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Autore: emylee    17/03/2017    4 recensioni
Draco Malfoy viene scelto dal Signore Oscuro per una missione di vitale importanza.
Con orgoglio accetta, ma cosa succede se, al momento del compimento della missione, si pente e scappa?
Il futuro non gli riserverà tante belle sorprese.
Harry Potter in miniatura lo guardava con un cipiglio confuso e, sotto sotto, un po' spaventato. Lasciò cadere quella roba tagliente che aveva per le mani e si avvicinò a lui, per poi fermarsi con le mani sui fianchi. Era piccolo, più piccolo di quanto Draco avesse immaginato prima di mettersi in viaggio. Gli occhiali, notò con orrore, erano gli stessi che aveva sempre portato.
«Potter!» gridò. Non si aspettava di trovarlo così facilmente.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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II


«Non puoi immaginare cosa è successo oggi a cena!» mormorò Potter come saluto, mezz'ora dopo, entrando nel sottoscala. «Tieni.» gli porse un panino semplice con il formaggio, «Scusa, non mi hanno dato altro.»

Draco lo guardò con un sopracciglio alzato. «È la tua cena?»

«Sì, ma io sono abituato ad andare a letto digiuno. Puoi prenderlo.»

Si ripeté mentalmente che lo stava facendo soltanto per ottenere la sua fiducia, non per altro, prima di dirgli: «Non ho fame, mangialo tu. Non mi piace neanche il formaggio!»

«Oh, ok... la prossima volta prenderò qualcosa che ti piacerà. Qual è il tuo cibo preferito?» chiese, mangiando il panino.

«Lascia stare.» Non ci sarebbe stata una prossima volta, d'altronde, «Cosa è successo a cena?»

«Ah, giusto!» ridacchiò, portandosi una mano alla bocca per non farsi sentire, «Non so perché, però i capelli di Dudley hanno all'improvviso preso fuoco! Io stavo pulendo perché Dudley ha fatto cadere il piatto con le verdure che non gli piacevano, e ha dato pure la colpa a me, e insomma mentre pulivo una fiamma grandissima è apparsa sulla testa di Dudley!»

«Come per magia?» ghignò Draco, divertito dall'entusiasmo del piccolo, ma quando Potter sgranò gli occhi e gli mise le mani sulla bocca, si spaventò.

«Non dirlo!»

«Cosa?»

«Quella parola! Non si dice. Zio Vernon mi sgrida sempre quando dico quella parola!»

«Quale? Magia?»

«Shh!!» Potter chiuse gli occhi, come ad aspettarsi a momenti una bastonata, «Non dirlo!»

Draco non rispose, sempre più confuso ed inquieto. Certo, non pretendeva di capire tutte le circostante e i segreti della famiglia di Potter, ma era davvero messo così male? Poteva capire se non sapeva le basi di magia purosangue, ma gli avevano tenuto nascosto chi era veramente? Harry Potter non sapeva cosa aveva fatto per il mondo magico? Assurdo.

Tanto assurdo quanto incredibile pensare che per una semplice parola, comunissima, Potter ne avesse quasi... paura. Per le conseguenze, almeno.

«Non lo dico, togli le mani.» gli disse, e stranamente non si tolse le piccole manine di dosso con un gesto secco, ma piuttosto con dolcezza.

«Va bene, sei bravo! Tanto bravo!»

Draco non riuscì a non ridacchiare a quegli elogi. Harry Potter gli stava dicendo che era bravo! Non avrebbe mai creduto fosse così facile entrare nelle sue grazie, vedendo il fallimento nell'ottenere la sua amicizia nel treno di Hogwarts al primo anno.

Con orrore, si rese conto, però, che Potter stava per mettersi comodo tra le sue gambe. Non poteva dargli torto, non c'era alcuno spazio in quel buco, merlino! Però... salazar... si era appena messo comodo con la schiena appoggiata sul suo petto, incurante del suo irrigidimento.

«Malfoy? Ti do fastidio?»

«...No. No, non mi dai fastidio.» Non mentiva, anche se avrebbe voluto.

«Da dove vieni?»

Ecco. Si era aspettato che l'interrogatorio, prima o poi, sarebbe arrivato. «Da Londra?» gli uscì come una domanda piuttosto che un'affermazione.

«Ah, qui vicino allora! ...Londra è qui vicino, giusto? Gli zii non mi hanno mai portato da nessuna parte perché si vergognano di portarmi con loro, però a geografia, a scuola, ho studiato la cartina dell'Inghilterra, ma non me lo ricordo.»

Certo che Potter parlava molto, non lo ricordava così chiacchierone. Anzi, aveva sempre notato che era un ragazzo pressocché tranquillo. Timido, oserebbe dire. Quanto era solo Potter da bambino, per attaccarsi così facilmente alla prima persona spacciatasi per suo amico?

