Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Aya88    06/06/2009    4 recensioni
A volte il passato può essere doloroso, ma si cerca ugualmente di andare avanti e si può giungere a pensare di averlo superato. Quando però ritorna insieme alla sofferenza e ai sentimenti negativi che l'avevano caratterizzato, le certezze acquisite crollano e per non crollare con esse è indispensabile il sostegno di chi ci sta accanto.
E' questo quello che capiranno i protagonisti, chi in un modo, chi in un altro, tra indagini poliziesche e banchi di scuola.
Prima long-fic, spero possa piacere a qualcuno.
Paring: KakaSakuNaru, InoShika, TsunadeJiraiya, AsumaKurenai.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV

Dedicato a storyteller lover alias Vale,
perchè si è assunta l'onere di essere la mia beta.
Un abbraccio per l'esame, tesoruccia^_^

Durante l’attesa Sakura si era ritrovata a sfogliare una copia del quotidiano che ogni mattina Izo-san portava nei loro uffici, per invogliarli nel tempo libero ad una lettura costruttiva; dopo essersi soffermata sulle principali notizie politiche, evitando accuratamente il solito articolo di fondo filo-governativo, aveva iniziato a leggere nella sezione culturale la presentazione di una mostra impressionista, che da lì a breve si sarebbe svolta in una città non lontana da Konoha.
Per un momento era stata sfiorata dall’idea di visitarla, ma subito l’aveva allontanata, perché sapeva che Naruto, anche se non lo avesse dimostrato apertamente, si sarebbe sicuramente annoiato. Terminata la lettura dell’articolo, chiuse il giornale piegandolo in due e lo ripose sulla scrivania accanto al computer; stava poi per alzarsi con l’intenzione di prendere un caffè, quando sentì la voce di Ino.
“Ma guarda un po’. Mentre mi sorbisco cinque lunghe ed interminabili ore di lezione, qui si batte la fiacca; è davvero molto gratificante” disse ironicamente la nuova arrivata, mentre si avvicinava alla collega, che in tre anni di collaborazione era diventata anche un’amica fidata.
“Ino” replicò sorpresa ” Non ti ho proprio sentito arrivare”.
“Me ne sono accorta; eri decisamente assorta nella lettura ” commentò l’altra, sedendosi e portando sul petto i lunghi capelli biondi raccolti in una coda “ Si trattava di un articolo così interessante?” domandò.
”Beh, sì, lo era, ma lasciamo stare” rispose Sakura, liquidando sbrigativa la questione “Piuttosto, come è andata la giornata? Qualche progresso nelle indagini?” chiese poi con quell’ansia che ogni volta, contro la sua volontà, si associava alla domanda.
Col trascorrere delle settimane, infatti, aveva finito inevitabilmente per sperare sempre di più in una risposta che non fosse del tutto negativa, perché prima avrebbero risolto quel maledetto caso, e prima la situazione sarebbe ritornata alla normalità: gli incubi col tempo si sarebbero dileguati, e con l’assenza di Kakashi forse non ci sarebbe più stato il ricordo di un’amicizia a tormentarla.
“Purtroppo no. Oggi avrei dovuto approfittare dell’ora di educazione fisica, ma non avevo la testa. So quanto sia importante per te che questa faccenda si concluda il più in fretta possibile, e mi dispiace” rispose dopo alcuni istanti l’amica, desolata per quella situazione e nello stesso tempo assalita dalle emozioni che aveva provato nel vedere Shikamaru insieme alla professoressa Sabaku.
“Ehi, Ino, per me non è un problema se non riesci a scoprire nulla, volevo solo sapere della tua mattinata di lavoro, che poi ciò riguardi anche i miei problemi personali non c’entra. Non pretendo assolutamente niente, né da te né da Shikamaru, e non voglio che tu ti senta in colpa o qualcosa di simile” disse Sakura in tono deciso, mentre odiava se stessa; quel giorno riusciva unicamente a far preoccupare le persone a cui voleva bene e non lo sopportava.
“Ma cosa intendevi con 'non avevo la testa’ ? Cosa è successo?” domandò poi allarmata da quell’affermazione.
“Semplicemente sono una stupida,Sakura” replicò sommessamente l’altra, chiudendo le mani a pugno e abbassando lo sguardo triste sulla scrivania “ So che prima o poi Shikamaru potrebbe innamorarsi di qualcuno, eppure continuo ancora a non confessargli i miei sentimenti, sempre per paura. Sono solo una sciocca ragazzina,ecco cosa sono” concluse amaramente storcendo le labbra.
Nonostante si rendesse conto di quanto il suo comportamento potesse risultare infantile, soprattutto considerando che erano trascorsi diversi anni da quando aveva capito di amarlo, non era ugualmente in grado di allontanare dal suo cuore il timore di rovinare la loro amicizia con la verità.
“Ino” affermò Sakura, spingendola a distogliere gli occhi azzurri dalla superficie di legno “I sentimenti non sono razionali. Possiamo anche essere consapevoli che certi nostri comportamenti sono sbagliati,ma non è lo stesso per il nostro cuore; in simili casi non credo che ci sia qualcosa da considerare stupido”.
“Sì, è vero, però non ha senso continuare così. Non posso aspettare qualcosa che potrebbe anche non verificarsi; devo trovare il coraggio necessario” disse la poliziotta bionda. “Comunque grazie per aver tentato di tirarmi su di morale,Sakura” continuò accennando un sorriso.
“Beh,se ci fossi riuscita,sarebbe stato meglio” replicò l’altra, sentendosi inadeguata.
“L’ importante è che tu ci abbia provato” la tranquillizzò Ino.

