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Autore: _Qwerty_    04/03/2017    3 recensioni
Tutti amano Neville, ma quasi nessuno parla di Hannah: cosa hanno fatto nei primi tempi dopo Hogwarts? Come hanno iniziato a frequentarsi, fino a decidere di stare insieme e sposarsi? Com'è che Hannah è arrivata a gestire lo storico Paiolo Magico? E Neville non è certo diventato subito professore di Erbologia a Hogwarts: cosa ha fatto nel frattempo?
Questo è il mio nuovo esperimento, una mini-long su Hannah e Neville, principalmente dal punto di vista di lei, il più possibile canon (che per me NON comprende The Cursed Child) e spero non troppo sdolcinata o melodrammatica.
Leggete e recensite numerosi!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ernie Macmillan, Hannah Abbott, Neville Paciock, Tassorosso | Coppie: Hannah/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Camini-2

Tra la notte del 31 dicembre 1999 e fine gennaio 2000, al Paiolo Magico


Dopo Hogwarts Hannah avrebbe voluto diventare una Guaritrice, come suo padre, ma non aveva ottenuto i M.A.G.O. necessari e quindi poteva aspirare a diventare soltanto un Medimago, che in genere interviene in caso di emergenze, fatture e traumi da incantesimo minori. Aveva iniziato a seguire i corsi del San Mungo, ma trovava una grande difficoltà a studiare, sebbene le prove pratiche le riuscissero mediamente bene. Cercava di passare la maggior parte della giornata a lezione e tirocinio, perché casa sua continuava ad essere vuota, e le vicine di casa con le loro parole di commiserazione la facevano sentire ancora peggio. Continuava a vedersi con gli ex compagni Tassorosso, ma solo perché erano loro a cercarla, soprattutto Ernie.
Erano stati insieme ai tempi di Hogwarts, era stato il suo primo ragazzo e non aveva smesso di volergli bene, nonostante tutto. Si erano presi una pausa l’ultimo anno, perché lei glielo aveva chiesto, e lui era stato molto carino nel venirle incontro e non forzarla. Poi la scuola era finita e lui era tornato alla carica. Solo che adesso lei non era più innamorata come a sedici anni, adesso gli voleva bene come si vuole bene ad una persona che stimi e che ha significato tanto per te, ma non aveva il coraggio di dirglielo, anche se dentro di sé si sentiva in colpa, così assecondava i suoi desideri e tutti pensavano che si erano rimessi insieme, senza immaginare nient’altro.
Il 31 dicembre del 1999 c’era stata una grossa festa di fine anno nell’unico parco pubblico della comunità magica, poco fuori Diagon Alley, sull’onda dei festeggiamenti Babbani per il cambio di millennio. Musica e fuochi artificiali made in Tiri Vispi Weasley, fiumi di Burrobirra ma anche spazio per le famiglie per incontrarsi, tutto per celebrare non solo il millennio che cambia ma anche e soprattutto la pace finalmente raggiunta e sicura. Ovviamente lei era andata con Ernie e gli altri, ma non si stava divertendo molto. Quando stavano andando verso i camini pubblici, apparve un tizio del Ministero che fermò Ernie, i due si misero a chiacchierare di robe del Ministero e lei andò avanti. Non ce l’aveva minimente con lui per averla trascurata, se così si può dire, per arruffianarsi il tale del Ministero: capiva benissimo le aspirazioni dell’amico e l’ultima cosa che voleva era guastare la serata a qualcun altro. Stava per avviarsi ai camini, quando le cadde lo sguardo sull’insegna del Paiolo Magico. Era la più antica locanda magica del paese ed aveva rappresentato nei secoli il tramite privilegiato tra il mondo dei maghi e quello dei Babbani, l’unico luogo ad avere un accesso aperto da entrambi i lati, dove prima dell’attuazione dello Statuto di Segretezza anche i Babbani entravano come clienti qualsiasi e nessuno li faceva sentire fuori luogo, ed era al contempo il punto di riferimento per i maghi che venivano a Londra da molto lontano, costretti a spostarsi con mezzi Babbani, e che così trovavano un posto dove sentirsi in qualche modo a casa. Questo e molte storie sugli storici locandieri le avevano raccontato da bambina i suoi genitori, rammentandole quanto fosse importante per la comunità magica tutta. Con la mente a questi ricordi, Hannah entrò e osservò come ormai il locale fosse in completa decadenza. La sala comune col bar era praticamente deserta e anche nella semioscurità erano visibili alle pareti le macchie chiare dove dovevano essere stati appesi i ritratti dei più celebri locandieri del passato, fatti rimuovere dagli uomini di Voldemort in quanto “memoria di maghi troppo inclini a mescolarsi coi Babbani”. Dietro il bancone stava Tom, l’attuale gestore, un uomo anziano, magro e pallido, che Hannah aveva sempre visto già molto vecchio. Hannah si avvicinò al bancone e riprese a guardarsi intorno, ad osservare la malinconia che avvolgeva quel luogo una volta tanto glorioso.