«Sì, è qui vicino. Non sei mai andato da nessuna parte?»

«No no.» disse il piccolo Potter, «Te l'ho detto, gli zii si vergognano di me.»

«Ti piacerebbe andare da qualche parte?»

Il piano stava per prendere forma. Avrebbe solo dovuto portare Potter lontano da quella casa.

Potter si girò, guardandolo con gli occhioni verdi e brillanti dietro gli occhiali un po' piegati, «Con te?» chiese, speranzoso.

«Certo. Io...» deglutì, sentendo ancora la sensazione di essere sporco, «non mi vergogno di te.»

«Sì! Voglio venire! Però, scusami, però zia Petunia dice sempre a Dudley di non andare da nessuna parte con gli sconosciuti. Zia Petunia glielo dice perché gli vuole bene e non vuole che qualcuno gli faccia del male, quindi seguo anche io i suoi consigli.»

«Ma non sono uno sconosciuto io, no? Sono un tuo amico.»

«Sì, ma...» Potter scrollò le spalle, «Ti ho conosciuto oggi e non mi hai detto neanche il tuo nome intero. Sei il mio migliore amico, ma lo sarai più più tra un po', non subito!»

Fece una smorfia, quando fu definito persino il migliore amico di quel bambino così solo. Alla faccia di quello sfigato dello Weasley! Nonostante ciò, si sentì immerso nella melma.

Mentre pensava a quanto si sentisse uno schifo, in quel momento, perché nonostante non sentisse la sua coscienza parlargli non voleva dire che non esisteva e non gli stava urlando le peggio cose in quel momento, Potter urlò, spaventandolo.

«Orso!»

Il piccolo Potter si piegò e prese tra le braccia sottili il peluche rimesso a nuovo da Draco quel pomeriggio, guardandolo con gli occhioni sgranati e brillanti di felicità. Se lo girò tra le mani, come a non credere a ciò che vedeva, toccò con un dito l'occhio riattaccato e gli strappi ormai inesistenti. Poi lo guardò. «È guarito

«Il peluche?»

«Sì sì! Prima era tutto rotto e fatto male, la notte piangeva.» Potter aggrottò le sopracciglia, «Lo so che piangeva, io lo sentivo tutte le notti. Dudley l'ha buttato via perché era tutto rotto, ma l'ho preso io perché non volevo più che piangesse. L'ho nascosto perché se zia Petunia lo vede, lo butta via lei e mi mette anche in punizione per aver preso un giocattolo di Dudley senza permesso.»

«Ma adesso sta bene, no? Non piange più.»

«Sei stato tu ad aggistarlo? Quando ti ho fatto entrare nella mia stanza Orso era ancora rotto! Ne sono sicurissimo!»

Draco gli sorrise e basta. Si godette un Potter in miniatura che giocava con un pupazzo rattoppato da una magia neanche poi troppo forte, come se fosse il bambino più fortunato del mondo ad aver ricevuto un tale regalo.

Potter si addomentò stringendo l'orso di pezza e con la guancia appoggiata al suo petto.


Per tutta la notte avrebbe potuto portarlo via e portare a termine il suo piano una volta per tutte, ma non lo fece. Restò a guardare quel Potter così gracilino stringersi a lui in cerca di calore o forse affetto che, ovviamente, Draco non poteva dargli. E non voleva, anche, era pur sempre Potter! O almeno, cercò di autoconvincersene.

Non dormì molto, Draco. Giusto quello che bastava per non avere la faccia pesta tutto il giorno seguente. Guardò il piccolo Potter dormire tranquillo, la boccuccia umida socchiusa da dove usciva un respiro lieve e le braccia strette intorno al suo orsetto di pezza rimesso a nuovo.

Si stupì quando Potter si svegliò da sé poco prima dell'alba.

«Buongiorno, Malfoy!» sussurrò, grattandosi un occhio e sbadigliando.

«Come mai già sveglio?» gli chiese. La sua voce era un po' roca.

«Devo preparare la colazione ai miei zii e a Dudley,» fece un altro sbadiglio, «si sveglieranno tra qualche ora. Mi fai compagnia? Possiamo mangiare anche qualcosa di nascosto, però devi nasconderti prima che si sveglino.»

Non seppe perché lo fece, ma Draco uscì dal sottoscala tenendo il piccolo Potter che, ancora assonnato, sonnecchiava sulla sua spalla. Devo guadagnare la sua fiducia, si giustificò, per l'ennesima volta.

«Mettimi giù,» mugugnò Potter, «devo preparare la colazione.»

Si maledì un po', ma quasi non se ne rese conto quando disse: «Faccio io.»

Faccio io?! Draco non sapeva neanche come si preparava un panino! Figurarsi una colazione intera! E poi lui, Draco Malfoy, indiscusso – più o meno – Mangiamorte al servizio del Signore Oscuro, doveva preparare la colazione a dei babbani?

