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Autore: Drakee20    28/03/2017    1 recensioni
Si dice che la notte porti consiglio, a me ha portato l'idea per questa storia.
I nostri amati personaggi sono inseriti in un contesto leggermente diverso da quello a cui siamo abituati, a partire dal pianeta, che non sarà la terra ma il pianeta Epsylon 12, di mia invenzione.
I protagonisti sono essenzialmente due, la mia coppia preferita, (che scoprirete in corso d'opera) ma non mancheranno gli interventi di tutti gli altri personaggi da noi amati.
La storia inizia con un prologo decisamente apocalittico, ambientato circa un anno dopo l'inizio della storia vera e propria, che vi porterà (spero) ad incuriosirvi e ad addentrarvi sempre di più in questo mio progetto.
A voi, buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Trunks, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pianeta Epsylon 12 
1 agosto 2017
 
 
L’odore di erba tagliata si era diffuso per tutta la stanza. 
Era l’odore tipico della domenica, inconfondibile. Come da regolamento: mia madre aveva messo al lavoro le domestiche e i giardinieri già alle prime luci del giorno. Era solo questione di attimi prima che qualcuna di loro venisse a bussare alla mia porta per svegliarmi e portarmi lenzuola e vestiti accuratamente disinfettati, oltre che ad iniziare il lavoro di pulizia della stanza e del bagno privato.
Lo so, è esageratamente lussuoso e nessuno, nemmeno Bra Brief ha necessità di tali accortezze. Tuttavia per mia madre era una specie di sacra tradizione e dirle di smetterla sarebbe stato un attentato diretto alla sua salute mentale.
Decisi di anticipare tutti nel tempo ed alzarmi spontaneamente. Nella fretta di andare a dormire, la sera prima, non mi ero nemmeno presa la briga di infilarmi il pigiama che adesso era per terra, insieme a due calzini spaiati e un paio di jeans. Mi alzai in piedi e mi avviai verso la finestra, ancora indecisa se aprirla o meno a causa della luce che avrebbe senz’altro inondato la stanza e abbagliato me, ancora quasi completamente stordita dal sonno. Non dovevano essere più tardi delle sette, sette e trenta del mattino quindi era anche possibile che il sole non fosse ancora così alto da darmi fastidio.
Non avevo dormito molto quella notte, non ho mai dormito bene da sola e proprio ieri sera mi sono ritrovata da sola dopo un tempo troppo lungo per essere quantificato.
Io e Goten stavamo insieme da un sacco di tempo, forse da sempre se si contano anche le cotte che ho sempre avuto per lui fin da quando, da bambini, lui aveva cominciato a frequentare mio fratello e quindi, di conseguenza, casa nostra.
Dunque la nostra frequentazione era un dato di fatto da anni, tuttavia non vivevamo ancora insieme.
Su questo punto, devo ammetterlo, la colpa è assolutamente mia. Ho appena compiuto 20 anni e sento di non aver ancora bisogno del passo successivo. 
E’ strano da parte mia ammettere che sia lui ad essere il più “pronto” dei due. Tuttavia a mia discolpa posso dire che ci sono 9 anni di differenza che giocano a suo vantaggio. Quindi, se dovrà essere, allora accadrà. Solo… più tardi.
Per adesso quindi la mia “base” rimaneva la casa dei miei, anche se Goten praticamente passava più tempo da noi che a casa sua ormai, novità degli ultimi due anni più o meno. Diciamo da quando mio padre ha cominciato ad accettare il fatto che Goten esistesse. Anche se, e di ciò ne sono estremamente certa, non ne era particolarmente entusiasta.
Dunque l’avvenimento di ieri sera era piuttosto strano, anche se si era preoccupato di spiegare che sua madre stava male e non voleva lasciarla sola, non era mai successo che non passasse la notte qui con me.
Decisi di preoccuparmene in seguito. 
Mi guardai intorno. La finestra era ancora chiusa, tuttavia anche con l’oscurità parziale il disordine era troppo predominante per essere trascurato. Odio il disordine anche se non riesco ad essere ordinata. Oltretutto adesso la mia stanza era diventata praticamente per due perciò i vestiti, le scarpe e gli oggetti personali erano aumentati esponenzialmente. Si, avrei dovuto “trasferirmi” in una camera più grande, che avesse soprattutto un armadio più grande, ma la mia pigrizia, aumentata dall’affetto che ormai provavo per quella stanza mi aveva finora costretta ad arrangiarmi e a creare lavoro extra per quelle sciagurate che una volta a settimana venivano a mettere in ordine.
