Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Vorhs    04/06/2009    0 recensioni
La storia di un uomo che, raggiunta l'età adulta, si interroga sul proprio passato.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riflessi di tela

Riflessi di tela

 

Se ti dondoli orizzontalmente non ti viene il mal di mare”.

L’osservazione di Gilda sembrò non toccare Jim, che fissava nel vuoto verso il cielo. In quel momento sarebbe anche potuto morire: non avrebbe sentito dolore. Fra quelle fibre di tela blu che lo separavano dal sole mentre, sdraiato, si cullava su 400 euro di dondolo, scorse, per un solo, fuggevole secondo, ciò che da sempre aveva desiderato vedere.

“Bisognerà andare a prendere l’acqua” ricordò Gilda al marito, ma Jim non l’aveva dimenticato. Decise ancora una volta di tornare al mondo.

 

Spesso sognava di partire e non tornare per molto tempo, forse mai. Vedere cosa si prova a non essere nessuno e non avere niente su cui appoggiarsi. Come essere gettati nudi nel mondo.

Tutto sarebbe sembrato più bello, sicuro, ogni cosa avrebbe avuto un valore immenso, certo.

Povero stolto. Non sapeva che già non possedeva nulla.

 

Sognava anche di morire, e di poter vedere il susseguirsi degli eventi dopo la morte. Voleva accertarsi sul valore della sua esistenza. La sua vita aveva significato qualcosa? A qualcuno importava di lui? In più di 40 anni di vita era riuscito ad influire abbastanza su una vita altrui? E ciò gli importava davvero? Forse non desiderava che la sua vita avesse un senso. Anzi, più probabilmente voleva essere sicuro che davvero la sua esistenza non fosse contata nulla per nessuno. Era un uomo discreto lui, riservato, non si sarebbe mai sognato di ficcare il naso negli affari altrui.

 

Un giorno, mentre tornava a casa dal lavoro, si ricordò di quando, da ragazzino, provò il primo sentimento d’amore. Si chiamava Giusy e non era la più bella della classe. La terza più bella, obiettivamente secondo lui. Sembrava nata dall’incrocio tra un fiore e la serenità: era allegra, vivace, parlava sempre, in ogni momento. Parlava di cose inutili, era superficiale, immatura e un po’ egocentrica. Gli piaceva, la sua terza in classifica. Non sapeva che era in realtà una delle ragazze più ambite dell’intera scuola. Doveva trovare il coraggio di parlarle un giorno: credere di non avere rivali l’avrebbe aiutato.

Finì la scuola media, e con lei il sentimento dal caratteristico calore. Non si dichiarò.

Rivide Giusy 3 anni dopo, durante il liceo. La scoprì notevolmente ingrassata e con degli spaventosi solchi nel volto, in particolare sotto agli occhi. Sembrava che i cosmetici le avessero lentamente estirpato la serenità che la distingueva. Dopo averla congedata, Jim ci rise su. Un vero bastardo. Superficiale ed egoista. Come lei.

Giusy aveva abortito già una volta. “Roba dell’altro mondo” avevano pensato i vecchietti leggendo il quotidiano locale, quel giorno. “Come ho speso i primi 16 anni della mia vita?” si era chiesta Giusy quel giorno. Sì, Giusy era sicuramente più matura di Jim.

 

La seconda ragazza di cui Jim si innamorò follemente si chiamava Nadia. Si incontrarono la prima volta nel cortile della scuola. Lei aveva la sua stessa età. Un bersaglio più difficile si pensava allora.

L’ideale era trovarsi una ragazza che avesse un anno in meno di te. Abbastanza matura per parlarci tranquillamente di ogni cosa e sufficientemente giovane per fare gli esperti in amore.

Non era bellissima. Questa volta sul serio.

Aveva un bel viso, ma era piuttosto magra e scarna. Passava un po’ inosservata. Non parlava molto, sembrava covasse sempre tra sé e sé pensieri filosofici di chissà quale complessità.

Una notte, al termine di una festa a base di alcool, canne e musica, erano rimasti solo in sei: Jim, Jay, Nancy, Matt, Claire e Nadia. Si divertivano a tirare le somme della serata e a parlare un po’ dei rapporti interpersonali tra amici e nemici. Qualcuno accennò l’argomento “futuro”: quel che avrebbero voluto fare dopo la scuola. Solo allora Nadia, che durante tutta la serata non aveva aperto bocca, o perlomeno così era sembrato alla maggior parte delle persone, irruppe nel discorso esponendo le sue idee, i suoi sogni, le sue ambizioni e i suoi limiti. Tutto in una sola volta. Come se qualcuno, forse l’alcool, le avesse donato le corde vocali che sempre aveva desiderato.

