Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: wolfymozart    24/03/2017    4 recensioni
Sullo sfondo delle prime rivolte contadine antifeudali, si snoda la vicenda che ha per protagonisti Anna e Antonio. Come i rivoltosi si ribellano alle ingiustizie della società del tempo, allo stesso i due protagonisti, sono alle prese con una personale rivolta contro i propri destini segnati dagli errori, dalle incomprensioni e dalle scelte avventate del passato. La giustizia riuscirà a trionfare o prevarrà l'arroganza della sorte?
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Emilia Radicati
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il passato, i rimpianti, i rimorsi, le lacrime, le notti insonni, i veleni. Tutto sembrava lontano in quel momento, relegato in un angolo nascosto delle loro menti, incredibile quasi. Come potevano essersi privati per tanto tempo di quello che stavano vivendo? Entrambi se lo chiedevano e nessuno dei due riusciva a darsi una riposta ragionevole. Poi smisero di farsi domande, trascinati dalla passione. Sedici lunghi anni spazzati via in un soffio, come se tutto ciò che era intercorso si fosse volatilizzato in quell’istante in cui i loro sguardi, che prima si sfioravano, si cercavano per poi fuggirsi, si erano finalmente incontrati e riconosciuti.

La sommossa, le urla, gli spari, l’incendio di Rivombrosa, lo squallore di Alvise e dei suoi invitati, gli sguardi truci dei contadini che li avevano fermati, le minacce, le violenze sembravano annullarsi in un altrove evanescente, in una realtà parallela intangibile. Nel silenzio e nella penombra i contorni delle cose sfumano, si annullano, svaniscono come in un sogno. E, come in un sogno, la veste scivola giù dalle spalle sotto il tocco delle mani tremanti di Antonio che non smette di riempire di baci le labbra, il collo, le spalle, il seno di Anna. Il crocifisso che porta al collo è l’unico testimone di quegli attimi di abbandono. Ma lei non se ne preoccupa, la sua anima è totalmente occupata da Antonio, dai suoi baci a cui corrisponde ora con tenerezza ora con incoercibile desiderio. Gli sfila il panciotto, gli sbottona ad uno ad uno i bottoni della camicia, gli accarezza il petto, i capelli, le guance; non sopporta che si allontani, che si stacchi da lei anche solo per un attimo. Ma lui non ha alcuna intenzione di separarsi da lei, non ora che l’ha ritrovata: se si scosta per un istante dalle sue labbra, dalla sua pelle è solo per sprofondare nei suoi occhi, per leggervi tutto ciò che in quegli anni avevano taciuto. E sorride, rassicurato da quanto vi legge. Tutti gli ideali di ribellione ai privilegi, tutti i compromessi rifiutati in nome della giustizia di classe, tutti sacrifici immolati sull’altare della integrità morale che cosa sono, in questo momento, se non vane parole?  A che cosa gli sono serviti se non a soffrire e a far soffrire l’essere che più ama al mondo?

Ma Anna ora gli sorride, lo stringe forte a sé: non le importa che tutto questo sia contrario alla morale, ai precetti religiosi, ai principi ferrei che si era imposta, alla decisione dettata dall’orgoglio di non aver più nulla a che fare con lui. Non le importa di tutto ciò. Sa solo che lo desidera, che l’ha desiderato per anni. Il resto non ha alcuna importanza.

 

Colpi nervosi battuti sulla porta.

-Che succede? - chiese Antonio, corrugando la fronte e liberandosi dolcemente dalla stretta di Anna. Altri colpi, stavolta alternati a voci e imprecazioni. Per tutta risposta lei lo trattenne gettandogli nuovamente le braccia al collo, tenendolo stretto: -Non andare-. Lui la guardò interrogativo. -Non andare, potrebbe essere pericoloso- lo supplicò di nuovo. I suoi occhi tradivano tutta la sua apprensione, il suo timore irrazionale di essere nuovamente abbandonata, l’angoscia del distacco. Seguirono istanti carichi di tensione. Stettero immobili guardandosi negli occhi, tendendo l’orecchio al minimo rumore. Poteva essere chiunque: un mezzadro che aveva bisogno di aiuto per qualche familiare malato, lo stalliere di Antonio che chiedeva indicazioni sul lavoro da fare, un messo che portava notizie dalla capitale, le guardie che venivano a prendere chi aveva protetto i rivoltosi. Insomma era imprevedibile. Ma certamente la tensione di quei giorni caotici non disponeva a ottimistiche previsioni. Un tonfo sordo. La porta, già sfondata e malferma sui cardini, cedette sotto ai calci. 

-Troppo tardi- sospirò Antonio, alzandosi in piedi e sistemandosi alla meglio la camicia stazzonata. Si udì poi una voce nota, troppo nota ad Anna, che volse ad Antonio uno sguardo sbigottito - Non ti muovere per nessuna ragione. Torno subito - le disse lui, in un tono che non riuscì ad essere rassicurante quanto avrebbe voluto.

-Caro il mio dottore, pensavate di passarla liscia anche stavolta? - Alvise apparve nella stanza di ingresso, con le vesti bruciacchiate in più punti, il bastone in mano, gli occhi spaventati di chi ha appena scampato un gran pericolo ma nello stesso tempo furibondi e assetati di vendetta. Il suo solito ghigno gli si dipinse in viso mentre entrarono con lui i suoi uomini di scorta. Antonio gli si fece incontro.

