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Autore: momoallaseconda    03/03/2017    3 recensioni
*Fan Fiction partecipante al SaboxKoala's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
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Ace prese in mano la situazione, schiarendosi la gola.
"Dunque, vediamo di fare chiarezza... tu ieri sera sei andato a casa di Koala, come ogni venerdì sera. Vi è venuta fame e avete pensato di ordinare la cena da asporto..."
Sabo alzò un sopracciglio. Stava pronunciando di proposito ogni parola lentamente come se stesse parlando con un idiota?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*Fan Fiction partecipante al SaboxKoala's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
 
 
 
 
Idiota
 
 
 
Ace e Sanji lo fissavano a bocca spalancata da due minuti buoni ormai e Sabo iniziava a sentirsi un pò a disagio.
Si mosse nervoso sulla sedia grattandosi la nuca, lanciando al contempo occhiate furtive attorno al loro tavolo, sperando che nessun avventore del bar in cui si erano rifugiati in quel sabato pomeriggio di pioggia, li stesse osservando incuriosito per quello strano comportamento. Non aveva proprio voglia di elargire sorrisi di circostanza, aveva già avuto una brutta giornata senza dover pure rassicurare uno sconosciuto circa il loro stato di salute mentale.
Suo fratello e il suo amico non davano segno di volersi risvegliare dallo stato catatonico in cui erano caduti e lui iniziava seriamente a spazientirsi.
E che sarà mai, mica ho detto che ho ammazzato qualcuno...
Tossicchiò un paio di volte, con il chiaro intento di attirare la loro attenzione, ma nulla, continuavano a guardarlo scioccati senza emettere verbo. Sabo ormai ne aveva piene le tasche.
"Vediamo di piantarla, ok??" incrociò le braccia, assottigliando gli occhi. "Non ho detto nulla di strano potete anche smetterla di fare le belle statuine!"
La richiesta sembrò funzionare, Sanji si accigliò mentre Ace chiuse gli occhi sospirando.
"Niente di strano, hai detto?" Sabo, ancora corrucciato, diede tutta la sua attenzione all'amico biondo che aveva davanti. "Niente di strano??" ripetè iroso, come se non avesse capito bene, iniziando a fumare dalle orecchie.
Sabo aprì la bocca per rispondere ma Ace lo precedette posando una mano sulla spalla dell'esagitato amico. "Calma, Sanji. Vediamo di capire bene la situazione prima di dare tutta la colpa a lui, ok?" il biondo si chetò annuendo convinto, gli occhi di entrambi puntati ancora su Sabo.
Ace prese in mano la situazione, schiarendosi la gola.
"Dunque, vediamo di fare chiarezza... tu ieri sera sei andato a casa di Koala, come ogni venerdì sera. Vi è venuta fame e avete pensato di ordinare la cena da asporto..." Sabo alzò un sopracciglio. Stava pronunciando di proposito ogni parola lentamente come se stesse parlando con un idiota? "...lei aveva voglia di cibo italiano, ma tu volevi cinese..." Sabo annuì, alzando gli occhi al cielo. "...avete litigato..."
"Come al solito!" aggiunse Sanji, con un'occhiataccia rivolta a lui.
Ace lo ignorò, alzando i toni. "...e, dopo diversi minuti di litigio spacca timpani, non si sa come ne parchè, è andata a finire che vi siete lasciati??"
Sabo degluttì, gettando una rapida occhiata alla clientela del bar, riportando poi lo sguardo su quelli in attesa di fratello e amico.
Sabo tentò una risatina nervosa. "Ve l'ho detto, non so come sia successo! Fatto sta che è così, non si può tornare indietro, sono volate parole grosse..."
"Ah, lo so io cos'è successo!" proclamò Sanji, battendo un pugno sul piccolo tavolino che lo divideva dalla furia dell'amico e facendo voltare un paio di teste, come Sabo temeva.
"È stata senz'altro colpa tua!!"
Ace scosse la testa incrociando le braccia, mentre il biondino oggetto delle accuse si infervorava stringendo le gambe del tavolino come fosse stato il suo salvagente.
"Non è vero! Io..." tentò di spiegarsi ma non ci fu verso, Sanji nobile paladino difensore del gentil sesso non sentiva ragioni.
"Si, senz'altro le hai fatto dell'altro! L'hai sicuramente offesa in qualche modo, oppure... oppure hai attentato alla sua virtù!"
"Alla sua virtù...?" esalò Sabo debolmente. Koala aveva venticinque anni e stava con lui da quattro, come poteva Sanji credere che la sua virtù fosse ancora, insomma... intatta?
Ma Sanji non lo sentiva neanche più. Per dare più enfasi alle sue parole si erse in tutta la sua magnificenza fino a salire coi piedi sul tavolino, che traballò sotto il suo peso, invaso dal fuoco ardente dell'amore continuando la sua arringa contro chi osava far del male in un qualsiasi modo a delle donzelle dolci e delicate.
