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Autore: Mary P_Stark    21/02/2017    4 recensioni
Inghilterra - 1823
Elizabeth Kathleen Spencer, figlia di Christofer e Kathleen Spencer, si appresta ad affrontare la sua prima Stagione a Londra e se, per lei, questa è un'avventura in piena regola, per il padre appare come un incubo a occhi aperti.
Lizzie - come Elizabeth viene affettuosamente chiamata in famiglia - è ben decisa a divertirsi nella caotica Londra, in compagnia della sua adorata amica Charlotte, e non ha certo in mente di trovarsi subito un marito.
Al pari suo, Alexander Chadwick, secondogenito del duca Maxwell Chadwick, non ha interesse ad accontentare le mire paterne, che lo vorrebbero accasato e con figli, al pari del primogenito.
Per Alexander, le damigelle londinesi non hanno alcuna attrattiva, troppo impegnate a mostrarsi come oggetti di scena, per capire quanto poco, a lui, interessino simili comportamenti.
L'atteggiamento anticonformista di Elizabeth, quindi, lo coglie di sorpresa, attirandolo verso di lei in una spirale sempre più veloce, che li vedrà avvicinarsi fino a sfiorarsi, sotto un cielo di stelle, mentre il Fato sembra cospirare contro di loro. - Seguito di UNA PENNELLATA DI FELICITA'
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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6.
 
 
 
 
Accompagnare sua cognata Clarisse a comprare nuovi nastrini per gli abiti, non era esattamente ciò che Alexander avrebbe definito il miglior modo per passare il tempo.

Ugualmente, si era prestato a quest’incombenza tutt’altro che mascolina per un motivo ben preciso.

Suo fratello glielo aveva chiesto come favore personale, desideroso di passare un po’ di tempo con le sue gemelline, divenute ormai appannaggio della moglie.

Alexander trovava ridicolo che quel Marcantonio del fratello, alto e grosso quanto un orso, dovesse ricorrere a simili mezzucci per giocare con le sue bimbe.

Clarisse raggiungeva a stento il metro e sessantacinque, e probabilmente pesava la metà di Alexander.

Inoltre, trovava davvero sconcertante che suo fratello Wilford volesse starsene seduto su un tappeto a giocherellare con le bimbe di poco più di tre anni e mezzo.

Che lo considerassero un insensibile ma, pur adorando i nipoti, non vedeva il motivo di passare il tempo a quel modo.

Quando, perciò, aprì la porta per Clarisse perché entrasse nel suo negozio preferito, a Bow Street, lo fece con un sorriso divertito sul volto.

Sorriso che, ben presto, fu sostituito da un accenno di sorpresa, quando vide due gentildonne di sua conoscenza.
Appresso al capofamiglia e al suo erede, tra le altre cose.

Clarisse si illuminò subito, vedendo gli Spencer e, avviandosi a mani levate verso Kathleen, esclamò a mezza voce: “Lady Spencer! Che piacere inaspettato vedervi già oggi!”

Volgendosi a mezzo, Kathleen replicò con un sorriso e strinse le mani protese di Clarisse.

“Lady Chadwick, non speravo di vedervi così presto! L’aria di mare vi si confà. Avete un colorito splendido.”

Clarisse sorrise grata e, quando inquadrò Elizabeth nel suo campo visivo, mormorò: “Questa opera d’arte non può essere la vostra Lizzie. O sì?”

Elizabeth sorrise a quel complimento e, con una riverenza leggiadra, replicò: “Sono io, in carne e ossa. E’ un piacere rivedervi, lady Chadwick.”

“Per te, cara, sono solo Clarisse” sorrise sbarazzina la giovane moglie dell’erede di Barrett. “Quindi, se so ancora fare due più due, questo colosso splendente è il tuo gemello, carissima.”

Andrew si inchinò con classe, facendole un baciamano con eleganza innata e Alexander, dentro di sé, rise bellamente.

Clarisse adorava riempire di complimenti le persone.

Che lo dicesse sul serio – e questo sembrava essere il caso – o solo per calcolo, sua cognata era un’intrattenitrice nata.

