Serie TV > Elisa di Rivombrosa
Segui la storia  |       
Autore: wolfymozart    12/02/2017    3 recensioni
Sullo sfondo delle prime rivolte contadine antifeudali, si snoda la vicenda che ha per protagonisti Anna e Antonio. Come i rivoltosi si ribellano alle ingiustizie della società del tempo, allo stesso i due protagonisti, sono alle prese con una personale rivolta contro i propri destini segnati dagli errori, dalle incomprensioni e dalle scelte avventate del passato. La giustizia riuscirà a trionfare o prevarrà l'arroganza della sorte?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Emilia Radicati
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Dove sono, Elisa? - chiese Antonio risvegliandosi, il pomeriggio seguente. Elisa e Angelo l’avevano portato nella stanza del ragazzo, negli alloggi della servitù. Alla bell’e meglio Amelia ed Elisa avevano fasciato la ferita che aveva riportato sulla testa e le altre numerose contusioni ed escoriazioni, monito delle percosse delle guardie. Tuttavia non dava segni di ripresa, tutta la servitù si dimostrava seriamente preoccupata. Elisa l’aveva vegliato tutta la notte e la mattina aveva confidato la sua preoccupazione ad Amelia, che aveva cercato di tranquillizzarla. D’altronde era lui il medico, era sempre stato lui a tranquillizzare loro, ora non avevano nessuno a cui rivolgersi per sentirsi dare dettagliate spiegazioni mediche e placare la propria apprensione.

 Finalmente il pomeriggio successivo si era svegliato e uno dei suoi primi pensieri era andato ai due feriti che aveva nascosto in casa sua.

-A Rivombrosa. Antonio, stai bene? -

- Che cosa? A Rivombrosa? E com’è possibile? E i feriti?-

- Stanno bene, stanno bene- mentì Elisa - ma ora devi pensare a guarire-

- Ma perché qui a Rivombrosa? Dimmi la verità!-

- Non preoccuparti, non preoccuparti. Era la soluzione migliore per tutti. Tutto qui-

- Ma il marchese come ha potuto acconsentire? E Anna? So quanto poco le sia gradita la mia presenza…-

- La marchesa sa tutto-

 

Antonio non volle indagare oltre, chiese solo ad Elisa di risistemare la fasciatura seguendo le sue indicazioni, in quanto quella approntata da loro era abbastanza approssimativa e non avrebbe fermato del tutto l’emorragia. La ragazza fece come le diceva il medico e poi si avviò alla porta, congedandosi. Antonio la ringraziò per quello che aveva fatto per lui e le volle confessare una cosa:

-I due feriti di cui ti parlavo sono dei rivoltosi, son ricercati dalle guardie. Lo so che è pericoloso, ma dovresti accertarti che stiano bene, sono contadini, non sono delinquenti come si vorrebbe far credere-

- Antonio, ti dirò la verità. La tua casa è stata messa sottosopra, molte cose sono state distrutte. I due non c’erano quando sono arrivata io. Non ho idea di che fine abbiano fatto, ma temo che le guardie li abbiano portati via-

-Le guardie…i tutori dell’ordine pubblico- disse ironico - Sono loro che mi hanno ridotto in queste condizioni! Solo per aver aiutato chi aveva bisogno di cure, come ho giurato di fare quando sono diventato medico. Questa è la legge? È questa la giustizia? -

- No, non lo è. Non è giustizia. Credi che continueranno la rivolta? -

- Non lo so, Elisa, non mi sono mai occupato troppo di politica -

- Confessione per confessione, ti dirò che anche qui, a Rivombrosa, c’era chi voleva ribellarsi, ne abbiamo discusso nei giorni scorsi. Non son poi così sicura che li abbiamo convinti. Il marchese spadroneggia in modo indegno, ci tratta come animali, persino la marchesa… -

- Che cosa? - la interruppe concitato, un lampo di rabbia gli attraversò lo sguardo.

- Dicevo, persino la marchesa deve subire le sue angherie…la rinchiude a chiave nella sua stanza, quando è fuori. E poi tutte queste donnicciole sue amanti…Davvero uno spettacolo vergognoso! Se solo Fabrizio tornasse…-

Antonio restò pensieroso, colpito da quanto aveva sentito, non avrebbe mai immaginato che il marchese arrivasse a tanto, che la situazione per Anna fosse così difficile. Si trovò quindi a giustificare in un certo senso i suoi comportamenti scostanti di quando lo vedeva.

- Se dovessero ribellarsi, tu che faresti, Elisa, ti uniresti a loro? O difenderesti Rivombrosa? - chiese infine, studiando con lo sguardo l’espressione di Elisa

-Non lo so, Antonio. Non voglio che questa tenuta venga devastata, che questo palazzo sia saccheggiato, non voglio una cosa simile. Non voglio nemmeno che facciano del male ad Emilia. Ma se si dovrà usare la forza contro il marchese Alvise Radicati, bé, non mi farei certo tanti scrupoli…Sì, mi unirei a loro, credo-

- Non credevo che si fosse arrivati a questo punto, ma ti capisco. Solo temo per…lasciamo stare, lasciamo stare. Buonanotte, Elisa-

 Il medico non completò la frase, ma era chiaro che la persona per cui temeva fosse la stessa che non sopportava la sua presenza.

