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Autore: FrancescaPotter    22/03/2017    1 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo trenta

 
A Giada, che mi ha sopportato con tanta pazienza durante la stesura di questo capitolo.
Grazie, spero che ti piaccia.
 
 
Cinque giorni.
Solo per cinque miseri giorni ero riuscita ad evitare Jason Cameron. Ogni volta che entrava nella Sala Comune scomparivo nel mio dormitorio, e se mi capitava di incontrarlo per i corridoi cambiavo direzione in maniera neanche troppo discreta, rendendomi a dir poco ridicola.
Ovviamente capivo di non poter vivere un intero semestre evitando un mio compagno di casa, del mio stesso anno, che frequentava tutte le mie lezioni, e che aveva un evidente, e molto indesiderato, interesse per me. Prima o poi avrei dovuto affrontarlo, o quanto meno parlarci.
Ma non volevo. Tanto ormai ero venuta a patti con il fatto di essere la peggiore tra i Grifondoro, smettere di evitare i miei problemi non mi avrebbe di certo fatto risalire la classifica.
Okay, forse Peter Minus è stato un Grifondoro peggiore di me, ma io vengo subito dopo, pensai depressa mentre mi trascinavo sulle scale che portavano alla torre di Grifondoro dopo cena.
«Rose» mi chiamò Julia a un certo punto. «Rose, insomma, ma mi stai ascoltando?»
«Uh?» Feci io riemergendo dai miei pensieri.
«Lo prendo per un no» disse lei laconica. «Ti stavo facendo notare che sei ridicola»
«Oh, grazie» risposi io pungente. «Me lo ripeto abbastanza anche da sola, non ho bisogno che me lo ricordi anche tu»
«E invece ne hai bisogno!» Continuò lei imperterrita battendo i piedi a ogni scalino come a ribadire il concetto. «Senti, ormai è chiaro a tutta la scuola che tu e Scorpius state insieme, ma indovina un po’? Lo sapevamo tutti che sarebbe successo, Jason compreso. Per Godric, Rose! Senza offesa, ma se ne farà una ragione»
«Uhm…»
Julia alzò le braccia al cielo in rassegnazione. «Lo sai che ho ragione»
Lo sapevo che aveva ragione.
Ero più che consapevole che a Jason non importasse più di tanto; anzi, probabilmente neanche ci era rimasto male e aveva trovato un’altra ragazza da corteggiare, ma non era quello il mio problema. Il mio problema era che Jason odiava Scorpius tanto quanto Scorpius odiava Jason, ed ero sicura che quest’ultimo non avrebbe mancato di esprimere la sua opinione –non richiesta- circa la mia relazione con il Biondaccio.
E io non volevo sentirla.
Potevo sopportare Scorpius che parlava male di Jason -poco mi importava- ma non avrei sopportato cattiverie su Scorpius uscire dalla bocca di Jason Cameron.
Stavo per spiegare per l’ennesima volta tutto ciò alla mia migliore amica, quando mi schiantai proprio contro di lui.
Parli del diavolo…
Chi ha detto che i proverbi non hanno un fondo di verità mentiva spudoratamente.
Una volta raggiunta la sommità delle scale, Julia ed io avevamo voltato l’angolo che ci avrebbe portate al ritratto della Signora Grassa, e fu proprio lì che per poco non finii spiaccicata contro la schiena Jason.
Probabilmente stava avendo una discussione con il suo amico John Smith, perché quando si voltò verso di noi c’era una strana scintilla nei suoi occhi, che però si spense non appena posò il suo sguardo su di me.
«Rose» mi sorrise composto. «Mi sembra di non vederti da un’eternità»
Chissà come mai…!
«Già, sono stata piuttosto impegnata»
Julia bofonchiò qualcosa prima di salutare i due ragazzi e raggiungere la Sala Comune.
Traditrice.
«John, puoi lasciarci un attimo?» Chiese Jason, ogni traccia di rabbia sparita dal suo volto, tanto che mi domandai se stessero davvero litigando o se me lo fossi solamente immaginata.
John però non pareva tranquillo quanto Jason, e il tono di voce con cui parlò era duro come la pietra. «Rose, ci si vede in giro»
Se ne andò, scendendo le scale rigidamente senza guardarsi indietro. Jason lo osservò con attenzione e solo una volta che fu scomparso alla vista, tornò a rivolgersi a me con il suo solito sorriso cordiale.
«Come stai, Rose?» Mi chiese scrutandomi con curiosità, come se stesse cercando tracce di malessere nascoste sul mio volto.
«Tiro avanti, grazie» risposi piano io. «Tu?»
