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Autore: Giuls_BluRose    14/02/2017    1 recensioni
Raccolta di mini OS | Collegata a "Courage, it will be Okay | Si può leggere senza conoscere il prequel |
Dal primo capitolo:
La piccola Tracy, di appena quattro anni, era tornata da poco dall'asilo e si era andata a sedere sul divano a guardare i cartoni animati, sapendo che entrambi i suoi papà stavano lavorando molto in quei giorni. Era una bambina molto sveglia, come tutte a quella età richiedeva spesso l'attenzione dei genitori, ma capiva bene che se Kurt e Blaine stavano lavorando era certamente per qualcosa di importante e che avrebbero giocato con lei non appena avessero potuto.
Stava pensando al compito che le aveva assegnato la maestra da quando era tornata a casa, per svolgerlo aveva bisogno dell'aiuto dei suoi genitori, ma non voleva disturbarli; aveva quindi deciso che avrebbe aspettato che si fossero liberati per poter fare le sue domande.
Mentre aspettava si era messa a guardare i suoi cartoni animati preferiti, mangiando il panino che Kurt le aveva fatto trovare per merenda: pane dolce con marmellata alla fragola, uno dei suoi preferiti.
Stava tranquillamente finendo la merenda quando Blaine uscì dallo studio, per controllare che lei nel mentre non avesse combinato nessun pasticcio.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Martedì 14 febbraio – The end...or just the begin

 

 

Why me?”
“Because you saw me when I was invisible.”


 


 

35 anni dopo


 

Così come tutti gli anni anche quella volta Febbraio era arrivato ed insieme a quel mese anche il quattordici, il fatidico giorno di San Valentino. Anno dopo anno quella festività era sempre arrivata, puntuale come un orologio svizzero ed era la protagonista a cui venivano dedicati film romantici strappalacrime e immensi peluches.
In tutti quegli anni Kurt non era mai riuscito a cambiare la sua opinione su quel giorno, gli era sempre sembrato inutile, era dell'idea che l'amore andasse dimostrato sempre, in ogni circostanza e non soltanto in un giorno prefissato.
Blaine, al contrario, lo aveva sempre amato, fin da ragazzo; non aveva mai perso l'occasione per riempire suo marito di regali, anche magari i più banali, ma lo faceva felice vedere il moro fingersi innervosito, ma poi sorridere mentre apriva il suo regalo.
Sapeva che a Kurt piaceva sentirsi in qualche modo speciale e Blaine amava essere l'uomo che causava la gioia nel suo unico amore.
Erano letteralmente cresciuti insieme, anno dopo anno, sfida dopo sfida; da quando avevano solamente sedici anni, passando per un matrimonio e anni da genitori, avevano affrontato tutto insieme e non sarebbero mai potuti più essere gradi alla vita per tutti i bellissimi doni che aveva fatto loro.
L'ultimo di essi era il loro nipotino di circa dieci anni, una vera peste che si era insinuata nelle loro vite con un uragano e le aveva sconvolte.
Il piccolo si chiamava Finn, in onore dello zio defunto; non c'era stato bisogno di dire nulla, non appena Tracy aveva scoperto di aspettare un bambino le era venuto spontaneo scegliere quel nome.
La ragazza avrebbe voluto conoscere quello zio con tutto il suo cuore, i suoi papà e Rachel ne parlavano sempre benissimo e lei si era fatta una grandissima idea di lui, tanto che aveva deciso di fare il suo nome al figlioletto.
Finn era un ragazzino del tutto identico a Blaine, sia per i capelli scuri e riccissimi, sia per i grandi occhioni color del miele; come il nonno non era molto alto, ma aveva una forza di spirito immensa e trovava sempre il lato positivo delle cose.
Caratterialmente aveva preso tutto da Tracy e Rachel: aveva una determinazione che faceva quasi paura e la sua voce si stava rivelando magnifica.
I due nonni materni avevano aiutato molto a crescere il bambino quando entrambi i genitori erano a lavoro: la madre era diventata un nome di spicco nel campo della psicologia statunitense e il padre era un farmacista rinomato; ambiti totalmente differenti da quelli di Kurt e Blaine, ma era felici e quello bastava.
Anche quel pomeriggio Finn era a casa dei nonni, chiuso in camera sua a giocare con i videogiochi: era un'abitudine che a Kurt non andava molto a genio e cercava sempre di spronarlo a fare altro.
“Scricciolo, non ti andrebbe di fare altro? Te ne stai sempre in camera quando sei solo.”
Il bambino mise in pausa il gioco e si alzò, andando incontro all'uomo.
“Nonno?”
Kurt lo guardò, facendogli cenno di parlare.
“Possiamo andare al parco insieme a nonno Blaine? E' tanto che non ci andiamo e voglio prendere un gelato!”
Kurt gli sorrise passandogli le mani tra i capelli e annuì, tornando in salotto per avvertire suo marito, comodamente seduto sulla poltrona a leggere.
“Ehi Blaine?”
Il più piccolo si voltò per guardare chi lo aveva chiamato e gli sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi.
“Dimmi pasticcino.”
Il più grande sbuffò divertito, colpendolo appena sulla spalla.
“Tesoro abbiamo settant'anni, ti pare il caso di chiamarci ancora con certi soprannomi da adolescenti?”
Il riccio fece finta di pensarci per qualche secondo, poi si alzò in piedi e andò ad accendere lo stereo, inserendo un preciso CD, tutto mentre Kurt lo guardava con sguardo dubbioso.
“Cosa diavolo stai facendo?”
La stanza, improvvisamente, fu avvolta dalle note di una famosissima canzone, “Dancing Queen” degli Abba; Kurt sorrise non appena la riconobbe e scosse la testa, sentendo le guance tingersi leggermente: erano passati decenni, ma nulla sembrava cambiato da quella sera.
Scusi, mi concede questo ballo?
Blaine era in piedi in mezzo alla stanza, tendeva una mano a suo marito e attendeva con ansia una risposta; il più grande si era morso appena le labbra, poi aveva deciso di stare al gioco, rispondendo.
Si signore, certamente.
Kurt aveva preso la mano del marito e si era stretto a lui, proprio come quella sera al Ballo di fine anno di moltissimi anni prima; sorrise mentre sentiva il riccio stringerlo a sé ed iniziarono a ballare nel soggiorno, come se esistessero soltanto loro due e nessun altro al mondo.
“Ricordi? La ballammo al ballo del terzo anno, Dave si era fatto sopraffare dalla paura e ti aveva abbandonato al centro della pista; avevo notato il tuo sguardo e allora decisi che dovevo fare qualcosa. Ebbi troppa paura alla mia vecchia scuola per affrontare i bulli, ma avevo abbastanza coraggio per affrontarli alla tua, che poi diventò la nostra. Sai chi mi aveva dato quel coraggio? Tu, eri stato tu Kurt e non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto per me, anche senza saperlo, in tutti questi anni.”
Il più grande sorrise a quelle parole: certo che ricordava quella sera, era stata una delle serate più belle della sua vita dopotutto; aveva capito che insieme a Blaine non avrebbe mai dovuto avere paura di nulla e che ci sarebbe sempre stato qualcuno al suo fianco.
“Mi stavo chiedendo una cosa, Blaine. Perchè me? Cioè, tra tutti quelli che conoscevi, perchè proprio me?”
Il più piccolo sorrise istintivamente e stava per rispondere a quella domanda, ma un colpo di tosse proveniente dal corridoio li distrasse; era Finn, che li stava guardando con aria indagatrice.
“Nonni?”
I due ridacchiarono e si staccarono, mentre Blaine andava a spegnere la radio e Kurt prendeva i cappotti per uscire.
“Allora, andiamo al parco?”
La domanda uscì flebile dalle labbra di Finn, ma la risposta di nonno Blaine era chiara.
“Andiamo al parco scricciolo.”


