periodo si era affacciata di rado.
Il coach rimase in silenzio lasciandogli tutto lo spazio di cui aveva bisogno, senza insistere ancora o impensierirlo con altri discorsi. Tuttavia continuò a fissarlo con intensità , leggero certo, ma irremovibile.
E in fine Yuri sembrò cedere a quella muta insistenza.
«È che...Se dovessi fallire con il tuo costume addosso, non sarebbe più legato ai tuoi successi...ma a una delusione.» Ammise il ragazzo con un sospiro. Sfuggì in fretta allo sguardo di Victor, probabilmente sentendosi esposto dopo aver confessato le sue paure al suo idolo, non che coach, che temeva di perdere. 
Ma le parole di Yuri per il russo erano solo una prova in più, una prova in più che Yuri Katsuki fosse una persona coraggiosa, una persona che avrebbe potuto vincere. 
«Non potresti mai essere una delusione Yuri.»
E lo intendeva davvero. Quella fu una delle rare volte in cui Victor parlò senza filtri non offendendo qualcuno.
Aveva parlato senza sforzarsi, non sentendosi obbligato o inadeguato nel rassicurare Yuri, come spesso gli accadeva. L'empatia non era mai riuscito ad esprimerla con semplicità , non così, solo con gaffe e sentimenti feriti, peggiorando la situazione.
Aveva sempre accantonato le proprie debolezze e quelle degli altri, credendo che sarebbero state un intralcio. Cominciare a conoscere il ragazzo invece gli stava rivelando un'altra faccia della medaglia, ovvero quanto mettersi in discussione, avere timori su se stessi fosse, in maniera un pò distorta, un sinonimo di forza. E Yuri gli dava tanta forza, forse per questo stava iniziando ad essere facile ricambiare.
So che vincerai. Pensò Victor. Ancora prima che Yurio atterrasse in Giappone lo sapevo. Mi è bastato guardarti per sentirmi di nuovo coraggioso e determinato. 
Non aveva mai avuto dubbi sulla vittoria di Yuri, nemmeno per un attimo. E questo gli dava una sicurezza che non sentiva da parecchio.
Nella sua mente si delineò la sua prima esibizione da senior, l'emozioni di allora si fusero a quelle del momento, così simili mentre i due ragazzi erano ancora in mezzo agli scatoloni, tutti intenti nella ricerca.
Yuri continuava a guardarlo incerto, sinceramente angosciato dalla possibilità  di essere un nuovo fallimento, non solo per se stesso ma anche per Victor.
Ma come, non sei ancora convinto? Uno ha fatto km e km per te e sei ancora così insicuro? Pensò divertito Victor, ma si trattenne dal parlare, Yurio era ancora nella stanza in fin dei conti. 
Passarono ancora diverso tempo in compagnia finché Yurio, ribattezzato così contro il suo volere, si dileguò dopo aver scelto il proprio costume. 
In effetti era molto tardi, tenerli alzati sarebbe stato controproducente per gli allenamenti e Victor era sempre stato contrario all'esagerazione. Troppo sforzo fisico non era utile per il corpo e nemmeno per la mente.
Ne approfittò quindi per consigliare ancora Yuri e congedarsi da lui. 
«Penso che tu debba riflettere attentamente su cosa significa per te Eros.» Disse Victor con tranquillità , gli occhi fissi sul ragazzo di fronte a sé, l'indice posato sulle labbro mentre parlava nella speranza di reprimere un sorriso. Un gesto di tenerezza avrebbe guastato il tono ed il momento che il russo cercava di caricare d'intensità .
Erano poche parole, ma importanti. 
Sperò che Yuri cogliesse il suo consiglio, quello nascosto tra le righe, che lo spingevano a scavare affondo in sé stesso e liberare il suo istinto artistico, spontaneo ed accattivante che Victor sapeva sopito.
«Si, lo farò.» Sussurrò solo in risposta Yuri, le guance in fiamme e gli occhi luccicanti d'imbarazzo.
Eppure, per quanto non fosse da lui strafare e soprattutto spingere qualcun altro a farlo, rimase al centro degli scatoloni e richiamò Yuri.
Non è un comportamento da coach, non dovresti. 
Doveva ammetterlo, i motivi che lo avevano spinto fin lì non erano stati dettati da semplice altruismo. Dopo aver raggiunto l'apice della disperazione - perché si, gli bruciava rendersene conto, ma era caduto in uno stato confusionale che lo faceva vergognare, forse per la prima volta davvero - aveva visto Yuri come una breccia di speranza e ci aveva pensato relativamente poco a gettare al vento quella che era stata la sua vita, come ovattato all'interno di un sogno bizzarro. 