«Io sto bene, ma non sono stato io ad essere attaccato da un pazzo psicopatico»
Aggrottai la fronte. «In realtà è stato Scorpius ad essere…»
Jason annuì tra sé e sé e mi interruppe. «Sì, sì, Malfoy, lo so. Ma le voci corrono: ho sentito cos’è successo prima di tornare a Hogwarts a Godric’s Hollow. Hai inseguito quell’uomo e lo hai quasi preso, Rose! Sei stata fenomenale, davvero»
«Ah…» Jason mi guardava con tanta ammirazione e sembrava davvero entusiasta per ciò che avevo fatto, quando, davvero, non era stato niente di che: me l’ero lasciato sfuggire, giusto? Per non parlare di come fossi svenuta come una pappa molle.
«Grazie!» Mi affrettai ad aggiungere quando notai che lo stavo fissando a bocca aperta come uno stoccafisso. «Grazie, sei molto gentile, ma…»
«No no» alzò una mano e poi si chinò così che i suoi occhi nocciola fossero all’altezza dei miei. «Non ti permetterò di screditarti. Sei stata grande. Fine della discussione»
Gli sorrisi e feci un passo indietro per mettere una certa distanza tra noi.
Apprezzavo davvero tanto quello che mi aveva detto; mi stava facendo sentire come se avessi fatto qualcosa di buono, e gliene ero grata. Improvvisamente mi sentii molto stupida per averlo evitato per tutto quel tempo.
Jason, sempre con aria serena, come se non avesse alcun problema sulla faccia della terra, incrociò le braccia al petto e si appoggiò con una spalla al muro. «Quindi tu e Malfoy, uh?»
Sapevo che la domanda sarebbe arrivata, ma via il dente via il dolore, no?
«Già» dissi, cercando di sostenere il suo sguardo. «Mi spiace per non essere stata io a parlartene, Jason, sul serio. Non mi sono comportata bene»
«Non devi scusarti. L’ho sempre saputo che sarebbe successo» non pareva arrabbiato, solo rassegnato. Scosse piano il capo e poi continuò. «Penso davvero che tu sia una delle ragazze più in gamba che io conosca, Rose. Non lo dico tanto per dire. E meriti qualcuno di migliore di Malfoy»
Il fatto era che io non volevo qualcuno di migliore. Io volevo Scorpius. E basta.
«Sono felice, Jason» dissi, cercando di nascondere l’emozione che mi spezzava la voce. «Sono davvero tanto felice»
Mi resi conto che non mi importava ciò che pensava lui. Avrebbe anche potuto dire che Scorpius era la persona più deplorevole mai esistita, e per me Scorpius sarebbe continuato a essere perfetto nel suo essere un completo disastro.
«Ne sono sicuro» Jason si allontanò dal muro e si passò una mano tra i capelli, insicuro sul come continuare. «Però stai attenta. Voglio dire, oltre a essere uno stronzo -e questo è un giudizio personale- è anche il figlio di un Mangiamorte» disse serio, come se insinuare che Scorpius avesse a che fare con le arti oscure fosse la cosa più normale del mondo.
Non estrassi la bacchetta e non lo affatturai solamente perché ero troppo scioccata per fare alcunché.
«Scusami?» Non avevo mai sentito la mia voce suonare tanto fredda; era così pungente che fece quasi paura anche a me. Ero paralizzata dalla rabbia, riuscivo a sentirne il sapore in bocca, metallico come quello del sangue. Ed ero sicura che questa lampeggiasse sul mio viso come un’insegna al neon, perché Jason alzò le mani in segno di resa.
«Ehi, ehi, tranquilla» sorrise, e per la prima volta da quando lo conoscevo, mi venne voglia di cancellargli il sorriso a suon di maledizioni. «Non volevo offenderti»
«Se insulti Scorpius, insulti me» mi misi una mano sul cuore, che stava rischiando di uscirmi dal petto. «Scorpius non è solo il mio ragazzo, è il mio migliore amico e una delle poche persone delle quali io mi fidi davvero sulla faccia della terra. Va bene, a volte si comporta da stronzo, ma sono innamorata di lui, Jason. Quindi sì, mi hai offeso»
Jason mi appoggiò una mano sulla spalla e io rimasi immobile, sopprimendo l’urgenza di scrollarmela di dosso per evitare di essere scortese.
«Non facevo sul serio. Ti chiedo scusa. Era solo per dire che Malfoy non mi piace e non mi è mai piaciuto, e che se ti farà soffrire, io e lui avremo un altro problema, perché io tengo a te, Rose»
Avrei dovuto ringraziarlo e dirgli che anche io tenevo a lui? Forse, ma a questo punto poteva sognarselo.
Gli sorrisi con freddezza. «Sei molto gentile, ma credo di saper badare a me stessa»
«Ne sono sicuro» sollevò la mano dalla mia spalla e controllò l’orologio con un sospiro. «Sarà meglio che vada, John mi starà aspettando. È sempre un piacere parlare con te, Rose. E ricorda: se hai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono. Anche se si tratta di Malfoy»
«Se mai avrò problemi di cuore sarai il primo che contatterò» sperai che il sarcasmo nella mia voce fosse evidente, perché Jason Cameron era l’ultima persona con la quale volevo parlare di Scorpius Malfoy.