In uno stato d’animo in bilico tra la frustrazione e la disperazione più totale, dissi a me stessa che tentare di contattare Goten non sarebbe stata una condizione peggiore.
Ovviamente avrei potuto eliminare qualsiasi tipo di intermediario elettronico (come il telefono che per qualche strana ragione odio) e semplicemente “cercarlo” con il mio potere. 
Da tempo ormai, accettato il fatto che, escluso il volo, non avevo ereditato nessun tipo di capacità sayan da mio padre mi ero rassegnata ad essere un’umana quasi totalmente normale. Per questo motivo potete immaginare la sorpresa quando, circa 6 anni fa, avevo scoperto di possedere tutt’altre facoltà che nessuno si sarebbe mai immaginato che possedessi. Il primo ricordo che ho, è la mia comunicazione accidentale con un’entità non di questo pianeta, che poi si era scoperto, anzi fu lei stessa a dirmelo,
appartenere ad una donna deceduta qualche anno prima in un pianeta vicino. Mi ricordo che disse che era stato il mio potere a “richiamarla” e io risposi che, qualunque cosa avessi fatto, non era stata assolutamente mia intenzione.
Non so esattamente fino a che punto si spinga il mio potere in questo campo e so che può sembrare spaventoso, tuttavia io ritengo che sia un dono, anche se a dire la verità comunicare con i morti non era esattamente ciò che mi aspettavo.
Quando dissi ai miei ciò che mi era accaduto, non ne furono sorpresi. Mio padre sembrava più sollevato dal fatto di non avere una figlia totalmente inutile piuttosto che preoccupato dall’entità del mio nuovo potere, totalmente sconosciuto per lui.
Mia madre invece, non reagì come mi ero aspettata. Non ci fu nessuna scenata, nessun urlo isterico. Ci
mise un po’ per decidere cosa fare ma alla fine arrivò alla conclusione e fu più razionale di quando mi aspettassi. Tutti sapevamo che dovevo essere addestrata e controllata prima che le mie facoltà finissero per fare qualcosa di pericoloso.
Così conobbi Cristina, che mia madre si preoccupò tanto di presentare come “una mia amica sensitiva” ma che non tardai a capire che in realtà si trattava di una vera sacerdotessa vudù. La differenza sostanziale tra sensitivi  e praticanti vudù sta nel fatto che i primi, potenzialmente, possiamo esserlo tutti. A chi non è mai capitato di sentire una sorta di energia nei pressi di un cimitero o una suggestione particolare dove si credeva che il luogo fosse abitato da spiriti? Il vudù invece può essere considerato alla stregua di una religione e se la sacerdotessa è veramente credente allora può diventare estremamente potente e pericolosa. Al giorno d’oggi, il vudù è una pratica riconosciuta e i praticanti non sono più così “integralisti” come un tempo. Tuttavia i pregiudizi delle persone non contribuiscono certo all’integrazione di tali individui nella società. Forse fu questo il motivo per cui mia madre fu tanto restia ad indicarmi la vera natura di questa sua strana amica. Nonostante ciò, i poteri che possedeva comprendevano a pieno i miei per questo accettò volentieri di diventare la mia mentore.
In tutto questo, dove mi colloco io? Beh, ancora non sono riuscita a trovare una risposta. 
Gli insegnamenti di Cristina mi furono molto utili e fu grazie a lei che capii di non dovermi sottovalutare. Le mie capacita, erano secondo lei, “un dono di Dio”. Pur non credendo in nessun tipo di divinità, accettai le mie facoltà e molto presto cominciai a svilupparne di nuove.
 Mi venne spiegato che la capacità di percepire le anime e le energie altrui era alimentata da una mia energia interna, che poteva essere accumulata ma soprattutto convertita e utilizzata diversamente. Potevo creare campi di forza e chiamare a me qualsiasi tipo di oggetto oppure creare energia elettrica. Finora, con l’addestramento base ero riuscita a non causare nessun tipo di incidente e di questo ringrazio ogni giorno l’aiuto che mi hanno offerto.
