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Autore: Ryta Holmes    13/04/2005    9 recensioni
Cosa accadrebbe se il famoso trio fosse invece un quartetto? Come cambierebbe la vita del mago più famoso? E se poi ci fosse di mezzo anche il destino?
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Fantasy, Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30

Il mio destino e' qui con te

Capitolo 30

Only with you

Il pallido sole invernale le stuzzicò le palpebre, tanto da scuoterla dallo stato di torpore in cui era caduta. Era tutta la notte che viaggiava su quella scopa e nonostante vi avesse applicato degli incantesimi per star più comoda e anche più calda, si era ritrovata con un terribile mal di schiena e un principio di raffreddore.

Prima o poi avrebbe dovuto farlo quel dannato esame di Smaterializzazione...

Si mise seduta composta, guardando per un po' il sole albeggiare, velato da una coltre di nebbia che rendeva i bordi dell'astro parecchio confusi.

Portò lo sguardo in basso e notò la costa in lontananza. Era quasi arrivata.

Il pensiero di essere a casa però, le riportò subito alla mente le condizioni di suo padre. In fin di vita. Non c'era scritto nient'altro di importante in quella lettera, tranne che una decina di scuse scritte sicuramente con mano tremante.

Sua madre non voleva che si preoccupasse, che lei si scapicollasse come stava facendo in quel momento fino a Penwith per raggiungerli, rischiando così il posto di lavoro e la salute.

Ma poi aveva scritto che le condizioni era peggiorate. Di cosa? Che era accaduto a suo padre di così terribile? 

In vista delle casette disseminate del paese, iniziò a manovrare la scopa perché scendesse. Planò sul prato antistante la sua abitazione e scese in tutta fretta, avvicinandosi alla porta. 

Suonò che ancora cercava di respirare a fondo e di riprendersi dalla lunga traversata in cielo. Si sistemò la borsa che aveva portato con sé, posandola su una sola spalla in modo da poterla lasciare con più facilità una volta entrata in casa.

Fu sua madre che le venne ad aprire. Aveva sospirato sconsolata e con le lacrime agli occhi non appena l'aveva riconosciuta. L'aveva abbracciata senza lasciarle il tempo di entrare e le aveva chiesto scusa con voce tremante.

Ryta la strinse forte cercando di calmarla. "Non preoccuparti, ma'... dimmi cosa è successo..." le rispose cercando di mostrarsi tranquilla, mentre dentro di sé si sentiva come se fosse in mezzo ad una burrasca.

Entrarono in casa abbracciate, Ryta posò il suo zaino e guardò negli occhi sua madre per farla parlare. Voleva sapere e al più presto.

"Dov'è papà?" chiese facendo sfuggire una nota di ansia.

"E' nella sua stanza... ti vuole vedere..." rispose la signora Holmes con voce spenta, asciugandosi le lacrime. "Tesoro, mi dispiace, non è che non volevamo dirtelo, ma all'inizio non era nulla, si è aggravato all'improvviso..."

"Ma cosa è successo?!" chiese lanciando uno sguardo alle scale che portavano al piano superiore, dove si trovava il padre.

"E' successo tutto velocemente... è uscito in mare nonostante fosse guarito da pochissimo da una brutta influenza, e ha avuto una ricaduta... inizialmente stava meglio, il medico l'ha anche visitato, ma poi ieri è peggiorato all'improvviso!" spiegò la donna, prendendo a singhiozzare.

"Hanno... hanno detto che i suoi polmoni non reggono più... sono vecchi e la ricaduta è stata troppo forte... e ormai non c'è più niente da fare..."

Ryta riabbracciò sua madre, angosciata. "Calmati ora, forza..." aveva voglia di piangere, ma non poteva farlo, non ora che sua madre aveva bisogno di lei.

"Ryta..." una voce alle sue spalle la fece voltare incuriosita. Provò a sorridere, salutando suo fratello Josh e lasciandosi accarezzare la spalla.

Il ragazzo la guardò triste. "Lascia la mamma a me... va da papà adesso... ti sta aspettando." le disse facendo segno col capo alla scalinata bianca.