Se Jason lo aveva notato, non lo diede a vedere, perché mi fece un cenno con la mano per poi dirigersi giù dalle scale, probabilmente diretto verso il campo di Quidditch per l'allenamento.
Io mi avviai verso la Sala Comune, un po’ depressa. Ogni volta che qualcuno insinuava che Scorpius fosse cattivo solamente per il sangue che scorreva nelle sue vene, non ci vedevo più. Era come discriminare i nati babbani perché tali. Era la stessa identica cosa. Come potevano pensare tutti coloro che odiavano Scorpius e gli altri Serpeverde solamente per il loro cognome di essere migliori dei sostenitori di Voldemort che discriminavano chiunque non fosse purosangue?
Speravo davvero che Jason non dicesse sul serio, e che magari avesse fatto quell’uscita infelice mosso da sentimenti di gelosia, perché altrimenti sarebbe stata una grande delusione per me.
«Parola d’ordine?» Mi chiese la Signora Grassa annoiata. Quella sera indossava un abito lilla semitrasparente che la avvolgeva da capo a piedi facendola somigliare a un insaccato. Credetemi, non era un bello spettacolo.
«Molliccio» dissi distrattamente, pensando che anche io, come Jason, ero in ritardo.
La Signora Grassa non si mosse di una virgola, e io la guardai male.
«Molliccio» ripetei impettita.
«Sbagliato» mi rispose quella con un ghigno.
«Cosa significa sbagliato?» Alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto.
«Significa che la parola d’ordine è cambiata»
Mi misi a ridere perché doveva trattarsi di uno scherzo. «Sono caposcuola. Lo so se la parola d’ordine cambia»
La Signora Grassa mi guardò maliziosa. «Probabilmente la sua testa in questo periodo sta da qualche altra parte, signorina Weasley» Fece comparire dal nulla una bottiglia di vino per poi versarne quasi la metà in un grande calice incastonato di pietre preziose.
«Cosa intende dire?»
«Beh» iniziò lei bevendo un lungo sorso con fare pomposo. «Evidentemente è umana come tutti noi comuni mortali. L’amore rende non solo ciechi ma anche distratti a quanto pare!»
Fantastico, ora dovevo farmi prendere in giro anche dalla Signora Grassa. Evitai di sottolineare il fatto che lei non era una comune mortale dato che, sì insomma… dato che era un fottuto ritratto!
Ancora non capivo come la mia relazione con Scorpius potesse c’entrare con il fatto che quelle due teste di vermicolo dei miei prefetti avessero cambiato la parola d’ordine senza dirmelo…
Ah.
Merda.
Susan, quel pomeriggio, mi aveva detto che voleva parlarmi di qualcosa, ma io le avevo risposto di riferire tutto a Julia perché io avevo… da fare. E con “da fare” intendo che stavo andando da Scorpius per organizzare la ronda.
La ronda, capite? Non ero distratta! Si trattava di lavoro, di responsabilità. Sarebbe potuto capitare a chiunque!
Il fatto che io mi fossi dimenticata che per ordine della McGranitt, in seguito all’attacco che si era verificando a Hogsmeade, dovevamo cambiare la parola d’ordine più spesso e che avremmo dovuto modificarla proprio quel giorno, era del tutto irrilevante.
A chiunque, pensai di nuovo. Sarebbe potuto succedere a chiunque!
Avevo imparato che se continui a pensare tanto intensamente a qualcosa, poi questa diventa vera. Almeno nella tua testa.
Aprii le braccia guardandomi attorno e sospirai. «E quindi che cosa dovrei fare? Mi sono dimenticata di chiedere la nuova parola d’ordine a Julia, d’accordo, lo ammetto, ma non posso stare qua fuori tutta la notte! Lei mi conosce, sa chi sono. Mi faccia…»
«Ah ah ah, non se ne parla assolutamente! Prendo molto sul serio il mio compito di custode della Sala Comune di Grifondoro, e non lascerò passare nessuno senza parola d’ordine» fece la Signora Grassa ridacchiando e riempiendosi un altro bicchiere di vino.
Certo. Molto seriamente.
Chissà, magari se avesse bevuto a sufficienza sarebbe stata abbastanza ubriaca da lasciarmi entrare. I dipinti potevano ubriacarsi?
«È ridicolo!» esclamai, ormai disperata. «Mi basta aspettare qui che qualche mio compagno rientri per farmi dire la parola d’ordine»
«E allora aspetti!» Mi rispose stizzita. «Non sarò io a far passare un criminale»
«Ma…»
Il coprifuoco si stava avvicinando, e probabilmente se fossi rimasta lì qualche studente ritardatario sarebbe arrivato in mio soccorso, ma il coprifuoco si stava avvicinando! E io avevo una ronda da portare avanti.
Sbuffai e mi diressi ancora più depressa verso la torre di Astronomia, dove sapevo che Scorpius mi stava aspettando.
