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Autore: Evans92    03/03/2017    5 recensioni
Alex è un musicista, vive a New York in un appartamento che divide con altri due ragazzi. Le sue giornate sono all'avventura e lui ama la sua vita così: senza regole, senza legami. Fino al giorno in cui conosce Dylan, collega e amico di suo padre.
Nonostante vengano da due mondi opposti e siano profondamente diversi tra loro si creerà un legame, che sconvolgerà tutto quello che credevano di sapere e che insegnerà ad entrambi cosa vuol dire vivere.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quindicesimo capitolo
 
Guardai Dylan rivestirsi e mi sorpresi nel sentirmi così triste. Di solito ero io quello scappava, ma immaginai di dovermi abituare a tutte quelle novità. 
- Aspetterò che sia tu a chiamarmi, suppongo -
Dylan mi sorrise da sopra la sua spalla e il mio stomaco fece le fusa mentre incrociavo le braccia sopra alle ginocchia e ci appoggiavo sopra il mento osservandolo rapito
- Veramente stavo pensando che potremmo vederci domani -
Mi accigliai sollevando il viso 
- Sei sicuro? Emma.. -
Dylan con un movimento rapido si chinò su di me e schiacciò le labbra sulle mie, mi sciolsi e risposi al bacio passando la mano fra i suoi capelli lasciandola scivolare dietro, sul suo collo dove affondai le dita 
- Domani Alex -
Annuii sulla sua bocca e soffiai 
- Domani -
Dylan sorrise, mi guardò, mordendosi il labbro inferiore già gonfio grazie ai miei baci, poi si sollevò e afferrando la giacca uscì dal mio appartamento. 
Il silenzio che si lasciò alle spalle fu assordante. 
Mi accasciai sul letto e fissai il soffitto stravolto.
Ero fottuto.
 
Nel pomeriggio decisi di cercare un po di figlio amorevole nel mio intimo e andai a trovare mia madre all'ospedale.
Non mi stupii di saperla in una stanza privata malgrado avesse avuto solo un semplice malore nè mi stupii di trovarla circondata da tutti i confort possibili ed immaginabili malgrado sarebbe rimasta lì solo per due giorni. 
Mia madre mi accolse con un sorriso contenuto sollevando gli occhiali da lettura dal suo nasino sottile
- Tesoro! Che piacevole sorpresa -
Almeno non mi aveva accolto assicurandosi che non avessi rubato qualche droga, ma probabilmente c'era tutto il tempo per quello. 
- Oh finalmente! Ho proprio bisogno di una pausa! -
Facendo tintinnare le sue collane e picchiettare i suoi tacchi, Victoria si alzò e lasciò la stanza senza neanche salutarmi. 
La seguii con lo sguardo e con un fischio chiusi la porta con un calcetto 
- Simpatica -
- È solo stressata -
Sollevai le sopracciglia buttandomi sulla sedia appena abbandonata
- Già le sue 14 domestiche la capiranno -
Mia madre mi guardò con un'occhiata di rimprovero
- Sei sempre così acido con lei.. Dovreste provare ad andare d'accordo.. -
- Cielo Simon non mi aveva detto che era grave fino a questo punto, pensavo fosse solo un calo di pressione e invece sei del tutto pazza -
- Alexander... -
Lasciai stare
- Come stai madre? -
- Sto bene, grazie. Anche se qui gli infermieri sono davvero sciatti, sono ore che chiedo un the verde con zenzero fresco e limone di Sicilia e ancora non arriva -
Scoppiai a ridere
- Forse perché non sono i tuoi camerieri -
- Sono una paziente -
- Se vuoi c'è un distributore sotto posso prenderti del the li -
Mi guardò come se fossi uscito del tutto di senno, non aveva avuto una reazione simile nemmeno quando le avevo detto che nel mio appartamento non avevo una sala massaggi.
