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Autore: Artemisia    13/04/2005    4 recensioni
La Biografia dell'amante e musa ispiratrice di Raffaello: Margherita Luti, figlia di un umile fornaio in Contrada Dorotea.
è anche la storia di un celebre dipinto, dove è ritratta Margherita, "la Velata".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Aveva sentito un sacco di storielle su modelle e pittori da averne la nausea: sua madre le aveva sempre detto che mai e poi ma

“La Fornarina”

VIII° capitolo

                                                               “Una scelta difficile”       

 

 

Aveva sentito un sacco di storielle su modelle e pittori da averne la nausea: sua madre le aveva sempre detto che mai e poi mai bisognava fare così, lasciarsi trascinare da satana nella lussuria.

-         Peccato, peccato!- ripeteva sempre il sacerdote nella chiesa che frequentava – Sono strumento del diavolo, le donne, e tali devono rimanere!-

Eppure Margherita non trovava niente di terribile e peccaminoso in ciò che era successo: le sembrava divino, quasi.

Così, mentre si pettinava e si vestiva, pensava a quello che era successo la notte precedente.

Quella mattina Raffaello l’aveva lasciata dormire a lungo, e quando si era svegliata lui non c’era già più. Mentre si infilava il corpetto del vestito trovò un biglietto del pittore: si chiese cosa vi fosse scritto poiché, da buona fornaia, riusciva a leggere solo qualche preghiera, mentre la scrittura del giovane era molto complessa ed elaborata e non era certo un testo sacro. Vicino vi trovò qualche spicciolo e capì che erano soldi per comprare da mangiare.

Mentre passeggiava per il mercato si chiese da chi si servisse di solito Raffaello, ma, essendosi anche lui trasferito da poco, probabilmente non aveva una bottega prescelta… solo il profumo del pane che aleggiava per il mercato le faceva tornare in mente suo padre e le sue gote arrossate nel tirare fuori le focacce. Avrebbe potuto fare un salto a trovarlo, ma preferì sbrigare tutte le faccende domestiche in fretta: aveva un bel po’ da pulire e voleva fare una sorpresa a Raffaello.

 

Lui tornò la sera, stanco e sporco di colore, e trangugiò il pasto frugale che Margherita aveva preparato per lui.Si guardò in giro stupito: la pulizia della casa era notevole, soprattutto se paragonata allo stato dei pavimenti e dei mobili la sera prima.

-         Brava, vedo che hai pulito tutto per bene! Ma non stare a pensarci troppo, quando finirò queste stanze ce ne andremo, e sarà massimo tra due anni…-

-         Due anni? Non mi sembra poi tanto presto! E poi come fai a esserne così sicuro? Non avrai già una commissione…-  Ribatte Margherita, il senso del tempo del pittore era molto ridotto: per lei due anni erano un infinità!

-         No, però Agostino Chigi sembra interessato, magari mi trasferirò da lui dopo le stanze vaticane…-

“mi trasferirò” pensava la ragazza, perché non “ci trasferiremo”?.

 

Era lunatico: un giorno affettuoso e gioviale, quasi pazzo di lei, si comportava come fosse suo marito, o comunque il suo amante… poi cambiava bruscamente, senza rendersene conto, e diventava scontroso… come quando avevano litigato, la sera prima. Oppure vagava nel suo mondo a parte,che lei non poteva comprendere.

Era un mondo fatto sì di colori, di dipinti, d’ arte, ma anche di persone d’alto rango che lo adulavano per i suoi quadri, di nobildonne che lo guardavano desiderose, con sguardi lascivi, e di denaro e conversazioni affabili con uomini colti: questo era quello che più gli piaceva, e Margherita non ne avrebbe mai fatto parte.

Questo lo innervosiva: non poteva far conciliare le cose che più gli piacevano perché erano troppo diverse tra loro; da una parte le cene ricercate da Chigi, che lo riempivano di orgoglio per tutti gli elogi, dall’altra la Fornarina, così bella e semplice: Dover rinunciare all’una o all’altra cosa anche solo per una giornata lo faceva diventare sciatto, quasi disperato.

E ben presto avrebbe dovuto scegliere: Chigi gli avrebbe dato una commissione e si sarebbe trasferito nella sua villa, ma non avrebbe potuto portarvi la ragazza. Chigi non era tenuto a darle asilo, e Raffaello non poteva permettersi di chiederlo: l’ aveva rovinata.

Ormai non era più vergine, nessuno l’avrebbe voluta. Quando, dopo due anni, se ne sarebbe andato, lei sarebbe tornata dai suoi genitori che, non potendo mantenerla, l’avrebbero sposata con un vecchio vedovo o, peggio, mandata in un monastero.Era terribile, ma avrebbe rinunciato a Margherita: lei non era che un pezzetto di lui, necessario, indispensabile, ma pur sempre piccolo.

