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Autore: Mue    09/03/2017    1 recensioni
Quando il Ministro della Magia indice una nuova edizione del Torneo Tremaghi, il Capo Auror Harry Potter dà le dimissioni in segno di protesta. Questo, però, non ferma il suo diligente, remissivo e pacato secondogenito: Al Potter, disobbedendo per la prima volta al padre, parteciperà al torneo e andrà a Durmstrang.
I Malfoy, invece, accolgono il Torneo come un'occasione di riscatto e gloria sebbene Scorpius, pessimista e impulsivo, sia spinto nel pericolo più dal suo desiderio d'indipendenza e dalla volontà di dimenticare Rose Weasley che dall'orgoglio del sangue.
Ma a contendere il posto di campione c'è anche il peggior avversario possibile: il geniale Stuart Dunneth, amico e rivale di Albus. Irrequieto e tormentato da sogni innaturali, si sente irresistibilmente attratto dall'Est, da Durmstrang.
Tra le creste gelate degli Urali, otto ragazzi di Hogwarts saranno coinvolti in antiche faide di Clan, delitti misteriosi, attrazioni fatali e, soprattutto, le terribili prove del Torneo.
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«Non lasciatevi soli.»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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III. Bianco, verde, nero
 
 
 
 
Il mattino seguente quando Scorpius uscì con occhi assonnati dal vagone udì uno scricchiolio inconfondibile sotto le scarpe.
Fantastico, si disse sarcastico chinando lo sguardo sul sottile strato di neve che durante la notte si era depositato sul terreno.
«Wow!» esclamò dietro le sue spalle la snervante voce della Stone. «Ha nevicato! Avete visto? Ed è solo novembre!»
I ragazzi uscirono tutti dal vagone, chi eccitato, chi, come Scorpius, piuttosto seccato.
«Com'è possibile che faccia così freddo?» esclamò Virginia rabbrividendo.
«Già, si gela. E con l'arrivo dell'inverno sarà ancora peggio. I mantelli non ci basteranno mai» osservò Rhiannon lamentosa, cercando di arrotolarsi meglio nel suo.
«Questa sarà un'ottima motivazione a esercitarvi negli Incantesimi di Calore e nelle Magie di Fuoco» commentò McKinnon seguendoli fuori dal vagone e sfregandosi le mani. «Sono lieto di vedervi tutti svegli... più o meno» aggiunse con un'occhiata eloquente ad Al che sbadigliava e che subito chiuse la bocca e si ficcò le mani nelle tasche del mantello. «Oggi metteremo i vostri nomi nel calice. Avete preparato tutti il vostro biglietto?»
I ragazzi annuirono con un borbottio generale.
«Andiamo.»
Si inoltrarono lungo la china che portava sotto il terrapieno su cui sorgeva Durmstrang.
Scorpius, gli occhi quasi chiusi per il riverbero del sole sulla neve, notò che ora, con la luce del giorno, il posto appariva molto più interessante della sera prima.
Quasi bello.
Le montagne incappucciate di nubi e neve si stagliavano massicce sullo sfondo; un sottile nastro d'acqua scendeva ghiacciato e attraversava la discesa, oltrepassando un ponte di pietra. Sul limitare della foresta a valle un possente animale apparve e scomparve tra gli aghi degli abeti, scivolando via silenzioso nonostante la mole poderosa: un alce.
Lì, poco lontano, si era insediata Beauxbatons con la sua grossa carrozza, probabilmente ingigantita ancora di più all'interno da un Sortilegio di Estensione Irriconoscibile che la rendeva adatta a ospitare tutti gli otto ragazzi giunti a Durmstrang.
Alcuni di loro si trovavano all'esterno: un paio sembravano divertirsi come bambini lanciandosi palle di neve e rotolandosi nella neve fresca sotto gli sguardi di disapprovazione dei compagni di scuola, che invece si scaldavano a un braciere dalle ampie ed eleganti volute in ferro battuto.
Uno dei due anticonformisti, nel tentativo di scansare le palle di neve dell'altro, corse lontano alla carrozza, della direzione dei ragazzi di Hogwarts e si fermò a pochi metri da loro.
«Merlino!» mormorò Rhiannon Hobbs alle spalle di Scorpius. «Che brutto
Scorpius avrebbe attribuito volentieri un commento tagliente a quell'oca della Hobbs ma per una volta la ragazza era troppo nel giusto per tacitarla.
Il ragazzo di Beauxbatons era tanto sproporzionato che sembrava tagliato grossolanamente da un pezzo di legno: aveva la pelle abbronzata, spalle, viso e corporatura quadrate, favoriti che gli crescevano folti ai lati del viso e occhi e capelli neri come la pece, che lo rendevano, se possibile, ancora più sgradevole.
