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Autore: PuccaChan_Traduce    20/02/2017    2 recensioni
Asahi e Nishinoya hanno finito il liceo e frequentano l’università. Asahi studia medicina dello sport e Noya gioca ancora a pallavolo. La loro amicizia pare salda come sempre, ma qualcosa sta per cambiare... specialmente dopo l’entrata in scena di una ragazza che sembra molto interessata al piccolo libero.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Nuovo personaggio, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Codango
Storia originale: And yet here you are

~

Asahi si sedette al solito tavolo nella piccola area ristoro del dipartimento di atletica. Dopo l’allenamento cercava sempre di stare lontano dal bar, e la roba dei distributori automatici là non era male.
Oggi era il giorno del ramen. Se ne concedeva uno a settimana, e non sarebbe stata una bugia troppo grossa dire che non era particolarmente entusiasta di quella porzione di carboidrati semplici e super salati.
“Accidenti, mangi ancora quella merda?”
Con aria colpevole, Asahi alzò lo sguardo: Hiyori era in piedi davanti a lui, con indosso la tuta da ginnastica, e gli sorrideva. “Beh”, riuscì a rispondere, “non dovrebbero tenerli nei distributori del dipartimento di atletica se fanno così male alla salute.”
Hiyori si mise a ridere e si sedette sulla sedia di fronte ad Asahi. “Se mai beccassi una delle mie ragazze a mangiare quella roba, le farei fare dieci giri di campo extra.”
“Meno male che non sono una delle tue ragazze, allora.” Asahi succhiò rumorosamente una manciata di noodles; pazienza se aveva le orecchie rosse.
Hiyori sporse le labbra in fuori, occhieggiandolo. “Già. A questo proposito...”
Asahi si bloccò nel mezzo di un altro boccone e alzò gli occhi su di lei.
“Sembra che la maggior parte delle ragazze della mia squadra potrà andare avanti con la propria vita. Finalmente.” Hiyori puntò un gomito sul tavolo e appoggiò il mento sopra la mano.
Asahi spalancò gli occhi. “Mi fa... piacere?”
“Sì, Azumane-san, questa è ciò che noi chiamiamo una buona notizia.” Hiyori tirò fuori una bottiglietta d’acqua e ne bevve un sorso. “È stato un sollievo sapere che Noya ti ha finalmente reclamato come si deve. A proposito, posso riavere il mio pennarello?”
Asahi inghiottì rumorosamente il boccone prima di strozzarsi. “I–il tuo pennarello?” farfugliò.
“Quello che ti avevo lanciato un paio di giorni fa. O forse la settimana scorsa? Non mi ricordo.” Hiyori sospirò. “Era il mio preferito. Dovrei proprio sforzarmi di non essere tanto melodrammatica.”
Asahi la fissò. “Hiyori-san? Che... che cosa?” domandò, impotente.
La ragazza roteò gli occhi. “Ho sentito che tu e Noya vi frequentate. Congratulazioni, a proposito.”
“L’hai sentito.” Asahi si appoggiò all’indietro sullo schienale della sedia, sbigottito. Ci frequentiamo? Che cavolo vuol dire? “Da chi?”
“Andiamo, pensi davvero di poterlo nascondere?” Hiyori indicò il suo collo.
Prima di potersi fermare, Asahi ci si premette forte una mano sopra. Aveva dimenticato di essersi legato i capelli per l’allenamento.
Hiyori ridacchiò brevemente, poi gli rivolse un’occhiata più seria. “Comunque, noi ragazze della squadra ci sosteniamo a vicenda. E Shizuku era ridotta uno straccio.”
Asahi sentì tutto il sangue defluirgli dal viso. “Oh.” Adesso la sua voce era poco più che un sussurro.
“Già, oh”, ripeté Hiyori. “È tutta cuore, quella ragazza. Lunedì è venuta all’allenamento praticamente distrutta perché aveva scoperto che Noya-chan non era esattamente nella posizione di poterla notare. Ha pianto per tutto il tempo, diceva di aver fatto la figura dell’idiota. È stato triste.”
