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Autore: _Qwerty_    11/02/2017    4 recensioni
Come dice Olivander (e il titolo!), è la bacchetta che sceglie il mago: quindi, perché non immaginare quale sia la bacchetta di molti personaggi di cui la Rowling non ci ha detto nulla?
Non scrivo da anni, ma tante storie e sogni sono rimasti nel cassetto e adesso provo a tirarli fuori con questa raccolta di one-shot dedicate a personaggi a me cari della saga di Harry Potter e alla loro bacchetta.
Rigorosamente canon, almeno nelle intenzioni, seguendo in primis libri e anche quanto scritto dalla Rowling su Pottermore.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Olivander, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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VII. Luna Lovegood
VIII


Se c’è una cosa che le bacchette hanno in comune con i loro fabbricanti, è senza dubbio la pazienza. Pazienza occorre al sapiente artigiano per raccogliere il legno dell’albero giusto nel tempo giusto, riuscendo a trarre il massimo della magia naturale che la pianta possiede senza però derubarla; pazienza è necessaria per avvicinarsi alle creature che forniscono l’anima della bacchetta senza fare e farsi del male, siano esse un mite ma schivo unicorno, una fenice ritrosa ma non per questo innocua, o ancora un drago che pur vivendo in una riserva del Ministero obbedisce comunque al suo istinto primordiale. Creare una bacchetta è un’avventura sia nel mondo, per la raccolta del materiale che la costituisce, sia in se stessi, perché la mano del fabbricante esperto aggiunge una stabilità e un equilibrio che un appassionato della domenica difficilmente raggiungerebbe. Creare una bacchetta, diceva il nonno del signor Olivander quando lui non aveva ancora l’età per andare a Hogwarts, è fare una scommessa sul futuro, perché creare qualcosa che forse resterà a prendere polvere in negozio per svariati anni è al contempo fare e ricevere una promessa da uno sconosciuto, e occorre che chi crea la bacchetta non perda mai la fiducia che quella promessa venga mantenuta.
Tuttavia, la gran parte delle bacchette fabbricate da un singolo membro della famiglia Olivander veniva venduta nel giro della stessa generazione del fabbricante, o al più dal figlio, ed erano veramente una quota minoritaria le bacchette che restavano più di trenta anni invendute, chiuse nella loro scatolina sullo scaffale. Ancora più rari erano poi gli esempi di bacchette che restavano ad aspettare per cinquant’anni o più, e Olivander conosceva a memoria la storia delle bacchette, per così dire, storiche, quelle cioè che aspettavano in negozio da un secolo o quasi. Per questo, ogni volta che una bacchetta di vecchia creazione trovava il suo mago o la sua strega era per Olivander un giorno di gioia, la conferma della bontà del suo lavoro e di quello degli avi da cui discendeva, il compimento della promessa che qualcuno aveva fatto tanto tempo prima.
“Buongiorno!” disse un mago dalla voce sognante.
Un mago di media altezza dall’aria trasognata con i capelli lisci e brizzolati e la veste color indaco ornata da strane rune dorate accompagnava una ragazzina bionda con la stessa aria trasognata.
Olivander fece mente locale e riconobbe nell’uomo Xenophilus Lovegood, il direttore e editore de Il Cavillo, una rivista bislacca piena di interviste a soggetti improbabili e reportage su creature della cui esistenza era razionale dubitare, tuttavia non priva talvolta di qualche intuizione tecnica o politica meritevole di approfondimento.
“Salve signor Lovegood! È dunque venuto il momento della bacchetta di sua figlia!” disse sorridendo alla ragazzina, che per tutta risposta chiese se era vero che oltre a creare bacchette allevava Asticelli.
“Allevare Asticelli?” ripeté, preso alla sprovvista.
Poi si udirono nel negozio alcuni scoppi, apparentemente provenienti dallo scaffale più lontano, nelle profondità del negozio note solo al signor Olivander.
Il rumore attirò l’attenzione di tutti e tre e il signor Olivander aggrottò le sopracciglia.
“Potrebbero essere Sfaragumeni! – esclamò la ragazzina a un tratto – Presto, corra a versare dell’acquavite sugli scaffali o le faranno scoppiare tutto!”
“Eh?”
Olivander restò a bocca aperta. Doveva pensare che nel negozio fosse appostata una delle tante creature fantasiose di cui spesso parlava il giornale del signor Lovegood.
“Sembrano Vermicoli, ma si nutrono delle proprietà del legno facendolo scoppiare a poco a poco fino a mandare tutto a fuoco! Solo liquidi su base alcolica possono placarli e indurli a smettere di scoppiettare, finché non avrà bonificato l’ambiente con un’adeguata pozione, che io stesso mi offro di fornirle” spiegò prontamente il signor Lovegood.
