Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: wolfymozart    05/03/2017    3 recensioni
Sullo sfondo delle prime rivolte contadine antifeudali, si snoda la vicenda che ha per protagonisti Anna e Antonio. Come i rivoltosi si ribellano alle ingiustizie della società del tempo, allo stesso i due protagonisti, sono alle prese con una personale rivolta contro i propri destini segnati dagli errori, dalle incomprensioni e dalle scelte avventate del passato. La giustizia riuscirà a trionfare o prevarrà l'arroganza della sorte?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Emilia Radicati
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Anna, che cosa diavolo avete in mente di fare?! State indietro!-

-Antonio?!- esclamò sorpresa. -Che sta succedendo?-

-Non è difficile immaginarlo, una sommossa. Vostro marito non si è certo guadagnato la simpatia dei suoi mezzadri. Credo che sia meglio andarcene di qua! - disse trascinandola per la vita verso le scuderie sul retro.

-Ma come vi permettete? Lasciatemi, devo andare da mia figlia! -

Antonio esitò di fronte alla sua resistenza. Che diritto aveva lui di portarla via con la forza? Di impedirle di andare dalla figlia? Non era nessuno per fare questo. Stava quasi per allentare la presa, quando giunsero delle grida dall’interno del palazzo. Si videro avvampare delle fiamme. Tuonarono degli spari. I rivoltosi erano riusciti ad entrare, non avevano trovato alcuna resistenza da parte della servitù, le cui stanze erano state risparmiate. Si erano gettati sui nobili invitati al festino, volevano dar fuoco alle stanze del padrone. A presidio potevano sì e no esserci sei, sette guardie assoldate pochi giorni prima dal marchese, nulla più. No, non poteva lasciarla andare, non l’avrebbero risparmiata. Avrebbe scontato anche lei i soprusi e le angherie vigliacche del marito, che lei stessa subiva. Antonio la strinse ancora più forte. Non voleva lasciarla andare, ma Anna si divincolò, lottò e alla fine riuscì a sfuggirgli.

-Anna, non andate, vi prego! Non andate!- urlava disperato il medico rincorrendola. Riuscì ad afferrarle un braccio, Anna inciampò e si trovarono tutti e due a terra. -Perdonatemi, non volevo. Ma adesso venite con me!- il volto di Antonio le era vicinissimo, poteva distinguere i suoi occhi angosciati nell’oscurità, la sua voce suonava supplichevole. Le successe di nuovo. Come le era successo sedici anni prima. Come si era ripetuto la notte precedente. Come le sarebbe sempre capitato incrociando anche solo per sbaglio i suoi occhi. Si ritrovò del tutto in sua balìa, incapace di reagire, di rivendicare la sua volontà. Il suo sguardo accorato, i suoi gesti premurosi ed ansiosi a un tempo, che lasciavano trapelare tutta la preoccupazione che nutriva per lei, frantumavano ogni sua reazione di protesta. Antonio l’aiutò a rialzarsi e, tenendola per mano, senza che lei opponesse più alcuna resistenza, la condusse sul retro dell’edificio.

-Elisa!- chiamò Antonio, vedendo la ragazza correre trafelata verso di loro.

 -Stanno mettendo tutto a ferro e fuoco, là dentro. A noi non hanno fatto nulla, ce l’hanno con il marchese e quei suoi amici debosciati. Ora le guardie hanno chiamato rinforzi. Non so cosa potrà succedere, non lo so!- esclamò concitata. E aggiunse -Dovete andarvene il prima possibile di qua, marchesa! -

- Emilia! Devo assolutamente andare da lei, non posso lasciarla in mezzo a questo inferno!-  gridava Anna disperata.

- Marchesa, vi ucciderebbero, se solo vi vedessero! Non potete entrare! Sarebbe condannarsi a morte certa! Andrò io da Emilia, la porterò con me negli alloggi della servitù. Sono sicura che Bianca l’ha già portata in salvo lì-

- Giuramelo, Elisa, giuramelo! - la supplicò Anna stringendole le mani, anzi stritolandogliele.

- Ve lo giuro, marchesa, ve la riporterò sana e salva. Fosse l’ultima cosa che faccio. Ma ora andate, marchesa, scappate! - concluse vedendo sopraggiungere alcuni uomini armati di falci e torce dall’altra parte del cortile.

Anna non si risolveva a fuggire, guardava ora Elisa ora la sua residenza in fiamme. Le sembrava di vivere un incubo. Aveva perso il controllo delle sue azioni.  Antonio la strattonò, con quanto garbo poteva, e la condusse, come trasognata, alle scuderie. Montò sul primo cavallo che trovò e, dopo averla aiutata ad issarsi, partì al galoppo nel buio.

I rinforzi chiamati dalle guardie del marchese si stavano avvicinando alla tenuta, si notavano le fiaccole nel buio, e alcuni dei rivoltosi avevano già dato inizio ad una disperata fuga. 

