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Autore: merrow_star    25/03/2017    3 recensioni
Era una notte di luna piena, quando tutto è iniziato, anche se in realtà nessuno ancora lo sapeva.
Sarebbero arrivati Voldemort, la guerra, la morte. Ma anche la vittoria, la pace, l'amore.
Il Prescelto e il ragazzo che ha fatto tutte le scelte sbagliate, sul campo di battaglia, Potter e Malfoy per la Società Magica, Harry e Draco per loro stessi.
Impareranno a esprimersi attraverso la musica, per poi capirsi con le parole e i gesti. E il mondo sarà il loro spartito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Harry Potter, Teddy Lupin, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Per la prima volta, vide il cartello CLOSED sulla porta dei Tiri Vispi Weasley.
Qualcosa doveva essere successo, perché non solo era piena mattinata ma era anche il 30 dicembre, l’ultimo dell’anno era alle porte e, beh, il coloratissimo negozio di scherzi di George sarebbe potuto sopravvivere solo grazie agli acquisti di quel giorno. Lui negli ultimi dieci anni si era rifornito in un centro commerciale babbano vicino alla loro casetta per festeggiare come si doveva con Teddy e, a volte, anche Andromeda, ma aveva la certezza che la totalità degli abitanti del Mondo Magico andasse solo ed esclusivamente da George. Probabilmente la gente si svegliava anche un po' prima per comprare l’occorrente per dire addio all’anno passato, non aspettava il giorno prima, però aveva visto qualche mago prima arrivare tutto di corsa al negozio, per poi restare a bocca aperta notando il cartello infisso e poi Smaterializzarsi all’istante, magari diretto a casa a dichiarare che almeno per quell’anno non si sarebbe fatto nulla di scoppiettante oppure in un altro negozio di sua conoscenza, ma rigorosamente babbano.
“Come fa ad essere chiuso oggi?” esclamò Teddy, stretto nel suo cappotto, “Voglio dire, George non sa che è proprio oggi che la gente ha più bisogno di lui?”
“Dimentichi come vanno le pozioni d’amore a San Valentino” ridacchiò Harry.
“Ma a me non servono le pozioni d’amore, io volevo i Fuochi Forsennati! E adesso come faccio?”
La disperazione di Teddy era abbastanza comprensibile. Harry gli aveva dato il permesso di invitare a casa i suoi amici per festeggiare Capodanno e poter andare al concerto con Draco – gli aveva giurato e spergiurato che lo avrebbe lasciato dare la festa indipendentemente dall’appuntamento (si era arreso all’evidenza, ormai) con l’ex Serpeverde, ma Teddy gli aveva risposto un “L’importante è crederci” con tanto di ghignetto furbo: a volte si chiedeva sul serio perché Salazar non lo avesse reclutato tra i suoi adepti!
Comunque, Ted aveva subito scritto ai suoi amici, e non ci sarebbero stati problemi di sorta se la sua migliore amica Sarah non gli avesse chiesto all’ultimo di poter portare anche la propria gemella. Ora, se anche la suddetta gemella fosse stata Smistata in Tassorosso, Teddy non si sarebbe certo preoccupato di fare i suoi acquisti nel solito centro commerciale babbano come tutti gli anni scorsi, ma così sarebbe stato troppo facile.
Jade Macmillan era una Serpeverde.
E Ted Lupin non poteva permettere che i suoi fuochi d’artificio babbani diventassero la presa per il culo del secolo nei Sotterranei: il patriottismo per la propria Casa accomunava ogni singolo studente di Hogwarts e i Tassi non facevano eccezione. Quindi, urgevano assolutamente i Fuochi Forsennati dei Tiri Vispi Weasley, e Ted colse la palla al balzo per trascinare nuovamente il padrino a Diagon Alley – esperienza che poteva fargli solo bene, considerando quanto negli ultimi giorni fosse stato così disponibile a riaprirsi verso il Mondo Magico: vuoi perché Draco aveva risvegliato il lato di lui cui piaceva fare l’eroe, vuoi perché non voleva più deludere il figlioccio, vuoi perché aveva rivisto George e aveva capito che poteva riaggiustare le cose, fatto sta che Harry adesso era sempre Harry.
Dato che la lettera di Sarah era arrivata solo la sera prima sul tardi, aveva dovuto sacrificare la sua dormita mattutina fino a mezzogiorno per poter andare a Diagon Alley il prima possibile e riuscire ad avere almeno i Fuochi Forsennati rimasti – sperava che ce ne fossero, di rimasti.
Tutto questo per vedersi di fronte la parola CLOSED.
Si spostarono davanti alla vetrina, notando che all’interno di Fuochi Forsennati ce n’erano ancora scatole piene, e Teddy sospirò di sollievo. Nel frattempo, un’altra coppia di ragazzini si era fermata proprio di fronte al cartello, e rimasero come pietrificati sul posto, non sapendosi spiegare come mai fosse chiuso. Ted notò distrattamente una donna in evidente stato interessante avvicinarsi ai due.
“Non è che stando fermi lì davanti la porta si aprirà, oggi George non verrà” disse loro.
“Nemmeno nel pomeriggio?” chiese il più grande con una nota disperata nella voce.
“No, mi spiace...”
“Ma domani il negozio sarà aperto, vero?” e Ted drizzò le orecchie, improvvisamente attento alla discussione.
“Credo proprio di sì” e mentre i due ragazzini correvano via ringraziando la donna, Ted non riuscì a trattenersi e urlò “Hai sentito, Harry? Ha detto che domani sarà aperto!”
Harry. La donna si voltò verso di loro nel momento esatto in cui Harry alzò gli occhi su di lei.
I capelli ricci e ribelli erano momentaneamente domati da un cappello in feltro, le mani appoggiate al ventre gonfio e fasciato dal cappotto, gli occhi color cioccolato sgranati e fissi nei suoi.
“Harry?”
Ma prima che lui potesse fare qualcosa in più rispetto ad annuire, Hermione cadde in ginocchio, una smorfia di dolore dipinta sul viso e un gemito strozzato.
 

