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Autore: Harry_Potter992    26/02/2017    4 recensioni
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Comincia un nuovo anno alla Scuola di Magia di Hogwarts! Tra il Torneo Tremaghi e l'attesissimo Ballo del Ceppo, nove ragazzi e ragazze trascorreranno un anno tutt'altro che noioso all'insegna di amori, amicizie, intrighi e complicazioni.
Per di più, tutti e nove si troveranno sulla strada di una ragazza misteriosa, che nasconde un segreto insospettabile...
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Genere: Comico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il Ballo del Ceppo (prima parte)


D’accordo, l’oroscopo di oggi diceva che Saturno è nell’undicesima Casa, per cui sarà una giornata non priva di complicazioni... ma proprio oggi dovevo avere un oroscopo del genere?
Erano le cinque e mezza del pomeriggio del 25 dicembre e mentre Estrelle, distesa sul suo letto, aspettava che Marietta uscisse dal bagno, ripensava all’oroscopo che aveva consultato quella mattina sul settimanale di tarocchi a cui era iscritta da qualche anno. 
Aveva sperato che l’avrebbe aiutata a stemperare l’agitazione, ma si era trovata di fronte a frasi come “seguire solo il cuore potrebbe portarvi sulla cattiva strada, perciò attenzione a rimanere razionali, soprattutto nelle relazioni interpersonali” e “la vostra esperienza amorosa non subirà decisivi cambiamenti, e anzi affronterete una giornata un po’ travagliata sotto questo punto di vista. L’importante, però, è restare positivi: solo così le cose miglioreranno”.
Insomma, è inutile rimuginarci sopra. Oggi sarà sicuramente una bella serata, non ho motivo di dare retta a delle stupide previsioni, pensò decisa.
Peccato che per lei tanto stupide non fossero, visto che quella per gli oroscopi e i tarocchi era una vera e propria passione. Quel lato del suo carattere le dava un po' fastidio, perché non era razionale, per quanto lei di razionalità in genere ne avesse molta.
Circa due ore più tardi, Estrelle uscì dalla sala comune di Corvonero insieme alle compagne di dormitorio e si diressero in Sala d’Ingresso. Essa era stipata di studenti che ciondolavano in attesa delle otto, e quelli che dovevano incontrarsi con partner di Case diverse si facevano largo tra la folla, cercandosi.
Estrelle avvertì gli sguardi di alcune persone che si erano girate al loro passaggio e si fece più stretta tra Cho e Sutton. Non le piaceva essere osservata, la metteva terribilmente a disagio, ma sapeva che quella sera era inevitabile: anche a lei veniva naturale guardare gli altri studenti agghindati.
Quando si separò da Cho, Sutton, Hazel e Marietta, Estrelle cercò di scacciare la sensazione di solitudine e cercò con lo sguardo Oliver. Lo trovò vicino al portone della Sala Grande, un po’ rigido nel suo completo nero, e lo vide sgranare appena gli occhi quando la vide.
- Ciao, Oliver - lo salutò con un piccolo sorriso.
- Estrelle - fece lui di rimando. - Sei davvero… bellissima.
La ragazza indossava un ampio vestito rosa che avvolgeva la sua figura magra, formato da un doppio strato di tulle sulla gonna e da un corpetto bianco attraversato da fasce dello stesso rosa della gonna. I lunghi capelli biondo chiarissimo le ricadevano sciolti sulla schiena, lisci come sempre ma mossi sulla parte inferiore e sulle punte, effetto creato grazie a un trucco che aveva imparato con la bacchetta. La ciocca intrecciata portata dietro l’orecchio sinistro e fissata con un ferrettino non visibile perché coperto dai capelli era invece opera di Hazel, la sua compagna di dormitorio, che si era offerta di aggiungere un tocco in più alla sua acconciatura. Si era truccata pochissimo, perché le piaceva essere al naturale, e quella sera non voleva che fosse diverso: si era messa solo uno strato di lucidalabbra rosso e un leggero ombretto rosa, intonato con il vestito, solo perché Cho aveva insistito per applicarglielo. Le ciglia erano già molto lunghe e solo per questo l’amica le aveva lasciate stare.
- Grazie - rispose Estrelle nervosamente, torcendosi le mani ed evitando il suo sguardo.
Proprio mentre fingeva di osservare la folla, gli occhi le caddero su Percy e Penelope e il suo cuore mancò un battito.
Percy avanzava un po’ impettito al braccio della fidanzata, i capelli rossi pettinati all’indietro per l’occasione. Suo malgrado, Estrelle lo fissò per dei secondi che parvero interminabili, incapace di fare altrimenti. Poi si concentrò sulla figura di Penelope, che sembrava più graziosa che mai nel suo ampio
vestito blu con sfumature di azzurro.
Era così distratta da quella scena che dimenticò completamente di ricambiare il complimento del ragazzo di fronte a lei.
- Guarda - disse Oliver a un tratto, e la vena di preoccupazione nella sua voce la riscosse dai pensieri. - Sta arrivando Ethan.
Estrelle si voltò e fissò il fratello che si faceva largo tra la folla, mentre ricordava la discussione che avevano sostenuto alcuni giorni prima. Ethan l’aveva presa in giro, dicendole che nessuno l’aveva invitata e che lei avrebbe comunque rifiutato qualsiasi invito, troppo speranzosa di riceverne uno da parte di Percy. Ferita da quelle parole, Estrelle era scoppiata in lacrime davanti a lui e gli aveva gridato che, se non fosse stato troppo impegnato a insultarla, avrebbe saputo che lei aveva già un cavaliere.
In quel momento, non sapeva se provare soddisfazione perché Ethan avrebbe visto che lei aveva davvero un cavaliere oppure se, come Oliver, pensare alla reazione che avrebbe avuto constatando che si trattava del suo migliore amico.
 - Oliver, ti stavo cercando - disse Ethan avvicinandosi. Poi si rivolse alla sorella. - Oh, Star, buonasera. Che fai qui? Dov’è il tuo famoso cavaliere?
Estrelle e Oliver si scambiarono un’occhiata, interrogandosi su chi dovesse parlare. Alla fine, Oliver rispose per lei: - Sono io, Ethan.
Il ragazzo lo guardò sconcertato. - Tu?
- Sì - intervenne Estrelle, determinata. - Cosa c’è di male?
Ethan la ignorò e si scagliò contro il Grifondoro. - Ma come ti è venuto in mente di invitarla?
- Ethan, non vedo perché dovresti… - cominciò lui, ragionevole.
Ma Ethan sembrava parecchio arrabbiato. - Sinceramente non capisco cosa ci trovi in lei. Insomma, all’esterno è una bambolina, ma ha zero personalità!
Estrelle aprì bocca per dirgliene quattro, ma lui continuò, attirando l’attenzione di alcuni ragazzi intorno a loro: - E perché non mi hai detto niente?
- Immaginavo che non ti avrebbe fatto molto piacere - replicò Oliver in tono amaro.
- Ovvio - borbottò Ethan. - Fra tante ragazze, proprio lei! Beh, se sei contento tu, divertitevi.
Così dicendo, voltò loro le spalle e si allontanò. Estrelle decise all’istante che non poteva fargliela passare liscia.
- Per una volta dovresti provare a farti i fatti tuoi - lo attaccò, dopo avergli bloccato la strada piazzandoglisi davanti. - E per la cronaca, quello senza personalità sarai tu! Trovati qualcosa di meglio da fare, invece di insultarmi costantemente.
E, senza aspettare risposta, tornò da Oliver a passo deciso, fumante di rabbia.
- Va tutto bene, Estrelle - la rassicurò il ragazzo. - Gli passerà.
- No, non mi interessa. E’ cattivo e maleducato - affermò Estrelle, avvertendo le lacrime pungerle gli occhi. Non che si stupisse più di tanto: era risaputo che lei e il fratello non si sopportavano, e che quindi lui disapprovava il fatto che il suo migliore amico fosse andato al ballo con lei. Tuttavia, aveva sperato che avrebbe avuto almeno il buonsenso di non fare una quasi scenata davanti a tutti.
Tra quel piantagrane di suo fratello e la storia di Percy e Penelope, Estrelle stava per scoppiare.
La serata è appena iniziata, rifletté. Ho tutto il tempo di rilassarmi e divertirmi.
Scoprì che aveva ragione. La cena passò in modo piacevole, tra gli ottimi piatti e le chiacchiere con Oliver. Si ritrovò persino a socializzare con qualche altro studente seduto al tavolo, lei che parlava davvero poco con gli sconosciuti. Dopo la cena, arrivò il momento più atteso da tutti, anche da Estrelle: il ballo.