Antonio aveva preso la via che conduceva al bosco, diretto alla sua casa sul lago; teneva con una mano le briglie del cavallo, con l’altra teneva stretta Anna che sedeva di traverso sulla sella davanti a lui. La marchesa non parlava, non accennava al minimo movimento; si reggeva con ambo le mani alla sella del cavallo e con lo sguardo fissava davanti a sé il buio. Nei suoi occhi restavano i riflessi delle fiamme che bruciavano Rivombrosa, nelle sue orecchie gli spari, le minacce, nella sua mente l’immagine della figlia abbandonata in quell’inferno. Il medico non provava nemmeno più a parlarle, cercava soltanto di arrivare al sicuro il più presto possibile. Lui si fidava della parola data da Elisa, era convinto che Emilia, protetta e nascosta dalla servitù, non avrebbe corso alcun pericolo: ce l’avevano con il padrone, non se la sarebbero mai presa con una ragazzina, pensava, fiducioso nel buon animo dei contadini, che erano sempre stati suoi protetti.

Il tempo si stava mettendo al brutto, la luna si nascondeva tra spessi nuvoloni scuri per poi riapparire poco dopo; il vento aveva iniziato a soffiare forte, propagando ancor di più l’incendio del palazzo.  Antonio non ci fece caso, conosceva la strada a memoria per tutte le volte che l’aveva percorsa. Giunti però al limitare del bosco, ecco sopraggiungere alle loro spalle qualcuno.

-Chi è là? Fermo!- urlò una voce dietro di loro -Fermo o sparo!- e all’ordine accompagnò un colpo di fucile. Antonio non sapeva che fare, non sapeva se si trattasse di guardie o di rivoltosi. Nel primo caso lui avrebbe corso il rischio di essere arrestato, se riconosciuto, ma nel secondo caso la vita di Anna sarebbe stata in serio pericolo: non usava portare armi, e in quel momento, nonostante il suo convinto pacifismo, lo rimpianse amaramente perché non avrebbe potuto difenderla in alcun modo. 

Si udì un altro sparo. -Antonio, dove pensate di andare? Fermatevi, per l’amor di Dio!- esclamò Anna, riavendosi da quello stato di torpore. Antonio tirò le briglie al cavallo, che si fermò. Ed eccoli circondati da cinque uomini a cavallo in vesti contadine: non erano guardie.

-E’ la marchesa! Ne sono sicuro! –

-Prendiamo lei, visto che il marchese ci è sfuggito!-

 Si avvicinavano minacciosi. Antonio fu sul punto di spronare il cavallo, ma desistette vedendosi un fucile puntato addosso.

 Anna esclamò: - Chi diavolo siete? Cosa volete da me?-

-Marchesa, venite con noi e saprete!- scoppiò a ridere uno dei giovani.

-Dovete pagare per quello che ci avete fatto, voi e vostro marito il marchese! Ci avete ridotto alla fame!-

-Giusto, bravo, giusto!- urlavano in coro gli altri. Mentre uno teneva il fucile puntato su Antonio, un altro cercava di strattonare la marchesa per trascinarla giù da cavallo.

-Lasciatemi!- gridava Anna resistendo, mentre Antonio cercava di tenerla stretta il più saldamente possibile, finché uno strattone più forte le fece perdere l’equilibrio e la fece cadere da cavallo. -Anna! - esclamò il medico precipitandosi anch’egli giù da cavallo.

-Tu non ti muovi!- lo fermò uno di loro, scambiandolo evidentemente per un servo della marchesa. Lo afferrò per la giacca e lo minacciò con un coltellaccio puntato alla gola. Gli altri nel frattempo avevano già preso Anna e le avevano legato le mani con una corda.

-Zotici che non siete altro, me la pagherete!- inveiva la marchesa.

La luna uscì per un attimo allo scoperto. -Un momento!- si sentì esclamare. -Un momento, fermi. Lo conosco, è un medico. Ha curato mio fratello e mio zio. Lasciatelo andare. Sta dalla nostra parte-. Antonio lo riconobbe e gli mostrò uno sguardo di riconoscenza.

-Sta dalla nostra parte? Intanto per cominciare stava facendo scappare la marchesa- rispose quello che teneva ferma Anna per i capelli. -Son tutti nobili, tutti uguali. Che gliene importa a loro della povera gente come noi? Noi ci spezziamo la schiena per loro, così possono vivere nel lusso!-

- Lasciatelo, vi dico. Ho un debito con lui. Lasciatelo- s’intromise il giovane amico di Antonio, afferrando per un braccio quello che stava minacciando il medico. 

-E sia! Ma porteremo via la marchesa!- concesse quello che tra loro sembrava il capo.

-No!- gridò Antonio liberandosi dalla stretta. -Non ci sto. Prendete me, allora-.  Si avvicinò al presunto capo offrendo i polsi. -Prendete me e lasciate andare la marchesa- ripeté guardando dritto negli occhi l’uomo. Uno sguardo fermo e risoluto, che nascondeva però una grande paura. Paura che questo suo gesto non bastasse.

 

   
 
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