Avrei trovato un modo per rientrare nella Sala Comune più tardi. Probabilmente l’unica soluzione era andare a testa bassa dalla McGranitt per chiederle gentilmente di far tornare un po’ di senno alla Signora Grassa. Sarebbe stato imbarazzante, ma nonostante la McGranitt fosse una delle donne più severe e distaccate che conoscessi, sapevo che nel profondo mi voleva bene e che si sarebbe limitata a sospirare, a mettersi una vestaglia, e a salvarmi da una notte al freddo e al gelo.
Magari non mi avrebbe neanche tolto dei punti… Okay, non esageriamo, non ero mica Scorpius. Le stavo simpatica, ma non fino a quel punto.
Presi una scorciatoia passando dietro un arazzo che ritraeva dei troll vestiti da ballerine di danza classica, e mi ritrovai sulle scale che portavano alla torre di Astronomia.
Scorpius era già lì, seduto per terra con le spalle poggiate contro al muro e un libro aperto davanti a sé. I raggi della luna, che splendeva alta nel cielo, disegnavano un gioco di luci e ombre sul suo viso, concentrato sulla lettura.
Mi bloccai sulla sommità delle scale, un po’ per il fiatone e un po’ perché adoravo osservare Scorpius quando non si rendeva conto che lo stavo guardando. Era come guardare un ballerino danzare senza che sapesse di avere un pubblico.
Scorpius si passò una mano sul viso e si stropicciò gli occhi, come se fosse molto stanco; probabilmente stava avendo ancora problemi a dormire. Erano sempre stati lì, gli incubi, maligni come delle serpi, pronti a non dargli tregua nelle notti più tormentate. Ma aveva imparato a conviverci e, con il tempo, erano diventati sempre più sporadici. Non me ne aveva parlato apertamente, ma sapevo che nell’ultimo periodo erano tornati: non aveva bisogno di dirmelo, lo leggevo chiaramente dal suo viso sbattuto e dai cerchi violacei che gli circondavano gli occhi.
«Rose» quando si accorse che ero lì, mi sorrise e chiuse il libro. «Stavo iniziando a pensare che mi avresti dato buca»
Sospirai e mi appoggiai anche io con la schiena al muro, scivolando piano contro di esso finché non mi ritrovai seduta di fianco a lui.
Posai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
«Non voglio fare la ronda» dissi a bassa voce, come se gli stessi confidando un segreto. «Restiamo qui»
«E venir meno ai nostri compiti da caposcuola?» Scorpius poggiò a sua volta il capo sul mio e mi prese la mano. Sapevo che mi stava prendendo in giro e che se fosse stato per lui non avrebbe fatto nessuna ronda, ma poco mi importava. Ero davvero stanca, e anche se non lo ammetteva, anche lui lo era. «Chi sei e che cosa ne hai fatto di Rose Weasley?»
«Se è per questo sono anche rimasta chiusa fuori dalla Sala Comune» continuai a biascicare, sicura che da un momento all’altro mi sarei addormentata.
Sentii Scorpius ridere e gli tirai un pizzicotto sul fianco. «A quanto pare è colpa tua»
«Ah sì?» chiese divertito.
Mi misi a sedere dritta e lo guardai un po’ assonnata, senza però lasciargli la mano. «La Signora Grassa dice che mi distrai»
Scorpius ghignò e si avvicinò, il suo viso era a pochi centimetri dal mio ora e riuscivo a sentire il suo respiro sfiorarmi le labbra. «Be’, non è una novità questa, o sbaglio?»
Alzai gli occhi al cielo e lo spinsi via. Facendo appello a tutta la mia forza di volontà mi alzai e poi allungai il braccio per aiutarlo a tirarsi su.
Lui mi guardò dal basso verso l’alto per qualche istante -cosa che succedeva raramente dato che Scorpius era più alto anche di Albus- e poi accettò la mia mano e si alzò.
Feci per dirigermi verso la porta e giù dalle scale, ma Scorpius mi attirò a sé.
«Solo un secondo» sussurrò prima di posare le labbra sulle mie.
Improvvisamente non avevo più sonno. Gli passai le mani sul petto, per poi arrivare al colletto della camicia e tirarlo verso di me così da poterlo baciare meglio. «Sei troppo alto»  
«Magari sei tu che sei troppo bassa» Scorpius mi sollevò da terra e mi fece fare una giravolta tra le sue braccia, e per poco non perse l’equilibrio, facendo cadere entrambi.
Scoppiammo a ridere e quando mi rimise a terra, gli stampai un bacio sul collo, proprio sotto la mandibola, per poi allontanarmi da lui a malincuore.
«Sarà meglio andare» scesi il primo scalino e mi voltai a guardarlo. «Se qualche professore ci trovasse qui ci toglierebbe minimo venti punti a testa»
Scorpius sospirò «Ed ecco che la mia Rose è tornata»

---
 
Come per ogni altra ronda, credetti che quella sera non sarebbe successo nulla di particolarmente interessante, e invece mi sbagliavo.