 

La ragazza uscì e Antonio rimase a pensare, mentre l’oscurità pian piano invadeva la stanza spoglia. Aveva ancora un forte male al capo e dolore in varie parti del corpo, si sentiva debole e intontito ma non aveva certo perso la facoltà di analizzare gli eventi. Nel silenzio della sera ripensò a quello che Elisa gli aveva detto e non gli ci volle molto per capire che presto qualcosa di grosso, una rivolta, una sommossa, sarebbe scoppiata anche a Rivombrosa, tant’era l’odio covato verso il marchese. Si chiedeva poi che fine avessero fatto i due rimasti feriti e con grande desolazione pensò che probabilmente erano stati arrestati o forse anche uccisi. Lui in ogni caso aveva fatto tutto il possibile, e l’avrebbe rifatto anche in seguito, nonostante le percosse e le minacce delle guardie. Per sua natura stava sempre dalla parte degli oppressi. Si addormentò, sfinito da queste riflessioni.

 

Nel cuore della notte la porta della stanza si aprì. Alla fioca luce di una candela, che proiettava sinistre ombre sul muro, qualcuno entrò e si avvicinò al letto. Antonio non si accorse di nulla, stava fermo, immobile. L’intruso avvicinò la candela al volto dell’uomo, la luce illuminò il suo viso sofferente, i suoi tratti regolari, i suoi capelli corvini argentati sulle tempie, la fasciatura della ferita, i lividi sul volto e sulle spalle. Lo sconosciuto si soffermò a lungo per studiarne il respiro: c’era? Era regolare o affannato?

Poi la candela venne posta sul comodino e la luce illuminò stavolta il volto preoccupato di Anna. Sì, si trattava della marchesa. Che aveva dato il permesso ad Elisa e che non aveva voluto saperne più nulla, la sera precedente. Che aveva passato tutta la giornata a pensarlo, a chiedersi come stava, se si sarebbe salvato o meno. Non era riuscita prendere sonno quella sera e così, una volta che la servitù si era ritirata nelle sue stanze, lasciata la musica assordante dei festini del marito nel salone dei ricevimenti, aveva sceso lo scalone e si era diretta nelle stanze della servitù. Invece che placarsi, la sua preoccupazione era cresciuta, vedendo Antonio immobile, sofferente. Temette il peggio, e, in preda all’angoscia, iniziò a pregare convulsamente, stringendo il solito crocifisso che portava al collo. Non sapeva nemmeno lei quello che stava facendo. Da quando aveva lasciato la sua stanza, dove si era ritirata per non dover assistere all’ignobile spettacolo del marito, dei suoi nobili e depravati amici e delle sue amanti discinte che si davano a gozzovigliare nelle stanze di casa sua, senza alcun rispetto per l’onore della famiglia Ristori a cui apparteneva quel palazzo, aveva seguito solo il suo istinto. Si era trovata al cospetto della persona che più aveva odiato nella sua vita ma per la perdita della quale aveva più temuto. Le ritornava alla mente un episodio di molti anni prima, una delle loro passeggiate nei giardini di Rivombrosa. Antonio le stava confidando certe sue idee circa l’uguaglianza di tutti nella malattia e circa la necessità di curare i più poveri senza chiedere nulla in cambio, e lei, perdendo il filo del discorso, si era smarrita negli occhi di lui, così chiari, belli e sinceri, e aveva pensato che mai, per nulla al mondo, avrebbe rinunciato a quello sguardo. Stava così ricordando quando improvvisamente si riscosse. Si era mosso, aveva aperto gli occhi e quell’azzurro l’aveva di nuovo ammaliata.

 

- Che succede? - chiese Antonio, svegliandosi di soprassalto.

- Perdonatemi- fu l’unica cosa che Anna riuscì a rispondergli.

- Anna, che ci fate voi qui? - domandò stupito.

- Mi stavo accertando delle condizioni di chi ospito in casa mia, fino a prova contraria sono io la padrona- presa alla sprovvista, si era messa sulle difensive.

- Toglierò presto il disturbo, non temete. So di arrecarvi fastidio con la mia presenza- Antonio cercava di mettersi a sedere ma gli sfuggì un’esclamazione di dolore.

- State bene? - si preoccupò Anna immediatamente.

- Sì, bene. Non vi preoccupate per me. Come vi dicevo, me ne andrò il prima possibile-

- Lo spero per voi. E anche per me. Ora vi lascio riposare- concluse Anna in tono freddo, cercando di fuggire il suo sguardo, che faticava a sostenere, e avviandosi verso la porta.

- Anna- la richiamò lui dal buio della stanza. Anna si voltò, la candela le illuminava il viso, delicato e pallido, gli occhi, in quel momento lucenti e vivi, i boccoli che le spiovevano sulle spalle, tutta la sua malinconica bellezza. Aspettò che fosse lui a parlare.