Dopo aver salutato anche Christofer Spencer, Clarisse si ricordò di avere anche un accompagnatore e, volgendosi a mezzo, disse: “Ciarlo così tanto da dimenticare le buone maniere. Lasciate che vi presenti mio cognato, se già non lo avete incontrato.”

Alexander, a quel punto, avanzò con passo tranquillo quanto elegante e si esibì in un inchino formale a Harford, prima di stringere la mano di Andrew.

“Ho già avuto il piacere di incontrare diverse volte lord Spencer qui a Londra, durante la Sessione Estiva della Camera dei Lord e, una volta, alla cena organizzata dagli Edmonton. Temo, però, di non aver mai avuto il piacere di fare conoscenza diretta con vostra moglie, milord…” esordì Alexander, sorridendo affabile a Kathleen. “…e neppure con i vostri figli.”

Lady Spencer levò la mano perché Alexander potesse salutarla convenientemente e, sorridendogli, replicò: “In effetti, ci siamo solo intravisti molte volte, senza aver per questo avuto il piacere di una chiacchierata a quattr’occhi. Anche se vi ho visto ragazzino.”

“Cosa che, sicuramente, voi avrete il cuore di dimenticare” ironizzò Alexander, facendo sorgere un sorriso divertito sul viso di lady Spencer. “Non ho molti ricordi di me stesso da bambino, ma dubito di essere stato una compagnia interessante, o anche solo lontanamente piacevole.”

“Amavate stare in braccio, se rammento correttamente. In braccio alle signore, preferibilmente” stette al gioco Christofer, ammiccando.

“Oh, allora dimostravo fin da piccolo un indubbio gusto” motteggiò a quel punto Alexander, prima di rivolgersi a Elizabeth. “Spero, comunque, che questo particolare non vi scoraggi dal permettermi di presentarmi convenientemente a voi, miss Elizabeth.”

“Niente affatto, lord Chadwick. Anzi, apprezzo chi sa ridere di se stesso” replicò la giovane, offrendogli una mano con grazia.

Alexander, a quel punto, sorrise con una punta di malizia e, quando sfiorò la pelle delicata della mano di Elizabeth, si sorprese nel sentirla calda e leggermente irruvidita sui polpastrelli.

Curioso che una lady non avesse badato a mantenere più morbida la sua pelle.

Evidentemente, non disdegnava i lavori a mano, o apprezzava andare a cavallo senza guanti. Chissà.

Naturalmente, Alexander si limitò a sfiorare quel dorso profumato di pesca, così come era conveniente per un lord suo pari.

Quando, però, si risollevò per tornare al suo posto, notò un leggero rossore sulle gote di Elizabeth e… i segni di un pianto recente?

Perché aveva pianto, visto che si trovava nel luogo per eccellenza più desiderato dalle fanciulle della sua età, e non?

O aveva discusso con i genitori proprio per poterci andare?

Non poté comunque procrastinare oltre il contatto con la sua mano, soprattutto a causa dello sguardo attento del gemello.

Andrew lo seguì con i suoi occhi verde-oro, in tutto simili a quelli della madre, e non lo mollò per un attimo, da quel momento in poi.

Per tutto il tempo in cui egli restò nel negozio assieme a sua cognata, per l’esattezza.

Alexander, naturalmente, non gli diede alcun motivo per rendere più pressante il suo esame e, trastullandosi qua e là per il negozio, fece finta di niente per tutto il tempo.

Almeno in apparenza.

Di straforo, proprio a causa dell’attenzione da segugio di Andrew, Alexander concesse un tempo più prolungato del solito allo studio di miss Elizabeth Spencer.

Sì, era bella come ricordava, con quel corpicino fasciato negli abiti alla moda che tanto mettevano in risalto i vitini da vespa delle giovani.

Dentro di sé, comunque, si chiese quanto li trovassero comodi, con quelle stecche di balena a stritolare quelle povere costole martoriate dalla moda.

