NOTA
DELL’AUTRICE: Carissimi
ho ricevuto diverse
e-mail di sollecito e mi scuso per avervi fatto attendere per questo
cappy.
Spero che vi piaccia.
sweetmoon:
Ciao cara, sono davvero contenta che hai deciso
di recensire. Sapessi come mi fa piacere ricevere dei nuovi
commenti… ma ti
capisco se non l’hai fatto fino ad adesso, sembra che ci si
senta un po’ in
soggezione! Grazie per i complimenti che mi hai fatto , mi piace molto
scrivere, ma non l’avevo mai fatto prima di adesso. Forse, mi
mancava il
coraggio! Non preoccuparti per Jacob, un cuore innamorato non
è sempre molto
razionale, ma uno non corrisposto può essere difficile da
gestire! Non lo farò
soffrire molto, credimi. Spero davvero che continuerai a leggermi e se
vuoi
lasciami anche solo un saluto, ne sarò contentissima!!! Endif
keska: Ciao cara,
sono felice di risentirti. Capisco che tu abbia avuto da fare, io sono
in un
turbine di impegni che non mi lascia mai tempo! E per ciò
che riguarda l’età,
anche se credo che da ragazzina fossi più incasinata di
adesso, è più che
probabile che di anni ne abbia abbastanza per occuparmi della mia
famiglia,
piuttosto che scrivere e scrivere e scrivere …! Ti ringrazio
per la tua
opinione sulla ff, credo di capire cosa tu intenda, ma avrai
sicuramente notato
che nel riavvicinamento di Ed e Bella, che deve per forza di cose
essere
progressivo e non “lampo”, ci sia un nuovo elemento
in più per ogni capitolo
che scrivo… Mi serve un po’ di sana suspance,
capisci cosa intendo?! Lasciami
ancora qualche tuo saluto, mi fanno immensamente piacere! Endif
zafry: Ehi
piccola, non preoccuparti se
non riesci a commentare sempre, mi basta un salutino ogni tanto per
tirarmi su
di morale! Ti regalo un cappy ricco di emozioni, e sapessi il prossimo!
Forza
con lo studio, dacci dentro che poi sarai libera come una libellula!!!
Bacioni
Endif
1404:
Ciao, grazie per la tua recensione. E sappi che nei cappy piccoli
c’è il vino
buono!! Ue, ma mica sono così brevi!!!Endif
Meticcia:
Paesà, no problem! Mica che hai sottoscritto un
patto con il sangue: se non commenti tutti i cappy sarai dannata per
l’eternità….*muhahahahahahaha*
(Permettimi la citazione
presa da una vera sadica che lascia me “puverella”
ad aspettare una recensione!!).
Scherzo! Per il seguito spero di essere stata abbastanza malvagia.
Vedrai da
te.
Bacioni Endif
titty88:
Che ne diresti se giocassero ad una salutare
partitina a scacchi!!!?Baci Endif
anna cullen:
Gioia, so che stavi attendendo con ansia il mio
aggiornamento. Pardon, spero che questo cap ti piaccia, e prometto un
aggiornamento lampo per il prossimo. Fidati! Baci Endif
Confusina_94:
Sarà un luuuuungo weekend, non ti deluderò!!!
Baci
Endif
lory_lost_in_her_dreams:
grazie cara, mi rincuora sapere che
sto mantenendo vivo l’entusiasmo. Sai a volte ci vuole
qualche piccola conferma…!Baci
endif
CAP.
28
VENERDI
SERA
BELLA
Arrossii
violentemente
all’audacia delle mie stesse parole.
Mi
ero fatta trascinare
dal gioco che avevamo ingaggiato, e le parole erano uscite fuori da
sole, come
se a pronunciarle non fossi stata io, come se non era ad Edward che mi
stessi
rivolgendo, ma davvero ad un sequestratore gentiluomo.
Cielo,
chissà adesso che pensa di me … magari teme che
lo violento.
Pensai confusa, mentre un silenzio teso era sceso
nell’abitacolo.
Edward
guardava fisso
davanti a sé, e mi sembrava che avesse spinto
l’auto ad una maggiore velocità.
