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Autore: rocchi68    27/02/2017    3 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non riusciva a crederci.
Possibile che quelle parole fossero uscite proprio dalla sua bocca?
Sapeva che era un tipo violento, ma prendersela con suo fratello forse era stato eccessivo.
“Ti va di parlarmene?”
Non serviva che glielo chiedesse.
Quel peso stava diventando insostenibile anche per lui e forse era il caso di ascoltare i consigli che ne sarebbero seguiti.
Perché sapeva bene che lei glieli avrebbe dati.
Lui era la sua roccia, ma per una volta aveva bisogno di piegarsi e di sentire qualcuno che gli diceva la sua opinione.
“Eravamo vicini agli esami delle medie e il primo giorno ho iniziato a studiare. Quel giorno era il compleanno di mio fratello e ovviamente non vedevamo l’ora di festeggiare.
Avevamo pensato a tutto.
La torta, i regali, il ritorno a casa di Alberta dall’Università.
Ero troppo preso…troppo stupido per stare con lui.
Non so cosa sia successo, ricordo solo che il pallone era rimbalzato sul tetto e che era caduto sul bicchiere che avevo vicino.
Tutto bagnato, ho preso il pallone e l’ho calciato.
È finito in mezzo alla strada e mio fratello è stato investito.
Tante operazioni chirurgiche, tanto dolore e tanta sofferenza.
Avevo quasi ucciso mio fratello.
Il bambino più buono e dolce di questo mondo.
La polizia, gli infermieri…tutti che ti guardano e sembrano ti dicano che sei colpevole.
Colpevole.
Assassino.
Maledetto.
Tutta colpa mia…mia.
Non volevo ucciderlo, volevo solo allontanare quella palla.
Non volevo arrabbiarmi con lui e non volevo farlo soffrire.
Così siamo andati all’ospedale, lo hanno salvato per un pelo e dal giorno del mio trasferimento non l’ho più visto.
Ho chiuso con tutto.
Il mondo non era più mio.
Ho perso i migliori anni della mia famiglia per quello stupido esame.
E così sono diventato un mostro.
Ho iniziato a picchiare le persone per sfogare la mia rabbia, ma i sensi di colpa tornano sempre impetuosi.
Tutto sbagliato.
Non dovevo comportarmi da stupido, ma temevo di far male ancora a mio fratello.
Qualsiasi cosa io tocchi finisce con il morire.
È per questo che non volevo rischiare e preferivo stare solo.”
“Mi vuoi far male?” Gli chiese subito, mentre si asciugava gli occhi.
Anziché essere lui a piangere e a farsi consolare era finita che era lei a versare lacrime amare.
L’aveva costretto a svuotarsi di quel peso e aveva ragione.
Era un qualcosa che da soli era difficile da portare, ma insieme potevano riuscirci.
“No.”
“Non sono morta stando con te e non voglio staccarmi da te.”
“Non temi che possa succederti la stessa cosa?”
“Non essere stupido. Anche se morissi non sostituirei nulla di questo momento perché tu sei l’incidente più bello che potesse capitarmi.
Lo so che ti sembrerà stupido, ma perché continui a distruggerti?”
“Per paura.”
“Perché non vai a trovare tuo fratello?”
Non si aspettava quella reazione.
Si era subito ritratto come spaventato e probabilmente non si sentiva ancora pronto.
“Temo non voglia perdonarmi.”
“Siete fratelli e se lui ti voleva bene, vedrai che continuerà a volertene.”
“Tu dici?”
“Certo.”
“Possibile che avessi bisogno di te per sentirmi meglio?” Chiese, cercando di cambiare discorso.
“L’amore non segue una direzione precisa e finché sarò con te, il resto non conta.”
“Sei diventata anche molto matura.”
“Non sono più la bambina che conoscevi.”
“Lo vedo…sei diventata una bellissima donna.” Disse, facendola arrossire e cogliendola impreparata.
“E tu un brav’uomo.”
“Dopo quello che ho combinato, mi sembrava impossibile.”
“Non m’importa il tuo passato, io voglio solo il tuo presente e il tuo futuro.”
“Per sempre?” Chiese, abbracciandola e versando qualche lacrima che le bagnava l’abito.
“Per sempre insieme.”
Si era fatto tardi e se i genitori non l’avessero vista tornare sarebbero stati in apprensione come l’ultima volta.
 