I dubbi, accidenti a loro, erano sorti dopo. Era vecchio per essere un pattinatore, tuttavia troppo giovane ed inesperto per essere un allenatore. Però nel trovarsi faccia a faccia con Yuri aveva smesso di essere terrorizzato di mancare alle promesse implicite che aveva fatto nel piombare nell'esistenza dell'altro.
Se i motivi che lo avevano spinto fin lì erano stati un pò egoistici, la situazione era mutata molto più velocemente di quanto si aspettasse. 
Certo, il vecchio Victor era ancora lì, pronto ad apparire il solito smemorato senza tatto. Una parte di lui però era troppo impegnata a comprendere Yuri, così difficile da leggere nella sua insicurezza. 
Provò a ricordare l'ultima persona, o cosa che lo avesse preso tanto. Probabilmente era banale, magari anche un pò smelenso, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il pattinaggio.
Indugiò, un pò in dubbio se chiedere davvero quello che aveva in mente o meno, al pari di un ragazzino alle prese con la prima cotta, timoroso di ricevere un rifiuto per la speranza di un appuntamento.
«Pensavo, ti andrebbe di pattinare assieme?» Esalò alla fine Victor in direzione di uno Yuri con già  un piede fuori dalla porta.

-.-.-.-.-

Victor entrò in pista senza aspettare Yuri. Aveva notato che il ragazzo si era allacciato i pattini con un pò di violenza, l'emozione dell'invito sostituita da un certo nervosismo, e così aveva deciso di lasciargli qualche istante da solo.
Si posizionò al centro della pista e cominciò a muoversi, non pensando bene a quello che faceva. Non rendendosene conto cominciò ad eseguire Eros con un ritmo più pigro, nessun salto e i movimenti delle braccia appena accennati, cercando di ricreare la musica nella sua testa.
Gli era sempre venuto difficile ballare senza musica, era una sua debolezza. Forse era una delle cose che gli venivano meno naturali in assoluto e che aveva raggiunto con una certa fatica.
Ancora dopo tutti quegli anni era necessaria una certa attenzione da parte sua, ma non abbastanza da non percepire i pattini di Yuri sul ghiaccio e un leggero spostamento al suo fianco.
«Ecco il mio Yuri!» Disse gioviale con un leggero inclinamento del capo, gli occhi socchiusi.
L'interpellato fece un breve sorriso a labbra strette, impersonale e infastidito. Victor cercò di non farci troppo caso, dopo tutto aveva accettato di seguirlo a quel ora della notte, probabilmente mostrava solo dei segni di stanchezza.
Pattinò piano, aggirando il ragazzo e portandosi alle sue spalle. «Sai, è tutto il giorno che ci penso. Stai migliorando molto ma sei ancora un pò rigido...» Sussurrò dolce all'orecchio del ragazzo. «...sopratutto nel busto.» Aggiunse posando cauto le mani sui fianchi sottili. 
Non aveva potuto fare a meno di essere civettuolo, in fin dei conti era l'Eros che doveva risvegliare, tuttavia non voleva spaventare ne offendere Yuri, perciò mantenne il tono e i gesti il più dolci possibile.
Victor si sentì felice nel notare l'intenso rossore delle orecchie del ragazzo e rendendosi conto che non si era allontanato. Questo lo spinse a continuare. « Per questo siamo qui sta sera, vorrei che tu pattinassi...senza nessuna inibizione.»
Fu allora che finalmente Yuri si voltò verso di lui, rosso in volto e non per il solito imbarazzo.
«Non è barare?!?» Quasi urlò mentre diventava sempre più paonazzo e ...arrabbiato.
Il russo sbattè le palpebre diverse volte: di certo non era la reazione che si aspettava, ma sopratutto non capiva cosa centrasse barare?
«Pardon?» Esalò solo sorpreso.
Un Yuri arrabbiato era per lui una novità e lo gettava in una certa confusione, oltre in dell'esaltazione, in particolar modo se non sapeva il perché lo fosse.
«Ba-ra-re. Yurio non farò questo allenamento giusto?»
In effetti non era nei piani dei Victor coinvolgere Yurio, supponeva fosse già  abbastanza sicuro di sé e poi il ragazzino lo avrebbe allegramente mandato a quel paese a una proposta del genere. «No, non lo farà.» Disse tranquillo Victor, sicuro che ci fosse dell'altro che Yuri dovesse svelargli.
«Allora non voglio farlo..» Concluse il giapponese dopo quel ammissione.
Che abbia sbagliato qualcosa nel chiederglielo? O ho detto qualcosa di sgradevole? Si interrogò Victor. Si, devo aver detto qualcosa che non andava. Ma cosa?
«Non capisco.» Ammise Victor, visibilmente perplesso. 
Per una volta Yuri non sembrò preoccuparsi di come potesse apparire, parlò senza disagio, solo infastidito. « Lo fai perché non mi reputi in grado, al pari di Yurio.»
