Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: HadleyTheImpossibleGirl    24/02/2017    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA-ISCRIZIONI CHIUSE]
Nell'estate del 1850 e cinque famiglie magiche si ritrovano in un maniero nelle Isole Shetland, in Scozia.
I loro figli ma soprattutto le loro figlie sono in età da matrimonio...
Ne vedremo di tutti i colori, tra amicizie, risate, amori veri e altri no
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avevano seppellito il signor Dashwood solo il giorno prima e già Mary si trovava a dover preparare di nuovo i suoi bagagli. Quel sabato ci sarebbe stata la famosa festa del raccolto a casa Floral e in quell’occasione sarebbe stato ufficialmente annunciato il matrimonio tra suo fratello e Cassandra, tutta la buona società magica era stata invitata quindi era vietato mancare, anche se non aveva la minima voglia di partecipare a un ballo.
Chiuse il baule e scese per la colazione. Si sentì quasi sollevata nel vedere la sala semivuota, la sera prima il parentado aveva finalmente levate le tende e ora la casa era più tranquilla. Si accomodò accanto al fratello, lo aveva visto piuttosto strano in quei giorni ma d’altra parte era normale. Si era ritrovato di punto in bianco a doversi accollare un peso non indifferente. Si servì un croissant che iniziò a sbocconcellare con le mani.
“Mary” la chiamò e lei si voltò con un boccone di brioche ancora in bocca che si sbrigò a mandar giù.
Con un impercettibile movimento delle sopracciglia lo invitò a continuare.
“Ti dispiacerebbe fare il viaggio di ritorno in carrozza con nostra madre? Vorrei restare da solo con Cassandra se non ti spiace”
“Che cosa vuoi fare?”

“Nulla” disse Alex facendo l’espressione più angelica che gli riuscì ma sapeva di non essere riuscito a convincerla visto che lei alzò un sopracciglio con aria scettica.
“E va bene” acconsentì Mary, non senza qualche sospetto.
Dopo la colazione tutti si prepararono per ripartire alla volta delle isole Shetland, le carrozze vennero fatte preparare nel grande piazzale davanti al maniero dei Dashwood in modo che gli elfi domestici potessero caricare tutti i bagagli. Cassie fu la prima a salire in carrozza mentre Mary ammiccò al fratello prima di fare altrettanto.
“Vostra sorella non si unisce a noi?” domandò Cassie quando Alexander chiuse la porta della carrozza.
Mentre si sedette lui rispose “No, ha preferito viaggiare con nostra madre, per non farla sentire troppo sola”
“Comprendo…” sorrise Cassie.
La carrozza iniziò a muoversi e a percorrere la breve strada sterrata che conduceva al cancello e quindi al limitare della proprietà. Cassie si sporse verso il finestrino alla vista del cane che inseguiva la vettura.
“Sono i cani da caccia di mio padre, o meglio lo erano”
Avrebbe voluto essere più seria e sfoggiare un’espressione compassionevole ma quando uno dei cani fece un salto tale da arrivare all’altezza del finestrino, Cassie non riuscì a non farsi scappare una risata.
Quella risatina, quel suono cristallino risvegliò un ricordo nella mente di Alexander, un ricordo legato alla sera precedente.

“E così mi ha detto che non ero all’altezza” aveva raccontato mentre Cassie lo faceva mettere seduto sul letto e si chinava per togliergli gli stivali.
“Deve essere una donna di una statura considerevole” affermò lei con la massima serietà. Alzando lo sguardo sul ragazzo vide che lui era rimasto come bloccato. E guardandosi a vicenda scoppiarono a ridere nello stesso identico momento.