 

 

 
In un altro ufficio del distretto di Konoha gli interlocutori erano sempre due amici legati da diversi anni di conoscenza, ma la discussione seguiva binari completamenti differenti.
Naruto, in piedi di fronte all’Uchiha impegnato a lavorare a computer, cercava invano di convincerlo ad aiutarlo.
“Dai, Sasuke, non ti sto chiedendo qualcosa di impossibile ” insistette ancora nel tentativo di vincere le sue resistenze.
“Infatti non mi sembra di aver detto questo ” rispose atono l’altro, senza interrompere la propria attività. “ Te lo ripeto. Devo controllare dei nominativi per il caso della palestra e possibilmente dovrei riuscirci prima dell’interrogatorio, quindi non ho tempo. Inoltre potevi chiedere l’indirizzo degli Hyuga durante il sopraluogo; sarebbe stata la cosa più ovvia ”
Il poliziotto biondo sbuffò leggermente, incrociando le braccia sul petto.
“Questo lo so anch’io, ma non posso farci nulla se al momento non ci ho pensato” si difese.  “Certo che sei sempre il solito noioso” gli fece poi notare rassegnato.
“Si può dire lo stesso per la tua testa dura ” replicò Sasuke senza scomporsi “ Comunque puoi usare anche il tuo pc, piuttosto di portare avanti questa polemica inutile” continuò poco dopo.
“Oh, beh, scusa, se avevo pensato di chiederti un favore,dato che sei più pratico con internet” rispose irritato.
“Perdonate l’intromissione, ragazzi” intervenne all’improvviso kakashi, ritornato da alcuni istanti nell’ufficio.
L’uomo dai capelli argentati che era stato presente all’inizio della conversazione aveva, infatti, previsto che l’Uchiha non avrebbe ceduto alla richiesta del collega, e quindi aveva deciso di cercare egli stesso l’indirizzo, così da risolvere il più in fretta possibile uno dei consueti battibecchi tra i due poliziotti.
Quest’ultimi gli prestarono immediatamente attenzione; Naruto represse il nervosismo che l’atteggiamento dell’amico gli aveva procurato, mentre Sasuke tralasciò momentaneamente le proprie ricerche.
“Izo-san è stato molto disponibile e mi ha permesso di trovare l’ubicazione di casa Hyuga” continuò avvicinandosi all’ Uzumaki.
Dopo quelle parole Sasuke, resosi conto che la questione non gli interessava, ritornò a concentrarsi sul proprio lavoro.  
“ Ah,grazie” esclamò sorpreso Naruto, prendendo il foglietto che Kakashi gli porgeva.
“Di niente” rispose l’altro, per poi dirigersi verso la propria scrivania.
“Aspetta un momento” lo fermò però il biondo dopo alcuni istanti, intenzionato a sfruttare l’occasione. L’uomo a quel richiamo si voltò e attese che il collega continuasse, incrociandone lo sguardo.
“Senti Kakashi… io non posso conoscere le tue motivazioni, né mi interessano, però credo che dovresti chiederle scusa” disse in tono pacato ma fermo, sicuro di non dover chiarire la sua affermazione. “Ovviamente il mio vuole essere solo un consiglio, ma spero che ci penserai. Comunque grazie ancora per l’indirizzo, ora devo proprio scappare. Ci vediamo” concluse, lasciando successivamente la stanza.
L’ispettore Hatake, fermo al centro dell’ufficio, non era per nulla sorpreso da quelle parole, anzi sapeva perfettamente che prima o poi le avrebbe sentite uscire dalla sua bocca, ma a differenza di Naruto si rendeva conto che la situazione non era così semplice.
C’era, infatti, la possibilità che insieme alle scuse Sakura pretendesse giustamente dei chiarimenti, e sebbene in alcuni momenti si ritrovasse a desiderare di spiegarle ogni cosa, sentiva di non averne il diritto; non voleva rischiare di rovinare un presente in cui la ragazza sembrava aver trovato finalmente la felicità e la tranquillità. 