 

Era una giornata di sole anche se non caldissima, ma fuori si stava bene e l'inverno stava lasciando spazio quasi alla primavera. Finn stava giocando con altri bambini al parco e i suoi nonni lo stavano guardando seduti su una panchina poco lontano.
Erano in silenzio, ma in quella situazione non c'era bisogno di molte parole, anzi sarebbero state anche superflue.
La mano di Kurt era stretta in quella di Blaine e l'uomo stava guardando verso l'orizzonte: il sole stava ormai tramontando e il cielo si stava tingendo di un bellissimo rosso aranciato.
Tracy sarebbe arrivata in pochi muniti da loro per prendere il figlio e riportarlo a casa, lasciando ai due la serata libera: Blaine ricordava perfettamente che era il giorno di San Valentino quello e a casa, ben nascosto, c'era il regalo per il marito.
La figlia, infatti, arrivò neanche dieci minuti dopo, baciando la guancia dei padri e sorridendo loro.
“Allora, come si è comportato Finn?”
Kurt le fece spazio sulla panchina alla figlia e le sorrise calorosamente.
“E' stato bravo, mi ha fatto piacere che ci abbia chiesto di uscire come quando era più piccolo.”
Blaine aveva voltato il viso verso i due e aveva poggiato appena la testa sulla spalla di Kurt, godendosi quel momento.
La sera avrebbe risposto alla domanda posta il pomeriggio dal marito, doveva solo trovare il momento giusto.


