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Autore: endif    02/06/2009    12 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Carissimi ho ricevuto diverse e-mail di sollecito e mi scuso per avervi fatto attendere per questo cappy. Spero che vi piaccia.

sweetmoon: Ciao cara, sono davvero contenta che hai deciso di recensire. Sapessi come mi fa piacere ricevere dei nuovi commenti… ma ti capisco se non l’hai fatto fino ad adesso, sembra che ci si senta un po’ in soggezione! Grazie per i complimenti che mi hai fatto , mi piace molto scrivere, ma non l’avevo mai fatto prima di adesso. Forse, mi mancava il coraggio! Non preoccuparti per Jacob, un cuore innamorato non è sempre molto razionale, ma uno non corrisposto può essere difficile da gestire! Non lo farò soffrire molto, credimi. Spero davvero che continuerai a leggermi e se vuoi lasciami anche solo un saluto, ne sarò contentissima!!! Endif

keska: Ciao cara, sono felice di risentirti. Capisco che tu abbia avuto da fare, io sono in un turbine di impegni che non mi lascia mai tempo! E per ciò che riguarda l’età, anche se credo che da ragazzina fossi più incasinata di adesso, è più che probabile che di anni ne abbia abbastanza per occuparmi della mia famiglia, piuttosto che scrivere e scrivere e scrivere …! Ti ringrazio per la tua opinione sulla ff, credo di capire cosa tu intenda, ma avrai sicuramente notato che nel riavvicinamento di Ed e Bella, che deve per forza di cose essere progressivo e non “lampo”, ci sia un nuovo elemento in più per ogni capitolo che scrivo… Mi serve un po’ di sana suspance, capisci cosa intendo?! Lasciami ancora qualche tuo saluto, mi fanno immensamente piacere! Endif

zafry: Ehi piccola, non preoccuparti se non riesci a commentare sempre, mi basta un salutino ogni tanto per tirarmi su di morale! Ti regalo un cappy ricco di emozioni, e sapessi il prossimo! Forza con lo studio, dacci dentro che poi sarai libera come una libellula!!! Bacioni Endif

1404: Ciao, grazie per la tua recensione. E sappi che nei cappy piccoli c’è il vino buono!! Ue, ma mica sono così brevi!!!Endif

Meticcia: Paesà, no problem! Mica che hai sottoscritto un patto con il sangue: se non commenti tutti i cappy sarai dannata per l’eternità….*muhahahahahahaha* (Permettimi la citazione presa da una vera sadica che lascia me “puverella” ad aspettare una recensione!!). Scherzo! Per il seguito spero di essere stata abbastanza malvagia. Vedrai da te.

Bacioni Endif

titty88: Che ne diresti se giocassero ad una salutare partitina a scacchi!!!?Baci Endif

anna cullen: Gioia, so che stavi attendendo con ansia il mio aggiornamento. Pardon, spero che questo cap ti piaccia, e prometto un aggiornamento lampo per il prossimo. Fidati! Baci Endif

Confusina_94: Sarà un luuuuungo weekend, non ti deluderò!!! Baci Endif

lory_lost_in_her_dreams: grazie cara, mi rincuora sapere che sto mantenendo vivo l’entusiasmo. Sai a volte ci vuole qualche piccola conferma…!Baci endif

CAP. 28

VENERDI SERA

 

BELLA

Arrossii violentemente all’audacia delle mie stesse parole.

Mi ero fatta trascinare dal gioco che avevamo ingaggiato, e le parole erano uscite fuori da sole, come se a pronunciarle non fossi stata io, come se non era ad Edward che mi stessi rivolgendo, ma davvero ad un sequestratore gentiluomo.

Cielo, chissà adesso che pensa di me … magari teme che lo violento. Pensai confusa, mentre un silenzio teso era sceso nell’abitacolo.