 

 

 

 

Dopo un rapido pranzo in un locale nei pressi dell’istituto scolastico, Temari aveva cercato un’aula non occupata dagli studenti per correggere tranquillamente alcuni compiti in classe, attività con cui aveva deciso di impiegare il tempo prima dell’inizio di una conferenza sul francese contemporaneo che si sarebbe svolta nello stesso liceo.
Aveva appena finito di visionare il secondo elaborato, quando ricevette la telefonata che  attendeva da diversi giorni; suo padre le confermava finalmente la cena che più volte avevano rimandato, a causa dei rispettivi impegni e perché avevano voluto attendere quello che si illudevano di definire il momento più opportuno.
Quella notizia assunse gradualmente una consistenza reale nella mente della giovane donna che si trovò a fronteggiare un’inquietudine crescente nonostante avesse desiderato quel momento; infatti le paure che aveva cercato di relegare in fondo al proprio cuore tornarono prepotentemente a tormentarla.
Quando aveva iniziato a maturare l’idea di quella cena, si era resa perfettamente conto che rappresentava un rischio, perché avrebbe potuto rivelarsi un utile punto di partenza ma anche rendere tutto più complicato; tuttavia aveva deciso lo stesso di tentare, poiché l’atteggiamento del fratello non le lasciava altra scelta. In quel momento prevaleva, però, il timore che stesse sbagliando e ad esso si univa anche quello per la reazione di Gaara, ancora ignaro dell’incontro.
Non riusciva a cancellare dalla mente l’idea che il ragazzo le avrebbe rivolto parole sprezzanti, parole giustificabili ma inevitabilmente difficili da sopportare; era sempre stata considerata una persona forte, ma non sapeva fino a che punto lo sarebbe stata in quella situazione.
Pervasa inevitabilmente dell’ansia e per tanto incapace di ritornare a concentrasi sui lavori dei propri allievi, abbandonati ormai da alcuni minuti al proprio destino, Temari si alzò dalla sedia emettendo un sospiro, raccolse poi i fogli sparsi sulla cattedra e lasciò l’aula dirigendosi verso la sala professori.
Giunta a destinazione entrò nella stanza e con gesti più meccanici che consapevoli si avvicinò al proprio cassetto riponendovi i compiti, senza accorgersi minimamente della presenza di Shikamaru che non appena l’aveva vista si era chiesto dove fosse finita la sua buona stella.
Quest’ultimo aveva infatti progettato di sfruttare la mezz’ora precedente ai corsi di recupero per porre nel modo meno sospetto possibile delle domande e Temari rappresentava l’ultima persona che avrebbe scelto, considerando l’innata capacità della donna di infastidirlo con poche battute e soprattutto la cattiva reputazione che aveva di lui – un perenne annoiato disinteressato del mondo l’aveva sentita definirlo durante una conversazione con Kurenai Yuhi; tuttavia la propria professionalità gli impedì di rinunciare ad un’opportunità per raccogliere informazioni utili.
“Temari” la chiamò allora, sperando di non incontrare delle difficoltà.
Convinta fin a quel momento di essere sola la professoressa spalancò leggermente gli occhi sorpresa di sentire il proprio nome, poi, cercando di allontanare i pensieri che la turbavano, si voltò per identificare il proprio interlocutore.
“Shikamaru?” disse con un tono interrogativo che esprimeva stupore.
“Beh, si, fino a prova contraria è il mio nome” rispose neutro l’ispettore, che aveva ormai abbandonato la sedia su cui era seduto.
“Indubbiamente” replicò rapida l’altra “Solo mi meraviglia trovarti qui”.
