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Autore: Crybaby    11/02/2017    2 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Choji's Last Chance

2.

Avevo puntato la sveglia per le sei del mattino, ma fui in piedi già da un’ora quando la sentii suonare. Non ero riuscito a dormire molto da quanto ero agitato. Poteva sembrare assurdo, visto che mi attendevano alcuni giorni di viaggio prima di arrivare a destinazione, e quindi avevo ancora molto tempo per prepararmi mentalmente.
Ma era un altro il motivo della mia preoccupazione.
Mi vestii, riempii un borsone con tutto quello di cui avevo bisogno, lasciai la mia stanza, e, quatto quatto, per non svegliare i miei genitori che ancora dormivano, scesi al piano di sotto.
Non avevo tempo per fare colazione, quindi con uno sforzo di volontà sovrumano ignorai l’invitante porta aperta della cucina e passai oltre.
Devo partire subito. Non posso fermarmi a far colazione. Avrò tutto il tempo per mangiare durante il viaggio. Sì, sì, farò così, pensai tra me e me, convintissimo.
Mentre, tornato sui miei passi, stavo già rovesciandomi un cartone di latte e un’intera scatola di biscotti direttamente in bocca.
Ehi, si trattava di uno spuntino veloce!
Inoltre, con la pancia piena avrei affrontato il viaggio molto meglio.
Una volta sazio, fui finalmente pronto a partire. Raccolsi il borsone…
-Che ci fai già in piedi a quest’ora, Choji?
…e lo lasciai cadere subito, congelandomi sul posto. Sotto l’uscio della cucina, in vestaglia e ancora un po’ assonnata, era apparsa mia mamma.
-Oh! Erm... Sto andando... In missione, sì! Ho ricevuto gli ordini stanotte!- risposi. In fondo, per metà non era una bugia.
-In missione? Vestito in quel modo?
Mamma mi squadrò da capo a piedi, dubbiosa. E un po’ la capii: per mescolarmi ai ragazzi che vivevano nell’orfanotrofio avevo scelto una maglietta verde e dei pantaloncini corti blu, qualcosa che non mi si vedeva indossare tanto spesso.
-Si tratta di una missione di spionaggio- spiegai –devo tenere d’occhio un ninja traditore a piede libero, quindi c’è bisogno che mi mescoli alla folla per pedinarlo meglio, capisci?
Mamma annuì, senza dire nulla.
-Starò via un bel po’, forse… Fammi pensare …due settimane, o giù di lì. Credo. Ma non ti preoccupare, saprò mantenermi bene!- dissi, indicando il mio borsone con un sorriso.
Mamma annuì ancora, e ancora senza aprire bocca, e si fece da parte per farmi passare.
Mi sentii molto in imbarazzo. Di certo non doveva essere stato bello per lei scoprire, già appena sveglia, che sarei stato lontano da casa per una missione pericolosa… e io non sapevo proprio cos’altro dire per tranquillizzarla!
Indossai la tracolla del mio grande bagaglio su una spalla e uscii dalla cucina. Avevo già aperto la porta e stavo per salutare, quando mia madre mi anticipò.
-Non vuoi salutare tuo padre, prima di andare?
Sussultai.
-Sta ancora dormendo?- le chiedi senza guardarla -allora, no, non voglio svegliarlo. Salutalo tu da parte mia.
-Ma... Hai detto che non tornerai a casa prima di due settimane! Choza ci resterà male se non ti vedrà partire!
Sospirai.
-Devo partire subito, non posso attardarmi ancora. E poi... Papà... Papà capirà. Anche lui è un ninja, no?
-Lo so, ma... hai ragione- disse lei dopo un po’ –lo saluterò da parte tua. Abbi cura di te!
-Altrettanto.
Aprii la porta.
Ero già con tutti e due i piedi fuori di casa, che mi fermai.
No! Non posso andarmene in questo modo!
Mi voltai, tornai in cucina con una breve corsetta e diedi a mia mamma un bacio sulla guancia.
-Farò il possibile per tornare prima, te lo prometto! Nel frattempo... tienimi in caldo le mie porzioni, d’accordo? Ti voglio bene.
La salutai con un altro bacio, ed uscii senza guardarmi più indietro.

