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Autore: effie_    19/02/2017    1 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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L’intera casa era immersa nel silenzio, non un singolo rumore proveniva dalla grande camera da letto che si trovava accanto alla soffitta. Solo uno strano raspare e degli inquietanti gorgoglii rompevano ogni tanto la quiete, ma per il resto l’enorme groviglio di coperte posizionato sul pavimento sembrava perfettamente immobile.
La stanza in sé era un vero disastro. Solo la settimana precedente, prima dell’arrivo di quell’uragano umano che aveva fatto di quel luogo il proprio covo malvagio, aveva ancora una parvenza normale: le pareti erano rosso e oro, tappezzate di qualsivoglia genere di poster che andasse dal Quidditch alle band rock più famose del momento e alle ragazze in bikini. Sulla piccola scrivania giacevano alla rinfusa diverse lettere, alcune mai finite, insieme ad alcuni ritagli di giornale che raffiguravano una chitarra in sconto. Anche l’armadio aveva visto giorni migliori: durante l’anno era abituato a contenere tutti gli averi e i vestiti di un’unica persona, messi costantemente in ordine e puliti dalla sua affettuosa madre, ma, ormai da sei anni a questa parte, arrivava quel fatidico momento dell’estate in cui i vestiti si quadruplicavano e tutto diventava un vero porcile.
Diverse bottiglie di Burrobirra giacevano vuote sul pavimento, assieme a qualche bicchiere ancora colmo di Whisky Incendiario, che aveva provocato non solo danni ai loro stomaci, ma anche alla tappezzeria, che ora sfoggiava una bella macchia nera ancora fumante. Diversi mozziconi di sigaretta giacevano sul pavimento, abbandonati.
I quattro letti erano stati disfatti e tutto il loro contenuto, comprese lenzuola, coperte e cuscini vari, era stato gettato a caso per terra fino ad ottenere un vero e proprio accampamento medievale, con tanto di fortino, ora un po’ distrutto dall’estenuante battaglia coi cuscini che era avvenuta circa alle quattro di notte.
All’improvviso uno strano ticchettio cominciò a far breccia nelle loro menti annebbiate dal sonno e dall’alcool. Era un rumore insolito, come di qualcosa che bussa, ma non riuscivano a individuarne la fonte. E, in ogni caso, si trattava di qualcosa di tremendamente fastidioso, che turbava il loro quieto sonno. Uno dei quattro ragazzi aggrovigliati nelle coperte cominciò a russare, così un altro gli assestò una violenta manata in faccia per farlo tacere. Quello che stava nell’angolo più isolato grugnì nel sonno e subito gli arrivò un violento calcio negli stinchi da qualcuno che si stava stiracchiando, a cui rispose a sua volta con un altro calcio. Il ragazzo in questione biascicò qualcosa nel sonno e continuò a dormire, come se niente fosse.
Il rumore continuò, imperterrito. Era come se qualcuno stesse bussando ripetutamente al vetro della finestra, un fastidiosissimo e costante ticchettio che impediva loro di continuare a dormire in santa pace. Fu così che uno dei quattro, borbottando diverse bestemmie, sporse un poco una mano dalla coperta e afferrò la bacchetta che giaceva per terra accanto a lui. Senza nemmeno curarsi di aprire gli occhi, mormorò un veloce incantesimo in direzione del rumore e subito quello svanì. Soddisfatto del proprio operato, il ragazzo voltò la testa dall’altra parte e riprese a dormire tranquillamente.
Passarono alcuni istanti, in cui il silenzio si protrasse indisturbato. Poi nell’aria iniziò ad avvertirsi un vago odore di fumo. Sempre più forte, sempre più di bruciato. Remus Lupin, che possedeva l’olfatto più fine rispetto agli altri, sollevò piano la testa, cercando di capire che cosa stesse succedendo. Mise lentamente a fuoco il groviglio umano che si era creato e, mentre la testa gli girava un po’, ricordò vagamente la quantità di Burrobirra che era riuscito a ingurgitare in una sola sera. Dannato Black e i suoi giochetti alcolici! Chissà dove imparava tutte quelle diavolerie babbane.