Sabo si accasciò scomposto sulla sedia, lasciando perdere ogni tentativo di sedare l'amico, tanto ormai era questione di secondi e li avrebbero buttati fuori anche da quel locale.
Ace lo fissò di sottecchi, guardandolo attraverso le gambe di Sanji che stava dando mostra di sè  inneggiandosi a difensore instancabile delle giovani e bellissime donne che si sarebbero trovate sul suo cammino.
"Perchè vi siete lasciati? Siete sempre stati una delle coppie più belle e affiatate che conosco."  negli occhi solo una sincera preoccupazione da fratello maggiore che fece sospirare il biondino.
"Non lo so! Davvero, abbiamo litigato si, ma lo facciamo sempre, come dice questo qua!" indicò le gambe dell'esaltato tra loro "...poi di punto in bianco mi dice che non ne può più, che non la capirò mai e che è ora di finirla!" iniziava ad avvertire di nuovo il magone che l'aveva accompagnato tutta la notte, quel senso di impotenza e dolore puro da sembrare quasi fisico.
"Mi ha lasciato così, senza spiegazioni!"
Non capiva, Sabo. Non capiva davvero! Era convinto stessero così bene insieme! Erano perfetti! Si sentiva a pezzi, completamente svuotato di qualunque emozione.
Ace sospirò mesto. "Magari non è troppo tardi... prova a parlarci ancora stasera..."
Sabo annuì, si ci aveva pensato anche lui. Avrebbe lasciato passare la giornata per farla calmare e verso sera si sarebbe presentato da lei con un mazzo di gigli bianchi, i suoi preferiti, chiedendole scusa in ginocchio, che qualunque cosa avesse mai fatto potevano sistemarla insieme. Sabo riacquistò un pò di fiducia. Si, avrebbe fatto così, lei doveva dargli il tempo di parlare e di trovare una soluzione al problema!
Con la ritrovata speranza nel cuore, si accorse a malapena dell'iracondo proprietario del bar che veniva a tirar giù a forza dal tavolo un Sanji ormai preda del suo monologo sdolcinato e completamente dimentico del perchè si trovasse lì sopra, mentre Ace allungava due banconote all'uomo per il disturbo causato. Non fece troppo caso nemmeno alla pioggia che arrivò prepotente a bagnargli capelli e giubbotto, quando vennero tutti e tre sbattuti fuori, sotto il diluvio. La sua attenzione era al minimo anche per le occhiatacce che continuava a lanciargli Sanji, ma il cellulare che squillava imperterrito nella tasca dei jeans riuscì a farlo rimettere coi piedi per terra. Si spostò rapido verso un angolo della tettoia per ripararsi e facendosi seguire dagli altri due. Lanciò uno sguardo rapido al display, stupendosi non poco di vederci scritto il nome Nico Robin.
Perchè la migliore amica della sua -ancora per poco- ex-ragazza lo stava chiamando?
Beh, valutò Sabo velocemente mentre rispondeva, quasi sicuramente aveva saputo della rottura, forse voleva sapere come se la passava lui.
"Sabo! Oh, per fortuna ci sei! Oh mio Dio! Oh mio Dio!!!"
In tanti anni di conoscenza, Sabo non aveva mai sentito Nico Robin usare un tono di voce che fosse alto o appena appena al di sopra della media dei decibel normali che ci vogliono per avere una conversazione tranquilla e serena, quindi l'angosciante agitazione che manifestò non appena mise il cellulare all'orecchio, fece scattare un'allarme nella testa del biondo e in quella dei suoi due compagni che erano riusciti a sentire la voce della donna pur essendo lontani dall'apparecchio.
"Oh mio Dio..." continuava a ripetere angosciata, non era da lei perdere così il controllo!
Sabo si irrigidì, pronto a tutto. "D'accordo, d'accordo calmati adesso! Tranquilla e spiegami, che cosa succede! Tu stai bene?"
Si sentì un profondo respiro dall'altra parte del telefonino, poi la sua voce tremante ma lievemente più calma. "Si, io... oh, Sabo! Oddio..."
Il biondo strinse il cellulare tra le dita con forza, rischiando di romperlo, mentre un enorme senso di inquietudine si faceva strada in lui. "Cosa Robin??" la incitò.
"...Koala ha... ha avuto un incidente... un'ora fa, con la macchina. È uscita fuori strada, con questa pioggia maledetta... oh, Sabo... sono appena riusciti a contattarmi! L'hanno portata all'ospedale con l'ambulanza e non ho idea di come stia!"
L'inquietudine divenne terrore puro in un secondo. Un terrore assurdamente potente che gli mozzò il respiro e si conficcò come un coltello in mezzo alle scapole e probabilmente non lo sentiva solo nella testa e nel cuore, anche la sua faccia lo stava patendo perchè Ace e Sanji lo fissavano spaventati e con gli occhi spalancati.
