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Autore: MaDeSt    14/03/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

THE THIRD TRIAL

Mike avanzò incuriosito verso la nuova via d’uscita seguito subito da Jennifer per guardare da più vicino, Layla esitò solo qualche attimo ma si avvicinò anche lei e la seguì Susan, mentre Andrew e Cedric rimasero fermi a fissare lo strano portale da lontano.
«Sembra una casa.» disse Layla studiando il portale con occhi socchiusi, cercando di scrutare la penombra dell’ambiente.
«Una casa? Io ci vedo dell’acqua!» esclamò Mike preoccupato.
«Anch’io vedo una casa.» disse Susan «Una stanza, più precisamente.»
«Io vedo un villaggio deserto, sembra Darvil.» disse Jennifer.
«Io vedo tutto nero...» sussurrò Andrew, e decise di avvicinarsi per accertarsi che non ci fosse qualcosa che da così lontano non vedeva, ma anche quando fu a un passo alle spalle di Mike non vide altro che il vuoto «Cosa vuol dire? Perché vediamo tutti cose diverse?»
«Sembra chiaro che si tratta di un’altra prova.» disse Jennifer pensierosa «Entriamo ognuno nel proprio o aspettiamo per vedere se per caso cambia finché non vediamo tutti la stessa cosa?» domandò poi volgendo le spalle al portale per guardarli tutti in viso. Notando quindi che Cedric non si era avvicinato, anzi sembrava riluttante all’idea di varcare la soglia, si rivolse a lui: «Cosa vedi? Vieni qui con noi!»
Lui scosse la testa, ma alla fine si avvicinò e le rispose: «Un bosco.»
Layla si mise le mani sui fianchi e sospirò: «Aspettiamo un po’, se vediamo qualcosa cambiare vuol dire che potremo aspettare di vedere tutti la stessa cosa.»
Cedric di nuovo scosse la testa e ribatté impaziente: «Non credo cambierà.»
Andrew lo guardò perplesso più degli altri: «Perché no?»
«Conosco quel posto.»
«E con ciò? Anch’io conosco Darvil.» domandò Jennifer.
«Quel posto è...» s’interruppe per cercare le parole giuste, ma non trovandone alla fine semplicemente si portò un dito alla tempia.
«Vuoi dire che è frutto della nostra immaginazione?» domandò Susan incredula e agitata «Ma allora non potremo mai vedere tutti la stessa cosa!»
«Invece sì, se vedrete tutto nero come me!» ribatté Andrew animatamente.
Ma Cedric obiettò: «Per ognuno di noi in quel nero si può nascondere qualcosa di diverso. Susan ha ragione, non vedremmo mai la stessa cosa.»
«Quindi proponi di entrare ognuno nella propria... visione?» fece Mike incerto.
«No, io... io non voglio entrarci.» disse l’altro con una smorfia.
«Hai paura?» domandò Jennifer, sembrava esaltata, forse perché non era abituata a vederlo esprimere ciò che provava.
Andrew lo salvò dal dover dare una risposta, dicendo: «E come non averne? È una porta uscita dal nulla in cui ognuno di noi vede qualcosa di diverso e che forse nemmeno esiste! Tu non hai paura?»
«Di un villaggio? Veramente no.» sussurrò lei con noncuranza.
«Non del villaggio in sé, ma dell’intera faccenda!» disse Mike indicando la porta in cui lui si trovava sott’acqua, i raggi del sole filtravano dall’alto ma era impossibile definire quanto distasse la superficie.
Lei mise le mani sui fianchi e prese un’aria offesa: «Naturalmente mi spaventa. Ma siamo qui per entrare in questa scuola, e se queste sono le prove da affrontare per passare, beh, non credo abbiamo scelta. O affrontiamo questa faccenda ed entriamo, oppure lasciamo perdere e la magia ci ucciderà.»
«Non hai torto... anche perché non c’è altra via d’uscita.» ammise Layla in un sussurro, con fare rassegnato.
«Perciò, se non vi dispiace...» continuò l’altra, lasciò in sospeso la frase e gli volse nuovamente le spalle per poi dirigersi dritta verso la porta con passo deciso.
