Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nuel    06/03/2017    2 recensioni
Hogwarts apre le porte per la terza volta per Albus Potter. Quest'anno anche sua sorella minore Lily inizia a frequentare la più famosa scuola di magia e stregoneria del mondo, e mentre James stringe nuove amicizie, la vita familiare dei Potter potrebbe venire sconvolta.
Ogni pezzo è sulla scacchiera, sta ad Albus decidere se giocare quella che forse non è solo una semplice partita.
♦ Serie Imago Mundi, III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
8
Strategie di gioco





La sorte era stata benevola con Grifondoro: quando erano stati sorteggiati gli abbinamenti per le partite del campionato scolastico di Quidditch, Grifondoro era finita nel secondo turno, contro Corvonero. La squadra rosso-oro aveva tirato un sospiro di sollievo: con tanti nuovi giocatori, aveva bisogno di un po’ più tempo del solito per trovare la giusta intesa e per provare gli schemi di gioco, individuare eventuali problemi e trovare delle soluzioni.
La prima partita del campionato si era tenuta due settimane prima: Serpeverde contro Tassorosso. Come previsto, Serpeverde aveva battuto Tassorosso.
    «Quindi, se vinceremo, dovremo giocare contro Serpeverde», sbuffò Roxanne, mentre pianificava gli allenamenti delle due settimane successive con la squadra. Avrebbero avuto più tempo, sì, ma il clima sarebbe stato impietoso: faceva freddo e aveva già nevicato un paio di volte. Prima della partita il tempo sarebbe peggiorato ancora e avrebbero dovuto giocare in condizioni tutt’altro che favorevoli. «James?», chiamò Roxanne, «James, sei con noi?».
    James alzò lo sguardo verso la cugina, mettendola a fuoco in quel momento. «Sì, scusa, mi ero distratto», rispose.
    Rose non lo perdeva di vista da quando erano tornati da Hogsmeade, vale a dire da una settimana. James era stato scostante e distratto, e Rose aveva iniziato a farlo notare ad Albus. Anche in quel momento gli diede una gomitata sul fianco.
    «Ai!», protestò Albus.
    «Non ti ho fatto male!», lo rimbeccò Rose e gli fece cenno di guardare James. Erano nella sala comune della loro Casa, la squadra di Quidditch si era ritagliata un angolo per discutere degli allenamenti, ma c’erano diversi Grifondoro che li ascoltavano. Albus guardò il fratello e si strinse nelle spalle. Aveva provato a parlargli, ma James non gli aveva detto nulla. Era da prima di Hogsmeade che era strano, ma nei primi giorni Rose non se ne era accorta. Albus, però, lo aveva visto stare sempre più in disparte e sospirare. Aveva preso l’abitudine di toccarsi le labbra e Albus aveva notato che ogni volta che lo faceva era come se fosse da un’altra parte.
    «Lascialo perdere», le disse. Anche lui era spesso distratto, ultimamente: ogni sera tirava fuori la pergamena e guardava insistentemente la scacchiera. In quei giorni la colorazione dei pezzi era cambiata anche se nessuno li aveva mossi, poi, una sera, il disegno era cambiato: un pedone si era spostato di lato. Il giorno successivo Carabà gli aveva mandato un gufo indicando la propria mossa. Albus non era ancora riuscito a decidere quale pezzo muovere. Avrebbe voluto chiedere consiglio a James ma, quando aveva provato a parlargli degli scacchi, lui gli aveva detto di non avere tempo. Allora aveva chiesto a Louis, che aveva osservato la scacchiera con grande curiosità, ma aveva finito col dire che era impossibile muovere due pezzi contemporaneamente e gli aveva suggerito di chiedere alla strega di inviargli le regole del gioco.
    Nemmeno quella sera decise la mossa da fare, ma si risolse a chiedere aiuto a Martin.
    Fu così che, il giorno successivo, quando si ritrovarono nel cortile, dopo pranzo, gli mostrò la pergamena. Anche Rose le diede un’occhiata: le piaceva giocare a scacchi magici, ma non era brava quanto il padre.