Non poteva crederci di averle raccontato del suo passato, in preda ai fumi dell’alcol. E lei si era limitata a scherzarci, a ridere sopra, lasciando volare via la cosa con la leggerezza che la contraddistingueva.
Il viaggio proseguì in modo piuttosto tranquillo. Non parlarono molto ma il clima sembrava più disteso rispetto a quello del viaggio di andata. Alex non l’aveva nemmeno rimproverata per quel modo scomposto di sedersi, visto che non li vedeva nessuno.
Si fermarono dopo il primo giorno di viaggio per riposare e a quel punto non riuscì a non fulminarla con lo sguardo quando convinse anche Mary a togliersi le scarpe e a bagnarsi i piedi nell’acqua fredda del fiume che scorreva nel paese dove avevano deciso di sostare per la notte.
Era seduto su un tronco spezzato poco distante dalle due giovani perciò udì, anche se solo flebilmente, Cassandra dire “Vostro fratello ci sta guardando come se stessimo facendo di inappropriato” e in effetti era vero ma gli scappò subito un sorriso.
“In effetti per i canoni della nostra famiglia noi stiamo facendo qualcosa di decisamente inappropriato” ridacchiò lei sottolineando le ultime due parole. Forse una ventata di novità avrebbe fatto bene al suo fratellino.

 

A Villa Floral fervevano i preparativi per la Festa del Raccolto, la serata che attirava decine e decine di ospiti illustri, ancora di più quest’anno che si sarebbe festeggiata l’unione di due famiglie.
Dirigere la casa e gli elfi domestici, scegliere tovagliati e centrotavola fu una sottospecie di tortura per Agatha tanto che si domandò come faceva sua madre a farlo tutti i giorni.
Anche se il più era stato fatto tirò un sospiro di sollievo quando, quel sabato mattina, un piccolo gruppo di carrozze riattraversò i cancelli di Villa Floral e sua madre poté riprendere le redini della casa. Non aveva la minima voglia di accogliere gli ospiti che sarebbero arrivati lo stesso pomeriggio, e in più doveva ancora decidere come vestirsi!
Un piano più su Alice osservava il vestito color avorio appoggiato sul letto. Sua madre l’aveva pregata di mettere un costoso e opulento abito verde smeraldo ma lei aveva deciso di indossare invece il suo preferito, più semplice e comodo.
Si vestì, si truccò e si acconciò i capelli per poi guardarsi allo specchio e, soddisfatta del suo lavoro, scendere al piano terra.
Era in cima alle scale quando vide di sotto Christopher che attraversava l’atrio, allora si nascose dietro l’angolo. Lo evitava da qualche giorno, da quando lui l’aveva baciata. Certo era stato piacevole, le aveva trasmesso una strana sensazione di formicolio, come una piccola scossa elettrica che le attraversava tutto il corpo. Ma cosa andava pensando? Lei non era minimamente interessata ai ragazzi! Anche se doveva ammettere che Christopher era più un uomo che un ragazzo…no, non aveva bisogno di nessun uomo!
Entrata nel salone i suoi occhi corsero subito alla poltroncina dove c’era suo fratello, seduto che fumava un sigaro. Sapeva che non sarebbe stata una serata facile per Markus perché le feste lo disturbavano, quella in particolare.
“Va tutto bene?” gli domandò accomodandosi sul divanetto lì accanto.
Markus non si voltò minimamente verso la fonte della voce e si limitò ad annuire. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma vennero interrotti dal chiassoso arrivo delle altre due sorelle Storm.

