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Autore: Mokuren    04/06/2009    3 recensioni
Sono passati sei anni dal tradimento di Sasuke e Konoha è nel bel mezzo di una guerra contro il Villaggio del Suono che potrebbe coinvolgere anche i villaggi vicini. Riusciranno Sakura, Naruto e Shikamaru a raggiungere Suna per chiedere aiuto? L'Akatsuki resterà semplicemente a guardare? E infine... Chi detiene veramente il potere a Oto?
*Storia sospesa*.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Itachi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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9. giu 09
9. Instabilità




Il complesso carcerario della Foglia era considerato da tutti come un luogo da cui stare alla larga, di cui era meglio dimenticare l’esistenza. In effetti, quel piccolo microcosmo, popolato unicamente da incubi addomesticati e da uno sparuto gruppo di sorveglianti, solitamente si limitava a languire ai margini, nell’indifferenza generale. Eppure quel giorno le voci e i bisbigli non facevano altro che rincorrersi in ogni dove, alimentandosi di passaggio in passaggio come un fuoco ravvivato da una brezza troppo vivace.
Quale sorpresa poi? Il nuovo prigioniero, arrivato in stato d’incoscienza e senza neppure l’ombra di un graffio, aveva decisamente tutte le carte in regola per destare parecchio interesse su di sé. Le direttive riguardanti il nuovo e chiacchierato ospite erano state piuttosto chiare e lapidarie: completo isolamento e nessun tipo d’interazione fino a nuovo ordine. E l’ordine era arrivato direttamente dalla voce della più alta carica del villaggio, la Godaime in persona che, proprio in quel preciso momento, si stava dirigendo a passo deciso nella parte più nascosta e protetta dell’intera struttura. Scalino dopo scalino, sempre più giù, direttamente di fronte alla cella del “traditore”.
Se ne stava lì, rasente al muro, con il viso oscurato da ciocche di capelli di un nero intenso. Sembrava quasi a proprio agio nella penombra umida di quella cella, quell’antro rischiarato a malapena dalla luce agonizzante proveniente dal corridoio centrale.
«Avanti, so che sei cosciente. Lo percepisco dal ritmo del tuo respiro.» Tsunade parlò a voce alta, avvicinandosi ulteriormente a quella fredda sequenza di sbarre metalliche.
Una risata sottile e venata di sarcasmo si librò e si spense nell’aria nell’arco di qualche istante.
«Sei sempre stata attenta a questo tipo dettagli… » Mormorò divertito il prigioniero con una voce familiare e al tempo stesso aliena. «Non sei cambiata affatto… Del resto tu non cambi mai, vero Tsunade?»
«Tu sei un po’ diverso dall’ultima volta invece…» Esclamò l’Hokage con un’evidente traccia di disgusto nella voce.
Il giovane col kimono si staccò dal muro di pietra lentamente, portandosi le mani davanti agli occhi come se le stesse vedendo per la prima volta. Fece danzare le dita con lo stesso movimento di un ventaglio dispiegato, per poi avvicinarsi a sua volta alle sbarre che li dividevano. Alzò finalmente gli occhi verso di lei, lasciando intravedere uno scintillio dorato decisamente poco umano.
«Sì, come puoi ben vedere. Hai qualche inutile domanda da pormi o devo attendere direttamente l’arrivo del capo della divisione interrogatori? Ibiki Morino… “L’artista della tortura”, giusto?» Si leccò distrattamente le labbra, sfoderando subito dopo un sorriso angelico che aveva in sé qualcosa di mostruoso e antico.
«Nessuna inutile domanda, per il momento. Solo una piccola constatazione: sembra proprio che le tue capacità di controllo sul corpo di questo ragazzo lascino molto a desiderare… » Esclamò con tono di sfida, fissandolo direttamente negli occhi, in attesa che la provocazione andasse a segno.
«Nulla a cui non si possa porre rimedio… » Sibilò, lasciando scivolare casualmente una mano attraverso le sbarre. Nessuna barriera elettrificata, proprio come aveva previsto. Doveva riconoscerlo: in fondo erano stati abbastanza accorti da non metterlo nelle stesse condizioni di un piromane con un'ampia scelta di fiammiferi davanti a sé.