Controllammo con calma ogni piano, l’aula di trasfigurazione, quella di incantesimi, l’ingresso alla stanza delle necessità e persino la Sala Grande. Tutto pareva in ordine. Verso le undici e mezzo, beccammo due ragazzi del quinto anno che si stavano baciando in biblioteca, e Scorpius mi convinse a non togliere loro punti.
«Dai, Rose» disse guardandoli mentre se ne andavano mortificati e imbarazzati. «Con che coraggio puoi togliere loro punti? È già una punizione abbastanza grande essere stati scoperti»
«Be’» replicai io passandomi una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio. «Dovrebbero essere grati per essere stati scovati da noi e non dalla McGranitt»
«Pensa che saremmo potuti essere noi» continuò passandomi un braccio attorno alle spalle.
Lo guardai storto ma non dissi nulla. Ero troppo stanca per discutere con lui e, nel profondo, sapevo che aveva ragione.
«La verità è che non vuoi togliere punti a Serpveverde» scherzai allora, sgattaiolando sotto al suo braccio e avviandomi verso l’uscita della biblioteca.
«Anche» ammise lui seguendomi nel corridoio. «Abbiamo finito, no?»
Era quasi mezzanotte e tutti i focolari del castello erano stati spenti. Non essendo potuta passare dal mio dormitorio per prendere il mantello, sentivo il freddo infilarsi sotto la camicia e dentro le ossa. Anche Scorpius non indossava il mantello; portava solo il maglione della divisa, ma sembrava star bene così.
«Direi di sì» dissi passandomi le mani sulle braccia per scaldarmi un po’. «Si muore di freddo stasera»
Iniziammo ad avviarci lungo il corridoio che portava alla Sala Grande, ma invece di prendere le scale di destra che portavano all’ingresso, girai a sinistra.
«Che stai facendo?» Chiese Scorpius confuso.
«Devo andare dalla McGranitt, ricordi?» Gli dissi depressa. «Non mi hanno detto la parola d’ordine. Sono chiusa fuori»
Scorpius stava in piedi a pochi passi da me e mi guardava come se fossi impazzita. «Vuoi andare seriamente dalla Preside?»
Le nostre ombre, proiettate sul pavimento dalle torce appese al muro, si fondevano in una strana figura geometrica ai nostri piedi, come se fossero un tutt’uno.
«Cosa dovrei fare?» Gli chiesi, coprendomi la faccia con le mani.
Ero stanca. Davvero stanca. Era venerdì e avevo avuto una giornata piena di lezioni, la notte di giovedì non avevo chiuso occhio per motivi a me sconosciuti, quella sera avevo dovuto affrontare Jason e tutte le sue stronzate su Scorpius e, come se non bastasse, ero rimasta chiusa fuori dalla mia Sala Comune peggio di una ragazzina del primo anno e dovevo andare dalla Preside a mezzanotte per chiederle per favore di farmi rientrare. E tutto ciò che desideravo era tornare nella mia camera, al caldo, mettermi il pigiama e dormire. Per sempre possibilmente.
«Rose» mi chiamò piano Scorpius senza però avvicinarsi.
Mi tolsi le mani dal viso e sospirai. Scorpius mi stava guardando con il sorriso che piaceva a me, quello appena accennato ma che era in grado di illuminargli il viso.
«Pensavo saresti stata da me» disse, senza distogliere lo sguardo dal mio.
«Oh» rimasi immobile per qualche istante, senza capire come avessi fatto a non pensarci, e poi mi diedi della deficiente.
«Ovviamente se vuoi» si affrettò ad aggiungere Scorpius. «Albus e Jerome sono in infermeria, puoi stare nel letto di tuoi cugino»
Alzai un sopracciglio e lo guardai male. «Ah, ora che non c’è mio padre che potrebbe ucciderti, ti fai problemi a dormire con me?»
Scorpius arrossì un po’, ma poi sorrise. «No, non mi faccio nessun problema. Pensavo te ne facessi tu, dato che neanche avevi preso in considerazione l’idea di venire a stare da noi»
Scrollai le spalle e lo guardai seria «A quanto pare sono davvero distratta»
Scorpius rise e mi prese per mano.
«Aspetta» dissi, mentre ci dirigevamo verso i sotterranei. «Come mai Albus e Jerome sono in infermeria?»
«Uhm, ecco, Jerome è caduto dalla scopa durante l’allenamento» disse Scorpius mortificato.
«È caduto?» Io l’ho sempre detto che il Quidditch è uno sport pericoloso. Bello da guardare, certamente, ma pericoloso. «Cosa significa che è caduto dalla scopa? Sta bene ora?»
