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Autore: effie_    23/02/2017    1 recensioni
(Cap.13) Nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
(Cap.26) - Ce la caveremo, Potter?
- Certo che sì. Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Con l’arrivo di novembre, la rivalità fra le diverse Case si fece ancora più agguerrita. Non a caso ci si trovava proprio in prossimità della prima partita del campionato, Grifondoro contro Serpeverde, e la tensione aveva raggiunto livelli altissimi. Gli stessi Malandrini avevano dovuto guardarsi le spalle da diversi attacchi celati da parte di Avery, Mulciber e Piton, ma avevano contrattaccato con onore. Inoltre, Remus aveva avvisato Mary di restare sempre in compagnia di Emmeline, prima che qualcuno avesse cercato di sabotarla.
La settimana prima della partita, James aumentò gli allenamenti a tutti i giorni, in modo da non dover pensare troppo alla sua situazione. La sua sceneggiata ai Tre Manici di Scopa era stata eccezionale, ma purtroppo non aveva ottenuto l’effetto che aveva sperato: la Evans non gli aveva più voluto rivolgere la parola e James l’aveva vista spesso nei corridoi in compagnia di Marlene e David. Era stato tentato di spillare ad Alice qualche informazione in più, ma si era trattenuto, rendendosi conto di quanto si stesse rendendo ridicolo. Doveva metterselo bene in testa: Lily Evans non sarebbe mai stata sua.
Fortunatamente nemmeno Sirius se la cavava granché con le cose sentimentali, nonostante continuasse a frequentare un numero spropositato di ragazze. Quello messo meglio sembrava essere Remus: il suo appuntamento con Mary era andato alla grande, si erano trovati molto in sintonia e avevano discusso di molti argomenti che affascinavano entrambi, eppure ancora cercavano di ripararsi dietro i muri dell’amicizia, senza voler ammettere che si piacevano. I due furono osservati costantemente dagli amici nei giorni che seguirono, ma Remus e Mary non sembravano diversi dal solito, a parte per il fatto che ora si cercavano spesso e passavano molto tempo insieme. Bisognava solo aspettare di vedere che cosa sarebbe accaduto nella penombra ad uno dei festini di Lumacorno, sotto l’influsso della Burrobirra.
Nel frattempo, il Capitano dei Grifondoro aveva preoccupazioni più pressanti. Il tempo era peggiorato costantemente con l’avvicinarsi della prima partita di Quidditch, tuttavia James esortò la sua squadra ad allenarsi duramente, più deciso che mai a trionfare contro le serpi. Non aveva alcun motivo di rimpiangere le decisioni prese durante le selezioni, quando studiava i suoi compagni volare durante gli allenamenti: Emmeline e Hamilton funzionavano bene con Sirius, i due Battitori, Coote e Stone, sembravano nati per respingere Bolidi e Frank diventava un Portiere sempre più bravo, a parte quando si lasciava prendere dal panico.
Il tutto degenerò esattamente il giorno prima della partita, quando Madama Bumb volle che le due squadre sfidanti, Grifondoro e Serpeverde, si allenassero in due zone separate del campo, ma comunque insieme. James cercò di obiettare a quella decisione, ma non ci fu nulla da fare, così poté solo esortare la sua squadra a non lasciarsi distrarre dalle provocazioni dei Serpeverde. Proprio in quel momento i Serpeverde iniziarono ad allargarsi, espandendosi anche nella loro metà di campo. James, indignato, scese in picchiata e, furioso, atterrò più bruscamente del dovuto, schizzando di fango le tute della squadra nemica. I suoi lo seguirono immediatamente e Sirius lo affiancò, nel mentre si avvicinavano a braccia conserte.
<< Oh, ma guarda >> commentò ironicamente Rodolphus, a sua volta spalleggiato dai suoi compagni << Potter e Black, la magica coppietta >>.
<< Lestrange! >> gridò James al Capitano dei Serpeverde << Questa è la nostra metà di allenamento. Già mi scoccia il fatto che ci siate anche voi…esseri, ma gradirei non essere disturbato. Ora fuori dai piedi! >>.
<< C’è spazio a volontà per tutti, Potter >>.
<< Allora resta nella tua dannata metà >>.
<< Dobbiamo allenare il nostro nuovo Cercatore >>.
Gli occhi di James si ridussero a due fessure piccolissime. Non se l’era aspettato. Il Cercatore degli anni precedenti era sempre stato una schifezza in confronto a lui, motivo per cui non aveva mai avuto motivo di temere le partite contro i Serpeverde. Ma ora le cose stavano per farsi più interessanti.
<< Avete un nuovo Cercatore? E chi sarebbe? >>.
Improvvisamente, celato fino a quel momento dietro le spalle larghe dei suoi possenti compagni di squadra, si palesò davanti a lui un ragazzo alto quanto Sirius, con gli stessi capelli neri e gli occhi grigi, ma la bocca piegata in una smorfia gongolante. Gli occhi di James saettarono rapidissimi verso Felpato, che aveva stretto le nocche attorno alla sua scopa fino a farle diventare bianche. Quello rappresentava un vero problema. Di sicuro Lestrange l’aveva fatto apposta, ben sapendo l’effetto che Regulus Black aveva sul fratello maggiore.
<< Sorpreso, Potter? >> gli fece il verso Rodolphus.
<< Non sapevo che Regulus sapesse giocare a Quidditch >>.
<< Solo perché sei amico di quel traditore di mio fratello, non significa che tu debba sapere tutto di me, Potter >> ringhiò malevolo Regulus, gettando a malapena un’occhiata in direzione di Sirius << E non chiamarmi per nome. Lo insudici >>.
<< Tu sei l'altro figlio dei Black? >> gli domandò Emmeline, sollevando le sopracciglia con aria disgustata.
<< Strano che tu osi nominare il padre di Regulus, Vance >> disse Rodolphus, mentre gli altri sorridevano ancora più apertamente << Non è degno delle tue belle labbra. Oltretutto, ha donato a tutti noi una scopa ultimo modello. Con le vostre potrete anche spazzarci un campo >>.
Ad un tratto accorsero anche altri spettatori sulla scena. Le amiche di Emmeline, fra cui Lily, entrarono precipitosamente nel campo e si avvicinarono alle due squadre schierate l’una di fronte all’altra.
<< Che succede? >> domandò Alice, raggiungendo Frank << Perché non giocate? >>.
<< Quello non è tuo fratello, Sirius? >> domandò Mary, prima che Remus potesse fermarla.
<< No che non lo è >> ribatté aspramente Sirius << Mio fratello è qui accanto a me e si chiama James >>.
<< Beh >> intervenne improvvisamente Lily a voce alta, tanto che tutti si girarono a guardarla << Almeno nessuno dei Grifondoro ha dovuto pagare per entrare in squadra. Loro sono stati scelti per il loro talento >>.
Sulle prime, nessuno dei Serpeverde seppe cosa ribattere e James avvertì il cuore riempirsi d’orgoglio. Lily li aveva stesi. La sua Lily, così acida, sagace e brillante…
Poi Regulus fece un passo avanti << Nessuno ha chiesto il tuo parere, sudicia Mezzosangue >>.
James non si rese neanche conto di essere scattato improvvisamente in avanti, ma Remus, Peter e il resto della squadra lo fermarono appena in tempo, stringendogli le braccia dietro la schiena, affinché non potesse fare più alcun movimento. Ma nessuno aveva pensato a bloccare Sirius.
<< Regulus >> Felpato pronunciò il nome del fratello con una calma raggelante << Questo non avresti dovuto dirlo >>.
Subito dopo si avventò su di lui con una mossa repentina, schiacciandolo a terra con il suo peso. Regulus si divincolò e se lo scostò di dosso con un calcio, ma il fratello lo riafferrò e iniziò a tempestargli il viso di pugni, in un furioso accesso d’ira.
<< Perché? >> gli urlò, cercando di trattenere le lacrime agli occhi << Perché sei diventato così, Reg? Perché? Dov’è finito quel bambino che giocava al mio fianco? Dov’è? >>.
<< Sono cresciuto >> biascicò Regulus, con il sangue che gli colava dal labbro << E ho capito cosa è meglio per me >>.