*


Hugo, ma proprio adesso?
Il bambino aveva deciso di fare un brusco movimento proprio in quell’istante, ma non era preparata: sapeva che il piccolo aveva preso tutta la sua grazia di elefante dal padre, ma così le sembrava un po' eccessivo, e poi poteva anche scegliere un momento migliore per ribaltarsi, no?
Luna le aveva detto di stare calma, le aveva spiegato che i bambini scelgono la posizione con cui venire al mondo proprio durante l’ottavo mese di gravidanza e che era quindi normale sentire quegli improvvisi dolori ogni tanto, dovuti allo spostamento del corpicino dentro di lei. Già qualche giorno prima aveva pensato di stare per partorire a causa delle contrazioni che aveva avvertito, ma anche quello era normale, nelle sue condizioni. La gravidanza stava procedendo alla perfezione e non era d’aiuto a nessuno, soprattutto a Hugo, se si agitava.
A casa era diventata brava a mascherare questi improvvisi dolori, o altrimenti Ron sarebbe andato fuori di testa una volta sì e l’altra pure; inoltre, adorava la sua espressione quando gli diceva “Hugo si sta muovendo, senti” e gli faceva poggiare la mano sulla pancia gonfia.
Lo shock di rivedere Harry dopo così tanto tempo doveva essersi riflesso su Hugo, che giustamente aveva trovato il modo di farsi sentire.
“Hermione, stai bene?” si sentì chiedere, due braccia forti che l’aiutavano a non cadere lunga tirata a terra.
“Sì, è il bambino, si muove spesso ultimamente...”
“Riesci ad alzarti? Ti do una mano”
Hermione accettò il suo aiuto e si appoggiò a lui, accarezzandosi la pancia. “Va tutto bene, Hugo, va tutto bene...”
Harry non ci aveva messo né uno né due ad aiutarla, dimentico dei dieci anni che non si vedevano, era riuscito solo a pensare che era incinta ed era caduta all’improvviso, per quanto ne sapeva lui di gravidanze poteva essere tanto un cattivo quanto un buon segno; fortunatamente Hermione non era preoccupata, evidentemente il bambino che si muoveva a volte faceva più male di altre, e quindi tirò un sospiro di sollievo.
L’imbarazzo arrivò subito dopo, quando lei lo guardò fisso negli occhi. “Sei proprio tu?”
Harry annuì. Il silenzio tra di loro, ricco di parole non dette, di lettere non spedite. Erano cambiati tutti e due, rispetto a quando andavano a scuola insieme: Hermione si era sposata con Ron, aveva avuto una figlia, sicuramente si era trovata un lavoro di tutto rispetto al Ministero della Magia, mentre lui si era dedicato alla vita babbana e tranquilla di cui aveva bisogno.
Per certi versi, ora erano solo due estranei l’uno per l’altra.
“Ricordi cosa dissi a Ron quando è tornato da noi con la spada di Grifondoro e il medaglione di Salazar Serpeverde distrutto, vero?” gli chiese Hermione, con tono duro, rompendo il silenzio.
“Sei un vero deficiente, Ronald Weasley”
“Ecco, ringrazia che io sia incinta o ti beccheresti ben altro”
Harry si trovò a sorridere, piano: forse aveva perso per sempre quei dieci anni, forse il loro rapporto non sarebbe più tornato come quello di una volta, ma lei gli aveva aperto uno spiraglio. Anche se era incazzata nera, lo capiva dalle sopracciglia aggrottate, e lui non aveva avuto una pallina di luce a toccargli il cuore e guidarlo, gli aveva aperto uno spiraglio.
“Dovrai spiegarmi molte cose” ordinò lei, il tono di chi non ammette un no come risposta.
“Lo so” e lei lo guardò con quel cipiglio arrabbiato che lui ricordava molto bene.
“Comunque, sei un vero deficiente, Harry Potter”
 