La donna annuì, sciogliendosi dall'abbraccio della signora Holmes e iniziò a salire al piano di sopra. Man mano che la stanza dei suoi genitori si faceva sempre più vicina, la sua ansia e la sua angoscia aumentarono ancora di più. Aveva una paura tremenda, ma nello stesso momento non vedeva l'ora di vedere suo padre.

Aprì la porta della stanza e restò per alcuni secondi incerta se entrare o meno. Aveva visto il signor Holmes con gli occhi chiusi e non sapeva se stesse dormendo. Aveva quasi pensato di richiudere la porta, quando aveva sentito la sua voce flebile richiamarla.

Ryta si era fatto coraggio nonostante si fosse accorta del suo respiro irregolare e difficoltoso e del suo tono di voce rauco e sforzato. Era entrata e aveva abbozzato un sorriso avvicinandosi al letto.

"Papà..." aveva mormorato piano, chinandosi per dargli un bacio sulla guancia e sedendosi poi sulla sedia al fianco del letto. "Che cosa hai fatto, eh?" lo rimbrottò amorevolmente, accarezzandogli una mano e prendendola tra le sue.

L'uomo provò a ridacchiare. "Lo so... lo so... tua madre me lo ha già detto un migliaio di volte... ma che devi farci, ormai è tardi per rimproverarmi, no?" spiegò con un filo di voce, stringendo la presa per quanto riuscisse.

"Papà ascoltami, forse se ti porto al S. Mungo possiamo vedere di far qualcosa, ho un'amica che-" provò aumentando il tono di voce e la velocità delle parole, ma il padre la interruppe richiamandola più volte.

"Ryta... ci abbiamo già provato... Miss Arrow ha chiesto un consulto, ma le hanno detto che nemmeno loro posso fare niente più... è troppo tardi..."

La ragazza si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere l'angoscia. Possibile che niente mai dovesse andare bene? Prima quello che era accaduto con Harry, ora suo padre... tutto sembrava andarle contro!

Sospirò rassegnata, stringendo la mano del padre con fare ossessivo. "Non è giusto..." si lasciò sfuggire, abbassando il capo.

John Holmes strinse gli occhi osservandola. "Bambina mia, cosa c'è che ti assilla tanto... non devi essere triste per me..."

Ryta sbuffò. "Non è semplice..." biascicò quasi stizzita da quelle parole.

"Ma c'è dell'altro vero? Sei tormentata, bambina, te lo leggo negli occhi... e non riguarda solo me, lo sento."

Era sempre così. Persino in punto di morte si accorgeva che qualcosa non andava ed era pronto a consigliarla.

"Si tratta di Harry Potter, vero?" aggiunse poi, mostrando poi un tono quasi ironico.

La donna annuì. "E' sempre lui... lo sai che solo lui mi rende così..."

Il padre volse gli occhi davanti a sé e cercò di prendere un profondo respiro. Fu molto lento e sofferto, ma alla fine riuscì a farlo stare meglio. Incrociò ancora gli occhi della figlia, identici ai suoi e la guardò con aria decisa.

"Ascoltami Ryta, voglio che tu ricordi sempre queste parole. Segui il tuo cuore, non smettere mai di ascoltarlo perché è lui che ti dice la cosa giusta da fare... hai capito, Ryta? Lascia stare il cervello, quello non serve sempre, anzi a volte è proprio per colpa sua che si soffre inutilmente... fai questo per me, ti prego..." aggiunse abbassando il tono di voce e prendendo a respirare a piccoli tratti, con fatica.

La strega annuì, mentre il labbro le tremava. "Lo farò... te lo giuro, lo farò..." gli promise. Quando si accorse che il suo respiro si era reso ancora più difficoltoso, lo richiamò con voce molto più alta, alzandosi in piedi e posandogli una mano sulla fronte.

"Papà, ti prego... calmati adesso!" si agitò ancora di più, notando che il suo respiro non si regolarizzava. Si avvicinò alla porta, la aprì e chiamò sua madre e suo fratello a gran voce. Un attimo dopo erano tutti lì davanti a lui.