<< E Voldemort sarebbe meglio? Entrare a far parte dei Mangiamorte sarebbe il meglio per te? >>.
<< Tu non capisci. Finché continuerai a frequentare la feccia…>>.
Sirius si bloccò di colpo, scostandosi i capelli dagli occhi << Vi credete davvero così superiori? >>.
<< Certo. Anche tu avresti potuto esserlo, fratello. Noi siamo il futuro. L’Oscuro Signore governerà il mondo. Io mi sono solo ritagliato un posto al suo fianco >>.
<< Ma ti senti almeno, quando parli? >>.
<< Tu, caro fratello, non mi ascolti >>.
La piccola folla attorno a loro, composta dalle due squadre e da alcuni spettatori, stava radunata alle loro spalle senza fare nulla, le orecchie ben tese all’ascolto di quel dialogo acceso. James fece per intervenire, ma Lupin lo bloccò: Sirius e Regulus non si parlavano da due anni e forse quella sarebbe stata l’ultima occasione che avrebbero avuto, sebbene si stessero rotolando nel fango come animali. Sconvolto dalle parole del fratello, Sirius lo afferrò per le spalle e lo tirò in piedi. Il labbro di Regulus sanguinava e l’altro Black era convinto di essersi slogato il polso, ma nessuno dei due aveva intenzione di cedere.
<< Reg >> il suono di quel nome tanto familiare gli risultò strano, pronunciato dalla sua voce << Sei ancora in tempo per salvarti >>.
All’improvviso il fratello lo afferrò per il collo e lo trascinò vicino a sé, sibilandogli all’orecchio come un serpente << Credi che io abbia scelta? Non possiamo giocare ai ribelli tutti e due. Quando mi hai abbandonato…>>.
<< Che cosa? >> ruggì Sirius, sconvolto << Sei stato tu a…>>.
Regulus gli fece cenno di abbassare la voce, perché Rodolphus si stava avvicinando << Io ti ho salvato, Sir. Il mio destino ormai è segnato, ma tu hai ancora una possibilità. Fuggi, scappa, prima che ti uccidano >>.
Poi, prima che Sirius avesse anche solo il tempo di reagire alle sue parole, il fratellino lo afferrò per la testa e gli diede un calcio nello stomaco. Felpato si piegò in due dal dolore e Regulus iniziò a tempestarlo di calci e pugni. Se fosse stato fresco e nel pieno delle sue capacità mentali, Sirius non dubitava affatto che sarebbe riuscito a difendersi. Ma le strane parole del fratello lo avevano lasciato inebetito, tanto che si rannicchiò su sé stesso, senza reagire.
<< Ma andiamo >> lo sbeffeggiò Avery, ridacchiando << Tutto qui quello che sa fare Sirius Black? Qualche pugno da donnicciola? >>.
Una nuova ondata di furia improvvisa si impossessò di lui, accecandogli tutti i sensi. Si sollevò in piedi con rinnovata energia e fronteggiò il fratello, che lo fissava con la bocca piena di sangue, poi lo bersagliò di pugni, con tutta la potenza di cui era capace. James e Peter intervennero immediatamente per trattenerlo, seguiti dagli schiamazzi eccitati della piccola folla, ma Sirius riuscì comunque a spintonare violentemente Regulus, che incespicò nei suoi stessi piedi e volò a terra, nel fango. Nell’esatto momento in cui il suo corpo toccò il suolo, lanciò un grido lancinante, che fece rinsavire Sirius. Si divincolò dalla presa degli amici e si precipitò dal fratello, che gemeva a terra come un moribondo
<< Reg? Cosa ti sei fatto? Dove ti fa male? >>.
<< Il braccio…>> piagnucolò Regulus << Credo sia rotto…>>.
A Sirius bastò una rapida occhiata per vedere che non era così, ma Rodolphus lo scostò via con violenza dal corpo del fratello e tastò personalmente il braccio in questione.
<< La pagherai, Black >> ringhiò Lestrange, poi fece cenno ad Avery e Mulciber di sollevare Regulus e portarlo in infermeria, mentre anche tutto il resto della squadra li seguiva.
Sirius rimase inchiodato a terra, lo sguardo fisso sul fratello che veniva portato via, ancora sconvolto da ciò che gli aveva detto. Sentì vagamente l’ordine di James di tornare allo spogliatoio, poi avvertì due paia di braccia che lo sollevavano da terra e constatò che si trattava di Remus e Peter, i suoi fidati amici.
Ben presto sul campo da Quidditch non rimase più nessuno, eccetto una persona, che fino a quel momento era rimasta semi nascosta fra gli spalti, ma che comunque aveva visto tutto. Marlene si passò una mano sulla fronte, il cuore che batteva furiosamente. Non aveva mai visto Sirius in quello stato. Il solo ripensare allo sguardo carico di dolore e rimpianto che aveva lanciato a suo fratello, nel mentre veniva portato via, le faceva stringere il cuore. C’era solo una cosa che poteva fare per aiutarlo, qualcosa di cui, ne era certa, in quel momento Sirius Black aveva assolutamente bisogno. Con un lungo sospiro, scese dai gradini e si avviò verso lo spogliatoio di Grifondoro.



James ritornò in fretta nello spogliatoio, dopo essere stato a lungo a colloquio con Madama Bumb e aver quasi rischiato di fare a botte con Lestrange. Trovò la sua squadra tutta rannicchiata vicino a Sirius, per cercare di dargli conforto, ma era necessario che comunicasse alcune spiacevoli novità.
<< Non giocheremo più contro Serpeverde, domani >> annunciò tetro, evitando di guardare il suo migliore amico << Lestrange è appena venuto a dirmelo. La partita sarà contro Corvonero >>.
Sirius ebbe un involontario singulto. Per le mutande di Merlino, avrebbe dovuto giocare contro Marlene McKinnon…la cosa gli provocò uno straordinario brivido di eccitazione.
<< Perché? >> domandò in coro la squadra.
<< La scusa di Lestrange è che Regulus Black ha il braccio rotto >> spiegò James, digrignando i denti << Ma sappiamo che non è così, io stesso l’ho visto muoverlo benissimo, mentre lo portavano via…>>.
<< Sarà perché hanno paura >> concluse Emmeline, acida.
<< Sicuro >> disse Frank << Credono di avere meno possibilità >>.
<< In ogni caso, non possiamo dimostrare che Regulus sta fingendo, quindi affronteremo Corvonero >>.
<< La McKinnon è una Cacciatrice molto brava, James >> lo avvisò Stone.
<< Lo so. Ma mai quanto la mia squadra. E poi andiamo, ragazzi, hanno come Capitano David Fawcett…>>.
<< Quello alto e bello, vero? Credo che Lily esca con lui >>.
<< Grazie, Emmeline >> ringhiò James, cercando di dominare l’irritazione << Me n’ero accorto da solo. Quel damerino è fin troppo tonto per giocare >>.
<< Li stracceremo >> concluse soddisfatto Peter Minus, sebbene non facesse parte della squadra.
Tutta la squadra si proliferò in urla e esclamazioni eccitate per la partita del giorno seguente, poi James li congedò, consigliando loro un buon riposo. Rimasti soli, i Malandrini si acquattarono tutti attorno a Sirius, che si stava passando un asciugamano sul collo per levare via gli ultimi residui di fango.
<< Mi dispiace, Ram >> borbottò poi << Ho combinato un bel pasticcio >>.
<< Tranquillo, Felpy. I Corvonero sono una preda facile. Se non fosse per la pioggia, sarei andato a baciare Rodolphus per questo regalo >>.
<< Attento, James >> lo avvisò Peter << La McKinnon è brava per davvero. L’hanno messa in squadra l’anno scorso e Corvonero ha stracciato Tassorosso e Serpeverde, grazie a lei >>.
<< Ma non Grifondoro! Codaliscia, quando capirai che voi avete il miglior Cercatore che si sia mai visto? >>.
<< Come mai sai tante cose sulla McKinnon, Coda? >> gli domandò sospettoso Sirius.
<< Beh, è una bella ragazza…>>.
Il giovane Black avvertì la gelosia montare dentro di lui, ma poi si rese conto di essere ridicolo e sollevò le spalle, come se la cosa non gli importasse.
