Summary:
È passato un mese dalla sparatoria di Finsbury Park quando
Mycroft scombina i piani dell'ispettore Lestrade per accompagnarlo alla
prigione di Pentonville. La pioggia cade inarrestabile sul suolo
londinese e due uomini si ritrovano ad avere conversazioni sempre
più futili, ma sempre più amichevoli.
Sguardi appannati
Il
trench era irrimediabilmente zuppo d'acqua, a tal punto che quando
l'ispettore alzò il braccio, per bussare contro il vetro del
finestrino, una sottile linea d'acqua attraversò il polso e
s'infiltrò sotto la camicia provocandogli un brivido sulla
pelle bagnata; bussò una, due volte prima di vedere dei
movimenti all'interno dell'auto e decidere così di aprire lo
sportello per accomodarsi in fretta sul sedile, del tutto
intenzionato a non prendersi fino all'ultima goccia di quel diluvio
che imperversava sulla città di Londra.
Una volta dentro
l'abitacolo Greg strizzò leggermente gli occhi e
sfregò
le mani l'una contro l'altra sentendo ancora l'umido penetrargli
nelle ossa: la pioggia non aveva risparmiato nessun centimetro della
sua pelle scoperta e neppure avendo alzato il bavero del suo trench
si sarebbe salvato dall'avere una brutta cervicale il giorno
dopo.
«Buona sera Gregory.»
L'ispettore salutò
l'uomo con un cenno del capo, battendo appena i denti: «Spero
di non rovinarti la tappezzeria.» Aggiunse prendendo un lungo
respiro, mentre appoggiava le mani su uno degli aeratori di aria
calda presenti nella macchina.
Mycroft arricciò un poco le
labbra, rafforzando la presa che aveva sul manico del nero ombrello:
«Non guardi mai il meteo? Eppure il clima di Londra
è
spaventosamente abitudinario.»
«Fai poco lo spiritoso,
non credevo di dover essere di nuovo io ad interrogare Mary e George
Burnwell.- Rispose con un sospiro malcelato nel tempo in cui Mycroft
si sporse appena verso l'autista intimandogli di partire. -Hai questa
brutta abitudine di non avvertire mai e che uno debba sempre essere
disponibile.»
«Non ti eri mai lamentato.»
Greg
negò col capo: «Non mi stavo lamentando. Sono
abituato
alle improvvisate di Sherlock e alle tue chiamate sui casi che
seguivamo io e lui prima ancora che ci conoscessimo di persona.-
Cercò invano di non far cadere le goccioline d'acqua che gli
rigavano le tempie dentro gli occhi, tamponando la fronte bagnata con
una mano. -Ma è un dato di fatto Mycroft. E io non organizzo
le mie giornate pensando a quando farai la tua comparsa scombinandomi
i piani, ecco.»
«Avevi da completare qualche rapporto
sulla tua scrivania.- E non era una domanda; abbassò appena
il
capo e prese dal taschino della giacca il fazzoletto con le iniziali
M.H. ricamate sopra, porgendolo all'ispettore. -E non è
martedì sera, perciò avevi in mente di dormire in
centrale.» Solo il martedì sera si incontravano al
Diogenes Club. Uno rinunciava alla Champions League, l'altro a
qualche ora di silenzio e solitudine: quello era preventivato, quello
regolava i loro rapporti in modo equo, sì; non il Governo
Inglese che lo chiamava quando gli faceva più comodo, non un
poliziotto di NSY che doveva scattare alla chiamata.
«Già.»
Assentì questi e sorrise un attimo, il tempo di capire che
nel
gesto dell'altro c'era una ragionevole ammissione di colpa;
perciò
prese senza reticenza il fazzoletto bianco offertogli e si
asciugò
la fronte e la nuca mentre l'auto sfrecciava veloce nel traffico
della piovosa metropoli, verso le prigioni dov'erano incarcerati la
coppia del furto del diadema di berilli e della sparatoria di
Finsbury Park: un furto segreto e taciuto alla stampa e una
sparatoria che gli era costata un morto, un proiettile conficcatogli
nel braccio e un indigesto umore nero per settimane.¹
«Quindi
ficcanaserò nei servizi segreti col tuo consenso? Devo- devo
sentirmi onorato o cosa?»