La sua espressione era impenetrabile. Avrei voluto chiedergli se avessi
detto
qualcosa di troppo, ma le parole mi morirono in gola. Cosa sarebbe
successo in
questo fine settimana? Ero pronta sul serio ad assumermi tutte le
conseguenze
che ne potevano derivare? Mi morsi il labbro in un gesto inconsapevole
che mi
veniva spontaneo quando mi sentivo particolarmente nervosa.
Ma
nervosa di che? Di rimanere sola con il mio amore? Mi
chiesi scuotendo il capo.
No,
rimanere sola con
Edward non mi spaventava affatto, anzi.
Lo
desideravo
tantissimo.
Forse
è proprio questo il problema,
pensai.
Ritornai
con la mente all’impulsività
che mi aveva colta poche ore prima, e che mi aveva portata ad indossare
quel
minuscolo completino di pizzo coordinato con l’abito del
diploma.
“Quando
avevo toccato il pizzo delicato, una scossa mi aveva percorso.
L’avevo annusato
portandolo al viso e la sua morbidezza mi aveva colpito. Quando
l’avevo fatto
scivolare sul mio corpo, mi ero sentita diversa, mi ero sentita
sensuale.
E
lo specchio aveva riflesso un’immagine stupefacente. Il
reggiseno a balconcino
sembrava essermi cucito addosso, e la morbida rotondità del
seno si stagliava
acerba e soda da esso velata appena. Lo slippino era così
piccolo che l’avevo
guardato con sospetto, rigirandolo per un po’ tra le dita,
per capire quale
fosse il davanti ed il dietro. Indossarlo mi aveva fatto diventare
color
prugna, che con il blu si sposava davvero magnificamente. Non avevo
osato
girarmi per guardarmi il fondoschiena, ma un brivido mi aveva percorso
la
schiena quando avevo sentito delicata e fresca la seta
dell’abito scivolare su
di esso.”
E
ora, seduta sul
sedile dell’auto di Edward mi chiesi cosa mi stava prendendo
sapendo che i miei
desideri si potevano realizzare.
“Soprattutto
voglio che tu viva ogni esperienza umana che desideri prima di non
poterlo fare
più” sorrisi tra me e me alle
parole che lui mi
aveva detto la sera prima.
Oh,
non c’era dubbio su
alcune delle esperienze che non volevo assolutamente perdermi prima di
essere
trasformata. Ma chissà se anche lui sarebbe stato
d’accordo …
Mi
accorsi che l’auto
si era fermata solo quando Edward mi aprì la portiera e mi
porse una mano per
aiutarmi a scendere. L’aria era più fresca quella
sera e involontariamente
rabbrividii appena fuori dall’abitacolo.
«Vieni»
mi disse
cingendomi la vita con un braccio e accompagnandomi su per le scale
della
veranda. Notai che le luci erano accese e la casa sembrava molto
accogliente seppur
silenziosa.
«Se
vuoi rinfrescarti
un po’, puoi servirti delle stanze al piano di sopra, io ti
aspetto in
giardino.» e mi accompagnò su per le scale che
portavano ai piani superiori.
Entrai
nel suo bagno e
accesi la luce. Mi osservai allo specchio e quel che vidi non mi
rassicurò
affatto. Avevo gli occhi brillanti, le guance sfumate di rosa e le
labbra
dischiuse e invitanti. Scossi la testa.
No,no,
così non ci siamo,
pensai.
Le
mie intenzioni erano
lampanti come un neon sul mio viso. Aprii il rubinetto e mi tamponai le
guance
con una salvietta umida. Mi bagnai i polsi, cercando di rallentare un
po’ il
battito feroce del mio cuore e mi lisciai il corpetto sulla vita.
Inspirai un
paio di volte per regolarizzare il respiro e scesi dabbasso.
Le
luci erano state
spente e solo delle piccole candele segnavano il cammino dal salone al
giardino, attraverso la portafinestra aperta. Una dolce melodia si
diffondeva
nell’aria, non riuscivo a distinguerne la provenienza.
L’acustica mi fece
capire che si trattava di una diffusione stereo particolarmente
sofisticata.
Non poteva essere altrimenti.
Attraversai
le vetrata
e mi incamminai per il sentiero segnato dalle fiammelle.