Annah Holmes continuava a singhiozzare, accarezzandogli la fronte, mentre Ryta e Josh sedevano ai suoi lati in silenzio.

John sorrise un'ultima volta. "Non piangete per me... vi prego... voglio che sappiate che non ho rimpianti in questa vita e che sono orgoglioso di tutti e tre... so che siete forti e che vi riprenderete... vi aiuterò io da lassù... perciò fatevi forza, eh? Promettetemelo..."

Fecero appena in tempo ad annuire e a rassicurarlo, e l'attimo dopo, il signor John Holmes si era spento per sempre.

Ryta osservò il viso sereno di suo padre, con aria svuotata. Sul volto indurito non una sola lacrima. Solo il cuore era ben più sofferente di quello che sembrava.

*   *   *

"Quindi penso che per la competizione potrei usare... ehi, Harry, mi stai ascoltando?"

Potter si scosse dai suoi pensieri e guardò stranito il suo collega e vecchio amico Neville Paciock, che richiamava la sua attenzione. Erano in Sala Grande a far colazione assieme a quasi tutti i professori. Nella sala vi erano anche solo un paio di studenti e la tranquillità regnava.

Abbassò lo sguardo sospirando. "Sì... scusami Neville... ero solo soprapensiero..."

"Stai pensando a Ryta vero?" gli chiese l'amico, portando lo sguardo sul succo d'arancia che aveva davanti e prendendo a sorseggiarlo lentamente.

"Sì... pensavo a lei..." ammise. "Ormai sono tre giorni che è partita e non ci ha fatto sapere ancora niente..." spiegò, addentando il bacon che aveva nel piatto di controvoglia.

Dalla notte di Capodanno non ne aveva più saputo nulla. Se n'era andata per via di suo padre e non aveva più mandato nessun messaggio che li avvisasse della situazione. La voce di quello che era accaduto si era sparsa, ma in realtà il suo pensiero andava spesso a quella notte in cui aveva ricevuto il suo rifiuto. 

Adesso non sapeva cosa fare... doveva ricominciare? Ignorare l'accaduto e continuare a far la parte del bravo amico sempre pronta ad aiutarla? O far di nuovo finta che non sia mai esistita, riprendendo a vivere e a cercare un'altra anima gemella?

Di certo vista la situazione e il fatto che mancavano ancora sei mesi alla fine di quell'anno, la soluzione migliore sarebbe stata la prima. Eppure sentiva che non era il caso di arrendersi completamente. Forse un giorno Ryta avrebbe capito, forse si sarebbe arresa e lui avrebbe potuto rifarsi avanti.

I suoi pensieri furono interrotti dal verso di un gufo entrato all'improvviso nella sala. Alzò gli occhi incuriosito e restò sorpreso nel constatare che si trattava di Luna.

Osservò il rapace fermarsi davanti al professor Silente e tendere la zampa per consegnarli una lettera sicuramente di Ryta.

Il preside accarezzò il piumaggio speciale del gufo e gli permise di finire la colazione, dopo aver preso la pergamena arrotolata.

La lesse attentamente e poi sospirò con aria triste, consegnandola alla McGranitt. "Minerva, per favore, rispondile dicendo di prendersi tutto il tempo che vuole. Non ci saranno problemi a sostituirla."

La professoressa di Trasfigurazione lesse la missiva e annuì con aria grave. Fu a quel punto che Harry si alzò in piedi, seguito da Neville e si avvicinò ai due.

"E' successo qualcosa?" chiese preoccupato, ma nello stesso istante temendo di non vederla mai più.

La McGranitt gli mostrò la lettera e si alzò in piedi diretta la suo ufficio. Harry mosse gli occhi velocemente, leggendo e poi fece cadere la pergamena sul tavolo.