"Sabo? Ci sei? Ti prego rispondi!" continuava Robin dall'apparecchio, non sentendo più nulla.
Ace prese il cellulare di mano al fratello che osservava l'asfalto bagnato con sguardo vitreo e mise in viva voce.
"Robin sono Ace. In che ospedale hanno portato Koala?" mormorò, mentre Sanji posava afflitto una mano sulla spalla del biondino, cercando di infondergli un pò di coraggio, visto lo stato in cui era caduto.
"Ace!" la voce di Robin risuonò forte anche se attutita dal vento e dalla pioggia sotto la tettoia, e sembrò sollevata nel sentire che Sabo non era solo. "È al Baltigo!" rispose rapida "Il Baltigo Hospital. Io sto partendo ora..."
"Ok..." rispose il moro, ancora assolutamente calmo, scambiandosi uno sguardo con Sanji. "Ci vediamo lì."
"D'accordo... so che è già stata trasferita al quarto piano, stanza numero dieci!"
"Grazie, a dopo. Vai piano in auto, Robin..." si premurò il moro.
"Si, anche voi..." Ace chiuse la comunicazione con un gesto secco ma prima che potesse fare o dire alcunché, Sabo alzò gli occhi di scatto spaventato, come se avesse ripreso coscienza di sè solo in quel momento, e senza dire una parola corse via da loro, sotto la pioggia battente, tra i richiami di Sanji, chiaramente diretto al parcheggio e verso la sua auto.
 
Non puoi farmi questo! Non puoi!
Non puoi morire, Koala!! Non puoi!
TU-NON-DEVI-MORIRE!!
Sabo ormai non ragionava più. Il terrore e la preoccupazione avevano raggiunto livelli estremi e non credeva di essere mai stato così male in vita sua.
Aveva guidato come un matto per arrivare prima possibile e grazie a chissà quale buona stella era riuscito ad arrivare in ospedale senza provocare danni a sè, all'auto o a terzi, ed ora cercava come un disperato quella maledetta stanza!
I corridoi erano tutti uguali, bianchi e dal persistente odore di candeggina. Aveva percorso tutto il quarto piano di corsa, ma non riusciva a trovarla. Dove diavolo era la numero dieci??
Si fermò affannato e col fiatone, sentendo delle voci dietro l'angolo. Due infermiere! Sabo si piazzò davanti a loro, facendo prendere un colpo ad entrambe. Tossicchiò un pò, cercando di riprendere fiato. Dalle loro occhiate capì che non doveva avere un bell'aspetto, ma non se ne curò minimamente. "Scu-scusate... potreste dirmi qual è la stanza numero dieci... per favore?"
Le due si guardarono tra loro prima di indicare con lo sguardo una porta chiusa dietro Sabo, che aveva la tesserina N.10 chiaramente indicata a lato. Sabo spalancò la bocca mentre una delle sue donne, quella dai capelli azzurri, gli chiedeva esitante. "Lei è un parente?"
Era preparato, lo sapeva che glielo avrebbero chiesto, lo fanno sempre, la cosa più saggia sarebbe stata dire una piccola bugia, tutto pur di accertarsi delle condizioni di Koala...
"Ecco, no..."
...questo non toglieva il fatto che lui fosse anche un imbecille che le bugie non sapeva dirle, anzi si fregava sempre con le sue stesse mani.
Le due infermiere lo guardarono dispiaciute e fu la bionda col caschetto a prendere parola. "Ci spiace. In questo reparto si può entrare solo se si è parenti e in orari ben precisi. I pazienti ricoverati qui sono tutti molto gravi e alcuni rischiano seriamente la vita. Può ben capire perchè non possiamo fare entrare chiunque..."
La pugnalata arrivò veloce e si conficcò parecchio in profondità.
"A-alcuni rischiano... rischiano di mo-morire?" chiese, col cuore in gola che rischiava seriamente di impazzire per quanto batteva. Fece appello a tutto il suo autocontrollo per cercare degli argomenti a suo favore da usare, ma quello che ne uscì fu un tentativo patetico e supplicante di persuasione. "Per favore... È la mia fidanzata, si chiama Koala! Per favore... ieri abbiamo litigato! Per favore! Io... io devo sapere come sta! Vi prego!" esalò, tremando da capo a piedi.
Le due donne si guardarono e l'azzurrina sospirò pacatamente prima di fargli un cenno di diniego col capo che annientò il povero ragazzo. "Sono le regole ci dispiace. Noi abbiamo appena iniziato il turno non potremmo in ogni caso dare informazioni, ma se attende dieci minuti comincia il giro visite dei parenti e potrà saperlo da loro! Sono certa che la sua fidanzata stia ricevendo le cure migliori se si trova qui. Per cortesia, aspetti in sala d'attesa, ora."