L’odore
che aleggiava
intorno a me era di aranci in fiore e gardenie. Le candele facevano un
improvvisa svolta, per poi terminare nei pressi di un gazebo decorato
da
morbide tende bianche, sotto il quale un meraviglioso tavolo in ferro
battuto
era apparecchiato e illuminato da candelabri d’argento. Mi
fermai interdetta e
mi guardai attorno. Lo vidi apparire da dietro una tenda e
materializzarsi
immediatamente al mio fianco.
Con
galanteria mi prese
una mano e ne baciò il dorso.
«Posso
avere l’onore di
scortarla al tavolo mademoiselle?»
mi
chiese con voce calda e suadente.
Mi lasciai condurre sotto
quell’ondeggiare
delicato di bianco e mi accomodai sulla comoda poltroncina in vimini
che aveva
opportunamente spostato un po’ dal tavolo.
«Ti
piace?» mi chiese
dolce.
Riuscii
a balbettare
con un alito di voce: «E’ meraviglioso. Tutto
questo ti … ti toglie il fiato.»
Si
chinò fino a
sfiorarmi un orecchio con le labbra e disse: «Sei tu che
togli il fiato.»
Chiusi
gli occhi
nell’avvertire il suo respiro gelido così vicino a
me, ma quando li riaprii non
era più al mio fianco, ma seduto di fronte a me.
Dinnanzi
avevo una
portata di antipasto ovviamente proveniente da una nouvelle
cuisine. Di quei piatti in cui c’è un
amore per il
dettaglio e una cura della presentazione del cibo, che solo a guardarli
ti
accorgi che costano un occhio della testa. Alzai lo sguardo ed
incontrai il
suo.
Esperienze
umane indimenticabili.
Inarcai
le sopracciglia
e gli chiesi esitante: «E tu?»
Forse
che qualche cervo
o qualche puma, data la ricorrenza speciale, sarebbero apparsi
magicamente
sulla immacolata tovaglia bianca?
Mi
guardò con il
sorriso negli occhi e rispose: «Non preoccuparti per me, il
mio corpo è già
stato abbondantemente nutrito qualche ora fa, ma adesso tocca allo
spirito. Mi
sazierò completamente beandomi della tua presenza, del tuo
odore e dei tuoi
occhi.»
Lo
fissai
allibita.
Mi
sarei mai abituata a
tanta delicatezza, galanteria ed eleganza? Presi a spiluccare nel mio
piatto,
felice di poter abbassare lo sguardo su qualcosa che non fosse lui, ed
avere un
po’ di tempo per riprendermi. Averlo dinnanzi a me, con gli
occhi fissi su di
me, come se fossi la cosa più bella ed interessante della
terra, mi
sconvolgeva. Lui, nel suo abito dal taglio classico, ma con gli
immancabili
capelli spettinati ed il solito sorrisino sulle labbra, che corteggiava
me,
sciatta ragazzina in preda ad una bufera ormonale?!
E
sì, l’amore era
decisamente cieco. Ma non so perché questa sera mi sentivo
speciale, lui
rendeva tutto speciale. Parlammo ininterrottamente per tutta la cena.
L’atmosfera era rilassata e confidenziale, le mie risate si
confondevano con le
sue cristalline e limpide, mentre la musica continuava ad accompagnarci
discreta
in sottofondo. Le luci delle candele danzavano sul suo viso perfetto e
contribuivano a creare un immagine surreale.
Sembrava
davvero di
essere in paradiso.
Non
ero abituata
all’alcool, ma era stato automatico accompagnare la cena con
un delicatissimo vino
francese. Una cena che era magicamente scomparsa dal mio piatto,
lasciandomi in
bocca una meravigliosa sensazione di benessere. Era stato tutto
perfetto. La
testa mi girava un poco, ubriaca di lui, della sua voce, del suo odore,
più che
del vino.
Involontariamente
tremai. Lui se ne accorse e in un attimo me lo trovai di fianco con la
sua
giacca appoggiata sulle mie spalle.
«Sono
imperdonabile,
scusami. La temperatura non deve essere più tanto gradevole
per te, vogliamo
rientrare?» mi sussurrò piano tenendomi
delicatamente per le spalle.
Mi
alzai e barcollai un
po’. Lui mi sostenne e lo guardai sorridente con aria
sognante.
Ci
avviammo verso
l’interno lasciandoci il paradiso alle spalle.
O,
piuttosto, stavamo
dirigendoci verso di esso …