Edward guardava fisso davanti a sé, e mi sembrava che avesse spinto l’auto ad una maggiore velocità. La sua espressione era impenetrabile. Avrei voluto chiedergli se avessi detto qualcosa di troppo, ma le parole mi morirono in gola. Cosa sarebbe successo in questo fine settimana? Ero pronta sul serio ad assumermi tutte le conseguenze che ne potevano derivare? Mi morsi il labbro in un gesto inconsapevole che mi veniva spontaneo quando mi sentivo particolarmente nervosa.

Ma nervosa di che? Di rimanere sola con il mio amore? Mi chiesi scuotendo il capo.

No, rimanere sola con Edward non mi spaventava affatto, anzi.

Lo desideravo tantissimo.

Forse è proprio questo il problema, pensai.

Ritornai con la mente all’impulsività che mi aveva colta poche ore prima, e che mi aveva portata ad indossare quel minuscolo completino di pizzo coordinato con l’abito del diploma.

“Quando avevo toccato il pizzo delicato, una scossa mi aveva percorso. L’avevo annusato portandolo al viso e la sua morbidezza mi aveva colpito. Quando l’avevo fatto scivolare sul mio corpo, mi ero sentita diversa, mi ero sentita sensuale.

E lo specchio aveva riflesso un’immagine stupefacente. Il reggiseno a balconcino sembrava essermi cucito addosso, e la morbida rotondità del seno si stagliava acerba e soda da esso velata appena. Lo slippino era così piccolo che l’avevo guardato con sospetto, rigirandolo per un po’ tra le dita, per capire quale fosse il davanti ed il dietro. Indossarlo mi aveva fatto diventare color prugna, che con il blu si sposava davvero magnificamente. Non avevo osato girarmi per guardarmi il fondoschiena, ma un brivido mi aveva percorso la schiena quando avevo sentito delicata e fresca la seta dell’abito scivolare su di esso.”

E ora, seduta sul sedile dell’auto di Edward mi chiesi cosa mi stava prendendo sapendo che i miei desideri si potevano realizzare.

“Soprattutto voglio che tu viva ogni esperienza umana che desideri prima di non poterlo fare più”  sorrisi tra me e me alle parole che lui mi aveva detto la sera prima.

Oh, non c’era dubbio su alcune delle esperienze che non volevo assolutamente perdermi prima di essere trasformata. Ma chissà se anche lui sarebbe stato d’accordo …

Mi accorsi che l’auto si era fermata solo quando Edward mi aprì la portiera e mi porse una mano per aiutarmi a scendere. L’aria era più fresca quella sera e involontariamente rabbrividii appena fuori dall’abitacolo.

«Vieni» mi disse cingendomi la vita con un braccio e accompagnandomi su per le scale della veranda. Notai che le luci erano accese e la casa sembrava molto accogliente seppur silenziosa.

«Se vuoi rinfrescarti un po’, puoi servirti delle stanze al piano di sopra, io ti aspetto in giardino.» e mi accompagnò su per le scale che portavano ai piani superiori.

Entrai nel suo bagno e accesi la luce. Mi osservai allo specchio e quel che vidi non mi rassicurò affatto. Avevo gli occhi brillanti, le guance sfumate di rosa e le labbra dischiuse e invitanti. Scossi la testa.

No,no, così non ci siamo, pensai.

Le mie intenzioni erano lampanti come un neon sul mio viso. Aprii il rubinetto e mi tamponai le guance con una salvietta umida. Mi bagnai i polsi, cercando di rallentare un po’ il battito feroce del mio cuore e mi lisciai il corpetto sulla vita. Inspirai un paio di volte per regolarizzare il respiro e scesi dabbasso.

Le luci erano state spente e solo delle piccole candele segnavano il cammino dal salone al giardino, attraverso la portafinestra aperta. Una dolce melodia si diffondeva nell’aria, non riuscivo a distinguerne la provenienza. L’acustica mi fece capire che si trattava di una diffusione stereo particolarmente sofisticata. Non poteva essere altrimenti.

Attraversai le vetrata e mi incamminai per il sentiero segnato dalle fiammelle.