«Non ficcanaserai, non più
del necessario almeno; e come sai l'interrogatorio è
videoregistrato, ma- e qui fece schioccare la lingua sul palato
Mycroft, l'ombrello al suo fianco ticchettava puntellando a terra
mentre i due uomini camminavano a passo svelto nei corridoi vuoti e
claustrofobici delle prigioni, scortati da alcune guardie carcerate.
-Eri-... sei a capo del caso e ci serve la tua presenza, almeno una
tua firma, per mostrare che l'MI5 è collaborativa quando dei
poliziotti vengono uccisi. Tendenzialmente, almeno per mantenere i
rapporti civili, cerchiamo di non calpestare più del dovuto
Scotland Yard.» Il sorriso affabile che s'affacciò
sul
volto dell'uomo con l'ombrello era di pura cortesia. Non
perché
ce l'avesse con Lestrade, lo capì bene quest'ultimo, ma
perché
era lavoro e sul lavoro erano distanti mille miglia e su binari
opposti. Perché per il Governo Inglese il lavoro erano
affari
e strategia, non lavoro sul campo e aspirine che ti aspettavano la
sera sul comodino.
Il disappunto era comunque piuttosto
evidenziato nei lineamenti contriti dell'ispettore: «Certo.
Questo quando per colpa di informazioni segretate e non condivise...
Scotland Yard brancola nel buio e puff! proprio senza quelle
informazioni i suoi agenti si ritrovano un buco in fronte.- Sebbene
la frase fosse pregna di un'iraconda ironia, non era colma di
risentimento verso Mycroft, l'esponente lampante di quell'ingranaggio
di sotterfugi e decisioni pragmatiche che potevano affondare un uomo,
un partito o una nazione. -Ma le insinuazioni sono cose che non mi
competono. Ti serve l'ispettore che ha sbattuto in cella quei due, ti
darò l'ispettore che cerchi e non un piantagrane.»
Anche
perché, appunto, il lavoro per Lestrade era proprio lo
sporcarsi le mani e friggere nei problemi che gli si presentavano
davanti.
«Bene.»
«Bene.- Silenzio. Anche il
rumore delle scarpe sul pavimento lucido risultò ovattato.
-Saprò anche che fine hanno fatto le valigette piene di
soldi?»
«Gregory. -Un rimprovero con una punta di
sarcasmo nel tono in cui aveva pronunciato il suo nome. -Non ti
arrendi mai?»
«Al limite della legge, no. Mai.»
E
le leggi chi le faceva?
Davvero non poteva vincere contro Mycroft, non in uno scontro diretto
versato sul potere che avevano. Ma almeno aveva la decenza di non
accartocciarsi su se stesso non appena la situazione in cui gravava
si rivelava più grande di lui. Beh, del resto era anche per
questo che tanti anni addietro si era ritrovato a consultare un
ragazzo dal comportamento impossibile e dalle maniere sgraziate e
allucinanti, un ragazzo che era col tempo divenuto un uomo buono
oltre che un grande uomo e che gli aveva permesso di risolvere
crimini impensabili invece che archiviarli come l'ennesimo cold case.
La decenza Lestrade se la portava dietro come un sassolino nella
tasca, la decenza di non stringersi nelle spalle e scrivere il
rapporto di un caso senza risoluzione, ma credere in un ragazzo e
nelle sue abilità, credere nella seconda
opportunità se
con la prima non si arrivava da nessuna parte.
«Se avessi
interpellato mio fratello ti avrebbe già spiegato ogni cosa.