“Desideri, figliola?” chiese improvvisamente Tom il barista.
“Da mangiare? Potrei avere un sandiwich?” rispose, del tutto presa alla sprovvista.
Tom il barista annuì appena e con passi lenti si avviò ad una piccola dispensa, adeguatamente stregata per tenere le cose al freddo, da cui estrasse un tramezzino dall’aria tutt’altro che invitante. Hannah sedette su uno sgabello al bancone e dopo aver scaldato con la bacchetta il tramezzino lo addentò. Nel locale non c’era nessuno, nonostante la serata di festa: i più erano già arrivati e crollati nelle camere a smaltire la sbronza, oppure erano ancora fuori a fare chiasso, nonostante fossero quasi le tre di notte. Mentre masticava il tramezzino secco, Hannah pensava che quel luogo rappresentava alla perfezione anche la sua situazione: un tempo serena e piena di prospettive come il locale un tempo era stato glorioso e pieno di vita, adesso andava avanti per inerzia, infelice, svuotata di significato, come il locale depredato e offeso dai Mangiamorte, ma anche trascurato dai maghi stessi cui dava ospitalità. Senza accorgersene, incrociò le braccia sul bancone e vi appoggiò la testa. Adesso anche solo alzarsi, andare ai camini, prendere quello giusto e poi smaterializzarsi per pochi chilometri a casa le sembrarono una fatica enorme. Non sapeva dire quanto tempo restò in quella posizione. Ernie evidentemente era troppo preso dal tipo del Ministero, o pensava che fosse già a casa. Un gran senso di tristezza la prese in quel momento, e pensò che nonostante ci fosse la pace, le cose andavano uno schifo lo stesso. A lei poi, più che a chiunque altro.
“Ti serve una pozione Antisbornia, figliola?”
La voce di Tom il barista la ridestò dal torpore.
“No, signore, sono solo stanca. E triste.”
“Per quello non ci sono pozioni, mi sa, figliola.”
Hannah riabbassò il capo sulle braccia incrociate, ma dopo poco percepì che il vecchio Tom la stava ancora osservando, così alzò di nuovo la testa.
“Sì?”
“C’è una camera in più, di sopra, nell’appartamento.  Se non riesci a materializzarti” disse in tono neutro.
“Ma l’appartamento è suo…non dovrei…lei come fa? – cominciò Hannah, cercando di ritrovare un contegno – E poi non so se ho con me denaro sufficiente per pagare una stanza…”
“Io non vado più di sopra, perché non riesco più a fare le scale. Sono vecchio. Dormo dietro la cucina, non ti preoccupare.”
Hannah ebbe appena la lucidità per osservare che doveva essere proprio messo male se non riusciva a fare le scale né coi piedi né materializzandosi di appena un piano.
“Se non è un disturbo troppo grande…”
Tom scosse il capo e si avviò lentamente verso la tenda che dava sulle scale, facendole capire di seguirlo.