<< Come ti senti? Vuoi del cioccolato? >> gli chiese invece Remus << Di solito aiuta >>.
<< Sto bene >>.
<< Una bella cena e passa tutto >>.
<< Voi andate pure >> disse loro Sirius << Io vi raggiungo. Vorrei stare un po’ da solo >>.
<< Come preferisci >>.
I tre amici si alzarono e si avviarono verso l’uscita. Appena prima che la sua testa svanisse, James lanciò un’ultima occhiata preoccupata all’amico, e gli disse << Se hai bisogno, ci trovi nella Sala Comune >>.
<< Grazie, Ram >>.
Rimasto solo, Sirius si prese la testa fra le mani e lasciò che un breve singhiozzo gli uscisse dalla bocca. Fino a quel momento era sempre stato convinto che Regulus avesse agito di sua spontanea volontà, che le sue scelte e le sue conseguenti azioni fossero state dettate dalla sua anima ormai condannata. Non gli era mai passato per la testa che suo fratello lo stesse, in qualche modo, proteggendo. Eppure, doveva essere così: anche quando l’aveva sbattuto fuori di casa, Reg l’aveva fatto affinché almeno uno dei due potesse salvarsi, potesse sfuggire al destino imposto dai loro genitori, ed era rimasto solo ad affrontare l’ira di Orion e Walburga.
Pazzo, pazzo Regulus! Perché non gli aveva chiesto aiuto? Perché era rimasto, se anche lui desiderava un futuro diverso da quello del Mangiamorte?
Improvvisamente sulla porta si stagliò una figura alta, che sulle prime il giovane Black non riuscì a riconoscere, poiché ormai si era fatto buio e la visibilità era limitata. Socchiuse gli occhi, cercando di capire di chi si trattasse, mentre, pian piano, la strana figura incedeva sinuosamente verso di lui. Non appena la riconobbe, per poco non si strozzò.
<< McKinnon >> mormorò, stupito e al tempo stesso deliziato dal fatto che lei fosse lì << Che ci fai qui? >>.
Un leggero affanno rese la sua voce un po’ roca e un tremito involontario gli scosse il corpo, mentre la ragazza si avvicinava a lui sempre di più. I capelli le ricadevano in onde nere sinuose dietro la schiena, mentre gli occhi azzurri erano più penetranti che mai. Indossava le stesse calze rotte che lo avevano tanto attratto il giorno della gita a Hogsmeade, e subito individuò la piccola porzione di pelle bianca che fuoriusciva dal buco, cosa che gli fece accelerare il respiro ancora di più. Senza dire una sola parola, Marlene si avvicinò a lui, fino a essergli esattamente di fronte, poi lo tirò in piedi e gli accarezzò il viso, scostandogli le ciocche nere dal volto.
Sirius rimase fermo immobile, lasciando che lei lo accarezzasse. Ora che gli era così vicina, riusciva a percepire il suo profumo. Intenso, inebriante, che gli penetrò in ogni fibra del corpo e lo stordì, quasi peggio di un filtro d’amore. Il suo cuore iniziò a martellare nel petto come impazzito, mentre una parte del suo corpo, laggiù nelle zone basse, gli procurò una tensione dolorosa, ormai ben familiare. Tuttavia era la prima volta che non sapeva come controllarla, placarla…gli sembrava quasi che la stanza oscillasse. Cosa gli stava facendo quella ragazza? Forse avrebbe dovuto allontanarsi, lei era troppo vicina…
Quasi gli avesse letto nel pensiero, Marlene non lo lasciò fare e gli circondò il corpo con le braccia, stringendolo ancora di più a sé. Sirius gemette, in preda al panico. Non si era mai trovato così in balìa delle emozioni come in quel momento. Non sapeva che cosa fare, come contrastare quella bruciante, ardente attrazione che stava nascendo in lui…Marlene era decisamente troppo vicina. Si sarebbe accorta del suo stato pietoso e gli avrebbe riso in faccia…
Non ebbe neppure il tempo di pensare ad una scusa per concentrarsi su qualcosa di diverso che non fosse quel corpo meraviglioso che gli stava davanti, che le braccia di lei gli cinsero il collo e la sentì aderire a lui con tutta la persona, un continuo susseguirsi di rigonfiamenti e avvallamenti che sembravano trovare una perfetta corrispondenza con il suo corpo. Felpato gemette di nuovo, questa volta più forte: oltre al fatto di stringerlo sempre di più, Marlene non stava ferma un attimo, gli si premeva addosso, si muoveva, rinnovava ogni volta il contatto fra i loro corpi, rafforzandolo sempre di più. Ma, soprattutto, non aveva il reggiseno.
Per le mutande di Merlino, questa ragazza mi vuole morto!” si ritrovò a pensare disperato.
Non sapeva come difendersi da lei. Era come essere preda di un demone irresistibile, che ormai lo aveva in suo potere. Sirius non aveva mai permesso a nessuna ragazza di farlo sentire così; di solito, era abituato a essere lui il dominatore, quello che mandava in brodo di giuggiole ogni fanciulla con un solo sguardo, ma ora si trovava nella situazione opposta. Avrebbe dovuto scacciarla via con decisione, e invece non osava staccarsi da lei, anzi avvertiva l’impulso prepotente di stringerla ancora di più, un bisogno primordiale che non accennava a svanire. Chiuse gli occhi, sperando di riuscire a calmarsi un poco, ma, anziché diminuire, il suo desiderio si accentuò. Avrebbe voluto prenderla, stringerla, divorarla…
Era in suo potere, non poteva farci nulla. Accennò a ritirarsi, ma Marlene non gli concesse tregua: non appena lo sentì incerto, si sollevò sulle punte e gli sfiorò le labbra, incalzandolo con quella nuova, sorprendente tentazione. La bocca di Marlene lo accarezzò ancora, dapprima con un tocco leggerissimo, poi con una pressione sempre più forte e prolungata.
A quel punto, Sirius stabilì che era il momento di perdere ogni controllo, al diavolo le conseguenze. Strinse i fianchi della ragazza con tutta la forza di cui era capace e ricambiò ardentemente il suo bacio, accarezzando le sue labbra con la lingua, separandole, sfiorandole i denti candidi. Il suo profumo…credeva di essere sul punto di svenire. Così intenso, così pieno di fragranze sconosciute e inebrianti. Solo Marlene lo possedeva, ne era certo. Perse completamente il controllo del suo corpo. Non ne controllava più le reazioni, anzi un fuoco peggiore delle fiamme infernali gli attraversava ogni fibra fino all’anima, eppure era anche sconquassato da tremiti inarrestabili, come se avesse la febbre.
Ancora
Voleva baciarla ancora, per sempre, morire con le labbra di Marlene McKinnon inesorabilmente incollate alle sue. Non si accorse nemmeno di bisbigliare il suo nome come se fosse una preghiera, né di protendersi verso di lei, ricercando ora tutto il contatto umanamente possibile fra i loro corpi. Voleva prenderla, stringerla con tutta la forza di cui era capace, ma aveva anche paura di farle del male, talmente era esile. Le braccia gli dolevano dal bisogno che aveva di lei, contratte nello sforzo, nell’incertezza.
<< Non mi spezzerò >> sussurrò la ragazza, fissandolo, la voce resa roca da quel continuo baciarsi, il sorriso che lo abbagliava più di qualsiasi altra luce avesse mai visto << Puoi usare tutta la forza che vuoi >>.
La bocca di Marlene era lì, ad un niente dalla sua, bella e invitante, come una fragola rossa e profumata << Ho paura di farti del male >>.
Per tutta risposta, Marlene gli mise una mano sulla spalla e, con una violenza inaudita, lo spinse indietro per baciargli la bocca, mordendola, succhiandogli le labbra fino a fargli avvertire il sapore del sangue. Sirius non ebbe la forza di respingerla. Con la follia dipinta nello sguardo, la prese in braccio, le loro lingue intrecciate e i loro corpi stretti così forte l’uno all’altro da farli tremare entrambi. Le sfilò con poche, abili mosse la divisa scolastica e a malapena si rese conto che anche lei lo aveva appena liberato del pesante fardello dei vestiti. Marlene si staccò un attimo da lui con un sospiro profondo e si lasciò ammirare in tutta la sua nudità, poi lo prese per mano e lo trascinò a terra, dove iniziò una vera e propria lotta. Lo fece stendere sul pavimento e gli sfilò i calzoni, continuando a baciarlo, poi gli afferrò le mani e le fece scorrere lungo il suo corpo, mettendosi a cavalcioni su di lui. Sirius non ne poteva più di tutte le sue provocazioni, non ne poteva più di aspettare, così si diede una spinta verso l’alto ed entrò dentro di lei; il piacere intenso che provarono li fece gemere entrambi.