- Tu mi vuoi morta! - giusto per non esagerare - Sono stata male poche ore fa e tu vorresti darmi quella roba liofilizzata -
- È più facile che andare in Sicilia -
- Il tuo humor diventa sempre più inappropriato -
Lasciai stare anche quello
- Niente the -
- Arriverà, Victoria provvederà - mi sorrise come se il discorso fosse chiuso - E tu come stai? Non mi aspettavo di vederti -
Finsi che quella frase non mi avesse offeso e scossi le spalle continuando a sorridere 
- Tutto bene -
- Sicuro? Hai l'aria un po sciupata -
- Sono le droghe, non fanno bene alla pelle, e le orge.. Dio quelle ti distruggono -
Mio padre non avrebbe apprezzato un'uscita del genere, ma mia madre era molto più brava a sopportare, puntai su quella consapevolezza e lei mi ripagò arrivando addirittura a sorridermi
- Non devi stare sempre sulla difensiva lo sai? -
La osservai e sorrisi anch'io
- Sicura di stare bene? -
Annuì
- Non volevo farti preoccupare - 
Feci una smorfia
- Non sono mica preoccupato -
Ridemmo insieme, poi mia madre si fece seria un istante
- Ho parlato con Emma -
Sbiancai. O almeno, io mi sentii sbiancare, non ero certo in che stato fosse il mio viso quando lei sganciò la bomba.
Rimasi immobile e con un fintissimo colpo di tosse le chiesi
- Emma? -
- La moglie di Dylan -
- Si, mi ricordo di lei.. -
Mamma esitò prima di dire 
- Dice che hai un ottimo rapporto con Dylan -
Non sapevo davvero cosa risponderle, così alzai le spalle e borbottai 
- Non è male -
Altro pesantissimo silenzio. 
- Alexander.. -
- Mamma se devi dirmi qualcosa dilla e basta -
Sospirò e mi prese anche una mano, dallo sbiancare mi sentii arrossire. Doveva essere grave, perché mia madre non era mai stata affettuosa, nemmeno quando ero bambino.
- Sai, a 18 anni mi invaghii del dottor Marrin, era un uomo molto più grande di me e affascinante, era sposato, ma io ero così infatuata che passavo le giornate ad immaginare tutta la mia vita con lui e..
- Oddio mamma.. -
Volevo morire. Tirai fuori la mia mano dalla sua e mi alzai
- E pensavo che anche lui mi ricambiasse, ma non era così. Era solo una fantasia che è sparita crescendo. -
Mi passai le mani fra i capelli e scossi la testa, del tutto nel panico. 
Quindi era quello che tutti credevano. 
Il povero frocio cotto dell'amico di papà, il marito fedele. 
Volevo difendermi, perché la mia non era solo una fantastica. Dylan non era solo un capriccio della gioventù. Ma cosa potevo dire? Cosa potevo fare? 
- Alexander.. Forse io e tuo padre non abbiamo.. Non siamo mai stati in grado di affrontare la tua sessualità.. Ma.. - prese un respiro profondo - ..ma sono certa che troverai un ragazzo gentile che ti rispetti e.. -
Mi si riempirono gli occhi di lacrime, mentre le sue parole quasi venivano soffocate dai rimbombi del mio cuore.
Quando tempo avevo aspettato quelle parole? 
E ora che erano arrivate desideravo solo non sentirle, perché erano sbagliate. 
Io non volevo un ragazzo gentile, io volevo Dylan. Io avevo Dylan. Io lo amavo. 
Mi fermai dal mio muovermi nervoso, con una lacrima che stupida mi scivolò sulla guancia, fino a rendermi salata la bocca, l'asciugai veloce, ma lei vide tutto ed ebbe solo la conferma di tutti quei sospetti.
