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Autore: Brit    09/02/2017    6 recensioni
Katie McGrath è un’attrice a tempo pieno che viene colta da una sfortuna dietro l’altra. Ha appena perso il fratello e la cognata in un terribile incidente e deve farsi carico di Nathan e Maddie, i suoi due nipoti. Incapace di prendersi cura di loro da sola cerca un’aiutante, però i due si rivelano dei combina guai capaci di far scappare tutte le tate. Ma la sua fortuna da irlandese non l’abbandona del tutto, per fortuna c’è Melissa Benoist.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE MCGRATH POV
 
I vestiti scuri, le parole monotone del sacerdote, il pungente odore dell’incenso e un peso terribile sul petto che stava aspettando solo il momento giusto per schiacciarmi definitivamente. Presi fiato, mentre fui incapace di trattenere una lacrima. L’organo iniziò a suonare una melodia irlandese come ultima volontà di mio fratello Sean. Diedi un ultimo sguardo alla bara di mio fratello e sua moglie e mi resi conto di essere rimasta sola. Mi strofinai le mani, aspettando che la tortura finisse. Non vedevo l’ora di arrivare a casa e versare il mio dolore in lacrime e singhiozzi senza dovermi trattenere. Guardai verso la mia sinistra la piccola Maddie e Nathan, che rispettivamente a 5 e 14 anni avevano perso i loro genitori. Osservai lo sguardo assente di Nathan e le piccole manine di Maddie stringersi sulla manica della giacca del fratello.
Mi si spezzò il cuore.
Come potrò sostituirmi ai loro genitori? Come farò nonostante tutti gli impegni a prendermi cura di loro, a non fargli mancare nulla? Riuscirò a farli sentire a casa? Sarò all’altezza?
Volevo che tutto ciò finisse il più presto possibile ma sapevo già che questo era solo l’inizio di un percorso in salita.
 
 
Tutto ciò che successe nelle settimane successive al funerale, fu veloce e confusionario. Ottenni la custodia dei bambini, come tutore. Furono traferiti nel mio enorme e vuoto appartamento a Vancouver, situato nel City Centre. Loro ripresero gli studi e, nonostante il solito peso sul petto per la mia perdita e le mie nuove responsabilità, un apparente stato di quotidianità si instaurò tra di noi. Fui presa di nuovo nel ruolo di Morgana, per una miniserie incentrata sul punto di vista di questo personaggio. Ben presto mi resi conto che tra lo studio del copione, le riprese e altri impegni lavorativi non ero affatto capace di prendermi cura dei bambini da sola. Nathan stava passando il classico periodo adolescenziale di rifiuto, accentuato ancora di più dalla perdita dei suoi genitori e Maddie che, essendo più piccola, aveva affrontato con ingenuità il lutto, si stava rivelando essere una forza della natura, un vulcano di emozioni e guai uno dietro l’altro.
Per fortuna, un miracolo accadde.
Mrs. Sayward, una gentile donna sulla sessantina e amica di mia cognata, si offrì di aiutarmi diventando una tata a tempo pieno per Nathan e Maddie, aiutandoli con i compiti, preparando i pasti e mantenendo la casa in ordine.
Finalmente tornai a respirare. Riuscii a concentrarmi meglio sul mio lavoro e finalmente non capitò più di addormentarmi sul set per la stanchezza.
Riuscivo a godere di momenti per me stessa, nonostante qualche piccolo guaio dei bambini che subivano le mie ramanzine da neomamma per fare in modo che non accadessero più.
La tata sembrava piacere ad entrambi, anche se Maddie se ne approfittava un po’ troppo con i compiti e Nathan con le scappatelle pomeridiane per giocare con gli amici.
Spesso quest’ultimo veniva beccato, e capitava di scontrarci e litigare. Inutile dire che gli scontri finivano con Maddie che piangeva per le urla, Nathan che gridava “TU NON SEI MIA MADRE” e la porta della sua camera sbattuta con rabbia.
Nonostante ciò, il giorno seguente riuscivamo a riconciliarci (come io e mio fratello facevamo da piccoli) e tutto procedeva in serenità.
Peccato che durò poco più di un mese.
Mrs. Sayward se la squagliò definitivamente dopo l’ennesima fuga clandestina di Nathan e l’allagamento del bagno con schiuma e acqua per colpa di Maddie che voleva farsi un bagnetto e si era ricordata solo due ore dopo di aver lasciato il rubinetto aperto.
Quando tornai a casa, la trovai bagnata, con la schiuma ovunque sui vestiti, incazzata nera. “ME NE VADO!” aveva urlato.
L’avevo pregata di rimanere, non potevo farcela da sola. Ma come risposta ottenni solo la porta dell’ingresso sbattuta contro la mia faccia mentre cercavo di raggiungerla e fermarla.
 
