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Autore: effie_    19/02/2017    2 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Era sempre stata definita come strana o diversa. Nessuno si era mai preoccupato di conoscerla fin nel profondo, ma questo le era sempre piaciuto da morire; non avrebbe mai sopportato di essere vista come il resto del mondo. Oltretutto, lei odiava il resto del mondo.
La giovane dai capelli rossi abbandonò sconsolata il libro che stava leggendo e si diresse verso la finestra, scostando le tende che aveva chiuso poco prima per impedire alla luce di entrare. Il sole picchiava forte, quel giorno di agosto. Numerosi bambini, approfittando dell’alta temperatura, avevano preso la saggia decisione di scendere in strada, dove avevano popolato il marciapiede di fronte alla sua casa di giochi, risate e allegria. Sembrava che si divertissero un mondo, almeno loro. Un tempo, alcuni anni prima, anche lei era stata felice allo stesso modo. A Petunia non era mai piaciuto molto correre e giocare all’aperto, ma sotto le sue suppliche aveva sempre ceduto. Da bambine avevano spesso camminato fino al parco, dove c’era una grossa altalena con cui giocare. Petunia la spingeva e lei le urlava di portarla sempre più in alto. Finché, un giorno, non era successo che Lily si era davvero librata in aria come una farfalla. Il suo corpo si era staccato dall’altalena ed era planato dolcemente verso terra, senza che lei si fosse minimamente resa conto di che cosa fosse successo. Solo dopo aver visto l’orrore negli occhi di Petunia aveva capito di aver combinato qualcosa di male. Aveva cercato di convincere la sorella a parlare, a spiegarle che cosa ci fosse di sbagliato, se lei era in grado di fare certe magie. In fondo, non era mica un mostro. Era sempre Lily Evans, solo con qualche dote in più.
Ma Petunia non aveva mai voluto sentir ragioni. Era corsa a casa a raccontare tutto alla mamma, singhiozzando disperata. Da quel giorno non era più venuta a giocare con lei. Anzi, per la precisione, da quel giorno aveva iniziato persino a fingere di non avere una sorella. Sulle prime Lily ci era rimasta molto male, ma le cose erano sembrate finalmente essersi messe per il verso giusto quando aveva incontrato Severus Piton. Da piccola, Lily aveva sempre avuto molti amici: gli altri bambini con cui andava a scuola, il vicinato, le figlie delle amiche della mamma. Ma da quando Petunia aveva iniziato a mettere in giro la voce che lei fosse pazza, un mostro, tutti avevano preso ad evitarla. Nessuno voleva più giocare con lei, nessuno le rivolgeva la parola, nessuno voleva più starle accanto. Finché non aveva conosciuto Severus.
Lily si allontanò con un sospiro dalla finestra, si inginocchiò a terra e aprì un cassetto nascosto sotto il letto, dove teneva conservate tutte le foto magiche. Eccolo lì, il suo ex migliore amico: non amava molto farsi fotografare, eppure Lily era riuscita a immortalarlo in un momento in cui era così concentrato a mettere in pratica la sua specialità, ossia preparare pozioni, da non essersi nemmeno accorto che lei lo stesse fotografando. Sev non era mai stato bello, tuttavia Lily, col tempo, aveva imparato ad apprezzare sempre di più il suo aspetto trasandato e i lunghi capelli neri che gli cadevano sul volto. Più volte aveva cercato di convincerlo a tagliarli, ma non c’era stato nulla da fare. Severus c’era stato per lei in momenti in cui non sapeva nemmeno dove andare a sbattere la testa. Petunia non l’aveva mai apprezzato, ma d’altro canto era raro che qualcuno le piacesse. Quando, un giorno, l’aveva spiata mentre tornava a casa con lui, non aveva fatto altro che prenderla in giro per tutta la sera, senza sapere quanto Severus fosse in realtà una persona meravigliosa. Senza il suo aiuto, Lily non avrebbe mai capito fino in fondo che cosa significasse essere una strega, destinata a studiare la magia ad Hogwarts. Non avrebbe mai compreso che cosa fosse Azkaban, o un Dissennatore, se non ci fosse stato Severus a spiegarglielo. Tutto il mondo magico le era sembrato subito più chiaro e luminoso, dopo i suoi fantastici racconti.
Quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, ormai più di sei anni prima, era subito corsa da lui per sapere se sarebbe andato con lei e quasi aveva pianto di gioia, non appena anche lui le aveva mostrato la stessa lettera. Petunia, invidiosa, aveva cercato di scrivere al professor Silente, ma non era stata ammessa, poiché era priva di poteri magici.