Tutt’ora quando ne sento il bisogno, Cristina mi “contatta” e comunichiamo telepaticamente grazie alla connessione che i nostri due poteri, essendo in parte simili, hanno stabilito col tempo.
Ormai da due anni lei ha apertamente dichiarato di essersi, per così dire, ritirata dal campo ma so per certo che nel suo aiuto posso sempre contare.
 
Goten, dal canto suo, non si è mai mostrato entusiasta di queste mie capacità psichiche per questo non ha mai perso occasione per criticare e lagnarsi del fatto che io liberassi la mia “energia” per cercare la sua e capire dove si trovasse. 
Lui ne era oltremodo irritato e dichiarava di sentire qualcosa di strano quando il mio potere lo trovava e questa cosa lo faceva infuriare. Diceva di sentirsi come “intrappolato” o “preso alle spalle” e per questo motivo mi aveva intimato di non farlo mai.
Pur avendo più volte lottato per i diritti dei miei poteri, affermandone l’utilità in situazioni di emergenza e cercando di spiegare che non era una cosa del tutto diversa da ciò che faceva lui quando percepiva le nostre aure, mi aveva fatto promettere che non avrei usato le mie capacità, se non appunto, in casi di emergenza.
Fu proprio questo compromesso che mi dissuase dal cercare la sua energia e usare il telefono per chiamarlo ma, come immaginavo, non fu la sua voce ad rispondermi ma la segreteria. 
Non mi arrabbiai perché era tipico di lui isolarsi quando c’era qualcosa che non andava a casa sua e pensandoci bene sapevo persino dove avrei potuto trovarlo. Il punto era che non avevo la più pallida idea di che cosa ci fosse che non andava. Il fatto che Chichi avesse l’influenza non mi sembrava un motivo valido per tagliarsi fuori da tutto e da tutti.
Comunque decisi di lasciarlo cuocere nel suo brodo almeno per un altro po’, perciò lasciai perdere il telefono e cominciai a prepararmi. Ovviamente dovevo cominciare la mia giornata, con o senza di lui: scelsi dei vestiti e mi chiusi in bagno, almeno lì avrei passato un’ora a pensare solo a me stessa. A volte essere donne è davvero utile!
 
Optai per una doccia. Avrei preferito di gran lunga un bagno con la schiuma tuttavia avevo cominciato a sentire voci fuori dalla porta e ciò significava che le domestiche erano arrivate al piano e presto sarebbero arrivate anche nella mia stanza. Certo le domestiche sono utilissime se si è pigri come me in fatto di tenere in ordine la stanza ma rimangono una pessima scelta se si parla di privacy. 
Dovevo sbrigarmi, ma prima che potessi soltanto                                                     azionare il getto d’acqua, fui distratta dalla suoneria del mio telefono. 
Era un messaggio perciò non ebbi molta fretta. Recuperai il cellulare con calma, anche perché faticai a ricordare immediatamente dove lo avevo lasciato. Come ho detto, non è un arnese che amo particolarmente, perciò non bado molto a dove lo lascio. Lo trovai per terra, accanto al letto.
Era Trunks, mio fratello. Mi avvisava che Cindy, la domestica che a quanto pare aveva il turno quella mattina, stava per salire da me. Tante grazie fratellino, ma fin qui potevo cavarmela benissimo da sola. 
Perciò risposi: “Grazie ma sono sveglia da un po’ e ho già sentito il via vai in corridoio”.
Ebbi appena il tempo di scaraventare il cellulare di nuovo dove l’avevo trovato che sentì bussare alla porta e un attimo dopo, Cindy entrò con tutti gli attrezzi necessari alla pulizia di camera e bagno.
“Buongiorno signorina Brief!”
“Buongiorno Cindy, immagino che non ci sia tempo per fare una doccia, vero?”
“Mi dispiace ma oggi siamo poche e io devo ancora finire il piano e passare a quello superiore. Ordini dall’alto”.
Ovviamente l’ordine dall’alto veniva direttamente da mia madre, perciò decisi che scatenare una faida familiare per una semplice doccia, che avrei potuto fare dopo colazione, non era affatto necessario.