Ad un tratto i suoi occhi individuarono finalmente che cosa stava andando a fuoco e tutta la lucidità e la razionalità, di cui di solito era estremamente dotato, parvero ritornargli in un solo colpo.
<< Black, che diavolo hai fatto! >> urlò, balzando in piedi e saltando sugli amici ancora sotterrati nelle coperte, per cercare di svegliarli << Ragazzi! Abbiamo un problema! >>.
Sirius, che solo in quell’istante si accorse di avere i piedi di Peter praticamente in faccia, imprecò sonoramente e scrutò con occhi di fuoco Lupin << Lunastorta, vecchio mio, non vedi che sto cercando di dormire? Ho la testa che scoppia >>.
<< Razza di un Black, alzati subito! >> gridò di nuovo Remus, mentre cercava a tutti i costi di svegliare Peter, che continuava a russare indisturbato.
<< Ma perché? Che succede? >>.
<< Il gufo, cagnaccio! Hai dato fuoco al gufo! >>.
<< Quale gufo? >>.
<< Quello che stava alla finestra! >>.
Solo in quel momento Sirius intravide un qualcosa di piumato che si agitava fra le fiamme, stringendo una lettera col sigillo di Hogwarts nel becco.
<< Ramoso! >> ululò in fretta, dirigendosi verso il punto in cui giaceva il suo migliore amico.
James sembrava ancora immerso nel sonno e biascicava qualcosa che somigliava terribilmente ad un “Lily” con la bava alla bocca, tuttavia, non appena Sirius gli posizionò il volto a pochi centimetri di distanza e prese ad osservarlo intensamente, quello aprì di colpo gli occhi nocciola e urlò di spavento. Black ridacchiò soddisfatto: amava fargli quello scherzetto ogni mattina, James ci cascava sempre.
<< Felpato, levati, prima che ti lanci una maledizione >> borbottò James, più assonnato che mai.
<< Ma come siamo di buon’umore stamattina. Eppure, mio caro Ramoso, c’è un problemino >>.
<< Smettetela di stare lì a cianciare e datemi una mano con questo qui! >> li interruppe sbraitando Remus.
<< Che succede? >>.
<< Pare sia arrivato un gufo da scuola e…beh, per farlo stare zitto gli ho dato fuoco >>.
James inforcò gli occhiali rotondi e scrutò il caos della sua stanza, assieme agli amici che cercavano inutilmente di svegliare Peter dal suo letargo. Poi intravide anche il gufo in questione, che stava davvero andando a fuoco appena fuori dalla finestra. Si catapultò giù dal letto e aprì le imposte, lasciando entrare la povera creatura, che per poco non rischiò di incendiare anche tutta la sua camera.
<< Presto! >> squittì Peter, rinvenendo in quell’istante dal suo stato comatoso << Buttiamolo in un secchio d’acqua >>.
<< Ma quanto sei zuccone, Codaliscia? Sei un mago o cosa? >> ringhiò James, che sollevò la sua bacchetta di mogano ed esclamò a gran voce << Aguamenti! >>.
Subito si formò dal nulla un vivace getto d’acqua, che portò finalmente sollievo alla povera creatura; poi il piccolo gufo si arrese e si afflosciò a terra, agonizzante, abbandonando la lettera ormai tutta bagnata.
I quattro rimasero immobili per alcuni istanti, cercando di riprendersi mentalmente dal brusco risveglio di quella mattina. Indossavano ancora gli imbarazzanti pigiami di James, che sua madre Dorea gli confezionava ogni anno per Natale, assieme ad un vasto assortimento di sciarpe, maglioni, cuffie e calzini vari. La signora Potter era davvero una donna deliziosa, tuttavia non sarebbe stata molto contenta, non appena avrebbe scoperto il macello che il figlio e i suoi amici avevano combinato di sopra.
<< Beh >> commentò Sirius, tornando a infilarsi sotto le coperte e accendendosi una sigaretta << Metteremo a posto più tardi. Remmy, quella lettera deve essere sicuramente per te >>.
<< Come fai a esserne certo? >>.
<< Andiamo, sappiamo tutti che sei l’unico di noi Grifondoro a poter diventare Caposcuola. Voglio dire, io e Ramoso siamo già abbastanza belli e popolari, Frank è troppo pazzo e Peter…nah, lasciamo perdere >>.