Per nulla consapevole del commento di Rhiannon o dell'opinione di Scorpius -e probabilmente di tutti gli altri-, lo studente di Beauxbatons si tolse il basco grigio dalla testa e fece loro un gran sorriso. «Bonjour, Hogwarts!»
«Buongiorno» replicò cortesemente McKinnon. «Siete già stati a fare colazione?»
«No, monsieur. Noi preferiamo mangiare la colazione nella nostra carrozza. Con i croissant» aggiunse il ragazzo agitando allegramente il cappello, come se questo spiegasse tutto.
Guardò senza smettere di sorridere ognuno dei ragazzi di Hogwarts e soffermandosi su Rhiannon fece di nuovo per parlare ma una palla di neve lo colpì dritto sulla nuca.
Il ragazzo diede in un'esclamazione francese che Scorpius avrebbe giurato non avrebbe incontrato l'approvazione del suo preside e si voltò verso il suo compagno, che si era già riparato dietro un albero solitario poco più in giù.
«Devo andare. Au revoir, anglais. McKènnòn. Madamoiselle» disse rivolto a Rhiannon con un cenno del capo. Quindi fece roteare il cappello, se lo calcò in testa e si allontanò con grosse e agili falcate.
«Ha salutato te, madamoiselle» commentò sarcastica Fay dando di gomito all'amica. «Hai colpito.»
L'unica cosa che dovrebbe essere colpita, Stone, è la tua testa. Per rimetterla a posto, meditò acido tra sé Scorpius strizzando gli occhi gonfi per la stanchezza.
Aveva dormito poco e male, e nei pochi intervalli di sonno non aveva fatto che sognare lei.
Non era nostalgia quella che provava: se anche lei fosse tornata da lui in ginocchio pregandolo di stare ancora insieme o dicendogli che era pronta ad affrontare tutti i suoi parenti Weasley per lui, non avrebbe accettato. Era deluso troppo profondamente; ma ciò non toglieva che tutti i ricordi di lei rimanevano per lui un'ossessione: continuava a ripensare a tutto quello che era stato e si nutriva del proprio risentimento senza riuscire a trovare da nessuna parte qualcosa che lo interessasse, che lo strappasse dal suo perenne malcontento.
McKinnon riprese il passo e li condusse fino all'ingresso della Sala Grande di Durmstrang. Il calice era lì, oltre il grande fuoco che ardeva maestoso al centro della stanza. C'era qualche studente di Durmstrang a girovagare ma la stanza non era piena come il giorno precedente e anche al tavolo alto c'erano solo un paio di professori e Grimnismal.
La stanza era calda e accogliente e fu un sollievo avvicinarsi al fuoco centrale.
«Molto bene. Vi do il tempo di fare colazione e candidarvi al Torneo, ragazzi. Tra mezz'ora esatta torneremo all'Espresso e cominceranno le lezioni per voi» disse McKinnon.
«Lezioni?» fece Fay. «Lezioni di cosa? Con chi?»
«Con me, ovviamente. Non penserete vi faccia restare indietro con il programma dei vostri compagni a Hogwarts?» Detto questo andò a raggiungere la tavola alta e sedette vicino a Grimnismal.
I ragazzi, lasciati soli, si guardarono.
«Che facciamo, li mettiamo adesso?» chiese Al, a disagio, facendo un cenno verso il Calice.
«Certo che sì! Cosa stiamo aspettando?» rispose immediatamente Fay, tirando fuori il suo nome scritto su un biglietto arrotolato.
Anche gli altri tirarono fuori i loro: Scorpius affondò la mano nella tasca del suo mantello ma quando estrasse il suo pezzo di pergamena le dita ancora intorpidite dal freddo lo lasciarono sfuggire e quello rotolò via fino a un paio di stivali marroni vicino all'orlo di una gonna rossa.
Scorpius alzò lo sguardo e vide la ragazza della sera prima, quella dalla grossa treccia e dalla scarsa simpatia.
Beh, ci mancava solo lei.
Vedendo che lei non si muoveva ma teneva le braccia incrociate e lo guardava con un cipiglio accondiscendente, Scorpius si irritò. «Se non sei in grado di raccoglierlo potresti anche spostarti, così lo faccio da me.»
Quella ebbe un lampo di astio negli occhi ma si chinò e prese il foglietto in mano.
Scorpius tese la mano in attesa e lei, invece che ridarglielo, lo tenne tra le mani.
«Non dovresti ringraziare?»
Scorpius strinse gli occhi. Quella ragazza lo aveva irritato già la sera prima e ora sembrava decisa a portare avanti l'opera. «Ieri hai detto di non farlo» le rispose lui in tono ovvio.
Lei avvampò. «Sei insolente, Hogwarts.» Quest'ultima parola la disse con disprezzo.
«E tu sei scortese, Durmstrang
La ragazza si inalberò. «Non mi chiamo Durmstrang.»