Okay, credo sia il caso di fermarmi un attimo e spiegare in cosa consisteva la preoccupazione che non mi aveva fatto dormire.
Non avevo parlato con nessuno della mia missione. Nemmeno con Ino, nemmeno con Shikamaru, nemmeno con mio padre. Non perché mi fosse stato proibito, ma... Come avrei potuto spiegarglielo?

Siccome non sono stato granché come ninja ultimamente, se non avrò successo nella mia prossima missione allora non lo sarò proprio più...

Per testare le mie capacità ninja mi è stata assegnata una missione pericolosissima! Sì, mi vogliono testare! Perché pare che io non sia adatto a fare il ninja...

Ehi ragazzi, ho una notizia buona e una cattiva! La cattiva è che, visto che finora ho dimostrato di essere insicuro e pauroso, hanno deciso di togliermi il titolo di ninja a meno che non catturi un pericoloso killer ricercato da vent'anni. La buona è che si tratta di una missione alla mia portata! Infatti devo introdurmi in un orfanotrofio e spacciarmi per un orfano di guerra usando le mie doti naturali! ...ovvero, quelle di essere un ragazzo insicuro e pauroso. Ripensandoci, anche questa è una cattiva notizia! Eh, eh, eh!...

Avrei potuto formulare la notizia in qualsiasi modo, ma la sostanza non sarebbe cambiata. Non solo non ero migliorato di una virgola dalla mia promozione a chunin, ma avevo anche fatto talmente passi indietro che me ne mancava uno solo per non essere più un ninja.
Da una parte non mi sarebbe dispiaciuto ricevere il sostegno di mio padre e dei miei migliori amici. Anzi, ne avevo un bisogno disperato, in quel momento più che mai. Ma dall'altra parte rimaneva il fatto che avevo deluso le loro aspettative e la fiducia che avevano in me.
In parole povere, non avevo il coraggio di dirglielo di persona. Preferivo che lo venissero a sapere da qualcun altro, e solo quando mi fossi trovato abbastanza lontano.
-Sì, è meglio così- dissi a me stesso ad alta voce, annuendo vigorosamente -è la cosa più giusta da fare.

Però, mentre m'incamminavo verso i cancelli del villaggio, mi ricordai di un'altra persona con cui desideravo parlare.
Qualcuno che, da lassù, doveva già sapere tutto riguardo la mia situazione.

-Ciao, Asuma-sensei.
Quella era la prima volta che andavo a trovare, tutto da solo, la tomba del mio maestro.
Mi sentivo un po' impacciato e non sapevo bene come comportarmi, ma per fortuna non dovevo preoccuparmi che qualcuno mi vedesse.
A quell'ora del mattino, in cui il sole era lì lì per sorgere ma in cielo si intravedevano ancora alcune stelle, non c'era nessuno a fare visita al cimitero dei caduti. A parte me.
-F-fa freddino, stamattina, eh? Mi dispiace disturbarla a quest'ora, ma... Dovevo parlare con qualcuno.
Mi inginocchiai davanti alla lapide, tentennando un po’.
Fra gli oggetti posati sulla tomba, come un ultimo regalo per lui, notai anche il suo accendino, insieme ad un pacchetto di sigarette della sua marca preferita ancora sigillato. Inevitabilmente, ripensati a quando Shikamaru aveva cominciato a fumare subito dopo la morte di Asuma-sensei. A suo dire, quello era un modo per continuare a sentire la sua presenza.
Io non ci avrei mai pensato, anche perché non ne ero capace...
In quel momento mi venne un’idea.