Le Sorelle Stravagarie salirono sul palcoscenico allestito apposta da Silente, salutate da applausi entusiasti. Erano tutte irsute e vestite in abiti neri strappati. Come le vide, lei esclamò rivolta a Oliver: - Andiamo a ballare! Vieni, voglio vederle da vicino!
Oliver la seguì in mezzo alla folla scatenata, senza condividere il suo stesso entusiasmo per le cantanti: era un Nato Babbano, perciò non le aveva mai sentite nominare. Si fermarono in un punto piuttosto vicino al palco e, dopo essersi scrutati con un po’ d’incertezza, Oliver si schiarì la gola e suggerì: - Allora… balliamo?
- Sì - annuì la ragazza, e cominciarono a muoversi con fare impacciato. Estrelle non era così in confidenza con Oliver da sentirsi a suo agio mentre ballava con lui, quindi all’inizio fu tutto un po’ meccanico, ma poi la sua passione per la danza riuscì a farla sciogliere e si lasciò guidare dalla musica, contagiando anche lui. La danza era una passione che le scorreva nelle vene fin da quando era piccola: quando ballava si sentiva nel suo elemento, si sentiva libera. Nonostante la preoccupazione di trovare un accompagnatore, infatti, aveva accolto con gioia il Ballo del Ceppo.
Riuscì persino a dimenticarsi di Percy per un po’, il che aveva davvero dell’incredibile. 
- Non pensavo che fossi così scatenata - le gridò Oliver all’orecchio al di sopra del frastuono.
Estrelle si finse risentita. - Il fatto che mi piaccia studiare non significa che anche io non sappia divertirmi!
- Non stavo dicendo questo. - Oliver sorrise. - Solo che ti immaginavo più controllata in un’occasione del genere.
- Adoro ballare, quindi è per questo che mi vedi così - confessò Estrelle. - Se non mi fosse piaciuto probabilmente non sarei stata così sfrenata.
- Davvero? Balli molto bene - disse lui, mentre scansava un ragazzo che ballava con impeto e, nel farlo, le finiva più vicino.
- Beh, grazie - disse Estrelle, le guance infiammate per il troppo movimento.
Erano le undici quando la Corvonero, mentre stavano facendo una piccola pausa, lasciò Oliver seduto al tavolo per andare in bagno. Mentre riattraversava i corridoi deserti del castello per tornare in Sala Grande, le venne un colpo quando scorse la figura di Percy provenire da una scalinata alla sua destra.
- Estrelle - la salutò educatamente.
- Percy - balbettò lei, bloccata sul posto, e aggiunse velocemente: - Io… sono andata in bagno, sto tornando alla festa. 
- Anch’io - disse Percy.
Estrelle riprese a camminare lentamente, chiedendosi se dovessero fare a turno per entrare in Sala Grande, in modo che Penelope non li vedesse insieme. Tuttavia non ebbe il coraggio di chiederlo e restò in rigoroso silenzio, tenendosi davanti a lui di qualche passo.
- Senti, Estrelle, stavo pensando una cosa - esordì Percy. - Visto che abbiamo concordato di fare qualche altra ripetizione, ma sarà difficile trovare dei momenti adatti, potremmo farne una veloce adesso, in qualche aula.
Estrelle rimase senza parole. Dopo che il Grifondoro le aveva proposto di continuare con le ripetizioni, all’inizio lei aveva rifiutato, ma poi era andata a dirgli che aveva cambiato idea e che avrebbero potuto incontrarsi altre tre o quattro volte per permetterle di perfezionare le ultime cose che non andavano nelle sue Trasfigurazioni.
- Ci ho pensato - continuò Percy. - Non so in questi mesi se avremo molte occasioni, quindi adesso che sono tutti alla festa… potremmo dedicare una mezz’ora a quella Trasfigurazione da banco in ombrello che non ti riusciva l’ultima volta. 
Estrelle esitava. - Percy… ne sei sicuro? Si insospettiranno non vedendoci più tornare.
- Inventeremo qualcosa. Senti, io lo faccio per aiutarti, ma se credi che sia troppo rischioso allora lasciamo perdere.
Il cuore di Estrelle ebbe un tuffo di protesta. - No - si affrettò a replicare. - Penso che sia una buona idea. Insomma… non verrà nessuno qui.
Percy si limitò ad annuire ed entrò nell’aula più vicina, che si premurò di chiudere bene. Estrelle rimase con lo sguardo basso davanti a lui, imbarazzata. Non sapeva se stava facendo la cosa giusta. Cercò di convincersi che non stavano facendo niente di male. Percy era in buona fede, e lei… no, lei non era esattamente in buona fede, ma non era proprio riuscita a dirgli di no, e non perché era preoccupata per le sue prestazioni di Trasfigurazione.
Non credo che qualcun altro avrebbe continuato a rifiutare al mio posto, pensò piccata, anche se era ancora assalita dai dubbi. In ogni caso, non era più il momento di pensarci: ormai erano lì.
- So che forse sarai un po’ impacciata nei movimenti - osservò Percy quasi con aria di scuse, accennando al vestito della ragazza.
- Oh… no, no. - Estrelle scosse il capo. - Non siamo proprio in abiti comodi, ma andrà bene lo stesso.
- Bene. Prendiamo questo banco. - Percy batté una mano su quello più vicino. - Ricordi la formula?
- Ehm… sì. - Estrelle tese la bacchetta davanti a sé e cercò di visualizzare un ombrello al posto del banco. Era un po’ difficile concentrarsi con Percy accanto (molto difficile), e infatti, nonostante avesse pronunciato l’incantesimo con voce chiara, non successe nulla.
- Il movimento del polso dev’essere un po’ più secco - la avvertì Percy.
- Ok. - Estrelle prese un bel respiro, poi ripeté l’incantesimo.
- Non così secco - osservò Percy, quando il banco si Trasfigurò in un pappagallo.
Estrelle si fece piccola piccola. - Oh, no… Beh, almeno l’ho Trasfigurato in qualcosa! - disse allegramente, mentre il pappagallo si sollevava e cominciava a volare sopra le loro teste.
- Sì, ma adesso speriamo di riuscire a riprenderlo - disse Percy, seguendo la traiettoria dell’animale col naso all’insù.
Estrelle iniziò a saltellare con le braccia sollevate, nel tentativo di prenderlo, ma ovviamente fu tutto inutile; si fermò dopo poco, un po’ ansante, e d’istinto scoppiò a ridere.
- Impossibile prenderlo, devo ritrasformarlo - disse Percy, e prese a inseguire il pappagallo per tutta l’aula, aspettando di trovare un momento buono per scagliargli contro l’incantesimo. Estrelle non riusciva a smettere di ridere. Quella vista era troppo buffa: l’impettito Percy nel suo abito da cerimonia che inseguiva un pappagallo!
Andò a finire che il ragazzo venne contagiato dalle sue risate e, proprio quando riuscì a prendere in pieno il pappagallo in un momento in cui si era posato sul pavimento, Trasfigurandolo di nuovo in banco, la porta dell’aula si aprì.
Estrelle e Percy si girarono di scatto e la risata si gelò sui loro volti. Penelope li fissava dalla soglia con gli occhi sgranati, faticando a realizzare la scena che aveva davanti.
- Cosa...? - balbettò, un tremolio nella voce.
Pietrificata, Estrelle non riuscì a proferire parola. Percy fece un passo in avanti e, in tono tranquillizzante, cominciò: - Penny, aspetta, posso spiegare…
- No - lo interruppe lei, indietreggiando. - Voi… voi due vi stavate vedendo alle mie spalle…
- Posso spiegarti tutto - ribadì Percy - stavamo solo facendo ripetizioni, io avevo promesso a Estrelle…
- Tu mi hai tradito. - Il volto di Penelope si contorse in una smorfia quasi disgustata. - Tu hai preferito lei a me. Hai preferito vedervi di nascosto piuttosto che rispettare il mio desiderio…
- Penny, io non volevo farti credere cose strane, ma…
- Non chiamarmi così! - gridò lei, facendolo ammutolire. Strinse i pugni, mentre piccole lacrime le affioravano dagli occhi. - Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da parte tua. Mai! Come hai potuto!
Estrelle deglutì. Non riusciva a sopportare quella vista. Non riusciva a vedere Penelope in quelle condizioni, perché sì, loro erano state amiche e lei le voleva bene, nonostante tutto.
- E’ finita - decretò Penelope in tono lapidario.
Nella stanza calò un silenzio tombale.
- Cosa? - Percy scosse il capo. - No… non puoi far finire tutto per una sciocchezza, io ti giuro che ero in buona fede, volevo solo aiutare Estrelle, glielo avevo promesso, e poi lei non ha colpa…
- Prendi anche le sue difese! Pensi che non abbia colpa! Che sia la santarellina della situazione! Tra noi è finita, Percy. Addio!
