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Autore: SognatriceCullen_182    04/06/2009    3 recensioni
Mentre uscimmo da scuola mi accorsi che avevo l'impellente bisogno di vederla sorridere.
E l'avrebbe fatto, lo sapevo.
Sarei riuscita a farla sorridere.
Pan è una bellissima ragazza che frequenta il penultimo anno del Minot Senior High School, e sogna di vivere altrove.
Seth è un ragazzo ricco, bello, pieno di amici. Ha tutto. E ha anche un sogno: riuscire a far sorridere Pan. Pan, quella che non sorride mai. Pan, quella che sembra vivere in un malinconico mondo tutto suo. Pan, quella che ha una personalità tutta da scoprire.
Un amore che cresce lento ma inesorabile, portandoli entrambi a non poter più fare uno a meno dell'altro.
E se una difficoltà dovesse mettersi tra di loro? E se qualcosa dovesse andare storto?
Buongiorno ragazze! Questa è un'altra ff che ho scritto con Erica, una mia compagna di scuola, che ha avuto l'idea e la trama.
Per chi dovesse spaventarsi nel vedere una nuova ff, sappiate che non ho intenzione di mollare "The Twilight Sister" e che anzi sto continuando alla grande!
Leggete e recensite, gente!! =D
SognatriceCullen_182 e Erica
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 2

Eyes of Ice

Capitolo 1

 

 

Ero davanti  all’ entrata dalla scuola, disseminato per ogni centimetro di volantini che pubblicizzavano quello stupido ballo.

Il week end era passato decisamente troppo in fretta, pensai con una smorfia. Sabato avrebbe avuto luogo il ballo – al quale ovviamente non avevo intenzione di partecipare - e per cinque lunghissimi giorni avrei avuto a che fare con inviti da tutte le parti. Non volevo nemmeno pensare quante stupidissime frasi fatte mi sarebbe toccato di ascoltare, frasi che avrei liquidato con una delle mie risposte pungenti che mi avevano fatto guadagnare il titolo di “Eyes of Ice”.

Patetico.

No, non volevo proprio pensarci.

Vidi da lontano arrivare Amy, con i suoi lunghissimi capelli biondi che raggiungevano il fondo della schiena.

Salutai con la mano, mentre attraversava il marciapiede.

- Ciao Pan.-

-Ciao, Amy.-

-Andato bene il week-end?- si informò.

-Più corto di quanto sperassi.- confessai, mentre passavamo sotto il mini portico che dava sulla porta d’ingresso della Minot High School.

-Lo immaginavo. Terrorizzata all’idea degli avvoltoi?-

­- Abbastanza, in effetti.-

Mi rispose un po’ imbarazzata ma con un grande sorriso:

-Tranquilla, andrà tutto bene.–

Entrammo tutte e due nella scuola, nel corridoio ghermito di ragazzi più o meno svegli.

Nemmeno il tempo di dire “ba” che un paio di ragazzi si misero di fronte a me, bloccandomi il passaggio.

- Oh bellezza, non vuoi venire al ballo con me? Saremmo proprio  una bella coppia sai?-

Lo fulminai con uno sguardo infastidito: –No, non lo so, e non ho intenzione di saperlo. Ma ci puoi andare con una bella bambola di pezza,  almeno lei non si lamenterà se gli pesti i piedi –

Riprovai a fare un passo, ma il secondo ragazzo mi bloccò e tentò: - Se proprio non ti va di ballare io avrei un programmino alternativo… - disse sorridendo malizioso, seguito dalle risate gutturali dei suoi amici.

-Sparisci, Gunther. Ti ho già detto quarantacinque volte che non voglio avere niente a che fare con te. Vattene immediatamente e lasciaci passare.-

-Ma dai, Pan…-

Arricciai le labbra in un gesto di sfida.

-Gunther? Vado dalla Preside. Credi che le piacerebbe scoprire che molesti le ragazzine della sua scuola? Mhm. –finsi di pensarci un po’ su. –Io credo di sì. E credo che anche lei ha in mente un programmino per te… Se capisci cosa intendo.-

Mi lasciò passare.

Mi avvicinai già irosa all’armadietto e incrociai nuovamente lo sguardo dello stesso ragazzo che venerdì aveva provato a sorridermi. Che sorrideva a fare? Cosa voleva da me?

Notai una leggera nota di divertimento nei sui occhi. Cosa c’era di divertente? Il modo in cui umiliavo i ragazzi che provavano ad abbordarmi? Ahah, proprio divertente. 

Mi girai verso l’armadietto dandogli le spalle, decisa ad ignorare l’ ennesimo pretendente.

Aprii l’armadietto, che trovai intasato di stupidissimi inviti e bustine.

Che palle!! Il mio autocontrollo stava già sfuggendomi di mano.

Sospirai rumorosamente.