“Stavo aspettando l’inizio dei corsi di recupero” le spiegò ”Comunque, già che ci sono, ti posso chiedere una cosa?” continuò per portare subito la conversazione sull’argomento che gli interessava.
“Tu che fai delle domande?” gli chiese Temari ancora una volta colta alla sprovvista e senza alcuna traccia di ironia; non era per nulla dell’umore adatto per farne.“E di cosa si tratta?”.
“Oggi nei corridoi mi è capitato di sentire alcuni studenti accennare ad una ragazza morta di overdose all’interno della scuola e vorrei sapere qualcosa in più. Non so se dei miei allievi l’abbiano
conosciuta, ma eventualmente delle informazioni potrebbero aiutarmi a comportarmi nel modo più opportuno, se in classe dovesse essere affrontato l’argomento” rispose, preferendo giustificare la propria richiesta con una motivazione lavorativa piuttosto che con un interresse personale, così da non destare nessuna sorta di sospetto nella donna.
“Capisco” affermò, infatti, quest’ultima senza considerare strana la sua spiegazione. “Per quanto mi riguarda, posso solo dirti le impressioni che mi ero fatta su Matsuri durante qualche supplenza e quando la vedevo in 5 B” continuò seria.
“Come mai in 5 B?” chiese Shikamaru dissimulando l’interesse che provava per quella informazione.
“Semplicemente conosceva alcune ragazze della classe, e dai sorrisetti e le frasi che si scambiavano sembrava che venisse soprattutto per vedere Gaara…credo che avesse una cotta per lui, ma questo non è importante” replicò, abbassando lo sguardo e fissando un punto imprecisato davanti a sé mentre pronunciava le ultime frasi.
Nel far riferimento al fratello era stata assalita dal rimpianto per quel legame che aveva ciecamente rinnegato; avrebbe voluto sapere il più possibile della vita di Gaara - chi fossero i suoi amici, di chi fosse innamorato, quali fossero i suoi sogni e le sue aspirazioni -, ma nello stesso tempo si rendeva conto di averlo capito troppo tardi, qualunque sarebbe stato l’esito della cena.
Scosse allora il capo nel vano tentativo di scacciare l’amarezza e tornò a guardare Shikamaru, il quale sorpreso dall’atteggiamento inconsueto della collega riportò la conversazione sull’argomento iniziale.
“In effetti non lo è…” mentì “Comunque cosa volevi dire prima che t’interrompessi?”.
 “Ecco…” cominciò Temari, mentre recuperava il filo iniziale dei suoi pensieri. “Sostanzialmente Matsuri mi sembrava una ragazza piuttosto timida, tuttavia cercava sempre di partecipare durante le discussioni che si creavano in classe ed si mostrava molto disponibile con tutti. Era come se sentisse il bisogno di farsi accettare…non so se ci fossero delle motivazioni reali, se il suo comportamento avesse origine nella situazione familiare o qualcosa di simile, però questa sua necessità potrebbe essere la stesa ragione che l’ha portata a scegliere la droga. Ovviamente si tratta solo di una mia opinione, non posso esserne sicura” concluse sottolineando l’opinabilità delle sue affermazioni.
“Si, certo, chiederò anche a qualche altro collega. Grazie lo stesso” rispose in modo cordiale l’ispettore.
“Figurati. Ora scusami, ma devo seguire una conferenza che inizierà a breve” disse la donna, per poi andarsene.
Rimasto nuovamente da solo Shikamaru si ritrovò a pensare di essere stato fortunato, infatti Temari avrebbe potuto senza problemi considerare insolita la sua disinformazione, dato lo scalpore che la morte di Matsuri aveva suscitato a Konoha e che ancora continuava a provocare a distanza di mesi; tuttavia ciò che provava in quel momento non era soltanto sollievo, ma con sua incredulità anche una vena di preoccupazione.