Del resto ha avuto a che fare con questi due criminali e sa
abbastanza sul loro conto.» Greg non si meravigliò
quando Mycroft pronunciò quelle parole. Anche non avesse
visto
le labbra appena morse in un gesto di stizza o le sopracciglia
aggrottate dell'ispettore, quella affermazione portava con
sé
una logica quasi infantile: se credeva nella seconda
opportunità
e quella opportunità era proprio il fratello del Governo
Inglese che l'aveva fagocitato in un caso che era diventato un affare
dei servizi interni da chissà quando, sapendo solo che i
ladri
del diadema erano divenuti ricattatori, ricattatori poi di cosa non
si sapeva, e in fine loro mal grado degli ottusi assassini pur di non
farsi scoprire per quel dannato ricatto che aveva fruttato loro tre
valigette di soldi fatte sparire dal banco delle prove, allora
perché
non l'aveva chiamato? Perché non aveva chiamato Sherlock
Holmes?
Lestrade continuò ad incedere con passo sicuro
verso la sala interrogatori, un piede dopo l'altro, girandosi con la
testa solo un paio di secondi in direzione di Mycroft che gli era
affianco e guardava dritto davanti a sé; alzò le
spalle
e provò a spiegarsi: «Non voglio. - Certamente
c'erano
più motivazioni nel voler contattare Sherlock che nel non
farlo. Ma semplicemente avere a che fare con due Holmes nel medesimo
caso non era una mossa saggia, no davvero; e poi... -Non è
un
caso attivo, faremo questo interrogatorio solo per prassi prima del
processo a porte chiuse e Sherlock ha bisogno di riprendersi da
Sherrinford.»
«Io no?»
«Non intendevo-
oddio, non intendevo questo. Sherlock lo coinvolgo su casi attivi, su
qualcosa che gli interessi e non chiedo una consulenza per delle mie
curiosità perché non... poi...-
Incespicò.
-Mycroft tu-... tu mi hai chiamato qui.»
Mycroft abbassò
cautamente il capo prima che un cenno di risata potesse scomporgli
quella compostezza innata, quell'espressione algida che indossava
come una maschera di ceramica. Oh,
gli piaceva prenderlo in giro facendolo cadere in imbarazzo su un
argomento delicato, molto maturo per un Holmes. E dire che Lestrade
gli aveva anche offerto una mano per uscire fuori da quell'orribile
esperienza e i martedì sera al Diogenes Club erano il
risultato di quella volontà accettata.
«Potrai sapere
altri particolari; saprai delle valigette, ma firmerai un accordo di
riservatezza, Gregory.» E lì finì la
discussione
perché il rumore del cancello automatico che s'apriva
infranse
ogni altro pensiero potesse aleggiare.
Riprendere
la pistola d'ordinanza, infilarci i proiettili in un gesto
abitudinario, automatico, far tintinnare le chiavi con il metallo
della sua Glock 17, prendere le chiavi, il cellulare, il fazzoletto e
in fine il portafoglio: una manciata di secondi di troppo
nell'afferrare l'ultimo oggetto e Greg Lestrade poteva definirsi
pronto per abbandonare il carcere.
«Sembri turbato. -Osservò
Mycroft con noncuranza, come stesse parlando ancora del tempo e di
quanto fosse stato sbadato l'ispettore a non chiedere a Sally Donovan
il suo ombrello, sicuramente blu o marrone se era ancora nostalgica
di Anderson, vicino alla scrivania e sul lato destro. -Ti stai anche
toccando la ferita al braccio.»