E pensare che era solo lunedì mattina.

Presi tutte le carte, e buttai tutto nel cestino all’angolo del corridoio. Mi voltai verso Amy, che cercava di trattenere un sorriso. Personalmente non ci trovavo nulla di divertente.

-Devo andare in classe, okay? Ci vediamo a mensa.-

Annuì: -Certo, Pan. Ci vediamo!-

Mi allontanai per chiudere l’armadietto e percepii ancora la sua presenza qualche metro più in là. Mi stava ancora guardando, soddisfatto e divertito come chi conosce una battuta divertentissima. Solo che io non sapevo che battuta fosse, e questo mi procurava un’irritazione assurda.

Chi era? Ma soprattutto, cosa voleva?!

 

***

 

Presi il mio vassoio e mi diressi verso il tavolo che ero solita ad occupare con Amy, ignorando i fischi che arrivavano dagli altri tavoli. Mi stupiva constatare che la gente non ha proprio nulla di meglio da fare… Soprattutto quando ormai sembrava ovvio che non avevo la minima intenzione di stare al gioco di nessuno di loro.

-Pan? Strepitose novità!!- mi accolse festosa la mia biondina, leggermente accaldata.

-Cosa c’è?- chiesi incuriosita. Era raro vedere Amy così entusiasta per qualcosa che non avesse nulla a che fare con l’equitazione.

-Ho fatto una corsa, per dirtelo subito.. Come mai ci hai messo tanto?- mi interrogò.

-Euh.. Non lo so..- risposi confusa. –Ma dai, dimmi cos’è successo!-

Si scostò i capelli dal collo, e cominciò a raccontare, sorprendentemente loquace: -Stavo cambiando i libri per l’ora dopo, quando ad un certo punto noto una busta appoggiata sul ripiano superiore dell’armadietto; mi sono detta che era per te, e anzi mi sono un po’ scocciata che stessero ricorrendo a me per arrivare a te. Stavo per buttarla, perché tanto sapevo che non avevi intenzione di accettare l’invito, quando leggo: Per Amy.-

-Grande!- commentai partecipe. – E quindi? Di chi è?-

-E quindi,- continuò, -non so di chi sia. Perché non era firmata… Era anonima.-

Annuii: -E cosa diceva?-

-Tieni, ce l’ho qui…-  disse tirando fuori una lettera spiegazzata dalla tasca posteriore dei jeans. La aprì:

 

Per Amy:

Fatti trovare al centro della palestra il giorno del ballo.  

Ci vedremo lì…

Sarò lì ad aspettarti.

xoxoxo  

 

Sbattei più volte le palpebre: -Oh.-

Amy si voltò verso di me, e sorridente disse: -Inquietante, vero?-

-Sì.. Ma non come la intendi tu. Inquietante.. davvero.-

Fu il suo turno di commentare: -Oh.-

Mi dispiacque vederla così giù, per colpa mia. Cercai di riparare: -Ma secondo me dovresti andarci.-

Si illuminò: -Davvero??-

Annuii: -Assolutamente! Poi mi racconti tutto per filo e per segno, okay?-

-Ma… In realtà credevo che mi avresti accompagnata.-

Sgranai gli occhi: -Amy ma io non voglio andare a quel ballo!- esclamai.

Gli angoli delle sue labbra puntarono verso il basso in una smorfia di malinconia che mi spezzò il cuore: -Ah…-

-Ma sai benissimo che per te farei questo e altro!!- le dissi con voce dolce.

Mi abbracciò di slancio: -Oh, grazie Pan!! Grazie, grazie, grazie!-

Vedere così felice la mia biondina preferita valeva un ballo? Ma sì, mi dissi. Lo valeva.

 

Mi sedetti sulla moto, aspettando che arrivassero Freddie e Ryan.

-Ehi, scemo scemo. – attaccò Meggie alla mia destra, -chi ci porti al ballo?-

Sbuffai. –Bho!-

-Nessuno mi ha invitata, ancora.-

Ridacchiai: -La solita speranzosa, eh?-

Incassai il pugno, e continuai: -Io aspetto solo che qualche bellissima dama mi chieda in ginocchio di invitarla.- dissi con un sorriso modesto.

Due pugni in una sola mattinata erano anche troppi: -Ti dispiace, Meggie!?-

-Seh, seh.. Ehi! Arriva Ryan! .. E Freddy.- annunciò. Ma non la stavo ascoltando.

In fondo al marciapiede vidi la Wood salutare un’amica dai capelli lunghi e biondissimi. Senza sorridere.

Era bellissima quella mattina: i capelli miele scuro erano stati raccolti in una treccia un po’ particolare, e la camicetta bianca si accompagnava alla sua carnagione chiara. I jeans stretti sul fondo le slanciavano le gambe già lunghe.