Girò impetuosamente sui tacchi, tanto che i ricci neri svolazzarono alle sue spalle, e si allontanò lungo il corridoio.
- Penelope! Aspetta! - Percy si precipitò fuori dall’aula e sparì inghiottito dal buio, lasciando Estrelle sola e piena di sensi di colpa.


Quando Shari si ritrovò a scendere la scalinata che portava in Sala d’Ingresso, le parve di essere nella fiaba di Cenerentola che sua madre, Nata Babbana, amava raccontarle quand’era bambina. 
Mai avrebbe immaginato che si sarebbe ritrovata a vivere una situazione simile. Invece era proprio così: era a un ballo, e poi c’era Harry, il miglior principe azzurro che potesse desiderare.
Beh, non è vestito in azzurro, ma il senso è lo stesso, pensò divertita, mentre gli si avvicinava. Insieme a lui c’era Ron e una ragazza di Tassorosso del loro stesso anno che le pareva si chiamasse Violet, ma che non conosceva molto bene.
- Ciao - esordì con un piccolo sorriso.
I tre ricambiarono il saluto, anche Violet; poi, dopo qualche istante, Harry le disse sistemandosi gli occhiali: - Stai… ehm… davvero bene.
Shari indossava un lungo vestito blu, che creava un bel contrasto con la sua carnagione diafana, e che si apriva in un piccolo spacco più o meno all’altezza del ginocchio destro. Perline argentate erano applicate lungo tutta la scollatura, così come su un ornamento a forma di pianticella applicato sull’addome; da esso si snodavano fino ai piedi una serie di balze. I capelli neri, resi un po’ più mossi del solito per l’occasione, erano legati in una coda elegante, che lasciava scoperto il volto a forma di cuore. 
La ragazza arrossì appena alle parole di Harry. - Grazie. Anche tu.
Lo sguardo le cadde su Ron, il cui abito la lasciò un po’ perplessa, ma preferì non commentare, sebbene dovesse ammettere che le scappava un po’ da ridere.
- Tu sei la compagna di Harry, giusto? - le chiese Violet, distogliendola dal vestito del rosso.
- Sì - confermò Shari. - Tu invece sei venuta con Ron? - aggiunse, anche se non ce n’era bisogno.
Violet annuì. - Hai un vestito proprio bello, complimenti! - esclamò poi. - Sta bene con i capelli.
- Oh, grazie, anche il tuo è molto carino - disse Shari, un po’ timidamente.
Mentre tra le ragazze avveniva questo scambio di battute, Shari notò che Ron piegava appena le ginocchia per nascondersi dietro Harry. Incuriosita, seguì il suo sguardo e vide che era puntato su Fleur Delacour, accompagnata da Roger Davies. La cosa la lasciò alquanto sorpresa: non sapeva che il suo Capitano andasse al ballo con la campionessa di Beauxbatons. Davies aveva fatto a Shari un mezzo invito ma, poiché era avvenuto il giorno dopo che era stata invitata da Harry, lei gli aveva detto che era già impegnata. Quella vista la rendeva persino un po’ sollevata: forse, dopo quel ballo, Davies avrebbe gettato la spugna e lei non avrebbe più dovuto respingerlo gentilmente, una posizione scomoda e che le dispiaceva un tantino ricoprire.
- Cos’è successo? - domandò, guardando Ron.
- E’ una lunga storia - disse Harry, scuotendo il capo.
Shari batté le palpebre. - Beh, adesso sono curiosa.
- Praticamente Ron ha invitato Fleur Delacour al ballo… - cominciò Violet.
- Non dirlo! - protestò Ron, arrossendo repentinamente.
- … perché, visto che lei è in parte Veela, probabilmente gli ha fatto un brutto effetto e lui non è riuscito a trattenersi, poi però è tornato in sé ed è scappato - concluse Violet. - Me l’hanno raccontato dopo!
Ron le lanciò un’occhiata di disappunto, mentre Violet rideva a crepapelle.
Shari non riuscì a non sorridere, anche se evitò di ridere apertamente. - Capisco… beh, se è così non è stata colpa tua, Ron - cercò di consolarlo. - Tutti facciamo delle figuracce.
In quel momento il portone di quercia si aprì e tutti si voltarono a guardare l’ingresso degli studenti di Durmstrang. Lo sguardo di Shari scivolò su Viktor Krum e si fermò sulla ragazza al suo braccio.
- Hermione? - disse istintivamente.
Sembrava così diversa! I capelli erano lisci e lucenti, legati in un nodo elegante dietro la testa; indossava un abito azzurro e aveva persino un portamento diverso. Ma non era solo il suo aspetto a sorprendere Shari: non sapeva che il suo accompagnatore fosse Viktor Krum in persona!
- Ma dov’è Hermione? - esclamò Ron.
Shari lo guardò stranita. - Ron, è lì - disse in tono ovvio, indicando l’amica che si fermava vicino al portone della Sala Grande insieme al bulgaro. - Non riesco a crederci, è venuta al ballo con Krum! - aggiunse, incapace di non condividere il suo stupore con gli amici.  
Harry e Ron sembravano altrettanto esterrefatti, ma per qualche ragione Ron passò davanti a Hermione senza guardarla quando entrò nella Sala Grande con Violet.
- E’ stato troppo imbarazzante - sospirò Shari, quando lei e Harry ebbero raggiunto il tavolo dei giudici dopo aver fatto il loro ingresso nella sala insieme agli altri campioni e ai loro partner.
- E non dimenticare che dopo dobbiamo aprire le danze - le ricordò Harry, in tono tutt’altro che entusiasta, mentre lei si lasciava cadere su una sedia accanto a Ludo Bagman. Al tavolo erano presenti anche Silente, Madame Maxime e Igor Karkaroff.   
Nella testa di Shari si accese un campanello d’allarme. - E’ vero! - esclamò, attirandosi gli sguardi dei presidi di Beauxbatons e Durmstrang. - Me n’ero dimenticata - aggiunse a voce più bassa. - Oh, preghiamo che non inciampi davanti a tutti!
Harry ridacchiò di fronte a quella reazione. - Ti terrorizza così tanto che lo avevi addirittura rimosso.
- E’ probabile. Dimmi, Harry, perché ho deciso di accettare il tuo invito? - gemette Shari, nel cui tono però si celava una vena di ironia.
- Ehi, io non ti ho puntato una pistola alla tempia! - protestò il ragazzo, sollevando le mani in segno di resa. - E comunque poco dopo ti ho avvisato, potevi tirarti indietro. Ormai ci sei dentro.
- Va bene, mi rassegnerò… solo perché mi dispiace darti buca sulla pista da ballo - disse Shari, e ridacchiarono entrambi mentre intorno a loro tutti iniziavano ad ordinare i piatti che preferivano.
Quando la cena fu terminata, Silente sgombrò la sala dai tavoli e fece apparire un palcoscenico per accogliere le Sorelle Stravagarie. I campioni e i loro accompagnatori si alzarono e, intuendo che era arrivato il momento, Shari scattò in piedi come una molla, mordendosi il labbro.
- Dobbiamo ballare - avvertì. Harry si alzò a sua volta e inciampò nel vestito.
- Harry, non siamo ancora sulla pista, non mi abbandonare già da ora - gli bisbigliò Shari, sentendo il bisogno di fare un po’ di ironia per stemperare l’agitazione.
Le Sorelle Stravagarie attaccarono una melodia lenta e lugubre. Harry e Shari avanzarono sulla pista bene illuminata, decisamente troppo per i gusti della ragazza. Si fermarono l’uno di fronte all’altra, squadrandosi incerti.
- Ok… come ci sistemiamo? - chiese Harry, impacciato.
- Presto, mettimi una mano sul fianco - disse lei in fretta, sbirciando quello che facevano le altre coppie. Harry eseguì e poi Shari gli afferrò l’altra mano. Quella vicinanza le provocò un caldo assurdo. Cercò di ignorarlo e cominciò a muoversi insieme a lui, girando lentamente sul posto. Era abbastanza divertente (se non guardava Harry negli occhi, perché altrimenti era certa che sarebbe inciampata nel vestito come era successo a lui poco prima); ma lo sarebbe stato ancora di più se non si fossero trovati al centro dell’attenzione. Per fortuna gli altri studenti li raggiunsero presto sulla pista, cosicché poté riprendere a respirare normalmente, per quanto la vicinanza con Harry le consentiva.
- Sediamoci, eh? -suggerì il ragazzo, alla nota finale della canzone.