Non era una domanda, era un'affermazione.
Victor, non seppe spiegarselo, ma si sentì offeso da quelle parole. E come sempre aprì bocca, senza pensare. «Era da tanto che qualcuno non riusciva ad offendermi. Di solito sono tutti banali quando tentano di farlo, ma tu non sei banale.» E mentre lo diceva gli cinse un fianco con un braccio, uno solo e mantenendo comunque una certa distanza fra i loro corpi. « Dopotutto tu susciti in me questo e ben altre emozioni. Per questo sei qui sta sera, perché mi emoziona guardarti pattinare e ancor più pattinare con te.»
Sentiva il respiro del più giovane sulle clavicole. Yuri si era avvicinato impercettibilmente, un rossore diverso, appena accennato sulle guance e roseo, come uno sbuffo di colore. «Non sono sicuro che sia un complimento...» Borbottò con lo sguardo che fuggiva.
Victor gli tolse gli occhiali e gli sospinse appena indietro i capelli dalla fronte. «Lo è.»
Fece pressione sui fianchi del giapponese, sempre con immensa premura, e lo fece girare di modo che gli desse le spalle. «Nessuna inibizione Yuri, di nessun genere.» Sussurrò risalendo con le mani il costato, le dita che scivolavano sulla pelle tesa, leggere e caute. Nel ridiscendere seguirono la linea dei muscoli proprio al disotto dello sterno.
Dopo di che afferrarono i polsi di Yuri e guidarono le braccia nella posizione iniziale di Eros. « Devi sentirti libero e attraente.» Continuò mentre cominciavano a muoversi piano all'interno della coreografia, lo stereo con la musica non più un assenza così problematica per Victor.
Yuri suonava per lui.
Aderì con il proprio corpo a quello del ragazzo, incentivandolo a muoversi. Quando finalmente l'altro prese coraggio e cominciò a scivolare sul ghiaccio, dopo un attimo di esitazione, Victor provò uno strano grovigliò di sensazioni non solo nel petto, ma lungo tutto il corpo. Erano confuse, ma piacevoli, e per una volta non volle porsi tante domande e godersi il frizzante entusiasmo che gli scoppiettava nelle vene.
Non abbandonò mai le mani, le braccia di Yuri. Pattinò piano con lui, muovendolo con delicatezza, maneggiando i suoi arti al pari di un nastro di raso, lento e sinuoso al vento.
Ogni tanto si trovavano faccia a faccia e stranamente, considerando l'epocale timidenza di Yuri, incrociavano lo sguardo, uno sguardo in cui trovò una sensuale dolcezza.
Non è molto professionale. Lo riprese una vocina nella sua testa, prontamente ignorata dalla sua coscienza, affogata in una passione tenera, quasi innocente.
La parte razionale di sé aveva lasciato il posto a un lato della sua personalità più incoerente e schiavo di quegli occhi caldi, una parte del suo carattere che non aveva mai esplorato prima, troppo timoroso di come avrebbe potuto scoprirsi in essa.
Le sue mani scivolarano dalle spalle e strinsero di nuovo i fianchi, con audacia e decisione, forse un pò troppa. Non se ne curò molto, guidò il ragazzo esattamente difronte a sé, interrompendo la coreografia, e solo non incontrando più gli occhi dell'altro si chiese se le sue azioni fossero state troppo azzardate.
In fin dei conti aveva tra le braccia la persona più schiva di tutto il Giappone.
Ma non ricevette nessuna occhiataccia, nessuna parola di ammonimento, nessuno sguardo offeso. Ricevette un sorriso, ancora diverso dai vari che aveva visto indosso a Yuri.
Era civettuolo ma allo stesso tempo inesperto. Era dolce ed accattivante. Era pieno di pace e di emozioni che facevano venire i brividi.
E Victor non seppe spiegarselo - forse era stato quel sorriso, la stanchezza accumolata durante la giornata, il suo respiro che si condensava in buffe nuvolette o forse erano stati quegli occhi castani, assotigliati e accesi da quell'espressione un pò ambigua - ecco, lui non seppe dire cosa lo spinse a farlo.
No, l'unica consapevolezza fu il suo volto che si avvicinava a quello di Yuri e lasciava un veloce e breve bacio su quelle labbra, appena sfiorato. «Quando pattinerai, durante la gara, pensa solo a me e a nessun altro.»
E mentre Yuri passava da uno sguardo stranito ad uno indecifrabile, Victor vide Eros muoversi veloce in quel cambio di espressione, quel tanto che bastava da creargli una piacevole agitazione.
Forse Yuri non avrebbe pensato a lui durante l'esibizione, invece Victor era piuttosto sicuro che non si sarebbe tolto facilmente il sorriso sghembo che il ragazzo gli aveva rivolto.








  
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