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Autore: KakashinoSharingan    14/03/2017    1 recensioni
*Nota: il titolo della storia è provvisorio!
Sorrel, trasferitasi a Oros da Johto, diventa allenatrice di Pokémon per sfuggire a una situazione familiare complicata. Il suo sogno è completare le ricerche iniziate dal padre, misteriosamente scomparso anni prima. Tuttavia anche le distese erbose di Oros nascondo dei pericoli. Una banda di criminali sta attentando alla sicurezza della regione, e Sorrel durante il suo viaggio incontrerà una vecchia conoscenza.
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La regione di Oros l'ho inventata ad hoc per questa fic. Il nome non è molto originale in realtà, e una volta giunti al primo capopalestra si capisce subito da cosa deriva. Tuttavia ho mantenuto i 802 Pokémon originali, non me ne sono inventata di nuovi. La decisione di ambientare il tutto in una nuova regione è per mantenere una certa libertà di trama!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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CAPITOLO 2
Inizio o fine?


Esco di casa particolarmente di buon umore. Stamattina durante la colazione ho parlato a mia madre della proposta che Matt mi ha fatto ieri sera e lei ha stranamente reagito con entusiasmo. Dev'essere il clima di Oros, perché quando abitavamo a Fiordoropoli era molto più apprensiva e aveva paura a farmi uscire anche solo per andare nel negozietto sotto casa. La campagna le sta facendo decisamente bene.
Salto sulla bici scampanellando e prendo la strada principale, una delle poche ad essere asfaltate in questa zona. Il Centro Medico Pokémon si trova proprio nel centro di Lyra, una piazza che comprende anche un piccolo mercato e un altro paio di edifici.
Parcheggio la bici sul retro e dopo essere entrata mi rivolgo all'infermiera che sta dietro al bancone: «Salve, sono qui per il posto di apprendista» dico, cercando di nascondere il tremolio nella voce.
«Prego, si accomodi. Farà qualche giorno di prova nella sala visite assieme alla mia collega e poi decideremo sull'assunzione» la sua voce è gentile, quasi materna, e sento l'agitazione che mi attanagliava sparire come per incanto. Mi reco nella stanza accanto, dove una signora sulla quarantina mi accoglie con aria altrettanto bonaria. Mi fa fare il giro del Centro Medico, spiegandomi le varie sale a cosa servono e snocciolando nomi di macchinari e medicinali che non riesco a ricordare. Infine mi porta alla sala visite, dove una fila di Pokéball lunghissima ci attende.
«Alcuni di questi Pokémon sono qui solo per visite di routine, altri invece perché hanno qualche problema e molto spesso purtroppo è colpa di allenatori inesperti» mi spiega. «Sai, Sorrel, i Pokémon sono creature abbastanza indipendenti e solitamente riescono a cavarsela da soli senza problemi. Purtroppo però certi giovani, pur di vincere una battaglia, sacrificano i loro fidi compagni» mentre parla posa una Pokéball su un macchinario. Trascrive dei dati su una cartellina e poi riprende a spiegarmi: «Questo macchinario ci serve per determinare le condizioni generali del Pokémon. Facendo uscire dalla Pokéball un Pokémon non troppo in forma rischieremmo di farlo soffrire ulteriormente. I casi gravi vengono immediatamente trasferiti alla Sala Operatoria o alla Sala Rianimazione comunque, quindi non preoccuparti.»

Passo la giornata a seguire le indicazioni della donna, che si chiama Joan, passando Pokéball sul macchinario e trascrivendo i dati. Lei invece si occupa delle operazioni più difficili, come medicazioni e fasciature. A volte capita che i Pokémon più nervosi tentino di attaccare e in quel caso bisogna riuscire a calmarli, con molta pazienza, e in quei casi la aiuto.
«Però, ci sai fare con i Pokémon!» mi dice, dopo che siamo riuscite a far star fermo un piccolo Rattata ferito «Mi sorprende che tu non sia in giro per Oros a conquistare medaglie!»
Mi passo una mano fra i capelli: «Sorprende anche me» ammetto, forse per la prima volta.
In realtà non ho mai sentito l'impulso di partire a caccia di medaglie, né ho mai aspirato a battere la Lega Pokémon. Però da sempre ho una voglia di scoprire il mondo che mi percorre come un brivido ogni volta che ci penso. Forse è questo che mi fa sentire strana in questa regione lontana, il fatto che finalmente sono uscita da Fiordoropoli, anche se tecnicamente non sono in viaggio.

Quando torno a casa sono a pezzi. Mi butto sul letto e mi addormento senza cenare. Nonostante sia stata una giornata molto piacevole e aiutare quei Pokémon feriti mi abbia fatta sentire finalmente utile a qualcuno, è stata anche molto faticosa per me che non sono abituata a lavorare. Prima di prendere sonno riesco però a esprimere un desiderio, di essere assunta e presto trasferita in un altro Centro Medico, lontano da mia madre, magari oltre le montagne Pavo...