- Va bene - rispose Shari, esitante. Da una parte non le dispiaceva, perché aveva il grosso timore di fare brutte figure con Harry in pista; dall’altra, però, era anche desiderosa di continuare a ballare con lui. Lo seguì verso il tavolo dove erano seduti Ron e Violet, pensando che in ogni caso avrebbero potuto ballare dopo quella pausa.
- Come va? - chiese Harry a Ron, aprendo una bottiglia di Burrobirra.
Ron non rispose. Stava fissando cupo Hermione e Krum che ballavano lì vicino.
- Shari, vuoi? - chiese Harry, accennando alla Burrobirra.
Lei ci pensò un po’ su. - Sì, un goccio, dai.
Passò un po’ di tempo, e a Shari divenne sempre più chiaro che Harry non era intenzionato a ballare. A un certo punto scorse Padma insieme al suo accompagnatore di Beauxbatons e la salutò da lontano agitando la mano. Come avrebbe voluto essere sulla pista come lei…
- Harry - esordì, girandosi risoluta verso di lui. Non poté evitare di arrossire mentre chiedeva: - Perché non andiamo a ballare? 
Harry batté le palpebre, colto di sorpresa. - Ehm… io… non so.
- Non ti va nemmeno un po’?
- In realtà non mi piace molto ballare - borbottò lui.
- Sì, ma… siamo a un ballo, no? - obiettò Shari, divertita. - Quindi dobbiamo ballare! Dai, andiamo.
Si alzò in piedi per sottolineare le sue parole, e Harry ricambiò il suo sguardo da sotto in su, esitante.
- Insomma, Harry, un po’ di entusiasmo! - lo esortò la ragazza.
Harry non poté fare altro che capitolare, e la seguì sulla pista a passo incerto.
- Questa mi piace un sacco! - esclamò Shari, ascoltando la canzone movimentata che le Sorelle Stravagarie avevano appena attaccato. Cominciò a ballare, con fare un po’ meccanico ma cercando di non pensare a come doveva apparire agli occhi di Harry in quel momento. Sperava solo di non avere delle movenze pari a quelle di una balena spiaggiata!
- Balla anche tu! - gridò a Harry, per mascherare l’insicurezza sotto uno strato di disinvoltura, e lui la imitò, in evidente disagio.
Beh, ce la sto facendo, pensò la ragazza, mentre si dimenava tra la folla.
- Non è così male, vero? - domandò dopo qualche minuto.
- In effetti no, sai? - fece Harry, rivolgendole un lieve sorriso, e il suo cuore fece una capriola al pensiero di essere riuscita a tenerlo in pista e che si stesse divertendo insieme a lei.
L’atmosfera distesa che si era creata tra loro cambiò totalmente quando nella sala si diffusero le note di una canzone lenta e dolce. Shari guardò le altre coppie che si prendevano per le mani e andò nel panico.
- Uhm… questa non la conosco - fu la prima cosa che le venne in mente di dire, per rompere il silenzio imbarazzante tra loro.
- Neanch’io - fece Harry sullo stesso tono, mentre si contemplava la punta delle scarpe.
- Beh, allora… - cominciarono all’unisono.
Shari sorrise spontaneamente. - Parla tu.
- No, parla pure tu - replicò Harry.
- Niente di particolare, cioè, non volevo dire niente di che. Se vuoi possiamo sederci, oppure… non so, continuare a ballare. Io non sono brava con i lenti, ma volendo potrei provare. Non ti garantisco che le tue scarpe rimarrebbero integre, però.
Harry sbuffò divertito e si sistemò gli occhiali sul naso mentre pareva riflettere.
- D’accordo, facciamo questa prova - decretò. - Se riuscirai a far rimanere integre le mie scarpe ti darò… ti darò due dei cupcakes che ho ricevuto in regalo dalla mamma di Ron per Natale.
Al sentir nominare i suoi dolci preferiti, a Shari brillarono gli occhi.
- Cupcakes? Sfida accettata!
In un gesto un po’ meccanico, Harry posò la mano destra sul suo fianco e con la sinistra prese delicatamente la sua. A sua volta, Shari poggiò la mano libera sulla spalla del ragazzo. Mentre ondeggiavano lentamente, Shari si sentiva in paradiso. Aveva allo stesso tempo l’impulso di scappare e l’intenso desiderio che quel momento si prolungasse quanto più possibile. I loro occhi si incrociavano e si dileguavano veloci, intrecciando un gioco di sguardi che faceva fare le piroette al cuore di Shari.
- Vedrai che vincerò - sussurrò lei a un tratto, per spezzare la tensione.
- Fino ad ora sei stata brava - disse Harry in risposta. Shari si accorse che la stava osservando con i limpidi occhi verdi. Deglutì piano, e fu presa da un improvviso interesse per la testa rossa di Fred, che svettava sulla folla. 
L’ultima nota della canzone venne accolta da Shari con un moto di protesta.
- Facciamo una pausa? - propose Harry, mentre la lasciava lentamente.
- Perché no - disse lei, sentendosi come se si fosse appena risvegliata da un sogno.
Mentre si dirigevano verso il tavolo dove si erano seduti in precedenza, Shari scorse tra la folla una figura che conosceva fin troppo bene che la osservava con sguardo indagatore.
Era Shawn, il secondogenito della famiglia Mawhood. Shari aveva tre fratelli, tutti maschi: Matt, diciannove anni; Ree, il più piccolo, che frequentava il secondo anno a Hogwarts e come lei faceva parte dei Corvonero; e poi c’era Shawn, sedici anni, capelli corvini e sbarazzini e spirito da vero Grifondoro quale era, ribelle e sicuro di sé. Ovviamente gli voleva bene, come agli altri suoi fratelli, ma c’era un aspetto di lui che proprio non sopportava: la sua
eccessiva protettività.
Con la coda dell’occhio, scorse il fratello staccarsi dalla ragazza bionda con cui stava ballando fino a un attimo prima e dirigersi nella loro direzione. Decisa a ignorarlo, Shari si appoggiò al tavolo insieme a Harry e gli propose una Burrobirra. Mentre si apprestavano ad aprire la bottiglia, però, accadde proprio quello che temeva e che avrebbe voluto evitare.
- Shari, sei qui! - esordì Shawn avvicinandosi, sorridendo alla sorella ma nel contempo lanciando un’occhiata a Harry.
Shari cercò di apparire rilassata, anche se sapeva che quella non era una semplice visita di cortesia. Piuttosto, lo avrebbe chiamato giro di ricognizione. - Ciao, Shawn. Non ci siamo incrociati per niente, stasera. Come va? Ti diverti?
- Molto. E tu? - ribatté lui, fissando Harry con più insistenza. Un po’ confuso, quest’ultimo rimase in silenzio a osservare la scena.
- Anch’io. Tutto bene.
Shawn si appoggiò al tavolo, imitando la loro posizione. - Sì, ho visto come stavate ballando. Avete fatto persino un lento, se ho visto giusto.
- Sì, era una canzone molto bella e ballabile - disse Shari, sfoderando un sorriso a labbra strette. Non poteva crederci: li aveva guardati mentre ballavano?
Il fratello incrociò le braccia, piuttosto risentito. A Shari sarebbe venuto da ridere se solo lui non stesse ficcando il naso nelle sue faccende come al solito. Cercò di incitarlo ad andarsene con delle impercettibili espressioni del volto, ma Shawn continuò imperterrito: - Beh, tra amici non c’è bisogno di ballare un lento. Perché voi siete amici, immagino.
Shari dovette trattenere l’istinto di alzare gli occhi al cielo. Non gli avrebbe permesso di intromettersi nel suo momento con Harry, non ora che stava andando tutto alla grande!
- Siamo amici, sì - calcò sull’ultima sillaba per rimarcare il concetto e non dargli un ulteriore motivo di continuare a disturbarli. - Hai lasciato la tua ragazza da sola, non credo che lo apprezzerà - gli fece poi notare in tono eloquente.
- Giusto. Devo andare. Ci vediamo dopo. - Shawn spostò lo sguardo su Harry. - Ciao anche a te, Harry - aggiunse, calcando il suo nome con una lieve nota di avvertimento.
Non appena fu scomparso tra la folla, Shari tirò dentro di sé un sospiro di sollievo.
- E’ un po’… ehm… geloso tuo fratello - osservò Harry, senza guardarla.
Shari avvampò: lo aveva capito. Beh, a pensarci bene era abbastanza facile intuirlo. - Un pochino… non farci caso - balbettò, per poi nascondere il volto nel bicchiere di Burrobirra.
Non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma ora la domanda che le sorgeva spontanea era se Shawn avesse ragione di essere geloso.