- Tesoro.. -
- Dylan è il mio avvocato. Mi avevano arrestato per atti osceni in luogo pubblico e lui mi ha tirato fuori. E l'ho incontrato in montagna. È gentile.. È premuroso.. Ma.. Tutto qui -
Mia madre mi guardò dispiaciuta 
- Va bene Alexander -
Scossi la testa. Cosa avrei dovuto fare? Dire che stavo con lui? Io non stavo con lui. Io ero l'amante. E non volevo rovinarlo. Non volevo essere il solito Alex che dice le cose impulsivamente e distrugge tutto quello che lo circonda. Volevo essere diverso. E lo sarei stato. Potevo esserlo.
Mi accasciai sulla sedia e senza avere il coraggio di guardarla mormorai 
- Passerà.. Lo sappiamo tutti.. -
Mi sorrise e mi accarezzò la testa, un nuovo gesto di affetto che mi riempì gli occhi di lacrime
- Andrà bene Alex.. Vedrai -
Annuii e mi sforzai di risponderle al sorriso e poi mi alzai 
- Adesso devo andare, tra poco lavoro.. Magari un giorno potresti venire a cena da noi.. -
- Certo mamma -
Uscii da quella stanza il più velocemente possibile. 
Non riuscivo più a respirare.
 
- Tutto ok? -
Guardai Derek e gli sorrisi mentre posizionavo i bicchieri sui tavoli e lui mi seguiva con le posate.
- Certo perché? -
- Sei cupo e non lo sei mai -
- Cose di famiglia -
Derek mi guardò a lungo prima di dire
- Devi imparare a fregartene Alex -
Scoppiai a ridere, ma in quel momento la mia risata non parve convincente nemmeno alle mie orecchie 
- Io sono il re del menefreghismo, il sovrano del.. -
- No, non è vero. -
Ci guardammo per qualche secondo e poi abbassai lo sguardo
- Sei crudele -
Sospirò 
- Sono tuo amico, ti voglio bene.. E meriti il meglio -
Gli sorrisi e questa volta sentii il mio viso aprirsi in maniera sincera 
- Saresti un padre fantastico -
Il volto di Derek divenne bordeaux e scoppiai a ridere mentre lui borbottava
- Ma cosa dici.. -
Gli arrivai un colpetto al fianco
- Grazie Derek -
Mi osservò per qualche secondo e mi sentii in colpa nei suoi confronti. Derek mi piaceva. Era un ottimo amico, il migliore che potessi desiderare, ma per lui io ero altro. Era egoistico da parte mia essergli così vicino? 
Fortunatamente il capo ci interruppe dicendoci che era ora di iniziare il servizio. Scappai via piano, tirando un sospiro di sollievo. Non ero pronto per tutti quei confronti.
 
Ero convinto che Dylan mi avrebbe raggiunto al ristorante, stupidamente aspettai di vederlo entrare fino alla fine è quando non lo fece mi sentii doppiamente deluso per quella sensazione di smarrimento che mi pervase.
Dissi ai miei colleghi che me ne sarei tornato a casa, perché non ero proprio dell'umore per andarmene in giro a folleggiare e provai una sensazione di conforto non appena entrai nella calma del mio appartamento. 
Erano tutti in giro a mezzanotte e il silenzio per una volta non fu opprimente ma rassicurante. Sospirai e mi liberai delle scarpe calciandole lontano nell'ingresso e mi trascinai in salotto.