-Mi permetta, sensei.
Aprii il pacchetto, tirai fuori una sigaretta, la accesi... con qualche difficoltà, lo ammetto, non era per niente facile far girare la rotellina del l'accendino con le mie dita paffute!... e la posai sulla tomba, guardando poi il filo di fumo che saliva verso l'alto.
Un po' dell'odore del fumo spostato dall'aria mi finì nel naso.
E, come per magia, accadde l'effetto che avevo sperato.
Grazie alla mia innata passione per il cibo, sin da piccolo avevo imparato a distinguere e riconoscere quasi ogni tipo di odore, compresi quelli provenienti dalle cose non commestibili.
E quell'odore, quella puzza che avevo sempre trovato fastidiosa, di colpo mi riportò alla mente tutti i bei momenti passati in compagnia di Asuma-sensei. Tutte le missioni, tutte le chiacchierate, tutti i pranzi che mi ha offerto al BBQ, e che non ho mai potuto rimborsagli... Se solo mi fossi concentrato, avrei potuto scegliere un ricordo a caso e riviverlo dall’inizio alla fine!
Chiusi gli occhi, e l'impressione di rivederlo di fronte a me si fece ancora più reale. Strinsi le palpebre e mi premetti le tempie con le dita, per concentrarmi al massimo sulla sua immagine, e solo su quella.
Lo vidi inalare il fumo della sigaretta che avevo acceso per lui, lo vidi sorridere, lo vidi salutarmi alzando una mano. Lo vidi aprire la bocca, e udii la sua voce!
Ma... Non riuscii a capire una parola. Asuma-sensei mi stava parlando, ma non sentivo altro che il suono della sua voce, senza realmente distinguere le sue parole.
Cercai di accontentarmi.
-Ciao, Asuma-sense... Ah no, l’ho già salutata prima, mi scusi. Allora, innanzitutto... Ecco, sono venuto qui per chiederle scusa, per un bel po’ di cose. Sa, io ci ho provato davvero, a mettermi a dieta, come mi ha chiesto prima di lasciarci, ma è più forte di me! Quando il mio stomaco brontola, non ce la faccio proprio a ignorarlo!
Asuma-sensei scosse la testa e scrollò le spalle, ma sorrise. Mi piacque pensare che avesse comunque apprezzato i miei sforzi.
-Poi... Sull’altra richiesta che mi ha fatto... Ho paura che nemmeno quella si avvererà.
Il mio maestro smise di sorridere, e mi guardò con un’espressione né seria né arrabbiata. Lui sapeva dove stavo per arrivare.
-Lei mi ha chiesto di diventare il ninja più forte di chiunque altro, ma ha sentito cosa hanno detto? Sono diventato una palla al piede per Shikamaru e Ino, un incapace... Da quando lei ci ha lasciato, io ho sempre paura...
Ecco.
Temevo che sarebbe successo.
Oltre ai momenti belli, l’odore del fumo mi fece ricordare anche quelli brutti. Gli ultimi istanti di vita di Asuma-sensei mi passarono davanti agli occhi, e, proprio come allora, non riuscii a trattenermi dal piangere a dirotto.

-Non devi essere così duro con te stesso, Choji.

Qualcuno mi posò una mano su una spalla, facendomi quasi venire un coccolone.
Mi girai lentamente, aspettandomi di ritrovarmi faccia a faccia col fantasma di Asuma-sensei... Invece a salutarmi era stato il capitano del Team 7, Kakashi.
-Scusami. Ti ho spaventato?- mi chiese, sorridendo con l'unica parte del viso non coperta dalla sua maschera.
-K-Kakashi-sensei! C-cosa ci fa qua?
-Sono venuto a salutare un paio di vecchi amici, come faccio sempre. Anch'io sono solito parlare con loro ad alta voce, sai?
-Davvero?
Kakashi-sensei annuì, quindi mise le mani in tasca e alzò la testa per guardare anche lui il filo di fumo che saliva dalla sigaretta.
-Devo ammettere che hai avuto una bella idea. Inalare l’odore del fumo dà proprio l’impressione che Asuma sia ancora qui davanti a noi, in una maniera o nell’altra. Dovremo consigliarlo anche a Kurenai. ...dopo che avrà terminato la gravidanza, ovviamente!
Ci fu una pausa di silenzio. Forse Kakashi si aspettava che mi unissi alla conversazione, che parlassi di come non vedevo l’ora che il piccolo di Asuma-sensei nascesse, prima ancora di sapere se fosse un maschietto o una femminuccia... Ma in quel momento per la testa non avevo altro che le mie preoccupazioni.
-A-allora, Kakashi-sensei... Ha ascoltato quello che ho detto? A-allora, immagino vorrà sapere tut...
-So già cosa ti aspetta.
Strabuzzai gli occhi.
-D-davvero?
-Ne sono venuto a conoscenza ieri sera casualmente, in una conversazione con Danzou, quando sono andato a chiedere se c’era del lavoro per me. Non approvo il fatto che ti abbia dato un ultimatum così pesante, ma sono certo che te la caverai come hai sempre fatto. È quello che ti avrà detto anche Shikamaru, scommetto.
Feci di no con la testa, e Kakashi si voltò con tutto il corpo per fissarmi bene.
-Non ti ha incoraggiato? Questa non me l’aspettavo da lu...
-No, non è così!
Mi rialzai in piedi e alzai un pochino la voce, senza rendermene conto. Avevo già abbastanza grane a cui pensare, ci mancava solo che Kakashi si mettesse a pensar male di Shikamaru per causa mia!
-Shikamaru non mi ha detto nulla, perché non sa nulla della mia missione. Né lui, né Ino, né mio papà, nessuno. Non... non ne ho avuto il coraggio. Ho accennato qualcosa a mia mamma poco fa, ma lei è la prima persona con cui ne parlo davvero, Kakashi-sensei.
Il capitano del Team 7 chiuse gli occhi. O, perlomeno, l’occhio scoperto.
-Non hai detto nulla a nessuno, perché non vuoi che rimangano delusi sapendo che potresti non essere più un ninja se fallissi la missione?
-Sì. Sì, è così.
Kakashi si strinse il mento tra le dita di una mano, e si fece pensieroso.

