2.
Name (Goo Goo Dolls)
Now
we’re grown up orphans that never knew their names
We
don’t belong to no one
That’s
a shame
È una
primavera calda, il cielo è limpido e i raggi del sole
tiepidi e confortanti sfiorano
i passanti, solo il venticello un poco freddo porta con sé i
ricordi dell’inverno
appena passato. Vedendo la bella giornata in molti hanno deciso di
uscire per
fare quattro passi, prendere un gelato e ritrovare qualche vecchio
amico. Il
viale è affollato, c’è il
chiacchiericcio composto di persone che parlano
assieme senza disturbare le altre, le vetrine espongono la nuova
collezione
primavera-inverno e gli alberi mostrano i boccioli in piena fioritura.
Sono molti
gli alberi in quella strada, per decreto del sindaco e della sua
campagna alla
sensibilizzazione ambientale sono stati fatti piantare un numero
sproporzionate
di arbusti e cespugli per tutta Seattle. È una bella idea
dal momento che
colorano la città, la rendono meno cupa e permettono a
Naruto di mettere in
atto i suoi loschi piani.
“Illuminami,
esattamente cosa stiamo facendo?” commenta Sasuke ancora
perplesso di essere
finito in quella situazione, ovvero dietro a un cespuglio a fissare le
ampie
vetrate del Sannin’s
dall’altra parte
della via. La cosa che lo lascia più perplesso è,
in realtà, l’outfit
che quel decerebrato del suo
migliore amico gli ha fatto indossare, anche se deve dire di essere
stato più
fortunato del disgraziato biondo.
Sasuke
è
coperto dalla sua giacca a vento grigia che in confronto alle giacche
leggere
che indossano i passanti è un po’ fuori luogo,
soprattutto perché gli è troppo
grande di qualche taglia e quindi gli arriva alle ginocchia. Sugli
occhi ha
piantati gli occhiali da sole e almeno questi visto la giornata
luminosa sono
giustificati, non si può dire lo stesso del capello nero che
gli appiattisce
sulla nuca la sua pettinatura a culetto
di papera, come la chiamano Uzumaki e Haruno.
Però, oltre questi elementi
leggermente poco consoni alla giornata primaverile non salta troppo
all’occhio.
Lo stesso non si può dire di Naruto che più
propriamente è un pugno nell’occhio.
Da quel che
Sasuke ha capito sono nel bel mezzo di una missione di spionaggio e
quindi non
devono essere notati, peccato che Naruto con il suo sgargiantissimo
impermeabile rosso con una virile fantasia a fiori lo renda
più
appariscente di un cartello con scritto
“GUARDATEMI” a lettere cubitali e
illuminate; probabilmente è stato trafugato nella parte di
armadio che spetta a
Sakura. Ovviamente foggia anche lui degli enormi occhiali da sole e un
capello
sulla zazzera bionda.
“Quello
che
facciamo tutte le volte, Sas’ke” risponde
asciugandosi il sudore dalla fronte –
niente di cui sorprendersi: saranno venti gradi e lui
è imbacuccato come in inverno,
l’idiota – “Ovvero,
aiutiamo Sakura”
Sasuke
rotea gli occhi e si morde la lingua per non fargli notare che la
maggior parte
delle volte è proprio la ragazza ad aiutare lui, Naruto.
Solo Naruto. Sasuke
Uchiha non ha bisogno dell’aiuto di nessuno, figuriamoci.
“Esattamente,
cosa intendi per aiutarla se siamo nascosti dietro un cespuglio da
metà
pomeriggio?”
Questa
volta è il turno dell’altro di roteare molto
teatralmente gli occhi. Alza l’indice.
“Da quanto tempo Sakura lavora qui?”
Lo guarda
confuso. “Più di una settimana, quasi
due”
“Esatto”
annuisce compiaciuto “Tutto questo tempo e non ha ancora
parlato a Polly”
“A
chi?”
“Polly!”
sbuffa, poi gli passa il binocolo – sì, si
è portato anche quello per
completare il suo ritratto di uno stalker
-- e gli segno di
puntarlo verso il bar.
Sasuke non lo usa nemmeno, sono abbastanza vicini da vedere i
frequentatori. Effettivamente,
ora che ci fa caso nota proprio in un posto vicino alla finestra la
fantomatica
ragazza della fotografia.
“E
quindi?”
replica annoiato da quella situazione.
“E
quindi
se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto”
“E’
il
contrario, cretino”
Fa un gesto
seccato della mano. “Sì, sì.
L’importante è recepire il messaggio”
minimizza “E’
chiaro”
No, vorrebbe
rispondere ma non lo dice perché lui è
Sasuke Uchiha e sia mai che a Sasuke Uchiha qualcosa non sia chiaro.
Quindi
sbuffa in disaccordo con qualsiasi sia l’idea partorita
dall’altro ragazzo.
Una cosa
però è molto chiara: se Sakura li becca
lì fuori a spiarla li prenderà a calci
in culo da qui fino alla luna.
Amen.