Gentile professor Silente,

La voglio ringraziare di cuore per la lettera che mi ha mandato in cui mi chiedeva le condizioni di mio padre. Purtroppo devo avvisarla che è venuto a mancare tre giorni fa e mi scuso di cuore per non avervi risposto prima. So che non è giusto approfittare così di voi, ma volevo chiedere se fosse possibile avere alcuni giorni liberi per poter restare accanto alla mia famiglia e sistemare tutte le operazioni che mio padre aveva lasciato in sospeso. Spero di non apparire scortese. 

Un saluto a voi e a tutti professori.

Ryta Holmes

*   *   *

"Ryta, perché non torni ad Hogwarts?"

La voce della signora Holmes era risuonata tra le pareti della cucina, limpida e chiara.

"Eh?" la ragazza alzò lo sguardo dal libro che leggeva e osservò stupita sua madre che era affaccendata nella preparazione di qualche buona ricetta.

"Ho detto, perché non torni ad Hogwarts!" ripeté sillabando bene le parole. In volto aveva uno strano sorriso. Erano trascorse due settimane da che John era morto e la moglie sembrava essersi completamente ripresa. Certo, il marito le mancava molto e qualche volta si lasciava prendere dallo sconforto, però ora appariva molto più tranquilla e rilassata.

Aveva pianto molto ed evidentemente aveva deciso di averlo fatto abbastanza.

Ryta abbassò lo sguardo, scuotendo la testa. "Non scherzare, avete ancora bisogno di me..." rispose, sospirando e riprendendo la lettura come se nulla fosse.

Annah Holmes posò un mano sul fianco e con l'altra brandì un cucchiaio di legno. "Non dire stupidaggini! E' vero, se non ci fossi stata tu chissà dove saremo adesso, però ormai ci siamo ripresi tutti! Josh esce sempre con quella bella ragazza che ha conosciuto alla festa di Natale in città ed io sto benissimo ormai. C'è sempre tuo fratello che mi fa compagnia e poi Miss Arrow ormai viene tutti i giorni. Non voglio che resti bloccata qui solo per me, quando hai un sacco di lavoro ad Hogwarts e le indagini per il giornale!" concluse avvicinandosi a lei e rendendo più dolce il tono di voce.

Ryta si lasciò accarezzare la testa. Lo sapeva. Aveva visto sua madre riprendersi giorno dopo giorno, mentre lei si affaccendava in tutto. Si era preoccupata della messa funebre e della sepoltura. Non si era fatta accompagnare da nessuno quando aveva scelto la bara, i fiori e tutto il resto e poi aveva avvisato tutti i loro parenti e amici e li aveva accolti in casa per le condoglianze.

Aveva consolato sua madre al funerale. Una cerimonia semplice e con pochi intimi, tra le persone che più volevano bene a John Holmes.

E poi si era messa d'impegno per sistemare tutte le questioni bancarie e finanziarie di cui sua madre e il suo fratellino poco più che ventenne non erano capaci. Non aveva avuto un attimo di tregua, tanto che aveva persino avvisato la scuola con tre giorni di ritardo di cosa era accaduto a suo padre.

Non aveva avuto nemmeno il tempo di piangere. All'inizio non se lo era permessa. Adesso era lei quella forte in famiglia e tutti le si erano appoggiati dopo la morte di suo padre. Poi però non c'era più riuscita.

Alla cerimonia non aveva versato una sola lacrima, mentre abbracciava sua madre disperata. Era commossa dentro, distrutta meglio ancora, ma non era stata capace di mostrare quel dolore esternamente. Si era tenuta tutto dentro creando una cortina di acciaio che l'aveva fatta apparire insensibile.

E con i giorni tutta quella tristezza repressa, l'aveva condotta ad uno stato di apatia e di lentezza che non erano mai stati suoi. In pratica si rendeva conto di non provare più delle vere emozioni. Non ci riusciva. Non la trasportava l'allegria che sua madre aveva recuperato e quasi non l'era importato quando Josh le aveva presentato la sua ragazza, Sarah. Si sentiva solo svuotata, ma di questo non ne aveva fatto parola con i suoi familiari e anzi al contrario aveva sempre fatto finta di niente.

Ryta aveva guardato sua madre non convinta. "Posso stare tranquilla se ti lascio da sola?"