-Non so proprio di cosa stiate parlando, marchese. Tuttavia conosco le regole della buona educazione e quella di sfondare le porte non è contemplata-

- Vi pare il momento di scherzare? Davanti a questi miei amici?- rise sguaiato il marchese, indicando le sue guardie dallo sguardo torvo. -Voglio che mia moglie e mia figlia vengano immediatamente via con me-. Il suo sguardo da divertito si era nuovamente fatto minaccioso.  -Sono stato chiaro?-

-Non credo proprio di potervi aiutare-

-Come sarebbe a dire? Non scherzare con me, dottorino!- Alvise, fuori di sé, forte della sua stazza, aveva sollevato Antonio per il bavero della camicia e l’aveva sbattuto violentemente contro il muro. -Parla, idiota! Parla!- ringhiava scuotendolo energicamente.

-Non ne so nulla, non dovete cercarle qui- rispondeva il medico con voce strozzata.

-Ah non ne sai nulla? Pensi che io non sia più in grado di farmi dire dai miei servi dove si trovi mia moglie? Mi fai così stupido? Oh eccome se hanno cantato quei pezzenti, sperano di scampare il patibolo ma non sarà così!- . Non accennava a mollare la presa; Antonio non sapeva più che fare, non gli lasciava il tempo di formulare una qualsiasi menzogna per stornarlo da lì. Ma stava zitto, non avrebbe per nulla al mondo messo in pericolo Anna.

-Forza, fatelo parlare voi, che io non ci riesco-.

Due guardie si diedero a colpire il medico con il calcio del fucile, ma non fecero in tempo ad assestargli che un paio di colpi che Anna apparve nell’ingresso.

-Eccomi, Alvise, sono qui- disse rivolgendo al marito uno guardo di sfida. -Verrò con voi, se volete, ma lasciatelo stare-.  -Guarda chi si vede! - esclamò divertito il marchese -Lasciatelo! Fermatevi!- gridò lei. Le guardie si fermarono all’istante, lasciando Antonio a tamponarsi con un fazzoletto il sangue che gli usciva dal labbro spaccato.

-Oh, ma che brava la mia sposa! Pensavi che non avrei scoperto che ti eri rifugiata dal tuo dottorino? -. Anna non rispose, continuò a sostenere lo sguardo del marito con fare altero e sprezzante. -Lo sappiamo bene tutti e due, tu in particolare, quanto abbia a cuore la servitù e soprattutto le belle servette, il tuo dottore…Sempre a tramare con quei disgraziati! E tu non l’hai ancora capita la lezione?-. Rievocare certi ricordi fu un vero colpo basso, ma Anna seppe incassarlo con sangue freddo.

- Dov’è mia figlia? - chiese poi il marchese.

 -Non è qui- rispose Anna.

-Non è qui? E come sarebbe a dire? Me l’hanno giurato, quegli infami!- e si mise a chiamare a gran voce -Emilia! Emilia! Esci fuori e vieni immediatamente da tuo padre o saranno guai! Vi farò pentire tutt’e due!-

-E’ inutile, Alvise, Emilia non è qui- disse calma, quasi prendendosi gioco di lui.

-Non è possibile! Fate saltar fuori mia figlia!- e così dicendo afferrò con forza Anna per un braccio -Allora?- la esortò scrollandola brutalmente.

-Non c’è nessun altro in casa, potete controllare- si intromise a quel punto Antonio.

- Tu stai zitto! Non sono cose che ti riguardano-. Gli uomini di Alvise si sparsero per la casa, distruggendo le ultime cose rimaste in piedi dopo il passaggio delle guardie. Si udirono vetri frantumarsi, mobili venire rovesciati, porte sbattute. Poi ritornarono nell’ingresso: -Nulla, signore-.

-E dove si sarà cacciata?- si chiese a voce alta -Tu vieni con me, ti farò passare io la voglia di andare in giro con certi facinorosi. Fino a prova contraria sono ancora io il padrone. Nonché tuo legittimo marito- aggiunse gettando uno sguardo obliquo al dottore e, così dicendo, strattonò la moglie afferrandola con violenza per un braccio e conducendola verso la porta.

-No, Anna!- la chiamò Antonio avvicinandosi -Non andare, non fidarti!-. Anna si voltò senza parlare, ma nello sguardo si leggeva: -Ho forse altra scelta?-. Il medico cercava in tutti i modi di raggiungerla, ma le guardie gli si pararono davanti sbarrandogli il passo. Lo afferrarono per le braccia e lo costrinsero in ginocchio.

-E voi, date una lezione al caro dottore, così che gli passi la voglia di fare comunella con quei pezzenti dei miei servi!- ordinò ai suoi scagnozzi il marchese, spingendo in malo modo Anna dentro la carrozza e salendo a sua volta goffamente, puntellandosi con il bastone.

 -Me la pagherai, Alvise, questa me la pagherai!- inveì la moglie a denti stretti, mentre assisteva angosciata ai colpi che le guardie assestavano ad Antonio con il calcio del fucile.

 Quanto avrebbe voluto poter correre da lui! Ma sapeva bene che questo avrebbe solo aggravato la loro situazione. così restò al suo posto, a pregare che non gli facessero troppo male e a pronunciare con voce sommessa il suo nome.

   
 
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