«E io non mi chiamo Hogwarts» replicò Scorpius.
La ragazza lo guardò con disprezzo, quindi aprì il foglietto che aveva in mano e lo guardò come se fosse una cosa disgustosa. Fece appena in tempo a dargli un'occhiata veloce e assumere un'aria perplessa prima che Scorpius dicesse pigramente: «Accio
Il foglietto volò via dalle mani della ragazza e tornò nel suo pugno.
La ragazza s'inferocì. «Come osi?!»
Scorpius inarcò le sopracciglia. «Oso cosa? Riprendere ciò che è mio?»
«Avresti potuto Appellarlo fin dall'inizio.»
«E perdermi l'occasione di non ringraziarti? Mai.»
«Cosa succede, Asa?» fece una voce profonda dietro alla ragazza.
Era un ragazzo molto alto dai capelli grigi e le sopracciglia arcuate, lunghe e nette sul viso chiaro.
La ragazza -Asa, a quanto pareva- si mise a parlargli in una lingua che Scorpius non comprese e che intuì fosse russo -quindi al di fuori dell'Incantesimo di Linguaggio.
Dal gruppo di Hogwarts si fece avanti Al. «Dai, Malfoy, lascia perdere, andiamo a mettere i nomi nel Calice.»
Scorpius scrollò le spalle, il ragazzo alto disse qualcosa e Asa, infastidita, gli rispose in tono sferzante, quindi gettò un altro sguardo sprezzante a Scorpius e voltò le spalle con decisione, allontanandosi. Il ragazzo alto scrollò le spalle e mettendosi le mani in tasca si allontanò a sua volta senza dire niente.
«Dai, andiamo» fece allora Al appoggiando la mano su un braccio a Scorpius.
«Non ho bisogno della balia, Potter» disse calmo Scorpius. «Comunque muoviamoci. Non voglio perdermi la colazione per colpa di un'isterica di Durmstrang.»
Raggiunsero tutti insieme al Calice di Fuoco: le fiamme guizzavano più vive che mai.
Fay fu la prima a mettere il suo nome nel calice, fingendosi solenne e poi, quando le fiamme lo consumarono, battendo le mani con eccitazione.
«E adesso non mi resta che aspettare che venga annunciato il mio nome stasera.»
«Contaci, Stone» disse Leo mettendo nel Calice il suo.
Toccò poi a tutti gli altri e mentre Scorpius lasciava cadere indifferente il suo pezzo di pergamena vide dall'altra parte del Calice Stuart Dunneth che lo fissava.
«Che vuoi, Dunneth?»
Stuart scrollò le spalle. «Niente, mi ero incantato.»
A Scorpius lo sguardo con cui lo guardava era parso tutt'altro che assente ma per una volta decise di lasciar perdere. Se anche avesse capito, poco importa.
La colazione si rivelò meno ricca della cena precedente: i tavoli erano già pronti, apparecchiati e tutti dotati di grossi bricchi di tè, latte e caffè bollente oltre che di fette di pane, frittate e altro cibo.
Nessuno servì i tavoli ma Scorpius notò che quando gli studenti di Durmstrang si alzavano raccoglievano i piatti, le posate e le tazze che avevano usato e le portavano via.
Anche Al doveva averlo notato, perché disse preoccupato: «Pensate che dobbiamo sparecchiare anche noi il nostro tavolo?»
Ma quando finirono fu McKinnon a raggiungerli e dissipare quel dubbio: «Se avete terminato torniamo tutti insieme all'Espresso. Ci penseranno gli Elfi Domestici a pulire i tavoli.»
«Ma allora ci sono gli Elfi Domestici?» domandò Rhiannon, stupita. «Dunque perché ci hanno servito gli studenti, ieri?»
«Il prestare servizio a turno e abituarsi alla fatica e ai lavori peggiori fa parte della filosofia di Drumstrang, Hobbs» rispose McKinnon divertito. «Un'eccellente approccio pedagogico, a mio parere. Potremmo attuarlo anche a Hogwarts.» E sorridendo su quella velata minaccia li scortò fuori.
Una volta tornati all'espresso McKinnon salì per primo ed aprì la porta che dava sul vagone dove risiedeva e dentro cui i ragazzi non si erano mai avventurati. «Seguitemi.»
Scorpius e gli altri, incuriositi, entrarono nel vagone fino ad allora interdetto e rimasero a bocca aperta: di fronte a loro si aprì una vasta aula con alcuni tavoli, sedie e una lavagna da un lato e un angolo simile a una palestra per duellanti dall'altro. Su entrambe le pareti più lunghe si riconoscevano le file di finestrini tipici dei vagoni dell'Espresso che si affacciavano sul panorama montuoso circostante ma erano l'unico elemento che indicavano che quella non era una stanza vera a tutti gli effetti.