Sakura
è
perplessa con un vassoio in mano e guarda fuori dal bar la via
chiedendosi per
quale strampalato motivo i suoi coinquilini siano nascosti dietro un
cespuglio
e, soprattutto, perché diamine
Naruto
indossa il mio impermeabile rosso?!
Sospira
socchiudendo gli occhi e si fa interiormente forza. Il suo turno
è quasi finito
e potrà tornarsene a casa a riposare. A Sakura piace
lavorare lì, davvero, la
fa sentire utile, però spesso ha a che fare con certi
clienti che vorrebbe solo
prendere a mazzate sui denti. Certo, si tratta di sporadici casi dal
momento
che i clienti abituali sono tutti gentili e simpatici e, soprattutto,
abitudinari. Come Polly, la ragazza con i capelli corvini e
l’album da disegno
che ha fotografato la prima volta che ha visto. Deve ancora chiederle
il nome,
non ha trovato un buon motivo per farlo, e quindi nella sua testa
è ancora
Polly.
Si siede
sempre al solito posto, ordina un tè bianco con un
cucchiaino di miele e
disegna le persone che vede fuori e dentro il locale; non parla mai,
arrossisce
spesso e i suoi sorrisi sono così timidi che spesso non si
notano. Sembra faccia
parte della tappezzeria del Sannin’s.
Mentre le
sfila affianco rallenta il passo e butta un’occhiata veloce
sul foglio spiando
i tratti gentili della matita. È il disegno di uno degli
alberi fuori nella via
sotto il quale c’è una ragazza con due trecce che
sembra aspettare qualcosa. È molto
bello e dettagliato per essere solo un abbozzo, in quelle linee morbide
si può
notare una certa bravura nel riprodurre la realtà.
“Che
brava!”
dice vivacemente e Polly alza la testa di scatto sussultando come presa
alla
sprovvista. Appena mette a fuoco la figura di Sakura arrossisce e
distoglie lo
sguardo.
“G-grazie”
balbetta appena stringendo la matita nella mano. Sakura abbozza un
sorriso
anche lei caduta in un leggero imbarazzo, accidenti le dispiace averla
intimidita in quel modo. Sembra così schiva e chiusa, come
Sasuke in un certo
senso, non può proprio chiederle in nome così a
caso. Rischierebbe di metterla
ancor di più in soggezione e non vuole importunarla. Quindi
passa avanti
portando le ordinazioni al tavolo successivo e non rivolge
più la parola alla
ragazza mora limitandosi ad osservarla di tanto in tanto. È
davvero un bel
soggetto per una foto ma, ancora, non vuole metterla troppo in
imbarazzo o fare
lei stessa qualcosa di imbarazzante.
Finito
il turno saluto con una bacio sulla
guancia Tsunade, ha preso molta confidenza con quella donna burbara,
prende la
camicia in flanella da mettere sopra la maglietta a maniche corte ed
esce dal
bar ignorando i suoi migliori amici ancora dietro al cespuglio.
Polly
invece resta al suo posto.
“Cosa
ci fa
Sakura con la mia camicia?!” strabuzza gli occhi Sasuke non
appena la ragazza
esce dal bar. Naruto cerca di zittirlo affinché non si
facciano scoprire ma
Sasuke lo ignora mettendo su un’espressione offesa e
irritata. Diamine, cerca
quella camicia da quattro giorni, doveva immaginarlo che la causa della
sua
improvvisa scomparsa fosse la mania dell’Haruno di trafugare
il suo vestiario.
“Questa
situazione deve finire!” sbotta non appena la ragazza si
è allontanata
abbastanza “Se le servono dei vestiti non può
comprarseli invece di rubare i
nostri?”
“Ma
che
fastidio ti dà?” blatera Naruto alzandosi dal loro
nascondiglio e
stiracchiandosi la schiena. Appoggia le mani sui fianchi imitando una
posa da
Superman. “E’ il momento di mettere in atto il
piano”
Quale
piano? Ma non fa in
tempo a chiederlo che
l’Uzumaki si è già diretto a grandi
falcate verso il Sannin’s. Lo segue nella
speranza di limitare i danni.
Appena entrano
nel bar il campanello sullo stipite trilla e i servienti li salutano
con un
sorriso, Naruto ricambia frettolosamente per dirigersi subito verso la
propria
vittima.
La
fantomatica Polly non li ha notati troppo impegnata a tenere il capo
chinato su
un album da disegno dove sta tracciando frettolosamente dei contorni.
Avvicinandosi sia Sasuke che Naruto notano che quelle linee formano il
volto di
Sakura.
Si
scambiano un’occhiata inarcando le sopracciglia in maniera
eloquente, poi
Uzumaki si sporge verso la ragazza e con un sorriso a trentadue denti
bercia:
“Ciao
Polly!”
La ragazza
sussulta spaventata dal tono di voce altissimo e arrossisce
immediatamente. Li
guarda confusa restando in silenzio.
Naruto non
fa molto caso alla sua espressione intimorita e riprende a parlare.
“Io sono
Naruto e questo Teme qua si chiama Sasuke. Tu? Cioè, lo so
che non ti chiami mica
Polly ehehe, è solo un soprannome. Invece la ragazza che
stai disegnando si
chiama Sakura. Sakura Haruno. È la cameriera, no? Quella con
i capelli rosa. Eh,
appunto, Sakura. Vuoi che ti scrivo il suo numero? In realtà
è il nostro numero
ma non importa, al massimo rispondiamo noi. È carina,
vero?” termina di
blaterare.
