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Autore: ELIOTbynight    04/03/2017    1 recensioni
Io sono Hanako Kitamura, la nuova manager della squadra di pallavolo maschile della Karasuno. Non lo sarò per sempre, perciò voglio essere la più brava manager che esista!
Amo la pallavolo e mi piace stare con i ragazzi; sono diventati la mia seconda famiglia. So tutto di loro, si confidano continuamente raccontandomi la loro vita, i loro pensieri, sentimenti, gioie e dolori. Cose che normalmente non sarebbero capaci di raccontare a nessuno, perché sono emozioni troppo forti e importanti.
Siete curiosi? Venite con me: vi farò leggere le loro anime.

*
Ambientata appena dopo la prima stagione anime, quindi saranno presenti alcuni spoiler per chi non è arrivato alla seconda.
Pairing: KageHina, AsaNoya, DaiSuga, TsukkiYama + accenni di UkaTake, KuroKen e IwaOi. Della serie, chi più ne ha più ne metta, perché di feels non ce ne sono mai abbastanza. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Karasuno Volleyball Club, Nuovo personaggio, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 11: Rinascita


L’arbitro fischia.
I miei occhi si riaprono. Il mio cuore riprende a battere. Il mio petto si solleva per un respiro profondo e si riabbassa.
La palla vola. Il rumore della mia mano che la schiaccia verso il campo avversario fa ripartire il tempo.
Ricomincio a vivere.

Il secondo set si preannunciava più impegnativo, ma avevamo conquistato la vittoria del primo e quindi non avevo scuse per rimanere in panchina. La squadra andava bene, avevo una buona occasione.
Tutto sommato fu meno tragico di quanto pensassi. Non appena avevo messo piede in campo, i miei istinti si erano risvegliati e avevano prevalso sulla tensione. Ad un certo punto riuscii anche a segnare, il che era il mio compito principale, siccome mi avevano concesso il ruolo di schiacciatrice. Era il mio sogno diventato realtà e non potevo lamentarmi; giocare male avrebbe rovinato tutto.
Come un’eco lontana, riuscivo a udire il tifo di Hinata e Yamaguchi dall’alto. Ero troppo concentrata per girarmi a guardarli e lanciare loro un’occhiata di ringraziamento, ma il loro tifo migliorò comunque il mio umore insieme alle rassicurazioni di Yui e delle mie compagne. Era tutto così distante, come se nessun suono riuscisse davvero a raggiungere le mie orecchie. L’unica cosa che sarei riuscita a sentire davvero era il suono della palla che veniva colpita e schiacciata a terra. Il suono della vittoria.
Ad un tratto mi voltai verso il segnapunti … stavamo vincendo senza problemi. Una compagna mi diede una pacca sulla spalla e mi disse qualcosa su quanto fossi inquietante, perché avevo gli occhi oscurati dalla concentrazione, ma anche un sorriso di compiacimento. Capii di essere davvero in forma e di riflesso ridacchiai. Tutto andava per il meglio.
Ma fu sul traguardo dei venti punti che accadde l’inaspettato.
- Kitamura, è tua!-
Avevo gli occhi sulla palla, i miei occhiali non erano neanche sporchi o posizionati male. La rincorsa andava bene, sentivo che mi avrebbe permesso un buon salto. Tirai indietro le braccia per darmi lo slancio e mi librai in aria, trattenendo il fiato e avvertendo il cuore martellare nel petto come ogni volta che facevo una schiacciata. La palla aderì al mio palmo come se fosse stata inventata per questo e il colpo fu rumoroso al punto giusto.
“E’ tutto perfetto,” pensai.
Proprio come quella volta.
In cui tutto doveva essere perfetto e invece non lo era stato.
In cui avevo trovato un’occasione d’oro e mi era sfuggita così in fretta come era arrivata.
In cui mi sentivo in alto, così in alto da poter toccare il cielo … ma un attimo dopo ero sprofondata nelle tenebre più spaventose.

Inizialmente non capii come ero giunta a stare in quella posizione.