Il salone da ballo si riempì ben presto di ospiti. Evelyn se ne stava appoggiata ad un colonna, non era particolarmente entusiasta all’idea di ballare con qualcuno, infatti declinò l’invito di un paio di giovani a danzare. Riuscì anche a sfuggire ad un ragazzo che sua madre voleva presentarle ma ormai annoiata si avvicinò ad un cameriere che serviva da bere. Prese un bicchiere e fece un giro per la sala, zigzagando tra qualche conoscente salutato rapidamente e altri membri di aristocratiche famiglie purosangue riuscì a raggiungere la saletta accanto, dove il chiacchiericcio non era così forte, anzi era la musica ad avere la prevalenza. Fu lì che individuò la sua migliore amica Victoria Foster, che danzava con un quello che sapeva essere il primogenito dei McMillan, uno dei migliori partiti presenti sul “mercato”. Vicky la individuò durante un giro di valzer e la raggiunse appena la musica cessò.
“Vedo che hai messo gli occhi sul premio più ambito della sala” la prese in giro.
Victoria ridacchiò poi si voltò di nuovo verso l’uomo che si era allontanato “Con quel fisico è un tale peccato che sia così stupido”
“Non essere sciocca, è semplicemente un uomo” sibilò Evelyn.
“Il giorno in cui ti innamorerai non parlerai più con toni così aspri” commentò l’altra prima che il giovane McMillan si avvicinasse di nuovo per invitarla a danzare.
Attraversò la sala gettando una rapida occhiata a Mary che danzava con un uomo visibilmente più grande di lei e che non sembrava gioire minimamente di quell’accoppiata.
“Signorina Turner”
La ragazza si scosse e spalancò gli occhi quando un ragazzo le si affiancò. Un sorriso leggermente irritato si dipinse sulle sue labbra nel riconoscerlo ma le buone maniere le imposero di fare un piccolo inchino e salutarlo con rispetto
“Signor Murray”
Lui si schiarì brevemente la voce. “Posso dire che siete incantevole questa sera? L’aria di campagna vi dona”
“Si tratta senz’altro di aria più pulita rispetto a quella che si respira in città” commentò alludendo alla loro comune provenienza.
“Ma di certo la compagnia non è così interessante visto che siete fuori dal mondo” aggiunse lui mentre la seguiva verso un corridoio esterno alla sala.
Evelyn sperava di liberarsi di lui in fretta vista come era finita l’ultima volta che si erano visti. Aveva rifiutato il suo corteggiamento già varie volte, ritenendolo di base un uomo grottesco che credeva di poter comprare tutto in forza della rendita che possedeva.
Come aveva fatto anni prima lui si avvicinò fin troppo alla giovane e, esattamente come qualche anno prima, Evelyn perse il controllo e quando lui afferrò un lembo della sua sottana tra due dita le venne spontaneo lanciargli addosso il contenuto del suo bicchiere. Ancora scossa lo vide andar via.
“Sprecare questo delizioso vino elfico in un tal modo è un vero peccato” commentò qualcuno alle sue spalle.
Evelyn si voltò e incrociò gli occhi divertiti di un ragazzo che non le era poi così familiare ma che sapeva appartenere alla famiglia Black. Non riuscì a fare a meno di sorridergli divertita ma con una punta di orgoglio.
Il giovane si avvicinò e accostò il suo bicchiere a quello di lei. Il gesto che fece la lasciò incapace di proferir parola; lui inclinò il suo bicchiere versando un po’ del liquido rosso scuro in quello di lei.
“Ecco, ora potete tornare a godervi la serata” le suggerì prima di allontanarsi mentre Evelyn lo guardava rapita.

 

