Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: martinablu    19/03/2017    2 recensioni
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
Spock si presentò alla cerimonia funebre nonostante le minacce di McCoy.
Aveva tentato di resistere e restare in disparte, non visto, ma non poteva, proprio non poteva non salutare la persona che aveva amato di più nella sua vita.
Appena lo vide entrare McCoy tentò di avvicinarsi, aria feroce sul volto, ma venne bloccato da Uhura che lo trattenne per un braccio.
“Leonard ti prego no… lascialo restare. In fondo era suo marito” pregò.
“Lo ha ucciso Nhyota. Lo ha ucciso lui, questo lo sai” borbottò McCoy, pur tornando al suo posto.
Spock si avvicinò alla bara, ancora aperta al centro della grande sala.
Sentiva come se qualcuno stesse incidendo nella carne viva con un coltello affilato.
Pensò che, quando gli anziani lo avevano avvertito che il dolore del legame rotto con il proprio T’hy’la era l’unico che non poteva essere  attenuato con la logica o la meditazione, non aveva creduto fino in fondo alle loro parole.
Ma era proprio così, quel dolore non aveva fine,  e non poteva essere descritto per quanto era profondo e straziante.
E pensò che solo la prospettiva di raggiungere presto il suo T’hy’la gli dava la forza di respirare, camminare e vedere il  corpo del suo amore per l‘ultima volta.
Poi, se esisteva una divinità cui chiedere perdono, l’avrebbe fatto e avrebbe raggiunto il suo compagno nella morte, sperando che almeno i loro katra potessero stare ancora insieme, magari in un’altra dimensione.
Forzandosi si obbligò a guardare quel volto pallido e sofferente anche nella morte, richiamò alla mente  tutti i momenti felici trascorsi, il sorriso luminoso come mille soli del suo compagno,  i suoi occhi, del blu più intenso che avesse mai visto, profondi come il mare.
Cosa era rimasto del coraggio, della determinazione, della gentilezza e bontà d’animo, della genialità di James Tiberius Kirk?
Spock si rifiutava di pensare che tutto fosse andato perduto.
“Perdonami Ashayam, perdonami se puoi…”  cercò di inviare il pensiero attraverso il legame, pur sapendo che le sue parole si sarebbero perse come un’eco nel deserto senza fine.
“Se esiste un Dio mi farà ritrovare il tuo katra, anche solo per ottenere il tuo perdono. Poi se dovrò perdermi per sempre, così sarà”
 
 
La cerimonia funebre si consumò lentamente e dolorosamente.
Spock pensò che se gli umani trovavano consolazione in questo tipo di saluto, per lui la cosa non funzionava. Sentiva il suo dolore aumentare di minuto in minuto.
E sentiva anche a distanza il dolore di McCoy propagarsi come un’onda scura.
Poteva capire i sentimenti del medico.
Sin dall’inizio si era chiesto quale tipo di legame condividessero Jim e McCoy.
Sicuramente nulla di romantico o di sessuale, eppure profondissimo.
In qualsiasi momento di crisi o tristezza Jim scappava  a confidarsi con McCoy, prima ancora che  con lui.
All’inizio del loro coinvolgimento Spock era rimasto molto infastidito dalla circostanza, aspettandosi di assumere lui il ruolo di confidente, ma poi aveva finalmente capito.
Jim ed il dottore erano una “famiglia” in cui McCoy aveva il ruolo se non di padre quantomeno di fratello maggiore.
Spock ricordava con chiarezza il giorno della cerimonia di legame, quando McCoy lo aveva preso d parte.
“Ti prego solo di una cosa. Non farlo soffrire. E’ più fragile di quanto tutti credano” gli aveva detto fissandolo negli occhi.
“Di questo puoi essere certo Leonard” aveva risposto Spock, con sincerità in quel momento.
Ed ora era venuto meno a quella promessa.
E ora come poteva McCoy, quale  fratello maggiore, perdonare colui che aveva ucciso il suo fratellino?
Incapace di reggere oltre Spock si girò ed uscì dalla sala, mentre la voce rotta di Uhura  intonava una triste e antica poesia.
 “La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio”
 
Mentre si allontanava sentì il rumore delle paratie della camera di compensazione che si aprivano per lanciare nello spazio la capsula con il corpo di James Tiberius Kirk.
Sarebbe tornato alle stelle dove era nato, come suo desiderio.
“Aspettami Ashyam” avendo ben chiaro quello che doveva fare.
 