Molte, dovevano ricorrere anche a tre cameriere, per farsi rinchiudere in quei corsetti odiosi, ma miss Elizabeth non sembrava averne bisogno.

Si muoveva con fin troppa disinvoltura, per essere una giovane in debito d’aria, cosa di cui invece soffrivano molte nobildonne.

La cosa che lo sorprese un poco fu notare uno strappo sull’abito, nei pressi di uno dei fiocchi che erano applicati sulla gonna a palloncino color lavanda.

Era mai possibile che fosse uscita di casa senza rendersene conto?

Lo trovava assai strano, visto quanto maniacali potevano diventare certe donne, in fatto di abiti.

Questo particolare, però, avrebbe potuto denotare in lei una certa propensione all’essere trasandata, o distratta.

Non che credesse possibile che scegliesse da sola gli abiti da indossare ma, il fatto che non avesse notato un simile difetto, lo incuriosì.

Guardandosi perciò intorno, sorrise non appena inquadrò una scatola ricolma di spille da balia e, dopo averne presa una della misura più adatta, si avvicinò a Elizabeth.

Immediatamente, Andrew balzò sull’attenti, ma Alexander non vi badò, intenzionato a mettere alla prova la ragazza.

Non sapeva esattamente perché, ma voleva sapere.

Fu perciò con casualità che, affiancandola mentre curiosava in una scatola di nastri di seta, le disse: “Ho avuto modo di notare, miss Elizabeth, che il vostro fiocco ha subito un piccolo danno, e vorrei porvi rimedio.”

Lizzie levò a mezzo il capo per scrutarlo con autentica sorpresa, prima di seguirne lo sguardo verso la gonna e fare tanto d’occhi.

Subito, la mano sinistra corse al fiocco di seta color lavanda leggermente strappato e, sorpresa, la giovane mormorò: “Avete ragione, lord Chadwick. Deve essere successo quando siamo andati all’orfanotrofio. Ho giocato coi bambini e, molto probabilmente, si è strappato mentre le bimbe mi afferravano l’abito.”

La risposta sorprese oltremodo Alexander, costringendolo a resettare in toto le sue prime, superficiali ipotesi.

“Orfanotrofio, milady?”

L’ombra cupa di Andrew calò lesta su di loro, obbligando di fatto Alexander a recedere di un passo, mentre il giovane Spencer borbottava: “La mia famiglia ne gestisce diversi, e uno di questi si trova a Londra. Siamo andati lì per far visita ai bambini.”

“Davvero encomiabile, da parte vostra” si affrettò a dire il giovane lord, trovando divertente le inequivocabili intenzioni di Andrew.

Evidentemente, non voleva che stesse troppo vicino alla sorella.

“Elizabeth, mamma ti sta cercando” disse poi Andrew, senza lasciare lo sguardo di Alexander.

“Oh… vi prego di scusarmi, lord Chadwick” mormorò allora la giovane, esibendosi in una breve riverenza prima di raggiungere Kathleen e lady Chadwick.

Rimasto solo con Andrew, Alexander si passò distrattamente una mano sul bavero della giacca di seta scura e, sorridendo a mezzo, asserì: “Ho notato in voi una forte predilezione per l’arte drammatica, sapete, lord Spencer?”

“Che intendete dire, milord?” si incupì Andrew, irrigidendosi.

Tornando serio, Alexander si limitò a dire: “Non avevo nessuna intenzione di irretire vostra sorella, perciò smettetela di arruffare le piume. Vi state comportando come un cavalier servente in piena regola, pronto a sguainare la vostra spada per mietere vittime al primo sguardo irriguardoso lanciato in direzione di miss Elizabeth. Beh, mi sembra quanto meno esagerato.”

“Mia sorella non è abituata ad avere a che fare con i giovani baldanzosi che si trovano qui a Londra, perciò è mio dovere proteggerla da…”

Alexander levò una mano per azzittirlo, e Andrew si vide costretto a bloccarsi, di fronte allo sguardo adamantino del giovane nobiluomo.

Non era un avversario da sottovalutare.