*****


La pazienza di Temari era ormai del tutto agli sgoccioli dopo l’ennesima uscita dell’ennesimo consigliere. Si morse il labbro inferiore per la seconda volta da quando era cominciata quella riunione, lanciando un’occhiata in tralice in direzione del fratello impegnato ad ascoltare pazientemente l’eminenza grigia del Paese del Vento al gran completo. Il tema all’ordine del giorno riguardava soprattutto i rapporti con il Villaggio della Foglia e la possibilità di inviare alcune squadre di soccorso. Una parte dei membri del consiglio si era schierata in maniera a dir poco sospetta sul fronte del “no”, proprio come se una parte di loro si fosse messa precedentemente d’accordo in privata sede. La kunoichi si limitò a osservarli con sguardo tagliente, uno a uno, passando in rassegna tutte le loro facce.
Non poteva e non voleva aprire bocca, per il momento. Sarebbe stato solamente controproducente, e anche piuttosto stupido, sminuire il potere del Kazekage di fronte a quella schiera di avvoltoi mascherati da salvatori del villaggio. Non si poteva più neppure contare sull’aiuto del vecchio Ebizo. Non era un mistero per nessuno il fatto che la scomparsa della sorella avesse dato un deciso colpo di grazia alla sua salute già piuttosto precaria. L’epoca dei “nobili fratelli” era decisamente tramontata e le nuove generazioni dovevano semplicemente cavarsela con le proprie forze, cercare di sopravvivere nelle sabbie mobili della politica e della diplomazia.
Quando il turno di parola passò a Baki la tensione si allentò notevolmente, forse per merito delle sue parole sensate o forse perché i guerrafondai più agguerriti avevano già espresso la loro opinione.
«Concordo con la linea sostenuta dal consigliere Baki. Invieremo qualche squadra di supporto tattico e una parte del nostro personale medico più qualificato. Al momento, non siamo in guerra con nessun paese limitrofo, nonostante qualche imboscata di poco conto lungo i confini… » Il Kazekage parlò con voce sicura e tranquilla, esponendo la sua opinione con chiarezza cristallina e mandando in fumo, con una semplice manciata di parole, buona parte dei progetti del consiglio. I suoi occhi color acquamarina, ancora cerchiati di nero come se il demone in realtà non se ne fosse mai andato, non facevano più paura come un tempo, eppure dopo le sue parole seguirono diversi secondi di imbarazzato silenzio.
Temari esultò mentalmente a quelle parole e Kankuro, dal canto suo, non si curò troppo di reprimere l’evidente ghigno di soddisfazione sulle sue labbra per una volta prive dell’abituale color porpora.
«Ma, Kazekage-sama il Villaggio del Suono ormai… » E così Senzou sembrava ancora deciso a insistere con la sua assurda proposta di aprire un canale diplomatico radicalmente “alternativo”.
«Non c’è nessun “ma”. Fare affari o prendere accordi con il Villaggio del Suono è del tutto fuori discussione. Il nostro villaggio è stato ingannato e il mio predecessore è stato brutalmente assassinato da quelli del Suono… Devo forse continuare?» La voce del Kazekage, pur continuando a mantenersi perfettamente pacata, aveva tradito un’impercettibile punta di turbamento sulla parola “predecessore”. Non “padre”: predecessore. Forse la reliquia della Sabbia era stata estirpata dal corpo di Gaara ma alcuni demoni non si potevano semplicemente scacciare.
Non se ne andavano e basta.
Temari decise di guidare la discussione verso i termini pratici della questione, forse anche per veder svanire quell’ombra scura dagli occhi del fratello minore.
«Mi offro volontaria per guidare la spedizione.»
Gaara, girandosi lentamente nella sua direzione, non riuscì a trattenersi dall’alzare un sopracciglio in modo quasi impercettibile.
«Sono la candidata ideale per un incarico del genere. Ho guidato gli aspiranti chunin del nostro villaggio durante l’ultimo torneo svoltosi nel Paese del Fuoco; l’Hokage mi conosce personalmente… » Tono deciso e argomentazioni razionali furono le carte giocate da Temari per ottenere il sì più importante, quello del Kazekage, proprio quel fratello che, apparentemente, la stava fissando impassibile e glaciale. L’altro fratello, il marionettista, la stava fissando a sua volta, per nulla sorpreso da questa sua uscita.
«In effetti, mi sembra la persona ideale per guidare una spedizione del genere. Cosa ne pensate, Kazekage-sama?» Baki decise di intervenire, probabilmente per arrivare a una soluzione in tempi brevi.
«Candidatura… Accettata.» Sussurrò, concedendosi al tempo stesso un lieve sospiro piuttosto rassegnato.  «Ora non ci resta che consultare i nostri ospiti della Foglia in merito ai dettagli tecnici della missione. Qualche membro del consiglio ha ancora qualche obiezione da fare in merito?» Gaara si limitò a fissare Senzou e i suoi accoliti, assottigliando leggermente le palpebre, con uno sguardo che sembrò quasi quello dei vecchi tempi. Fu solo per un istante, ma i diretti interessati sentirono più di un brivido lungo la spina dorsale.
Il vecchio maestro del trio della Sabbia, intento a seguire compiaciuto tutta la scena, non poté fare a meno di pensare che i metodi del nuovo Kazekage, anche se solitamente del tutto pacifici, sapevano essere estremamente persuasivi.