Anche dopo la celebrazione del legame, quando avevano iniziato a convivere, Spock non aveva  mai completamente lasciato la sua cabina.
Jim aveva insistito affinchè ne conservasse l’assegnazione.
“Ognuno ha bisogno di un proprio spazio personale” aveva chiosato il capitano sorridendo. “Noi umani possiamo essere snervanti”
Ma Spock aveva usato raramente quello spazio privato.
 Amava condividere la cabina con il suo compagno.
Amava le piccole ridicole abitudini che  Jim aveva al mattino, come lavarsi i denti per due volte con due dentifrici diversi, amava la ridicola canzone che cantava sotto la doccia ed il tono sexy con cui la cantava quando voleva che Spock lo raggiungesse, amava l’odore dei libri di carta che Jim collezionava e che leggeva ogni sera, sempre prima di andare a dormire e dopo aver fatto l’amore, mentre con una mano reggeva il libro e  l’altra gli accarezzava i capelli. Amava perfino il suo disordine che a volte  trasformava la cabina in un caos assoluto.
Ma ora Spock si rendeva conto che non poteva profanare quella cabina, il tempio dell’amore che aveva condiviso con Jim.
Così con passo sicuro si avviò verso la sua cabina da primo ufficiale.
L’odore di polvere e aria stantia lo accolse.
“Luci venti per cento” ordinò e subito l’ambiente si illuminò fiocamente.
Sulla parete  c’era esposto un antico pugnale rituale.
Spock non lo aveva appeso nella cabina  condivisa con Jim perché sapeva che nonostante le apparenze, il capitano nutriva una sorte di viscerale avversione per le armi. Era costretto ad usarle troppe volte ed anche la visione del pugnale ricurvo, con l’impugnatura ingioiellata che il padre di Spock aveva regalato al figlio in occasione della cerimonia di legame, gli avrebbe dato fastidio.
Così Spock lo aveva riposto nell sua cabina da primo ufficiale.
Certo quando il padre glielo aveva regalato non poteva pensare che sarebbe servito a questo.
Il comunicatore al suo fianco continuava a vibrare. Aveva inziato nel corso della cerimonia e non aveva più smesso. Spock già sapeva chi era e si decise a rispondere. Doveva a suo padre almeno un ultimo saluto.
“Padre” salutò atono.
“Figlio… ho saputo. Mi dolgo con te” rispose Sarek, e per la prima volta Spock sentì una nota di emozione nella voce di suo padre.
Spock rimase in silenzio a fissare il padre sul piccolo video.
“Figlio so che è difficile, ma tu devi…”
“Io non  devo nulla, non voglio nulla, non più ormai. Sono un guscio vuoto”  fece il giovane con un filo di voce.
“Figlio la vita non  è finita, anche se è difficile crederlo troverai negli insegnamenti di Surak e nella logica l’aiuto che cerchi per superare questo momento”
“La logica… non ho bisogno della logica per capire di aver ucciso con il mio stolto comportamento il mio T’hy’la. E’ una mia responsabilità e devo accettarne le conseguenze. Voglio solo che tu sappia che ti ho apprezzato molto come genitore” rispose, stavolta con calma Spock.
“Cosa intendi…” nella voce di Sarek ora  c’era una nota di timore.
“Ora devo andare padre. Lunga vita e prosperità” lo interruppe il giovane, chiedendo il comunicatore.
Poi staccò dal muro il pugnale e si preparò.
 
Non avrebbe lasciato biglietti o altro, tanto a tutti sarebbe stata chiara la ragione del gesto.
Aveva creduto che la cosa sarebbe stata facile, ma con evidenza l’istinto di sopravvivenza  aveva la sua influenza facendogli tremare la mano.
Si impose di pensare ai giorni felici con Jim e alla possibilità di poterlo forse rivedere e raggiungere il suo katra.
Prese il pugnale e si concentrò. Un colpo secco al fianco sinistro e tutto sarebbe finito.
Alzò la mano impugnando il coltello e…
 
“Sei sicuro che questa sia la soluzione giusta?”
La voce, profonda ma ironica, bloccò Spock con la mano a mezz’aria.
“Il dolore per il legame rotto sta provocando allucinazioni” pensò Spock mentre fissava lo strano uomo, seduto a gambe incrociate proprio davanti a lui.
Era fisicamente impossibile che fosse entrato non visto ed anche un eventuale teletrasporto avrebbe fatto scattare immediatamente l’allarme.
“Non sono una allucinazione sono reale, Spock di Vulcano”
L’uomo vestito con una tunica dai colori sgarganti ed uno strano cappello rosso continuava a guardarlo con aria beffarda.
“Come sei entrato?” chiese Spock abbassando il pugnale.
“Non è la domanda giusta…” ridacchiò l’uomo.
Spock si alzò per avvicinarsi al comunicatore.
“Inutile che cerchi di dare l’allarme. Ho bloccato tutto, compreso il tempo, tranne che per noi due” fece l’uomo.
“Il tempo è una variabile che non può essere…”
“Sì lo so, secondo le vostre cognizioni non può essere fermato” ridacchiò l’uomo mentre Spock si precipitava nel corridoio.
Tutti erano fermi, congelati sul posto, come l’immagine di un video bloccato.
Spock guardò con sconcerto l’uomo che lo aveva seguito nel corridoio.
“Chi sei?” chiese stupito.
“Neppure questa è la domanda giusta, ma risponderò lo stesso.
“ Io sono Q” proclamò poi con aria solenne.
“Cosa vuoi?” chiese Spock.
“Ecco finalmente la domanda giusta. Anche se la risposta è a sua volta una domanda per te”
 
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
 

Q è un personaggio che appare in The Next Generation.
La poesia è di Fernando Pessoa.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Nel caso lasciate una recensione,  mi farete felice
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: martinablu