«È stata colpa di un bolide che lo ha colpito inaspettatamente. Albus si sente in qualche modo responsabile…»
«Che strano…»
«… perché lo ha visto cadere ma non ha potuto arrestare la caduta dato che aveva dimenticato la bacchetta negli spogliatoi. Jerome si è rotto parecchie costole e una gamba, ma Madama Chips lo ha rimesso insieme e potrà lasciare l’infermeria tra un paio di giorni»
Mi dispiacque tantissimo per Jerome, far ricrescere le ossa era molto doloroso.
«Poi sai com’è Albus» stava continuando a dire Scorpius «si è preoccupato ed è rimasto in infermeria con lui»
Quando svoltammo nel corridoio che portava alla Sala Comune di Serpeverde, per poco non ci scontrammo con Kyle Morgan che se ne andava in giro con una scopa sottobraccio.
«Kyle?» Esclamò Scorpius. «Che cavolo ci fai in giro a quest’ora? Ehi, ma quella è la mia scopa?»
Kyle era il compagno di stanza di Scorpius e Albus assieme a Jerome. Era quasi alto quanto Scorpius, con la differenza che se Scorpius era slanciato e filiforme, Kyle aveva delle spalle e delle braccia che avrebbero fatto invidia a un giocatore di rugby professionista.
«Ehm» Kyle si passò una mano tra i capelli e arrossì. «Sì, non ti dispiace se la prendo in prestito, vero?»
«Non mi sarebbe dispiaciuto se me lo avessi chiesto»
«È per Susan» disse Kyle imbarazzato.
«Vuoi regalare la mia scopa alla tua ragazza?» chiese Scorpius sempre più confuso, e sinceramente ero confusa anche io.
«Credo che la domanda qui sia: cosa ci fai a mezzanotte fuori dal tuo dormitorio e con la scopa di Scorpius?» Non potevo credere che stesse succedendo per davvero. Per quella sera ne avevo viste abbastanza.
«Sto andando da Susan» spiegò Kyle con fare malizioso. «Lei è Corvonero, quindi mi serve la scopa per raggiungere il suo dormitorio»
Oh.
«Non che volessi te e la tua ragazza nella mia camera mentre fate… cose» iniziò Scorpius. «Ma non sarebbe stato più intelligente far venire lei da te?»
Kyle si grattò la testa e ci guardò come se fossimo due alieni. «Cavolo, amico, hai ragione»
Kyle era un caro ragazzo, ma non era molto sveglio.
«Be’» continuò con fare allusivo, dando una pacca sulla spalla a Scorpius. «Dovresti ringraziarmi, in questo modo ho lasciato la stanza libera a te, no?»
Si mise la scopa sulla spalla e ci salutò con la mano. «Non divertitevi troppo, ragazzi!»
E fu in quel momento che la consapevolezza mi colpì in pieno.
Rose Weasley, pensai, sei la regina delle tonte.
Non è che fossi distratta, è che ero proprio tonta.
Non solo non mi era venuto in mente di chiedere a Scorpius di poter stare da lui quella notte, ma non mi era neanche proprio passato per l’anticamera del cervello che lui potesse voler fare qualcos’altro oltre al semplice dormire.
Probabilmente ero sbiancata, perché Scorpius pareva mortificato. «Lo sai che non ti ho chiesto di passare qui la notte con secondi fini, vero?-
«Ah» Non sapevo se la cosa mi rincuorasse o meno.
«Cioè, volevo dire che non devi fare niente che tu non voglia fare»
Ah.
Non lo stavo guardando perché, se lo avessi guardato, probabilmente sarei morta. Se di imbarazzo o di infarto questo non mi era chiaro. Sarei morta e basta.
Scorpius mi prese per le spalle e mi posò due dita sotto al mento per obbligarmi ad alzare il viso.
«Ehi» mi diede un bacio a fior di labbra, e poi un altro sul collo facendomi il solletico. «Non eri mica stanca? Andiamo a dormire, okay?»
Peccato che il sonno mi fosse passato.
Dannato Kyle.
«Okay»
Scorpius si posizionò davanti alla parte di muro che portava alla Sala Comune di Serpeverde e si fece da parte con un inchino. «Dopo di te»
Camminai tranquillamente attraverso il portale e nel giro di mezzo secondo mi ritrovai nella tana dei Serpeverde.
La Sala Comune era vuota, e sembrava ancora più spaziosa rispetto a quando era popolata di studenti; l’ambiente era più buio del solito, l’unica fonte di luce erano un paio di torce appese al muro vicino al corridoio che portava ai dormitori.
Rabbrividii impercettibilmente nel tessuto leggero della divisa; nei sotterranei faceva ancora più freddo e mi domandai come i Serpeverde potessero vivere qui.
«Sbrighiamoci» mi sussurrò Scorpius all’orecchio. «Non voglio svegliare il ritratto di Merlino»
Mi mise una mano sulla schiena e mi condusse attraverso un intrico di corridoi fino alla sua stanza. Ci ero stata solamente un’altra volta, il giorno del suo compleanno, ed era esattamente come la ricordavo.