Sabo si stropicciò gli occhi lucidi, mostrando la determinazione di prima completamente sparita, e annuì mesto avviandosi.
Non appena sentì chiaramente il rumore delle quattro ciabattine ortopediche che si allontanavano nel corridoio, Sabo avanzò rapido e circospetto di nuovo verso la stanza.
Determinazione sparita, un paio di palle! Lui in quella stanza ci entrava, che lo volessero o no!
Dall'angoscia quasi non si premurò di chiudere piano la porta dietro di lui, mentre entrava cauto nella stanza in penombra.
Con le tapparelle quasi del tutto abbassate riusciva a vedere ben poco, ma sentiva distintamente un bip acuto e continuo provenire da un macchinario alla sua destra, di quelli che solitamente sono collegati ad un respiratore. Sudò freddo per quella considerazione, mentre gli occhi iniziavano ad abituarsi al buio e la stanza prendeva forma intorno a lui.
Alla parete di sinistra c'era una piccola scrivania sgombra ed un armadio bianco. Le grandi finestre davanti a lui mostravano dei flebili spiragli di luce e facevano ben intendere che il sole alla fine avesse preso il posto della pioggia.
Di quella maledetta pioggia, si disse Sabo, quella che aveva provocato l'incidente della sua ragazza e l'aveva confinata in quella stanzetta angusta, distesa su un letto asettico pieno di cuscini sgualciti, con le braccia piene di tubicini e in viso una mascherina bianca per la respirazione, che lasciava scoperti solo gli occhi chiusi.
Sabo si perse un istante a guardarla, indeciso, poggiandosi ai piedi del letto.
Sembrava così piccola e indifesa mentre dormiva -Sabo ci sperava con tutta l'anima- coperta fino al mento da un semplice lenzuolo. Nemmeno i capelli riusciva a vederle perchè qualcuno, presumeva un'infermiera, glieli aveva raccolti con una bandana, rossa sembrava anche se nella penombra era difficile vedere bene, forse per evitare che dessero problemi con la mascherina.
Mandò giù un groppo in gola, cercando di trattenere le lacrime che maledette spingevano per uscire a tutti i costi.
Koala era davanti a lui, inerme e indifesa, probabilmente stava anche rischiando la vita e lui rimaneva là senza sapere cosa fare. Si sentiva terribilmente impotente!
Tutte le belle parole che si era immaginato di dirle quella sera per farsi perdonare e riallacciare il rapporto erano svanite, dissolte nel nulla non appena l'aveva vista, lasciando il posto ad una sensazione orribile e dal sentore ben definito.
Di tempo non ce n'era più...
Sabo non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei.
Pensava che sarebbe riuscito a riconquistarla in qualche modo, era anche disposto a cambiare,  a rinunciare ai weekend in campeggio coi fratelli, ad aiutarla coi piatti, a stare più tempo possibile con lei, pur di non lasciare andare l'amore della sua vita. Ma così...
Così non c'era più tempo...
Tutto quello che avrebbe voluto fare insieme a Koala, i viaggi, le passeggiate, le risate, l'amore...  forse era già tutto finito. Una vita insieme, sognata e voluta da lui più dell'aria, ora veniva spazzata via per una fatalità. Non riusciva a concepirlo, era più forte di lui.
La cartella clinica ai piedi del letto preferì non guardarla, tanto non ci avrebbe capito nulla, e forse gli avrebbe solo procurato più dolore. Con una smorfia amara si rese conto di non sapere nemmeno cosa avesse esattamente la sua ragazza e perchè si trovasse in quelle condizioni.
Facendosi coraggio trovò la forza per avvicinarsi al suo viso, camminando piano per non disturbare il suo sonno, che sonno doveva esserlo per forza, perchè si rifiutava di credere che fosse tenuta in vita da delle macchine! La sua Koala doveva essere ancora lì, da qualche parte!
Non poteva darsi per vinto, forse non era così grave, forse c'era ancora speranza!
Sbaglio o aveva letto qualcosa sui pazienti in coma che sentivano tutto quello che veniva loro detto? Forse era un'idea stupida, soprattutto tenendo conto che non sapeva nemmeno se fosse davvero in coma, ma valeva la pena provarci o rischiava di impazzire nell'attesa.