Mollai i vestiti che avrei dovuto mettere dopo che mi fossi lavata 
e pensai in un primo momento di infilarmi una vestaglia ma poi mi ricordai di avere ancora addosso il top e i pantaloni della sera prima.
Così lasciai perdere tutto, salutai Cindy e la lasciai a svolgere il suo lavoro dirigendomi al piano di sotto, in cucina.
Casa nostra, lo ammetto, era uno spreco di spazio. Tuttavia va spiegato che la maggior parte di esso era impiegato per i laboratori di mia madre e di mio nonno. Dopotutto la Capsule Corporation era la maggior produttrice di invenzioni e tecnologie del paese e la mia famiglia aveva guadagnato una posizione di rilievo nella società, vantandosi di offrire posti di lavoro a migliaia di persone
grazie a questo impero faticosamente conquistato. E di questo non posso certo lamentarmi, beato chi lo sa portare avanti, dopo tutti questi anni!
Arrivata in cucina trovai Trunks intento a fare colazione e a leggere le notizie sul suo telefono-palmare. Era talmente ingombrante da poterlo tranquillamente considerare come un mini computer.
“’Giorno” mi disse, senza alzare lo sguardo.
“Hai lasciato qualcosa anche per me, o ti sei già mangiato tutto?”
“C’è del caffè nella caraffa e il latte è in frigo, per i cereali e i biscotti temo che tu sia arrivata tardi.”
“Grandioso.”
Lasciai il latte dove si trovava e mi versai un’intera tazza di caffè. Era vitale cominciare la giornata con il caffè come se senza non riuscissi ad essere me stessa al 100%.
“Allora Trunks, racconta, cosa farai oggi per contribuire al fallimento della nostra bella azienda di famiglia?”
Lui rise, era da quando lavorava in ufficio, sotto il comando di mia madre che lo prendevo in giro. Lui da tempo ormai aveva smesso di arrabbiarsi. D’altronde, o credeva che avessi ragione o semplicemente si era stancato di rispondere alle mie provocazioni. 
“Lavora tu di domenica, noi oggi andiamo a pescare!”
“Noi?”
“Si me l’ha proposto Gohan, credo ci sia anche Goku. E no, prima che tu me lo chieda non so niente di Goten.”
“Non te l’avrei chiesto, veramente.”
“Io dico di si, in ogni caso sono affari vostri, così come il motivo per cui non è venuto qui stanotte, io non voglio saperne nulla perciò ti ho anticipato.”
Rimasi sconcertata. Ovviamente la sua assenza non poteva passare inosservata dato che la sua aura non si era avvicinata a casa nostra, come ormai faceva ogni sera. Quello che mi colpì fu la velocità con cui mio fratello si era preoccupato a farlo presente, restando un po’ sulla difensiva. Sembrava arrabbiato.
Era comprensibile, comunque, che la nostra storia gli avesse un po’ sconvolto i piani. Mi hanno sempre detto che tutto cambia quando un amico si fidanza, perciò posso capire quanto può essere “traumatizzante” se questo amico ti molla per tua sorella. 
In effetti c’erano state diverse discussioni sul fatto che Goten passava più tempo con me che con lui, ma ormai nell’ultimo periodo la cosa si era attenuata. Eravamo tutti adulti ormai, no?
Stavo per rispondere a tono, ma poi mi venne in mente un’altra cosa.
“Non so che cosa abbia, sinceramente. Comunque, Goku quindi è a casa? Immagino che Chichi stia piuttosto male.”
Mi guardò con aria interrogativa. 
“Gohan non mi ha detto niente. E se Chichi stesse male non credo che avrebbero organizzato una gita di pesca. Comunque puoi chiederlo a loro, tra qualche minuto saranno qui.”
 
Ero perplessa. Adesso avevo la certezza che Goten mi stesse evitando. Ammesso che Chichi stesse davvero male, non era di certo rimasta sola a casa durante la notte.
Rimasi ferma a riflettere, bevendo a piccoli sorsi il mio caffè per un tempo che mi sembrò un’eternità. Dunque avevo combinato qualcosa? O era solamente un altro dei suoi capricci? 
Il flusso dei pensieri fu interrotto dal suono del campanello.