Marlene si sentì ben presto posseduta da una forza incandescente e inumana, la sua potenza non concedeva tregua, non lasciava spazio a pensieri o sentimenti, tranne che al desiderio. Era allo stesso tempo volgare, orrendo e bellissimo. Il respiro ansimante di Black le riscaldava il viso, il tocco delle sue mani le stringeva il corpo, i suoi movimenti la facevano impazzire. Ad un tratto la ragazza gli bloccò le gambe e lo baciò di nuovo con violenza, ridendo soddisfatta per i suoi gemiti. Si avvinghiò al suo viso e gli mordicchiò un orecchio, in un gesto giocoso a cui il giovane Black non seppe resistere; la fece alzare dal pavimento, la spinse contro il muro e la sollevò, per possederla di nuovo, ancora e ancora. Credeva che non si sarebbe mai saziato di lei.
Era una cosa sporca, sbagliata, violenta, ma tremendamente inebriante. Marlene spinse i fianchi in avanti, così Sirius la assecondò e fu solo quando raggiunse il limite, quando l’orgasmo toccò le vette più inaccessibili, quando sentì Marlene lanciare un urlo di puro godimento, che si lasciò andare, schiacciandola contro il muro e affondando il viso nell’incavo del suo collo. Marlene gridò assieme a lui, con voce alta e acuta, in preda ad un piacere indescrivibile.
<< Non fermarti. Sirius, per favore…>>.
<< Voglio sentirti urlare ancora >> mormorò lui, accanto al suo orecchio << Voglio che urli il mio nome >>.
Non fu necessario ripeterlo un’altra volta. Non passarono che pochi istanti, quando la ragazza gridò il suo nome ad alta voce, sentendo il proprio corpo irrigidirsi ed esplodere poi in un incendio convulso, come una colata di lava.



Molto tempo dopo, Marlene giaceva raggomitolata fra le braccia di Sirius. Si girò verso di lui e gli sfiorò delicatamente il mento e il collo con delle semplici carezze. Premette l’indice sull’arteria che pulsava al di sotto della sua gola e vi posò le labbra.
<< Da quando tempo siamo qui, secondo te? >> mormorò Sirius con voce rauca. Dopo la quarta volta, le sue corde vocali avevano ceduto e non gli avevano più permesso di urlare.
<< Non lo so >> rispose Marlene, rannicchiandosi sul suo petto << Minuti? O forse ore >>.
<< Non avevi un orologio, McKinnon? >>.
<< Non l’ho portato. Volevo che il tempo si fermasse >>.



La mattina seguente la colazione fu, come al solito, molto agitata. La notizia della sostituzione fra Serpeverde e Corvonero aveva circolato in fretta per tutta la scuola, dunque non si raggiunsero i livelli di tensione che accadevano di solito con le serpi, ma fu comunque difficile. James avanzò a passo di marcia nella Sala Grande affiancato da Peter e Remus, godendosi tutti gli applausi e i cori di tifo da parte della sua Casa. Individuò David Fawcett dall’altro capo della sala, a sua volta impegnato a tenere buoni i suoi Corvonero, e digrignò i denti. Ora avrebbe dimostrato alla Evans chi dei due era più bravo sul campo da Quidditch. Lanciò un’occhiata al soffitto e intravide un pallido, ma limpido cielo azzurro: un buon segno.
<< Il tempo è dalla nostra parte >> borbottò a Remus e Peter << Avete visto Felpato, per caso? >>.
<< Guardalo, è là seduto a fare colazione >> gli rispose Remus, facendogli un cenno.
I tre amici si precipitarono nella sua direzione, osservandolo con aria sconvolta. Sirius stava mangiucchiando del pane tostato, il mento appoggiato su un gomito con i capelli neri che gli ricadevano da un lato. Aveva delle ombre violacee sotto gli occhi, come se non avesse dormito per tutta la notte.
<< Dove diavolo sei stato? >> sbottò James, piombandogli addosso come un falco << Ti abbiamo aspettato svegli fino alle due del mattino…>>.
Sirius sollevò un poco la testa, quanto bastava per riuscire a dare una sbirciata verso il tavolo di Corvonero. Marlene era in piedi, impegnata a chiacchierare con alcune amiche, ma aveva un’aria stanca quasi quanto lui. Si era legata i capelli in una coda per la partita e un leggero segno rosso, frutto della loro passione, le spiccava a lato del collo. Erano rimasti nello spogliatoio fino all’alba, poi avevano deciso di fare un giro per il parco. Non avevano parlato molto; si erano limitati a camminare in silenzio, ammirando il paesaggio e scambiandosi solo ogni tanto qualche pensiero o emozione. Quando poi, verso le sette del mattino, si erano separati di fronte alla Sala Grande per tornare ai rispettivi dormitori, Marlene l’aveva baciato di nuovo. Felpato socchiuse gli occhi, fremendo ancora di piacere. Non aveva idea di dove la McKinnon avesse imparato tutte quelle arti, ma era davvero favolosa.
<< Ehi, Felpato, ci sei? Terra chiama Felpato…>>.
Sirius ritornò di colpo alla realtà << Sono sveglio, Ram >>.
<< Ti ho chiesto dove sei stato stanotte >>.
<< Chiuso nello spogliatoio, poi ho fatto un giro per il parco. Avevo bisogno di stare solo con me stesso, a riflettere >>.
<< Per la barba di Merlino, è l’alba di un nuovo giorno >> esclamò Lupin, levando le mani al cielo << Sirius Black ha compreso che nella vita bisogna anche riflettere! >>.
<< Molto spiritoso, Lunastorta >>.
<< Sicuro che vada tutto bene? >> gli domandò ancora James, scrutandolo con aria preoccupata.
<< Sicurissimo, James. Sto bene, davvero >>.
<< D’accordo, se lo dici tu >> James si accomodò accanto a lui e gli diede una pacca sulla spalla << The? Caffè? Succo di zucca? >>.
<< Adoro quando sei così premuroso. Succo di zucca, grazie >>.
<< Toglimi una curiosità, Felpato: che cosa hai fatto tutto il tempo da solo nello spogliatoio? >>.
<< Oh, ma sarà stato con qualche ragazza…>> ridacchiò Peter.
<< Ah, attento, amico mio! >> esclamò James << Il sesso prima di una partita di Quidditch è fortemente sconsigliato e io ne sono la prova lampante: al quinto anno, come ben ricorderete, la sera prima della partita contro Tassorosso sono stato con Lucinda Miller, che era stata nominata Capitano, e poi, nel bel mezzo della partita…>>.
<< Ti sei addormentato. Sì, Ram, ricordiamo tutti molto bene quella tua eccezionale impresa. Ma ti prometto che non mi addormenterò in campo >>.
<< A mia discolpa posso dire che ero solo un giovincello innocente e inesperto…>>.
<< Nemmeno alla nascita tu eri innocente, Ramoso >>.
I quattro scoppiarono a ridere di gusto e l’atmosfera si fece un po’ più rilassata. Alcuni istanti dopo li raggiunsero anche le ragazze, agghindate tutte con accessori rossi e oro, venute per augurare loro buona fortuna. A sorpresa avevano dipinto un grosso striscione, ricavato da uno dei lenzuoli del dormitorio, su cui avevano scritto i nomi di tutti i giocatori di Grifondoro – anche se quello di James Potter spiccava in bella vista rispetto a tutti gli altri – e Mary, molto brava nel disegno, aveva persino schizzato un grosso leone ruggente che metteva davvero inquietudine.
<< Come ti senti, Emmeline? >> domandò James alla fanciulla, vedendola leggermente verde in faccia << Pronta a stracciare quei brutti corvi? >>.
<< Prontissima >>.