- Alex! Sei già a casa? -
Mi voltai trovandomi accanto Ko già con il pigiama addosso e l'aria mezza addormentata
- Anche tu -
Scrollò le spalle e sbadigliò a bocca aperta
- Tutto ok? -
Non risposi e feci un verso che in sostanza non voleva dire nulla 
- Sono solo stanco, a lavoro c'era questa tavolata di cafoni che.. -
- Tua madre? Come sta? -
Perché diavolo doveva conoscermi così bene? La mia bocca si fece amara, ma risposi comunque con un tono casuale
- Meglio di me e te sicuramente. Cercava del The verde, davvero buffo non trovi? -
- Alex.. Sicuro sia tutto a posto? -
Presi una birra dal frigo, la stappai e ne bevvi un lungo sorso finendone metà
- Una meraviglia -
Ko scosse la testa
- Posso coccolarti stanotte se vuoi -
Scoppiai a ridere
- Fanculo -
Mi sorrise, poi divenne serio 
- Sai vero di non doverli ascoltare? -
Perché continuavano tutti a ripetermelo? Io ero un ribelle. Non li ascoltavo mai. Bastava vedere in che condizioni vivevo per capirlo.. Eppure solo in seguito realizzai quanto ancora i miei genitori condizionassero la mia vita, come mi colpissero, come tutte le mie azioni fossero manovrate da loro, anche se non per soddisfarli. Quella notte ero stanco e basta.
- Potrebbero aver ragione questa volta -
Ci guardammo
- Allora è grave -
Feci una smorfia
- È complicato -
Il suono del campanello ci fece sussultare entrambi. Borbottai un imprecazione e dopo un'ultima occhiata Ko andò ad aprire la porta, non mi sorprese neanche troppo di vedere Dylan con un completo spiegazzato addosso e l'aria di chi ha appena fatto un giro nel frullatore.
Mi guardò sopra la spalla del mio amico, che si fece da parte e tornò a dormire senza dire nulla. 
- Sei un vampiro? Hai bisogno dell'invito per entrare? -
- Hai rivisto The vampire diaries? -
- Non giudicarmi -
Dylan entrò in casa chiudendosi il portone alle spalle. Non avevo il coraggio di guardarlo così mi presi un'altra birra.
Dopo un po mormorò 
- Sei silenzioso -
Alzai le spalle
- Capita -
Dylan si appoggiò con i fianchi al tavolo, portava ancora il cappotto e profumava di aria notturna. Non mi ero ancora concesso di guardarlo bene e un po mi mancava, perché era così bello che meritava di essere ammirato, ma non quella notte.
Cosa dovevo fare quella notte?
- Alex.. Ho parlato con tua madre -
Mi mordicchiai l'interno della guancia e neanche quella rivelazione mi sorprese. Erano amici. Era ovvio che ne avrebbero parlato 
- Ti ha detto della stupida cotta adolescenziale di quel disastro che è il loro bambino? -
- Più o meno -
Mi uscì una risata scarna e finii la seconda birra per prendere la terza
- Me ne ha parlato anche Emma -
Adesso potevo capire l'aria da frullatore. Alzai gli occhi al soffitto e la vista mi si appannò leggermente, Dylan con voce bassa, calma, disse
- Non ti accusano di nulla.. Anche tuo padre.. -
- Oddio.. -
- Ti capiscono -
- Certo che lo fanno! -sbottai voltandomi finalmente verso di lui - Sono solo un povero finocchio! Era ovvio che mi infatuassi dell'amico di papà, perché sono pieno di complessi e tu sei stupendo -
Ignorò il mio tono sarcastico e continuò tranquillo, doveva essere una capacità che aveva acquisito con anni di lavoro come avvocato, quella di essere totalmente indifferente a tutto quello che gli capitava davanti agli occhi, quella di restare impassibile come se nulla lo riguardasse realmente, ma lo conoscevo abbastanza bene da sapere che non era così. 