Il ricordo di cosa stavano per combinare con Flash era ancora vivo in Dawn e non voleva farli stare in pensiero.
La testa gli diceva di andarsene, ma il cuore gli ordinava di restare con Scott e di amarlo per tutta la notte.
A malincuore fu costretta ad alzarsi, ma quella giornata non era ancora conclusa.
I due uscirono dall’appartamento del rosso mano nella mano e al ragazzo non gl’importava più nulla di quello che pensavano gli altri.
Era pronto a rinunciare anche al ruolo di leader della scuola piuttosto di restare con lei.
Se avesse tenuto entrambe le cose sarebbe finita con la vendetta.
Qualcuno avrebbe potuto prendersela con Dawn e non voleva che lei soffrisse e si facesse male a causa di ciò.
“Scott…domani ti voglio portare in un bel posto.” Borbottò la giovane, mentre lui la guardava di sottecchi.
“E dove vuoi portarmi?”
“Una sorpresa è una sorpresa e non voglio rovinarla.”
“D’accordo. Saremo da soli?”
“Sì.” Rispose con un pizzico di malizia, rendendo strano il giovane.
Non vedeva l’ora di rivederla e di stare tranquillo.
“E i tuoi genitori e Flash?”
“Sanno già che sono con te e poi non sono preoccupati.”
“I vecchi la sanno lunga.” Borbottò divertito il giovane.
“E anche mio fratello. Ieri mi ha fatto il terzo grado e gli ho confessato che ti amavo. Se ti piace, bacialo. Ha detto questo, pensando che fosse sufficiente.”
“Anche con me ha fatto lo stesso.”
Lo sapevano tutti di quell’attrazione e loro erano stati per tutto il tempo senza rendersene conto.
Meglio tardi che mai.
Erano circa le 19 quando la ragazza aprì la porta della sua villa e dopo aver regalato un ulteriore bacio al fidanzato, andò subito a monopolizzare il telefono.
La madre preoccupata per tutto il tempo che passava attaccata all’apparecchio si era avvicinata, ma riuscì solo a sentire poche parole.
“Domani mezzogiorno.”
Tutto qui.
Non sapeva se stesse parlando con Scott, se fosse un appuntamento con un’amica, non sapeva se fosse un incontro con altri ragazzi: lei era completamente all’oscuro della faccenda.
“Tutto ok?” Chiese, mentre la ragazza annuiva e saliva di corsa in camera.
“È innamorata.” Intervenne il fratello, vedendo Dawn stranamente di buonumore e su di giri.
“Lo credo anch’io.”
Avere una donna sempre allegra è una benedizione per ogni uomo che la incontra.
Peggio di una donna incazzata c’è solo il diavolo fatta persona.
L’indomani i due si ritrovarono per una lezione d’autodifesa.
Più che d’autodifesa…direi una sessione intensa di baci e carezze.
Ben pochi minuti spesi per gli allenamenti e se avessero continuato con certi ritmi dopo un mese non avrebbe imparato nulla.
“Andiamo?” Borbottò la giovane.
“A quest’ora?”
Mancava mezzora a mezzogiorno e si chiedeva chissà quale luogo avesse da mostrargli.
“Prima di andare ti devo bendare.”
Quanti ragazzi hanno sognato di girare bendati per la città.
Lui era scettico, ma si fidava di lei.
Fece come gli era stato chiesto e i due si ritrovarono a passeggiare.
Dawn sapeva che il fidanzato conosceva bene la città, ma facendo un giro più largo del solito probabilmente non avrebbe mai collegato le zone.
Non era difficile capire dove si trovasse, ma preferiva stare in silenzio e comprendere il perché si comportasse così.
 