Stuart e Fay, che erano Nati Babbani, rimasero a bocca aperta. Scorpius si sentì semplicemente ammirato per l'eccellente Sortilegio di Estensione Irriconoscibile che era stato castato ad arte sul vagone.
«Accomodatevi» disse McKinnon prendendo una sedia e posizionandosi di fianco alla lavagna.
«Allora» fece, una volta che tutti furono diligentemente seduti ai banchi, «prima di iniziare la lezione di oggi immagino abbiate delle domande sui giorni che seguiranno. Stone?»
«Professore, ci è consentito chiedere l'autografo a Krum?» chiese la Tassorosso allegra.
Leo si fece sfuggire una risata pungente.
McKinnon inarcò un sopracciglio, strinse le labbra un attimo come per trattenere un sorriso e guardò gli altri ragazzi. «Mi auguro che questa non sia la domanda più degna di nota che avrò da voi.»
Fay si morse un labbro ma non parve affatto imbarazzata.
«Smallwood?» fece McKinnon vedendo Owain alzare la mano.
«In che cosa consisteranno le Tre Prove del Torneo?»
«Temo che questo debba rimanere un segreto fino al loro svolgimento. Capisco la vostra ansia di sapere quanto più possibile sul Torneo, ma fino a stasera dovrete trattenere il vostro... impeto» e fece un sorriso divertito, «e cercare di porre domande più inerenti all'anno scolastico che ci attende: dopotutto solo uno di voi diventerà Campione.»
A quell'affermazione ci fu un lungo istante di silenzio in cui i ragazzi si scambiarono occhiate.
Alla fine alzò la mano Virginia. «Come faremo per le verifiche? Dovremo sostenerne? Ci farà lei tutto il programma, professore?»
«Sono lieto che la razionalità di Corvonero ci abbia portato al punto: sì, sosterrete tutte le verifiche e le lezioni necessarie, affronterete lo stesso programma dei vostri compagni a Hogwarts e sebbene siate esenti dagli esami finali, uscirete da quest'anno scolastico comunque con i vostri M.A.G.O. che provvederò io stesso a valutarvi.»
Ci fu un borbottio generale, interrotto da una mano alzata lentamente da Stuart.
«Dunneth?»
«Professore» domandò Dunneth serio, «a cosa fanno la guardia gli studenti di Durmstrang? O fare le sentinelle è un altro aspetto della filosofia di questa scuola?»
Scorpius, fino ad allora abbastanza indifferente, si fece d'un tratto attento e avrebbe giurato di vedere l'espressione di McKinnon farsi per un istante tesa.
Il Preside tuttavia rispose con perfetta disinvoltura. «Vorrei poterti rispondere che fa solo parte della loro filosofia, ma non è del tutto vero. Ci sono creature magiche molto pericolose che si aggirano nella foresta e sebbene le mura di Durmstrang e il terreno circostante siano protetti da forti magie repulsive, è tradizione della scuola far svolgere agli studenti turni di guardia sia per rafforzarli che per elevare lo standard di sicurezza.»
«Ma che tipo di creature, esattamente?» domandò Fay perplessa.
McKinnon si alzò e batté sulla lavagna con la bacchetta. I gessi cominciarono immediatamente a disegnare le fattezze di alcune creature di aspetto macabro.
Scorpius ne riconobbe alcuni visti sui libri della vecchia casa di suo nonno ancora prima che McKinnon chiarisse: «Demoni di Primo Grado. Sono specie di creature oscure molto pericolose che fanno parte del programma di quest'anno: cogliendo quest'occasione direi che possiamo iniziare subito la lezione da loro. E» aggiunse il Preside guardandoli uno per uno: «voglio che facciate una ricerca e stendiate una relazione di cinquanta centimetri su almeno tre specie entro giovedì. Srotolate le vostre pergamene e iniziamo la lezione.»
«Cinquanta centimetri?» esclamò Al, incerto.
McKinnon sorrise affabilmente. «Sì, Potter. Come ho detto, sosterrete lo stesso programma dei vostri compagni. E poiché fate parte di una ristretta cerchia scelta, mi aspetto che lavoriate il doppio di loro.»
 
*
 
La giornata fu lunga e faticosa anche per Stuart, abituato a mantenere per molte ore la concentrazione.
McKinnon era un insegnante generoso, appassionato ma implacabile e le sue lezioni erano così gravide di informazioni che all'ora di cena Stuart aveva riempito due rotoli di pergamena di appunti che spaziavano da Cura delle Creature Magiche a Difesa Contro le Arti Oscure e Alchimia e Pozioni Avanzate.