<< Le tue parole mi lusingano, Felpato >>.
<< Magari si tratta di un richiamo per aver usato la magia durante l’estate >> commentò terrorizzato Peter, lanciando occhiate di sottecchi a James e Sirius, che sembravano essere superiori persino alla legge dei maghi.
<< Tranquillo, Codaliscia >> lo rassicurò James, passandosi una mano fra i capelli << Quelli del Ministero non ci arresteranno solo per aver evitato che un gufo prendesse fuoco. E poi siamo tutti maghi maggiorenni e Sirius è un Black, per la miseria…>>.
<< E questo che cosa c’entra? Ho smesso di essere un Black e sono diventato un Potter più di un anno fa >>.
James lo guardò con un sorriso. Ciò che diceva Sirius era vero, ormai faceva parte della sua famiglia a tutti gli effetti. Quando, circa sei anni prima, si erano ritrovati a discutere delle Case sul treno, diretti per la prima volta ad Hogwarts, aveva deciso subito che Sirius Black sarebbe diventato il suo migliore amico. E non si era sbagliato: Felpato era diverso dagli altri membri della sua famiglia, credeva nella libertà e nella giustizia, per lui non c’era alcuna differenza fra l’essere un mago Purosangue, Mezzosangue o Nato Babbano. Avevano esattamente la stessa linea di pensiero.
<< Hai ragione, fratello. Ma di solito si passa sempre sopra i trucchi di voi maghetti Purosangue >>.
<< Ramoso, sei un Purosangue anche tu >>.
<< Traditore del mio sangue, però. Suona più da ribelle, non trovi? >>.
<< Avete finito di corteggiarvi, signorine? >> li interruppe ridendo Remus.
<< Scusaci, Lunastorta, ma il nostro amore è così forte…>>.
<< Allora, siete sicuri che dovrei aprirla io? >>.
<< Assolutamente. Moriamo d’invidia >> ribatté ironico Sirius, rimettendosi a dormire.
Remus staccò il sigillo di Hogwarts e aprì la lettera, scorrendola febbrilmente con lo sguardo. I suoi occhi si spalancarono e il suo volto variò dalla sorpresa alla delusione più cocente. Peter si affrettò ad andargli vicino e a sua volta lesse il messaggio al di sopra della sua spalla. Entrambi si lasciarono sfuggire un mormorio di sorpresa e fissarono lo sguardo su James, che si stava arruffando i capelli, com’era sua costante abitudine. L’amico si accorse dei due paia d’occhi puntati su di lui e si voltò a guardarli con aria sorpresa.
<< Cosa c’è? >>.
Remus gli passò la lettera senza dire una parola, in attesa che anche lui leggesse con i suoi stessi occhi. Sirius, accorgendosi di tutto quel silenzio, riaprì un occhio, giusto in tempo per vedere il suo migliore amico che afferrava il messaggio con aria perplessa, e quel gesto scatenò in lui tutta la sua curiosità. Spense la sigaretta e si sollevò a sedere.
<< Che fai, Lunastorta? Perché la dai a lui? >>.
James prese la lettera e la lesse velocemente, mentre uno strano groppo gli si formava nella gola. Non era possibile. Rovesciò la busta e la spilla color rosso e oro che cadde ai suoi piedi confermò suoi peggiori dubbi. Una grossa C era sovrapposta al leone di Grifondoro; aveva visto spesso una spilla identica sul petto di alcuni studenti del settimo anno. Silente era forse diventato matto? Già era Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, ma questo era logico, essendo il Cercatore più bravo che avesse mai varcato le soglie di quella scuola, ma quello semplicemente era…
<< Assurdo >> commentò sottovoce.
<< Ti sei già beccato una punizione prima dell’inizio delle lezioni, fratello? >> gli domandò Sirius, tenendosi la pancia dal ridere << Stabiliresti un vero record >>.
<< Non è una punizione, Felpato >> ribatté Peter.
<< Sono Caposcuola >> sussurrò James, pianissimo.
<< Che cosa, James? Non ho sentito >>.
<< Sono diventato Caposcuola >>.