"Ciao amore mio..." sorrise dolce sentendosi addosso tutta la stanchezza delle ultime ore. "Ho fatto prima che ho potuto per riuscire a venire da te, ma lo sai, sono sempre in ritardo..." si fermò un istante, ricacciando indietro le lacrime, continuando a sorridere. "Ma che mi combini? Non eri tu quella sempre prudente al volante? Sono sicuro che non è stata colpa tua..." degluttì e si avvicinò ulteriormente, posando entrambe le mani sopra il lenzuolo e inginocchiandosi accanto ai cuscini. "Non puoi farmi questo... non ti permetto di morire in questo modo! Ricordi? Ce lo siamo detto una volta, saremmo morti insieme, da vecchi... se te ne vai adesso, sarà stato tutto vano... la mia vita non avrà più alcun senso..." un sussurro disperato. "Tu mi hai lasciato è vero, ma io non posso vivere senza di te... ti amo da sempre, amore mio! Stiamo bene insieme, lo sai anche tu! Non puoi stare senza di me... io non posso stare senza di te... ti ho sempre amata... ti prego, svegliati... ti prego amore mio..."
"Che cazzo sta succedendo qui??"
Sabo si alzò dal letto di scatto come se si fosse scottato, girando velocemente la testa verso la porta e asciugando gli occhi lucidi mentre la luce si accendeva di colpo. Si accigliò un istante, accecato dai neon e dall'intrusione di una gigantesca figura che si stagliava furibonda sull'uscio e lo fissava truce.
Ma che...?
"Chiedo scusa!" si affrettò a spiegare Sabo, le mani avanti "So che non dovrei essere qui, lei è il medico?"
L'altro lo guardò schifato avanzando deciso verso il letto, gli occhi scuri iniettati di sangue. "Il medico? Ma che cazzo stai dicendo? CHI CAZZO SEI TU??"
Sabo si indispettì, ma che comportamento era quello? "Chiedo scusa! Ma vede, è la mia fidanzata e-..."
"LA TUA COSA??"
Sabo fece un triplo salto all'indietro, vedendo quell'armadio stagliarsi in tutta la sua altezza davanti a lui, cercando di trucidarlo con gli occhi aspettando la sua spiegazione prima farlo con le mani.
"La... la mia fidanz..." ma rinunciò a terminare la frase, perchè quel diavolo dai capelli rossi e -era  eyeliner?- con dei segni neri sotto gli occhi, cercò di prenderlo per il collo. Riuscì a sottrarsi appena in tempo, avvicinandosi alla porta col cuore in tumulto, ma ben deciso a non scappare nè a dargli le spalle! Non avrebbe mai lasciato Koala in balia di quell'energumeno fuori di testa spuntato da chissà dove!
Ma chi era e che voleva da loro??
Appurato che non poteva trattarsi del medico, Sabo non gli toglieva gli occhi di dosso e si stupì che avesse già rinunciato ad avventarsi su di lui, qualunque fosse il motivo. In realtà non si era più mosso dai piedi del letto e ora fissava alternativamente lui e la sua Koala ancora addormentata, ad intermittenza, in volto una maschera di sdegno, ira e avrebbe azzardato... dolore...?
Lo vide scuotere la testa e sospirare mentre si appoggiava con entrambe le mani alla base del letto, gli occhi puntati su di lei. "Allora è così... non faccio in tempo a tirare un sospiro di sollievo perchè finalmente sei fuori pericolo, che vengo a sapere che hai una relazione da anni con questo fesso!" gli lanciò un'occhiata furibonda. "Pensa che idiota... credevo che sarebbe andato tutto bene d'ora in avanti! Ti saresti rimessa e non avremmo più pensato a questa brutta storia! Ero pure venuto a dirti che finalmente ero pronto ad avere il bambino che mi chiedevi da mesi! Avrei anche potuto perdonarti una scappatella, Nojiko... ma addirittura una relazione intera... no, questa non te la perdono!"
Sabo era confuso.
Battè le palpebre un paio di volte, convinto di non aver capito bene.
"Ehm... Nojiko...?" azzardò, titubante.
Un dubbio atroce si fece strada dentro di lui e gettò rapido un'occhiata alla donna addormentata sul lettino, sgranando gli occhi nel notare con la luce delle ciocche chiaramente color lilla fuoriuscire dalla bandana.
Oh merda...
Il rosso si voltò di nuovo verso di lui, l'espressione indecifrabile. "Si, Nojiko! MIA moglie! L'unica donna che credevo degna di fiducia ma che a quanto pare ha una relazione piuttosto seria con un'imbecille come te!"
Sabo trattenne il respiro, non tentando nemmeno di rispondere a tono per le offese perchè sapeva di averla combinata grossa. Stava già pensando a cosa dire per spiegare il malinteso quando entrò trafelata l'infermiera coi capelli azzurri che aveva incontrato prima nel corridoio, probabilmente richiamata dalle urla.
La donna squadrò prima il ragazzo dai capelli rossi che sembrava aver perso tutta la verve dell'inizio e fissava deluso la ragazza a letto -che ora sapeva chiamarsi Nojiko e non Koala- e poi lui, che incenerì con lo sguardo. "Ma lei non doveva attendere in sala d'aspetto??"