Avevo di nuovo sparso la voce per la ricerca di una nuova tata, cosa che si era dimostrata difficile dal momento in cui Mrs. Sayward aveva spettegolato con tutta Vancouver su quanto fosse difficile stare con i miei bambini. Ogni volta che mi sembrava di aver trovato qualcuno di perfetto e dicevo loro i nomi dei bambini, impallidivano e trovando qualche scusa se ne andavano.
‘Sono bambini, cavolo, non mostri. ’ Pensavo sempre. Combinano guai, sono furbi ed ammetto che è difficile tenerli e fargli fare esattamente ciò che vuoi, ma avevo visto decisamente di peggio.
 
Due settimane dopo le dimissioni di Mrs. Sayward, ero una specie di zombie. Ogni notte piangevo per il mio dolore, la perdita per quello che per me era non solo mio fratello, ma anche il mio migliore amico, il mio complice, la mia spalla. E pregavo verso di lui, gli chiedevo di aiutarmi, di mandarmi un altro miracolo perché volevo dare tutto a quei bambini e non riuscivo. Volevo essere il loro punto di riferimento e finivo col sembrare una matrigna cattiva capace solo di metterli in castigo.
Serviva un vero miracolo.
 
Tornai a casa dal lavoro per le ventuno, avrei dovuto essere a casa prima per preparare la cena ma non c’era stato modo di lasciare il set per quell’ora. Aprii la porta di casa, scalciai via le scarpe e proprio quando stavo per annunciare il mio rientro, sentii delle risate provenire dal salotto. Nathan stava ridendo? Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che non ricordavo più nemmeno come fosse la sua risata. Mi avvicinai di soppiatto sentendo anche la piccola Maddie gridare felice. Raggiunsi il salotto e trovai i bambini e un’altra ragazza concentrati a giocare a Just Dance. Chi diamine era quella?
 
Avvicinandomi urtai contro lo spigolo di un mobile ed imprecando mi feci notare. Tre paia di occhi si posarono su di me. I sorrisi dei bambini si spensero. Quello della ragazza, posizionata al centro tra i due, era ancora acceso e brillante.
Mi salutò raggiante e mi venne incontro tendendomi la mano. “Sono Melissa, e credo di poter essere la nuova tata.”
 
                    
 