- Ehi! Non si colpisce alle spalle!
Violet iniziò a rincorrere Fred per il cortile, intenzionata a ricambiare la palla di neve che lui le aveva lanciato a tradimento, ma il ragazzo era troppo veloce e riuscì a sfuggire alla sua mira.
- Sei una schiappa, Vio, non mi prenderai mai! - esclamò, ridacchiando.
Violet gli lanciò un’occhiata torva. - Guardati le spalle, potresti avere una sorpresa fino alla fine della battaglia! - lo avvertì, poi gli rivolse una boccaccia e tornò da Harry, Ron, Lanie e George, con cui stavano giocando a palle di neve. Hermione, che non aveva voluto partecipare, assisteva seduta su un muretto.
- Io torno alla Torre a prepararmi - annunciò la Grifondoro verso le cinque del pomeriggio, alzandosi in piedi.
- Cosa, ti ci vogliono tre ore? - disse Ron, fissandola incredulo e pagando la momentanea distrazione con una grossa palla di neve da parte di George che lo centrò in pieno. - Con chi ci vai? - urlò dietro a Hermione, ma lei si limitò a sventolare la mano, risalì i gradini di pietra e sparì nel castello.
Violet aveva iniziato a ridere alla vista di quella scenetta.
- Ron, sai che la maggior parte delle ragazze ha bisogno di tempo - disse girandosi verso di lui.
- Ma tre ore? - Ron allargò le braccia. - E poi voi due non andate a prepararvi adesso, allora? - aggiunse, guardando lei e Lanie.
- Beh, noi probabilmente siamo l’eccezione alla regola - commentò Lanie. Le due erano sempre state un po’ maschiacce: le classiche ragazze che preferivano un paio di jeans a una gonna. Tra loro si era formata una bella amicizia anche a causa dei loro caratteri molto simili.
In ogni caso, anche loro avevano l’esigenza di acconciarsi i capelli e di sistemarsi un po’, così andarono via solo una mezz’oretta dopo Hermione.
Quella sera, rimirandosi nello specchio del dormitorio, Violet si scoprì soddisfatta del risultato, sebbene con le gonne o i vestiti non si trovasse del tutto a suo agio. Indossava un vestito rosa acceso, dalla gonna svolazzante. Non aveva spalline, ma una fascia che partiva dalla scollatura e passava vicino al collo, terminando sulla schiena. Al centro, il corpetto era tempestato di perline argentate. Per finire, si era fatta i capelli rossi e abbastanza lunghi e li aveva legati in una coda che sfiorava morbidamente il collo, con alcune ciocche lasciate libere sulla guancia destra. Sopra l’orecchio aveva anche applicato una rosa bianca. 
Una volta scesa in Sala d’Ingresso raggiunse subito Ron, che si trovava insieme a Harry. Poi arrivò anche la compagna del moro, una Corvonero del loro anno di nome Shari. Mentre attendevano lo scoccare delle otto, Violet scorse un gruppo di Serpeverde salire dai sotterranei. Davanti c’era Malfoy; indossava un abito di velluto nero con il colletto alto. Pansy Parkinson stringeva il suo braccio, avvolta in un abito rosa pallido molto sontuoso. Ignorando il piccolo tuffo che il suo cuore, del tutto irrazionalmente, aveva deciso di fare, Violet volse lo sguardo altrove. Quando lanciò di nuovo un’occhiata in quella direzione, però, vide che Malfoy la stava guardando. Sembrava il tipico sguardo che quella sera riscontrava nei volti dei ragazzi quando vedevano arrivare la propria ragazza.
Ma cosa vado a pensare, disse Violet tra sé e sé, e si affrettò a scacciare quel pensiero.
Quando entrarono in Sala Grande, Violet trascinò Ron allo stesso tavolo di Fred e Lanie. Man mano si aggiunsero altre coppie, tra cui Neville Paciock, un Grifondoro del suo anno piuttosto timido, accompagnato da Hannah Abbott, una sua compagna di dormitorio. L’ultimo arrivato fu Ricky Whitestorm, anche lui del suo stesso anno, che salutò lei e Lanie. Con lui si trovava una ragazza castana vestita di azzurro che si avvicinò a Violet e, dato che vicino a lei c’era un posto libero, le chiese con un sorriso: - Posso sedermi?
- Sì, certo - rispose Violet, un po’ sorpresa che glielo chiedesse.
La cena cominciò poco dopo. Una volta appreso il modo per ordinare, Violet fece comparire nel proprio piatto delle uova alla scozzese. La ragazza che le si era seduta accanto osservò attentamente la scena. Violet se ne accorse e le disse: - Capito come fare? Devi solo pronunciare il nome del piatto.
- Sì… - Hazel scorse velocemente il menu. - Melanzane in carrozza!
Le due presero a mangiare, soddisfatte, e a un certo punto Hazel disse rivolta a Violet: - Hai una faccia conosciuta, sai?
La Tassorosso alzò lo sguardo dalle sue uova. - Davvero? Forse mi hai visto qualche volta in giro per la scuola.
- Sì, anche se allo stesso tempo sembri diversa da come ti ricordavo. Non so come spiegarlo!
Violet non seppe subito come interpretare quelle parole, e aggrottò le sopracciglia perplessa. - E’ perché ho modificato i capelli! - esclamò alla fine, rendendosi conto di qual era il problema. - Sono una Metamorfomagus. Mi succede spesso con persone che conosco da poco: all’inizio, se non mantengo lo stesso taglio e colore di capelli, non mi riconoscono quando ci incontriamo. Quindi non preoccuparti, ci sono abituata - aggiunse con un sorriso divertito.
- Ah, ecco perché - annuì Hazel. - Quindi sei una Metamorfomagus? Che forte! Io non so molto su di voi. Ma potete anche modificarvi la faccia, per esempio?
- Sì, diciamo che abbiamo un campo d’azione abbastanza vasto… Comunque piacere, Violet! - si interruppe la ragazza per presentarsi allegramente. Le piaceva fare amicizia, e il ballo era un’occasione perfetta.
- Piacere, Hazel - replicò l’altra, prima di continuare ad ascoltarla.
Quando ogni piatto della sala fu svuotato, cominciò il momento più bello della serata. Guardando tutti gli altri che si alzavano all’unanimità e si buttavano in pista, Violet esclamò entusiasta: - Ron, andiamo a ballare! 
- Non mi va - borbottò lui, le mani infilate con indolenza nelle tasche dell’abito.
- E’ perché non sai ballare, vero? Non importa, neanch’io lo so fare, ma è questione di divertirsi. Non dobbiamo mica ballare per la regina Elisabetta!
L’amico, però, non le stava più prestando ascolto: era impegnato a guardare fisso un punto tra la folla. Violet non impiegò molto tempo per capire che l’oggetto della sua attenzione erano Hermione e Krum, che sembrava si stessero divertendo molto.
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché in quel momento li raggiunsero Harry e Shari e decise di aspettare un po’ per passare di nuovo all’azione.
Mentre scambiavano quattro chiacchiere (a parte Ron, sempre chiuso in un silenzio ostinato), Hermione si avvicinò e si sedette su una sedia libera accanto a Shari, un po’ rossa in faccia.
- Fa caldo, vero? - disse, sventolandosi con la mano. - Viktor è andato a prendere da bere.
Ron la fulminò con lo sguardo. - Viktor? Non ti ha ancora chiesto di chiamarlo Vicky?
Gli sguardi sorpresi di Shari, Violet e Hermione si spostarono nel medesimo istante su di lui.
- Che cos’hai? - chiese Hermione.
- E’ di Durmstrang! - esplose Ron. - Gareggia contro Harry! Tu… tu stai fraternizzando con il nemico!
Hermione rimase a bocca aperta. - Non fare lo stupido! Il nemico! Chi era quello scalmanato quando li ha visti arrivare? Chi era quello che voleva il suo autografo?
Violet seguiva lo scambio di battute con aria attonita, incapace di proferir parola. Le sarebbe piaciuto intervenire per calmare gli animi, ma era meglio che se la cavassero tra loro, anche perché non conosceva i motivi per cui Ron era così tanto nervoso. Se lo si osservava bene, però… poteva sembrare che fosse geloso.
Ron geloso di Hermione? Impossibile…
Beh, potrebbe anche succedere
, pensò subito dopo.
Si guardò attorno: gli altri ragazzi cominciavano a guardarli.
- Perché non vai a cercare Vicky? - stava dicendo Ron, sprezzante. - Si starà chiedendo dove sei finita.
- Non chiamarlo Vicky! - Hermione balzò in piedi e corse via sulla pista da ballo, scomparendo tra la folla.