Sabo la vide come un'oppurtunità e la colse al volo. "Si, infatti! Ma non ho resistito!" si voltò risoluto verso il rosso. "Ehi, è stato tutto un'enorme malinteso!!" quello lo squadrò truce, Sabo indietreggiò istintivamente. "Credevo che su quel letto ci fosse la mia ragazza, che si chiama Koala! Glielo dica anche lei!" disse guardando l'infermiera, che lo guardò corrucciata incrociando le braccia. "Si, prima ha detto che si chiamava Koala. Ma che c'entra ora? Non è un buon motivo per fare tutta questa confusione!! Devo chiedere ad entrambi di lasciare la stanza, subito!"
Ma l'altro ragazzo non la ascoltava nemmeno. Con gli occhi spalancati fissava Sabo continuare a dire che si era trattato di un malinteso e che nel buio non era riuscito a distinguerla, che amava solo la sua Koala e voleva sapere come stava... sembrava sincero, fuori come un balcone, ma sincero. Guardò la sua -forse ancora- donna riposare serena e si convinse delle parole di quel biondino idiota. Effettivamente, Nojiko era troppo bella ed intelligente per poter anche solo prendere in considerazione uno come quello là...
La certezza definitiva che non fosse stato tradito e soprattutto che quel tale fosse un deficiente, la ebbe dieci secondi dopo, quando lo sentì chiedere all'infermiera perchè la sua ragazza non fosse in quella stanza, dal momento che aveva seguito le istruzioni alla lettera, quarto piano, stanza dieci.
"Quarto piano?" la donna lo fissò come se fosse una lumaca marina che doveva ingoiare. "Questo è il quinto!! Deve scendere di uno!!"
Sabo la fissò sconvolto. "Scherza vero?" poi, senza attendere risposta schizzò via alla velocità della luce, lasciando dietro di sè un'infermiera furibonda e un animo sollevato anche se sbigottito.
Scese in fretta le scale e zigzagò rapido tra le persone che incrociava nei corridoi, alla disperata ricerca della ormai tristemente nota stanza dieci.
Ormai non aveva più fiato e sudava in maniera oscena, ma non poteva fermarsi!
Anche se Koala non era la donna con il respiratore, non voleva dire che fosse sana e salva e lui era anche stufo di dover chiedere al mondo dove trovarla e sapere come stava!
Dopo aver pensato di averla persa, era sempre più bramoso di trovarla per accertarsi delle sue condizioni e, possibilmente, sfoderare la carta della sincerità per tentare di riconquistarla.
Rallentò l'andatura passando davanti a diverse camere con la porta aperta, notando appena un lampo nero che si parò nel suo campo visivo, seguito da voci che conosceva bene. Tornò indietro e seguì quelle voci fino all'uscio di una stanza, guarda caso targata n.10, e vi si affacciò titubante, gettando uno sguardo dentro. La camera era piccola anche se molto più luminosa della gemella al piano di sopra e brulicava di persone.
Sabo tirò un sospiro di sollievo nel constatare la totale assenza di macchine per la respirazione, tubi e attrezzature varie. Solo un armadio e un lettino facevano parte dell'arredamento e, seduta semisdraiata su quest'ultimo, c'era la donna più bella del mondo, con una vistosa fasciatura al braccio sinistro ma l'aria allegra di una che sapeva avrebbe potuto andarle molto peggio.
Intorno a lei, disposti più o meno disordinatamente, c'erano entrambi i suoi fratelli, Sanji, Nico Robin e Nami, tutti ridacchianti per chissà che battuta.
Sabo sospirò ancora, doppiamente sollevato nel sentire il clima rilassato e bonario, di certo beneaugurante per la salute della sua ragazza.
Come spinta da una forza sconosciuta, Koala smise di ridere voltandosi verso la porta ed inquadrandolo, mentre tutto il gruppo faceva lo stesso seguendo il suo sguardo.
Sanji sbuffò. "Finalmente!" lo sgridò.
Ace scosse la testa, mesto. "Dov'eri finito? Ti abbiamo cercato un sacco dopo aver visto la tua auto nel parcheggio!"
Ma Sabo non li ascoltava, aveva occhi solo per lei. Lei, che aveva rischiato di perdere e invece era ancora qui, bellissima, in salute, arrabbiata... arrabbiata...?
Sabo la fissò stupito, perchè Koala sembrava sul punto di volerlo sbranare?
"Perchè sei un idiota!!" gli urlò in faccia quando fu abbastanza vicino da riuscire ad afferrarlo per il bavero della giacca. "Passi che ti sia perso per trovare la mia stanza, posso anche passare sopra al fatto che ti sia presentato per ultimo e a mani vuote!" Sabo sgranò gli occhi. "...ma ti giuro, se ti azzardi di nuovo a mettere le mani sulla MIA macchina ti taglio le palle e le regalo a Rufy!"