Strano, mi dissi: non ero mai stato un buon osservatore. Forse perché semplicemente ancora non c’era nulla di bello da osservare.

Mi voltai verso Meggie, senza vederla: ero concentrato a scrutare i volantini che pubblicizzavano il ballo della scuola che avrebbe avuto luogo quel sabato. Mi si accese una lampadina.

-Ehi, Seth? Tutto okay?- chiese la voce squillante alla mia destra.

-Ciao, vecchio!- mi salutò Ryan, battendomi fiaccamente un pugno sulla spalla.

Freddie guardò nella direzione del mio sguardo, e bevve una sorsata di caffè: -Togli gli occhi di dosso alla Wood. Ti ho già detto che quella ragazza..-    

-Io quella la invito.-

-Prrrftuui!!- sputò Freddie.

Addosso a me.

-Aaaah!- urlai, -Ma sei scemo?!!? Controllati, idiota!-

Meggie si stava rotolando a terra dalle risate, aggrappandosi a Ryan, che sghignazzava in modo indecente, indicandomi con il dito : -Che scemo!!-

-Io?!? Ma è stato Freddie a sputarmi tutto in faccia! Hai un fazzoletto?-

-No!!- urlarono in coro. Che simpatia.

-Seth, seriamente,- insisté Freddie, -Col cavolo che la inviti. Credo che potrebbe staccarti la pelle a morsi.-

-Eccitante..- commentò Ryan con un sorriso malizioso – che venne subito incenerito dai nostri sguardi, e una sberla da parte di Meggie.

-Okay, okay, scusate. Come se non avessi parlato.- si scusò lui.

Freddie tornò a guardarmi: -Guardami negli occhi e dimmi che non inviterai la Regina dei Ghiacci.-

-Okay… okay, promesso. Mamma.-

-Entriamo, su che è tardi!!- ci esortò Meggie, che scomparve in un turbinìo di capelli rossi.

-Non invitarla. Davvero.- ripeté Freddie mentre superavamo il portone centrale.

-HO CAPITO!!- strepitai, scocciato. Cosa mai sarebbe accaduto di orrendo?! Sentii una voce avanti a me: - Se proprio non ti va di ballare io avrei un programmino alternativo… - 

Continuai a camminare: certi ragazzi abbassavano davvero il livello generale della scuola, pensai.

Superai la Wood, cercando di non guardarla: occhio non vede…

-Sparisci, Gunther. Ti ho già detto quarantacinque volte che non voglio avere niente a che fare con te. Vattene immediatamente e lasciaci passare.-

Mi fermai. Il tono era secco, deciso. Ma al contempo non riusciva a nascondere la naturale intonazione dolce e morbida della voce.

-Ma dai, Pan..-  

Ecco qual’era il suo nome! Pan! La guardai un poco, adattandole il nome addosso.

-Gunther? Vado dalla Preside. Credi che le piacerebbe scoprire che molesti le ragazzine della sua scuola? Mhm. –finse di pensarci un po’ su, inarcando appena le sopracciglia. –Io credo di sì. E credo che anche lei ha in mente un programmino per te… Se capisci cosa intendo.-

La ragazza andava sul pesante. Quel ragazzo non doveva avere una fedina penale proprio linda, a quanto pareva. Ridacchiai.

-Visto? Che ti avevo detto?- mi borbottò Freddy nell’orecchio. –Ti aspetto in classe.. Io ho bisogno di una ripassata all’ultimo minuto.-

-Vedi a rifiutare gli aiuti di ripasso di un amico, che succede?..- gli urlai mentre si allontanava nel corridoio. Alzò il dito medio senza voltarsi, e poi scomparve nella folla.

Mi voltai a controllare dove fosse Pan, e – come era successo la prima volta – le sorrisi: e , come la prima volta, mi guardò infastidita, e tornò alle sue faccende.

Il mio armadietto era giusto cinque più in là di quello di Pan, e quindi potei assistere allo spettacolo esilarante che si ebbe qualche istante più tardi, quando il suo viso perfetto si contraé  in una smorfia insofferente nel vedere una marea di inviti caderle addosso.

Ridacchiai divertito, nel vedere che li prendeva a mucchi e li buttava nel cestino più vicino.

Tornò a guardarmi, dopo aver chiuso l’armadietto. Era ancora una volta infastidita. Mi immaginai di tirarle verso l’alto gli angoli della bocca: doveva avere un sorriso dolcissimo.

I suoi occhi blu e sterminati, nei quali sentivo di potermi perdere, mi sfiorarono appena, annoiati e distratti. Sorrisi divertito: che donna!!

Mi incenerì con lo sguardo, come se avesse udito i miei pensieri, e si voltò di scatto, facendosi cadere la treccia sulla spalla. La tirò indietro con un gesto rabbioso, e proseguì impettita verso la sua classe.

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