Un campanello che suona.
Una donna che scende di corsa dalle scale, affiancato da un giovanotto.
E lei che gli sfila la benda.
Appena ritrovata la luce si era trovato davanti tutta la sua famiglia.
Il padre con l’indomabile sigaretta e con il pizzetto.
La madre con un fazzoletto ad asciugarsi gli occhi e qualche ruga.
La sorella che era diventata a tutti gli effetti una donna e che spingeva avanti un ragazzo e quest’ultimo che lo fissava dal basso.
Il fratellino era cresciuto ed era diventato un bel giovanotto.
Sembrava fosse passato un giorno dalla sua fuga, ma erano passati anni e non poteva sapere cos’era cambiato nella fattoria.
“Ciao famiglia.” Bisbigliò non sapendo che altro dire.
Era quello il saluto che rivolgeva ai suoi genitori quando entrava e il sentirglielo dire aveva evocato in tutti molti bei ricordi.
“Questo è il mio regalo di fidanzamento.”
Disse semplicemente la ragazza, stringendogli una mano e chiedendogli quasi il suo perdono.
“Grazie.”
“Scott?” Gli chiese il fratello, mentre questi si girava a guardarlo e si abbassava un po’ per abbracciarlo.
“Sono tornato e non vi lascerò più.”
“Perché te ne sei andato?”
“Conosce la storia?” Chiese, rivolgendosi al padre che dopo aver spento la sigaretta, rispose con un cenno del capo.
“Sì, la conosco.”
“Avevo paura che mi avresti tenuto lontano. Non volevo farti soffrire e avevo timore di ogni cosa. Ho finito con il tenerti lontano dalla mia vita, capendo solo ora che così facendo ti facevo ancora più male. Potrai mai perdonarmi?”
“Ti aspetti che accetti le tue scuse?” Mormorò con un ghigno.
“Sempre se lo desideri.”
“Sei migliorato a calcio o sei rimasto il solito incapace?”
Il rosso non si aspettava una simile domanda e infatti si voltò a fissarlo confuso.
“Non guardarmi con quella faccia. È ovvio che ti perdono.”
Tutte le lacrime che aveva trattenuto in quei lunghi anni, scivolarono sulla maglia del fratello, mentre anche Alberta e i genitori si riunivano in un unico abbraccio.
Abbraccio da qui Dawn non era stata esclusa.
Si sentiva finalmente in pace.
Aveva ottenuto il perdono del fratello.
Aveva ricevuto l’amore di Dawn e non aveva nulla da recriminare.
“E tutto il resto?”
“Quale tutto il resto Scott?”
“Hai qualche problema fisico con l’incidente?” Chiese imbarazzato, temendo la risposta.
“Ho solo una cicatrice molto figa che attira le donne.”
“Razza d’idiota.” Borbottò, tirandogli un lieve pugno d’affetto sulla testa.
“E tu? Come va con le conquiste?”
“Ho ritrovato Dawn.”
“Ritrovato?” Chiese la diretta interessata.
“Temevo d’averti perso.”
“Io l’ho sempre saputo.” Riprese il giovane, abbracciando anche la fidanzata del fratello.
Tutto era finalmente perfetto ed era riuscito con molta fatica a ricucire ogni cosa.
 