“Domani posso darle una mano come lei ha bisogno per pagarla, se non ho soldi sufficienti” aggiunse in fretta.
“Ci pensiamo domattina. In cima alle scale a sinistra, fai tutto il corridoio, la porta in fondo a sinistra. Il bagno è la porta piccola. Io non faccio le scale, sono vecchio” concluse Tom il barista.
Hannah ringraziò ancora e salì in camera.
Era una stanza spaziosa, con una bella vista su Diagon Alley, ma che risentiva inevitabilmente del fatto di non essere abitata e, a giudicare dalla polvere e il puzzo di chiuso, da un bel po’ di tempo. Estrasse la bacchetta e diede una sistemata. Anche il bagno era pulito, eccezion fatta per la polvere. Hannah pensò che era tutto molto strano, ma quando toccò il letto, ancora vestita, si addormentò di colpo.

***

Il primo gennaio del nuovo millennio trovò una Diagon Alley illuminata dal sole ma ancora assonnata per la baldoria della sera prima e gran parte degli ospiti del Paiolo Magico non misero piede nella sala comune col bar e i tavoli fino a tarda mattinata. Non Hannah, però, che prima delle otto era scesa in cerca di Tom, sveglia, un po’ rintronata ma decisa a pagare per l’ospitalità e chiedere al barista se poteva ringraziarlo in qualche altro modo. Il vecchio Tom era già in piedi e stava rimestando pane e frutta con la bacchetta in quella che era la cucina della locanda, che, Hannah osservò, sembrava piuttosto maltenuta.
“Bernie non viene oggi, sistemo io la roba da mangiare” – disse Tom senza voltarsi – Il cuoco” aggiunse vedendo lo sguardo interrogativo di Hannah.
“Volevo pagare la stanza e ringraziarla per la cortesia. Non so quanto è il prezzo per la stanza, ma posso andare alla Gringott a prendere il resto, se si fida, o darle una mano con qualcosa, se preferisce” e mostrò il sacchettino con le monete che aveva.
“Mancherebbero solo due galeoni. Fa niente. Se proprio vuoi, ci sarebbero da riempire le taniche per la Burrobirra” disse il vecchio barista, indicando delle botti in legno in un angolo.
Hannah annuì ed estrasse la bacchetta.
Per gran parte dei lavori domestici, di servizio e di fatica in genere, con la bacchetta nessun mago aveva difficoltà, tanto che appunto, fra i purosangue ma non solo, non ricorrere alla magia per certi compiti era considerato quantomeno bislacco, se non addirittura disdicevole o degradante. Evidentemente il signor Tom era così vecchio da avere difficoltà anche ad alzare le braccia e ad eseguire i movimenti di bacchetta giusti e precisi per tenere in ordine il locale, mentre questo cuoco Bernie doveva essere un Magonò, viste le condizioni della cucina, pensò Hannah. Tempo un’oretta e la cucina era a posto, la Burrobirra caricata, il bancone pulito, il cibo avariato fatto evanescere senza lasciare odori e i primi avventori che scendevano trovarono un gradevole odore di bacon e pancakes.
Hannah fece una degna colazione e anche il signor Tom mangiò qualcosa, molto lentamente. Alcuni clienti mangiarono e se ne andarono, altri pagarono e uscirono. Hannah notò che qualcuno di loro cercava di confondere il signor Tom mentre faceva loro il conto e cercò di farglielo notare discretamente, ma non riuscì a comunicare con lui senza farsi notare. Glielo disse una volta a pranzo, che consumarono insieme in cucina, senza che a nessuno dei due fosse venuto in mente che Hannah aveva già ampiamente rimesso i galeoni mancanti della stanza.
“Non riesco più a fare tutto – disse il signor Tom – Sono vecchio.”
Stava per replicare, quando notò che il signor Tom guardava insistentemente l’orologio a muro.
“Aspetta qualcuno?”
“No. Ormai Eva non viene. Quella delle pulizie. È una Maganò. Viene quando vuole, ormai.”