Carlton si sentiva un pesce fuor d’acqua a quelle feste. Non amava tutta quella confusione e la profusione di giovani donne che starnazzavano come oche anche se visto come si comportavano sembravano più pavoni imbellettati e ingioiellati.
Molte di loro se ne stavano sedute sulle sedie addossate alla parete guardando i giovani scapoli come se questi ultimi fossero succulente bistecche.
Lui non si sentiva particolarmente osservato, forse il suo carattere schivo gli aveva procurato una pessima fama tra le ragazze ed era piuttosto soddisfatto della cosa.
Aveva passato la maggior parte della serata confondendosi nella mischia ma i canapè che erano stati serviti si erano rivelati più sapidi del previsto e ad un certo punto si trovò costretto ad avventurarsi alla ricerca di un po’ d’acqua.
Mentre attraversava il salone principale una strana sensazione si irradiò in lui, sentì come una specie di prurito dietro al collo, come se si sentisse osservato. Si girò alla ricerca della fonte di quella sensazione e non ci mise molto a individuare Marianne Dashwood che, accortasi che finalmente il suo sguardo era ricambiato e alle spalle del suo cavaliere, gli mimò senza voce “Aiutatemi, vi prego”
Carlton si guardò intorno per accertarsi che Mary stesse parlando proprio con lui ma visto che non c’era nessuno di sua conoscenza nei paraggi si arrese all’evidenza. In effetti la giovane sembrava piuttosto in difficoltà e per sottrarla al suo cavaliere c’era un unico modo. Non appena la musica si interruppe, Carlton prese un bel respiro e si avvicinò. Si schiarì appena la voce ed il cavaliere di Mary si voltò curioso verso di lui ma Cal lo ignorò e rivolse la sua attenzione direttamente su di lei.
“Signorina Dashwood, mi chiedevo se foste disposta a concedermi il prossimo ballo…”
Prima che Carlton o l’altro uomo potessero aggiungere altro Mary si affrettò a rispondere che accettava con piacere.
“I miei piedi ringraziano sentitamente” sospirò Mary mentre Carlton posava in modo molto leggero la mano dietro la schiena di lei.
“Non sono molto bravo a ballare. Non considero la danza un diletto adatto a me” si giustificò Carlton, per una volta imbarazzato.
Dopo i primi movimenti impacciati Carlton si accorse che aveva iniziato a muoversi con maggiore sicurezza e aveva rafforzato la presa sul corpo di Mary, lasciandosi avvolgere dalla musica e dal dolce profumo di lei. E doveva ammettere che lei, avvolta in quell’abito di quel colore che non sapeva se definire bordeaux o marrone era davvero meravigliosa. Improvvisamente ballare era diventato piacevole.

 

Alex si allacciò gli ultimi bottoni della camicia e si preparò ad uscire dalla camera. Sapeva che la festa era in pieno svolgimento ed era quindi il momento di scendere ad annunciare il fidanzamento e prendere parte ai festeggiamenti.
Uscì nel corridoio e in cima alle scale attese l’arrivo della sua futura sposa. La vide uscire poco dopo. Qualche uccellino doveva aver rivelato a Cassandra che il verde smeraldo era il suo colore preferito, dato che indossava un abito proprio di quel colore. La gonna ampia la faceva sembrare ancora più piccola di quello che era in realtà ma doveva ammettere che, con i capelli raccolti e le labbra dipinte di rosso aveva un che di magnetico.
Cassie si avvicinò e sorrise mentre Alex prendeva e baciava la mano che lei gli aveva porto.
La esaminò velocemente con lo sguardo e le ordinò “Troppi gioielli, toglili”
Quella frase ferì appena Cassie, non per il contenuto, anche lei aveva giudicato quei gioielli come troppi e troppo appariscenti ma sua aveva insistito. A ferire Cassie fu il tono usato dal fidanzato, un tono che la faceva sentire piccola e insignificante.
Nonostante ciò prese tornò in camera, si tolse tutti quei ninnoli e indossò un semplice paio di orecchini e tornò fuori, stampandosi addosso un sorriso.
“Siete pronta?” le domandò Alex.
Cassie annuì e i due scesero a braccetto le scale per poi venire annunciati ed entrare nel salone dove tutti gli si attorniarono per congratularsi, primi fra tutti Agatha, i signori Floral e la signora Dashwood.
Dopo un breve ballo il lungo cerimoniale di saluti continuò senza sosta, un continuo susseguirsi di saluti e congratulazioni che durò ore.
Non conoscevano la maggior parte di loro ma tutti conoscevano loro o meglio i loro genitori. Ad un certo punto si separarono per continuare a parlare con i singoli ospiti
.

 