    «Devo aver letto da qualche parte di un gioco simile», disse Martin, osservando con attenzione il disegno, «una scacchiera con cinquantasei pezzi mmm», mugugnò, «però non ho idea di cosa significhino i colori e perché cambino». Che ne avesse già sentito parlare era, per Albus, già qualcosa. Probabilmente Martin si sarebbe chiuso in biblioteca a cercare un libro che parlasse di quel gioco, se fosse riuscito a coinvolgerlo abbastanza.
    Lily si alzò sulla punta dei piedi per guardare la pergamena. «Hai chiesto a James?», chiese, «Anche Lotus è molto bravo a scacchi magici».
    «Ma questi non sono scacchi magici», le rispose Albus, «sono Scacchi Incostanti», qualunque cosa volesse dire.
    Lily mise il broncio alla risposta brusca del fratello e Rose decise che era ora di cambiare argomento. «Io credo che James sia innamorato», disse a bruciapelo.
    Lily urlò e Albus e Martin la guardarono come se fosse un’estranea. «Di chi?», chiese Lily, gli occhi sgranati e un improvviso rossore a tingerle il viso.
    «Non ne sono sicura, ma a Hogsmeade l’ho visto parlare con Ausia Flint».
    «Cosa?», strillò Lily, scuotendo forte il capo. «No! No! No! Non è possibile!». I capelli le finirono davanti al viso e li tolse nervosamente con entrambe le mani.
    «L’hai solo visto parlare?», chiese Albus, «a Hogsmeade?».
    «L’ho visto mentre andavo ai Tre Manici di Scopa», disse Rose, «ho cercato di seguirlo, ma l’ho perso di vista dopo un po’, così sono andata a prendermi una burrobirra per scaldarmi, ma avete visto dove ero seduta. Guardavo fuori dalla finestra per vedervi arrivare, e ho visto James e Ausia. Lei aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto…».
    «In dormitorio ho sentito delle ragazze dire che Ausia piange quasi tutte le notti», bisbigliò Lily, attenta a non essere sentita da altri.
    Rose annuì e poi riprese: «Si sono fermati fuori, a parlare, poi sono entrati separatamente. Voi siete arrivati una decina di minuti dopo».
    «Questo non vuol dire che a James piaccia Ausia», commentò Martin, scettico e Albus annuì convinto.
    Rose scoccò loro un’occhiata infastidita, ma continuò a sostenere la propria teoria: «Io dico che è per questo che è sempre distratto. Molly mi ha detto che è stato sgridato dal professor Arsenic, l’altro giorno, perché non seguiva la lezione e poi le ha chiesto gli appunti perché non li aveva presi, e quando è seduto vicino alle finestre guarda sempre fuori…».
    «Starà pensando alla partita», suggerì Albus.
    «E pensa di baciare il boccino?», chiese Rose, esasperata dall’ottusità dei ragazzi, ma Lily, in quel momento, sgranò gli occhi nocciola e si portò una mano alle labbra. Rose annuì soddisfatta.
    «Allora è vero!», pigolò la ragazzina. Albus e Martin la guardarono senza capire, ma Lily e Rose si erano capite perfettamente. «Dovrò fare amicizia con Ausia!», piagnucolò.
    «Mi dispiace tanto, Lily», la compatì Rose, solidale con la cugina.
    Anche se Albus non credeva che suo fratello si fosse innamorato di Ausia Flint, cominciò ad osservarne il comportamento in presenza della ragazza.
    In Sala Grande, durante i pasti, lo sguardo di James vagava spesso dalle parti del tavolo di Serpeverde, ma Albus decise che, probabilmente, teneva d’occhio loro sorella. Quando, però, arrivò il giorno della partita e, al termine della colazione, lo vide correre per raggiungere Ausia all’uscita della sala, dovette ammettere che Lily non c’entrasse nulla. Rose gli diede un calcio sotto il tavolo e gli indicò la scena, come se lui non l’avesse già vista da sé. Ausia aveva fatto un passo indietro e aveva guardato verso il tavolo verde-argento come per assicurarsi che nessuno li stesse guardando.