Seduta, con la vista completamente annebbiata, il senso dell’equilibrio scomparso per alcuni lunghissimi istanti, le mani premute sul pavimento lucido e le ginocchia piegate. Doloranti? Forse sì, forse no. Non ero in grado di distinguerlo.
Sapevo solo che avevo già vissuto quella scena.
- Hanako! Hanako, mi senti? Hanako, stai bene??-
Sussultai appena e solo in quel momento avvertii chiaramente le lacrime calde scivolare giù sul mio viso, accorgendomi intanto che avevo tenuto gli occhi fissi su un punto impreciso della palestra a lungo, senza realmente vedere nulla. Fu come se tornassi a respirare dopo ore di apnea.
Mi voltai meccanicamente e vidi Yui vicinissima a me, trasalii e mi spostai all’indietro per istinto. Mi mossi piano, sistemai meglio gli occhiali sul naso e mi guardai intorno. A circondarmi avevo tutta la squadra, che mi fissava con evidente apprensione. Mi sentii subito piccola e fragile.
All’improvviso realizzai tutto quanto, come se fossi stata investita da un’onda gigante.
Avevo interrotto la partita, avevo fatto preoccupare tutti. Ero caduta ed avevo iniziato a piangere, per un motivo che sì, ora sapevo. Avevo improvvisamente ricordato la ragione per cui avevo smesso di giocare a pallavolo alle scuole medie. Il momento da cui era cominciato il mio periodo nero.
Tutto questo fu troppo per un solo pensiero, per un solo attimo. Il mio corpo non resse. Non riuscii a respirare e singhiozzai due volte, prima di irrompere in un pianto a dirotto.
- Time out, time out!-
- Hanako, perché piangi?-
- Kitamura!-
- Hanako, vieni con me … -
Udii intorno a me varie frasi, dette da persone diverse che non sapevo riconoscere. Lasciai che mi sollevassero e mi aiutassero a camminare verso la panchina per sedermi. Mi stupii di non avere problemi nel farlo; per un po’ avevo avuto la convinzione che non sarei riuscita a stare sulle mie gambe mai più.
Solo quando fui seduta sulla panchina, con un braccio di Yui intorno alle mie, mi tolsi gli occhiali e piansi con il viso nascosto nelle mani.
- Vi chiedo scusa … vi chiedo scusa … - piagnucolai con una voce che faticai a riconoscere come mia da quanto era orribile.
- Non parlare, Hanako.- rispose prontamente il capitano della squadra, facendosi più vicina. - Adesso calmati e riprendi fiato.-
Ebbi solo la forza di annuire, mentre l’allenatore mi sostituiva con una mia compagna e la partita ricominciava.
“Perché proprio adesso? Perché è successo?” continuavo a chiedermi in maniera ossessiva.
- Hanako-san!!-
Sollevai le spalle e lo sguardo: Hinata stava correndo nella mia direzione, seguito da Kageyama, Tsukishima e Yamaguchi. Il mio allenatore li guardò male, ma non li rimproverò per aver raggiunto una zona del campo dove non avrebbero dovuto essere. Con un’espressione che sicuramente era miserabile ai loro occhi, li vidi avvicinarsi.
- Ragazzi … co-cosa ci fate qui …?-
Che domanda stupida. Dovevo aver proprio perso la testa.
- Ti senti bene? Ti hanno ceduto le ginocchia?- domandò Hinata allarmato, affiancato da Kageyama. Dietro di loro, Tsukishima mi guardava solo con leggera curiosità, mentre Yamaguchi sembrava a dir poco terrorizzato.
- Sì … cioè, no! Non so come spiegare … -
La mia risposta non li aveva soddisfatti, potei capirlo da come mi guardavano. L’alzatore con un sopracciglio alzato, il suo compagno sbattendo le palpebre.
Sospirai e decisi che, per come si erano preoccupati per me, dovevo loro una spiegazione.
Mi asciugai le lacrime tirando su con il naso, ma prima che potessi dire qualcosa il suono del fischietto troncò ogni mio discorso sul nascere. La Karasuno femminile aveva vinto e potei vedere le mie compagne abbracciarsi e sorridere con felicità. Nonostante tutto riuscii a sorridere anche io, mentre Yui corse verso di me.
