Serie TV > Doctor Who
Segui la storia  |       
Autore: Cinziart_96    09/03/2017    1 recensioni
Immaginate.
Immaginate di poter cambiare l'Universo. Di Tempo, Spazio e Materia avrete bisogno.
Immaginate che questi tre poteri fossero nelle vostre mani. Scorressero nella vostra mente.
Immaginate cosa potreste cambiare in meglio... tutto.
Però non tutti sono di buon cuore come voi, no.
C'è chi vuole rifare tutto a sua immagine.
C'è chi vuole il potere sopra ogni altra cosa.
C'è chi, non riuscendo a controllare i tre poteri, perde se stesso.
Ma immaginate qualcosa di ancora peggiore. Creare un intero Universo solo per porgli fine.
* * *
--->Seguito della FF: "Dottore, abbiamo un problema."
NON è strettamente necessario averla letta per la comprensione dell'attuale storia.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Death’s prison-
 

Urla.
Sento mani che mi spingono, piedi che si muovono. Di fianco a me, sotto di me, sopra, fuori, dentro. La testa gira. Fa paura tutto quel fracasso là fuori. Proprio qui vicino. Appena fuori di me.
Urla e ringhi.
Non sto vivendo questo momento. Non è mio. Il mio corpo è stato sottratto. Qualche settimana fa, suppongo. Ma il Tempo è relativo, giusto? I miei piedi toccano solo talvolta la pietra dura e sporca. La maggior parte del tempo vengo trasportata.
Urla, ringhi e battiti di mani.
Trasportata. Trasportata di peso on un luogo piccolo, orribile. Ferro ovunque. Tutt'intorno a me e nella mia mano. Le mani sporche degli altri che tengono le sbarre della prigione. La prigione della morte.
Urla, ringhi, battiti di mani e sangue.
Quanto ne ho perso? Quanto ancora queste pietre sporche riusciranno a contenerne?
Ma non lo avranno tutto. Da quando gliene ho concesso solo qualche goccia? Le ferite però... quelle sono tante.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue e dolore.
La testa continua a girare. Le persone continuano a urlare. Urla di sangue. Pretendono solo e soltanto quello. Non importa di chi. Non importa perché. Importa solo che qualcuno muoia alla fine. Ma io non morirò. Non posso morire.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue, dolore e caldo.
Troppe persone. Troppa gente ad assistere a un massacro. Apro gli occhi. Caldo, giallo, rosso, argento. Scintillii metallici di pugnali, ossa dorate e spade. Quelle non mancano mai. Torce che illuminano musi e ghigni malvagi.
Urla, ringhi, battiti di mani, sangue, dolore, caldo e paura.
Cosa mi assicura la vittoria? Il mio coraggio? Il mio sangue freddo? Tutto si confonde, tutto si miscela, niente ha più senso quando l'uomo che ti viene sbattuto davanti è forte il triplo di te. Ma una cosa la provi, la senti: paura.
 