“E lei la paga anche se non viene a lavoro e non fa il suo dovere?”
Il signor Tom alzò le spalle.
“Sono vecchio” rispose soltanto.
Hannah sospirò. Sapeva come sarebbe andata a finire, chi avrebbe dovuto mettere tutto a posto. Finì di mangiare e tirò fuori la bacchetta.
“Non sei tenuta…” iniziò l’anziano.
“Se ci mettiamo al lavoro subito, facciamo presto” disse lei.
“Io non faccio le scale” disse il barista macchinalmente.
“Lo so, la faccio materializzare come me di sopra” disse Hannah e detto fatto fu col vecchio in cima alle scale che portavano alle poche camere della locanda.
Hannah associava le faccende domestiche alle vacanze estive, quando a casa non c’erano gli elfi domestici della scuola e sua madre la spronava a mantenere sempre in ordine la camera e il giardino, in cui passava molto tempo a curare il piccolo orto di piante medicinali. Non che adorasse fare le pulizie, ma mettere in ordine casa, una volta vinta l’inerzia iniziale, aveva un che di appagante, come se mettere ordine nelle cose materiali mettesse ordine anche nello spirito.
Con la bacchetta, non ci volle molto a mettere in ordine le stanze. In una c’era una colonia di Doxy e, non avendo lo spray apposito, Hannah fu costretta a improvvisare: incantesimo Scudo per sé, Pietrificazione delle creaturine infestanti e Frantumazione delle stesse. In un’altra c’era un nido di uova di Ashwinder e, mentre il signor Tom si metteva le mani nei capelli per la disperazione, Hannah non seppe trattenere l’entusiasmo: eseguì l’incantesimo di Congelamento che aveva studiato essere utile per evitare che le uova diano inizio ad un incendio e si lasciò andare a grida di gioia vedendo che era riuscito alla perfezione.
“Posso tenerle?” chiese al signor Tom riferita alle uova, che sono un rimedio efficace per varie febbri malariche, oltre che in uso per pozioni d’amore.
“Cioè, facciamo a metà, se lei pensa di usarle…” si corresse subito.
“No, no, prendile tutte e portale via” rispose il barista, ancora allucinato.
“Eva non pulisce bene. Domani glielo dico, se viene” commentò soltanto alla fine della giornata.
“Come sarebbe a dire, se viene? Non può mandarle un gufo e richiamarla all’ordine?” chiese Hannah.
“Ha un gatto che è aggressivo con i gufi” fu la risposta penosa.
Qui c’è bisogno di qualcuno che prenda in mano la situazione, pensò Hannah.
Si era fatta sera e solo un avventore era tornato nella sua stanza, comunicando al signor Tom che se ne sarebbe andato l’indomani. Anche Hannah sarebbe dovuta andare, ma adesso che si era fatto tardi aveva la sensazione di dover ancora finire di fare qualcosa, ed era una sensazione che non ricordava di aver provato mai così intensamente.
“Se vuole, posso darle una mano con Eva domani, aiutarla a farsi rispettare, intendo. Questo posto è importantissimo per la comunità magica e non è giusto che la gente si approfitti di lei” disse al signor Tom mentre cenavano.
“Sei troppo gentile, Hannah – disse il vecchio barista – In effetti ho bisogno d’aiuto: sono vecchio” ripeté, come se quello spiegasse tutto.
Alla fine, Hannah restò nella camera di sopra anche quella sera, e quella dopo ancora, e per alcune settimane. Fece un salto a casa alcune volte, a prendere abiti e libri, portò la sua civetta, curò la zampa del gufo del signor Tom, fece una sonora ramanzina alla Maganò Eva quando si presentò due giorni dopo, istruì Bernie sugli oggetti stregati della cucina e come pulire con essi, parlò con i fornitori del cibo e degli alcolici, si preoccupò che nessuno di loro né dei clienti fregasse Tom sul conto. Poi cambiò la disposizione di tavoli e divanetti nello spazio comune del pub, rese più confortevole la stanza a piano terra del signor Tom, che non voleva saperne di riprovare a fare le scale, e rimise a posto a suo gusto l’appartamento di sopra.