- Abbiamo vinto!- esclamò stringendomi forte.
- Sì … abbiamo vinto.-


I segni del pianto erano ormai svaniti dal mio viso, quando mi rifugiai nella mia tuta più calda ed uscii dalla palestra con gli occhi bassi. I primini della squadra maschile mi stavano aspettando e quando li vidi contro la luce del tramonto ci misi più tempo del solito per allargare un sorriso degno di essere chiamato tale.
- Hey!- esclamò Yamaguchi, avvicinandosi con calma mentre Hinata e Kageyama mi erano già accanto e puntavano i loro occhi insistenti su di me. - Stai bene adesso, Hanako-san?-
Annuii senza esitare. Il peggio era passato.
- E le gambe?- domandò subito l’alzatore più con curiosità che con sincera apprensione.
Non me ne lasciai offendere e spiegai:
- Come vedete, non mi danno alcun problema. Non mi sono mai fatta male davvero.-
- Ma allora, perché sei caduta e sei scoppiata a piangere in quel modo?-
Era così lecita la domanda di Hinata, che non pensai neanche per un istante di tirarmene indietro. Stavo per rispondere, quando dalla palestra uscirono la senpai Michimiya e altre due compagne più grandi, anch’esse preoccupate per la mia salute e il mio stato d’animo. Yui si fece più vicina e con preoccupazione chiese:
- Che cosa ti è successo?-
Presi un lungo sospiro. Non sarebbe stato granché facile spiegare ogni cosa, ma l’idea che fossero quei nuovi amici ad ascoltarmi contribuì a sentirmi più a mio agio.
- Quando giocavo a pallavolo alle scuole medie, ormai sapete che ero schiacciatrice.- esordii con calma. - Era qualcosa di insolito per una ragazza bassa come me e non c’era giorno in cui non fossi costretta a notarlo, ma finché andavo d’accordo sia con l’allenatrice che con le mie compagne, non me ne importava. Mi bastava giocare e farlo con quel ruolo mi piaceva … ma durante una partita è cambiato tutto.-
A quelle parole, si fecero tutti più stretti intorno a me, fissandomi con occhi resi più grandi dalla curiosità – persino Tsukishima pareva interessato.
- Mi ero allenata duramente per tutta la stagione e puntavo a fare bella figura, per dimostrare alle mie compagne che meritavo quel posto da titolare … solo che avevo esagerato. Mentre attaccavo, le mie gambe hanno ceduto proprio come è successo prima, con la differenza che ha fatto un male atroce. Mi sono sentita molto peggio di come mi sono sentita prima in campo, non capivo più niente.-
Mi presi una pausa per prendere un altro respiro, cercando un barlume di comprensione in ognuno dei miei amici. Non volevo neanche che si dispiacessero, solo che capissero ciò che stavo dicendo.
- Poi ho recuperato. Mi sono fatta visitare e mi è stato detto che avevo il menisco rotto o danneggiato in entrambe le ginocchia. Era colpa mia, che avevo sforzato le gambe troppo a lungo durante gli allenamenti. Quando me ne sono resa conto non ho avuto più il coraggio di giocare a pallavolo, non finché non è passato abbastanza tempo da subire un intervento e rimettermi a posto.-
- E allora sei tornata in squadra??- chiese Hinata all’improvviso, facendosi ancora più vicino, talmente da afferrare la mia felpa.
Restai ad occhi sgranati per la sua reazione e balbettai:
- S-Sì, sono tornata ed era anche migliorato il mio umore … ma la reazione delle mie compagne non è stata affatto buona, ecco.-
- Che?!-
- Forse in realtà me l’aspettavo.- continuai, abbassando gli occhi con un sorriso amaro. - Ero stata testarda ad ignorare i loro sguardi infastiditi, mentre loro se ne andavano e io restavo ad allenarmi oltre l’orario fino a cadere per terra dalla stanchezza. Era così che mi ero fatta male e tutto ciò che hanno fatto al mio ritorno è stato rinfacciarmelo. Mi hanno detto che stavano meglio senza di me, che davo loro solo problemi e che rovinavo l’immagine della squadra.-
Il viso di Yamaguchi si accartocciò in una smorfia scandalizzata:
- Ti hanno praticamente cacciata?!-
Annuii con espressione sconsolata e scrollai le spalle.