Si sentì distintamente un altro scoppio, come se qualcosa stesse disperatamente cercando di uscire da dove era rinchiuso.
Il signor Olivander riprese subito in mano la situazione.
“Beh, dopo controllerò. Prima troviamo la bacchetta per la signorina, direi.”
“Ma gli Sfaragumeni scoppiano velocemente se sono in gruppo!” disse la ragazzina.
“Oh, le assicuro che non ci vorrà molto. Stenda le braccia, così.”
Svolse il metro, che iniziò a prendere le sue misure.
Olivander si soffermò un attimo a guardare la ragazzina prima di addentrarsi tra gli scaffali. In genere se un bambino è nato in una famiglia di maghi non si stupisce più di tanto nel vedere un oggetto stregato che fa qualcosa intorno a lui, ma dalla sua esperienza sapeva che il contatto così ravvicinato col suo metro riusciva a incuriosire anche i più smaliziati maghetti purosangue. Così, era rimasto un attimo sorpreso nel vedere come invece la ragazzina sembrasse perfettamente a suo agio col metro svolazzante attorno, tanto che a un certo punto sembrava invitarlo lei stessa e suggerirgli dove misurare. Si avvicinò alla giovane cliente e prese un capo del metro, mentre la ragazzina cercava visibilmente di spiare cosa c’era scritto sopra.
“Mmh, già. Sì, sì, vediamo” e si avviò sicuro verso uno scaffale a metà del negozio.
Quando tornò con due bacchette da provare, vide una scena che poche volte aveva visto accadere.
Il metro aveva ripreso a prendere delle misure, ma a un certo punto, con una naturalezza che lui stesso non aveva quando suo padre e suo nonno lo avevano iniziato, ancora bambino, all’arte di fabbricare bacchette, la ragazzina prese il metro e delicatamente lo voltò per leggere la misura che aveva appena preso. E la cosa più inaudita fu che il metro non si ritrasse frustando l’aria, come faceva ogni volta che un cliente cercava di toccarlo, ma si lasciò afferrare e muovere, seppur con una certa rigidità che solo il suo occhio ormai esperto poteva percepire.
“Luna, forse non dovresti prenderlo, è uno strumento di lavoro del signor Olivander” intervenne il signor Lovegood.
“Non si legge bene… ventuno virgola quattro più tre quarti, e…è scritto piccolissimo!” disse la ragazzina, non senza una punta di delusione.
Senza accorgersene, Olivander sorrise.
Si avvicinò e prese il metro, che sembrò rilassarsi.
“Oh, beh, immaginavo – disse sorridendo ancora – Arrivo subito” e sparì dietro uno scaffale.
“Faccia attenzione agli Sfaragumeni!” gridò Luna.
Nessuno a parte lui e i suoi avi prima di lui avevano mai visto cosa c’era nel negozio al di là del bancone e della piccola consolle che conteneva gli strumenti per la manutenzione, perché un primo e ben tenuto alto scaffale pieno di scatole di bacchette e cassetti nella parte bassa nascondevano ai clienti la vista di quanto c’era dietro.
“È come il sancta sanctorum di un tempio. Vuol dire la parte dove possono accedere solo i sacerdoti, gli iniziati. Confesso che mi piacerebbe essere uno di essi” aveva osservato qualche anno prima un mago a cui a suo tempo aveva venduto la sua bacchetta.
Era un giovane Nato Babbano e quando l’aveva rincontrato tanti anni dopo gli aveva chiesto, con sfacciataggine e delicatezza allo stesso tempo, se poteva diventare un suo apprendista. Gli aveva rifiutato questa possibilità, perché il mestiere si tramanda di padre in figlio, e c’era qualcosa nel sangue della sua famiglia che non poteva essere sostituito. Lui però non aveva figli naturali, il tempo era passato e a volte si chiedeva se non avesse sbagliato a chiudere la porta a quel giovane mago di talento, che di sicuro aveva colto molto più di quanto lui aveva immaginato sul momento.
Olivander si diresse con passo sicuro verso uno degli scaffali in fondo alla stanza, dove la luce della lampada principale del negozio arrivava a fatica.
Lumos” sussurrò alzando la sua bacchetta.
E mentre nel fascio di luce emesso dalla punta della bacchetta impalpabili spirali di polvere danzavano al ritmo del suo respiro, scorse una ad una le scatole più vecchie, finché uno scoppiettio impaziente richiamò la sua attenzione.
“Oh, eccoti” bisbigliò alla scatola, prendendola e spolverandola fino a far apparire la data scritta sul dorso del coperchio.