- Non farla così tragica, questa volta nessuno è contro di te, anche Emma.. Si, è infastidita, ma non ce l'ha con te -
Capii subito cosa volevano dire quelle parole e invece di rasserenarmi ebbero il potere di farmi innervosire
- No vero, è arrabbiata con te, perché pensa anzi pensano che sia colpa tua. Perché mi hai dato troppa corda -
Non rispose e mi bastò come risposta. Era così. Mi passai le mani sul viso e scoppiai a ridere - Fantastico -
- Sistemerò tutto -
- Come? Standomi lontano? Così loro si calmeranno e tu potrai tornare a fare il marito perfetto e a scoparmi di nascosto? Ma non in montagna perché potremmo incontrare i vostri amici? -
- Ti preferivo silenzioso -
- Dylan.. -
- Da quando ti importa così tanto? Non eri per il vivi e lascia vivere? Non eri tu quello a cui non importava che fossi sposato e che se ne fregava del pensiero dei tuoi genitori? -
Il suo tono di voce si fece più duro e il mio volto paonazzo
- Quindi ora è colpa mia? -
- Non ti capisco cazzo! Non so mai cosa vuoi o cosa dovrei fare per te! -
- Per me?! Hai mai fatto qualcosa per me? -
- Ho fatto tutto per te! Sto mettendo a rischio il mio matrimonio, le mie più care amicizie per te! Il mio lavoro! Tutto quello che ho costruito è in pericolo e lo sto facendo per te! Non ti basta? -
Lo fissai sconvolto
- Non eri costretto a farlo. Non ti ho chiesto nulla. Volevi scopare anche tu.. -
- Oddio davvero sei ancora fermo a quel punto? -
Si passò una mano fra i capelli e si tolse il cappotto, lo gettò sul tavolo e mi raggiunse per prendersi qualcosa da bere.
Lo osservai in silenzio e per un po nessuno dei due fiatò. Era una situazione strana quasi surreale, avevo paura a muovermi per timore di smuovere altro.
Fissai il suo corpo e il mio cuore iniziò a battere forte, così forte da sembrare un cavallo imbizzarrito. 
Presi coraggio dalla sua schiena ampia e sussurrai 
- Ti amo -
Dylan s'irrigidì, ma nè si voltò nè disse una sola parola.
Non era quella la reazione al momento più importante della mia vita, che volevo. Anni di paure, avevo trovato la forza di provare dei sentimenti di rivelarlo e quella era la sua risposta? Il nulla? 
Ma ormai ero in ballo e non mi sarei tirato indietro. Deglutii e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe consumate
- Sono innamorato di te, per cui no, non sono fermo a una scopata. All'inizio del tuo matrimonio non m'interessava perché eri solo uno dei tanti uomini sposati nel mio letto ma.. -
- Quindi non sono più solo un dispetto a tuo padre? -
Quella domanda così cruda e così vera mi colpì allo stomaco e mi riempì di nuovo gli occhi di lacrime.
- Non sono sicuro tu lo sia mai stato -
Dylan chiuse gli occhi e voltò il viso verso di me, quando mi guardò i suoi occhi azzurri erano inquieti e capii subito che non sarebbe andata come volevo io. Che non era disposto a sacrificare tutto per me. Poteva metterlo in pericolo, ma non abbandonarlo.
- Devo andare a casa. -
Mi venne da vomitare.
- Si, vai a casa tua -
Dylan fece una smorfia
- Devo pensarci Alex -
- Ci pensi da mesi -
- No, non è vero -
- Allora forse quello con l'infatuazione non ero io. Torna da tua moglie Dylan -
Questa volta furono i suoi occhi a diventare lucidi. Mi fece male ma non provai a capirlo ne ad andargli incontro. Rimasi fermo a fissare il vuoto, non certo di poterlo aspettare.
Afferrò la giacca e si avviò lentamente alla porta, non mi guardò né si fermò. 
Mi lasciò solo, con una lattina di birra semivuota sul tavolo come unico ricordo del suo passaggio. 
 
 
Non mi pare quasi vero che sono riuscita a scrivere il capitolo di Complicazioni!! Qua l'unica complicazione sono io che mi incasino la vita con 1500 cose da portare avanti, ma ora eccomi qui e spero di non aver fatto un disastro completo dopo così tanto tempo che non aggiornavo! Un abbraccio e un bacio speciale a quelli stoici che leggeranno questa storia malgrado tutto!!
   
 
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