Poi James si avvicinò a Lily << Non mi fai gli auguri, Evans? >>.
<< Buona fortuna, Potter. Spero tu possa prendere il Boccino in fretta >>.
Detto ciò, Lily gli voltò le spalle e si avviò a grandi passi verso l’uscita della Sala. James rimase pietrificato come un sasso dalla sua freddezza e la seguì con lo sguardo. La Evans raggiunse Marlene, la abbracciò, dopodiché le due vennero raggiunte anche da David e James vide distintamente Lily scoccargli persino un bacio sulla guancia. Il sangue gli schizzò rapido al cervello e le mani gli tremarono dalla voglia che aveva di afferrare la bacchetta e scagliare una maledizione su Fawcett, ma cercò di trattenersi: durante la partita avrebbe avuto tutto il tempo per dimostrare a Lily chi valeva di più.
<< James, non dovreste affrettarvi? >> la voce di Mary irruppe improvvisamente nella sua testa << Alice e Frank sono già giù al campo, ho sentito dire che Madama Bumb vuole anticipare l’inizio della partita…>>.
<< Per tutti i gargoyle, non ci lasciano più neanche il tempo di fare colazione in pace >> borbottò Sirius, alzandosi << Vieni, Ram, andiamo a far vedere chi comanda >>.
<< A dopo! >> li salutarono Remus e Peter.
Uscirono dalla Sala Grande accompagnati dagli applausi e dai cori di tutta la tavolata di Grifondoro, dopodiché si avviarono verso il campo da Quidditch. L’erba piena di brina scricchiolò sotto i loro piedi mentre scendevano verso lo stadio.
<< Sei preoccupato? >> gli domandò Sirius.
<< No. Voglio solo spezzare una ad una tutte le ossa del corpo di David Fawcett. Letteralmente >>.
<< Oh, Ram >> sospirò l’amico, divertito << Tu pensa al Boccino, che poi Fawcett lo sistemiamo dopo >>.
<< E tu non farti distrarre troppo dalla McKinnon, intesi? >>.
Sirius trasalì e mascherò il suo turbamento con la sua solita risata simile ad un latrato << Ma per chi mi hai preso? Quella non ha speranze >>.
Emmeline e Frank erano già in divisa da Quidditch quando arrivarono, e li stavano aspettando nello spogliatoio assieme agli altri membri della squadra.
<< Le condizioni sembrano ideali >> osservò Hamilton, scrutando il cielo << Forse Lestrange ci ha fatto un vero favore…>>.
<< Lestrange >> commentò James con disprezzo, mentre indossava la divisa << Verrà a leccarci il deretano, dopo la nostra vittoria >>.
<< Giusto! Ben detto! >> lo applaudirono i compagni.
<< Questo è il grande giorno, ragazzi. Il nostro giorno. D’accordo, è vero, da più di un mese ci alleniamo come pazzi per contrastare le tecniche dei Serpeverde. Ma vi garantisco che con Corvonero non sarà diverso. Siamo pronti, ci siamo allenati duramente e con impegno e siamo perfettamente in grado di batterli senza troppe difficoltà. E ricordate: quella che ho davanti a me è la squadra migliore che Grifondoro abbia avuto da anni. Per questo oggi vinceremo. Lo so >>.
<< Facciamoli neri! >> esclamò Frank, più esaltato che mai.
<< E sarà il nostro capitano a condurci verso la vittoria! >> urlò Sirius.
Tutta la squadra gridò con lui, ma James li persuase a stare buoni << Comunque vada, io sarò fiero di voi. In bocca al lupo a tutti, amici. E ora, si va in scena >>.
Uscirono sul campo da Quidditch salutati da un coro di applausi e fischi. Una curva dello stadio era tempestata di rosso e oro, quella opposta era un mare azzurro e argento. Fra le urla e i battiti di mano si distingueva benissimo lo striscione con lo spaventoso leone di Mary. James guardò in fretta da quella parte e intravide i suoi amici. Poco più in là c’era anche Lily, che sorrideva e saltellava eccitata insieme ad Hestia, Alice e Mary. Il solo vederla gli scaldò il cuore e sentì montare in lui così tanta carica che avrebbe potuto affrontare dieci troll insieme, altro che l’insignificante squadra di Corvonero.
Il resto della squadra si alzò subito in volo, assumendo le postazioni prestabilite. Sirius si impose di non guardare verso la McKinnon, ma, quando lei sfrecciò al suo posto, non riuscì a trattenersi. Era ridicolo! Si stava comportando come un quindicenne di fronte alle prime esperienze amorose. Avevano solo fatto un po’ di sesso, dov’era il problema? Erano anni che faceva sesso con ragazze diverse, perché all’improvviso la cosa avrebbe dovuto creargli dei problemi? Rispose con una smorfia indifferente al sorriso che lei gli lanciò e poi si ripromise di concentrarsi solo sul gioco.
Nel frattempo, James, ancora a terra, si era avvicinato a Madama Bumb, che avrebbe arbitrato la partita. Poco distante da lui, David Fawcett aveva fatto lo stesso. James lo scrutò con aria altezzosa: a parte gli occhi turchesi e i capelli biondo cenere, non aveva nulla di attraente, anzi, aveva la stessa espressione ebete di un pesce lesso. Come poteva Lily trovare interessante un individuo simile? A malapena riusciva a scrivere il suo nome senza errori…
<< Capitani, stringetevi la mano >> ordinò Madama Bumb.
James si avvicinò a David con un sorriso tirato e cercò di frantumargli le dita nella sua presa d’acciaio. Probabilmente anche quell’idiota se ne rese conto, poiché lo scrutò con aria vagamente perplessa.
<< E ora sulle scope. Al mio fischio, tre…due…uno…>>.
Non appena udì il fischietto, James si diede una leggera spinta e decollò, raggiungendo subito la sua squadra. La partita era iniziata.
<< Ed eccoli che partono, la Pluffa viene intercettata immediatamente da Emmeline Vance dei Grifondoro, nuova ed esaltante scoperta del Capitano Potter, vediamo se sarà all’altezza delle aspettative quanto lo è la sua straordinaria bellezza…>>.
<< Bones! >>.
<< Domando scusa, professoressa, ma è la verità >>.
James, che stava sorvolando il perimetro del campo alla ricerca del Boccino, si lasciò sfuggire una risata. A commentare la partita c’era Edgar Bones, quel bonario ragazzo di Tassorosso, che tuttavia non mancava mai di provarci con qualunque ragazza notasse durante una partita di Quidditch, motivo per cui era sorvegliato a vista dalla McGranitt.
<< La ragazza sfreccia davvero come un razzo, passa la palla a Sirius Black, ormai consolidato come uno dei migliori Cacciatori degli ultimi anni, poi ancora indietro alla Vance, e…no, un momento, la Pluffa è stata intercettata da Marlene McKinnon, che vola in alto come un’aquila, ed ecco il primo tentativo di segnare da parte di Corvonero, vediamo se il nuovo portiere di Grifondoro, Frank Paciock, sarà all’altezza…>>.
Lo stomaco di James si rivoltò e per un istante gli mancò il fiato dalla paura.
<< E Paciock para! Eccezionale, era davvero un tiro difficile, ma Paciock ce l’ha fatta! >>.
James sorvolò il mare di Grifondoro sotto di lui e mandò un saluto trionfante, sollevando un pugno in aria; una ragazza del quarto anno andò talmente in brodo di giuggiole che svenne e le sue amiche dovettero farle aria con un ventaglio, mentre strillavano a pieni polmoni il nome di James.
<< Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa, con Jack Hamilton in testa, un’altra scoperta di Potter…ahi, quel Bolide deve avergli fatto male! Corvonero riprende in mano la partita, ma a Black la cosa non va a genio…sì, eccolo lì, soffia la palla alla McKinnon, effettua un passaggio laterale alla Vance, ora davanti a lei il campo è sgombro, ha via libera e…Grifondoro segna! >>.