Con una spinta cado a terra. Inciampo sui miei stessi piedi. Ma sono davvero i miei? Loro non mi avrebbero mai portato in questo posto, lo so.
Un ringhio che pare un ruggito ed eccola lì. La paura.
Mi rannicchio, retrocedendo il più possibile. Le sbarre sono l'unica cosa che potrebbero darmi sicurezza, ma sono vietate. Ancora le mani che spingono, graffiano, urlano la loro sete rossa.
Mi buttano di nuovo all'interno. Le porte si chiudono. I catenacci passano tra le sbarre e si chiudono. Tutto si chiude. Anche il Tempo. Non passa, non inizia, non finisce.
E sento il ruggito della folla. E sento che sto per morire ancora un po' quando la mia mano afferra la spada. Solo quello conta ora. Quel pezzo di ferro senza un minimo di equilibrio che mi ritrovo in mano. L'estensione del mio braccio.
...Che stupidata.
Un sibilo vicino al mio braccio e scatto. Scintille di acciaio su acciaio mentre quell'uomo enorme che ho davanti si abbatte su di me. Con forza. Tanta forza. Troppa.
I miei vestiti si strappano all'altezza della spalla e... Sì. Sangue.
Mi alzo. La folla che appena vede rosso non capisce più niente. Urla e urla le une sulle altre a dettare il caotico tempo della morte.
Barcollo leggermente, la spada al mio fianco è completamente rotta. Non taglia, non ferisce. Ci sono momenti in cui...
Ecco. Il secondo attacco. Ed ecco il le scintille. Paro, paro, arretro. Non me la sento più di combattere con il mio destino. La vista si offusca quando anche l'ennesima stoccata va a segno da qualche parte sul torace.
Cado a terra. Non dovrei, ma le mie gambe non ce la fanno più. Perché non posso semplicemente morire?
Alzo lo sguardo sul mio assalitore. Implorandolo. Pregandolo.
E lui ride. Ride della mia stupida condizione. A terra dopo così poco. Sicuramente quando la sua bella spada sporca di sangue, del mio sangue, mi trapasserà riceverà un bel compenso in soldi.
E chi se ne frega. Che li prenda pure, i suoi soldi.
Chiudo gli occhi, ma quella cosa mi impone di reagire. La stessa cosa che lotta per uscire, per proteggermi. Quella cosa che ho incastonata nel cuore. Brucia di fuoco vivo, guarisce le mie ferite, mi regala una forza non mia. Non del tutto.
La sento correre come un cavallo fuori dal mio corpo per poi abbandonarlo con un balzo.
E riapro gli occhi. La lama luccicante puntata al mio petto.
So come sono adesso, quando succede. Occhi di fiamma, corpo di fuoco.
Brucio anche io di forza e agilità.
Ne segue una successione fulminea di colpi argentati, parati a stento da quell'uomo che poco prima rideva di me. Non tutti vanno a segno. Non è la razionalità a guidare il corpo.
Sono stanca. Sono debole. E' da troppo che prosegue questa messa inscena. Voglio solo che tutto finisca.
E quella cosa mi lascia.
Torno a sentire le urla, i ringhi, i battiti di mani, il sangue, il dolore, il caldo e la paura.
Apro gli occhi, i miei veri occhi e guardo l'uomo terrorizzato, in ginocchio, di fronte a me. Ha paura di ciò che sono. Di ciò che so fare.
Come lo capisco.
La punta della mia spada trema leggermente sul suo petto nudo e scuoto la testa.
-No... No, per favore...- mormoro a qualcosa. A qualcuno.
-Finiscilo. -
-No...-
-FALLO! -
-Ti prego...- ripeto con le lacrime agli occhi. -Ti prego...-
-UCCIDILO, ORA! -
E l'essere che ho nel cuore si risveglia. Prende il controllo delle mie braccia, delle mie mani. La spada affonda. Lo so che sta succedendo. So che tra qualche istante quello che ho davanti sarà solo un cadavere. L'ennesimo. Coperto di tagli più o meno profondi che gli deformano la pelle. Che la sporcano di rosso.
Non mi serve vedere. Non mi serve una conferma.
Le urla rimbombano ancora più forte nella mia testa. Sento il cuore spingere il mio sangue in giro per il corpo a un ritmo furioso. Ancora e ancora. Fermati. Fermati, ti prego.
Alzo lo sguardo e la sola cosa che riesco a distinguere in quella massa di persone urlanti e scalpitanti è il capo. Alto, nero, fiero e assassino. Assassino della mia anima. Nascosto nell'ombra del suo cappuccio non gli vedo il viso. Nessuno lo ha mai guardato in faccia. Ma io so che arriverà il giorno in cui riuscirò a strappargli di dosso quel cappuccio nero. E quando succederà gli farò rimpiangere tutto. Tutto quello che mi ha fatto che mi ha costretto a fare.
Per la seconda volta cado a terra. Le ginocchia solo le prime a toccare il suolo.
Rumori di catene sciolte, porte che si aprono. Qualcuno è entrato nella prigione della morte.
Non ho nemmeno la forza di aprire gli occhi.
Ma qualcosa lo sento. Qualcuno urla, urla di dolore. Urla per me, lo so. E non dovrebbe.
Non c'è più niente da fare.
Tutto diventa sfocato, passa in secondo piano quando qualcosa mi bagna la fronte, mi appoggia le labbra sul viso.
-Ti prego... Lara...- lo sento mormorare.
Cosa devo fare? Cosa? Non ce la faccio più. Non riesco, non faccio in tempo nemmeno a riprendermi che già devo ricominciare da capo. Portami via... Non voglio più stare qua.
E lentamente, mentre delle braccia mi stringono, mentre altre lacrime cadono, mentre le urla diventano poco più che un brusio diffuso, mi allontano.
Lascio quelle braccia. Lascio tutto il mondo.
 