Non appena era venuto a saperlo, Severus aveva gettato la testa all’indietro e, ridendo, aveva esclamato << Quella babbana! Che cosa credeva di fare? >>.
Da allora era diventato il loro modo preferito per insultare Petunia e quella era stata anche la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, determinando per sempre la chiusura dei rapporti fra le due sorelle Evans. Tuttavia, Lily non ci era rimasta granché male: ormai da tempo sentiva di non aver più niente a che fare con Petunia, mentre tutto il suo interesse e il suo affetto si erano riversati su Severus. Era convinta che sarebbero stati per sempre insieme. Poi ci aveva pensato il Cappello Parlante a separarli, assegnando lei a Grifondoro e Severus a Serpeverde. Da allora le loro strade avevano iniziato ad allontanarsi, ma per i primi anni quella differenza non si era fatta granché sentire. Fino a quel giorno.
Lily si asciugò una lacrima che aveva iniziato a rigarle una guancia, mentre si imponeva di non pensarci. Era passato più di un anno, ma il ricordo di quell’offesa le faceva ancora male come una tremenda ferita al petto mai rimarginata. Da un po’ di tempo si era accorta che Sev la evitava, frequentava strane compagnie e faceva assurdi discorsi sulla purezza del sangue. Aveva cercato di capire che cosa si stesse incrinando nella loro bellissima amicizia, quando era stato lui stesso a chiarirle in tutto, il giorno dei G.U.F.O. di Incantesimi. Le aveva urlato che era una schifosa Mezzosangue.
Lily aveva capito subito dove Severus volesse arrivare con quelle gelide parole. Era stato lui stesso a spiegarle che alcune famiglie erano maghi da generazioni, per questo il loro sangue era definito puro. Nell’ideologia corrente, rappresentavano un po’ la classe nobiliare dei maghi e si credevano superiori a tutti gli altri. Quasi tutti i Purosangue finivano a Serpeverde, per continuare con quelle assurde credenze. Anzi, si diceva persino che ci fosse la moda di sposarsi fra cugini, pur di mantenere il sangue puro da contaminazioni esterne. Con quelle parole, sputate in modo così aspro, Sev aveva voluto ricordarle la sua provenienza babbana. Per come la vedevano lui e i suoi amichetti, lei era soltanto una Nata Babbana, figlia di genitori non maghi. Non le era mai sembrato che a Sev fosse mai importato qualcosa delle sue origini, ma evidentemente si era sbagliata. Così, da quel fatidico giorno, la loro amicizia era finita per sempre. Sev aveva cercato di scusarsi, ma Lily non ne aveva più voluto sapere di lui.
Nel mentre rovistava a caso fra le vecchie foto, gliene capitò fra le mani una con l’intera squadra di Quidditch di Grifondoro al completo, dove spiccava in bella mostra lui. L’innominabile, come ormai era definito in casa Evans. Quel viscido e arrogante damerino di Potter. Era tutta colpa sua, se la stupenda amicizia fra lei e Severus era finita. Se James non l’avesse provocato, Lily non sarebbe intervenuta in aiuto di Sev e lui non le avrebbe mai urlato addosso quelle cose. Il tutto era accaduto solo perché l’inseparabile compare di Potter, quell’idiota di Sirius Black, si annoiava.
Lily digrignò i denti e, dalla rabbia, ridusse a mille pezzettini la foto della squadra, facendo anche in modo di calpestare per bene l’arrogante sorriso a trentadue denti di quell’odioso di un Potter. Una volta finito il suo piccolo sfogo, si gettò sul letto, dove era stata a vegetare tutto il giorno, e lasciò che le lacrime fluissero. Sev le mancava da morire. Aveva cercato di essere forte, ma il sesto anno senza di lui era stato terribile. Essendo sempre stata abituata a ricercare esclusivamente la sua compagnia, l’anno precedente Lily si era ritrovata sola e senza amici. Lei e Severus avevano sempre amato stare per conto loro, in biblioteca o nel prato, a studiare o a discutere di affascinanti pozioni o incantesimi che avevano scoperto, e non avevano mai lasciato entrare nessuno nella loro splendida bolla di isolamento.