Asahi ebbe voglia di nascondersi sotto il tavolo. “Oddio.” Si passò una mano sul viso e guardò Hiyori. “Ma sta bene?”
Lei non rispose subito, e lui si gettò quasi sopra il tavolo. “Hiyori-san...”
“Ti vuoi rilassare? Gigante paranoico.” Hiyori si poggiò la bottiglia d’acqua sulla fronte. “Shizuku si è presa una cotta bella tosta per Noya, ma... se la caverà. Prima o poi.”
“Prima o poi?” Asahi ebbe l’impressione di avere un macigno nello stomaco. “Ma se l’ha conosciuto una settimana fa. Nemmeno!”
Hiyori fece spallucce. “È tutta cuore quella ragazza, te l’ho detto. E a proposito, puoi smettere di sbatterle in faccia il tuo amico dalla testa rasata come premio di consolazione. Non funziona così con lei. Forse con Riri potrebbe funzionare, ma non con Shizuku.”
Asahi aggrottò la fronte e se la strofinò con una mano. “Tanaka non è un premio di consolazione”, borbottò. “Anzi, per vostra informazione, è un ragazzo fantastico.”
“Shizuku non ha mica detto il contrario. È solo che non è ancora pronta a saltare su quel treno. Il tuo uomo deve raffreddare i motori.”
Asahi cercò con tutte le sue forze di non irritarsi a quelle parole. Non dubitava che Shizuku ci stesse male, e si sentiva una merda per questo, ma aveva visto Tanaka l’altra sera. Il poveretto aveva proprio l’aria di uno al quale i motori erano stati raffreddati suo malgrado.
Tornò a concentrarsi sul ramen, che si stava raffreddando. Se non altro, pensò, andava riconosciuto a Shizuku di essere stata onesta con Tanaka.
Piantò le bacchette nei noodles. E lui e Noya? Shizuku pensava che stessero insieme, adesso lo pensava anche Hiyori, ma che Asahi fosse dannato se sapeva che cavolo stesse succedendo tra loro. A parte il fatto che gli sarebbe piaciuto un sacco pomiciare ancora con lui. Ma chi poteva dire cos’avesse in mente Noya?
Hiyori sollevò il mento dalla mano. “Accidenti, che faccia cattiva stai facen–”
“Hiyoriiii, come osi fraternizzare col nemico?”
Asahi alzò gli occhi, trasalendo, mentre Hiyori si girava sulla sedia. Riri, i capelli bruni ondeggianti e la falcata impressionante, marciava decisa in direzione del loro tavolo. Trascinava con sé una Shizuku dal volto incredibilmente rosso.
Riri si fermò accanto alla sedia di Hiyori e fece sporgere un fianco all’infuori. “Azumane-san, stai cercando di spezzare il cuore di un’altra ragazza?” Ma lo disse sorridendo, con le ciglia abbassate. “Con Hiyori-san però stai abbaiando all’albero sbagliato, sai.”
Hiyori le diede una manata su una gamba. “Sta’ zitta.”
“I–io non stavo–!” annaspò Asahi.
“Mio Dio, ti vuoi rilassare?” Hiyori fece roteare gli occhi. “Riri sta solo facendo finta che le freghi qualcosa.”
“Questo è falso, capitano.” Riri mise il broncio e strinse a sé la ragazza bionda. “Shizuku è ridotta all’ombra di se stessa fin dalla settimana scorsa, ed è tutta colpa di questo tipo.”
“R–Riri!” Shizuku aveva l’aria di volersi ficcare sotto il pavimento; Asahi non poteva biasimarla.
“Guardalo”, le bisbigliò l’altra in un orecchio. “Lo sfasciafamiglie.”
Asahi rimase a bocca aperta. Shizuku si nascose il volto in una mano.
“Immagino comunque che questo risponda al perché tu non sia voluto restare a dormire da me sabato scorso”, proseguì Riri.
A quelle parole, Sia Asahi sia Shizuku restarono senza fiato.