Abbandono.
Quelle braccia che prima mi stringevano forte non le sento più attorno a me. Durante le lotte sono stata più volte schiacciata, bloccata da mani così grandi e rozze che sentivo il respiro sfuggirmi. Anche le braccia di lui stringevano, ma con dolcezza.
Abbandono e dolore.
E ora non ho nemmeno quelle a cui aggrapparmi. Mi manca il fiato e la vista è sfocata. Nessuno aveva mai assistito a quello che succedeva nella prigione della morte. Nessuno. E nessuno mai avrebbe dovuto vedere.
Abbandono, dolore e paura.
Sento delle mani sollevarmi di peso per le spalle e scagliarmi via. Non importa dove, ma comunque lontano da lui. Ferro. Appena dietro la nuca. Quelle sbarre che prima tanto bramavo si rivoltano contro di me. Mi fanno male, e altro sangue si aggiunge al primo.
Abbandono, dolore, paura e grida.
Tento ancora di riaprire gli occhi, ma non vedo nulla. Solo forme indistinte tutte nere e scure. Una alza un braccio verso di me e mi sfiora una scarpa. Urla il mio nome, mi promette qualcosa. Cosa desidero? Andarmene. Il più in fretta possibile, per non tornare mai più.
Abbandono, dolore, paura, grida e parole.
Chiudo gli occhi mentre una figura enorme si abbassa su di me e mi solleva.
Le ossa scricchiolano. Probabilmente ne avrò qualcuna rotta. I passi dell'uomo sono pesanti e strascicati mentre mi porta via. Non sono sola. A poca distanza da me si dibatte tra un mare di parole qualcun altro.
Abbandono, dolore, paura, grida, parole e freddo.
La temperatura cambia. Più umida l'aria che a grandi sorsi respiro. Più gelide le pietre che accompagnano il mio cammino. Ogni due passi l'aria fredda si fa strada tra gli strappi del mio abito logoro e rabbrividisco. Dove sono quelle braccia? Perché non mi stringono più?
Abbandono, dolore, paura, grida, parole, freddo e lacrime.
Cigolii e chiavi girate nella serratura prima di ritrovarmi di nuovo a terra.
Altri scricchiolii poco rassicuranti proveniente dal mio corpo e un gemito strozzato mi scivola via dalle labbra. Qual è lo scopo? C'è uno scopo al dolore che sto soffrendo?
E mi ritrovo a piangere in silenzio, perché no. Non c'è speranza di risalire da nero in cui affondo.
 