«No Jen aspetta!» esclamò Mike «Forse dobbiamo solo aspettare, forse c’è altro da fare prima! Non entrare, parliamone!» mentre diceva ciò la ragazza varcò la soglia e scomparve, lui non fece in tempo a raggiungerla per fermarla.
Mike si era fermato così bruscamente pur di non entrare nella sua visione d’acqua che era quasi inciampato ottenendo l’effetto opposto; se solo Layla non l’avesse trattenuto per la camicia ora si sarebbe ritrovato decine di braccia sotto la superficie a lottare per raggiungerla.
Guardarono il portale vedendo ognuno la propria immagine che aveva inghiottito Jennifer ma che nonostante ciò non la mostrava, perché lei era altrove, e si sentirono improvvisamente scoraggiati ad entrare sapendo benissimo che una volta dentro avrebbero potuto contare solo su loro stessi.
«Jen!» gridò Mike disperato, ma perfettamente consapevole che non gli avrebbe risposto. Cominciò ad avanzare avanti e indietro sentendo il nervosismo crescere.
«Dunque cosa facciamo?» domandò poi Andrew con voce flebile.
Layla si mise le mani sui fianchi e rispose: «Io credo che Jen avesse ragione, se questo fa parte delle prove da affrontare non possiamo fare altro che entrare, se vogliamo essere ammessi alla scuola.»
Ma il ragazzino guardò il suo ambiente totalmente nero con sguardo dubbioso, e Cedric alle sue spalle scosse vigorosamente la testa.
Layla sbuffò: «Non abbiamo scelta! Perché siete così restii?»
«Se vedessi quello che vedo io invece di una casa,» ribatté Andrew quasi offeso indicando il misterioso portale «non saresti della stessa opinione.»
Mike prese un lungo sospiro finalmente smettendo di camminare, poi disse con decisione: «Io entro.»
«No Mike aspetta...» cominciò Cedric con fare supplichevole.
«No cosa?» lo interruppe l’altro voltandosi a guardarlo «Layla ha ragione, non abbiamo scelta! E se tu hai ragione e questa visione non cambierà mai, non ha senso aspettare! Perciò è meglio entrare tutti subito e raggiungere Jennifer dall’altra parte!»
«Concordo.» disse Susan anche se ancora non del tutto sicura di voler entrare in una stanza dove non vedeva né porte né finestre, ma cercò di convincersi che fosse perché era poco illuminata.
«Lo so, è solo che... ho un brutto, davvero brutto presentimento.» disse Cedric sentendosi in difficoltà perché nessuno pareva volerlo ascoltare «Di cosa hai paura?»
«Io?» fece Mike incredulo indicandosi «Di cosa ho paura io? Piuttosto di cosa hai paura tu
«No, non intendevo questo. Volevo solo farti riflettere, rispondi alla mia domanda.»
«Ora basta Cedric.» lo rimproverò Andrew «Sono già abbastanza spaventato senza che ti ci metta pure tu! Questa cosa va fatta e non possiamo discutere!» sospirò e guardando Mike annuì dicendo: «Non abbiamo scelta. Pronto o no, entro anch’io.»
«Ma...»
«Basta!» esclamò Mike, riuscendo a farlo tacere una volta per tutte «Ora entriamo tutti insieme.»
Andrew prese la mano a Mike, che a sua volta la prese a Susan, e lei la prese a Layla. Sia Andrew che Layla porsero la loro mano libera a Cedric, ma lui di nuovo scosse la testa rifiutandosi di voler entrare.
«Non vuoi?» gli chiese Susan.
«No, io ho... bisogno di più tempo.» disse lui infine.
«Come vuoi. Ma se resti qui troppo rischi di fallire la prova ancor prima di cominciare.» lo ammonì Layla ritirando la mano.
Andrew invece continuò a tendergliela fino all’ultimo, quando Mike si decise a fare i primi passi verso lo strano portale, e venne risucchiato rapidamente come cadendo in un baratro, trascinandosi dietro tutti gli altri che, colti alla sprovvista, gridarono per lo spavento. Layla fece in tempo giusto a gridare inorridita intravedendo nella sua visione un gigantesco ragno fare capolino nell’arcata prima di venire risucchiata a sua volta.