Spense la bacchetta e tornò dai clienti, notando che il metro fluttuava a mezz’aria, in evidente attesa.
“Ho dovuto recuperare una bacchetta di fabbricazione un po’ datata, ma siamo pronti” disse appoggiando la scatola polverosa accanto alle altre due.
“Prima però proviamo questa: dieci pollici, legno di salice, anima in crine di unicorno” disse prendendo una delle prime bacchette che aveva portato, ignorando volutamente il metro che invece si era piegato a indicare la scatola più polverosa.
Luna Lovegood prese la bacchetta e la agitò, facendo uscire solo un filo di fumo.
“Molto bene. Allora questa: ontano e piuma di fenice, dieci pollici e un quarto.”
Il metro stava ancora indicando con ostinazione la scatola polverosa.
La bacchetta di ontano non produsse nulla e finalmente Olivander porse a Luna la bacchetta estratta dall’ultima scatola.
“Dieci pollici e un quarto, crine di unicorno, legno di vite. Esile, ma incredibilmente resistente.”
Come aveva immaginato, era la bacchetta giusta.
“Si tratta di una bacchetta fabbricata nel lontano 1877 dal mio bisnonno e a quanto pare stava aspettando proprio lei” concluse sorridendo a sua volta.
“Ma non sarà danneggiata dagli Sfaragumeni?” domandò Luna accigliandosi lievemente.
“Oh, non credo proprio mia cara. Gli scoppi che sentivamo erano frutto dell’entusiasmo della bacchetta alla sensazione di stare trovando finalmente il proprio legittimo proprietario. È un fenomeno che a volte avviene con il legno di vite, e con maghi e streghe di una natura affine. Direi che per aver aspettato tutti questi anni, deve essere sicuramente una bacchetta molto paziente.”
“Oh” disse soltanto Luna.
“Stia comunque attento, gli Sfaragumeni si moltiplicano velocemente!” disse il signor Lovegood, iniziando a tirar fuori da una delle molte tasche della veste i galeoni per pagare.
“Farò un accurato controllo degli ambienti” rispose Olivander conciliante.
“Ma se la bacchetta si rompe? Cioè, magari a fare un esperimento succede un incidente?” disse all’improvviso Luna, tuttavia senza preoccupazione nella voce, con lo stesso tono di chi chiede come abbonarsi allo stadio per seguire la propria squadra di Quidditch.
“Rompere la bacchetta? È molto improbabile, per quanto ovviamente le cautele sono quelle dettate dal buon senso… – iniziò Olivander, preso alla sprovvista – Ma non dovete temere che la bacchetta sia più fragile perché di vecchia fabbricazione: le bacchette sono tutte nuove, anche quando sono vecchie” concluse rassicurante.
La ragazzina sembrava però pensierosa.
“E comunque, se dovesse mai succedere una cosa del genere, fra uno o fra dieci anni, potrà sempre tornare qui per trovare una nuova bacchetta e chissà, magari potrebbe anche partecipare lei stessa alla sua realizzazione.”
La ragazzina sorrise entusiasta e ringraziò il signor Olivander, sorridendo anche in direzione del metro arrotolato mollemente sul bancone, che non mancò di agitare una delle estremità a mo’ di saluto.

***

Allora, penso si capisca che Luna è uno dei miei personaggi preferiti: una ragazza estremamente sensibile ma anche forte e decisa a difendere le proprie convinzioni, che come spesso accade diviene oggetto di chiacchiere e scherzi antipatici (quelli che le nascondono le scarpe a scuola si meriterebbero un giretto da soli nella foresta, a riflettere un po’!). Nel mio headcanon Luna dopo Hogwarts per un po’ aiuta Olivander, che non ha dimenticato il tempo passato insieme prigionieri dei Mangiamorte a casa Malfoy, e impara molto sulla fabbricazione delle bacchette, anche se poi seguirà il compagno naturalista nipote di Newt Scamandro. Per questo mi è piaciuto immaginare che Olivander noti subito che la giovane strega che ha davanti ha qualcosa di speciale, come dimostra l’affinità col metro incantato, e che sia in qualche modo destinata a una bacchetta speciale. In HP7 Luna riceve un’altra bacchetta fatta su misura dopo che lei e Olivander sono fuggiti grazie a Harry e Dobby e chissà che anche in quel caso Olivander non abbia qualcosa da raccontarci al riguardo.
Infine, gli Sfaragumeni: Vermicoli che scoppiano appunto, una delle innumerevoli creature fantastiche come i Nargilli e i Ricciocorni Schiattosi che popolano la mente di Luna e che devono il loro nome alla mia mancanza di fantasia, perché, banalmente, spharageomai in greco classico vuol dire scoppiettare.
  
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