Agatha scivolò dietro una delle tende e, attraverso una porta finestra laterale, uscì sul grande terrazzo che si affacciava sul giardino. Non ne poteva più di ballare con perfetti sconosciuti che si adoperavano in salamelecchi vari. Almeno era riuscita a togliersi di dosso Frederick Shafiq nascondendosi lì. In un gesto del tutto naturale i suoi occhi puntarono verso le scuderie ma notò con rammarico che tutte le luci erano spente, probabilmente, vista l’ora, anche Lionel era andato a letto. Sospirò delusa, appoggiandosi alla balaustra di marmo chiaro. Poi la vide. Una figura in piedi, nascosta dietro la fontana nel bel mezzo del giardino che sembrava guardare in direzione dei grandi finestroni della sala da ballo. Era sicura che fosse lui. Lo avrebbe riconosciuto anche a occhi chiusi.
Scese le scale piano. Lionel era ancora intento a guardare verso il finestrone principale come in trepidante attesa di vederla dietro una di quei vetri. Non si aspettava la sua voce che lo chiamava dal suo stesso livello, lontano dal lusso e dalla festa.
“Lionel…”
Il ragazzo si voltò e i suoi occhi si illuminare nel vedere quanto era bella Agatha con quel lungo abito color panna, tagliato appena sotto il seno e con il corpetto tempestato di pietre che luccicavano sotto la luce della luna.
“Siete bellissima”
“Grazie” rispose lei imbarazzata. Non era abituata a ricevere complimenti soprattutto non da qualcuno che sembrava volerla mangiare con il solo sguardo.
“E’ bella la festa?” le domandò con le mani in tasca.
“Noiosa, a dire il vero” sorrise lei, sorniona. Lionel ricambiò il sorriso, stando al gioco.
“Vi va di fare una passeggiata?”
“Ma certo”
In un attimo sparirono nelle ombre della notte, nella zona del parco di Villa Floral che le lanterne non arrivavano ad illuminare e, finalmente lontano da occhi e orecchi indiscreti, poterono tornare ad essere loro stessi.
“Allora, dove mi stai portando?” domandò Agatha mentre camminavano mano nella mano.
Lionel le rispose con voce suadente “Ovunque e da nessuna parte”
Quelle parole non fecero altro che suscitare maggiore interesse nella giovane che arricciò leggermente le labbra, curiosa di scoprire cosa avesse in mente.

 

Dopo aver chiesto anche a sua sorella se aveva visto Alice Storm in giro l’aveva trovata nella sala più piccola mentre ballava insieme alle sorelle sulle note di una musica piuttosto allegra e movimentata, scelta ormai per chi aveva resistito fino a quell’ora della notte. Da una parte gli dispiaceva interromperle ma era l’unico modo per far sì che lei non gli sfuggisse dopo che lo aveva evitato tutta la sera, come anche i giorni precedenti.
Alice se lo ritrovò venirle incontro ma non poté spostarsi insieme ad Alexandra e Violet ma non avrebbe mai immaginato che Christopher avrebbe avuto l’ardire di interromperle mentre danzavano.
“Alice, posso parlarvi?”
Le due sorelle più grandi ammiccarono verso di lei e in tutta risposta Alice cercò di fulminarle con lo sguardo.
“In privato” specificò Christopher.
La ragazza balbettò una risposta affermativa prima che lui le prendesse la mano e la condusse in un salottino privato lì accanto.
“Perché mi ignorate?” domandò appena Alice si fu chiusa la porta alle spalle.
Dato che lei non rispose incalzò “Mi evitate da quel giorno nella serra, perché? È stato tanto brutto?”
Ascoltando quelle parole Alice non riuscì a frenare la propria lingua e le venne naturale rispondere di no. In effetti in quei giorni aveva avuto modo di ripensare a quel bacio e ancora ricordava la sensazione delle labbra di Christopher sulle sue. Era stata la cosa più magica che avesse mai provato.
“E allora?”
“Ve l’ho detto. Non sono interessata a un fidanzato o all’accenno di qualsiasi cosa che potrebbe portare ad un matrimonio. Io sono Alice Storm, non voglio essere la signora prego-inserire-il-nuovo-cognome! Non voglio vivere nell’ombra di un uomo! Ho visto i matrimoni dei nostri genitori. Mia madre non ha fatto altro che sfornare figli e meno esprime la sua opinione meglio è! Non voglio una vita così”
“E non sarà così” cercò di dire lui.
“Promesse, solo promesse” disse con amarezza prima di uscire dalla stanza lasciandolo solo e incredulo.