“Devo rammentarvi, milord, che sono più anziano di voi, e che neppure voi potete avere molta esperienza sui fatti di Londra?”

“Ne sono consapevole, ma mia sorella…”

“…vostra sorella non mi sembra una sprovveduta, anche se ho incautamente pensato alcune cose, che mi si sono ritorte subito contro” lo interruppe nuovamente Chadwick, sorridendo appena. “Un errore che, sicuramente, non commetterò due volte.”

“Che intendete dire?” si incupì Andrew.

Volgendo a mezzo lo sguardo, Alexander mormorò: “Non ritengo necessario mettervi al corrente dei miei pensieri, Andrew, ma ora capisco il perché degli occhi rossi di vostra sorella. Si è intristita molto nel vedere quei poveri orfani, non è vero?”

Andrew preferì non parlare, ben deciso a non fornire al nobiluomo alcuna freccia al proprio arco, ma Alexander non ne ebbe bisogno.

“Posso immaginare, senza tema di essere smentito, che gli orfanotrofi non siano luoghi allegri e spensierati. Anche se gestiti dalla vostra famiglia” asserì il giovane, sorridendo un poco ad Andrew. “Così come posso immaginare che vostra sorella, nello stare con loro, si sia resa conto delle ingiustizie di questo mondo. Non vedo altra spiegazione, visto che non se l’è affatto presa per il danno all’abito.”

“Voi supponete troppo, milord.”

Ora, Alexander si esibì in una risatina e replicò: “Se non conoscete la mia nomea, allora vi illuminerò, Andrew. Io amo supporre, e ancor più amo pensare e rimuginare su ciò che non comprendo. Sono intrigato dai misteri e, solitamente, riesco a carpire sempre le verità a me celate, perciò capirete bene quanto, il comportamento di vostra sorella, sia intrigante. Quante altre nobildonne giocherebbero con dei bambini, dei popolani, come se nulla fosse?”

“Con tutto il rispetto, lord Chadwick, ma non sono affari vostri, ciò che fa mia sorella” sibilò Andrew, digrignando un poco i denti.

“Forse, ma è così difficile trovare persone intriganti, di questi tempi!” sorrise affabile Alexander, battendo una mano sul braccio di Andrew. “Chetatevi, ragazzo… non ho alcuna intenzione di infastidirla.”

“Questo, lasciatelo giudicare a me” lo mise in guardia Andrew, prima di perdere tutto il suo cipiglio quando vide tornare la sorella.

Alexander riprese il suo solito contegno e, già sul punto di abbozzare una battuta, si vide puntare addosso un sorriso tutto fossette tale da stordirlo.

L’attimo seguente, dalla mano gli venne tolta la spilla da balia che lui aveva scelto, e che Elizabeth appuntò al fiocco della gonna con estrema disinvoltura.

Soddisfatta, disse: “Sì, può andare. Stavo per dimenticarmene. Grazie per averla trovata per me.”

“Trovata? Cosa, milady?” esalò Alexander, cercando di non apparire un totale idiota.

Cos’aveva in quegli occhi color del ghiaccio, tali da instupidirlo tanto?

“La spilla. Per il fiocco” sorrise lei, scandendo le parole come se stesse parlando con uno sciocco.

“Oh. Giusto. La spilla. Dovere, miss. La prossima volta, troverò per voi un grazioso nastro per il cappellino. So essere molto modaiolo, quando voglio” replicò il giovane, cercando di ritrovare il controllo sul proprio cervello.
Elizabeth rise sommessamente e, nel prendere sottobraccio il gemello, asserì: “La prossima volta, eh? Contate di venire spesso in questo negozio? O potrei trovarvi anche da Florian, lo speziale?”

“Amo molto i profumi” si limitò a dire Alexander, scrollando con negligenza le spalle.

“Spero non troppo” ribatté lei, trascinando poi via Andrew, che fulminò con lo sguardo Alexander mentre si dirigevano verso l’uscita.

Il giovane Chadwick impiegò un attimo più del solito per cogliere il sottile insulto a lui tributatogli e, nel raggiungere sulla porta la cognata, aprì per tutti il battente.