 
MELISSA BENOIST POV
 
Ho sempre amato sognare in grande, per questo a vent’anni mi traferii da Littleton, Colorado a Vancouver, Canada per seguire uno dei migliori corsi per diventare attrice. Dei parenti, che abitavano nella zone di Chinatown, mi accolsero e trattarono come se fossi una loro figlia. Con il passare degli anni mi lasciarono un appartamento, convinti che ormai ero una donna ed avevo bisogno della mia privacy. Iniziai a racimolare soldi con piccoli lavori; feci la barista, la cameriera in ristoranti, la babysitter. Tutto ciò mi permise negli anni di frequentare il primo corso alla scuola di recitazione “NADA” ed iniziare il secondo anno, cosa che mi costò molto denaro.
Non sono mai stata una persona fortunata, ma nemmeno il contrario. Molte erano state le cose che mi avevano fatto soffrire, molte le difficoltà durante gli anni del liceo (e non solo). D’altra parte, essendo molto ambiziosa, sono sempre riuscita a tirarmi su da sola, senza nessuno in particolare pronto a tendermi la mano. Ce l’avevo sempre fatta, ecco. Gli anni che passavano mi avevano resa sempre più sicura di ciò che avrei voluto fare nella mia vita, di ciò che era semplicemente fatto per me, di quella passione a cui mai avrei potuto rinunciare e che sarebbe dovuta diventare presto un lavoro, oltre che il mio “passatempo” più importante: la recitazione.
Nonostante le difficoltà dei miei genitori nel farmi intraprendere questa strada, decisi, insieme a loro, di seguirla; non avrei potuto fare altrimenti. Penso che avrei fatto di tutto pur di raggiungere i miei obiettivi. Infatti, la perdita del mio ultimo lavoro part-time non fece altro che aumentare ancor di più in me la necessità di trovare qualcos’altro capace di mantenermi almeno, in modo da pagare tutto ciò di cui avevo bisogno per vivere e recitare (che in un certo modo, era ciò che mi faceva vivere).
Non ero ancora riuscita a capire che tipo di lavoro –stabile- avrei potuto fare per racimolare abbastanza denaro. Mi ero stufata piuttosto presto di essere una barista, allo stesso modo del quale mi stancai di essere una cameriera. Erano lavori che non facevano per me. Avevo provato di tutto, e una delle cose che mi riusciva meglio era avere a che fare con i bambini, per il mio carattere molto simile al loro. Purtroppo la mia unica esperienza in questo campo era finita male, in quanto l’intera famiglia presso cui lavoravo si era trasferita ed ero, praticamente, rimasta a secco.
Avevo deciso di cercare altro, di provare a fare di tutto, in caso estremo ritornare anche in un bar. Stampato il mio curriculum, decisi di provare a consegnarlo in giro per la città e nel centro commerciale di Centre City. Chissà, magari qualcuno mi avrebbe finalmente notata. Una strana positività mi invadeva quel giorno, non saprei dire il perché, eppure già sentivo che qualcosa sarebbe andato per il verso giusto. Fu una giornata davvero stancante: dalle quindici del pomeriggio alle diciannove avevo consegnato talmente tanti volantini in giro per il City Centre, da esserne distrutta.
Entrai in quello che doveva essere il mio ultimo negozio del centro commerciale. Anche lì lasciai il volantino e, con un sorriso ed un “Grazie di cuore!” mi accinsi a raggiungere l’uscita. Non appena sbucai fuori mi sentii piombare addosso qualcuno. Cercai di trattenermi ma un “Oh!” un po’ infastidito mi uscì di bocca.
“Cavolo, scusa!” Un ragazzino, occhi azzurri e capelli scurissimi, prontamente si allontanò da me.
Nel vedere tanta dolcezza e senso di colpa, non potei fare a meno che sorridere. Era accompagnato da una bambina molto più piccola di lui, con due occhi rossissimi, come se avesse appena pianto.
“Tutto bene?” mi rivolsi alla piccola “Dove sono i vostri genitori?”.
Li vidi per un secondo impallidire finché la più piccola scoppiò di nuovo a piangere. “Non troviamo più il modo per tornare a casa!”
Il fratello abbassò lo sguardo, imbarazzato. “Volevamo solo vedere il nuovo negozio di animali..”
Sospirai, pensando a cosa ci potessero fare due ragazzini da soli in un centro commerciale.
“Mi state forse dicendo che siete scappati?!” sgranai gli occhi.
“No, non scappati! Siamo usciti per fare un giro, ma stavamo giusto tornando a casa! Solo che... al ritorno ho usato il navigatore ed ora, ho il cellulare scarico.”
Un senso di panico poi lo invase: “Se la zia Katie torna dal lavoro prima di noi e non ci trova a casa mi uccide! Ti prego, puoi aiutarci?” si rattristì il ragazzino.
“Cavolo, mi avete fregata di brutto!” sospirai e decisi di aiutarli.
Il tragitto verso casa fu piuttosto lungo e la cosa mi sorprese parecchio. ‘Da quanto tempo erano in giro i due per allontanarsi così tanto? Se la zia di cui parlano non ne era al corrente, stavano correndo davvero un grande rischio. ’
Arrivammo a casa ed intuendo che erano affamati decisi di osare preparando la cena. Mentre mangiammo mi raccontarono cose che non mi aspettai di sentire da ragazzini di quell’età. Scoprii che avevano perso i genitori da poco e che la zia era tutto ciò gli era rimasto. Katie era la sorella del padre e purtroppo per il lavoro non poteva esserci costantemente per i suoi nipoti, ma faceva sempre grossi sacrifici per assicurare ai piccoli il meglio che potessero avere. Iniziai ad ammirai quella donna, chissà quanta fatica tutto ciò comportava.
Ero davvero contenta di averli rintanati nella loro dimora, al sicuro e di aver preparato del cibo caldo. Convinsi Nathan a pulire i piatti e Maddie a sistemare il salotto che era pieno ovunque di suoi giocattoli.
Mentre facevamo ciò, il ragazzino mi spiegò che prima avevano una tata e di come con un disastro dietro l’altro l’avevano fatta scappare a gambe levate. Poi mi raccontò di come aveva progettato la fuga. Fu davvero incredibile! Andò a scovare delle chiavi di casa nascoste in un cassettone. Quelle pesti cominciavano davvero a piacermi.
Quando cercai di mostrarmi un po’ più seria, facendogli capire che era meglio andare, non volevano lasciarmi più. Volevano farmi provare il loro gioco preferito: Just Dance.
“Una partita e poi vado, okay?”
“Okay!” gridarono all’unisono.
Ci sfidammo in moltissime canzoni, tanto da perdere la cognizione del tempo. Sicuramente passò più di un’ora. Tra una pausa e l’altra conobbi meglio i bambini, che mi dissero la loro età, i loro gusti, i loro hobby.
Al termine di una partita, si voltarono verso di me quasi contemporaneamente scambiandosi un’occhiata di intesa. “Senti ma, che ne dici di diventare la nostra nuova tata?” disse Nathan con una certa serietà.
“SII! Sarebbe super fantastico!” urlò Maddie piena di entusiasmo. Rimasi un attimo in silenzio a pensare. Avevano seriamente bisogno di qualcun altro, non potevano gravare letteralmente sulla povera zia. Ero abbastanza sicura di poterlo fare. Dissi loro che ci avrei pensato e che nel frattempo era meglio continuare a giocare.
All’ennesima canzone di Just Dance tutti e tre sentimmo qualcuno entrare nella stanza, urtare qualcosa, imprecando ad alta voce. Mi feci forza e mantenendo lo stesso sorriso mi girai.
La vidi. Sicuramente era la zia Katie.
Mi avvicinai e le tesi la mano. “Sono Melissa Benoist, e credo di poter essere la nuova tata.”

 

NOTE:
Ecco qui, una nuova fanfiction in collaborazione con Mar e CossNiehaus! Fateci sapere se vi piace, lasciateci un commento, un insulto, mandateci un segnale di fumo. :D Pubblicheremo il prossimo capitolo (già pronto) al raggiungimento di 4 recensioni!
Grazie per essere arrivati fino qui in fondo :'D
  
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