“Puoi andare tu? Non c’è nessuno in casa e suppongo che Cindy sia ancora di sopra a pulire.”
Ero irritata e confusa e sentì la mia energia ribollire e fluire in tutto il corpo. Sicuramente Trunks lo percepì e mi guardò, incerto sul da farsi. Lui era cresciuto con me e in un certo senso “capiva” il mio potere, pur non conoscendolo. Perciò era sempre estremamente cauto sul da farsi quando sentiva che ne facevo sfuggire una parte. Feci del mio meglio per apparire il più possbile me stessa e ricacciai indietro tutto il mio potere, alzando il più possibile le “barriere” che lo tenevano a bada.
“Se non ti sai controllare, apparirai debole” mi diceva sempre Cristina. Perciò le barriere furono la prima cosa che imparai ad usare. Effettivamente sono un’ottima difesa per non essere sopraffatti dalla propria energia e, in casi estremi, da quella altrui. Finalmente mi calmai e feci un respiro profondo.  Non era di certo colpa sua se Goten mi aveva spudoratamente mentito  perciò lasciai perdere e andai a fare quello che mi aveva chiesto.
La porta d’ingresso principale non era lontana dalla cucina, bastava passare dalla sala da pranzo ed immettersi in un piccolo corridoio alla fine del quale si trovava l’immenso portone. 
Percepì l’energia di Gohan e quella di suo padre prima ancora che aprissi la porta perciò non fu una sorpresa quando me li trovai davanti entrambi. Nonostante il mio pessimo umore sorrisi, era bello vederli.
Gohan fu il primo a salutare.
“Ah, la mia cognatina preferita!” 
“Sai benissimo che non lo siamo! 
“Non ancora, ma lo saremo presto”.
Lasciai correre il discorso per salutare Goku. Era strano vederlo. Assomigliava in un modo incredibile al mio fidanzato, eppure erano estremamente diversi. Goku viveva nella serenità più totale ed era ingenuamente e perennemente allegro. Goten non lo era affatto, pur avendo ereditato l’aspetto del padre, caratterialmente era l’opposto. Si può senza dubbio affermare che la più scontrosa sono io ed è estremamente difficile andare d’accordo con me ma Goten era senza ombra di dubbio più riservato e introspettivo. 
“Ciao anche a te Bra” disse, abbracciandomi.
Non ero esattamente il tipo da abbraccio, ma per lui fu la cosa più naturale del mondo.
“Trunks è in cucina che fa colazione, se volete andare da lui.”
Fu Gohan a rispondermi, tuttavia non ero in alcun modo preparata a ciò che mi chiese subito dopo.
“Ottimo, anche Goten è in cucina? Cos’ha detto, viene anche lui con noi?”
Sicuramente mi lasciai andare ad un’espressione preoccupata che non sfuggì a nessuno dei due.
“Beh, io pensavo che.. Fosse qui, come sempre no?” 
La consapevolezza mi colpì come un pugno nello stomaco.
Così nemmeno le persone che abitavano con lui sapevano dove fosse e questo ovviamente significava che, chiaramente, non aveva passato la notte a casa.
La situazione andava di bene in meglio!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Salve a tutti cari lettori! 
Mi dispiace farmi sentire solo ora ma ho voluto lasciare il prologo volutamente senza un intervento da parte mia. Comunque adesso siamo entrati nella storia vera e propria con un capitolo abbastanza “soft” che serve a spiegare un po’ la situazione iniziale. 
 Volevo solo dire un paio di cose: la prima è che sono contenta perché ho visto che l’incipit della mia storia è stato letto da molte persone e perciò vi ringrazio. Tuttavia nessuno ha lasciato una recensione, rendendomi difficile capire se effettivamente è stato letto perché piaceva oppure no. Mi piacerebbe che stavolta qualcuno lasciasse un piccolo commento per dire cosa ne pensa fino ad adesso, e se vale la pena continuare a pubblicare.
La seconda cosa che volevo dire è già evidente nel testo. Ho voluto dare a Bra poteri diversi da quelli degli altri per motivi che verranno spiegati più avanti, nel corso della storia. Spero di non deludervi e prometto che il terzo capitolo arriverà prestissimo.
Grazie ancora a tutti, aspetto un vostro riscontro! A presto 
   
 
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