Cedric fece un ultimo tentativo scattando avanti per afferrare le mani di Andrew e Layla e tirarli fuori esclamando tutto d’un fiato: «Ho fatto quelle domande perché lì dentro state per affrontare...» non li raggiunse in tempo, ciò che lui vedeva - alberi completamente neri stagliati su uno sfondo color del sangue - li inghiottì tutti lasciandolo da solo ad ascoltare le ultime parole di quella frase pronunciate ora lentamente e in un sussurro sconfortato: «...le vostre paure.»
Rimase a lungo a fissare quell’immagine apparentemente statica che sapeva perfettamente essere frutto della propria mente, ed era proprio questo a spaventarlo tanto; aveva già fatto diversi incubi ambientati in quel luogo e non aveva alcuna intenzione di affrontarli anche nella vita reale, sapendo a cosa andava incontro.

Le era parso di entrare in una vasca da bagno o in un ruscello di acqua ghiacciata, ma quando riemerse dall’altra parte era completamente asciutta. Accecata da una luce bianca quasi inciampò appena attraversato il portale. Quando la vista tornò si guardò intorno provando una lieve nausea, e non ci volle molto prima che capisse di trovarsi dall’altra parte del cancello contro cui diverso tempo prima - a giudicare dal sole doveva essere passata almeno un’ora - Andrew aveva sbattuto la testa.
A bocca aperta per l’incredulità si guardò alle spalle e non vide stranezze, solo il cancello di ferro materiale, l’arco a tutto sesto sotto cui avevano sostato in cerca di indizi, e più dietro ancora il cancello immateriale. Il resto del distretto di Zeigah era ben visibile attraverso le sottili sbarre di metallo.
Tornò a guardare davanti a sé e vide la strada che portava all’ampio giardino che circondava tutta la struttura: un viale di pietra blu si snodava sinuoso tra i cancelli e l’ingresso della scuola, gli alberi sempreverdi crescevano ordinatamente al limitare dei sentieri e ciottoli bianchi erano disposti tra la pietra blu della strada e l’erba verde e ben curata.
Incantata da quella vista cominciò ad avviarsi a passo lento, guardando verso il cielo per scorgere le cime delle alte e strette torri, talvolta la loro snella figura era interrotta da quelli che sembravano balconi o ampie stanze a cielo aperto.
Quel portale era solo un’illusione... ma a che scopo mostrare qualcosa che esiste solo nella nostra mente per poi ritrovarci qui? Era una prova? Che genere di prova? si domandò pensierosa.
Qualche attimo dopo sentì dei rumori dietro di sé e si volse di scatto, pronta a reagire o scappare, ma si tranquillizzò quando vide che si trattava degli altri ragazzi che attraversavano un muro invisibile comparendo davanti a lei come emergendo da un liquido; dove doveva esserci la soglia che lei stessa aveva attraversato, l’aria e l’ambiente dietro essa s’incresparono come acqua.
I quattro, che si tenevano per mano, persero l’equilibrio e si trascinarono verso terra a vicenda gridando di sorpresa, paura e anche dolore - Mike pestò la mano di Andrew e Susan tirò un calcio involontario allo stinco di Layla mentre cadevano.
La scena fece ridere Jennifer dopo alcuni attimi di stupita contemplazione, mentre loro cercavano di ricomporsi in un groviglio di mantelli.
La vista presto tornò e, come lei, Susan e Mike rimasero a bocca aperta contemplando la scuola di magia davanti ai loro occhi; Layla si rialzò per prima pulendosi i vestiti dalla polvere borbottando ingiurie contro gli aracnidi, grata che si fosse trattato solo di un’illusione; Andrew invece prese un’aria offesa e chiese a Jennifer cosa ci fosse di tanto divertente.
Mike le evitò di dover rispondere sussurrando senza fiato: «Ma questa è... la soglia... la prova... ma...»
«Esattamente!» disse Jennifer saltellando sul posto e battendo le mani rapidamente «Era solo finzione! Forse per questo era un’immagine nella nostra mente! Sono così eccitata, non vedo l’ora di entrare!»
«Non posso crederci ce l’abbiamo fatta! La scuola è davanti a noi!» disse Susan entusiasta, finalmente rialzandosi.