    Albus avrebbe voluto avere delle Orecchie Oblunghe per sapere cosa si stavano dicendo, ma di qualunque cosa stessero parlando, la conversazione fu piuttosto breve. James dava le spalle alla sala, quindi Albus non avrebbe saputo dire quale fosse l’espressione del fratello, ma quella di Ausia rivelò subito fastidio e rabbia. Dal modo in cui le spalle di James si accasciarono e il mento di Ausia si alzò, Albus trasse la medesima conclusione a cui diede voce Rose: «Dubito che lei ricambi».
    Un’ora più tardi, tutti gli studenti erano seduti sulle gradinate intorno al campo da Quidditch. Era una giornata fredda e grigia e Albus sentì Louis commentare che non avrebbe voluto trovarsi su una scopa con quell’aria tagliente per nulla al mondo. Il cugino si era seduto nella fila davanti a loro, occupando tre posti accanto a sé. Anche Albus aveva tenuto occupati altri due posti e guardò verso le uscite in cerca di Rose e Martin. Quando li vide, alzò una mano perché si dirigessero verso di lui.
    «Allora», disse Martin mentre prendeva posto accanto a lui, «vediamo questa scacchiera».
    Albus annuì e prese dalla tasca la pergamena. «Devo decidermi a fare una mossa», disse mentre la distendeva a fatica, a causa dei guanti.
    «Per queste cose ci vuole tempo. Te l’ha detto anche lei di fare con calma, no?», ribatté Martin e Albus sbuffò, perché sì, gli aveva detto di prendersi tutto il tempo necessario, ma gli sembrava di stare abusando della sua pazienza.
    «Se i pezzi non possono scavalcare altri pezzi, puoi muovere soltanto un altro pedone», disse Martin.
    «Sì, ma quale?».
    Martin guardò di nuovo il disegno. «Non credo faccia molta differenza. Se non ti allarghi come ha fatto lei non avrai spazio per muovere nessun pezzo. Per ora puoi solo andare avanti».
    Albus non era particolarmente convinto, ma aveva seguito il consiglio di Louis e aveva mandato una lettera a Carabà chiedendole dove potesse trovare le regole complete del gioco, ma lei gli aveva risposto che non c’erano altre regole oltre a quelle che gli aveva già detto: i rossi avanzavano in coppia, i bianchi retrocedevano. Al retrocedere di un bianco corrispondeva l’avanzare di un nero.
    «Il pedone che ho mosso in avanti è bianco, quindi forse posso spostarlo indietro», ipotizzò Albus.
    Martin si grattò il mento, intanto le squadre di Grifondoro e Corvonero si erano schierate in campo e stavano salendo in groppa alle loro scope. «Sì, ma così faresti avanzare un nero», rispose.
    «Non dovresti essere coi tuoi compagni di Casa, tu?», chiese la voce di Lily, facendoli sobbalzare. Albus e Martin alzarono su di lei lo sguardo: la piccola di casa Potter li salutò con la mano e si sedette nella fila davanti a loro, tra Lotus e Scorpius.
    «Cos’è quello?», chiese Scorpius, giratosi verso di loro. Anche Lotus si girò a guardare.
    «Stiamo cercando di capire come si gioca a Scacchi Incostanti», rispose Albus.
    «Cosa sono?», chiese Scorpius, ma prima che Albus potesse rispondere, Lily gli aveva strappato di mano la pergamena.
    «Basta con questi scacchi!». Lotus si volse in avanti e si sporse a dire qualcosa all’orecchio di Louis. «Sono venuta qui per vedere James giocare a Quidditch e qualunque sia l’esito della partita, Martin, oggi questo non è il tuo posto!», disse con un tono che ricordava un po’ troppo quello di Ausia.
    Scorpius si mise a ridere, ma Albus si accigliò. «Chi sei tu? Dov’è mia sorella?», chiese mentre riprendeva la pergamena e la rimetteva in tasca. Anche Lily si mise a ridacchiare, ma forse non aveva tutti i torti: era una partita tra Grifonfondoro e Corvonero, e Martin avrebbe fatto meglio a tornare sugli spalti della sua squadra.