 

Con tutta quella confusione gli era scoppiato un fortissimo mal di testa. Era sempre così, ad ogni festa a cui si sentiva costretto a partecipare.
Markus si alzò dalla sedia dove era seduto e usò il bastone per guidarsi fino alla grande terrazza che dava sul giardino. Magari l’aria fresca lo avrebbe aiutato, come faceva di solito. Per una volta era contento di non poter vedere, poteva solo immaginare quanto sarebbe stato difficile guardare Cassandra e Alexander che facevano la coppietta felice.
Si appoggiò alla balaustra di marmo respirando a fondo l’odore dell’erba e del rampicante che avvolgeva i corrimano delle scale per il giardino.
Udì un paio di passi alle sue spalle ma dato che non gli suonarono familiari decise di ignorarli, finché una voce alle sue spalle gli domandò.
“Odgen Stravecchio, signore?”
Declinò l’offerta ma almeno l’interruzione da parte del cameriere gli servì per dare una collocazione temporale; erano arrivati al cioccolato, ai sigari e all’Odgen, non mancava poi molto alla fine della festa.
Era talmente sovrappensiero con badò molto agli altri passi e si limitò a dire “Ho detto che non lo voglio”.
“Volere cosa?” chiese la familiare voce di Cassie.
Markus si voltò verso di lei e balbettò “Mi dispiace…era solo per un cameriere”
La ragazza ridacchiò e andò ad appoggiarsi anche lei alla balaustra.
“Non riuscivo a resistere lì dentro, l’aria era diventata irrespirabile a causa del fumo dei sigari”
“Capisco” commentò passivamente Markus
Dopo qualche attimo di silenzio fu Cassandra a parlare. “Voi come state?” chiese sinceramente interessata. Aveva dovuto ammettere che un pochino le era mancato in quei giorni ma sapeva che era necessario mettere della distanza tra loro.
“Sto bene” mormorò.
“State cercando di convincere me o voi?” e in un gesto involontario appoggiò la mano su quella di lui che sentì subito la sensazione di qualcosa di metallico sulla mano. Un anello di fidanzamento.
Con un tempismo a dir poco perfetto Alex uscì sulla terrazza e assistette alla scena e richiamò subito la sua fidanzata.
“Cassandra!”
Lei si voltò impaurita. “Alexander, non stavamo facendo niente di male”
“Ne parliamo dentro” rispose lui burbero. Cassandra si scusò velocemente con Markus e seguì Alexander fino allo studio di suo padre.
Era furioso.
“Ti ho detto di stare lontana da lui! Mancano solo quattro settimane al matrimonio! Se fosse uscito qualcun altro cosa avrebbe visto? Una donna quasi sposata molto molto vicina ad un altro uomo”
“Io…non ci ho pensato” ammise Cassie abbassando lo sguardo.
“Esatto! Non avete pensato!”
Cassie cercò di avvicinarsi e appoggiare una mano sul suo braccio “Alexander…mi dispiace” ma lui la scansò malamente.
“Smettetela di scusarvi e iniziate a comportarvi come una donna, non come una bambina!” le urlò contro. Gli occhi azzurri di Cassandra si riempirono di lacrime. Aveva toccato un tasto dolente. Essendo lei la più piccola in famiglia era stata trattata sempre come una bambina, come se non fosse in grado di prendere decisioni importanti da sola, come se fosse stata una specie di bambolina nelle mani altrui e quella storia del matrimonio combinato ne era la conferma.
Non pianse, non di fronte ad Alex. Non voleva dargli la soddisfazione di vederla colpita perciò si allontanò dove nessuno poteva vederla prima di crollare.