Mike, ancora sdraiato a terra e sollevato sui gomiti, annuì a bocca aperta e con occhi sgranati, decisamente incredulo. Anche Andrew si rialzò, e ora che Jennifer aveva smesso di ridere, e anzi sembrava occupata a girare su se stessa come improvvisando un ballo, finalmente rivolse all’enorme edificio la meritata attenzione, notando che era interamente circondato da quel muro dal colore grigio tendente al blu. Occupava davvero l’intero distretto grigio della seconda cerchia di mura.
Layla al contrario rivolse alla costruzione una rapida occhiata, poi si guardò alle spalle solo per scoprire che non c’era altro che il cancello che avevano appena oltrepassato grazie alla risoluzione degli enigmi.
Le venne un dubbio e domandò preoccupata: «Cedric non sa nulla, credete che verrà?»
«Oh se la caverà, tranquilla.» le rispose Andrew sicuro di sé, senza guardarla, massaggiandosi la mano dolorante.
«Sì, ma sembrava piuttosto restio...»
Jennifer finalmente si fermò, si prese la testa tra le mani perché le girava, ma infine le disse con decisione: «Ad ogni modo non si può tornare indietro a dirglielo. Se non è sciocco rifletterà su ciò che ho detto e si deciderà a raggiungerci.» rimase in silenzio qualche attimo, poi domandò perplessa: «Perché vi siete tenuti tutti per mano?»
«Per attraversare quella... cosa tutti insieme.» le rispose Susan.
«Per le sorelle Lune non riesco a credere che quella sarà davvero la nostra scuola!» esclamò Mike con un ampio sorriso.
«Potresti cominciare a rialzarti intanto, non credi?» gli domandò Andrew ridendo.
«Per quanto restiamo ad aspettare Cedric?» chiese Jennifer.
«Tutto il tempo necessario, che domande!» esclamò subito Susan guardandola con stizza.
«Concordo, non lasciamo che l’impazienza ci separi.» disse Layla con calma.
«Ma... ma c’è la scuola di magia davanti a noi! Io voglio entrare!» protestò Andrew indicando l’edificio con entrambe le mani.
«Credo che tutti noi lo vogliamo allo stesso modo, ma entreremo insieme.» ribatté lei con fermezza «E tu Mike rialzati da terra per favore, pensa se qualcuno ci sta guardando che figura ci fai fare!»
Il ragazzino a malapena annuì in risposta, ancora perso a osservare le torri slanciate. Mise i palmi a terra e fece leva per rialzarsi, proprio quando Cedric finalmente comparve sulla soglia invisibile che di nuovo increspò l’ambiente dietro di loro. Gli altri si allontanarono con un balzo, ma Mike non fece in tempo a rialzarsi prima che il più grande inciampasse nelle sue gambe cadendo per terra a sua volta.
Jennifer di nuovo rise piegandosi in due mentre Mike brontolava per il dolore, Layla assunse un’aria cupa con le mani sui fianchi, Susan guardò i due ragazzi preoccupata sperando che non si fossero fatti male e Andrew non seppe se ridere o al contrario dirsi infastidito dalla reazione di Jennifer.
Tra le imprecazioni di Mike i due si rialzarono da terra, il più grande a dir poco confuso, Jennifer smise di ridere e prima che Cedric potesse fare domande Layla decise di spiegargli in poche parole cosa fosse successo.
Quando lei ebbe finito Andrew commentò: «Meno male che non hai impiegato molto a deciderti!»
«Meno male che era solo un’immagine dissuasiva...» ribatté Cedric in un sussurro.
«Già...» disse l’altro guardandolo perplesso «Ti sei lanciato di corsa nel portale?»
Cedric si strinse nelle spalle e rispose in un sussurro: «Più o meno...» al che Andrew questa volta scoppiò a ridere.
Mike scosse la testa ed esclamò animato: «Ora entriamo nella nostra scuola!»
«Sempre che ci accettino.»
«Non cominciare col tuo pessimismo! Abbiamo passato le prove! Andiamo!» disse Jennifer, quindi corse verso la scuola seguita subito da Andrew e Mike.
«Non così di fretta!» li rimproverò Layla, ma loro la ignorarono e lei scosse la testa infastidita: «Proprio dei bambini!»
Poi anche i tre rimanenti s’incamminarono, a passo svelto per non restare troppo indietro ma senza correre per evitare di risultare altrettanto infantili.

  
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