    Mentre Albus e i suoi amici stavano ancora battibeccando, la partita cominciò. Corvonero prese subito il controllo della Pluffa e Cordelia Rosewood rischiò di cadere dalla scopa per evitare un Bolide che le sfiorò un ginocchio. Louis saltò in piedi e si risedette solo quando la Cacciatrice riprese quota, facendo segno con una mano che stava bene. Sembrò che tutti i Grifondoro tirassero un sospiro di sollievo nello stesso momento.
    Anche Benedict Tinbridge aveva qualche problema: i battitori di Corvonero sembravano aver colto qualche sua incertezza in volo. Roxanne gridava ordini che da terra non si capivano, ma la sua voce portava via dall’aria arrivava sino agli spalti. Sembrava che i Grifondoro non riuscissero a coordinarsi seguendo gli schemi di gioco che avevano provato dozzine di volte nelle ultime settimane.
    All’improvviso lo speaker gridò che il cercatore Corvonero aveva avvistato il Boccino e un brivido passò tra la folla. Albus lo sentì distintamente mentre alzava gli occhi in cerca di James e lo vide appiattirsi sul manico della sua scopa per volare più veloce ce mai all’inseguimento del giocatore avversario.
    James raggiunse il cercatore Corvonero e iniziò a placcarlo più vicino di quanto avesse mai fatto, tanto che l’altro si scostò bruscamente per evitare la collisione. Il volo di James era più sicuro e temerario di quanto non fosse mai stato, tanto che l’avversario cominciò a cercare di distanziarlo più di quanto cercasse di raggiungere il Boccino.
    Quando James si distanziò dall’altro cercatore con un avvitamento improvviso qualcuno gridò. Per un attimo era parso che James stesse cadendo, ma non era così, sterzò bruscamente e impennò la scopa passando vicino a Tinbridge, facendolo spostare bruscamente, poi gridò qualcosa alla Rosewood e in meno che non si dicesse sembrava che la squadra avesse ritrovato l’assetto di gioco. Intanto il Boccino era ricomparso e James si allontanò dal centrocampo andando al suo inseguimento.
    «Ma cosa fa?», pigolò Lily.
    «Sembra quasi…», Scorpius esitò, «di vedere Augustus».
    Albus non riusciva a staccare gli occhi dal cielo: quel modo aggressivo di volare sembrava proprio quello di Augustus Flint. James non volava mai così, e sembrava che anche gli altri avessero notato il cambiamento. Si chiese se, per caso, James non lo stesse facendo per impressionare Ausia e guardò rapidamente verso il settore occupato da Serpeverde, ma non c’erano tracce della ragazza. Ausia non era andata a guardare la partita.
    Albus tornò a guardare in alto, ma gli faceva male il cuore al pensiero che il fratello stesse giocando a quel modo per la ragazza, anche se dovette ammettere che James stava volando bene, forse anche meglio del solito. Poteva sembrare pericoloso, ma Albus sentiva che James sapeva cosa stava facendo, a differenza sua, che non riusciva nemmeno a decidere come muovere un pedone su una scacchiera.

 
_______________________

Eccomi di nuovo qui! Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che spero che vi piaccia.
Il prossimo capitolo, non arrabbiatevi >.<, arriverà tra due settimane: tra pochi giorni scadrà un contest a cui sono iscritta, quindi la prossima settimana pubblicherò una piccola OS (forse la pubblicherò con qualche giorno d'anticipo, ma la segnalerò comunque sulla mia pagina FB lunedì).
All'incirca un paio disettimane fa avevo annunciato che sarei stata impegnata nella stesura di tre OS, una è quella in arrivo per il contest. Purtroppo sono riuscita a scriverne soltanto due. La scadenza per la consegna della terza è tra quattro giorni e non ce la farò a consegnarla. Con un po' di fortuna ci saranno altre occasioni.
Per ora, ringrazio chi segue questa storia, in particolare
uwetta e come al solito, vi aspetto sulle mie pagine. ^^
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nuel