Con un inchino rivolto interamente a Elizabeth, poi, Alexander mormorò: “Non sono solito esagerare in nulla… a meno che non ne valga veramente la pena.”

Andrew non lasciò il tempo alla gemella di replicare, trascinandola via quasi di peso così, al giovane, non restò che salutare gli Spencer prima di accodarsi alla cognata.

Lo sguardo, però, non abbandonò per un secondo la figura minuta e perfetta di Elizabeth che, aiutata dal fratello, salì in carrozza prima di sparire nel traffico cittadino.

Con un risolino, offrì poi il braccio alla cognata e Clarisse, sorridendo divertita all’indirizzo del cognato, asserì: “Ti sei divertito a fare il cascamorto, mio caro Alex?”

“Niente di tutto ciò, mia cara Clary” replicò Alexander, falsamente inorridito.

La donna si limitò a scuotere il capo, lasciando cadere l’argomento. Quando voleva eludere una domanda, nessuno poteva battere suo cognato.
 
***

Kathleen trovò assai divertente notare l’umore completamente dissimile dei suoi figli, mentre rientravano a casa dopo quella lunga giornata.

Se Elizabeth era nuovamente sorridente e serena, e giocherellava spensierata con la gonna del suo abito, Andrew era nero in viso e quasi pronto a menar le mani.

Sorridendo al marito, che ammiccò al suo indirizzo, Kathleen preferì non dire nulla per non scatenare una discussione e, quando furono scesi dalla carrozza, invitò la figlia a seguirla.

Elizabeth accettò senza problemi e Andrew, lasciato solo col suo malumore, chiese al padre di poter uscire a cavallo assieme a Max.

Christofer glielo consentì senza problemi, a patto che fossero di ritorno per l’imbrunire.

Andrew non attese un attimo di più e si lanciò alla ricerca del fratello, mentre Elizabeth si accomodava nel salottino privato della madre, al piano superiore.

Ordinata una limonata e un po’ di frutta come spuntino, Kathleen si accomodò sulla poltrona dirimpetto a quella della figlia e, sorridendo, disse con casualità: “Ti senti meglio, ora, cara?”

“Molto meglio, grazie. Sono stata una sciocca a lasciarmi andare a quel modo, e mi spiace se tu o papà vi siete preoccupati” si premurò di dire Elizabeth, sorridendole.

“E’ giusto che tu ci dica sempre ciò che pensi, Lizzie. Su questo, non devi temere mai un nostro rimprovero” la rassicurò la madre. “A tal proposito… cosa ti stava dicendo lord Chadwick, quando Andrew si è avvicinato a voi?”

Scoppiando a ridere, Elizabeth sfiorò per l’ennesima volta la spilla da balia che il giovane le aveva fornito, e disse: “A volte, Andrew è davvero melodrammatico. Lord Chadwick stava solo prestandomi soccorso. Si è accorto che l’abito si era sgualcito, e mi ha fornito una spilla per sistemarlo sommariamente.”

“Oh, capisco” mormorò Kathleen, temendo non fosse solo quello, il problema. “Ma è stato cortese, con te, non è vero?”

“Andrew, o lord Chadwick?” ironizzò la figlia, facendo sorridere la donna.

“Entrambi.”

“Oh, beh, Andrew ha pensato che bastasse il sorriso affascinante di lord Chadwick, per farmi cadere ai suoi piedi come una sciocca petulante, immagino. E’ stato un po’ scortese che lui lo abbia supposto” iniziò col dire Elizabeth, tamburellandosi un dito sul mento con fare pensoso.

“Sorriso affascinante?” ripeté curiosa Kathleen.

Fissando la madre con aria di sufficienza, la figlia replicò: “Ora sei tu a trattarmi come se fossi una sciocca. Ho gli occhi per vedere, madre, e trovo che lord Chadwick sia un giovane affascinante, cortese e un pizzico pieno di sé.”

“Forse, è abituato ad avere sempre l’ultima parola. Conosci la sua nomea, tesoro?”