Sirius spostò velocemente lo sguardo da lui a Remus, che era rimasto bloccato accanto al gufo mezzo bruciacchiato con espressione impietrita, poi scoppiò a ridere << Ah, bello scherzo, Ramoso! Ma non ci casco >>.
<< Non è uno scherzo, Sirius. Sono serissimo >>.
Dal tono con cui pronunciò il suo vero nome, l’amico capì che diceva la verità e non lo stava prendendo in giro. Strappò la pergamena dalle mani pietrificate di James e la posizionò alla luce del sole, per controllare che non fosse un falso. Poi scoppiò in una risata simile ad un latrato.
<< Bene, abbiamo la prova definitiva che il vecchio Silente ha totalmente perso la testa. Caposcuola tu, Ramoso? Mi deludi profondamente. Per caso hai fatto il bravo ragazzo senza di me? >>.
<< Io non ho fatto proprio nulla >> borbottò James, ricominciando a passarsi le mani fra i capelli << Silente deve essersi sbagliato. Remus…lui sarebbe dovuto diventare Caposcuola >>.
<< Silente non prende mai le sue decisione a caso, al contrario di voi, razza di troll >> ribatté Remus, riprendendosi dalla paralisi e aggiustando la sua personale delusione con un bel sorriso << Evidentemente deve aver colto in te le qualità necessarie che mancano a me >>.
<< Ma questo è impossibile, tu sei il più bravo fra noi…>>.
<< Non conta solo questo, James. Forse tu hai qualcosa in più. A partire dal fatto che non sei un Lupo Mannaro >>.
<< Sai benissimo che questo non è mai stato un problema, né per noi, né per Silente >>.
<< Insomma >> intervenne squittendo Peter, per mettere fine alla discussione << James, tu sei stato scelto. Eddai, essere Caposcuola non è poi così male, in fondo >>.
<< Per una volta, Codaliscia ha detto una cosa intelligente >> s’intromise Sirius, picchiando una mano sulle spalle del suo migliore amico << Con te come “Caposcuola”, potremo combinare ogni genere di malefatta. Ed essendo il nostro ultimo anno, dovremo fare le cose in grande. Voglio che i Malandrini siano ricordati negli annali di Hogwarts come i più grandi casinisti della storia e al contempo gli studenti più brillanti che si siano mai visti >>.
<< Mmm, la cosa inizia a piacermi, Felpato. Ma avrò molte sere impegnate per via di quelle stupide ronde, non potremo più organizzare i nostri piani come una volta…>>.
<< Stai dimenticando una cosa, Ramoso >> sghignazzò Peter, dando gomito a Sirius << Una cosa che ti piacerà molto, riguardo le ronde >>.
<< Oh, sì >> intervenne Sirius, sognante << Andrai fuori di testa. Per le mutande di Merlino, non tornerà mai vivo da noi, se prima dovrà fare le ronde con lei >>.
<< Non vi seguo, amici >>.
<< Andiamo, usa quel tuo cervellino da cervide. Quale sarà, secondo te, la tua affascinante collega femminile, colei che ti affiancherà durante tutte le ronde e tutte le restanti attività da Caposcuola? >>.
James saltò su come una molla e il suo voltò si aprì in un sorriso raggiante. << Evans! >>.
<< Ma che bravo, il piccolo ha fatto due più due >> ridacchiò Sirius << Ram, se non riesci a fartela nemmeno al buio durante le ronde, puoi definitivamente lasciarla perdere >>.
James non lo ascoltò neanche, ormai troppo preso in un delirio mistico che comprendeva lui e Lily Evans, mano nella mano, mentre passeggiavano assieme per i corridoi di Hogwarts. Aveva una cotta per quella fanciulla fin dal secondo anno, peccato che per lei non si potesse dire lo stesso. Naturalmente, James non era rimasto a digiuno di ragazze, durante tutti quegli anni: fra lui e Sirius c’era sempre stata gara su chi fosse riuscito a farsene di più e sembrava che anche alle ragazze questo andasse benissimo, visto che si gettavano fra le loro braccia in modo spontaneo, senza che loro aprissero nemmeno bocca. Ma con Evans non c’era mai stata storia. Lei era diversa da tutte le altre e rappresentava una sfida, una tentazione irresistibile. Oltre al fatto che, secondo lui, nessuna ragazza di Hogwarts poteva essere pari a lei per bellezza, eleganza e intelligenza.