McKinnon non divideva le nozioni in più materie com'era consuetudine a Hogwarts ma fluiva da un settore all'altro della magia collegando e saltando, mettendo in discussione, chiarendo e poi confondendo ancora di più: era affascinante ma anche terribilmente stancante e Stuart si ritrovò con un gran mal di testa, frutto probabilmente anche dell'insonnia delle notti precedenti.
Le lezioni erano durate tutto il giorno, erano state sia pratiche che teoriche e avevano avuto solo una breve pausa per pranzo che però era stata talmente veloce che non avevano avuto modo nemmeno di riprendersi dalla mattina; quando finalmente il Preside li lasciò andare era calato il buio all'esterno e McKinnon concesse ai ragazzi un'ora di riposo prima di recarsi a cena.
Stuart si cacciò sotto la doccia bollente e si preparò una Pozione per calmare l'emicrania mentre Al guardava gli appunti della lezione sconsolato al tavolo dello scompartimento che condividevano.
«Non credevo sarebbe stata così dura.»
Stuart, che cominciava a sentire l'effetto benefico della pozione che agiva e si stava rilassando, gli batté una mano sulla spalla incoraggiante. «Sciocchezze. Sei il migliore tra noi, Al.»
Al emise un gemito. «Vorrei fosse vero. Tu, Stuart, sei un genio, i Serpeverde mi fanno paura, soprattutto Macnair; poi c'è Fay che è un mostro a Trasfigurazione e anche gli altri sono molto più bravi di me. Non so come ho anche solo sperato di poter ambire a diventare Campione della scuola.»
Stuart tacque. Campione.
Lui non ci teneva affatto a diventarlo, non era lì per quello. Al non lo sapeva ma Stuart sulla sua pergamena non aveva scritto nulla; aveva consegnato al Calice un foglio vuoto.
Esattamente come Malfoy.
Stuart l'aveva visto: la sua pergamena ormai srotolata dalla ragazza di Durmstrang era caduta volteggiando nel Calice subito dopo quella di Stuart e la luce aveva trapassato la carta sottile rivelando l'assenza di inchiostro.
Per scappare da quella”, aveva detto Scorpius la notte in cui l'aveva trovato nel vagone comune. Cosa intendeva con quella?
Stuart non poté proseguire con le sue meditazioni perché Owain venne in quel momento a chiamare lui e Al e dovettero affrettarsi a infilare i mantelli e uscire nel freddo della notte degli Urali.
Mentre s'incamminavano verso Durmstrang, con la coda dell'occhio Stuart guardò Scorpius, dietro di lui, che teneva lo sguardo basso per terra per non inciampare in qualche pietra.
Lui scappa da qualcosa che conosce. Io invece sto cercando qualcosa che non so.
Stuart sospirò massaggiandosi le tempie: doveva sbrigarsi a capire l'origine dei suoi sogni o la mancanza di sonno l'avrebbe distrutto.
Quando arrivarono alla Sala del Banchetto di Durmstrang la trovarono uguale alla sera prima tranne che per uno spazio che era stato ricavato spostando alcuni tavoli nel centro della sala, di fronte alla tavola dei professori.
«Chissà a cosa serve?» si domandò a voce alta Al mentre si accomodavano. Le tavole erano ormai quasi tutte complete e quando anche gli ultimi ritardatari di Beauxbatons giunsero la Principessa Swanhild si alzò in piedi.
«Benvenuti di nuovo a tutti voi. È stato convenuto che la nomina dei Campioni avverrà dopo il banchetto, dunque vi invito a godervi il cibo e il vino il più possibile prima che il Calice di Fuoco sia pronto.»
Si risedette e il banchetto ebbe inizio. I ragazzi erano tornati a servire ai tavoli ma non erano gli stessi della sera prima: al tavolo di Hogwarts stavolta venne un tipo allampanato e chiaro di capelli che si rivelò molto più simpatico della ragazza della sera prima.
«Se vi dovesse servire ancora qualcosa chiamatemi. Il mio nome è Endimion.»
Leo, a due posti da Stuart, commentò con un sorriso allusivo: «Sentito, ragazzi? Allora la simpatia a Durmstrang non è proibita come credevamo.»
Endimion rise. «Immagino che ieri abbiate conosciuto Asa. Non badateci, vi odia.»
«Chissà perché, l'avevamo intuito» commentò Leo sarcastico. «Quello che è poco chiaro è perché.»
Il ragazzo di Durmstrang scosse il capo. «Una parte di noi non è felice di avere stranieri a scuola. E non è contenta nemmeno del Torneo.»
«Come mai?» domandò Stuart incuriosito.
Per tutta risposta il ragazzo alzò le spalle e si allontanò.
«Questa scuola è sempre più strana» disse Owain perplesso servendosi dalla grossa zuppiera di gulash che aveva portato il ragazzo chiamato Endimion.