Nessuno ebbe il coraggio di interromperla. ce ne sarebbe stato bisogno: era un discorso perfetto. Jim venne come trafitto: poteva provare di nuovo quella meravigliosa sensazione di calore che aveva smesso di provare 5 anni prima. Si era di nuovo innamorato, e questa volta il sentimento pareva ancora più forte di quello provato con Giusy.

Passarono 3 giorni, forse i migliori 3 giorni della sua vita, prima che Nadia si mettesse con Matt.

Quella bellissima sensazione sparì di nuovo, sostituita dall’apatia.

Jim passò l’esame di Stato con 67 centesimi. Era deciso a passare un’estate all’insegna del divertimento e della follia. Risultò tuttavia una delle peggiori della sua vita.

Non si innamorò mai più. Fece presto a dimenticare quella sensazione di calore.

 

Jim sposò Gilda a 28 anni. Era ora di darsi da fare con l’ideale di vita che si era dipinto in testa. Un ideale di vita noiosa, banale, quasi stupida, agli occhi di Jim.

Gilda aveva 25 anni ed era bella. Bella almeno quanto tediosa. Una ragazza di poche parole e pochi pensieri. Aveva qualche idea nella testa, qualche strada che intendeva seguire, ma nulla di interessante o ammirevole.

 

Jim passò una settimana a ricordare tutto questo. Nel frattempo si era mosso con inerzia, come se non fosse stato lui a guidare il suo corpo, ma un automatismo del destino.

Quando riprese coscienza delle sue azioni, si accorse di come nulla era cambiato, come nessuno si era accorto della sua momentanea assenza.

Da allora l’apatia si trasformò in agonia.

L’abbandonarsi ai ricordi diventò presto un vizio orribile. Jim non aveva mai sperimentato nulla di così brutto. E più evitava di ricordare, più ricordava. Passava ogni momento libero delle sue giornate a tormentarsi, ad angosciarsi, si crogiolava nella tristezza ogni sera prima di addormentarsi.

Quarant’anni di vita buttati nel cesso. Una giovinezza sprecata. Una vita inutile. L’unica cosa che lo tratteneva dal suicidio era l’amore per i ricordi.

Erano diventati la sua ragione di vita. Peggio dell’alcolismo, peggio del cibo, peggio della droga. Ne era schiavo e non sapeva come liberarsene. Non davano assuefazione, solo angoscia.

Quella era la sua droga, l’angoscia. Dopo 20 anni di completa apatia, l’angoscia sembrava un afrodisiaco. Era un sentimento forte ma, per quanto orribile, faceva sentire Jim ancora vivo, ancora capace di provare emozioni forti.

 

Decise di staccare. Così, all’improvviso. Da tutto.

Voleva lasciarsi alle spalle tutto ciò che gli potesse apparire familiare.

Lui e Gilda cambiarono casa, andarono ad abitare in campagna, lontani dalla città e dalla gente.

Un ultimo sforzo finanziario per liberarsi dallo strazio di una vita.

Le cose non cambiarono, l’unica cosa che ottenne fu più tempo libero per abbandonarsi ai ricordi.

 

Forse, quando sognava di ripartire da zero, come un uomo nudo gettato nel mondo, voleva solo ricostruirsi il proprio passato, ma era troppo tardi.

 

“Bisognerà andare a prendere l’acqua” ricordò Gilda al marito, ma Jim non l’aveva dimenticato.

Stava solo contemplando quella luce. Quel fine e brillante riflesso che il sole proiettava sulla tela blu del dondolo. Era bellissimo. E Jim provò di nuovo, per la terza volta nella sua vita, l’amore.

Il suo corpo fu pervaso da un calore sovrannaturale. In quel momento sarebbe anche potuto morire: non avrebbe sentito dolore.

 

Era innamorato dell’amore.

 

Era sempre stato innamorato solo dell’amore. Non gli importava cosa glielo facesse provare, ma lui non desiderava altro che provare amore.

Imparò presto ad amare ogni cosa, amò sua moglie come non l’aveva mai amata, amava la sua casa, la campagna, il lavoro. Amava la sua vita. Gilda, per la prima volta, fu contenta di aver sposato Jim.

 

Ebbe una figlia a 42 anni, una figlia che amò come nient’altro al mondo. La chiamò Nadia.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Vorhs