“Tutto sommato, non mi dispiace perdere contro Noya-chan.” Riri si avvolse una ciocca di capelli intorno a un dito. “È uno svergognato anche lui, a suo modo.”
Asahi lanciò un’occhiata a Hiyori. Gli occhi di Shizuku erano diventati enormi.
“Deve esserlo, se è riuscito a far girare la testa a Shizuku.” Riri, solidale, carezzò i biondi capelli dell’amica. “Sono stata io a convincerla a venire a quella festa, e cosa doveva trovare? Un libero gay.” Sospirò con fare melodrammatico. “Mi spiace, piccola. Hai davvero una sfiga nera.”
Shizuku si districò dalla sua stretta. “I–io non penso proprio.” Si erse in tutta la sua altezza; si vedeva benissimo che stava cercando di ricomporsi. “Ho avuto modo di conoscere Azumane-san e Noya-san e... e Tanaka-san.” Era ancora rossa come un pomodoro, ma la sua voce era tornata alla tonalità consueta.
“Tanaka-san?” Riri arricciò il naso. “Il tizio con la testa rasata che hai nominato a cena ieri sera?” Socchiuse le palpebre e fissò Asahi. “Sarà mica gay anche lui?”
Riri!” strillò Shizuku. “Sta’ zitta!”
Asahi si schiarì la gola. “Ehm, senti, Shizuku–”
“Bene bene, guarda chi c’è. Azumane e il suo piccolo harem.”
Hiyori, Riri e Shizuku si girarono, ma Asahi vedeva lo stesso quella chioma decolorata torreggiare sopra di loro. Si accigliò.
Kibikino gli rivolse un ghigno, ignorando le ragazze. “Espandiamo il territorio, Azumane?”
“Cosa vuoi, Kibikino.” Asahi cercò di mantenere un tono cortese, ma il ricordo dello scorso martedì sera fuori dall’appartamento di Shizuku era ancora fresco nella sua mente.
“Il tuo ragazzo non c’è oggi?” Il giocatore di basket avanzò alla sua volta, troppo alto, troppo grosso, e le ragazze si fecero da parte per non essere spintonate.
Asahi odiava con tutto il cuore i tizi che facevano cose del genere. Balzò su dalla sedia.
“Ti alzi in piedi per parlare con me?” Kibikino si arrestò all’altro capo del tavolo. “Quale onore.”
“Kibikino–” cominciò Hiyori, ma il giovane la mise a tacere agitando una mano.
“Un momento, capitano. Stanno parlando gli uomini.” Si volse a mezzo e fece l’occhiolino a Shizuku. “Sarò da te fra un secondo.”
Asahi cominciava a vedere rosso. “Non credo proprio.” Tieni basso il tono. Non c’è alcun bisogno di urlare.
“Come?” Kibikino si rivolse a lui. “Hai qualcosa da dire?”
“Dio mio, quanto sei stronzo”, sibilò Riri, restando però in disparte. Hiyori era davanti a lei e a Shizuku, le labbra tirate. Gli occhi di Shizuku erano ardenti, ma era impallidita e tremava leggermente. Asahi aggrottò la fronte. Doveva proprio fare schifo abitare accanto a un tipo del genere.
Questa situazione deve finire.
Raccolse il borsone da ginnastica e se lo buttò in spalla. Girò intorno al tavolo, oltrepassò Kibikino, e senza dire una parola offrì il braccio a Shizuku. Lei alzò gli occhi su di lui, confusa, ma lo accettò immediatamente.
Poi Asahi lanciò un’occhiata a Riri. Nonostante la tensione del momento, la ragazza fu svelta a muoversi. “Sul serio”, tubò lei, gettandosi i capelli sopra una spalla. “Dov’è il mio, bell’uomo?”
Asahi non sorrise, non ci riusciva ancora, ma le porse l’altro braccio. Riri si aggrappò al suo bicipite tipo boa constrictor. Gli poggiò l’altra mano sull’avambraccio. “Hiyori, tesoro”, disse al suo capitano, strizzandole un occhio. “Non so dove stiamo andando, ma dovresti venire a scoprirlo.” Rivolse poi a Kibikino un’occhiata fulminante. “Tu resta pure qui.”