«A me piace» disse Fay allegra. «È così diversa da Hogwarts! Certo ci vorrà un po' ad abituarsi ma la zona tutto intorno è meravigliosa. Domani vorrei andare a volare un po', se McKinnon non ci rinchiude di nuovo tutto il giorno nell'Espresso.»
«È meglio che tu stia attenta a non allontanarti troppo» commentò Virginia cupa.
«Oh, dai, Virginia!» fece Rhiannon ridendo. «La tua teoria sul Grendel è assurda!»
Stuart si fece attento. «Il Grendel?»
Rhiannon e Fay risero e le guance rosse di Virginia si imporporarono di rabbia mentre lei si chiudeva in un silenzio offeso.
«Virginia dopo la lezione ha preso un prestito da McKinnon uno dei suoi libri di Demonologia» spiegò Rhiannon, «ed è convinta che quello che ha visto arrampicarsi sul finestrino sia un demone della razza Grendel.»
«E perché ridete?» interloquì Al perplesso. «Non potrebbe essere vero? McKinnon ci ha detto oggi che ci sono i demoni nella foresta.»
«Sì, potrebbe essere vero se non fosse che i Grendel sono estinti da centocinquant'anni» spiegò Fay. «E poi sono creature composte solo da un braccio e una testa, e Virginia è sicura di aver visto qualcosa che aveva un corpo intero. È probabile invece che fosse un Orc-néas, quello che ci ha mostrato oggi McKinnon. Ti devi essere sbagliata Virginia.»
«Io sono sicura di quello che ho visto» disse Virginia in tono sommesso.
«Io ti credo.»
A parlare, sorprendendo persino se stesso, era stato Stuart. Virginia alzò gli occhi su di lui sbalordita.
Anche tutti gli altri lo guardarono.
«Ma Stuart, se è un demone estinto da secoli...» cominciò Owain.
«Magari non è davvero estinto» replicò Stuart. «Virginia, tu hai la Vista, vero?»
La sua compagna di Corvonero annuì con le guance rosse. «Un po'. Non ho il dono della Preveggenza ma riesco a vedere attraverso gli Incantesimi di Disillusione, i Mantelli dell'Invisibilità... cose così...»
Stuart annuì. Non era del tutto certo di quel che stava facendo ma c'era qualcosa che lo spingeva a credere a Virginia: dopotutto anche la Strega che lo aveva maledetto a Hogwarts al terzo anno era creduta da tutti estinta, giusto? E poi c'erano i suoi incubi, e sebbene ancora non ne vedesse un nesso, era certo che dovevano nascere da qualcosa di fuori dal comune, quindi perché non partire da quel demone che doveva essere estinto?
«McKinnon ha parlato di una biblioteca, vero? Potremmo cercare qualcosa a riguardo uno di questi giorni.»
Virginia annuì cautamente, fissandolo come se fosse ancora incredula di essere creduta.
Leo scosse la testa, incredulo. «Certo che voi Corvonero ve le dovete proprio andare a cercare. Non ne avete abbastanza di tutta la giornata di lezione sui Demoni di oggi?»
«E a te che importa?» ribatté Stuart. «Vuol dire che avremo molto più materiale per la relazione che faremo a McKinnon per giovedì.»
Leo fece un verso sdegnoso e Fay emise un verso di stizza. «Oh, dai, Macnair, smettila di fare il superiore. Voi Serpeverde siete proprio dei guastafeste! Piuttosto non vuole venire nessuno con me a volare appena ne abbiamo il tempo? Scorpius, almeno tu che eri il Cercatore di Serpeverde non hai voglia di salire su una scopa?»
Malfoy le lanciò un'occhiata sprezzante. «In tua compagnia no di certo, Stone.»
Fay, per nulla scoraggiata, rise. «Se pensi che mi basti come risposta ti sbagli. Insisterò finché non cedi.»
«Che guastafeste sarei se lo facessi?» replicò Scorpius burbero.
Fay rise ancora e continuò a spronarlo e pregarlo e Stuart tornò a porre l'attenzione sul suo piatto. Sentendosi osservato, però, alzò gli occhi e vide che Virginia lo fissava.
Lei strinse le labbra, poi disse: «Grazie.»
Il banchetto terminò presto e quando le ultime portate furono sgomberate e anche gli studenti di Durmstrang a cui toccava servire quella sera si erano andati ad accomodare ai tavoli più laterali la Preside si alzò dal tavolo degli insegnanti.
«Prima di iniziare il sorteggio dei Campioni vorremmo onorare le mura della nostra scuola con l'inno che da secoli ci accompagna. Gli studenti del Gotha ci onoreranno con la loro esibizione.»
Si risedette e lo spazio libero venne occupato da una fila di studenti che si disposero con ordine militare imbracciando dei lunghi e robusti bastoni neri.
«Che cosa strana» mormorò Rhiannon, subito zittita da un sibilo di Leo Macnair.