All’interno della villa la festa era proseguita per tutta la notte mentre Lionel e Agatha avevano passato quelle ore a camminare mano nella mano e a parlare. Avevano parlato di tutto, delle loro famiglie, delle loro passioni e dei loro sogni. Avevano parlato liberamente, senza freni e preconcetti. Era diverso che parlare con tutti gli altri bellimbusti con cui aveva sempre avuto a che fare.
Se ne stavano seduti su una coperta sul prato, nella radura dove avevano fatto il pic-nic solo qualche giorno prima quando le prime luci dell’alba schiarirono il cielo, rivelando la bellezza del paesaggio intorno a loro anche se la mente di Lionel non poteva non correre alla bellezza della ragazza al suo fianco.
“Agatha” la chiamò dopo qualche attimo di silenzio. Lei si voltò e lo guardò perplessa.
Lionel sorrise e le prese le mani tra le sue parlando letteralmente con il cuore in mano. “Agatha…tu sei speciale, diversa da tutte le altre ragazze del tuo rango. So di non meritarti, di non esserne all’altezza ma vorresti passare il resto della tua vita con me? Vorresti diventare mia moglie?”
Agatha sbatté un attimo le lunghe ciglia. Ci mise qualche secondo a comprendere cosa lui le stesse veramente chiedendo ma prima ancora che il suo cervello elaborasse il tutto, si ritrovò ad abbracciarlo di slancio, annuendo con la testa. Non era la proposta che ogni donna avrebbe sempre sognato, con fiori, candele e cioccolatini ma a lei bastava. Era tutto splenido così com'era.
Poi si baciarono e come sempre il mondo intorno a loro sparì.
Quando le labbra di Lionel si spostarono sul suo collo, percorrendone tutta la lunghezza, un brivido di piacere scosse tutto il corpo di Agatha che in un attimo si ritrovò con Lionel sdraiato sopra di lei. Le mani di Lionel che percorrevano le sue gambe nude sotto la gonna le provocavano una sensazione così nuova eppure così bella.
Spogliati dei loro vestiti e delle loro differenze di rango e finalmente insieme erano perfetti.
Ci fu un attimo, un attimo solo in cui Agatha si chiese come qualcosa di così bello potesse essere così sbagliato ma poi i corpi dei due amanti si fusero insieme e tutto il resto non aveva più importanza. C’erano solo loro in quel momento magico.

 

Dopo quello che era successo Agatha non poteva certo rientrare in casa come se niente fosse, ancora con il vestito della festa addosso e con quel sorriso da orecchio a orecchio su cui tutti si sarebbero interrogati. Si smaterializzò in camera sua e gli occhi vennero catturati subito dal letto sfatto. Capì subito che sua sorella era alle sue spalle ancora prima che Cassandra esordisse con un “Dov’eri?” ma come faceva sempre quando era arrabbiata Cassie non le diede il tempo di replicare che continuò “Eri con lui vero?”
Agatha si sentì come una bambina colta con le mani nella marmellata e si limitò ad annuire non riuscendo a togliersi quel sorrisetto dalle labbra, sorriso che sparì immediatamente appena la sorellina alzò gli occhi su di lei. Aveva un’espressione delusa…ma cosa era successo mentre lei era via?
“Ti ho cercata…avevo bisogno di te ma tu non c’eri”
“Cassie mi dispiace, non potevo saperlo”
Scuotendo leggermente la testa Cassie disse “Non importa”
Agatha cercò di avvicinarsi a lei “Ma certo che importa…” provò a dire ma la sorellina la scansò allontanandosi.
“Lascia stare” disse cupa dirigendosi verso la porta. Era visibilmente arrabbiata.
Aggiunse solo “Papà ti cercava. Gli ho detto che non ti sentivi bene ed eri andata a riposare” poi aprì la porta e se ne andò sbattendola.
Agatha si lasciò cadere sul letto passandosi una mano sugli occhi e poi tra i capelli. Non sapeva se definirla una litigata quello che era appena successo tra lei e Cassandra. Certo non era la prima volta che battibeccavano e sapeva come andava a finire, non riuscivano a restare arrabbiate e a tenersi il broncio per più di dieci minuti. Era andata sempre così, finora.

 

Buongiorno,
avrei voluto pubblicare ieri sera ma il sonno ha avuto la meglio su di me.
Non voglio anticipare nulla per evitare spoiler ma vi dico che il prossimo capitolo si intitolerà “Tempesta in arrivo” (e intanto rido stile grinch)
Buona giornata
H.

 

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: HadleyTheImpossibleGirl