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Autore: endif    05/06/2009    15 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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NOTA DELL’AUTRICE: Con cinque minuti giusti di tempo a disposizione mi sono chiesta cosa fosse meglio fare. Postare un nuovo capitolo (direi abbastanza atteso) o rispondere in maniera esauriente alle vostre recensioni? Non sono riuscita a decidermi, così ho optato per postare il cap 29 con solo una piccola nota di ringraziamento. Grazie a tutti voi, lettori, commentatori, seguiti e preferiti. Vi regalo un cap molto intenso a pov unico Edward. Spero vi emozioni così come ha emozionato me scriverlo. Un bacio a tutti.

Nota particolare per Meticcia: credo di aver superato me stessa e te messe insieme ...

Endif

CAP.29

PARADISO O INFERNO?

 

EDWARD

La serata era stata perfetta. Bella si era rilassata e divertita mentre l’osservavo portare alle labbra tutti quei manicaretti che erano stati consegnati da un rinomato ristorante poche ore prima. Alla luce delle candele, con gli occhi brillanti e le guance rosee era di una bellezza sconvolgente. Eterea e innocente, sembrava un angelo venuto per sconvolgere la mia esistenza, il mio equilibrio. Ne ero deliziato e torturato al tempo stesso.

Festeggiare il nostro, ma, soprattutto il suo, diploma era una di quelle cose che ritenevo fondamentale non si perdesse. Se l’avesse desiderato avrei chiesto ad Alice di organizzarle una festa degna di uno sceicco, ma lei aveva scosso la testa dicendomi che in realtà Bella sarebbe stata molto più felice nel trascorrere la serata insieme a me da sola.

La sorreggevo delicatamente per la vita mentre ci dirigevamo in salotto e sentivo il calore della sua pelle attraverso la seta.

Rischiò di inciampare nei suoi piedi e strinsi un po’ di più la presa su di lei. Prese a ridere sommessamente appoggiandosi un po’ di più al mio torace.

Era chiaramente su di giri.

«Credo che il vino mi stia facendo effetto.» soffocò una risata con la mano come una bimba colta con le dita nella marmellata.

«Decisamente sì» sorrisi a mia volta. Era più che giusto che Bella si lasciasse un po’ andare il giorno del suo diploma, e poi non sarebbe potuta essere più al sicuro di com’era qui con me.

Ci fermammo nel salone ancora avvolto nella penombra per la gran parte, fatta eccezione per le fiammelle delle candele accese che indicavano la strada dalla scalinata al giardino. Lei appoggiò la testa sulla mia spalla e sospirò beata.

Farla stare bene era di importanza vitale per me, rappresentava lo scopo della mia esistenza. Inspirai profondamente girando il capo verso i suoi capelli. L’odore di fresia e lavanda non aveva perso la minima intensità.

«Come potrei ringraziarla per la gentilezza che mi ha usato questa sera?» il suo fiato mi riscaldò la stoffa della camicia e fremetti di piacere a sentire la sua voce dolce e un po’ impastata.

«Potrebbe onorarmi della sua presenza questa notte nella mia umile dimora.» risposi sullo stesso tono da lei usato.

«Solo se mi promette di farmi compagnia in quel grande letto vuoto.» la sua voce aveva tremato un po’. Sentii che il suo corpo stava abbandonandosi contro il mio e decisi che non sarebbe stato affatto sicuro per lei salire le scale con i suoi piedi. La presi senza il minimo sforzo tra le braccia e mi avviai alla mia camera.

Il divano bianco era stato sostituito da un grande letto a due piazze e mezzo da quando Bella aveva trascorso la convalescenza da noi, ed era rimasto nella mia stanza da allora. La deposi delicatamente al centro del letto e feci per discostarmi da lei, quando sentii un mugolio sommesso di protesta.

Sorrisi e mi chinai a sfilarle le scarpe. In quello stesso istante lei si girò di schiena e l’abito le si attorcigliò fin quasi sulla vita.

Smisi di respirare.

E mi trovai a fissare lo spettacolo più sensuale cui avessi mai assistito in tutta la mia vita umana e vampira. Il fondoschiena di Bella si mostrava ai miei occhi praticamente quasi del tutto nudo, coperto solo da un sottilissimo triangolino di pizzo dello stesso colore dell’abito. Sentii crescere prepotente in me la bramosa frenesia di doverla sfiorare, annullare la spazio tra di noi, toccare la pelle liscia e soda che si esponeva maliziosamente al mio sguardo.

Mi detti mentalmente dello stupido e del pervertito. Lei era mezza ubriaca nel mio letto, si fidava di me ed io fantasticavo su come poterle saltare addosso? Il mio autocontrollo sembrò sgretolarsi del tutto nel momento in cui sentii la sua voce sussurrare dolce e sensuale: «Edward, vieni vicino a me.»

Magnifico, pensò la belva dentro di me, è lei che ti stà chiamando. Vai Edward, dalle ciò che ti chiede.