Le voci scemarono e quando finalmente, dopo qualche momento ci fu silenzio, i ragazzi del Gotha muovendosi perfettamente all'unisono sollevarono le braccia e iniziarono a battere un ritmo profondo e martellante sul pavimento con i bastoni.
Stuart, dapprima affascinato, iniziò a sentire uno strano formicolio salirgli lungo la schiena: gli sembrava che ogni battito, cupo e vibrante, gli penetrasse in profondità, fin dentro le ossa, facendolo ronzare insieme alla musica.
Il ritmo si fece più veloce, il formicolio gli raggiunge la testa e le parole di una canzone cominciarono a risuonare nella stanza, cantate dalla voci di quasi tutti gli studenti di Durmstrang:
 
“Non abbiamo dato i nomi ai fiumi,
forse lo fecero coloro le cui ossa qui giacciono.
E bianchi, bianchi come seta e imperituri
sulla terra nera d'origine i loro fantasmi cacciano.
Noi non conosciamo i loro nomi
E non è il loro sangue che ereditiamo,
ma il diritto del più forte e il desiderio della fama.
Il Fiume è la strada che porta la risposta che cerchiamo
è un nuovo mondo, una promessa che proclama.
 
Nella trama intessuta di verde,
di luce e di tenebre sulle superfici delle montagne,
Qui per sempre confina il cuore della nostra gente.
Attraversa la linea del sole, della vitalità che si disperde
I pini centellinano cautamente
Il lucente smeraldo, la malachite e l'oscurità,
E l'erba il suo colore non perde.
Vecchio rame nelle montagne compone vertebre
per gli ultimi palazzi di marmo verde.
Dalla creazione del sole e della luce e delle tenebre,
Noi speriamo.”
 
Il formicolio si era esteso a tutto il corpo di Stuart, fino alla punta delle dita: si sentiva fremere e a ogni battito sul pavimento rispondeva un battito del suo cuore: era in fibrillazione.
 
“Non ho giocato con parole segrete,
ma la voce dell'ombra nella valle mi ha chiamato,
dove ci sormonta il larice scuro,
dove risiede una fiamma che non ha bruciato,
nei carboni accesi e sotto le corna dell'ariete.
Il falò si estingue, ed il carbone è nero opaco,
La terra è ancora calda.
Nelle grotte, nelle miniere, nelle gallerie e nei pozzi,
altri mondi dentro la foschia misteriosa,
ci sono buie profondità nell'oscurità odorosa.
Ma gli dei convocano i venti di montagna,
i loro eredi da tempo immemorabile.
E i figli della foresta con una fiamma nella mano,
ancora a cantare in lingue antiche.”
 
Un ultimo battito e di colpo il formicolio cessò. Stuart si sentì come se qualcosa che l'aveva stretto fino a quel momento fin quasi a stritolarlo ricadesse improvvisamente, scivolandogli addosso come olio.
Gli studenti di Durmstrang, rimasti immobili per un lungo istante dopo la fine improvvisa della canzone, chini e tesi con il bastone che aveva vibrato l'ultimo colpo, si mossero e si rialzarono lentamente.
Da Beauxbatons partì un applauso singolo -il ragazzone brutto che aveva visto quella mattina Rhiannon, riconobbe Stuart- a cui seguì quello dell'intera scuola e anche di Hogwarts e degli studenti di Durmstrang.
«Stuart? Che c'è?» fece Virginia mentre applaudiva e vedeva che Stuart era rimasto come pietrificato, le mani inconsapevolmente strette da parecchi minuti al tavolo.
Stuart, a cui pareva di aver perso il controllo del proprio corpo, si accorse che invece riusciva a muovere le mani e si unì agli ultimi stralci di applauso.
Che diamine mi sta succedendo?, si domandò attonito. Cosa c'era in quella canzone, un incantesimo?
Si guardò intorno per capire se a qualcun altro aveva fatto lo stesso effetto ma i suoi compagni non ricambiarono il suo sguardo scosso, tutti presi dalla Principessa, che si era alzata in piedi e aveva raggiunto il Calice di Fuoco.
La sala si era completamente zittita.
«È ora» disse la donna, mentre il fuoco nel Calice guizzava più forte e sprigionava una luce più densa. «Colori di cui il nome uscirà da questo Calice dovranno raggiungere la porta alle mie spalle una volta nominati e lì attendere le istruzioni per la Prima Prova.»
Le fiamme del Calice si fecero ancora più alte; poi una lingua di fuoco saettò dal bordo della coppa e da essa un biglietto ricadde adagio nella mano della Principessa. Lei aggrottò le sopracciglia mentre leggeva ciò che c'era scritto.
«Il campione di Beauxbatons» scandì forte, «è Lucian Gevaudan!»