«Ricattato e con lui
ricattata l'integrità professionale di un intero paese
perché
aveva lasciato quattro giorni- Dio, solo quattro giorni un diadema
dal valore inestimabile nelle mani di un banchiere! Scotland Yard non
è riuscita a scoprire il nome del politico, ma Mary con
l'inganno l'ha estrapolato allo zio banchiere. - Un fischio provenne
dalle labbra di Lestrade. -Se le sorti dell'Inghilterra stanno in
mano a politici così imbecilli e ladruncoli così
perspicaci, mi sento... turbato sì, Mycroft.» E
continuò
a massaggiarsi il braccio dove aveva ancora una cicatrice rotonda e
una benda leggera. Una volta all'aria aperta, dinanzi a loro si
manifestò il paesaggio che avevano lasciato poche ore prima:
la pioggia che non accennava a diminuire e anzi, con l'arrivo della
sera, aveva portato con sé un freddo umido ed intenso; a
destra dell'ala A della prigione di Pentonville dove erano rinchiusi
i nuovi prigionieri e vi erano le uscite Greg potette notare le basse
palazzine in cemento scolorite dal buio e dalla pioggia scrosciante,
gli alberelli e i cespugli, le macchine parcheggiate in fila e alcune
in doppia fila, pali della luce e alcune telecamere di
videosorveglianza.
Aveva un freddo tale da bloccargli le
articolazioni e non appena prese un respiro non si ritenne sorpreso
nel vedere un piccolo sbuffo di aria condensata uscirgli dalla bocca,
i vestiti gli si erano asciugati addosso e adesso che era di nuovo
alla temperatura esterna si permise di rabbrividire.
Si ritrovò
a guardare con un misto di stizza e di incredulità come
Mycroft Holmes fosse ancora perfettamente presentabile, con le guance
appena arrossate dal freddo e i capelli dai riflessi rossastri ben
ordinati, la giacca come sempre leggermente più larga della
sua corporatura e non perché non fosse fatta su misura, ma
per
un suo vezzo personale, la cravatta ben visibile sulla camicia beige
chiaro e le scarpe marroni in pelle con punta rotonda. I due uomini
non potevano essere più diversi in quel momento, mentre
sostavano ancora oltre le porte dell'uscita e sotto la tettoia che li
riparava dal temporale in atto.
La mano bianca e pallida di
Mycroft scattò verso l'impugnatura dell'ombrello per poterlo
aprire, ma si arrestò quando s'accorse di essere osservato
con
assai interesse.
Di riflesso quindi si girò verso il volto
dell'ispettore che non si preoccupò di cambiare espressione
o
di abbassare lo sguardo, tanto era assorto e oggettivamente sfiancato
dalla giornata per permettersi di alzare gli occhi al cielo con
rassegnazione per essersi fatto scoprire.
Al che Mycroft accettò
quell'accurata osservazione e aprì l'ombrello portandosi
sotto
la pioggia e invitando l'altro a raggiungerlo, seppur non sotto lo
stesso riparo; del resto non era particolarmente avvezzo ai gesti di
cortesia che potessero rasentare il contatto umano e l'auto
governativa li aspettava pochi metri più in là.
«“Politici
così imbecilli”?-
Domandò Mycroft ricordando le ultime parole pronunciate da
Greg prima di quell'insolito gioco di sguardi.
Dovette socchiudere
gli occhi e poggiarci una mano sopra, mentre gli si increspava un
sorriso che avrebbe definito lui stesso poco intelligente. -Non
starai mica commettendo vilipendio² Gregory?»
Lestrade
sgranò un attimo gli occhi, ma poi quello che non si permise
di fare Mycroft, lo terminò lui, non prima però
di aver
risposto con un'altra domanda: «Dici che dovrei arrestarmi
secondo te?» Allo sguardo accigliato del maggiore dei
fratelli
Holmes allora Greg incominciò a ridere con sentimento,
lasciandosi trasportare dal genuino divertimento. Seguì a
pochi centimetri di distanza Mycroft e poi salì per primo
nella macchina, quasi scapicollandosi, poco importandogli della
carica sociale o di qualsiasi altra regola sulle buone maniere
dinanzi ad una carica governativa... era lui che rasentava il
ridicolo, fradicio dalla testa ai piedi, l'altro avrebbe capito.