Come in trance accostai la mia schiena alla sua e con le dita le sfiorai la coscia, risalendo piano su per il profilo dei suoi glutei, fingendo di aiutarmi con quel gesto per sistemarmi meglio vicino a lei. Si mosse un po’ strofinandosi al mio corpo. La sentii chiaramente strusciarsi contro di me e chiusi gli occhi mentre un ringhio incontrollabile nasceva nel mio petto e si faceva largo tra i miei denti serrati per lo sforzo di controllarmi.

«Edward, vorrei chiederti una cosa.» la sua voce esitante, mi ridiede un barlume di lucidità.

Cercando di non inspirare ancora, mi immobilizzai completamente e le risposi «Dimmi amore.»

Lei, ancora dandomi le spalle disse «Per quanto riguarda le esperienze che non voglio perdermi da umana, c’è n’è una a cui terrei molto»

Parlava lentamente, le costava fatica articolare delle frasi compiute.

Era molto emozionata e turbata.

Mi diedi dell’imbecille pensando di averla imbarazzata con la mia audacia e dissi «Tutto ciò che vuoi, Bella, lo avrai.». Feci per scostarmi un po’ da lei, ma la sua mano scattò all’indietro afferrandomi alla vita e trattenendomi verso di lei.

«Voglio te» mormorò decisa.

«Tesoro, io sono già tuo. Non ti lascerò mai, lo sai bene.» risposi esitante. Non capivo pienamente i suoi timori. Cosa la spaventava?

La sentii deglutire, poi, si girò verso di me, prima con il capo, e dopo con il resto del corpo. Si acciambellò al mio torace, nascondendo la testa nell’incavo della mia spalla e disse con la voce soffocata dalla camicia: «Voglio stare con te. Fisicamente, intendo. Come … come una donna con un uomo.»

Mi accorsi del rossore che doveva averle imporporato il viso dal calore bruciante sul mio collo.

Mia dolce Bella! Quanta ritrosia, quanta delicatezza nell’esprimere lo stesso desiderio che stava divorando anche me in quel momento …

Inspirai con forza. Sentire pronunciare quelle parole dalle sue labbra era un vero tormento. La mia piccola era vittima dei suoi sensi, confusa e turbata. Toccava a me rassicurarla, farle capire che queste erano pulsioni più che naturali che avremmo soddisfatto a tempo debito.

E come se le avremmo soddisfatte!

Presi a carezzarle i capelli con dolcezza, cercando di ignorare il calore delle sue ginocchia scoperte che premevano pericolosamente sulla porzione alta delle mie cosce «Tesoro mio, non devi spaventarti dal desiderio che provi, è più che naturale. Vedrai che tutto avverrà molto spontaneamente e con notevole piacere dopo la tua trasformazione. Quando ti terrò tra le mie braccia in quel momento, non ci sarà uomo più felice di me.»

Sentii che scuoteva piano il capo contro il mio collo e allora mi scostai leggermente per cercare il suo sguardo. Ma lei si nascose ancor di più, immergendo il viso più profondamente nella mia spalla. «Edward io voglio stare con te adesso, da umana.» pronunciò quelle parole tutte d’un fiato, e, in fine, emise un lungo respiro.

Mi raggelai.

Nessun muscolo, nessun nervo del mio corpo riuscì a muoversi. Ripercorsi nella mante rapidamente la nostra conversazione e trovai la frase che avrebbe dovuto illuminarmi subito.

“Per quanto riguarda le esperienze che non voglio perdermi da umana, c’è n’è una a cui tengo molto.”

Io e lei insieme? Da umana e vampiro? DA UMANA E VAMPIRO?!

Con uno sforzo davvero sovrannaturale, non le urlai contro, ma mi limitai a scostarla lentamente, ma con decisione dalla mia spalla. Volevo guardarla negli occhi.

Incontrai due gemme grandi e luccicanti che mi scrutavano tese.

Dovevo essere delicato, come mai prima d’allora. Non volevo che Bella fraintendesse, ma non potevo permettere che ci fossero delle incomprensioni fra di noi.

«Amore, lo sai che sono molto più forte di te, vero?» Ovviamente lo sapeva.

Vidi che annuiva impercettibilmente, ma i suoi occhi già cominciarono a luccicare.

Strinsi forte le labbra, non volevo farle del male, in nessun senso …

Sospirai.

«Bella, in una circostanza come quella di cui stiamo parlando, nel migliore dei casi potrei romperti solo un braccio, o un qualsiasi osso del corpo, con la più delicata e controllata delle mie carezze. Ma se perdessi la ragione, anche solo per una frazione di secondo, potrei ucciderti.» L’immagine del suo corpo nudo, pallido, esanime tra le mie braccia mi riempì di orrore, ma non permisi alla mia espressione di far trasparire una tale emozione.

Mantenni fisso il mio sguardo nel suo. Lasciai che le mie parole facessero effetto.

I suoi occhi si riempirono di lacrime. Il mio cuore si strinse in una morsa.