Lo stadio rimbombò delle urla dei tifosi di Grifondoro e Lily, Mary, Alice ed Hestia si sollevarono in piedi per applaudire Emmeline, che si esibì in un giro della morte in loro onore. James le sfrecciò accanto per darle un cinque, poi si allontanò sorridendo. Sembrava che Grifondoro non potesse perdere. A mezz’ora dal fischio iniziale erano già in vantaggio di sessanta a zero. Frank aveva fatto alcune parate davvero spettacolari e Sirius, Emmeline e Jack facevano continuamente un gol a testa, mettendo a dura prova i nervi del portiere di Corvonero.
<< Credete di essere invincibili, vero? >> commentò qualcuno alle sue spalle, e all’improvviso James venne deliberatamente urtato da Fawcett.
Per poco non gli scoppiò a ridere in faccia: quello era un fallo talmente palese che avrebbe comportato di certo un rigore per Grifondoro…ma, prima che potesse segnalarlo a Madama Bumb, David se l’era già filata. James partì dunque al suo inseguimento, deciso a rendergli la botta. Era una questione d’onore. Lily Evans era sua, e sua soltanto.
<< Ehi, credo proprio che il Capitano Fawcett abbia visto il Boccino! Forse Potter dovrebbe pulirsi gli occhiali, o sarebbe la prima volta nella sua gloriosa carriera che se ne lascia sfuggire uno…>>.
Bones oggi è insopportabile” pensò James, irritato “ Non si è accorto del fallo"? Poi la bocca gli si spalancò dalla sorpresa.
David Fawcett, quell’insulso essere, aveva davvero visto qualcosa che a lui era sfuggito: un baluginio dorato, quello che stava cercando da tutta la partita, ora appariva chiaramente sopra di loro, in netto contrasto con il cielo terso. James accelerò immediatamente, con il cuore che gli batteva forte nel petto; il vento gli fischiava nelle orecchie, impedendogli di udire sia i commenti di Edgar Bones sia il tumulto della folla, ma forse era meglio così. Ora in testa aveva solamente un unico obiettivo: prendere quel dannato Boccino. Grifondoro era in vantaggio di appena sessanta punti. Se Fawcett fosse arrivato per primo, la partita sarebbe stata persa…non poteva assolutamente permetterlo. Eppure ormai David era vicinissimo, con la mano già protesa in avanti…
E Lily? Cos’avrebbe pensato Lily di lui, se avessero perso? Avrebbe preferito David Fawcett, senza dubbio.
<< Ehi, Fawcett! >> urlò James, ormai disperato << Credi forse di avere qualche possibilità con Lily Evans? >>.
Miracolosamente, Fawcett si distrasse e si voltò con aria interdetta a guardarlo, perdendo l’equilibrio. Ma Ramoso non si lasciò ingannare: lo spinse via con una gomitata e balzò in avanti, chiudendo trionfalmente le dita su quella minuscola palla dorata.
<< Sì! >> urlò, sollevando il braccio.
Si udì immediatamente un fischio prolungato e la voce di Madama Bumb, amplificata dalla magia, esclamò << GRIFONDORO VINCE! >>.
Non appena la folla si rese conto di ciò che era successo, che Potter, come suo solito, aveva conquistato di nuovo il Boccino d’Oro, esplose in un boato tremendo, tanto che soffocò del tutto la voce di Edgar Bones, che strillava esaltato i risultati di fine partita. James sorvolò la zona in cui sapeva che erano seduti i Serpeverde e fece loro un gestaccio osceno. Poi tutta la squadra sfrecciò verso il suo Capitano, che teneva ancora il Boccino stretto fra le dita, e lo avviluppò in una sorta di abbraccio di gruppo, mentre planavano dolcemente verso terra. Una volta atterrati, James abbracciò Emmeline e Sirius, poi diede una pacca sulla spalla a Frank, forse il vero eroe della giornata, poiché al suo debutto non aveva lasciato passare neanche un gol.
<< Li abbiamo stracciati, li abbiamo stracciati! >> urlava Hamilton.
Poi James individuò Marlene McKinnon venire verso di lui, così le andò incontro con un sorriso sul volto.
<< Bella partita, James >>.
<< Anche tu sei stata brava, Marlene. Anzi, devo ringraziarti perché hai messo a dura prova il nostro nuovo Portiere >>.
<< Perdere contro Grifondoro è sempre un onore, alla fine. L’importante è che restiamo coalizzati contro Serpeverde >>.
<< Ma certo, lo dicevo proprio l’altro giorno a Sirius…ehi, Felpato! Vieni! >>.
Sirius accorse subito al richiamo del suo migliore amico, ma non appena si ritrovò davanti a Marlene la sua espressione divenne di pietra.
<< Vero che questa ragazza ha talento? Penso sia quasi più brava di te. Giuro che, se non fossi una Corvonero, saresti in squadra, Marlene >>.
<< Oh, non esagerare, James >> gli rispose lei, sebbene stesse guardando Sirius.
<< No, davvero, sono serissimo. Se vuoi, puoi venire con noi a…>> ad un tratto James si rese conto che qualcuno lo stava chiamando, e trovò finalmente la scusa per lasciarli soli << Scusate, ragazzi, la McGranitt mi chiama. Torno subito >>.
Si allontanò abbastanza da poter osservare indisturbato la scena e fermò anche Remus e Peter prima che corressero da Sirius. Voleva vedere fino a che punto Felpato fosse coinvolto. Ma, con sua enorme sorpresa, il suo migliore amico voltò le spalle a Marlene, e, senza dirle una parola, tornò dagli altri compagni di squadra a festeggiare, lasciandola di sasso.
Ah, Felpato, vecchia canaglia” pensò James, scuotendo la testa “Ormai ci sei dentro fino al collo".
Poi l’intera squadra di Grifondoro lo raggiunse e lo sollevò in aria, trasportandolo fino agli spogliatoi, brandendo i pugni e salutando i tifosi con urla di giubilio.



Quella sera tutta Hogwarts udì i festeggiamenti sfrenati della casa di Grifondoro. L’intera Sala Comune era stata trasformata in una pista da ballo, la musica risuonava a tutto volume dalle casse di Peter e gli alcolici non mancavano di certo. James si era dovuto attardare più del dovuto con la McGranitt, che si era congratulata con lui per la vittoria, e al suo arrivo la festa giunse al culmine. Fu accolto da nuove grida e numerosi applausi e ben presto fu circondato da una folla di gente che voleva toccarlo e adorarlo neanche fosse un dio. Le ragazze più giovani gli si sedevano in braccio e ascoltavano rapite i dettagli della partita, trattenendo il fiato, sebbene in realtà non stessero capendo un accidenti.
Lily, rannicchiata in un angolino con il libro di Aritmanzia fra le mani, le osservò con il viso pieno di disgusto. Poi guardò verso James, così a suo agio in mezzo a tutte quelle persone che lo idolatravano. Certo, non si poteva negare che fosse molto abile, ma aveva solo vinto una partita scolastica, non i mondiali, per tutti i gargoyle! Chissà quanto era appagato il suo ego da quella manifestazione di adorazione così sconfinata.
I festeggiamenti andarono avanti fino alle due di notte, finché la professoressa McGranitt non venne a minacciarli di una punizione molto severa se non avessero lasciato dormire l’intero castello. James, che aveva notato Lily fin da subito, lasciò che tutti andassero a dormire, ma non accennò a salire nel dormitorio. Sirius era già crollato da un pezzo, con una bottiglia di Whisky Incendiario ben stretta al petto, così si limitò soltanto ad accompagnare Remus e Peter su per le scale, entrambi ubriachi fradici. Anche Mary, Hestia, Alice ed Emmeline diedero la buonanotte a Lily, ma la fanciulla non volle spostarsi dalla sua posizione.
Non appena tutti furono saliti, James si rese conto che erano rimasti perfettamente soli e un ghigno gli spuntò sulle labbra. Anche Lily se ne accorse, ma ormai era troppo tardi; prima che avesse avuto il tempo di alzarsi, lui le si era già seduto di fianco, appoggiando sul tavolo davanti a loro una bottiglia piena di liquido trasparente, due bicchierini, una saliera e una ciotola di limone a spicchi.
<< Che roba è, Potter? >> gli domandò lei, fingendo un’aria disinteressata.
<< Il divertimento non fa proprio parte della tua vita, vero, Evans? Non lo riconosci nemmeno quando ce l’hai sotto il naso >>.