“No. Vuoi illuminarmi in tal senso?”

“Pare che il giovane cadetto di Barrett abbia una mente assai brillante, e un conversare erudito e poliedrico” le disse Kathleen, intrecciando le mani in grembo.

“Come dicevo… un pizzico pieno di sé” assentì a quel punto Elizabeth, lieta di non essersi sbagliata.

“Cosa intendeva dire, quando siamo usciti?”

“Il riferimento alla sua mancanza di propensione all’esagerazione?” ironizzò Elizabeth. “Beh, potrei aver velatamente insinuato che non si lava abbastanza, e che il suo amore per i profumi potrebbe derivare dalla sua necessità di coprire odori ben poco piacevoli.”

Kathleen fece tanto d’occhi, a quella notizia e, non potendo farne a meno, scoppiò a ridere assieme alla figlia.

“Cielo, Lizzie… ma che scortesia!” riuscì a dire la madre, pur non sentendosela di infierire troppo.

In fondo, le piaceva che la figlia avesse l’ardire di rimettere al suo posto gli uomini.

“Non intendevo dire che puzzava… tutt’altro! Ma stavamo mantenendo un tono molto goliardico, nella conversazione, così ho pensato di dire una spiritosaggine e, a quanto pare, lui non se l’è presa e ha replicato alla battuta” si limitò a dire Elizabeth.

“Capisco. E dimmi, ti è piaciuto conversare con lui?”

Ora Elizabeth fissò la madre con aria inquisitoria e, per protesta, intrecciò le braccia sotto i seni, borbottando: “Non ho intenzione di sbilanciarmi in commenti di questo genere, avendo parlato con lord Chadwick solo per alcuni, brevi attimi.”

“Sì, giustamente, Lizzie. Hai ragione. Scusami se ho supposto potesse esserti piaciuta la sua compagnia” si affrettò a replicare Kathleen, con aria falsamente contrita. “Quindi, devo dire a tuo padre di cacciarlo, se dovesse presentarsi alla porta per accompagnarti per una passeggiata?”

“Se lo farai, mi arrabbierò molto” la minacciò bonariamente la figlia. “Ma non credo succederà. Immagino che lord Chadwick non ami le ragazze impertinenti. Con me, si è solo divertito, tutto qui. Inoltre, l’idea di avermi vista in babbucce e abitino neonatale, penso scoraggerebbe qualsiasi uomo da qualsivoglia approccio.”

“Dubito se ne ricordi” sorrise divertita Kathleen, mentre la porta si apriva per lasciar entrare la cameriera con la loro merenda.

 
***

Non aveva mai ritenuto possibile che, alla vista di sua sorella insieme a un uomo che non fosse lui, la gelosia lo avrebbe preso a quel modo.

Eppure era successo.

Avrebbe tanto voluto spaccare la faccia a quel damerino dallo sguardo ammaliante ma, alla fine dei conti, lord Chadwick si era comportato in modo educato con Lizzie.

E lei sembrava aver ripreso la sua consueta allegria, grazie a quell’interludio imprevisto quanto, almeno per lui, assai fastidioso.

“Andrew… stai tirando troppo le redini. Sentinel sta irritandosi” lo richiamò all’ordine Max, strappandolo ai suoi pensieri.

“Eh? Oh, sì. Certo” assentì il giovane, sorridendo contrito al fratello minore.

“Mi vuoi spiegare perché sei voluto uscire così di corsa, se poi non ti stai godendo la passeggiata a Hyde Park?” lo redarguì bonariamente il fratello, sorridendogli indulgente.

Max era così. Sempre pronto a risolvere i problemi di tutti.

Se lui ed Elizabeth erano focosi e facili alle liti, Maximilian era il paciere, colui che sedava gli animi dei contendenti.

Non ricordava una sola volta in cui fosse stato il fratello, a iniziare una lite.

Ci si era sempre ritrovato nel mezzo, questo sì, ma non era mai stato il basista.