<< Ci siamo, Ramoso è andato >> commentò ridendo Sirius, ammirando con aria divertita l’espressione vacua di James << Non avrei mai dovuto nominargli Lily Evans di prima mattina. Ora ce lo terremo così per tutto il giorno >>.
Fortunatamente ci pensò la signora Potter a interrompere le fantasie del figlio. Avendo sentito degli strani movimenti di sopra, Dorea aveva giustamente dedotto che finalmente quei quattro teppisti si fossero svegliati e aveva preparato loro la colazione, ma di certo non era pronta al macello che avrebbe trovato nella stanza di James. Le sue urla svegliarono del tutto i Malandrini, che si affrettarono a mettere tutto in ordine sotto lo sguardo di fuoco della signora Potter. Per quanto fosse una strega piuttosto minuta, era lei a comandare sia marito che figlio in casa, un’abitudine presa dai suoi parenti Black.
In un attimo, James si riprese dalle sue fantasticherie e si rese conto che disponeva di un’arma fondamentale per far cessare l’arrabbiatura della madre all’istante. Mentre uno svogliato Sirius tentava, senza successo, di rifare i letti senza l’aiuto della magia, James saltellò verso di lei e le sventolò la lettera sotto gli occhi.
<< Che cos’è? >>.
<< Questa, cara mamma, rappresenta il fatto che hai un figlio molto diligente. Sono diventato Caposcuola >>.
La madre scoppiò a ridere e Sirius a sua volta rise con lei << Lo vedi, Ram? Abbiamo tutti la stessa identica reazione >>.
Infuriato perché nemmeno la madre lo credesse all’altezza di un tale compito, James le posizionò la lettera a pochissima distanza dagli occhi, affinché potesse leggerla.
<< Non così vicino, non sono cieca, James! Ma…questa…oh >>.
La signora Potter arrossì e strillò di felicità, afferrando di slancio il figlio e abbracciandolo forte. << Non ci credo! Oh, Jamie, è meraviglioso! Caposcuola! Aspetta che lo sappia tuo padre, dovrebbe tornare da un momento all’altro… che bello, sono così emozionata…oh, Jamie…>>.
Sirius e Peter simularono un attacco di vomito alle sue spalle, ma Dorea non se ne rese conto; con le braccia strette al collo del figlio, doveva saltellare per riuscire a baciargli la faccia, che era diventata viola dall’imbarazzo.
<< Mamma, ti prego, controllati…non davanti ai miei amici…>>.
La signora Potter mollò la presa e, senza fiato, aggiunse << Oggi stesso andrò a Diagon Alley e ti comprerò un bel regalo, insieme ai libri nuovi. Ma ora venite a fare colazione, cercherò di mettere insieme qualcosa di speciale. Caposcuola, come me e tuo padre…il mio Jamie! >>.
La situazione sarebbe certamente degenerata se, al momento della colazione, non fosse stato presente anche il padre di James. Charlus Potter lavorava come Auror al Ministero e spesso gli venivano affidati i turni di notte, tuttavia riusciva sempre ad arrivare in tempo per la magnifica colazione preparata da sua moglie. Quella mattina osservò sorridendo anche gli amici di suo figlio, che conosceva da quando gli arrivavano a malapena alle spalle. Ora erano tutti dei giganti, più alti persino di lui di una buona spanna, ma avrebbe sempre nutrito per loro il medesimo affetto. Specialmente da quando, circa un anno prima, un altro ragazzo era entrato a far parte della sua famiglia, il giovane rampollo dei Black. Charlus aveva dialogato a lungo con Sirius quella notte, cercando di capire per quale motivo avesse tanto voluto fuggire dalla sua famiglia, e, dopo aver sentito gli orrori che accadevano a Grimmauld Place, non aveva esitato ad accoglierlo nella famiglia Potter. Da allora, James e Sirius erano diventati fratelli a tutti gli effetti.