- A quanto pare non ero abbastanza … ed è stato peggio dell’infortunio dover rinunciare ad allenarmi solo perché in quella palestra non ero ben voluta.-
Non aggiunsi che in fondo al cuore sentivo ancora un pizzico di senso di colpa, perché se non avessi stupidamente esagerato nell’allenarmi avrei giocato ancora a lungo a pallavolo. Non dissi che quando mi ero iscritta al liceo Karasuno non avevo avuto il coraggio di unirmi al club di pallavolo femminile perché temevo che avrei ricevuto una brutta accoglienza. Non dissi nient’altro e mi limitai a stringere le labbra, per obbligarmi ancora una volta a tirarmi su da sola.
- Coraggio Hanako-san, è tutto passato!-
Ma c’era una differenza ora.
- Hinata ha ragione, il passato è passato. Sei anche guarita, no?-
- Ben detto! Hai visto, Kageyama? Yamaguchi sì che dà soddisfazioni nel parlare!-
- E taci, nanerottolo!-
- Che cos’hai detto??-
Una differenza fondamentale.
- È vero. Oggi sei stata formidabile in campo, Hanako!-
Era impressionante come tutta l’ansia fosse svanita così in fretta, solo grazie alle parole dei compagni di entrambe le squadre. Michimiya mi aveva praticamente abbracciata, anche se le sue coetanee le ridacchiavano un po’ dietro.
- Che volete, sto coccolando la mia kohai!- esclamò allora lei.
Inspiegabilmente, Hinata e Kageyama cominciarono a litigare e Tsukishima li fulminò con lo sguardo; Yamaguchi alle sue spalle mi guardava con espressione colpevole.
In tutto ciò non dissi nulla e anzi, sentii nel petto un’incontenibile voglia di ridere.
C’era una differenza ora: non ero più sola.


Il giorno seguente affrontai gli allenamenti con la squadra femminile e il mio lavoro da manager in quella maschile con uno spirito tutto nuovo. Non avvertivo più quell’euforia dell’inizio, di quando tutto era ancora una novità, e questo mi bastò per tirare fuori tutto il mio entusiasmo. Facevo quel che facevo con naturalezza: ero di nuovo parte del mondo della pallavolo, così come questo sport era tornato a far parte di me.
Dopo l’ennesimo pomeriggio intenso, decisi di concedermi una pausa al negozio gestito dal coach Ukai e da sua madre. Fu una piacevole sorpresa incontrare alcuni ragazzi della squadra maschile.
- Hanako-san, come va?- esclamò giocoso Nishinoya, affiancato da Hinata. - Stavo cercando di capire se sono più o meno alto dello spazzolone e Shouyou non mi è molto d’aiuto … -
- O-Ohi, Nishinoya-senpai!-
Non era esattamente una visione normale, quella del libero che teneva in mano lo spazzolone per il pavimento come se fosse stata una bandiera piantata nel terreno e il povero Hinata che cercava di star dietro ai suoi discorsi di dubbia serietà. Riuscii solo ad alzare un sopracciglio e un angolo della bocca tentando di mostrarmi amichevole, ma l’entrata in scena di Asahi nel mio campo visivo mi distrasse.
- Oh … Ciao, Hanako.- mi sorrise lui e in quel preciso istante non potei non pensare che fosse il completo opposto di Nishinoya.
Ricambiai il saluto senza esitare:
- Ciao! Com’è andato l’allenamento? Ho incrociato Kiyoko-senpai all’uscita dalla palestra poco fa e mi ha detto che state lavorando sodo.-
Il ragazzo strinse nervosamente la presa sul suo sacchettino di carta, che probabilmente conteneva uno dei buonissimi ravioli caldi del negozio, e il suo sorriso si fece incerto.