Eppure, da quando non erano più amici, Lily aveva scoperto altre interessanti attività che si potevano compiere a Hogwarts, soprattutto grazie alle sue pazze compagne di stanza, Mary Macdonald, Emmeline Vance, Alice Prewett e Hestia Jones. Durante i primi cinque anni, il loro rapporto era stato essenzialmente civile, come si conveniva a delle brave streghe che dividevano lo stesso dormitorio. Lily sapeva che le quattro ragazze uscivano fra di loro oppure con quegli altri bifolchi dei loro compagni Grifondoro, tuttavia non aveva mai sentito il bisogno di seguirle. Finché, una sera, all’incirca a metà dell’anno prima, Mary l’aveva trovata in stanza a piangere e l’aveva consolata, proponendole di uscire con loro. Da allora, Lily non avrebbe mai smesso di ringraziare per il tempismo che la giovane Macdonald aveva avuto quel giorno. Era stato solo grazie a quelle quattro fantastiche ragazze che aveva visto la sua prima partita di Quidditch, era stata per la prima volta a Hogsmeade e aveva finalmente capito che cosa significasse avere delle vere amiche. Senza di loro, sarebbe rimasta a piangersi addosso per il resto dell’anno scolastico, senza neanche sapere che cosa significasse vivere per davvero.
Improvvisamente, Lily udì Petunia urlare. Non che fosse insolito, Petunia si metteva a strillare per qualunque cosa guastasse la sua preziosa normalità, ma questa volta, dalla nota acuta che l’urlo aveva raggiunto, poteva significare solo una cosa: notizie dal mondo della magia.
Lily si sfregò frettolosamente gli occhi, saltò giù dal letto e si precipitò nella stanza accanto, dove trovò Petunia che saltellava terrorizzata sul letto con un cuscino stretto al petto, inveendo contro qualcosa di piumato che era entrato dalla sua finestra. Con un sospiro di rassegnazione, Lily afferrò il volatile che svolazzava sconvolto attorno al lampadario e gli staccò la lettera che teneva nel becco. Non riconobbe il gufo, dunque dedusse che doveva trattarsi di uno di quelli mandati dalla scuola.
<< Che cosa succede quassù? >> intervenne preoccupato il signor Evans, facendo capolino nella stanza con il fiato grosso per aver fatto le scale di corsa.
<< Quel dannato uccellaccio! >> strillò Petunia, indicando il gufo che Lily stringeva fra le mani << Possibile che non riesca a consegnare la loro stupida posta nella sua stanza? Mi ha spaventata a morte! >>.
<< Ma è solo un gufo, Petunia >> ribatté stancamente Lily.
<< Taci, mostro. Non voglio aver nulla a che fare con quella scuola di pazzoidi dove vai a studiare >>.
<< Petunia! >> esclamò irato il padre, poi si avvicinò alla figlia minore e la cinse per le spalle << Qualcosa non va, Lils? Hai fatto qualche magia illegale? >>.
La sua battuta riuscì a far recuperare un po’ il sorriso a Lily. Per quanto babbano, il signor Evans condivideva lo stesso interesse della figlia nei confronti del mondo magico e non mancava mai di farsi raccontare da Lily le ultime novità.
<< No, papà. Ma deve essere qualcosa di molto importante >>.
<< Allora, che cosa stai aspettando? Leggi, cara. Forse ti hanno eletta miglior strega di Howh…no, Hoghirts…Hogwu…>>.
<< Hogwarts >> lo aiutò ridendo la figlia. In sei anni non era ancora riuscito a capire quale fosse la pronuncia corretta.
<< Scusatemi? >> sbraitò Petunia << Potreste gentilmente levarvi dai piedi? Fra poco verrà a trovarmi Vernon e sei pregata, Lily, di far sparire all’istante quel coso. Non ti permetterò di mandarmi tutto a monte >>.
Lily stava per ribattere a tono, ma il padre, intuendo che la situazione si stava scaldando, la sospinse verso la sua stanza, intimandole silenziosamente di tacere. Petunia era e sarebbe sempre stata invidiosa di lei. Non l’avrebbe mai accettata, era ora che se ne facesse una ragione.
Il signor Evans chiuse la porta della stanza di Lily, poi si inginocchiò a terra e raccolse le foto che lei aveva sparso in giro poco prima << Perché hai stracciato la foto della squadra di Quidditch? Mi piacevano molto le divise, infatti volevo proporle per la nostra partita di football >>.
<< Oh, beh, non volevo vedere…tu sai chi >>.
<< James Potter? >>.
<< Papà! >>.
<< Scusa, cara, dimenticavo che non vuoi sentirlo nominare. Un vero peccato, quel ragazzo mi piace…>>.
<< Che cosa?! Ma se non fa altro che tormentarmi! >>.
<< Andiamo, Lils, quando ti ha regalato per Natale quella ranocchia incantata che ti faceva la serenata…simpatico, no? >>.
<< Per niente >>.
<< Va bene, ho capito. Forza, vediamo che nuove ci manda il mitico professor Silente >>.