Asahi emise un lento sospiro. Il cielo fosse ringraziato per la bocca di Riri. S’incamminò, e le ragazze si misero al passo come modelle.
Sentì Hiyori ridacchiare dietro di loro. “Ci si vede, Kibikino.” Le sue scarpe da ginnastica stridettero sul pavimento mentre li raggiungeva.
Nessuno disse una parola finché non uscirono. Quando ebbero oltrepassato la porta del dipartimento di atletica, Asahi si fermò e restarono tutti e quattro lì, alla luce del sole pomeridiano.
Asahi iniziava a sentirsi abbastanza stupido. Forse aveva esagerato. Andarsene via tutto impettito con un trio di ragazze al seguito era proprio una cosa da fighetti. Un caldo e pesante imbarazzo cominciò a farsi strada nella sua gola.
“Bene!” Hiyori gli batté una pacca sulla schiena talmente forte da farlo incespicare in avanti. “È stato eccitante. Riri.” Gli tirò via la bruna dal braccio. “Noi dovevamo andare in biblioteca, ricordi? Dopo l’allenamento, biblioteca, tu e io.”
“Non te ne sei dimenticata?” si lagnò Riri.
“I tuoi voti fanno pena, ragazza. Non ho intenzione di perdere la mia schiacciatrice migliore solo perché non riesce a stare al passo con lo studio.”
Asahi osservò le due ragazze che si allontanavano finché non girarono l’angolo e furono fuori vista. Quindi abbassò gli occhi su Shizuku, che era ancora attaccata al suo braccio.
Lei alzò lo sguardo. “Oh! Ah. Scusa”, borbottò, ritirando immediatamente la mano e facendo un gran passo laterale.
“No, no!” disse in fretta Asahi. “D–dovrei essere io a scusarmi. Davvero. Non avrei dovuto trascinarvi fuori in quel modo.” Ridacchiò, ancora un po’ imbarazzato. “Ho veramente esagerato.”
Shizuku si strinse le braccia intorno al corpo. “No, non credo. Dio sa se io non sapevo proprio cosa dire.”
Asahi si riaggiustò il borsone in spalla. “Le cose con lui sono peggiorate da martedì?”
La ragazza sporse le labbra in fuori. “Non direi. Mi ignora, in realtà. Non che me ne lamenti.”
C’erano molte cose che Asahi avrebbe voluto dirle. Mi dispiace che Kibikino sia un coglione. Hai mai pensato di trasferirti da Hiyori e Riri? Perché non ti piace Tanaka? Perché ti piace Noya? E a me, piace Noya? Nel modo in cui tu piaci a Tanaka, voglio dire? Pensi che–
“Ti va di fare un po’ di schiacciate con me?”
Asahi la guardò, sorpreso.
Shizuku si studiava le scarpe da ginnastica. “C’è un campo di allenamento che dovrebbe essere aperto a quest’ora. Potremmo montare una rete.”
Qualcosa di piccolo e caldo fiorì nel petto di Asahi. Allenamento? Schiacciate? “Non... non schiaccio una palla da–”
“Ta... Tanaka-san mi ha detto che eri l’asso della squadra del vostro liceo”, disse rapidamente Shizuku.
“Io–” Asahi sapeva di essere arrossito, e molto. Sollevò il mento. “Sì. Sì, lo ero.”
La ragazza lo guardò con una certa eccitazione negli occhi. “Sai, uhm. Non ho quasi mai la possibilità di allenarmi con le prime schiacciatrici della mia squadra...”

~
 
Shizuku era un’alzatrice metodica. Era competente e prevedibile, nulla di troppo appariscente o fantasioso. Non era Kageyama, che riusciva ad alzare una palla ogni volta e per ogni schiacciatore con precisione chirurgica. Non era come Oikawa, che sapeva affinare ogni alzata per tirare fuori il meglio dallo schiacciatore. Era come... era come se Daichi fosse stato un alzatore invece che un ricevitore.