Mi sveglio per il rumore di stoviglie al piano di sotto. È raro che mia madre faccia rumore la mattina, di solito per colazione prendiamo tutti caffé e mangiamo qualche biscotto. Però mi giunge il profumo di uova e pancetta affumicata, che mi rapisce, e mi fiondo in cucina. Tuttavia ho un brutto presentimento, l'ultima volta che mia madre mi ha presentato una colazione così sontuosa era per addolcirmi la notizia del trasloco.
«Buongiorno Sorrel? Dormito bene?» mi chiede, sorridendo. Io mi stropiccio gli occhi: «'Giorno. Come mai questo banchetto?» chiedo, notando sul tavolo anche una ciotola di frutta e una caraffa di succo.
«Ieri sera eri così stanca che non hai toccato cibo. Avrai fame!» La sua voce è fin troppo dolce, sento subito che c'è qualcosa che non va. Le sue parole però ricordano al mio stomaco che non mangio da parecchie ore, quindi inizio a rimpinzarmi. Però neanche il cibo riesce a distrarmi per molto: «Devi spiegarmi il perché di tutto questo però!»
«Non si parla con la bocca piena!» mi riprende Laurence entrando in cucina. Mia madre saltella verso di lui e gli schiocca un bacio sulla guancia. Rivolgo lo sguardo al cielo, mentre lei mi dice: «Aspettavo che ci foste tutti, per la notizia importante!»
«Guarda che a me lo hai già detto!» dice Laurence, ridacchiando. Anche mia madre ridacchia e io inizio a sentirmi presa in giro: «Volete spiegarmi che diavolo sta succedendo?» sbotto, alzando la voce.
«Calma, tesoro» mi dice lei, abbracciandomi le spalle. Mi scuso, invitandola a riprendere.
«Cara, volevo dirti che non sarai più figlia unica. Sono incinta!» le prende un risolino esaltato, che coinvolge anche Laurence. Io invece mi sento confusa, e più quelle parole prendono forma nella mia testa più il senso di disagio che ho provato in questi due mesi si fa concreto. Inizio a tremare, e a ridere dal nervoso: «È uno scherzo vero? Hai quarantadue anni» dico, scandendo ogni sillaba «non dovresti prepararti alla pensione?» cerco di essere tagliente, ma sono troppo scossa per riuscirci. Insomma, lo so che non è una cattiva notizia, però non me lo sarei mai aspettata. Capisco che lei e Laurence vogliano un figlio, però dei brutti pensieri iniziano ad attanagliarmi la mente. Che il motivo per cui era così serena in questi giorni fosse questo? Il fatto che finalmente riuscirà a crescere un figlio con il padre accanto?
Mi alzo da tavola, strisciando la sedia sul pavimento, e corro su per le scale, chiudendomi in camera. Dopo qualche minuto sento mia madre che prova ad aprire inutilmente la porta, e che mi chiama dolcemente dall'altro lato.
Prendo il telefono e compongo il numero del Centro Medico Pokémon. Riesco a malapena a parlare, per far sapere a Joan che non riuscirò ad andare oggi. Lei si preoccupa sentendo la mia voce rotta dai singhiozzi, ma le dico che non è nulla. Poi riaggancio e mi stendo sul letto, fissando il soffitto.
Me lo sentivo che la nuova vita a Oros non faceva per me. Il paradiso immerso nella natura, come ce lo aveva descritto Laurence prima della partenza, era fin troppo perfetto,, avrei dovuto capire da subito che non sarebbe durata.
Un rumore alla finestra mi riscuote improvvisamente da questi pensieri. Mi alzo, e vedo un Pidgey che picchietta col becco contro la finestra. Ha qualcosa fra le zampe, così gli apro. Quello svolazza per la stanza un po', poi mi lascia una piccola scatolina sulla scrivania e riprende il volo. Mi avvicino incuriosita e la apro: all'interno trovo un biglietto. Lo svolgo con cura, e ne leggo il contenuto.
Una sola riga.
Sono vivo.

Senza nemmeno pensare a quello che sto facendo, prendo il salvadanaio, lo rompo contro il bordo della scrivania e ne metto il contenuto in uno zaino, assieme alle due Pokéball che mamma mi regalò al sedicesimo compleanno. Ci metto anche una sua foto e poi esco dalla finestra, sperando di poter seguire quel Pidgey.



Note dell'autrice
Con questo secondo capitolo la trama inizia a muoversi. Ho voluto risolvere la tensione di Sorrel con una fuga da casa, ma bisognerà aspettare il prossimo capitolo per vedere cosa farà, senza alcun Pokémon.
Piccola nota, mi sono basata più sulle meccaniche del videogioco che non dell'anime per creare questa storia, ma ci sono vari elementi da entrambi. Comunque i personaggi li ho tutti creati io, spero di riuscirli a caratterizzare bene. Sorrel sto cercando di farla differente dalle protagoniste delle altre mie storie, mentre Matt ho voluto mantenerlo abbastanza classico nella sua bonarietà. Insomma, non potevano essere tutti ostili a Sorrel fin dall'inizio no?
Che poi sua madre e Laurence non è che la odino, però la situazione tra loro non è delle migliori, diciamo così.
Al prossimo capitolo! :)
   
 
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