Lily aprì trepidante la lettera. Di solito, una lettera da Hogwarts in piena estate significava solo guai. Eppure lei era certa di non aver commesso alcuna infrazione. Già solo il fatto di aver resistito tutta l’estate dal trasformare Petunia in un vaso da notte ne era la prova.

Cara signorina Evans,
siamo lieti di informarla che lei è stata scelta come futura Caposcuola per l’anno a
venire. Siamo certi che adempirà con dovere ai suoi futuri incarichi. In allegato troverà la sua personale spilla, che dovrà appuntare sulla divisa scolastica fin dal primo giorno. Ora è suo compito coordinare i prefetti, che la aspetteranno nel loro vagone riservato il 1 settembre alle 11.30 in punto.
Con la speranza che stia passando una piacevole estate,
prof.ssa. Minerva McGranitt

<< Congratulazioni, tesoro! >> esclamò lieto il signor Evans, abbracciandola forte.
Lily rovesciò la busta e una sgargiante spilla dai colori rosso e oro cadde sul tappeto. La fanciulla la raccolse da terra e se la appuntò sulla maglietta che indossava, poi ammirò la sua immagine allo specchio. Il rosso della spilla si abbinava perfettamente al color mogano dei suoi lunghi capelli. Non che fosse una gran novità: essendo diventata Prefetto al quinto anno, c’era da aspettarsi che Silente l’avrebbe nominata anche Caposcuola. Allora certamente Remus Lupin sarebbe stato ancora il suo compagno di ronda. Quel pensiero la fece sorridere: voleva bene a Remus come ad un fratello. Molto spesso si era chiesta come facesse a stare con quegli idioti di Potter e Black, ma chi era lei per contestare le sue amicizie? Lei stessa era stata crudelmente ingannata.
<< Oh no, un altro! >> sbraitò di nuovo Petunia dalla sua stanza.
Si udirono alcuni violenti tonfi, come di qualcosa che va a urtare ripetutamente contro una finestra, seguiti dalle urla isteriche di Petunia, insieme allo sbattere delle portiere di una macchina, segno che Vernon Dursley doveva essere arrivato. Lily e il padre si precipitarono di nuovo da Petunia e recuperarono il piccolo gufo impazzito dalle piume color nocciola che appariva ancora più spaventato della ragazza urlante. Lily lo riconobbe immediatamente come il gufo di Mary e si affrettò a leggere il biglietto che portava alla zampa.
<< Papà! >> gridò, mentre un largo sorriso le spuntava sul volto << Mary mi ha invitato a casa sua a trascorrere la fine delle vacanze! Posso andarci? >>.
<< Vuoi dirmi che non ti rivedremo più fino a Natale? Questo sì che è fantastico >> commentò acidamente Petunia, mentre si toglieva in tutta fretta i bigodini e si applicava un po’ di trucco sulle labbra per il suo fidanzato.
Il signor Evans, combattuto fra il trattenere la figlia minore e scendere giù ad accogliere l’ospite, guardò Lily con aria triste << Sei sicura, cara? >>.
<< Starò bene da Mary. Andò a Diagon Alley per tempo e prenderò tutto ciò che mi manca per la scuola >>.
<< Ti servono soldi? >>.
<< No, papà, ne ho a bizzeffe alla Gringott >>.
<< D’accordo, Lils. Ma scrivi spesso, mi raccomando. Buon primo giorno! >>.
Lily non ebbe bisogno d’altro. Corse in camera sua, nel mentre udiva Petunia sbracciarsi dalla sua finestra e salutare Vernon con mille smancerie, e vi si chiuse dentro. Raccolse velocemente tutto il necessario per Hogwarts e lo sbatté dentro il baule, poi fece rapidamente il conto alla rovescia dei giorni che mancavano al primo settembre e si sentì travolgere dalla felicità, non appena si rese conto che mancavano appena due settimane. Scese le scale trascinandosi dietro il pesante baule e salutò con un leggero cenno del capo il fidanzato di Petunia, un corpulento giovanotto con già dei baffi talmente folti da far invidia a quelli di un tricheco. Vernon la squadrò come se fosse un alieno, ma Lily non ci fece caso e si precipitò in strada, dove si accomodò sul marciapiede ed estrasse la sua bacchetta di salice. Di norma il Nottetempo lavorava solo di notte, ma era divenuta una cliente così abituale che ormai il vecchio autista Ern l’aveva rassicurata di chiamarlo, nel caso se ne fosse voluta andare di casa in tutta fretta. Si sentì un BANG assordante e la sua salvezza comparve magicamente alla fine della strada.
Nel mentre si accomodava, sperò intensamente che il suo settimo e ultimo anno a Hogwarts fosse memorabile quanto i precedenti.
   
 
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