*


“Mi stai dicendo che sei sparito perché volevi una vita lontano dal nostro mondo?” chiese Hermione bevendo poi un sorso della propria cioccolata.
Per evitare di attirare attenzioni indesiderate; Ted aveva convinto Harry a invitare la vecchia amica al Pictures of London, dato che sapeva con certezza che al padrino un qualsiasi altro posto a Diagon Alley non sarebbe andato propriamente a genio; Hermione era una strega famosa, aveva conoscenze pressoché ovunque e il fatto che fosse anche incinta e prossima al parto avrebbe aumentato molto le probabilità che qualcuno si avvicinasse a loro, e avrebbero così riconosciuto Harry Potter. E Teddy non voleva rischiare che il padrino decidesse di scomparire di nuovo, non adesso che stava facendo così tanti passi avanti. Una persona alla volta poteva gestirla, ma una Comunità intera...
“Sì, io… ne avevo bisogno”
“E di noi, invece? Di noi non avevi bisogno?”
Harry tacque. Senza di loro non sarebbe arrivato da nessuna parte, anzi, sarebbe morto senza alcun dubbio, quindi sapeva perché Hermione fosse così arrabbiata: si era sentita abbandonata.
“Io non ce la facevo più ad essere solo il Salvatore del Mondo Magico”
“Sai che per noi saresti sempre stato solo Harry”
“Sì, ma non sopportavo i fotografi quando uscivo con Ginny, i giornalisti che si avvicinavano per un’intervista ogni volta che mi vedevano in giro, mi sentivo soffocare. Ed è stato in quel momento che mi è stata offerta la possibilità di cambiare le cose e non ci ho pensato due volte”
Hermione rimase in silenzio a lungo, così Harry riprese. “Vi ho abbandonati, e mi dispiace, però se non lo avessi fatto avrei perso me stesso e… sì, ho avuto bisogno di fare l’egoista, per una volta”
“E cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Non cosa, ma chi. È stato Teddy. Mi ha fatto capire che era finito il tempo di stare nel mio guscio” e così dicendo scompigliò i capelli al suo cucciolino, seduto lì con loro. A Hermione si strinse il cuore a quella vista, e si accarezzò spontaneamente la pancia.
Quando aveva ucciso Voldemort, Harry era solo un ragazzo coinvolto in qualcosa che sarebbe stato troppo grande per chiunque, Silente compreso, ma nonostante ciò aveva dovuto trovare la forza di sopravvivere, di uscirne vincitore. Inoltre, si era trovato a dover prendersi cura di Teddy Lupin, che con i suoi soli 3 anni era già orfano di entrambi i genitori. La vita di Harry era stata costellata da una serie di responsabilità, prima verso il Mondo Magico, poi verso un bambino. Hermione, da mamma, sapeva come ci si sentisse, ad avere la responsabilità di una vita, ed era dura, perché solo in quel momento ci si rendeva pienamente conto di cosa volesse dire. Ed Harry aveva avuto sulle sue spalle non una, ma migliaia di vite, e alcune le aveva perse, come era inevitabile che succedesse in una guerra. Capiva che Harry fosse arrivato alla frutta e avesse avuto bisogno di cambiare aria.
Si era sentita abbandonata, ed era stata male per quello, però non aveva mai smesso di credere che ci fosse una ragione, dietro il suo comportamento. Harry aveva voluto proteggere non solo sé stesso, ma anche Teddy, ed era sempre per Teddy che, a quanto pareva, era tornato.