L'interpellato si grattò la nuca confuso, non capendo bene cosa dovesse farci lui con le beh, cose del fratello, che Koala voleva dargli. Ace gli posò una mano sulla spalla. "Ragazzi, penso sia il caso di uscire, lasciamogli un pò di privacy..."
Rufy lo fissò sorpreso. "Ma come, io voglio capire..." Sanji lo afferrò per un braccio. "Andiamo, testa vuota, ti offro una cioccolata alle macchinette..." mormorò spingendolo fuori, seguito da Ace e Nami. Robin si fermò un istante a dare un affettuoso abbraccio alla paziente, che nel frattempo aveva lasciato andare uno spaesato Sabo.
Prima di uscire la mora passò accanto al biondino mimandogli con le labbra 'scusa se ti ho fatto preoccupare al telefono, nessuno mi aveva detto come stava, ho pensato al peggio, per fortuna è tutto ok!' ricevendo un gesto affermativo.
Rimasti soli, Koala lo fronteggiò. "Dove sei stato finora?"
Lui boccheggiò, temendo quella domanda, ma decidendo per la sincerità. "Non ci crederai, ma fino a dieci minuti fa io ti stavo tenendo la mano!"
Koala ovviamente si mostrò piuttosto scettica. "Si, come no..." lo liquidò in fretta.
Sabo stava per ribattere ma lei fu più veloce. "Comunque, tornando al discorso di poco fa... ricordi settimana scorsa quando ti sei gentilmente offerto di dare un'occhiata al motore della mia auto per capire cosa fosse quel rumorino che sentivo quando frenavo?"
Sabo annuì, non capendo.
"Bene, a quanto pare non ti sei limitato a quello..!" esalò, stringendosi al petto il braccio fasciato. "Nel tuo delirio di onnipotenza hai accidentalmente tagliato, spostato, fatto qualcosa che non dovevi fare, che oggi ha fatto in modo i freni non funzionassero ed io perdessi il controllo della macchina, finendo dritta contro una bancarella del mercato cittadino, fortunatamente semi vuoto per il diluvio! È stato solo grazie al caso che non ci siano stati danni rilevanti o, peggio, vittime! Io me la sono cavata con una slogatura, ma hanno preferito trasportarmi in ospedale perchè ero sconvolta! Mi dimettono entro sera, sono qui solo per sapere gli esiti dei controlli di rito."
Sabo, che in tutto il suo discorso aveva trattenuto il fiato, gli occhi a palla, si lasciò andare in un sospiro liberatorio chiudendo gli occhi.
Stava bene! Era tutto a posto, la sua ragazza non aveva nulla!!
Era talmente sollevato che quasi non fece caso al fatto che fosse tutta colpa sua se Koala era in ospedale. Si accasciò sul letto ai suoi piedi, stravolto per tutte le emozioni patite in unico pomeriggio e iniziando a sentire sopra a tutte un tremendo senso di colpa avanzare inesorabile. Non avrebbe mai dovuto proporsi per dare un'occhiata alla sua auto, aveva rischiato di perderla per una sua disattenzione! Quando voleva sapeva essere davvero un idiota, aveva ragione il ragazzo al piano di sopra... ma sarebbe stata l'ultima volta! Giurò a sè stesso che non sarebbe capitato mai più, le cose complicate era meglio lasciarle a chi le sapeva fare, si appuntò mentalmente.
L'espressione da cucciolo spaventato che doveva avere intenerì la ragazza che prese a ridacchiare. Sorridendo, gli strinse forte la mano, mentre Sabo tornava a guardarla negli occhi, il viso contratto in una smorfia di dolore.
"Stai tranquillo, sto bene, non mi sono fatta niente e nemmeno la macchina. La bancarella aveva pochissima merce esposta e sembra che non si sia rotto nulla, anche se ho dovuto fare la constatazione amichevole con una panca e un ombrellone come controparte... non penso mi ricapiterà mai più! Ai dottori ho detto che ho perso il controllo per la pioggia, per cui nessuno verrà a farti domande. Ma ricordati che la mia macchina tu non la toccherai mai più!" aggiunse guardandolo fisso, una luce omicida negli occhi. Sabo annuì, assolutamente d'accordo, sentendosi davvero grato con lei.
"Per sdebitarmi potrei farti da colf finchè non ti rimetti con il braccio!" esclamò entusiasta, prima di  ricordarsi che quella non era più la sua ragazza e sentirsi il sorriso scivolare via dal viso. "Certo, sempre se ti va..." magari vederselo sempre in giro per casa le avrebbe dato fastidio.
Ripensò al discorso che aveva fatto in quella camera alla donna sul letto, quando era convinto che fosse Koala. Non si rimangiava nulla, era ancora disposto a lottare per riaverla con sè nella sua vita, ma prima doveva essere certo di non essersi bruciato ogni minima speranza con la stupida bravata dell'auto.