 

 

Nonostante Itachi Uchiha si fosse sdraiato sul letto con la sola intenzione di riposare erano stati sufficienti pochi minuti per scivolare nelle ombre mutevoli del sonno, capaci di lambire i sentimenti più reconditi dell’animo umano e di dargli forma, popolando il momentaneo distacco dalla realtà con sogni o incubi.
Inconsapevolmente era sprofondato in un mondo dall’atmosfera sfumata, dove si  confondevano ricordi e illusioni: i dolci lineamenti di sua madre illuminati da un sorriso confortante; l’espressione rapita di suo fratello Sasuke, poi imbronciata dopo l’ennesima promessa infranta; il volto di suo padre deformato dal dolore della morte; un sereno quadro familiare perduto ma agognato; una riconciliazione irrealizzabile. 
Quando la sequenza di immagini mentali si interruppe, l’uomo si risvegliò col respiro irregolare per l’intensità delle emozioni che avevano turbato il suo riposo; l’amara nostalgia, il vano desiderio struggente e il senso di colpa dominati in quindici lunghissimi anni ormai lo assalivano sempre più spesso, in un modo o nell’altro.
Nel tentativo di calmarsi e di alleviare la sensazione di pesantezza che lo pervadeva chiuse gli occhi, si portò una mano tra i capelli scuri scostando le ciocche che ricadevano sulla fronte e assaporò la luce calda del sole, che entrava dalla finestra e gli illuminava il viso pallido. Trascorse così diversi minuti, riuscendo a recuperare un po’ di pace, e quando sentì il leggero cigolio della porta che si apriva lanciò una rapida occhiata al nuovo arrivato; come era prevedibile si trattava di Kisame, l’uomo con cui da molti anni spacciava all’interno della discoteca Alba e con il quale aveva stabilito qualcosa di molto simile ad un rapporto d’amicizia, se per pura necessità non avrebbe però saputo dirlo.
“Scusa, non intendevo disturbarti” esordì quest’ultimo.
“Non c’è nessun problema, non stavo dormendo” spiegò Itachi, dopo essersi tirato su sedendosi sul letto “Piuttosto ci sono novità?” continuò col capo chino mentre metteva le pantofole.
Kisame esitò indeciso sul tono da utilizzare, poi scelse di rispondergli in modo neutro senza nessuna coloritura ironica o scherzosa.
“Si, un’oretta fa è tornato Sasori e ci ha comunicato che stasera Madara sarà ospite del locale”.
“Capisco” disse poco dopo l’altro, celando alla perfezione l’insofferenza.
Dopodiché si alzò annunciando che avrebbe fatto una doccia, proposito che aveva rimandato in precedenza a causa del sonno improvviso, e si diresse verso il bagno; mentre lo seguiva con lo sguardo, Kisame sperò che la notizia appena ricevuta non influisse sull’umore di Itachi rendendolo più distaccato del solito, poi pensò che avrebbe raggiunto molto volentieri Morfeo.