Un applauso partì dai compagni quando il ragazzone di quella mattina si alzò dal tavolo con un gran sorriso, raggiunse e superò il tavolo alto dei giudici e professori.
«Silenzio, ora, per favore.»
Il fuoco si era di nuovo fatto più alto e luminoso. Un'altra lingua di fuoco e un altro biglietto.
«Il campione di Durmstrang» scandì la Principessa dopo un solo attimo di esitazione, forse per l'emozione di leggere la sua scuola, «è Skadhi Hama!»
E fu allora che la folla Durmstrang si spezzò nettamente. Da una parte esplosero urla e applausi, dall'altra un gemito e un silenzio glaciali.
Stuart vide alzarsi da un tavolo molto addossato a una parete una figura che una volta venuta avanti alla luce del fuoco si rivelò una ragazza dal viso pallidissimo e capelli tanto chiari da sembrare quasi bianchi, gli occhi di un colore indefinibile -grigi, rossi? Probabilmente era albina, si disse Stuart- e che avanzò a testa alta, inseguita dagli applausi della sua ala di studenti.
Applausi che facevano apparire ancora più inquietante il silenzio dell'altra ala della sala, pensò Stuart.
Nel momento in cui la ragazza gli passò vicino, un nuovo brivido lo scosse: Stuart si afferrò al tavolo, sentendosi investire di nuovo da quel terribile formicolio di prima.
Al si sporse verso Stuart evidentemente senza notare la sua tensione. «Che cos'hanno quelli di Durmstrang? Pensi che siano divisi in Case come noi e una delle due voleva un proprio Campione?»
Stuart scosse piano la testa mentre il formicolio scemava di nuovo. «Non lo so. Al», aggiunse con urgenza, «non hai sentito niente prima, durante la canzone?»
Al inarcò le sopracciglia. «Come?»
«Prima, coi tamburi. Non ti formicolava la testa? Soprattutto all'ultimo pezzo, quello che parlava delle grotte, della fiamma...»
«Grotte, fiamma?» ripeté Al sconcertato. «Di cosa parli? Hai capito di che parlava la canzone?»
Stuart corrugò le sopracciglia. «Certo che ho capito! Perlomeno, il senso generale, ma non so a cosa quel verde, quelle ombre e quei fantasmi di cui parlava si riferissero, e...»
«Stuart» lo interruppe Al scuotendo la testa, sempre perplesso, «quella canzone era in russo! Nessuno ha capito nulla. Di cosa stai parlando?»
Stuart cominciò a irritarsi. «Come sarebbe a dire? Non era russo, l'ho capita tutta, quindi...»
«Era russo, Dunneth» lo interruppe Scorpius, lì accanto, guardandolo fisso. «Nessuno di noi ha capito un accidente di quello che cantavano. Comunque faresti meglio a tacere, ora: è il nostro turno.»
Stuart ammutolì, stordito. Russo? Ma l'aveva capito! Aveva capito tutto, e l'Incantesimo di Linguaggio funzionava solo sul latino, per lui come per gli altri, quindi come...
Un bagliore dell'ultima fiamma lo distrasse di colpo e anche lui per un attimo si scordò tutto mentre la Preside Swanhild afferrava l'ultimo biglietto.
«Il campione di Hogwarts è Albus Potter.»
 

 

Note:
La canzone è una traduzione riadattata di una canzone o una poesia russa che trovai per caso in un video. Non ne conosco la fonte precisa, se qualcuno volesse illuminarmi ne sarei lieta.
Grendel: Nome di un mostro del poema di Beowulf.
Orc-nèas: Creatura mitologica del poema di Beowulf.
Gevaudan: Regione della Francia infestata da una bestia misteriosa nel diciottesimo secolo.
Skadi: Divinità norrena dell'inverno, della caccia e degli sci
Hama: Nome di un personaggio de Il Signore degli Anelli.
Buonasera!
È passato un secolo, lo so. Non voglio stare qui a giustificarmi, so che i miei aggiornamenti sono lunghissimi e mi spiace per chi ha la costanza di seguirmi (pochi, probabilmente.)
In ogni caso eccoci qui, finalmente con un altro piccolo passo delle avventure di Al, Stuart e Scorpius e dei loro compagni. Sto cercando di dare spazio un po' a tutti e di far emergere pian piano la personalità di ciascuno. Cosa ne pensate? Vi piace il loro gruppo? Quali personaggi preferite? Per chi tifate? Vi aspettavate questa nomina di Campione?
Io a dire il vero inizialmente avevo programmato tutt'altro ma man mano che la storia prende forma si indirizza quasi contro la mia volontà verso altre strade a me ignote, quasi come se fosse già scritta e io devo solo metterla nero su bianco. Curioso, vero?
Sono curiosa di sapere le vostre impressioni quindi scrivetemi :)
Spero a presto col prossimo capitolo!
   
 
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