<< Per tua informazione, io mi diverto. E moltissimo, aggiungerei. Chiedi pure alle altre >>.
<< Invece di svegliare le tue povere compagne di stanza, che ne dici di farmi vedere di che cosa sei capace? >>.
<< Sono impegnata, Potter. Non lo vedi? >>.
<< Stai studiando da ore e non hai nemmeno partecipato ai festeggiamenti per la vittoria >> senza alcun rimpianto, James le strappò il libro di mano << Nessuno fa i compiti dopo una partita di Quidditch >>.
<< Ma ho un test molto importante…>>.
<< Niente obiezioni, Evans. Stasera voglio farti divertire >>.
Lily scrutò con aria preoccupata il suo sorriso diabolico, ma alla fine decise di stare al gioco. Se fosse stata con un altro ragazzo, sarebbe fuggita via a gambe levate. Ma sapeva che James Potter non l’avrebbe mai costretta a fare qualcosa che non voleva. Suo malgrado, si fidava di lui.
<< D’accordo, Potter. Cosa beviamo? >>.
<< Mai sentito parlare di tequila? >>.
Lily trattenne a stento un ghigno. Se James avesse scelto un qualunque altro tipo di alcolico, sarebbe finita ubriaca dopo i primi due sorsi. Ma non con la tequila. Se eri amica di Emmeline Vance, non potevi non conoscere la tequila. Suo zio viveva in Messico e ogni anno le portava casse di tequila pura, che Emmeline ingurgitava come se fosse acqua. Motivo per cui, a partire dal quinto anno, aveva educato anche le compagne di stanza al culto della tequila, oltre che a quello della Burrobirra. Potter non sapeva a che cosa stava andando incontro.
<< Certo che sì. E scommetto che la reggi peggio di me >>.
Il sorriso di James si allargò << Preparati a essere sconfitta, Evans >>.
Lily valutò mentalmente i pro e i contro di una sfida alcolica con James Potter, da cui sapeva di doversi tenere alla larga. I vantaggi: una pausa da Aritmanzia, tequila di qualità, dare una bella lezione a quel damerino arrogante. Gli svantaggi: alta probabilità di ubriacarsi, il che avrebbe appannato il suo giudizio e magari concesso a Potter di sedurla. Ma ci teneva troppo a vederlo cadere a terra ubriaco mentre lei era ancora perfettamente sobria. Senza dire una parola, Lily spostò i suoi appunti dal tavolo, afferrò la bottiglia e i bicchierini e li posò sul tappeto accanto al fuoco, facendo poi cenno a James di sedersi di fronte a lei, in modo da potersi guardare in faccia.
<< Avanti, Potter. Cominciamo >>.
James riempì i due bicchierini fino all’orlo, ne sollevò uno e aspettò che lei brindasse con lui. Lily, senza un attimo di esitazione, lo vuoto tutto d’un fiato, assaporando il leggero bruciore alla gola. Emmeline sarebbe stata fiera di lei.
<< Niente sale o limone? >>.
<< Non ne ho bisogno, ma tu fai pure. Un sacco di gente non regge il gusto della tequila pura, sai? >>.
Lui inarcò un sopracciglio << Mi sorprendi. Chi sei tu, che fine ha fatto la vera Lily? Comunque, li avevo portati per te >> bevve il suo shot, poi le ammiccò in modo malizioso << Ma possiamo usarli in altro modo >>.
Mentre quell’allusione aleggiava nell’aria, James riempì di nuovo i bicchierini.
<< Che ne dici di rendere le cose più interessanti, Evans? >>.
Lily gli rivolse un’occhiata interrogativa << Dipende da cosa intendi per “interessanti”. Perché sai, con te ogni parola va calibrata accuratamente >>.
<< Avevo in mente un giochino per conoscerci meglio >>.
<< Un gioco alcolico? Ma andiamo, Potter, mi conosci da sette anni >>.
<< Questo è vero, ma non so quasi nulla di te, della vera Lily Evans. Di quello che c’è sotto la tua corazza. Sarà una cosetta innocente >>.
Lily strinse gli occhi << Nulla di quello che esce dalla tua bocca è mai innocente, Potter. Fammi indovinare: chi perde si spoglia? >>.
Lui si portò una mano sul cuore << Nessuno sarà obbligato a spogliarsi >>.
La fanciulla lo scrutò con aria sospettosa, ma alla fine rilassò le spalle e si protese verso di lui << Allora spiegami le regole >>.
<< Io dirò qualcosa su di me e tu dovrai indovinare se è vero o falso, e viceversa. Se indovini, puoi scegliere un punto del tuo corpo da cui leccherò il sale e il limone. In caso contrario, tocca a me scegliere >>.
Lily aprì la bocca, ma non riuscì a dire una parola. L’idea di Potter che leccava la sua pelle le faceva abbastanza schifo…ma era anche tremendamente eccitante.
<< Allora, Evans, ti tiri già indietro? >>.
Quello spilungone si meritava una bella lezione. Gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno. Alla fine sollevò gli occhi al cielo e si arrese << Va bene, accetto >>.
James partì con una domanda semplice << So suonare la chitarra >>.
<< Vero. Me l’ha detto Alice. E anche un sacco di altre ragazze che tessono le tue lodi in continuazione >>.
<< Percepisco forse…una punta di gelosia? >>.
<< Ti piacerebbe >>.
<< Molto bene. Dove? >>.
Lei finse di rifletterci un attimo, poi gli tese il braccio, mostrando il polso. James per poco non scoppiò a ridere: sapeva che non avrebbe osato. Ma non aveva idea di ciò che la aspettava. Afferrò il sale con una mano e con l’altra il suo polso, poi la guardò negli occhi mentre avvicinava le labbra, facendo scorrere la lingua lentamente. Il suo cuore accelerò di colpo, ma anche Lily sgranò gli occhi e avvertì un fremito mentre lui leccava il sale con una calma esagerata. Poi James vuotò il bicchierino, godendosi la tequila che gli bruciava la gola.
Lily fece per ritrarsi, convinta che avesse finito, ma lui la bloccò << Eh no, mia cara. Mi serve ancora >>.
<< Perché? >>.
Potter non le rispose. Afferrò uno spicchio di limone e glielo sfregò sulla pelle, quindi dischiuse le labbra e succhiò lentamente il succo aspro. Lily trattenne il fiato, finché lui finalmente non mollò la presa.
<< Non…>> la ragazza si accorse di avere la voce un po’ roca, così ritentò << Non funziona così >>.
<< In questo gioco sì. Tocca a te, Lily >>.
Sorvolando sul fatto che l’avesse chiamata per nome, Lily si sforzò di recuperare un minimo di contegno << Tre anni fa ho chiesto ad Emmeline di insegnarmi a giocare a Quidditch >>.
<< Falso, non ci credo per niente. Tu odi il Quidditch >>.
<< E invece ti sbagli >>.
James la guardò, ammirato << Mi sorprendi sempre di più. Ma avresti potuto chiedere a me per delle lezioni private. Avanti, ora puoi scegliere un punto del mio corpo >>.
La sola idea di quello che stava per succedere lo eccitava terribilmente. Era persino felice di aver sbagliato.
Se fosse stato giorno, o se non fosse stata lei, forse non avrebbe osato così tanto. Ma la tequila stava già iniziando a fare il suo effetto e fu così che Lily decise di lasciarsi un po’ andare. Gli indicò il collo e non perse tempo; a ogni tocco della sua lingua, James si sentì morire e dovette stringere i denti per non girarsi e baciarla. Alla fine le rivolse un sorrisetto altezzoso, come a dimostrarle che la sua provocazione non gli aveva fatto né caldo né freddo. Lily sollevò le sopracciglia, interdetta da quella reazione, ma lui continuò a fingersi indifferente, anche se non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso. In particolare, era stregato dai suoi occhi: quelle iridi verdissime che lanciavano fiamme quando era arrabbiata e diventavano invece una distesa di mare calmo quando si rilassava.
Quella ragazza lo lasciava tutt’altro che indifferente.
<< Abbiamo finito o vuoi continuare? >>.
<< Non vedi l’ora di sentire di nuovo la mia bocca sulla tua pelle, vero, Evans? >>.
<< Sogna pure, Potter >>.