Per Asahi era bellissimo.
Alla prima schiacciata andata veramente a segno, Shizuku era rimasta a bocca aperta. Quando i piedi di Asahi avevano toccato di nuovo terra e si era girato verso di lei, si era portata le mani sulla bocca e lo aveva fissato con due occhi grandi come piattini.
“Uhm”, aveva detto Asahi. “È molto più facile senza il muro, eh?”
Con un urletto di eccitazione, lei si era tirata più vicino il carrello delle palle. Gli aveva lanciato un’altra palla, con un enorme sorriso. “Un’altra! Più in alto, stavolta!”
Dopo tre passaggi così-così, si erano regolati quel tanto che bastava perché la palla si adattasse perfettamente alla sua mano. Asahi si abbandonò all’azione con trasporto e con intento assassino, la tensione di pochi minuti prima svanita nei muscoli sciolti e nella concentrazione.
Il carrello era quasi vuoto quando rifiutò l’ennesima palla, agitando una mano. Entrambi erano coperti di sudore e respiravano affannosamente.
“Devo fare una pausa”, ansimò Asahi. “Mi si sta staccando il braccio.”
“Oh? Oh, se ne sei certo.” Shizuku rilanciò la palla nel carrello.
“È passato giusto un minuto dalla mia ultima volta.” Le rivolse un sorriso. “Sei decisamente in condizioni migliori delle mie.”
Shizuku tirò su col naso. “Vorrei vedere.” Spalancò gli occhi. “Ah! Cioè! Faccio parte di una squadra, faccio questo tutti i giorni mentre tu, ehm, no, perciò sarebbe veramente terribile se non–!”
Asahi rise e si afflosciò sul pavimento. Pensò di mettersi seduto, ma invece si ritrovò sdraiato sullo stomaco. Stese le braccia in fuori, appoggiò la guancia a terra, e gemette.
“Stai, ehm, stai bene, Azumane-san?” indagò Shizuku.
“Mm. Me ne starò disteso qui a morire tranquillo, se non ti dispiace.” La sentì correre verso la panchina dove avevano lasciato le loro cose. Decise che non valeva la pena alzare la testa.
“Questa è tua?” Una bottiglia d’acqua comparve nel suo campo visivo. Shizuku si sedette per terra a gambe incrociate, bevendo dalla sua. “Credo che dovresti fare un bel pasto abbondante stasera.”
Chissà se Noya è libero. È da un po’ che non torniamo in quel ristorante thailandese. Asahi tossicchiò, sorpreso dei suoi stessi pensieri, e si tirò su per bere.
“Allora.” Shizuku si schiarì la gola nervosamente. “Uhm. Scusa per... per tutto quello che ha detto Riri prima.”
Mentre beveva, Asahi sollevò un sopracciglio.
“Io non credo che tu– lei ha detto che tu– uff!” Shizuku si sciolse i capelli e cominciò a rifarsi la coda. “Io non ce l’ho con te, o con Noya-san. Ovviamente. Siete due ragazzi fantastici e sono contenta di avervi conosciuto, e mi di–dispiace di aver... frainteso il vostro... rapporto all’inizio. Non intendevo combinare casini.”
Asahi la guardò a bocca aperta. “Cosa... cosa pensi di aver frainteso?”
Shizuku aggrottò la fronte. “Come sarebbe? Che state insieme. No?”
Asahi tossì. Sapeva di essere rosso come un pomodoro. “Noya? E io?”
La ragazza si accigliò. “Oh, ma dai. Non è così?”
“Io...” Asahi inspirò a fondo. “N–non abbiamo mai parlato di... di niente del genere. Uhm.”
“Mi stai– mi stai prendendo per il culo?” La voce di lei si alzò. “E quello che diavolo è, allora?” Indicò il suo collo.
Per la seconda volta in quel giorno, Asahi ci si premette forte la mano sopra. “Uhm!”