Durante la colazione, nel mentre James veniva festeggiato con tutti gli onori per la sua nuova carica ricevuta e Dorea organizzava per lui una piccola festicciola, Remus ne approfittò per isolarsi dal resto del gruppo e tornò di sopra, in teoria per rimettere a posto la stanza. Ma tutto quello che fece fu spostare di lato il groviglio di coperte che c’era sul pavimento, poi si accomodò sul letto di James e si prese la testa fra le mani. Aveva sempre sperato, fin da quando Silente l’aveva nominato Prefetto, di poter essere nominato anche Caposcuola. E invece era stato scelto James. Perché lui?
Quella stessa sensazione di ingiustizia che l’aveva sempre condizionato per via della sua natura di Lupo Mannaro si destò improvvisamente in lui come un fuoco. James non faceva altro che passare il suo tempo in punizione ed era bravo solo nel Quidditch...non era forse lui quello diligente, che faceva sempre tutti i compiti e cercava di mettere un freno a quei tre sregolati? Non era all’altezza più di tutti loro?
Improvvisamente la porta si aprì e Sirius irruppe nella stanza << Oh, eccoti, Remmy. Ti stavo giusto cercando >>.
<< Voglio stare da solo, Felpato >>.
<< Non te la sarai presa per la spilla, vero? >>.
<< No…>>.
<< Nessuno col cervello a posto sceglierebbe James come Caposcuola >>.
Sirius si accomodò accanto a lui sul letto e Remus scoppiò in una risata acida. Qualche istante dopo, si sentì un verme.
<< Non è colpa di James >> continuò Sirius << Non l’ha chiesto a Silente >>.
<< Questo lo so, ma…>>.
<< Ma cosa? >>.
<< C’è una cosa…che non ho mai detto a nessuno…>>.
<< Lunastorta, conosco già il tuo terribile segreto e non mi pare che sia scappato a gambe levate, no? Qualunque cosa mi dirai, non sarà mai terribile e pelosa quanto quella >>.
<< Oh, invece sarà molto peggio. Vedi, il motivo che mi irrita di più del fatto che James sia Caposcuola e non io…è che…insomma, passerà un sacco di tempo con Lily Evans >>.
<< E questo che cosa c’entra? >>.
<< Ecco, beh…io…>>.
<< No, aspetta, Remmy, non dirmelo >> Sirius si passò stancamente una mano sugli occhi << Lei ti piace, non è così? Per tutti i gargoyle, se James lo sapesse…>>.
<< E infatti non dovrà mai saperlo, chiaro? Lily è il suo grande amore e io non ho nessuna voglia di dirgli che anch’io sono innamorato di lei >>.
<< Ma…da quanto? >>.
<< Oh, non c’è un momento preciso, è successo e basta. Fare le ronde con lei, passare del tempo con lei, ridere e scherzarci insieme…era qualcosa di fantastico. Oltre a voi tre, è stata l’unica ragazza a sapere del…piccolo problema peloso. E non mi ha allontanato, capisci? >>.
A quel punto i due udirono i passi di James e Peter sulle scale, così si allontanarono l’uno dall’altro giusto in tempo. Si stamparono due larghi sorrisi sulla faccia e scrutarono raggianti i due amici che entravano nella stanza.
<< Va tutto bene? >> domandò James, perdendo per un attimo il sorriso.
<< Io e Lunastorta siamo ancora sconvolti dal fatto che tu sia passato dalla parte della legge, Ramoso >> intervenne precipitosamente Sirius.
<< Ben fatto, James! >> esclamò invece Lupin, battendogli il cinque.
<< Grazie, amico >> ribatté sollevato James << Ero certo che saresti stato tu, e invece…Silente è proprio rimbambito >>.
<< Avrà avuto le sue motivazioni >>.
James non fece caso al suo ultimo commento e batté le mani << Molto bene, Malandrini, preparatevi. Mamma ci porta tutti a Diagon Alley a scegliere la mia scopa nuova >>.
Nel mentre Peter squittiva eccitato, Remus lanciò un’occhiata di sottecchi a Sirius e lo vide sorridergli in modo complice. Sì, erano amici da anni ed era certo che non avrebbe mai rivelato il suo segreto, neanche se questo comportava il fatto di mentire a James; se c’era una sola cosa che si poteva fare, in quei casi, era proprio fidarsi di Sirius Black
   
 
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