Sasuke
fissa leggermente divertito la figura della corvina farsi sempre
più piccola
investita da quella cascata di parole, nessuno sa mettere in imbarazzo
qualcuno
come Naruto. Il bello è che non se ne rende nemmeno conto.
“Cosa?”
pigola confusa. Sasuke non ha mai visto qualcuno raggiungere
così tante e
diverse gradazioni di rosso in appena una manciata di minuti.
Naruto
sembra rendersi conto di aver esagerato allora si toglie il capello per
spettinarsi la zazzera bionda e ridacchia leggermente.
“Scusami, volevamo solo
sapere il tuo nome perché se aspettiamo Sakura facciamo
tempo a invecchiare
tutti e tre”
Quella mezza
spiegazione non sembra rassicurare per nulla la ragazza che li guarda
come se
fossero una sfida impossibile da superare. O più
realisticamente, si chiede per
quale motivo dovrebbe dare confidenza a due sconosciuti mezzi matti.
Non può
darle torto, chi si fiderebbe di un logorroico che indossa un
impermeabile
rossa con fantasie floreali da donna? Be’, Sasuke visto che
è il suo ragazzo,
ma questo è un dettaglio irrilevante. Infatti non si aspetta
per nulla una
risposta dalla ragazza, a meno che vederla chiamare la polizia e un
centro
psichiatrico non sia una risposta, beninteso.
Invece:
“H-Hinata…”
balbetta incurvandosi nella spalle e abbassando lo sguardo. Non pensava
che il
suo viso potesse diventare ancora più rosso.
“Wow,
è un
bel nome, è di origine giapponese? Anche lui è
giapponese” sorride Naruto indicandolo.
“Comunque,
grazie mille. Mi dispiace di
averti disturbato” si scusa rendendosi conto del modo un
po’ brusco con cui si
è introdotto “Però mi raccomando, parla
con Sakura ogni tanto” e le fa l’occhiolino.
Usciti dal Sannin’s e raggiunta la vecchia
utilitaria che condividono tutti e tre, la prima cosa che Sasuke fa
è togliersi
quei maledetti indumenti. Naruto lo imita mettendo in moto subito dopo
e accendendo
la radio già sintonizzata nel loro canale preferito. Fa
frettolosamente la
retromarcia rischiando di urtare delle bici e poi si immette nel
traffico. In realtà
le strade sono abbastanza libere, quasi tutti hanno rinunciato alla
macchina
per farsi una passeggiata sotto il sole.
Sasuke
abbassa il finestrino e si appoggia con il gomito lasciando che
l’aria gli
colpisca l’espressione imbronciata.
“Perché
vuoi che Sakura parli con quella là?” domanda dopo
qualche minuto brusco.
Naruto lo
guarda perplesso mentre cambia marcia. “Voglio che sia
felice. Tu non vuoi che
Sakura sia felice?”
Certo
che lo voglio, stupido dobe. “Non
lo è
con noi? Insomma, perché dovrebbe cercare la
felicità da un’altra parte se ci
siamo noi?”
Sono sempre
stati loro tre, non capisce per quale motivo Naruto voglia tirare in
mezzo un’estranea.
Naruto non
risponde fingendosi concentrato nella strada e Sasuke si chiede
perché diamine
lo abbia lasciato guidare. Non che abbia avuto molta scelta visto che
si è
seduto subito al posto del guidatore.
Guarda
fuori gli edifici farsi macchie confuse che sfrecciano accanto a loro
in
direzione opposta. Alla radio parte Half
the world away e Sasuke si lascia trascinare da quella
melodia tranquilla
in una sorta di placida malinconia. Gli piace quella canzone, in un
certo senso
si è sempre ritrovato rappresentato da quelle parole.
Anche
Naruto ha preso a canticchiarla a bassa voce, il sole sta tramontando
riflettendo luci aranciate sull’asfalto.
“Potremmo
andarcene da qualche parte” propone. Improvvisamente si sente
stretto in quella
grigia e puzzolente città, così uguale a
sé stessa e marcia e inutile e vuota.
“Andiamo
dove vuoi!” annuisce Naruto entusiasta di
quell’idea. Invece imboccano la via
di casa proprio mentre le ultime note degli Oasis sfumano. Non che si
aspettasse realmente di partire. Non posso andarsene, non senza Sakura.
E
improvvisamente Sasuke capisce cosa intendesse Naruto con voglio che Sakura sia felice:
finché saranno loro tre non potranno
andare da nessuna parte. Ma forse è meglio così.
References:
Name è un
singolo dei Goo Goo Dolls
estratto dall’album che li ha resi famosi nel 1995.
Hal
the World Away è
una canzone degli Oasis
del 1994 dell’album Definitily
Maybe. È
una delle mie canzoni preferite, ha il potere sia di calmarmi che di
rendermi
irrequieta per questo vi consiglio di ascoltarla se non la conoscete.