“Come ti sentiresti se Lizzie trovasse un uomo da sposare, questa estate?” gli domandò a quel punto, lanciando uno sguardo in lontananza, lungo la Promenade, dove altri cavalieri stavano passeggiando placidamente.

Diversi calessini procedevano più lentamente, su cui si trovavano svariate coppie di tutte le età.

Evidentemente, il corteggiamento era già iniziato, nonostante la Stagione da Almack’s dovesse ufficialmente ancora cominciare.

“Lizzie? Deve ancora nascere l’uomo che possa metterla in un guaio simile” ironizzò Max, facendo ridere il fratello.

“Sì, forse.”

“Perché sei così preoccupato, Andrew? In fondo, prima o poi, Lizzie si sposerà. Non vorrai che resti una zitella a vita?!” esalò il fratello minore, sgranando sgomento gli occhi.

Per un istante, Andrew volle dire di sì, ma si sentì uno stupido anche solo per averlo pensato. Lizzie non si meritava una simile, miserevole fine.

“No, certo che non lo voglio, ma temo che nessuno potrà essere alla sua altezza, o potrà renderla felice come facciamo noi” sospirò Andrew, stringendo per un attimo la mano a pugno, prima di rilasciarla per non irritate Sentinel.

Il suo destriero era assai sensibile ai suoi sbalzi d’umore, e non era il caso di esibirsi nel bel mezzo della Promenade con una sgroppata degna di tale nome.

“Non credo che siano due cose paragonabili” motteggiò Max, pensieroso.

“In che senso?”

“Beh… un marito e un fratello. Fanno due cose diverse, no?” gli fece notare il fratellino, sorridendo malizioso. “Tu non baceresti mai Lizzie.”

Il solo pensiero fece rabbrividire Andrew che, disgustato, scosse il capo e borbottò: “Ovvio che no, idiota!”

Max, allora, scoppiò a ridere e replicò: “Ma un marito lo fa. E la mamma è contenta, quando lo fa il papà. Se Lizzie troverà un uomo che la farà felice così, allora io sarò contento per lei, anche se andrà via di casa, e mi mancheranno le partite a scacchi con lei.”

“Giocherai con me” lo tranquillizzò Andrew.

Divertito, il fratellino mormorò: “E’ più brava lei.”

“Lo so” sospirò allora Andrew, scuotendo nuovamente il capo. “Hai ragione, Max. Mi sto preoccupando per nulla. Scusami.”

“Siete gemelli. Una certa differenza la fa, no? Hai sempre detto che sapevi ogni volta quando Lizzie non stava bene, prima ancora di vederla. Mi raccontavi storie?” domandò a quel punto Max, fissando il fratello maggiore con insistenza.

“No, non ti ho raccontato bugie. C’è sempre stato qualcosa, qui,…” mormorò Andrew, sfiorandosi il torace all’altezza del cuore. “… che me lo diceva, me lo faceva capire.”

“Vedi? A me non succede. Ovvio che tu sia più in ansia di me” lo liquidò a quel punto Max, fissandolo saccente.

Andrew non poté che ridere, annuendo e, nel dare una pacca sulla spalla al fratellino, asserì: “Avrai solo quattordici anni, ma sai essere molto più adulto di me, a volte.”

“Lo so” ammiccò Max, ridendo subito dopo.







Note: ​I nostri due protagonisti si sono finalmente presentati ufficialmente e, in barba a tutte le raccomandazioni del padre, Lizzie si è subito 'fatta notare', per così dire, comportandosi in maniera spumeggiante e diretta come è solita fare con tutti.
​Questa sua onestà, però, invece di infastidire Alexander, lo rende curioso e interessato a questa fresca novità e, di buon grado, si presta al simpatico siparietto messo in scena da Elizabeth.
​Andrew, al solo vedere la sorella battibeccare simpaticamente con quel giovane, da di matto ma, come gli fa giustamente notare Max, non può pretendere che Lizzie rimanga sola a vita.
​Che dite, Andrew si ravvederà, o darà del filo da torcere ad Alexander? E, soprattutto, Lizzie glielo permetterà?
  
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