- Vi volevo ringraziare, so bene quanto vi costi tutto questo -

- Vi sbagliate: è un dovere, l’ospitalità, che la mia famiglia ha sempre onorato. E poi è Elisa che dovete ringraziare, non me- ed uscì senza lasciare possibilità di replica, portando con sé la luce e lasciando Antonio immerso nuovamente nella totale oscurità della notte.

 

 

Ormai desto, non riuscì tanto presto nell’intento di riaddormentarsi. La visita di Anna, tanto inaspettata quanto desiderata, gli aveva fatto perdere del tutto il sonno e aveva addirittura messo in sordina il dolore lancinante che provava alla testa. Appoggiato al cuscino, lo sguardo fisso al soffitto, Antonio seguiva il filo dei ricordi, un filo amaro che lo riportava a quell’infausto giorno di primavera. Ricordava perfettamente quel gelido sguardo che gli aveva agghiacciato il cuore, che gli aveva sbattuto in faccia tutto il suo senso di colpa. Anna lo stava aspettando, impaziente e gioiosa, glielo aveva promesso lui, qualche tempo prima e non aveva mai più avuto il coraggio di ritirare la promessa. Durante quei pochi mesi però le cose erano cambiate, molto cambiate, durante una visita ai terreni di suo padre nelle Langhe aveva conosciuto Lucia, una giovane serva, da capelli biondi e dall’aria dolce e triste, talmente da sembrare inconsolabile. L’avevano mandato a chiamare i fittavoli perché la ragazza aveva una brutta polmonite e, debole com’era, temevano che non ce l’avrebbe fatta. Antonio l’aveva curata, le era stato accanto per tre giorni e tre notti, finché Lucia si era potuta dire fuori pericolo. Avvinto dalla sua bellezza delicata, da quello sguardo umile e bisognoso di protezione, Antonio si era completamente sciolto per lei, lui che per sua naturale vocazione era portato a proteggere, a curare i più deboli, non aveva potuto sottrarsi al fascino di questa dolce ragazza povera e sola, costretta dalle circostanze della vita ad essere continuamente umiliata nella sua vita da serva. Il giovane medico aveva scorto in lei non solo una donna da amare, ma anche il pretesto per cambiare totalmente la sua vita e darle finalmente quel senso che tanto aveva perseguito fin dalle letture dei testi illuministi: la fuga dalla sua classe sociale, un’esistenza in cui l’essere contasse più dell’avere. In tutto questo fervore idealistico e umanitario si era completamente scordato di Anna. Se ne accorse qualche settimana dopo e ne provò una fitta atroce, dettata dal senso di colpa: come aveva potuto dimenticarsi di lei?  Anche se erano mesi e mesi che non la vedeva, Anna restava sempre il suo primo amore, era stato un ingrato a scordarsene così in fretta, e in più c’era quella proposta di matrimonio che le aveva fatto e che si sarebbe concretizzata quella primavera, quando lui si sarebbe dovuto recare dal conte Ristori a chiedere la sua mano. Antonio non era tipo da sottrarsi alle responsabilità e perciò, con la morte nel cuore e la vergogna dipinta in fronte, andò lo stesso quel giorno di primavera a Rivombrosa, ma non per parlare al conte, per confessare la sua decisione ad Anna, cosa milioni di volte più difficile. Anna lo aspettava nel giardino, un vestito bianco primaverile, l’ombrellino di pizzo e un grazioso cappellino in testa: era raggiante, di una felicità che le aveva visto solo poche volte. Si sentì un verme, volle morire in quell’istante, sprofondare e sparire per sempre dalla faccia della terra. Non avrebbe mai sopportato vedere il dolore sul volto di Anna, vedere quella felicità dileguarsi per colpa sua, sapere che da quel momento lei l’avrebbe odiato con tutte le sue forze e per sempre, senza rimedio. Non poteva darle torto, non poteva in alcun modo sperare di ottenere il suo perdono: da quel momento, era consapevole, l’avrebbe persa per sempre.  Anna gli corse incontro mentre lui smontava da cavallo e subito percepì qualcosa dal suo sguardo triste ed imbarazzato.

-Antonio, che c’è? È successo qualcosa?- chiese preoccupata la giovane. Notando che Antonio non rispondeva ma teneva lo sguardo basso e stritolava con le mani il suo cappello: - Non darti pena per mio padre, acconsentirà sicuramente- aggiunse con un sorriso rassicurante. Il giovane medico non poteva più tacere, non poteva continuare a illuderla in questo modo. Non si sarebbe mai perdonato per quello che stava per dirle, ma parlare era necessario. - Anna, non posso mantenere fede alla promessa- affermò guardandola, con immenso sforzo, negli occhi scuri. - Anna, non ti posso sposare più, amo un’altra-.

Quel ricordo lo struggeva molto più del male della ferita: era come se un ferro acuminato gli trapassasse la pelle. In quella notte, come già in altre notti, sentiva su di sé, sul suo corpo, il dolore di Anna di quel giorno. Lo avvertiva distintamente nella sua mente e nella sua carne ed era sicuro che quell’atroce senso di colpa gli avrebbe fatto compagnia per tutta la vita.  

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Elisa di Rivombrosa / Vai alla pagina dell'autore: wolfymozart