Quattro letti a baldacchino identici, ma allo stesso tempo diversi. Riconobbi subito quello di Scorpius in fondo alla stanza.
«Tieni, puoi dormire con questa» Scorpius mi passò una maglietta grigia con le maniche lunghe.
La presi e corsi in bagno per cambiarmi.
Mi guardai allo specchio e notai che le mie guance erano dello stesso colore dei miei capelli.
Merda, Rose, rimettiti assieme, pensai premendomi le mani fredde sul viso per cercare di acquisire una tonalità normale.
Presi un respiro e mi cambiai velocemente. La maglietta di Scorpius mi arrivava a metà coscia, lasciando scoperto il resto delle gambe, ma cercai di non pensarci. Avevo già dormito con Scorpius in precedenza, non capivo perché mi sentivo così nervosa.
Tutte le mie ansie furono spazzate via dalla vista di Scorpius che si era messo il suo pigiama con lo stemma di Serpeverde e mi stava aspettando nel letto, con la schiena appoggiata alla testiera e le gambe distese davanti a sè. Quando si accorse che ero uscita dal bagno, mi squadrò dalla testa ai piedi per poi distogliere velocemente lo sguardo e farmi spazio sotto alle coperte.
Lo raggiunsi e spensi la luce. Posai il capo nell’incavo del suo collo e Scorpius mi abbracciò posandomi un bacio tra i capelli.
«Buonanotte, Rose»
Feci per rispondergli, ma mi ero già addormentata.
---

Mi svegliai nel cuore della notte perché sentivo freddo. Allungai una mano per cercare Scorpius, ma non c’era. Mi tirai a sedere di scatto con il cuore in gola. Scostai le tende del baldacchino e lo trovai che camminava avanti e indietro per la stanza a piedi nudi.
Accesi la lampada sul comodino e Scorpius si bloccò. «Mi dispiace» disse. «Non volevo svegliarti»
«Non mi hai svegliato» lo rassicurai. «Stai bene?»
Lui annuì distaccato, ma non aveva l’aria di uno che stava bene. Era chiaro che qualcosa lo preoccupasse. Il suo viso era teso, i suoi occhi, di solito verde pastello, erano tormentati, scuri.
«Ancora gli incubi?» Chiesi piano per paura che si chiudesse in se stesso senza darmi la possibilità di aiutarlo.
«Il solito» rispose, continuando a camminare avanti e indietro con fare quasi maniacale. «Sogno Chloe che mi accusa di averla uccisa, di venir mandato ad Azkaban per aver usato le arti oscure, anche se oggi è stato diverso»
Si passò entrambe le mani tra i capelli, come se volesse staccarseli dal capo.
«Perché non torni qui e mi racconti cos’hai sognato? Magari parlarne può aiutarti»
Si fermò davanti al letto e inchiodò i suoi occhi nei miei. «È molto semplice, Rose. Ho sognato ciò che è successo a Diagon Alley. Con la differenza che l’incantesimo non colpiva Chloe, colpiva te. E morivi tra le mie braccia. Dio, se mi concentro sento ancora l’odore del sangue»
«Scorpius era solo un brutto sogno, io sono qui…»
«Lo so, lo so» mi interruppe lui velocemente. Fece per aggiungere qualcosa ma ci ripensò. «Quando ho aperto gli occhi, ti ho vista lì al mio fianco, che dormivi tranquilla, e non me la sono sentita di svegliarti. Ma tutto quello che volevo era assicurarmi che fossi davvero viva, abbracciarti, baciarti fino a perdere coscienza di me»
«Allora fallo» sussurrai piano aprendo le braccia verso di lui. «Vieni qui»
Scorpius non se lo fece ripetere. Con due falcate mi raggiunse e mi strinse forte a sé, seppellendo il viso nell’incavo del mio collo. Io gli carezzai i capelli, e poi la schiena, dondolandomi avanti e indietro per cercare di calmarlo. Scorpius mi stringeva così forte che per poco non mi mancava l’aria nei polmoni, ma poco mi importava. Respirare era quasi diventato secondario.
«Rose» sussurrò scostandomi i capelli dal viso.
«Sì?»
In risposta mi baciò. All’inizio fu un bacio delicato, come se avesse paura di spezzarmi, poi divenne qualcosa di più intenso e mi ritrovai ricambiare il bacio come se da ciò ne dipendesse la mia vita.
Caddi distesa sul letto sotto al suo peso, senza mai staccare le labbra dalle sue.
Sentivo la sua pelle bruciare sotto al mio tocco nonostante il pigiama. Infilai le mani sotto la sua maglietta e Scorpius si allontanò da me quanto bastava per sfilarsela dalla testa e gettarla sul pavimento.