«Non
portarmi a Scotland Yard,- enunciò Greg che da quando era
entrato nell'automobile aveva iniziato ad assopirsi, forse anche
complice la poca caffeina in corpo e quel caffè che non ne
voleva sapere di uscire dalla macchinetta del penitenziario di
Pentonville, oltre alla già citata umidità
dell'acqua
che gli premeva sulle membra accaldate. -Sarebbe inutile a quest'ora.
I piani sono saltati, ricordi?» Ma non glielo stava
rinfacciando, anzi Mycroft s'accorse come fosse solo una frecciatina
scherzosa quella, senza cattiveria.
«D'accordo, a casa tua
allora.» Un semplice assenso all'autista davanti.
Un paio di
secondi e Lestrade sussultò decisamente sul sedile, per poi
girarsi accigliato e a metà fra il confuso e il sorpreso
verso
Mycroft, non proferendo parola però.
Rimuginò bensì
fra sé e sé che quello di fianco a lui era il
Governo e
sapere dove abitasse lo poteva scoprire facilmente per fino un
tabaccaio leggendo sull'elenco telefonico.
Allo sguardo di
Lestrade stavolta così facile da leggere il politico
accennò
uno dei suoi soliti sorrisi supponenti, non ricambiando lo sguardo,
puntandolo invece verso il panorama piovoso che si intravedeva veloce
al di fuori del finestrino della vettura: «Del resto Sherlock
ti ha dato per messaggio il mio indirizzo di casa, direi che siamo
pari.» Quel messaggio che l'ispettore non aveva cancellato
dal
suo cellulare e che gli aveva mandato Sherlock dopo gli orrori
accaduti a Sherrinford, ma che non s'era azzardato a leggere
più
d'un paio volte, perché gli era sin da subito sembrato
scorretto presentarsi nell'abitazione dell'uomo; glielo aveva anche
detto e aveva notato una certa forma di sollievo nel comportamento di
Mycroft, così Greg aveva brontolato che il rispetto per il
dolore doveva essere cosa nuova ai fratelli Holmes. Poi, molto
più
naturalmente e docilmente aveva acconsentito all'appuntamento fisso
al Diogenes Club, meno intimo, ma comunque privato.
Lestrade annuì
distrattamente, anche se l'altro non lo stava guardando e
aspettò
che l'auto nera giungesse dinanzi al piccolo condominio in cui
risiedeva da quando aveva lasciato la moglie. Sebbene fosse lei in
torto al momento della separazione, la casa era stata comprata da
entrambi i coniugi e, non avendo figli, dovettero venderla per
ottenere il denaro da dividere; la paga da ispettore di Scotland Yard
gli era più che sufficiente e in più dormiva o
sostava
raramente in casa, troppo assorbito dal suo lavoro.
Quando l'auto
parcheggiò dinanzi al cancelletto in ferro dell'abitazione,
la
pioggia serale era divenuta sentitamente più leggera e
poteva
quasi intravedersi qualche stella lì fra le nuvole scure e
lo
smog della City. Vi era traffico due strade più in
là,
ma esattamente nella via dove risiedeva l'ispettore solo qualche
macchina passava di tanto in tanto.
Greg aprì lo sportello
e si piegò poi da fuori sul finestrino che Mycroft aveva
abbassato: «Beh, buona dormita Mycroft. A meno che non
lavorerai durante la notte su come evitare la seconda guerra
fredda!»
Mycroft arcuò le sopracciglia: «Era
una battuta?»
«Non lo so, è una battuta?-
Gliela rigirò lui, sorridendo. Si girò un solo
momento
per starnutire e stramaledirsi. -Oh dannazione! Non ho neanche un
giorno di malattia da poter sprecare, stramaledizione.- Pausa. -Senti
vuoi salire per un caffè?»
«Come?» Il
politico istintivamente indietreggiò col volto.