Lei invece si illuminò a quelle parole. "Mi sembra un'ottima idea! Sarai mio schiavo per le prossime due settimane!" esclamò contenta. "Ma dovrai servirmi in tutto, eh! Forse è meglio che ti fermi da me anche la notte..." riflettè guardandolo maliziosa.
Sabo battè gli occhi, confuso. "Davvero? Anche la notte...? Non ti crea problemi che passi da te così tanto tempo...?"
Lei restituì lo sguardo altrettanto confusa. "E perchè mai dovrebbe darmi fastidio?"
"Beh, perchè mi hai lasciato!"
Lei fece tanto d'occhi. "Che avrei fatto io??"
Sabo annuì sicuro. "Si, non te lo ricordi? Ieri sera, quando sono venuto da te e abbiamo litigato!"
"Ieri ser..." Koala si bloccò fissandolo con un sopracciglio alzato e uno sguardo saputo.
Sabo si guardò i piedi, afflitto. Se l'era ricordato...
"Che idiota che sei..."
Si risollevò di scatto. "Che cosa?" chiese spaesato.
Koala sbuffò scuotendo la testa. "Ho detto che sei davvero un idiota! Adesso ho capito perchè sei fuggito da casa mia come se avessi il diavolo alle calcagna ieri sera!" si grattò una guancia, guardandosi attorno come a trovare la forza da qualche parte per non spaccargli la testa.
Il suo ragazzo era un emerito imbecille!
"Ma-ma mi hai detto che non ne potevi più e che era ora di finirla!"
Koala sbuffò di nuovo. "Io non ti ho mai lasciato, Sabo! Non so che idea ti sia fatto, ma di certo quelle parole non erano riferite alla nostra relazione!"
Il biondino boccheggiò, preso in contropiede. "No-non mi hai lasciato? Ma allora di che parlavi??"
Alzò gli occhi al cielo. "Del cibo cinese!!!"
....eh?
"Io odio il cibo cinese, Sabo!! Sembra sempre una poltiglia creata da un cieco senza mani e non è nemmeno buona! Ha un odore sgradevole, puzza proprio! Quel genere di puzza che ti resta attaccata ai vestiti, alle tende, al tappeto, ai capelli!!"
...........eh?
"Ho detto che era ora di finirla, ma intendevo di ordinare cinese quando vieni da me!!! Quell'odore maledetto se ne va solo dopo due giorni e io sono stufa di tenere le finestre aperte mezza giornata anche in inverno per soddisfare i tuoi gusti assurdi!"
Dire che Sabo aveva gli occhi fuori dalle orbite era dir poco.
Cioè era stato tutto un malinteso?? In effetti, era scappato con la coda tra le gambe dopo quelle parole, spaventato a morte, senza lasciarle nemmeno finire la frase...
Quella giornata avrebbe più smesso di riservargli sorprese?
Non sapeva nemmeno cosa dire, la bocca completamente arida, mentre sentiva Koala ridere serena.
Alzò gli occhi su di lei, beandosi dell'immagine sorridente, in salute e soprattutto ancora e totalmente sua della ragazza e decidendo di mandare al diavolo tutto.
Con comica urgenza si appropriò delle sue labbra prendendola di sorpresa, ma sentendola subito corrispondere il suo bacio frettoloso, con altrettanto ardore. La lasciò andare solo per mancanza d'aria, tenendosela vicino, fronte contro fronte.
"Ti amo Koala..."
Lei ridacchiò sulle sue labbra. "Il mio adorabile idiota..." la sentì mormorare. "Ma tranquillo, ti amo lo stesso, anch'io. Basta che non ordini più cinese a casa mia e non ti azzardi a toccare la mia auto!"
Sabo rise, riprendendo a baciarla, dimenticandosi di tutto.
Anche se adorabile, era davvero un idiota.
 
"Ah, ho preso anche una multa piuttosto consistente... ovviamente la pagherai tu!"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autore:
 
Volevo solo augurare un buon Sabokoala Day a tutti e ringraziare le persone che si impegnano sempre per creare questi eventi! Ragazzi/e siete fantastici!!! Soprattutto Zomi grazie anche per l’aiuto dell’immagine, sono una frana!!
Cento di questi giorni!!
E se qualcuno se lo stesse domandando, la scena dove Sabo ‘sbaglia‘ donna è volontariamente ispirata dal film italiano ‘Ex‘, che adoro!! ^.^ mi ha fatto morire volevo metterla a tutti i costi e Sabo era perfetto, dei geni sono…
Nessuna Nojiko è stata maltrattata durante la stesura di questa FF. E il riferimento alla KiddxNojiko è colpa di Page che mi sta conquistando con i suoi pairing più disparati!
Grazie ragazze!
Momo
 
   
 
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