Non riesco a muovermi. Il corpo non risponde a ciò che gli dico. Dipendo da... nessuno. Come posso sperare che ci sia qualcuno?
Un pugno si scaglia sulla porta in metallo, seguito da un sospiro e qualche movimento che non riesco a capire.
-Cosa è successo? -
Flebile e impercettibile ma la sento. La voce della mia amica.
-Datemi una mano. -
Qualcuno si muove e mi trascina piano sul pavimento, eseguendo l'ordine dell'uomo. Ho ancora gli occhi chiusi ma non riesco a rendermi conto che ora una luce calda mi colpisce il viso. Non riesco nemmeno a spostare la faccia per coprirla da quel fastidio.
-Come ci si riduce così, Dottore? - dice un'altra voce femminile, ma lui non risponde.
Il Dottore. Ma certo. Come ho fatto a non riconoscerlo?
Lo sento accucciarsi di fianco a me e mi solleva delicatamente una palpebra.
Purtroppo non riesco a vederlo. Solo la mia immaginazione mi descrive il suo volto preoccupato. In silenzio mi sposta la testa su un lato e rabbrividisco a contatto con la pietra gelata.
-Portami l'acqua, Iris. -
Altri movimenti dopo e sento il liquido trasparente bagnarmi un taglio poco profondo, ma doloroso. Non riesco a controllami e il respiro accelera. Il cuore batte più forte quando le sue dita mi sfiorano la testa.
-Grazie. Siete riuscite a lavare le bende di prima? -
-Non verranno mai pulite. - risponde Alex. Sono sicura sia lei. -Non sono abbastanza forte per eliminare tutto il... sangue. -
Lui le guarda. Lo so che lo fa. E sorride. Sorride sempre. Anche se va tutto storto, anche se quelle bende sporche. Apprezza l'impegno e il massimo che può fare, in questa situazione, è donare un sorriso.
Un sorriso che purtroppo io non riesco a vedere.
Mi fascia la testa, impedendo al sangue scuro di continuare a uscire e macchiare la pietra. Poi scende.
Mi solleva la maglia e ancora il gelo graffia la mia pancia. Brividi di freddo e dolore quando le sue dita mi accarezzano, soffermandosi su ogni costola. La diagnosi la faccio da me, ormai ho imparato come si fa.
Due costole incrinate. Una in procinto di rottura.
Nel momento in cui il Dottore solleva le mani dal mio torace rilascio il respiro che avevo trattenuto con un gemito. Perché fa così male? Altre bende mi fasciano il petto e la pancia dove il mio corpo ha accusato un taglio abbastanza profondo, ma non slabbrato. Niente punti stavolta.
A lavoro ultimato sento la maglietta coprirmi di nuovo e sto meglio. Avere qualcosa che ti stringe è rassicurante. Anche per le ferite.
-Lara? -
No... non ancora, no... Basta con tutte quelle urla. Basta. Basta armi e sangue.
-Lara... non sono venuti a prenderti. -
No, ma lo faranno presto, cosa credi?
-Guardami, per favore...-
Come cavolo faccio a guardarti? Come faccio a guardarti sapendo che mi hai visto uccidere una persona? Dimmi come. Perché tutto dipende da questo.
-Lara... fai uno sforzo. Non ti giudicheremo. Non è colpa tua. -
Bugie. Bugie grandi come elefanti. E' solo colpa mia.
Ma apro gli occhi. Non che veda meglio che a occhi chiusi, ma rimango così. A fissare il soffitto ammuffito di quella prigione. Neanche un secondo e un paio di visi familiari entrano nel mio campo visivo. Sorridenti, nonostante la paura che leggo nei loro occhi.
-Ciao...! -
La voce. Dov'è finita la mia? Tutto quello che riesco a dire è un respiro stentato, senza l'ombra di una vocale. I volti si preoccupano, è inevitabile. E io che volevo proprio il contrario. Almeno per loro...
Iris sposta gli occhi da me a qualcun altro, mentre Alex prende una mia mano tra le sue. Sono sporche entrambe. Forse le mie anche sbucciate e doloranti, ma sorrido. Sorridono i miei pensieri. Sorride la mia mente, ma non il mio corpo.
-Ho capito, Lara. - dice il Dottore prima di sedersi di fianco a me. -Non potevi fare altrimenti. - mi passa una mano sulla testa fasciata, guardandomi. -Troveremo un modo per andarcene. Tutti insieme. -
Gli occhi iniziano a pizzicare e sbatto le palpebre. Una due, tre lacrime quante le morti causate. Quattro, cinque le speranze bruciate. Sei, sette il dolore subito. Otto, nove, dieci il terrore provato.
Il Dottore mi asciuga le lacrime, ma lo vedo chiaramente che anche i suoi occhi sono lucidi. Non sarebbe dovuto venire. E' meglio non sapere cosa succede nella prigione della morte.
Ed ecco che ricominciano a formarsi le immagini di chi ho trafitto. Di chi ho ucciso per salvarmi la vita.
Terrore? No. E' molto peggio. Una lama invisibile, che ti trapassa da parte a parte ogni secondo. A ogni tuo respiro.
-Lara...-
Le forme si dissolvono.
-...Lara, non preoccuparti adesso. Io ti perdono. -
Mi sorride. E io finalmente lo vedo. Quel sorriso che avrei rincorso per tutti gli universi. Ma non occorre. E' qui ora. Vicino a me. A proteggermi.
Ti prego, Dottore. Portami via.

 

 

///////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////
 

 

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio di No Profit:
Dona l’8% del tuo tempo alla causa pro recensioni. Farai felice milioni di scrittori.
-Messaggio copiaincollabile in ogni angolo dello Spazio e del Tempo-

 

La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per nostro puro diletto.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Cinziart_96