Calò un silenzio piuttosto teso. Alla fine Violet si azzardò a parlare: - Ron, si può sapere perché…
- Non voglio parlarne - disse Ron in tono deciso.
Di una cosa Violet era certa: lei avrebbe fatto di tutto pur di rendere allegra quella serata. Perciò dopo un po’ di tempo riprese a chiedere con insistenza a Ron, tirandolo per il braccio: - Allora, andiamo a ballare? Non ti va nemmeno un pochino?
Lui sembrava irremovibile. - Scusa, Vio, ma… no.
- E dai, non fare il musone. Non vorrai mica stare seduto qui tutta la sera, vero?
Per tutta risposta, Ron scrollò le spalle. La ragazza sospirò. - Va bene. Non ti dispiace se vado a ballare con qualcuno, allora?
- No, no, vai pure.
Violet lo lasciò in compagnia di Harry e Shari e raggiunse Fred, George e Lanie, che aveva scorto in un angolo della pista.
- Ciao, ragazzi! - esclamò, comparendo loro dietro.
- Vio, unisciti a noi! - disse George, mettendole un braccio intorno alle spalle senza smettere di ballare. - Dove hai lasciato Ron?
- Non è voluto venire - spiegò lei, senza scendere nei dettagli.
- Sa proprio come godersi la vita, il nostro fratellino - commentò Fred.
Lanie s’illuminò di colpo. - Perché non gli facciamo uno scherzo? - propose in tono cospiratorio. - Lo raggiungiamo alle spalle e lo trasciniamo in pista!
- Sì, come un sacco di patate - approvò George, ridendo al solo pensiero.
- Andiamo! - concluse Violet, tutta elettrizzata, e i quattro sgusciarono tra la folla, circumnavigando la Sala Grande in modo da guardare il loro obiettivo alle spalle. La nuca di Ron svettava solitaria al tavolo: Violet capì che Harry e Shari dovevano essere appena andati a ballare.
Si avvicinarono in punta di piedi, facendo uno slalom silenzioso fra i tavoli. Quando gli arrivarono proprio dietro, Lanie dovette tapparsi forte la bocca per non scoppiare a ridere e rovinare il piano. George si sbracciò per attirare l’attenzione degli amici e mimò con le labbra un “tre… due… uno…”
Al “via”, esplosero in grida e schiamazzi, mentre circondavano Ron in modo che non potesse scappare.
- Rooon!
- Che ci fai qui tutto solo, vieni a ballare!
Ron, che era sussultato sulla sedia per lo spavento, non ebbe il tempo di fare o dire nulla, perché loro lo presero per le braccia e lo trascinarono sulla pista.
- Dai, balla con noi! - lo esortò Violet ridendo.
Fu così che Ron si ritrovò in mezzo a quattro scalmanati che saltavano e alzavano le braccia in aria, e se dapprima rimase fermo e a disagio, sembrò poi pensare che tanto valeva imitarli, dato che non avevano alcuna intenzione di lasciarlo andare: perciò si mise a ballare, seppure con molta meno energia.
La serata continuò così, tra una canzone e l’altra; presto Ron lasciò la pista, ma per Violet era già un grande traguardo essere riuscita a farlo ballare. Quando fu così esausta che quasi non ce la faceva più a reggersi in piedi, decise di andare a prendersi qualcosa da bere.
Mentre sorseggiava del succo di zucca, notò un fogliettino di pergamena svolazzarle davanti agli occhi. Violet batté le palpebre e lo prese, confusa. Sopra c’era scritto: “Vieni nel parco, vicino alla statua di Merlino. Sarai sicuramente sorpresa da questo invito misterioso, ma io ti aspetto.”
Violet rimase a fissare la scritta per lunghi istanti. Chi poteva essere? Qualcuno voleva davvero un incontro con lei, o forse era solo uno scherzo?
Accartocciò il biglietto e uscì dalla sala, inoltrandosi tra i sentieri tortuosi del giardino in cerca della statua che le era stata indicata. In fondo era curiosa di scoprire chi le aveva scritto, e poi tanto valeva provare. Giunta in prossimità della riproduzione in pietra di Merlino, però, si guardò intorno guardinga, pronta in ogni eventualità a estrarre la bacchetta.
- Come siamo eleganti stasera, Inazuma.
Violet si voltò di scatto e si ritrovò davanti Draco Malfoy, che rimase immobile a qualche passo di distanza da lei.
- Ti aspettavi di vedermi?
- In realtà no - rispose Violet. Ed era vero: non aveva creduto neanche per un secondo che fosse lui. Anche se, ora che ci rifletteva, era stato sciocco non pensarci.
- Comunque è ovvio che sono vestita elegante, siamo a un ballo - continuò lei, tanto per dire qualcosa in quella bizzarra situazione.
Malfoy fece qualche passo avanti, fino ad arrivarle vicino. - Era un complimento - precisò con un sogghigno.
Suo malgrado, Violet avvampò alle tremule luci delle fatine che svolazzavano sopra i cespugli di rose.
- E vedo che ti ha fatto anche piacere - aggiunse il ragazzo, mantenendo il sorrisetto sfacciato.
Violet gli lanciò un’occhiata di sbieco. - Tu mi confondi, Malfoy - ribatté, come per giustificarsi. - Allora, cosa vuoi da me?   
Malfoy le rivolse uno sguardo penetrante. - Un ballo, Inazuma.
Violet aprì e richiuse la bocca. - Cosa? Un… ballo?
- In un certo senso, sei in debito con me. Io ero lì quando tu piangevi in quel corridoio. Mi devi un favore.
Violet non trovò nulla da ribattere. Vista così, Malfoy non aveva tutti i torti; l’unica cosa che non riusciva a capire era perché volesse proprio un ballo con lei.
Andiamo, Violet, non sei una stupida. Secondo te perché ti ha invitato al Ballo del Ceppo? Per lo stesso motivo per cui adesso ti sta chiedendo un ballo. Tu gli piaci.
Era troppo difficile credere che potesse essere vero. Tuttavia non trovava un’altra spiegazione… a meno che non la stesse prendendo in giro, naturalmente. Ma perché perdere tutto quel tempo con lei, se non era davvero interessato?
- E va bene - disse. - Hai ragione, ti devo un favore. E se vuoi questo in cambio… - Non terminò la frase, non sapendo come concluderla.
Malfoy si aprì in un sorriso soddisfatto. Senza dire una parola, posò entrambe le mani sui suoi fianchi. Imbarazzata come poche volte lo era stata in vita sua, Violet sistemò le proprie sulle spalle del ragazzo con fare riluttante.
Il suono di una lenta melodia proveniva ovattato dalla Sala Grande. Mentre si muovevano dolcemente, per un attimo Violet si sentì una principessa. Era una situazione così surreale: lei avvolta in un abito rosa, che ballava con Malfoy in un giardino stupendo, con il profumo delle rose che inebriava le loro narici e le sole luci delle fatine a squarciare l’oscurità; e lui la teneva con una dolcezza di cui mai lo avrebbe creduto capace. Si sentiva proprio come una principessa, e si sentiva bene, straordinariamente bene. 
Nessuno dei due ruppe il silenzio fino a quando la canzone non fu terminata. Violet rimase per un attimo persa nello sguardo del ragazzo, e dunque non si staccò immediatamente. Poi, però, distolse il proprio e si sciolse lentamente dalla sua presa, facendo un piccolo passo indietro per mettere distanza tra loro.
Cosa sto facendo? Perché mi sento così strana?  
- Balli bene, sai? - commentò Malfoy, con quella vena di sarcasmo che non abbandonava mai il suo tono e che mandava Violet in estrema confusione. - A proposito… ti sta per cadere la rosa. - Il Serpeverde si avvicinò e alzò la mano per aggiustarle la rosa bianca tra i capelli. Nel contempo, non smise un attimo di fissarla.
Violet non si scostò, ma resse il suo sguardo, trattenendo il fiato fino a quando non avvertì più il tocco di Malfoy sui suoi capelli.
Senza aggiungere altro, il ragazzo le rivolse un cenno di saluto e si dileguò nella semioscurità.
Violet rimase immobile laddove si trovava, la mente invasa da una ridda di pensieri che l’avrebbero accompagnata anche durante la notte.


- No, non voglio scendere. Io resto qui!
Davanti allo specchio, Lanie scuoteva il capo, contemplando la propria figura con un’espressione di pura ansia.
- Andiamo, Lanie - cercava di farla ragionare Hermione, in piedi accanto a lei. Le loro compagne di dormitorio erano già scese: c’erano solo loro due. - Sei una Grifondoro o cosa? George ti starà aspettando.  