Devo guadagnare la fiducia di Potter! Si ripeté.

Facendo in modo che Potter non guardasse, prese la bacchetta nascosta nella manica della giacca e castò qualche incantesimo a caso. Bene o male, riuscì a cuocere delle uova e riempito una brocca d'acqua. Se lo sarebbero fatto bastare. Era già troppo!

Anche se, considerando quanto somigliasse ad un maiale il cugino di Potter, quello non sarebbe bastato affatto. Decise che, infondo, non gli importava granché.

Se tutto andava bene, Potter non sarebbe neanche tornato a casa per beccarsi la punizione, quel giorno.

«Ecco fatto.» afferrò un piatto con delle uova strapazzate e corse fuori nel giardino. Speriamo siano commestibili, ieri non ho neanche cenato!

Si sedette in un angolo del giardino con Potter ancora semicosciente in braccio. Ma quando sentì l'odore delle uova, il piccolo moccioso sembrò risvegliarsi come d'incanto, «Uova! Che buon odore! L'hai fatte tu?»

«Tu dormivi.» sogghignò, mangiando le uova e osservando Potter come si rimpinzava con gusto. Da quanto aveva capito, era abituato a mangiare poco, e probabilmente per costrinzione. Trovò piuttosto normale e non disgustoso guardarlo come si imbrattava e come gli occhioni si socchiudevano gustandosi la colazione. Per salazar, non erano neanche così buone!

Adesso capiva perché si ingozzava come un maiale alle tavolate ad Hogwarts.

«Grazie, Malfoy! Erano buoni buonissimi!» esultò, contento, quando ebbe finito.

«Chiudi gli occhi che ti pulisco.» disse, e Potter, fiducioso, fece come gli era stato chiesto e strinse forte gli occhi per non cedere alla tentazione di sbirciare.

Draco riprese la bacchetta e fece evaporare i residui di unto delle uova dalle mani e dalla bocca di Potter, e fece sparire pure il piatto.

Quando Potter riaprì gli occhi, si guardò le mani meravigliato. «Faceva il solletico. Come hai fatto?»

«Per magia.» disse, e prima che Potter gli urlasse che non si diceva quella parola, lo fermò, «Allora? Oggi vieni con me? Ti porto in un posto che sono sicuro ti piacerà.»

Che schifo, pensò. Suppose che si stesse riferendo a se stesso.

«Ma...» Potter aggrottò le sopracciglia, «non posso. Sei uno sconosciuto...»

«Come faccio a non essere più uno sconosciuto, per te?»

In un angolo molto remoto della sua mente, sperò che Potter gli dicesse che non poteva non essere uno sconosciuto per ancora molto tempo. Ma quello davanti a lui era pur sempre un bambino, un bambino che era stato solo per tutta la vita, e che si era ritrovato per la prima volta con una prima persona che lo trattava bene.

Sarebbe stato terribilmente facile portarlo via da lì...

«Voglio sapere il tuo nome, tutto il tuo nome! E voglio che mi chiami Harry, e non Potter!»

Era anche fin troppo facile.

«Mi chiamo Draco Malfoy... Harry.» La voce gli si spezzò un po', quando pronunciò il suo nome per la prima volta. La primissima, da sempre.

Potter si illuminò, «Draco! Hai un un nome davvero figo!» trillò, abbracciandolo. Draco si irrigidì, «Ora sei il mio migliore migliorissimo amico! Dove vuoi portarmi?»

«In un... bel posto. Promesso. Ti fidi di me

Potter annuì con vigore, prendendogli la mano e stringendola con dolcezza. Lo guardò con i suoi grandi occhioni dietro gli occhiali storti quasi più grandi della sua testa, brillavano fiduciosi e felici, mettendosi in piedi ad aspettarlo.

Rimase a guardarlo per un po', seduto ancora sull'erba fresca, pensando che forse non era stata una grande idea accettare quella missione. Era sembrata così facile e semplice, dalle parole del Signore Oscuro, circuire un piccolo Potter indifeso, portarlo via dalla protezione della sua casa babbana, allontanarlo e...

Ripensandoci, forse lui non era la persona giusta.









Spazio Autrice.

Salve! Eccomi qui con il secondo capitolo. Le cose stanno diventando difficili per Draco...
Eppure, anche se dice di odiare i bambini, proprio non ce la fa a resistere ai piccoli Potter! (ogni riferimento a fatti o storie è puramente casuale) XD
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! E ovviamente ringrazio i tantissimi lettori silenziosi, i tanti che hanno messo la storia tra le seguite/preferite, e a quell'anima buona che ha recensito XD
Ricordo che non mordo se mi lasciate una recensione! ;)

Emily.

  
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