«Bella, non piangere ti prego. Quando sarai una vampira, potremmo amarci come desideriamo senza timori, senza limiti.» sussurrai raccogliendo con le labbra la prima lacrima che strabordò sulla sua guancia. Era salata e mi incendiò la bocca.

«S … scusa, è che ti desidero così … così tanto!» balbettava aggrappandosi al mio collo in maniera incontrollabile. Un’ondata di tenerezza e passione mi invase.

Oh, amore, sapessi quanto ti voglio io, invece! Sapessi come è difficile far tacere la bestia che mi incita a farti mia, a strapparti questo straccetto che ti ricopre e di prenderti facendoti urlare e gemere di piacere tra le mie braccia …

Chiusi gli occhi e tentai di riprendere la calma, scacciando i pensieri che minacciavano di farmi vacillare.

La sua voce continuò affranta portando il suo respiro caldo ad infrangersi sulla pelle gelida del mio collo: «Ma ti capisco, se fossi vampira non dovresti trattenerti. Non dovresti limitarti e ... e proveresti molto più piacere con me. Non giustificarti, non farlo ti prego. Ho capito perfettamente» concluse tirando su col naso.

Aprii gli occhi di scatto.

Le mie mani divennero due morse d’acciaio sulle sue braccia.

Vidi riflessi nei suoi occhi la rabbia e la furia dei miei, divenuti improvvisamente neri e minacciosi.

« Edward, ma cosa …?» cominciò con la voce perplessa.

«Tu … tu credi che non voglia fare l’amore con te, perché non sei abbastanza attraente, perché non riusciresti a soddisfare pienamente il mio corpo e i miei istinti d’animale? E questo che credi? E’ QUESTO CHE CREDI?» la mia voce aveva perso tutta la calma che l’aveva contraddistinta fino a quel momento. Le ultime parole le avevo urlate e l’avevo vista sobbalzare.

Scoppiai in una risata maligna.

«Pensi che io non ti desideri? Che le mie siano scuse?» il tono era sceso pericolosamente. La mia voce era gelida. Poggiai una mano sul suo collo delicato. Indirizzai il pollice sulla giugulare che guizzò sotto la mia lieve pressione.

Ne accentuai l’intensità. Sentivo il suo sangue scorrere a velocità folle. Con una modestissima stretta le avrei potuto spezzare il collo. Lo avrei potuto fare adesso, una sola mano mi bastava. Il mio respiro aumentò rapidamente. Sentivo chiaro su di lei l’odore della paura.

Bene, era ora che avesse una reazione più che naturale.

La mia mano scese dal collo e si avvicinò al suo seno che si alzava ed abbassava  velocemente. I miei occhi erano rapiti dalle curve che vedevo innalzarsi attraverso la stoffa.

La poggiai sul suo seno e la sentii trattenere il fiato. La stoffa dell’abito si tese sotto il gelo del mio palmo, la punta turgida del capezzolo mi premette in mezzo alla mano.

Ma come poteva pensare che non fossi attratto da lei? Che non potesse darmi piacere, se già così mi sembrava di impazzire, di morire di nuovo?

La rabbia si impossessò del mio corpo, la mia mano, come presa da vita propria, si strinse intorno alla sua morbida rotondità senza controllo.

Il suo gemito mi incendiò ancor di più, sentivo una forza ed una potenza sconosciuta fluire tra i miei muscoli. Percepii chiaramente che il suono da lei emesso non era di piacere, ma di dolore.

La furia mi accecò e la frustrazione per non essere riuscito a controllarmi la alimentò a dismisura.

Con la mano libera le divaricai sgarbatamente le gambe e spinsi prepotentemente il mio bacino contro di lei. Volevo che sentisse l’effetto devastante che mi faceva, che provasse l’intenso dolore che mi dilaniava in quel momento.

«Così io non ti voglio eh? Che c’è non vuoi più concederti a me?» la mia voce cattiva era irriconoscibile. Le baciai le labbra con violenza e la sentii mormorare contro di me.

«Per favore no …, non così.» le sue lacrime silenziose bagnarono il viso di entrambi.

Il suono della sua voce, così timoroso, così impaurito mi schiaffeggiò con violenza. Tremava dalla testa ai piedi.

Ma che diavolo stavo facendo?

Finalmente ritornai in me.

Allentai la presa e scostai il mio corpo dal suo. Riuscii a mettere a fuoco il suo volto sconvolto, i suoi occhi sgranati e sentii esplodermi la testa in milioni di frammenti. Non l’avevo che sfiorata ed ero riuscito già a farle del male.

Mi alzai dal letto con il cuore infranto, disgustato da me stesso.

Le lanciai un ultimo sguardo. Nonostante l’intensità delle sensazioni che ancora aleggiavano nella stanza, non potei che ammirare il suo corpo disteso sulle lenzuola, i capelli sparsi sul cuscino, gli occhi lucidi dalle lacrime, splendida ed acerba esposta ai miei occhi. Mi girai verso la porta e prima di scendere dabbasso,  le dissi con dolore e contrizione:

«Sei contenta adesso?» 

   
 
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