Harry aveva fatto il papà, che ne fosse conscio o meno, e lei, da mamma, non poteva far altro che capire e perdonarlo.
“In realtà ero solo stanco di vedere quell’antipatico in cui si trasformava” rise Teddy, arrossendo un poco sugli zigomi, esattamente come faceva Tonks.
“Oh, non ne dubito” ghignò, complice, Hermione, per poi riportare la sua attenzione su Harry. “Ora devo andare, ho detto che sarei andata solo alla Gringott e a farmi visitare da Luna come da routine, ma non posso tardare oltre..”
“Certo, è naturale, allora vado a pagare” e andò alla cassa.
“Gli ho detto che avevo paura di dimenticarlo, come stavo iniziando a fare con i miei genitori” Ted si avvicinò a Hermione, che si stava rivestendo con movimenti lenti, “e nel giro di qualche giorno ha smesso di prendere quella roba. A me non è mai piaciuto che si nascondesse, ma poi ho capito il motivo per cui lo faceva. Aveva bisogno di essere qualcuno che non fosse solo Harry Potter e aveva bisogno di tranquillità, e con questo sistema ha ottenuto entrambe le cose. Non credere che non sia stato male, semplicemente è stato peggio e sapeva che sarebbe passato”
“È successo grazie a te”
“Oh, non solo grazie a me, ma di questo parleremo un’altra volta”
Infatti Harry stava tornando da loro, e nel giro di poco si trovarono fuori; Ted si fece dare le chiavi e saltellò verso casa, lasciando soli i due vecchi amici.
“Grazie, Hermione, per aver capito” le disse piano, abbassando gli occhi.
“Tra l’aver capito e l’aver accettato c’è differenza. Sono ancora molto arrabbiata con te, non puoi pretendere di rifarti vivo dopo tutti questi anni e aspettarti che tutto torni com’era, però ho capito, Harry, davvero, mi ci vuole solo un po' di tempo”
“Chi sono io per negartelo? Dieci anni mi sono preso”
Hermione si sistemò il cappello e si preparò a Smaterializzarsi. “Sai che con Ron sarà più difficile, vero? Tranquillo, non gli dirò niente, per ora, ma tu promettimi che ti darai una mossa e che almeno mi avvertirai quando sarai sul punto di bussare a casa nostra”
“Te lo prometto”
“Perfetto” si sistemò e si guardò in girò: nessuno in vista. “Mi hai detto che Ted è un Tassorosso?”
“Sì, perché?”
“Da come mi ha parlato mentre pagavi, sembrava molto Serpeverde”
“Certe volte non ho dubbi sul fatto che abbia convinto il Cappello Parlante a non Smistarlo lì solo per poterci depistare e agire indisturbato”



NdA
Buonasera ^^
Come state, tutti bene? Chiedo scusa, di nuovo, per essere sparita per così tanto, ma purtroppo di meglio non sono riuscita a fare, il tempo è quello che è e faccio come posso. Vi ringrazio per essere rimasti comunque con me e per essere così pazienti nell’attendere il nuovo capitolo, che spero tanto vi soddisfi (e che la reazione di Hermione sia verosimile!) ^^
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi legge in silenzio, grazie <3
A presto, un bacio :*
merrow

   
 
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