- Lo so, ma… Come sono? Non sembro grassa? Ecco, lo sapevo che avrei dovuto scegliere quell’altro vestito che avevo adocchiato al negozio, mi avrebbe fatto più magra…
- Lanie - sospirò Hermione, guardandola come una mamma che stesse rimproverando dolcemente sua figlia. - Stai benissimo. Vedrai che George rimarrà a bocca aperta. E magari si accorgerà di te, proprio oggi. 
Lanie non aveva detto a nessuno della confessione che George aveva fatto alcuni giorni prima, sulle rive del Lago Nero. Da quel momento aveva provato un forte imbarazzo con lui, tanto da inventarsi numerosi impegni per stargli lontano il più possibile. Così era riuscita a mascherare il suo comportamento un po’ sospetto; tuttavia non avrebbe potuto continuare a lungo. Doveva accelerare i tempi, ma ciò le metteva agitazione, e non riusciva nemmeno a capire il perché. Aveva scoperto che George la ricambiava, cosa volere di più? Avrebbe dovuto andare da lui di corsa e sfruttare al meglio quella serata per chiarirsi! Eppure sentiva che, se non avesse mai udito quella confessione, in quel momento forse sarebbe stata meno agitata. 
- Tu non sei in ansia di andare al ballo con uno dei più grandi campioni di Quidditch? - gemette, girandosi verso Hermione. - Sono più in ansia io che tu, è assurdo!
Hermione sorrise. - Un po’ lo sono, ma cerco di nasconderlo. E poi non voglio pensare a lui come campione di Quidditch, ma come persona.
Lanie prese a lisciarsi nervosamente le pieghe del vestito. - I tuoi saggi discorsi sono sempre di aiuto, Hermione. Vorrei essere così razionale, ma non ci riesco! Però… suppongo che dobbiamo andare. Suppongo di sì. Non si può proprio tornare indietro.
- Esatto. Vai e sii te stessa.
Le due amiche rimasero a osservare le proprie immagini riflesse per qualche altro secondo. Abbandonato il suo abbigliamento sportivo, fatto di vestiti interi (anche con bretelle), jeans e t-shirt, Lanie non riusciva a vedersi molto con un vestito, e anche per questo era molto insicura dell’effetto complessivo. Una cosa, però, era rimasta: era del suo colore preferito. Era rosa acceso, dalla gonna ampia e la scollatura ad U. Da sotto la linea del seno fino ai fianchi, il corpetto era tempestato di perline colorate. I capelli rossi erano legati in una crocchia bassa, che lasciava scoperto il viso rotondo, sormontata da una coroncina di fiori bianchi.
Un po’ più bassa di lei, Hermione esibiva dei capelli lisci e lucenti, ben diversi dalla sua naturale chioma cespugliosa (la Tricopozione Lisciariccio aveva fatto davvero un ottimo lavoro), legati in un nodo elegante dietro la testa. Portava un abito azzurro, con diverse file di balze che si susseguivano lungo tutta la gonna fino ai piedi. Quella sera era molto diversa dal solito, tanto che Lanie credeva che se non fossero state nello stesso dormitorio avrebbe faticato a riconoscerla.
- Pronta? - domandò Hermione per l’ultima volta.
Lanie annuì, e le due aprirono la porta del dormitorio e scesero le scale a chiocciola.
La presenza di George le balzò subito agli occhi. Era un po’ lontano dalle scale, in piedi vicino a una poltrona. Salutò nervosamente Hermione, che doveva avviarsi fuori dalla sala comune, e lo raggiunse stampandosi un sorriso sulla faccia.
- Eccoti qui, Weasley - la accolse. - Stavo per venirti a bussare.
- Sai che non puoi farlo, la scala delle ragazze è preclusa a voi uomini - lo stuzzicò Lanie.
- Giusto. Diciamo che era un modo per dire che sei un tantino in ritardo - disse George sorridente.
Lanie girò lo sguardo attorno. - C’è ancora qualcuno in sala comune, sono in perfetto orario.
- Preciso: sei in ritardo rispetto a me. Ti sto aspettando da… più o meno mezz’ora.
Lei non gli credette nemmeno per un secondo. - Stupido - ribatté rifilandogli una gomitata, e il sorriso birichino del ragazzo fu la prova che stava scherzando.
Un po’ più in là, Lanie scorse Fred in compagnia di Angelina Johnson, Cacciatrice di Grifondoro nonché loro amica. Più dei gemelli, a dire il vero: a lei stava simpatica, ma niente di più.
Osservò George con la coda dell’occhio. Non doveva lasciare che l’imbarazzo prendesse il sopravvento. Si sarebbe comportata normalmente, e poi chissà, l’atmosfera romantica del ballo avrebbe fatto il resto… Anche lei, però, doveva fare in modo che si smuovesse qualcosa, altrimenti rischiava di rimanere in quella situazione di stallo ancora per molto tempo.
- Non mi dici niente? - buttò lì all’improvviso.
Lui aggrottò appena la fronte, interrogandola con lo sguardo. 
- Di solito i cavalieri fanno i complimenti alle loro dame - precisò Lanie, fingendo di stare scherzando quando in realtà in quelle parole c’era molta più allusività di quanta lui potesse immaginare.
- Oh, è vero, me n’ero quasi dimenticato - esclamò George, colpendosi la fronte con la mano. - Stai molto bene con questo vestito… beh, ma tra di noi non c’è bisogno di tante cerimonie, no? Credo che sia meglio iniziare ad andare.
Lanie confermò con un cenno del capo e lo seguì fuori dalla sala comune. Non voleva immaginarsi le cose… ma le era sembrato che dietro la risposta che le aveva dato, affrettata, quasi distratta, in realtà si celasse un forte imbarazzo.
Sorrise tra sé, girando appena il capo per non farsi vedere da lui.
Alle otto in punto, tutti gli studenti entrarono in Sala Grande. Lanie si avvide subito che i tavoli delle Case erano spariti: al loro posto ce n’erano un centinaio più piccoli, illuminati da lanterne, e ciascuno ospitava una dozzina di persone.
- Dove ci sediamo? - chiese George, guardandosi intorno.
- Ragazzi! - La voce di Violet, accompagnata da Ron, giunse alle loro spalle. - Cerchiamo di prendere un tavolo insieme, che ne dite?
- Là! - esclamò Lanie, indicando Fred e Angelina che si sedevano a un tavolo vuoto. Corsero in quella direzione, e riuscirono a occupare i posti prima che lo facesse qualcun altro. Soddisfatta, Lanie si guardò intorno: agli altri tavoli si stavano consumando quasi delle lotte per i posti.
Dopo che i Campioni con i rispettivi partner ebbero fatto il loro ingresso, la cena poté finalmente iniziare.
- Ma ci saranno dei camerieri? - disse Violet, riflettendo ad alta voce mentre osservava i piatti d’oro vuoti.
- Qui ci sono dei menu - osservò Fred, prendendo quello disposto davanti al suo piatto. Lo passò in rassegna velocemente. - Ma non ho capito come si fa ad ordinare.
- Scusate! Qualcuno può dirci come si fa a mangiare? Ho una certa fame - esclamò George, e Lanie si coprì le labbra con la mano per nascondere una risatina.
- Non credo che così risolverai molto, signor “ho una certa fame” - lo stuzzicò.
- Lasciami fare, Weasley. Può darsi che qualcuno dalle profondità della cucina mi senta.
- Quel ragazzo ha il piatto pieno! - esclamò Violet, fissando un Serpeverde due tavoli più in là che si apprestava a mangiare un pasticcio di patate.
- Cosa? Come ha fatto? - disse Fred, allungando il collo per guardare.
- Vai a chiederglielo - disse Violet a Lanie, in tono d’esortazione.
- No, vai tu!
- No… un momento - intervenne George, spostando lo sguardo dall’una all’altra. - L’ho notato solo adesso. Non ci credo, siete tutte e due vestite in rosa e con i capelli rossi! Ma vi mettete d’accordo quando fate queste cose?
- Sì, ci siamo messe d’accordo per sembrare uguali - scherzò Violet con un gran sorriso.
- E’ lei che mi ha copiato facendosi i capelli rossi! - fece Lanie ridacchiando.
Alla fine riuscirono a capire come ordinare tramite un passaparola, e Lanie fu la prima a testare il metodo: aprì la bocca e pronunciò con voce chiara, rivolta al suo piatto: - Bistecca con patate!
Nel piatto apparve ciò che aveva richiesto.
- Oh, che bel modo di ordinare… e anche comodo - commentò Violet. - Uova alla scozzese!
Quando terminarono di mangiare, furono i campioni ad aprire le danze, ma ben presto gli altri ragazzi si unirono a loro e George e Lanie furono tra i primi a buttarsi in pista.