*****


Ormai non era più un semplice sospetto; era proprio una certezza: in qualche vita precedente dovevo avere senz’altro fatto infuriare qualche misteriosa divinità della pioggia. Non c’era altra spiegazione per motivare la presenza di tutta quella massa d’acqua che ci stava piombando addosso da ore. Avevo anche la netta sensazione di stare rivivendo al contrario, una versione nettamente peggiorata naturalmente, il viaggio dell’andata, quello che avevamo intrapreso per raggiungere “il villaggio delle torri lugubri”. Luogo da cui ci eravamo fortunatamente allontanati, diretti verso una meta a me perfettamente sconosciuta.
Uchiha e Hoshigaki continuavano ad avanzare, apparentemente senza problemi, in mezzo alla crescente oscurità. Sì, perché della tenue e grigia luce, quella che era riuscita a filtrare attraverso il mantello di nubi sopra le nostre teste, non c’era ormai quasi più traccia. Quando li vidi arrestare la loro corsa tirai involontariamente un sospiro di sollievo. Si scambiarono una rapida occhiata d’intesa e, dopo qualche istante, l’Uomo Squalo prese l’infelice decisione di distruggere il silenzio perfetto che aveva accompagnato il nostro cammino. Un silenzio che, a dir la verità, si stava rivelando anche mortalmente noioso.
«Guarda quel povero scricciolo rosa… Tra un po’ dovremo portarcela in spalle per quanto è debole. Mi aspettavo qualcosa di più dalle kunoichi della Foglia, ma forse ci troviamo di fronte a un’annata difettosa… »
Avrei preferito di gran lunga continuare ad annoiarmi: già, il silenzio era decisamente preferibile rispetto alle provocazioni di bassa lega di quel colosso dalla parlantina corrosiva.
Debole. Forse non ero esattamente al massimo della mia forma fisica, ma da qui a definirmi “debole”…
La sentii arrivare come un fulmine, accompagnata da una massiccia dose di adrenalina e da una bruciante tensione muscolare, evocata come per magia da quelle provocazioni d’infimo livello. Eccola: la cara, vecchia, me stessa; quella parte di me che, di tanto in tanto, faceva la voce grossa dentro la mia testa. Quella che in un paio di occasioni- beh, forse più di un paio- era stata sul punto di cambiare per sempre i connotati facciali di Naruto e Sai. Quella che scattava al minimo accenno d’insulto. Quella che da tempo desiderava imprimere un bel gancio potenziato sulla mascella di quello spadaccino squamato…
«Debole? Se stai cercando una scusa per fermarti… Dovresti trovarne una migliore.» La frase suonò decisamente stonata persino alle mie orecchie, considerata la prestanza fisica del soggetto a cui era rivolta, ma funzionò.
«Divertente, molto divertente. Sono quasi dispiaciuto di dover mozzare quella lingua così insolente… No, a pensarci bene non lo sono affatto.» Ghignò malignamente, avvicinando pericolosamente la mano all’elsa della sua “Pelle di squalo”.
«Perché dalle parole non cerchi di passare ai fatti?» Ecco un illuminante esempio di come riuscire a decretare la propria fine con poche, semplici e sciagurate parole. La consapevolezza di stare mandando in fumo tutti gli sforzi fatti fino a quel momento ebbe lo stesso effetto di una manciata di neve lasciata scivolare lungo la schiena.
Stupida impulsiva, fermati a riflettere per un momento. Una vera kunoichi non si sarebbe mai permessa di cedere a scatti d’ira o di provocare potenziali scontri in situazioni di evidente svantaggio. A dir la verità, attenendosi strettamente alle regole, lo strumento perfetto descritto dai manuali ninja non avrebbe dovuto neppure concedersi il lusso di possedere un cuore. Ma era anche vero che le regole, quelle imparate a memoria durante gli anni dell’addestramento, a contatto con la realtà dovevano spesso venire, per così dire, interpretate.
Cercai di concentrare una considerevole quantità di energia nel pugno destro, decisa a non farmi tagliare proprio nessuna lingua. Probabilmente avrei avuto la peggio, ma la tentazione di fargli almeno un po’ male era davvero troppo forte.
Una frazione di secondo dopo, tutto quello che riuscii a sentire fu solo una morsa implacabile attorno al mio braccio e una fredda punta metallica sulla mia giugulare. No, non solo quello in realtà. Una presenza alle mie spalle, l’inconfondibile sensazione di capelli bagnati, non miei, intenti a sfiorarmi la guancia… L’eccessiva vicinanza con il più pericoloso ricercato della Foglia mi paralizzò come una preda che sa per certo di non avere più scampo. Avevano forse deciso di sbarazzarsi di me?
Contai mentalmente fino a tre e poi sentii la sua voce, bassa e sottile, filtrare attraverso il rumore della pioggia: «Se fossi in te non sprecherei il chakra in questo modo». Essere in disaccordo con quella voce liscia come seta era praticamente impossibile, oltre che potenzialmente fatale.
Dopo aver sentito con sollievo il kunai allontanarsi dal mio collo, concessi finalmente ai miei polmoni di riempirsi d’aria. Voltai leggermente la testa, finendo con l'incontrare il suo viso a soli pochi centimetri dal mio. Nonostante la luce sempre più flebile, riuscii immediatamente a cogliere il rosso cupo dei suoi occhi. Inutile aggiungere che sprofondai in tutto quel rosso senza pensare alle possibili conseguenze.
E la famosa lezione di vita su “come affrontare lo sharingan e sopravvivere”? Dimenticata, archiviata in qualche angolino buio del mio cervello. Semplicemente inascoltata.
Fui in grado di distogliere lo sguardo solo quando il mio braccio fu nuovamente libero di muoversi a suo piacimento. Una libertà del tutto illusoria, la mia. Già, avevo solo un’unica opzione a mia disposizione: continuare a seguirli, tentando di recitare, magari questa volta con maggiore impegno, la parte del docile ostaggio privo di catene.