 

“Tu sei pazzo, completamente pazzo Blaine!”
Kurt aveva la bocca semi aperta in un gesto di puro stupore mentre il marito era apparso in soggiorno con in mano un enorme peluche di un gatto del tutto identico a quello che avevano anni prima, Brian, e che aveva nelle zampe una confezione dei cioccolatini preferiti di Kurt, quelli al cioccolato bianco e frutti di bosco.
“Un regalino per mio marito! Buon San Valentino amore.”
Blaine si era avvicinato al più grande e lo aveva abbracciato, mentre Kurt ancora cercava di metabolizzare quello che stava succedendo.
“Credevo che solo i ragazzini si facessero il regalo.”
Blaine sbuffò divertito.
“Non fare il guastafeste acido Kurt, ti ho fatto il regalo perchè sei mio marito e io ti amo ancora tantissimo.”
“Bene mi fa piacere, perchè molte coppie anziane restano assieme solo perchè non hanno né la voglia né i soldi per divorziare.”
Il sarcasmo del più grande non si era certo affievolito negli anni, anzi si era sviluppato in maniera esponenziale.
“Sei il solito romanticone Kurt.”
“E tu un bambino in un corpo cresciuto, ma è anche per questo che ti amo.”
I due si sorrisero e Blaine si avvicino nuovamente al marito, stringendolo in un abbraccio, nel quale Kurt si immerse immediatamente, posando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi.”
“Perchè tu mi hai visto quando ero invisibile.”
Kurt aprì gli occhi e guardò il marito, senza capire cosa gli stesse dicendo o a cosa stesse facendo riferimento.
“La domanda che mi hai fatto oggi, perchè ho scelto te. Da ragazzo, soprattutto quando ero alla Dalton io ero quello che tutti ritenevano forte, mi ero creato attorno una maschera di falsa sicurezza che mi faceva rispettare da tutti. Tu sei stato il primo a capire che dentro di me c'era molto di più e sei stato il primo a far crollare quel muro che nel corso degli anni mi ero creato attorno. Mi sono innamorato di te subito e la mia anima già lo sapeva, dovevo solo capirlo io.”
Kurt sentendo quella riposta si era stretto più forte al marito, donandogli un leggero bacio a fior di labbra; inspirò forte il suo odore e si lasciò perdere nei ricordi, fino a quando la sua mente diventava sempre più leggera, fino a quando...
In lontananza qualcuno stava piangendo?

Kurt si svegliò di scatto, sentendo il pianto cristallino di una bambina che ad occhio e croce non doveva avere più di qualche mese.
Blaine si era alzato e in quel momento stava tornando a letto con in braccio la piccola Tracy, che non la voleva smettere di piangere.
“Sh piccola mia, non piangere, ci sono i tuoi papà con te, va tutto bene.”
Il moro la stava cullando invado, vedendo che la bambina non ne voleva minimamente sapere si smettere di piangere.
Vedendo che non si calmava Kurt la prese in braccio ed iniziò cantarle una ninna nanna, carezzandole la manina minuscola; ci volle un po', ma piano piano finalmente la bambina sembrava calmarsi. La voce di Kurt aveva un qualcosa di terapeutico e calmante per Tracy, era l'unico che riusciva quasi sempre a placare il suo pianto.
Blaine aveva abbracciato entrambi nel mentre e aveva posato la testa alla spalla del marito, guardando il loro piccolo angelo che lentamente tornava tra le braccia di Morfeo.
“E' un piccolo miracolo, credi che faremo un buon lavoro con lei?”
Kurt guardò il marito sorridendo, rivedendo chiaramente quello che aveva sognato quella notte, quel sogno che sembrava completamente realistico. Baciò le labbra del marito e si accoccolò bene al suo petto prima di rispondere.
“Ne sono sicuro, questa adesso è la nostra vita e Tracy è la nostra bambina, nessuno potrà mai cambiarlo. Siamo una famiglia Blaine, questo è il nostro piccolo nido d'amore.

The end


 

Al mio Blaine,
grazie per esserci sempre e di sopportarmi anche nelle peggiori giornate no.
Sei il mio Teenage Dream .
Ti amo.
E ad Aurora,
per non mandarmi a quel paese con tutti i miei scleri
e per sostenere tutte le mie pazze teorie ed idee.
Tutto il meglio carissim
a.

 



 

Note dell'autrice:
Buon pomeriggio a tutti e un felice San Valentino a tutte le coppie!
Bene bene, siamo arrivati alla fine di questa raccolta, spero che non vi abbia fatto schifo il finale, altrimenti sorry (?)
Bhe, come detto da una settimana questa raccolta era in collaborazione con la dolce Miriade, quindi sarà meglio per voi che abbiate letto anche la sua!
Piccola delucidazione: questa OS non si basa su una canzone come avete visto, ma su una frase che fin dall'inizio era piaciuta molto a tutte e due, quindi abbiamo scelto quella.
Questo ultimo capitolo è dedicato, appunto, al mio Blaine visto che io mi sento molto più vicina a Kurt per vari motivi.
E nulla, spero che vi sia piaciuta e non mi resta che darvi appuntamento alla prossima OS/Long.
Un bacione.

Giulia Pierucci

   
 
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