“Lui ti fa i succhiotti, e ti guarda come se... come se fossi fatto di sesso, e non sai se state insieme?” Shizuku stava praticamente urlando.
“I–io non sono fatto di sesso!” ribatté stupidamente Asahi, mezzo sussurrando e mezzo gridando.
Non ho detto che lo sei!” Shizuku chiuse gli occhi e sospirò forte. “Devi parlare con quel ragazzo. Seriamente. Confessagli il tuo amore o dagli la possibilità di dirti quello che è palesemente ovvio per tutto il resto del campus, ti prego, per l’amor del cielo.”
Asahi la fissò, sbalordito.
“Lui ti piace. È evidente.” Non era una domanda.
Asahi deglutì. “E... e a te no”?
Le guance di Shizuku si colorarono di rosa. “Io–! Può darsi.” Abbassò lo sguardo sulla sua bottiglia d’acqua, passandosela di mano in mano.
“Perché?” Questa è troppo personale, amico, non si tratta di te. “Lo hai conosciuto a una festa. Eravate ubriachi.” E stavate così bene insieme, e io ero così geloso.
Shizuku sorrise appena. “Abbiamo parlato di pallavolo. Lui ama questo sport. Lo ama sul serio, non perché lo fa apparire figo o perché pensa di essere il migliore di tutti in campo. Ama la pallavolo. E non gli importa che io non sia altrettanto brava.”
“Shizuku, tu sei molto brava–”
Lei alzò una mano. “Me la cavo, e se questo vuol dire che posso continuare a giocare, ne sono felice. Ma Noya-san è...” Sospirando, si appoggiò all’indietro sulle mani. “Lui ti fa sentire bene. In quello che fai. È bello avere accanto qualcuno così, sai?”
Sì. Sì, è proprio vero. Asahi sospirò. “Ma tu starai bene? Riguardo lui e... e tutto il resto?”
Shizuku inclinò la testa all’indietro e fissò il soffitto. “Io sono una scema. Ma lui ha occhi solo per te.”
“Questa, ehm, non è proprio una risposta”, le fece notare pacatamente Asahi. Però... sul serio? Oddio, ma da quando? E COME?
Lei sorrise, sempre guardando il soffitto. “Perché non potevi essere un bastardo? O non poteva esserlo Noya-san? Tutta questa storia sarebbe molto più semplice per me.”
“Sai cosa penso?” Asahi si leccò le labbra, ignorando l’avvertimento che gli aveva dato Hiyori prima. “Penso che, ehm, dovresti dare a Tanaka una possibilità.”
Shizuku s’irrigidì.
“Perché, uhm... ascoltami un momento!” Dovresti proprio farti i fatti tuoi, amico, hai già combinato un casino la prima volta che hai provato a sistemarla con qualcuno. “È un bravissimo ragazzo, e sa incoraggiare le persone quanto Noya! Forse... forse parla un po’ troppo, il che è tutto dire adesso che ci penso, ma non ti farebbe mai stare male. Mai. E, e poi, anche lui ama la pallavolo!” Oddio, sei proprio una frana in questo.
Shizuku risollevò lentamente la testa e lo fissò a bocca aperta.
“E poi. È veramente un cuoco eccezionale”, concluse Asahi, con una vocina piccola piccola.
Shizuku batté le palpebre un paio di volte. Un lento sorriso spuntò sulle sue labbra, quindi iniziò a ridere. Una risata chiara e accattivante. “Santo Dio, Azumane-san! Siete proprio i più grandi fan l’uno dell’altro!” Si rimise in piedi scrollando le spalle. “Aiutami a tirare giù la rete.”
“Oh.” Asahi balzò in piedi. “Abbiamo finito?”
“Abbiamo finito.” Girandosi a mezzo, Shizuku gli rivolse un sorriso. “Hai un ragazzo da invitare stasera.”
Asahi deglutì rumorosamente.
Già. Sì, lo... lo inviterò a uscire. Come si deve. Sarà un autentico, sincero appuntamento, e poi gli dirò...
Merda.
Che cosa gli dirò?!
  
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