- Sì beh, Ukai-san non ci fa distrarre un attimo … e Daichi è spietato!- spiegò ironico.
- Nella mia squadra il capitano non è così severo, ma le altre compagne del terzo anno lo sono al suo posto!- ridacchiai, uscendo dal negozio insieme a lui.
Asahi si sedette sul marciapiede e divorò il suo raviolo in pochi minuti. Intanto Hinata, Kageyama e altri compagni stavano già uscendo per tornare a casa. Tra loro ci fu Nishinoya, che mi salutò sbracciandosi per alcuni metri con un sorriso enorme, prima di sparire in fondo alla strada.
Sospirando, mi accorsi che Asahi era ancora seduto sul marciapiede e teneva gli occhi fissi sul punto in cui il libero si era diretto. Aveva uno sguardo difficile da interpretare; malinconico, ma non solo. Allora ricordai il bigliettino che mi aveva fatto avere e realizzai che quello era il momento giusto per parlarne.
- Asahi-san.- lo chiamai, sedendomi discretamente al suo fianco. Quando il ragazzo si voltò verso di me sbattendo le palpebre, come appena risvegliatosi da un sogno, continuai: - Vorrei parlarti del bigliettino.-
Fu come se avessi pronunciato una parola tabù. Lo vidi chiaramente impallidire e mi sentii subito in dovere di fare tutto il possibile per metterlo a suo agio.
- Cioè ecco, ho ricevuto un biglietto e … non era firmato, ma penso comunque che fosse tuo e … non so, se hai voglia di confidarti … -
Forse ero più nervosa di lui, ma era piuttosto difficile esserlo di fronte a quell’espressione ansiosa e a quel colorito poco rassicurante. Feci per chiedergli se avessi detto qualcosa di sbagliato, ma lui mi interruppe incassando la testa nelle spalle:
- Sì … sì, il biglietto era mio.-
Sul momento non aggiunse altro e nemmeno allora riuscii a capire se volesse fermarsi lì o meno. Diamine, era difficile parlare con lui, sapendo di aver visto una sua parte molto sensibile!
- Se non vuoi parlarne, va bene lo stesso.- precisai ancora, nel mio modo più gentile possibile.
Asahi, a quel punto, sembrò rianimarsi da quello strano stato di timore e mi guardò negli occhi:
- No, va bene … va bene, Hanako-san. Grazie per … per l’interessamento.-
Mi rivolse un sorriso, ma fu difficile accettare quanto fosse debole e forzato.
- Vedi … - proseguì il ragazzo a voce bassa e io non mi mossi di un muscolo, siccome non avrei avuto il cuore di interromperlo in alcuna maniera. - Il fatto è che non so nemmeno io cosa dire. Quel biglietto … era per sfogarmi. Spero che non ti abbia dato fastidio.-
Scossi il capo senza dire nulla, trasmettendogli con lo sguardo tutta la mia comprensione.
- Per farla breve, non so ancora che cosa provo.- aggiunse Asahi arrossendo ed abbassando gli occhi, e io capii che quella era la sua conclusione.
Non avevamo avuto bisogno di specificare l’argomento della conversazione, né la persona verso cui l’asso della Karasuno provava forse dei sentimenti speciali. La sua incertezza nel parlarne, ma soprattutto la sua confusione erano visibili nei suoi occhi, che si erano fatti sempre più grandi lungo i minuti che avevo passato al suo fianco.
Poggiai una mano amichevole sulla sua spalla, evidenziando in modo molto masochistico la nostra grande differenza di stazza, e sorrisi cordiale:
- Non ti preoccupare, Asahi-san. Non è niente di ostile o negativo … prenditi il tuo tempo e se vorrai ne riparleremo.-
Solo allora il ragazzo parve più tranquillo e il sorriso che mi rivolse fu più sincero del primo:
- Ti ringrazio, Hanako-san.-
Fui soddisfatta di quella breve conversazione più di quanto mi ero immaginata. Asahi non era una persona con cui potevo permettermi di insistere per soddisfare la mia curiosità e la mia voglia di aiutare. Sentivo che il suo cuore e la sua mente avrebbero lavorato meglio in pace e solitudine, piuttosto che spinti da uno stimolo esterno.