La piccola stanza adibita allo svolgimento degli interrogatori era arredata in modo semplice ed essenziale; un tavolo non molto grande e circondato da due sedie occupava la zona centrale, illuminata a sufficienza da una finestra, mentre sulle pareti spoglie era appeso un unico quadro rappresentante lo stemma della polizia, quasi a voler marcare la funzione del luogo.
Rock Lee si soffermò con delusione ad osservare proprio quell’emblema e fu allora che l’ispettore Uchiha lo raggiunse e gli si sedette di fronte.
“Salve Lee” esordì in un tono né troppo confidenziale né eccessivamente distaccato; sebbene Sasuke si trovasse a ricoprire un ruolo d’autorità i due avevano pressappoco la stessa età.
“Salve” ricambiò l’altro con voce sommessa.
“Immagino che tu abbia saputo della morte di Aizawa Daisuke?”.
“Si, me l’hanno detto”.
“Bene, allora possiamo passare alle domande” spiegò il poliziotto consapevole che il pugile non avrebbe potuto dire altro, ma dovendo pur cominciare in qualche modo.
“Quali erano i tuoi rapporti con la vittima?” chiese per prima cosa.
“Ecco… io e Daisuke frequentavamo entrambi la palestra di mio zio, ma non posso dire che fossimo amici. Ci incontravamo solo nelle ore di allenamento e mi è capitato poche volte di incontrarlo fuori”. 
“Avete mai avuto qualche discussione?”.
“Beh, Daisuke, in effetti, era un tipo piuttosto litigioso e qualche volta ci è capitato di discutere… ma tutto finiva lì” rispose Lee, spinto poi dall’amarezza che provava a distogliere momentaneamente lo sguardo da quello di Sasuke.
“Ho capito” affermò quest’ultimo notando la cosa “Ora dovresti dirmi dove eri tra le dieci e le undici di stamattina?” continuò proseguendo con il quesito indubbiamente più spinoso.
“Ero in palestra, ma poi me ne sono andato. Non saprei dire che ora fosse però” gli spiegò lo sportivo pronto ad una simile domanda.
“Come mai hai lasciato la palestra?”.
“Ho avuto un impegno improvviso”.
“E di che cosa si trattava per la precisione? Dato che alcuni testimoni ci hanno riferito di averti visto piuttosto sconvolto, non credo che fosse un semplice imprevisto” disse l’Uchiha interessato alla risposta e alla reazione dell’interrogato.
“Beh… ecco… si… era urgente” biascicò Lee lentamente, per poi continuare in modo chiaro “Un mio amico mi ha chiamato perché aveva avuto un incidente con la macchina ed ho cercato di raggiungerlo il più in fretta possibile”.
“Dove sarebbe avvenuto?”.
“Poco fuori di Konoha”.
“Va bene, per ora può bastare” disse il poliziotto dopo alcuni istanti, insospettito dal tentennamento iniziale del pugile e annotando mentalmente di chiedere conferma del sinistro alla stradale “Devi però tenerti disponibile per qualsiasi evenienza” spiegò poi, mentre si alzava.
“Si, certo” rispose il pugile abbandonando la propria sedia in qualche modo sollevato. Su esortazione di Sasuke venne poi accompagnato da un agente all’uscita del commissariato, mentre l’ispettore raggiungeva il collega per comunicargli le informazioni raccolte e le sue considerazioni a proposito.

 

Note dell'autrice
E finalmente posto. Non posso far altro che stendere un velo pietoso sull'enorme ritardo, ma è successo tutto e di più,sorry^_^
Riguardo al capitolo e alla fic in generale, le rivelazioni su Naruto sono rimandate al prossimo capitolo, dove spero di riuscire a trattare bene gli argomenti in ballo, e abbiamo avuto qualche new entry (in particolare Itachi per la gioia di qualcuno^_^) . Detto questo passo a rigraziare coloro che hanno messo la fic nei preferiti e chi segue: bacinaru, hachi92, Saku_piccina93, sasusakuxxx, Urdi, Gweiddi at Ecate.

Urdi: tesoro, finalmente ho postato, contenta? ^_^ 'I sassi in direzioni completamente opposte' mi avrebbero tromentato a lungo se non mi avessi chiarito il significato, e riguardo agli incasinamenti, sì, l'intreccio è molto incasinato, spero di non perdermi nei suoi fili o meglio di tirare fuori lo stesso qualcosa di decente. Sono felice di aver trattato bene Naruto(spero di riuscirci anche nel prossimo capitolo^_^)  e che ti sia piaciuto, tra l'altro è piaciuto un sacco anche a me. Dico così. perchè sono io che scrivo, ma i personaggi a volte si comportano da soli. E tu lo sai bene. Un bacio e un abbraccio!!  p.s. la camomilla è servita^_^

hachi92: oh, Kikina, donna impegnata, ti adoro!!! Sono davvero contenta di riuscire a farti immergere nella lettura e spero che il caso Hyuga riesca ad appassionarti con i suoi particolari. Prossimamente, ma anche in questo capitolo, puoi indossare senza problemi i panni del detective conan  e io ti auguro buona fortuna. Rriceverò un 'disgraziata' anche da te oltre che dalla beta? staremo a vedere eh eh baci ^_^
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Aya88