L’odore che aleggiava intorno a me era di aranci in fiore e gardenie. Le candele facevano un improvvisa svolta, per poi terminare nei pressi di un gazebo decorato da morbide tende bianche, sotto il quale un meraviglioso tavolo in ferro battuto era apparecchiato e illuminato da candelabri d’argento. Mi fermai interdetta e mi guardai attorno. Lo vidi apparire da dietro una tenda e materializzarsi immediatamente al mio fianco.

Con galanteria mi prese una mano e ne baciò il dorso.

«Posso avere l’onore di scortarla al tavolo mademoiselle?» mi chiese con voce calda e suadente.

 Mi lasciai condurre sotto quell’ondeggiare delicato di bianco e mi accomodai sulla comoda poltroncina in vimini che aveva opportunamente spostato un po’ dal tavolo.

«Ti piace?» mi chiese dolce.

Riuscii a balbettare con un alito di voce: «E’ meraviglioso. Tutto questo ti … ti toglie il fiato.»

Si chinò fino a sfiorarmi un orecchio con le labbra e disse: «Sei tu che togli il fiato.»

Chiusi gli occhi nell’avvertire il suo respiro gelido così vicino a me, ma quando li riaprii non era più al mio fianco, ma seduto di fronte a me.

Dinnanzi avevo una portata di antipasto ovviamente proveniente da una nouvelle cuisine. Di quei piatti in cui c’è un amore per il dettaglio e una cura della presentazione del cibo, che solo a guardarli ti accorgi che costano un occhio della testa. Alzai lo sguardo ed incontrai il suo.

Esperienze umane indimenticabili.

Inarcai le sopracciglia e gli chiesi esitante: «E tu?»

Forse che qualche cervo o qualche puma, data la ricorrenza speciale, sarebbero apparsi magicamente sulla immacolata tovaglia bianca?

Mi guardò con il sorriso negli occhi e rispose: «Non preoccuparti per me, il mio corpo è già stato abbondantemente nutrito qualche ora fa, ma adesso tocca allo spirito. Mi sazierò completamente beandomi della tua presenza, del tuo odore e dei tuoi occhi.»

Lo fissai allibita.   

Mi sarei mai abituata a tanta delicatezza, galanteria ed eleganza? Presi a spiluccare nel mio piatto, felice di poter abbassare lo sguardo su qualcosa che non fosse lui, ed avere un po’ di tempo per riprendermi. Averlo dinnanzi a me, con gli occhi fissi su di me, come se fossi la cosa più bella ed interessante della terra, mi sconvolgeva. Lui, nel suo abito dal taglio classico, ma con gli immancabili capelli spettinati ed il solito sorrisino sulle labbra, che corteggiava me, sciatta ragazzina in preda ad una bufera ormonale?!

E sì, l’amore era decisamente cieco. Ma non so perché questa sera mi sentivo speciale, lui rendeva tutto speciale. Parlammo ininterrottamente per tutta la cena. L’atmosfera era rilassata e confidenziale, le mie risate si confondevano con le sue cristalline e limpide, mentre la musica continuava ad accompagnarci discreta in sottofondo. Le luci delle candele danzavano sul suo viso perfetto e contribuivano a creare un immagine surreale.

Sembrava davvero di essere in paradiso.

Non ero abituata all’alcool, ma era stato automatico accompagnare la cena con un delicatissimo vino francese. Una cena che era magicamente scomparsa dal mio piatto, lasciandomi in bocca una meravigliosa sensazione di benessere. Era stato tutto perfetto. La testa mi girava un poco, ubriaca di lui, della sua voce, del suo odore, più che del vino.

Involontariamente tremai. Lui se ne accorse e in un attimo me lo trovai di fianco con la sua giacca appoggiata sulle mie spalle.

«Sono imperdonabile, scusami. La temperatura non deve essere più tanto gradevole per te, vogliamo rientrare?» mi sussurrò piano tenendomi delicatamente per le spalle.

Mi alzai e barcollai un po’. Lui mi sostenne e lo guardai sorridente con aria sognante.

Ci avviammo verso l’interno lasciandoci il paradiso alle spalle.

O, piuttosto, stavamo dirigendoci verso di esso …

   
 
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