Poco dopo, Asahi mi salutò lasciandomi sola davanti al negozio di Ukai. Stavo per andarmene a mia volta, quando alle mie spalle udii la vivace voce di Tanaka che chiacchierava. Solo girandomi scoprii che il suo interlocutore era il buon Ennoshita.
- … non è incredibile? Pensa se si piacciono davvero così tanto!-
- Abbassa la voce, per favore.-
Fu difficile trattenere l’impulso di chiedere di che cosa stessero parlando. Mi limitai a salutarli, ma quando mi vide fu Tanaka a rispondere a tutte le mie domande.
- Ah, c’è Hanako-san! Anche lei sa di Noya!- fece rivolgendosi direttamente al suo compagno.
Quest’ultimo mi rivolse uno sguardo interrogativo e io trattenni il fiato. Non avevo idea di come reagire.
- Sei un gran chiacchierone, lo sai?- esordì Ennoshita, alzando un sopracciglio in direzione di Tanaka. - E sentiamo, chi altro lo sa?-
L’altro addentò la merendina che nel frattempo aveva scartato e rispose con la bocca mezza piena:
- Ohi, per chi mi hai presho? Non shono un pettegolo!-
- A dire la verità, è stato proprio Nishinoya a dirmelo … - precisai, schierandomi dalla parte di Tanaka.
Ennoshita sospirò e mi rivolse un sorriso paziente.
- Se è così, allora non dobbiamo preoccuparci. A questo qui è andata bene che l’ha detto alle persone giuste … -
La sua occhiata eloquente fu ricambiata con una più minacciosa da parte dell’altro e una piccola risata da parte mia. Cambiando atteggiamento, Ennoshita parlò nuovamente con me:
- Hanako-san, tu sai se Asahi ricambia i sentimenti di Nishinoya?-
Naturalmente mi trovai in difficoltà a rispondere a quella domanda, così alzai le spalle.
- Non saprei, ma le premesse non sembrano così negative … - evitai di parlare della conversazione appena avuta con l’asso della squadra, soprattutto perché non aveva prodotto risposte certe.
Ennoshita parve riflettere e al suo fianco Tanaka lo guardò, mentre finiva di mangiare la sua merendina.
- Uhm, Asahi è un tipo tranquillo … troppo tranquillo, perché possa parlare liberamente di queste cose.- osservò il guru del secondo anno. - Forse dovrebbe essere Nishinoya a dichiararsi, per smuovere le acque.-
- Smuovere le acque?- ripetei confusa.
- Intende dire che Noya non può certo tenersi il segreto per sempre e io non vedo l’ora di vedere la faccia che farà Asahi quando-
- Tanaka, smettila.-
Accennai un sorriso di circostanza e decisi di dire la mia:
- Io credo che basti semplicemente aspettare … prima o poi succederà qualcosa, no?-
I due si guardarono e poi annuirono all’unisono verso di me, cogliendomi parzialmente alla sprovvista siccome non mi aspettavo che accogliessero la mia opinione con una tale serenità.
Allontanandomi dal negozio e procedendo verso casa, mi chiesi effettivamente che cosa sarebbe potuto accadere di tanto eclatante da “smuovere le acque”, come avevano detto i due senpai del secondo anno. Mi augurai che non fosse nulla di brutto, ma soprattutto avvertii una pungente curiosità crescere in me e me ne vergognai un pochino.





*








Piango un pochino. Sono riuscita ad aggiornare anche questa volta, gn.
Si doveva concludere la storia personale di Hanako per andare avanti... ora possiamo concentrarci sui nostri piccoli pallavolari ghei. Piccini, li aspetta un evento molto speciale che spero vi piacerà. :)
Per il resto grazie, grazie davvero se siete ancora qui a leggere. Sul serio, è importante per me. <3
Baci

by Eliot ;D
   
 
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