 

- A che pensi?- le chiese Margherita, vedendolo taciturno. Allungò il piede scalzo da sotto il tavolo e lo fece scorrere sui calzoni di lui, sorridendogli e ridendo. Riusciva a essere così maliziosa pur non diventando lasciva, volgare, come quelle nobildonne che incontrava.  – Io pensavo che sono mooolto stanca e che voglio andare a letto presto!-

- Vorrà dire che andremo a letto presto tutti e due!- la tirò su dalla sedia tirandola per i polsi e la condusse in camera.

- Guarda che sono stanca sul serio!- gli disse Margherita, sempre sorridendo. – Non credere, adesso dormiamo tutti e due come degli angioletti!- e si accoccolò sul letto, tirandosi le lenzuola fin sopra la testa.

- Smettila, dai, vieni fuori….- sorrideva e cercava di toglierle le coperte dal corpo. Margherita sapeva che ormai nessun gioco era più un “gioco” e che non poteva, di colpo, tornare a tenergli la mano, come un innocente ragazzina di quasi diciassette anni.

 

****

 

Raffaello se ne andava al mattino presto e ritornava per cena, sempre stanco, con l’odore di intonaco fresco delle stanze impregnato addosso.

Margherita dovette organizzarsi le giornate: al mattino andava al mercato, comprava da mangiare e ascoltava un po’ di chiacchiere, anche quando riguardavano lei, poi faceva visita alla Piera, una signora vedova che abitava in una casettina di un isolato più povero, ma non lontano dalla nuova casa.

Puliva un po’ e si esercitava a disegnare, leggere, scrivere. Si sentiva un’ ignorante, infatti. Avrebbe voluto essere alla pari con lui: quando le parlava sentiva delle frasi molto più belle, molto più musicali delle proprie.

Il padre di Raffaello, Giovanni Santi, era pittore e scrittore allo stesso tempo: “Ogni suo dipinto e ogni suo scritto hanno modellato quello che sono ora! A lui devo tutto: la vita, i miei quadri e la mia fama!” .

Il giovane pittore le aveva raccontato della sua vita a Urbino, dei suoi studi come apprendista dal Perugino e di tutto ciò che aveva fatto a Firenze; la sua vita, in poche parole.

Si sentiva una formica davanti a un gigante: lei non aveva fatto praticamente nulla in confronto a lui; infornare pagnotte, servire vecchie alla bottega e tapparsi le orecchie quando a Pietro, l’oste, scappava una parole di troppo su un’avventura notturna del padre non era niente rispetto a dipingere per grandi committenti come i Doni (1), essere chiamato a Roma dal papa per affrescare le stanze vaticane…

 

Certe volte le veniva voglia di sbirciare il suo ritratto, quello che Raffaello aveva tralasciato di finire, per scoprire come lui la vedeva: ma non osava farlo, non metteva mai piede nello studio del pittore, a meno che lui non le chiedesse di portargli qualcosa. E pensare che, osservando i suoi quadri e gli studi per i suoi disegni, avrebbe potuto imparare molto più velocemente: forse le figure non sarebbero risultate più così legnose, con una mano troppo piccola ed il collo tozzo.

Ma Margherita si impediva di entrare, e non osava nemmeno chiedere il permesso a Raffaello, cercando di disegnare come meglio riusciva: aveva scoperto in camera uno specchio, grande abbastanza per potersi specchiare e osservare con più comodità l’effetto luce-ombra che le varie angolazioni del viso producevano sulla pelle.

 

 

***

Quando il pittore arrivava a casa Margherita gli mostrava i progressi della giornata e poi gli raccontava di Piera, la signora che aveva conosciuto: ormai erano molto amiche, nonostante l’età differente.

La donna le raccontava di come riusciva a cavarsela da sola, sfruttando i guadagni del marito defunto e facendo la sarta: era incredibile, una donna formidabile, senza alcun pregiudizio, che esortava la ragazza a non essere succube ma a trovare l’indipendenza.

- L’indipendenza non è data dal guadagnare, ognuno la può avere dentro di sé, anche il più umile tra i servi .- Margherita si ripeteva queste parole in testa e, quasi senza volerlo, le si erano già sigillate nella memoria: anche lei era capace di essere indipendente da Raffaello? O lui avrebbe potuto trattarla male, abbandonarla, e lei le sarebbe corsa dietro come un cagnolino?

Erano solo due mesi che abitavano insieme e già si sentiva veramente viva solo quando lui le faceva scorrere la mano sulla schiena, le parlava della sua giornata e delle bellissime cose che faceva e vedeva, la prendeva in giro oppure la lodava.

Non avrebbe potuto fare a meno di lui, ma doveva trovare un modo per cui questo non accadesse, l’indipendenza, per l’appunto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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