Posai le mani sul suo petto e deglutii. Sentivo il suo cuore battere regolarmente, come il ticchettio di un orologio. La sua pelle chiara risplendeva nella semioscurità della stanza come se possedesse luce propria e i suoi capelli avevano perso la compostezza che li caratterizzava solitamente e sparavano in tutte le direzioni. Cercai di appiattirglieli un po’ con la mano e di scostaglieli dal viso, ma questi non volevano sentire ragioni.
«Come mai ridi?» Mi chiese Scorpius con voce roca, sorreggendosi sui gomiti per non pesare troppo su di me.
«Perché i tuoi capelli sembrano quelli di Albus in questo momento»
«Oh» fece lui, posandomi un bacio sul collo. «Adesso vuoi parlare di tuo cugino?»
«No, preferisco lasciare Albus fuori da questa conversazione»
Scorpius non se lo fece ripetere due volte e mi baciò di nuovo, per poi far scorrere la mano dalla mia coscia a sotto alla maglietta fino al mio fianco, dove si fermò.
«Puoi toglierla» mormorai sulle sue labbra.
Scorpius si bloccò e mi guardò. I suoi occhi erano vitrei, assenti, come se fosse appena riemerso da un’altra dimensione.
«Che cosa?»
«La maglietta» gli dissi piano, sentendo le mie guance farsi rosse. «Puoi toglierla»
«Rose, non devi sentirti obbligata…»
Sbuffai e lo feci spostare un po’ di lato così che avessi lo spazio per sfilarmela da sola, rimanendo in biancheria intima. «Non mi sento obbligata a fare niente»
Posai di nuovo la testa sul cuscino, consapevole del mio corpo e di quello di Scorpius poco distante dal mio.
Alzai lo sguardo su di lui e sentii un vuoto allo stomaco. Gli occhi di Scorpius erano profondi come fondi di bottiglia e mi stavano osservando con intensità, come se fossi l’unica cosa che erano in grado di vedere. Fu in quell’istante che realizzai che lui provava per me esattamente ciò che io provavo per lui, ed era bellissimo.
«Okay» disse, dandomi un leggero bacio a stampo per poi guardarmi negli occhi. Le sue iridi risplendevano nella semioscurità della stanza, erano così magnetiche che non riuscivo a guardare altrove. «Okay» ripeté ridendo nervosamente.
Vedere Scorpius nervoso era un’esperienza nuova per me, era come osservare un attore di teatro lontano dal palcoscenico.
Mi passò una mano lungo tutto il braccio e quando arrivò alla spallina del reggiseno si bloccò come indeciso sul da farsi.
«Rose, io…»
Scorpius Malfoy quella notte mi stava esasperando, facendomi provare un misto di tenerezza e imbarazzo.
«Scorp» sospirai ridendo piano. «Sono io quella inesperta qui. Sono sicura che sai come funziona un reggiseno»
Scorpius si unì alla mia risata e scosse il capo come se fossi io quella che esasperava lui. «Sei incredibile»
Il reggiseno alla fine andò a fare compagnia alle nostre magliette, così come il resto dei nostri indumenti.
«Un’ultima cosa» Scorpius posò la fronte contro la mia e il mio cuore perse un battito. Volevo sentirlo ancora più vicino. Volevo che smettesse di reggersi sui gomiti per paura di schiacciarmi. «Se ti vuoi fermare o qualcosa non va, me lo dici, okay?»
In risposta lo attirai a me e lo abbracciai con una forza che non sapevo di possedere. Lui mi passò le mani sui fianchi e poi sulla schiena, annullando la distanza tra i nostri corpi.
Le sue labbra tornarono sulle mie con urgenza; ero in balia del suo tocco, del suo sapore, del suo profumo, di tutto ciò che rendeva Scorpius ciò che era. E quando i nostri corpi su unirono e diventarono un tutt’uno, pensai per un attimo a tutta la sofferenza che avevamo dovuto sopportare, e mi resi conto che se tutto ciò ci aveva portato a questo, allora ne era valsa la pena. Ne era decisamente valsa la pena. 


NOTE DELL'AUTRICE
Heya!
Ehm, oddio, non so da che parte iniziare. Sappiate che è stato difficilissimo scrivere questo capitolo, e che inizialmente doveva essere lungo il doppio perché doveva comprendere almeno altre due fatti importanti, ma non volevo rovinare il momento, ecco. Quindi ho deciso di tagliarlo qui e renderlo un capitolo melenso all'ennesima potenza, fatto di cuoricini e vibrazioni positive. <3
Per la disperazione e il mainagioia c'è tempo, giusto?
Ma il fatto che io lo abbia tagliato è positivo, perché significa che ho il prossimo capitolo quasi pronto! 
Comunque niente, io in ansia sto. Spero che vi piaccia, io mi sento come una mamma che vede i suoi figli crescere, non so voi ahahah.
Ringrazio Giada anche qui, perché senza il suo supporto non sarei mai arrivata alla fine: grazie Giada, ti voglio bene. 
E nulla, io spero DAVVERO che non vi faccia schifo e mi dileguo. 
Alla prossima,

Francesca 
  
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