Greg
starnutì nuovamente, poi si fece avanti col capo poggiando
la
mano sul finestrino dove si intravedeva la mezza figura dell'uomo:
«Ti ho chiesto se vuoi un caffè. Io decisamente!
Mi
offri sempre Cognac e Armagnac e non ho privacy che tenga con i
fratelli Holmes, perciò- e starnutì girandosi
un'altra
volta per poi tornare a guardare Mycroft. -Se vuoi..?»
«Ti
prenderai un malanno qua fuori, Gregory.» La voce
risultò
più fredda di quello che avrebbe voluto.
«Oh. Uhm-
scusa, non ti ho mai neanche visto prendere caffè in vita
mia,
hai ragione. Pessima idea, ci vediamo!» E batté
due
volte il palmo bagnato sul vetro del finestrino.
La macchina sostò
ancora qualche altro minuto nel tempo in cui Lestrade
s'affrettò
a cercare le chiavi e, mentre il poliziotto finalmente apriva la
serratura del cancello, sparì dal quartiere confondendosi
fra
la luce tenue ed opaca dei lampioni e il buio penetrante della fosca
notte.
Mycroft fece qualche chiamata nel frattempo che l'auto
governativa si dirigeva verso la sua residenza e, dopo un breve
dialogo anche con la sua assistente fidata per riconfermare gli
appuntamenti che l'indomani l'avrebbero tenuto impegnato, si permise
di sospirare: era stato sciocco per un dialogo così poco
inusuale per
lui.
Già con Lady Smallwood, che era quanto di più
vicino ad
una buona presenza femminile prima di Sherrinford avesse, quando gli
aveva chiesto di andare a bere qualcosa era rimasto inebetito,
perché
di fingere fra sorrisi e favori era splendidamente acculturato,
ma di comunicazione verbale e comportamenti consoni fra amici poco
aveva esperienza; col risultato di sembrare impacciato, troppo preso
al pensiero che chiunque gli avesse rivolto la parola gentilmente, se
non a scopo lavorativo, avesse sbagliato soggetto e di certo non
volesse trascorrere tempo con lui.
Non aveva neppure salutato
Gregory, aveva semplicemente rialzato il vetro del finestrino e
guardato la schiena dell'uomo che s'affaccendava ad entrare a casa
sotto la pioggerellina. Che
maleducato!
Pensò rimproverandosi. Si ripromise così di far
portare
del caffè di ottima qualità e di berlo insieme a
lui al
Diogenes Club il prossimo martedì sera, dove l'avrebbe
senz'altro rivisto.
D'altra
parte,
e qui fu il pensiero di Greg a prevaricare intanto che saliva le
scale del secondo piano, aveva
ancora il suo fazzoletto.
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¹: La seconda storia che ho pubblicato si basa proprio su questo; questa one shot ne è la diretta successione, ovviamente però si può leggere anche senza aver letto le precedenti one shot, essendo una raccolta.
²: Reato sul disprezzare verbalmente istituzioni, defunti etc. O anche detta 'Lesa Maestà', che nel Regno Unito esiste ancora da quanto mi sono documentata.
Buon
mercoledì sera! Spero vi piaccia questo continuo e scusate
se faccio passare così tanto tempo, ma mi piace elaborare
per
bene i dettagli. Ho una domanda per voi: è troppo
confusionario lo sfondo della vicenda? O meglio, il crimine dei due
ladri, seppur in background, è troppo soffuso? Volete
saperne
di più in una prossima one shot con Mycroft e Greg o va bene
così?
Tralasciando ciò SE volete lasciatemi un
commento qui e/o un KUDOS su questa
storia (se vi sono piaciute le
dinamiche, se sono IC i personaggi), mi farebbe troppo piacere
♥
RINGRAZIO di cuore tutti coloro che hanno speso belle parole nelle
recensioni e hanno messo fra i Preferiti/Seguite questa mia raccolta!
Alla
prossima,
Giò.