So cosa sta pensando, mi dissi. Sono un codardo che non ha nemmeno il fegato di affrontare il disappunto dei propri amici e parenti. ...che lo pensi pure, in fondo è la verità!...
-Però, in questo momento, sei ancora un ninja, o sbaglio?
Chiedendomi questo, Kakashi si tolse la mano da sotto il mento e tornò a fissarmi.
Che razza di domanda era?
-Sì, in teoria lo sono... E anche in pratica...
-E allora, se in teoria e anche in pratica sei ancora un ninja, non c’è motivo che il tuo team si senta deluso. Lo sarà se fallirai la missione, ma tu non vuoi che questo accada, giusto? E allora va’ la fuori e consegna quel criminale alla giustizia, così saremo tutti orgogliosi di te.
Mi ci volle ben più di qualche secondo per seguire il ragionamento di Kakashi. Ma quando riuscii finalmente a comprenderlo del tutto, non potei fare a meno di dire a voce alta ciò che pensavo di me stesso.
-...sono così stupido.
In quel momento, il primo raggio di sole spuntò da dietro le montagne. Sia io che Kakashi alzammo la testa per guardarlo: era il segnale, era giunta l’ora che partissi.
Ed era troppo tardi per tornare indietro, tirare giù dal letto Shikamaru, papà ed Ino e confessare tutto...
-Sei solo un essere umano, come lo sono anch’io. Adesso concentrati sui tuoi doveri, e non pensare ad altro- disse Kakashi -...e non preoccuparti, ci penserò io ad informare la tua famiglia e il resto del Team 10.
Nonostante continuassi a maledirmi mentalmente per la mia stupida fifa, ero comunque molto più tranquillo e rincuorato nel sapere che sarebbe stato lui a parlare con i miei della mia situazione.
-Grazie... Grazie mille, Kakashi-sensei. Ne avevo bisogno. Allora... li saluti da parte mia.
Il capitano del Team 7 alzò semplicemente una mano e sorrise, per poi girarsi e continuare la sua passeggiata mattutina.
Anche per me era arrivato il tempo di muovermi. Prima però, accesi un'altra sigaretta per Asuma-sensei, per rimpiazzare la prima che era già terminata, e lo salutai con un inchino. Quindi, raccolsi da terra il borsone, e mi incamminai.

-Choji.

Non ero ancora uscito dal cimitero, quando sentii Kakashi richiamarmi. Mi voltai, ma lui non lo fece.
-Ti auguro buona fortuna per la missione, ma ti auguro anche di non perdere di vista la cosa più importante.
-La... cosa più importante?
-Non devo essere io a spiegartela, ma nulla mi vieta di darti un aiutino. Qual è esattamente il motivo per cui stavi piangendo? E come mai, a differenza del povero Asuma, le tombe di Ino e Shikamaru non sono ancora state scolpite? Pensaci bene.
Senza aggiungere altro, se ne andò.
Sul momento non afferrati il senso di quelle parole, ma mi ripromisi di tenerle a mente, e di ripensarci qualora ne avessi sentito il bisogno.

Arrivato sotto i cancelli di Konoha, gettati un ultimo sguardo alle mie spalle.
Quindi, finalmente, partii.


  
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