Note a fondo pagina
Finalmente sono riuscita a tornare sui personaggi e le vicende che avevo un po’abbandonato, ovvero: le vicissitudini di “Sasuke”- Orochimaru (a proposito delle prigioni della Foglia: ricordo di averle viste in qualche episodio filler dell’anime) e gli sviluppi in corso a Suna in seguito all’arrivo di Naruto, Shikamaru e Jiraiya.
Naturalmente al centro dei miei intessi ci saranno sempre le avventure dell’improbabile terzetto costituito da Itachi, il “povero scricciolo rosa” e Kisame. Faranno una sosta durante la loro interminabile marcia? La risposta è affermativa. Sì, si fermeranno presto da qualche parte… L'Hoshigaki potrà anche apprezzare il lato “acquatico” della situazione, ma marciare al buio con quel tempo orribile non deve essere davvero piacevole per nessuno.
Infine un grazie a tutti i lettori (soprattutto per la loro pazienza nel seguire i miei aggiornamenti non propriamente “fulminei”) e in particolare a pein10, robertuzzabedda e sakura98 per le loro recensioni.
Per rispondere alle vostre domande… In questa storia, per il momento, i membri dell’Akatsuki ancora operativi sono: Pain, Konan, Deidara, “Tobi”, Zetsu, Kisame e Itachi. Hidan e Kakuzu hanno fatto la fine descritta nel manga. Stesso discorso anche per quanto riguarda Sasori.
A proposito di pairing: in questo momento i due personaggi su cui vorrei concentrarmi maggiormente sono Itachi e Sakura, ma per il futuro non escludo affatto complicazioni, gelosie, avversità e via dicendo. In breve: non ho ancora deciso nulla di definitivo in proposito…
Un saluto a tutti!
  
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