Ad un tratto, James diventò serissimo << Ti sarei grato se stessi alla larga dai miei sogni. Già ti desidero di giorno, figuriamoci la notte >>.
Lei fece per ribattere, ma alla fine cambiò idea e rimase in silenzio, arrossendo. Lui se ne accorse e il suo cuore fece una capriola, ma stabilì di restare calmo e riprendere il gioco.
<< Ho la fobia dei ragni >>.
Lily lo studiò per un attimo << Falso >>.
<< E invece è vero >>.
<< Seriamente? >>.
<< I Malandrini sono gli unici a saperlo, dunque spero che sarai discreta >>.
Lily si portò una mano al cuore, senza riuscire a trattenere una risata << Giuro solennemente che non dirò ad anima viva che il grande e leggendario James Potter ha paura dei ragni >>.
<< Tocca a me bere >>.
James tentò di sollevarle l’orlo della maglietta, ma lei gli bloccò la mano, sconvolta << Potter, che fai? Avevi detto che non ci saremmo spogliati >>.
<< No, ho detto che nessuno sarebbe stato obbligato a spogliarsi. Ma chi vince un round sceglie un punto del corpo e, se è coperto…beh, ha il diritto di scoprirlo >>.
<< Saresti un ottimo avvocato, sai? Come rigiri tu le cose a tuo favore non lo fa nessuno. Un vero talento >>.
<< Suvvia, non prendertela, mia dolce Evans. In fondo mi sono solo ispirato alla tua arroganza >>.
<< Alla mia cosa, scusa? Sei tu quello arrogante qui! >>.
<< Calmati, Lily >> James si liberò dalla sua stretta << Non ti farò nulla di male >>.
Lily sollevò gli occhi al cielo, ma decise di lasciarlo fare. Lui avrebbe voluto levarle completamente la maglietta di dosso, ma lei lo costrinse a sollevarla solo fino all’ombelico.
<< Che c’è, indossi per caso un completino sexy? >> le domandò ridendo James, fissandole la maglietta e rimpiangendo di non avere la vista a raggi x.
<< Temo che dovrai vincere un altro round per scoprirlo >> replicò maliziosamente Lily.
<< Così mi provochi, Evans >>.
Senza che lui le dicesse nulla, Lily si appoggiò al bracciolo del divano; si sentiva un po’ confusa e quel gioco le stava piacendo sempre di più. Inoltre, si vedeva lontano un miglio che James Potter la desiderava da morire e quella consapevolezza la faceva sentire incredibilmente potente. Tutte quelle oche starnazzanti del quarto anno avrebbero pagato un sacco di galeoni pur di trovarsi al suo posto.
Dal canto suo, James stava decisamente mettendo i suoi nervi a dura prova quella sera. Anzi, il vedere Lily Evans così vulnerabile, così socievole, così pronta a lasciarsi fare qualsiasi cosa, gli fece quasi perdere il controllo. Per un momento ebbe soltanto voglia di strapparle tutti i vestiti di dosso e baciarla per ore. E quello sarebbe stato solo l’inizio.
Invece si trattenne e si limitò a passarle il sale su una piccola porzione di pelle proprio accanto all’ombelico. Quell’assaggio lo eccitò all’istante, pertanto leccò via sale e limone in fretta e poi si allontanò, complimentandosi con sé stesso per non aver ceduto alla tentazione, dopodiché la aiutò a raddrizzarsi. Lily non fece alcun commento acido, anzi rimase in silenzio, mordicchiandosi il labbro inferiore.
<< Tocca a te, Lily >> le ricordò James con voce roca.
La fanciulla sbatté le palpebre un paio di volte, come se si fosse appena risvegliata da un sogno. Un attimo dopo, la confusione lasciò il posto al suo solito piglio deciso. Si schiarì la gola, si ravviò i capelli e gli lanciò uno sguardo eloquente: era troppo vicino. Ma James non aveva alcuna intenzione di spostarsi. Quando lei gli strisciò accanto, sfiorandogli una spalla, strinse i denti e si sforzò di non reagire, sebbene quel contatto gli avesse provocato un brivido. Ma fece finta di nulla e la guardò, in attesa della prossima mossa.
<< Una volta, a casa di Alice, ci siamo ubriacate e ci siamo date un bacio, ma è successo una volta sola >>.
James trattenne a stento una risata << Per quanto l’idea sia molto stuzzicante, dico che è falso. E poi scommetto che Frank non sarebbe tanto contento di saperlo >>.
Lily sbuffò << Perché pensi sia una bugia? >>.
<< Perché tu sei troppo rigida e razionale per baciare una ragazza, anche se la conosci bene come Alice. E poi, Evans, sotto sotto spero che in realtà ti piacciano i ragazzi >>.
<< Mi hai osservata bene, Potter, complimenti. Allora, dove vuoi farlo? >>.
James vagliò all’istante diverse possibilità – il divano, il tappeto, la poltrona, il tavolo, i lavandini dei bagni…- e poi le chiese << Dove voglio fare cosa? >>.
Lei sollevò gli occhi al cielo << Possibile che ogni cosa con te sia un doppio senso? Parlavo del mio shot >>.
<< Ah >>.
In un gesto repentino, James si sfilò il maglione della divisa da Quidditch, lo gettò a terra e le indicò il proprio petto nudo prima di incrociare le braccia dietro la testa. Lily esitò un attimo, fissandolo. Stava cercando di riflettere se fosse una buona idea o meno, anche se con la tequila in circolo non era molto lucida. Ma fu solo quando Potter le lanciò un’occhiata provocatoria, certo che lei avrebbe rifiutato, che si decise ad agire. Non gliel’avrebbe mai data vinta. Mai.
Gli appoggiò le mani sul petto, versò il sale e poi piegò la testa, passando la lingua sui suoi pettorali e risalendo poi rapida fino alla gola. Se qualcuno fosse sceso dalle scale in quel momento, si sarebbe trovato davanti ad una scena davvero inaspettata: Potter, il leggendario Potter, giaceva con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi, in estasi, mentre, cosa ancora più sorprendente, Lily Evans in persona gli leccava via del sale dal petto. Eppure, a nessuno dei due importava di essere scoperti in quel momento. Anzi, Lily si stava divertendo un sacco e sembrava una gatta che faceva le fusa.
Ingurgitò velocemente la tequila, poi prese uno spicchio di limone e fece scorrere il succo su quei magnifici muscoli che le stavano davanti. Ma il limone gocciolò giù lungo gli addominali, fino a bagnare la cintura dei jeans.
James trattenne il respiro, mentre il cuore gli batteva all’impazzata. Era sul punto di asciugarsi con una mano, ma Lily, obbediente, chinò il capo per succhiare il succo senza protestare; più scendeva, più si appoggiava contro di lui, finché James non si rese conto che presto avrebbe ceduto. Resistette ancora qualche secondo a quella tortura deliziosa, poi la afferrò per un braccio e la fece smettere, facendola sedere di nuovo a terra.
<< Non vale, mia cara. Io avevo scelto il petto >> le sussurrò a bassa voce, ansimando come se avesse appena corso.
<< Mmm, forse ho esagerato un pochino. Ti è dispiaciuto? >>.
<< Nemmeno un po’ >>.
James si avvicinò a lei, fino a posizionarsi a poca distanza dal suo viso. Non credeva che si sarebbe mai trovato davanti ad uno spettacolo simile: Lily Evans, la solita rigida, controllata e bisbetica Lily, era completamente sbronza.
Lily gli farfugliò qualcosa di incomprensibile. Quell’ultimo shot le aveva decisamente fatto male, la testa le girava e sentiva che, con Potter così vicino, avrebbe potuto commettere qualche follia. Anzi, voleva commettere qualche follia. Era vero, poteva bere tequila come se fosse acqua, ma aveva sfidato un campione, ed era stata sconfitta. Lo fissò, come ipnotizzata da quegli occhi nocciola luminosi che le stavano di fronte, e gli prese il viso fra le mani. James avvertì il suo cuore battere come impazzito e rimase immobile, non riuscendo a credere a ciò che stava per succedere.
Lily si protese lentamente verso di lui, chiuse gli occhi…finché all’improvviso non ebbe la sensazione di cadere e tutto si colorò di nero.
   
 
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