Due settimane dopo, la cucina era pulita, il cibo buono, Eva non mancò un giorno di lavoro e diversi maghi di passaggio commentarono positivamente che tutto l’ambiente era come rinnovato e che il signor Tom aveva fatto proprio bene ad affidarsi ad una persona giovane per la gestione dello storico locale.
Si avvicinava febbraio e per Hannah si avvicinava il primo esame del corso per Medimago. Si trattava della prima parte sulle emergenze e i traumi da incantesimo e aveva studiato solo nei ritagli di tempo fra una cosa e l’altra nel locale. Aveva già superato senza troppo sforzo la prova pratica a dicembre ed era stata una delle poche a dare prima l’esame pratico della teoria. A pensarci adesso, sorrideva al ricordo delle prove pratiche dei G.U.F.O. che tanto l’avevano mandata in panico. La teoria invece, che di solito le riusciva meglio, questa volta la rendeva più incerta.
“Ho l’esame fra tre giorni, è il caso che torni a casa e stia fissa a studiare” disse un giorno al signor Tom.
“Certo, Hannah, anzi, sono stato io ad approfittare della tua disponibilità. Devo ammettere che è stato molto bello avere qualcuno che mi aiutasse ad aver cura del locale e sappi che sarai sempre la benvenuta al Paiolo Magico e che la camera di sopra è sempre tua.”
Hannah guardò l’anziano barista.
Tremava nel dirle queste parole e aveva gli occhi lucidi. Anche Hannah dovette trattenere le lacrime. Aveva ragione, era stato bello avere qualcosa da fare, prendersi cura di qualcosa nel suo insieme e sentirsi così parte della comunità.
Con questi pensieri tornò a casa e si mise a studiare nei tre giorni che rimanevano. La concentrazione non era il massimo e ogni tanto si ritrovava a chiedersi se adesso che lei non c’era Eva fosse andata regolarmente a fare le pulizie.
La mattina dopo andò a sostenere l’esame e il pomeriggio stesso misero fuori i voti. L’aveva passato, e con un voto decisamente superiore alle aspettative. Sentì dire da uno dei compagni che bisognava subito mettersi sotto per il corso del quadrimestre successivo, che riguardava le pozioni e i veleni, e in quel momento Hannah capì che non aveva dubbi.
Adesso sapeva cosa voleva fare e dove voleva andare.

***
NdA:
- in HP5 quando Harry, Ron e Hermione parlano dei colloqui orientativi coi professori circa il loro futuro dopo la scuola si dice proprio che occorrono almeno cinque O ai M.A.G.O. per essere presi a fare il Guaritore, che appunto Hannah non ha ottenuto; ho però immaginato che il Medimago, una figura citata di sfuggita mi pare in HP4, possa intendersi come una figura intermedia fra l'infermiere (madama Chips) e il Guaritore professionale, una sorta di paramedico che interviene appunto in situazioni più ordinarie, dove magari non c'è da mettere in atto chissà che pozioni o controfatture che devono essere studiate, e che quindi Hannah abbia inizialmente seguito le orme del padre in questo modo;
- i Doxy li conosciamo, per gli Ashwinder vi rimando a Gli Animali Fantastici: dove trovarli: non sono assolutamente idea mia!
- l'idea di fondo è che Hannah trovi nel prendersi cura del Paiolo Magico il modo per prendersi cura di se stessa e uscire dal periodo buio che sta attraversando;
- il barista Tom è molto vecchio anche per gli standard magici, se pensiamo che era già un uomo adulto nel 1938 quando Tom Riddle entra a Diagon Alley (ricordate Silente che dice al giovane Voldemort "Chiedi al barista, si chiama Tom come te"?)
Infine, recensite e commentate!!
Alla prossima!
  
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