10 anni dopo.
I genitori di Scott erano notevolmente invecchiati e continuavano a tirare avanti la baracca.
I ritrovi con i genitori di Dawn erano assai divertenti e andavano molto d’accordo nonostante tutto.
Trent era diventato il capo della società del padre e le lezioni che aveva ricevuto dal rosso gli erano servite parecchio per mettere la testa apposto.
Da viziato figlio di papà era riuscito a diventare molto maturo e non cercava più rogne o cose simili.
Perfino con le ragazze usava il guanto di velluto con il timore che se si fosse comportato da despota, qualcuno avrebbe potuto fargliela pagare molto cara.
Flash, il fratellino di Dawn, affrontava con successo il terzo anno delle superiori e sembrava voler proseguire la carriera di meccanico.
Era rimasto comunque un ragazzo spensierato e molto dolce.
Il fratello di Scott si era iscritto all’Università e completava un esame dietro l’altro con una facilità disarmante.
Era riuscito anche a trovarsi una fidanzata, nonostante la fama da casanova che aveva ereditato geneticamente.
Gwen e Duncan erano andati a convivere insieme ed erano propensi a fare un piccolo pensierino per un eventuale matrimonio.
Lui, abile ingegnere e lei segretaria in una piccola ditta di manutenzione ordinaria.
Tyler aveva effettivamente trovato l’oro con la sua Lindsay e nonostante fosse svampita, il tutto si era coronato con un matrimonio perfetto.
Lui lavorava nell’azienda del padre di Brick, mentre lei continuava con frenesia il suo percorso di moda.
Brick accettando il ruolo del padre come capoufficio aveva conosciuto una bella ragazza ed era caduto abbastanza bene.
La sua bella Jo era un tipo particolare, ma adatto ad una testa calda come lui.
Lightning era finito con il diventare un Professore delle medie e sembrava avesse abbandonato il comportamento da scavezzacollo che aveva da giovane.
Geoff era volato con la sua meravigliosa surfista ed entrambi convivevano felicemente e avevano allargato la famiglia.
Un piccolo marmocchio che non faceva che piangere in continuazione.
E Scott?
Non lo immaginate?
Scott si era sposato con Dawn non appena avevano finito entrambi l’Università.
La proposta l’aveva fatta nel vecchio parco, luogo in cui era sbocciato il loro amore.
Lui era diventato un buon psicologo e la moglie si occupava dei figli.
Dapprima avevano cominciato in quel minuscolo monolocale e poi con i primi stipendi avevano provveduto a trovarsi una sistemazione migliore.
 
Spesso durante la notte si svegliava e spostava la mano per verificare che tutto fosse vero.
Anche a distanza di molti anni lo faceva e quando la guardava non poteva crederci.
Quando guardava nell’altra metà del letto, la vedeva e non poteva credere che tra tutti gli uomini presenti, quell’angelo l’avesse scelto.
L’unico uomo che era ferito e violento era finito con l’unica creatura che potesse curarlo e che potesse farlo vivere in pace.
La ferita era stata curata e tutto per merito suo.
L’avesse trovata prima era questo il suo unico rammarico, ma ringraziava comunque il destino per quel dono.
“Amore cosa fai?” Chiedeva, accendendo spesso la luce e trovandoselo vicino.
“Ho voglia di te.” Bisbigliava ogni volta, avvicinandola e abbracciandola.
“I bambini stanno dormendo.” Riprendeva con malizia.
“Sarà il nostro piccolo segreto.”
Una luce che si spegne.
Una gioia inesprimibile.
Una sensazione di appagamento.
La gioia dei sensi.
E un’altra notte di passione che li travolge.




Angolo autore: Finalmente sto strazio ha fine.


Ryuk: 17 capitoli?


Non sarai superstizioso Ryuk.
Io adoro portare sfortuna alle persone.
E ora vi do un'altra bella notizia.
So che avevo detto che sarei tornato a pubblicare questo giovedì, ma ho deciso di prendermi una settimana sabbatica.
Sapete: ho problemi in inglese e non voglio essere rovinato.


Ryuk: In poche parole deve studiare per portarla al 6.


Spero che una settimana sia sufficiente.
Di tanto in tanto tornerò per dare qualche occhiata in giro, ma nulla di più.


Ryuk: rocchi ovviamente ringrazia tutti coloro che hanno recensito.


Già.
Ho ricevuto ottimi consigli e pure qualche idea per il futuro.
E ora posso anche andare.
Una settimana di ferie da questo sito mi ci voleva proprio.
Alla prossima miei sventurati lettori (anche se è solo Ryuk a pubblicare sti obbrobri e quindi sareste, tecnicamente, i suoi sventurati lettori).
 
   
 
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