- Pronta per scatenarci fino a mezzanotte? - esclamò George, battendo le mani al ritmo della musica.
- Non c’è neanche bisogno di chiederlo! - fece lei per tutta risposta.
Mentre la gente cominciava ad accalcarsi intorno a loro, George le afferrò la mano e la fece girare su se stessa.
- Uh! - Colta di sorpresa, Lanie assecondò il movimento, riuscendo per un pelo a mantenere l’equilibrio. - Vacci piano, Weasley - lo apostrofò scherzosamente, unendosi subito dopo alle sue risate.
Fu una delle serate più belle che avesse mai passato. Insieme a George e ai propri amici, si divertì tantissimo e perse del tutto il senso del tempo. A un certo punto lei e George si fermarono solo per prendere un po’ di fiato, e si separarono a malincuore dalla massa, dirigendosi verso i tavoli.
- Ti va di fare una passeggiata? - chiese George inaspettatamente.
- Sì - rispose Lanie in un soffio.
Le luci delle fatine nel giardino delle rose baluginavano mentre i due scendevano i gradini del castello. Dappertutto c’erano cespugli, tortuosi sentieri ornamentali e statue di pietra. Qua e là, panchine intagliate ospitavano ragazzi e ragazze.
- L’hanno allestito proprio bene, eh? - commentò George.
- E’ bellissimo - concordò Lanie. - Camminiamo qui - aggiunse, inoltrandosi lungo uno dei viottoli attraverso i cespugli di rose.
In quel momento, a pochi passi da loro scorsero il professor Piton in compagnia di Igor Karkaroff. Stavano confabulando, e Piton faceva saltare via i cespugli di rose con cipiglio ostile.
- Ma cosa… - borbottò Lanie, chiedendosi che bisogno ci fosse di trattare i cespugli in quel modo.
Da molti di essi si levarono strilli e spuntarono sagome scure.
- Dieci punti in meno per Tassorosso, Fawcett! - sibilò Piton a una ragazza in fuga. - E dieci punti in meno anche per Corvonero, Stebbins! - aggiunse, rivolto a un ragazzo che la seguì di corsa.
I due uomini superarono velocemente George e Lanie, degnandoli di una sola occhiata, e scomparvero dietro l’angolo.
I Grifondoro si scambiarono uno sguardo.
- Non è stata una grande idea per loro infilarsi nel cespuglio - commentò Lanie, le labbra stirate in un sorriso per trattenere una risata.
- No, non direi - disse George in tono eloquente. - Hanno avuto sfortuna, poveretti. Certo che essere visti proprio da Piton...
I loro occhi si incrociarono di nuovo, ed entrambi iniziarono a ridacchiare. Lanie, però, percepiva che c’era qualcosa di diverso: era una risata complice, ma leggermente intrisa di imbarazzo per l’argomento implicito a causa del quale stavano ridendo.
Il silenzio che seguì si prolungò fino a quando il sentiero sbucò davanti a qualcosa che non si aspettavano di vedere.
- Oh, che bello, una fontana! - Lanie corse in quella direzione e si sedette sul muretto con un balzo, dondolando le gambe, mentre dietro di lei l’acqua zampillava dalla bocca di un leone in pietra in uno scroscio rilassante.
George la raggiunse e le si sedette accanto. Notando il suo sguardo insistente Lanie si azzardò a chiedere, con aria piuttosto divertita: - Che c’è? Ho qualcosa sulla faccia?
George fece spallucce con un sorriso sbilenco. - Stavo solo pensando che adesso potrei... buttarti in questa fontana e farti bagnare tutto il vestito, per esempio.
- Non oseresti mai.
- Ah, no? Vediamo! - George annullò la distanza tra loro e iniziarono una specie di lotta in cui lui cercava di buttarla nella fontana, anche se in realtà non ci stava provando veramente, era solo un gioco. Lanie lo aveva capito e stava allo scherzo, ridendo mentre tentava di liberarsi dalla presa.
Ora. Lanie, agisci ora, pensò.
Iniziò a batterle il cuore all’impazzata. Doveva seguire la sua coscienza? La risposta non era tanto difficile da trovare.
Le loro risate si spensero a singhiozzo mentre si lasciavano  a vicenda e i due rimasero lì, fianco a fianco, a riprendere fiato.
- George - esordì Lanie, girandosi verso di lui. Era vicinissimo. Avrebbe potuto baciarlo in un attimo.
- Sì?
- Grazie per la serata. Sto davvero bene.
Il ragazzo aveva percepito il suo tono diverso, più serio. - Anch’io - dichiarò. - Ma non ho mai avuto dubbi da quando ti ho invitata.
Lanie sorrise. - Già. Siamo sempre stati bene insieme, noi due.
Nel giardino non si udiva il minimo fruscio.
- Sì. Da amici - sottolineò George, come a volerle fare un’allusione.
Lei lo guardò negli occhi, risoluta. - Potremmo stare bene insieme… anche in un altro modo.
George trasalì. Se fino a quel momento lui aveva avuto dei dubbi, Lanie capì dalla sua espressione che aveva realizzato tutto. Lasciò che le si avvicinasse, udì una frase che le sussurrò all’orecchio: - Lo penso anch’io - e poi ci furono solo le labbra di lui sulle sue.
Da quanto tempo aveva aspettato quel momento? Troppo, di sicuro. Le sembravano anni, anche se era molto di meno.
- Non sai da quanto tempo volevo farlo, Weasley - disse George in un soffio, quando si staccò per riprendere fiato.
- Non chiamarmi così, mi fai sentire una specie di sorellina -bisbigliò Lanie di rimando, prima che si unissero di nuovo in un bacio più lungo del precedente.
Era il luogo perfetto: il giardino di rose, la fontana con il suo scrosciare in sottofondo, le luci delle fatine.
Rimasero lì a osservare il cielo stellato, George con un braccio sulle spalle di Lanie, incredibilmente senza parlare. Il silenzio non era mai stato il loro forte; ma quello era un momento speciale. Stavano realizzando l’uno i sentimenti dell’altra e interiorizzando la consapevolezza che da quel momento non sarebbero stati più i migliori amici di un tempo, ma il loro rapporto sarebbe evoluto a uno stadio più avanzato. E la cosa piaceva molto a entrambi.
- Devo confessarti una cosa - disse Lanie a un tratto, sentendo che era la cosa giusta da fare.
George la fissò, fingendosi preoccupato. - Non vorrai dirmi che non è vero niente e che ti stavi prendendo gioco di me, vero? 
- Ma no, secondo te avrei mai potuto baciarti per scherzo? - ribatté lei ridendo. - No… ma è una cosa abbastanza importante. 
E i dieci minuti successivi Lanie li passò a spiegare che era diventata Animagus, il motivo per cui non glielo aveva detto, e che proprio grazie a quello aveva scoperto in anticipo i suoi sentimenti.





 

*Angolo autrice*
... Et voilààààà!
Finalmente il Ballo del Ceppo, tutto per voi *^*
Bene, sono successe un po' di cosucce, ma non voglio fare commenti, perché come al solito li lascio a voi :)
Solo una cosa: Shari e Violet sono riuscite a far ballare Harry e Ron! Incredibile, vero? :D Per i nostri amici la serata ha preso una piega diversa rispetto al libro... per fortuna anche migliore.
E adesso, un altro momento che non vedevo l'ora arrivasse: quello di mostrarvi i vestiti e le acconciature dei vostri personaggi!
Ovviamente in questo capitolo metterò solo quelli degli OC che sono apparsi. Eccoli qui: 

Estrelle:
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https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/e7/9e/10/e79e101433b92d3941a56828de6f2068.jpg

Shari:
https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/11/0a/18/110a18280b5c47962df312b460f4380f.jpg
http://static.pourfemme.it/pfmatrimonio/fotogallery/625X0/52695/acconciatura-lunga-chic.jpg

Violet:
http://www.woodress.cn/image/cache/una-spalla-una-linea-gown-chiffon-fucsia-lunghi-abiti-da-sera-eleganti-stile-6203_it-6203f-fuchsia-600x600.jpg
http://www.globelife.com/hairfashiongallery/photo/large/solidani-spose_02.jpg

Lanie:
http://www.wepromdresses.net/images/dress/Big-A-Line-V-neck-Sleeveless-Natural-Floor-Length-Inverted-Triangle-Pear-Shaped-Rectangle-long-prom-dresses-SD2227.jpg
http://www.cafeweb.it/wp-content/gallery/immagini-acconciatura-capelli-medi-sposa-2016/Pettinatura-capelli-medi-sposa-2016-con-treccia.jpg

 

  
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