La signora Holmes annuì. "Sì che puoi esserlo... e poi te l'ho detto, non sono praticamente mai da sola."

Madre e figlia si abbracciarono prima di avvertire uno strano odore di bruciato e di creare il finimondo nella cucina.

La mattina seguente, Ryta salutò la madre e il fratello e si rimise in viaggio verso Hogwarts. In realtà non aveva avvisato nessuno, ma solo perché se avesse cambiato idea all'ultimo momento, non avrebbe rischiato di creare problemi al personale docente.

Non aveva una gran voglia di riprendere a lavorare né di dare spiegazioni a tutti. Al funerale nessuno dei suoi amici si era fatto vivo tranne Ron. Hermione avrebbe voluto esserci, ma purtroppo i gemelli si erano ritrovati con una strana malattia magica presa chissà dove ed era stata costretta a restare a casa. Ron si era scusato ed era rimasto un po' con lei, facendola sentire meglio, ma poi se n'era andato e lei era rimasta di nuovo da sola ad affrontare tutto.

Harry e gli altri avevano saputo di suo padre dopo il funerale, perché con tutte le cose da fare le era passato completamente per la testa il fatto che lavorasse anche ad Hogwarts.

Harry... presto lo avrebbe rincontrato di nuovo... non lo vedeva da quella sera in cui l'aveva baciata e lei se n'era andata via...

Si rese conto con una punta di tristezza che in quel momento non le importava nulla. Niente della vita la stuzzicava in quel momento, si sentiva solo stanca e vogliosa di cambiare aria. Nient'altro.

Volò per diverse ore, fermandosi più volte nei posti che la incuriosivano dall'alto e giunse in vista della scuola solo a sera tarda. Era parecchio infreddolita ma ci fece caso solo quando varcò la soglia del grande portone della scuola e lo sbalzo di temperatura si fece sentire.

Sospirò. Era tornata. Da quel momento in poi avrebbe ricominciato con tutto il tram tram giornaliero, nonostante non ne avesse voglia. Alzò lo sguardo verso le porte che davano alla Sala Grande. Proveniva un chiacchiericcio allegro da quella parte, segno che tutti i ragazzi erano a cena.

Ma sussultò quando la voce della McGranitt risuonò tra le pareti dell'Ingresso. "Signorina Holmes!" fu la reazione sorpresa dell'anziana donna, nel trovarsela davanti senza preavviso.

Ryta salutò cortesemente, riprendendo la borsa che aveva posato per terra. "Salve professoressa... mi scusi se non ho avvisato, ma-"

"Lascia perdere le scuse... sarai affamata dopo tutto quel viaggio, vieni in Sala Grande." la interruppe bonariamente la donna, facendole segno di seguirla.

La ragazza non si oppose, varcò la soglia con lo sguardo fisso di fronte a sé ignorando le occhiate incuriosite degli allievi che l'avevano riconosciuta. Salutò senza troppo entusiasmo alcuni professori e si sedette al suo solito posto vicino ad Harry.

"Ciao." disse soltanto, senza incrociare il suoi occhi speranza e sistemandosi il tovagliolo sulle gambe.

Harry, come tutti gli altri furono molto sorpresi del suo ritorno così improvviso, ma nessuno lo fece notare e anzi tutti si impegnarono a mostrarsi gentili e amichevoli. Cosa che Ryta non volle assolutamente.

Solo Malfoy se ne uscì con una delle sue solite battute. "Era ora che tornassi a lavorare, sono giorni che sgobbiamo mentre tu ti riposi, sai?" le aveva detto con il suo tono arrogante di sempre. Eppure per Ryta fu l'unico che riuscì a sopportare quella sera.

Non parlò molto, non mangiò nemmeno tanto e adducendo la scusa di essere molto stanca, si ritirò presto nella sua stanza, concedendosi un meritato riposo. 

Con Harry scambiò solo qualche parola di cortesia e a tutti mostrò quel suo sorrisetto di circostanza, sperando che funzionasse anche lì. Sembrò di sì, visto che in molti si tranquillizzarono dopo averla vista e smisero velocemente le loro smancerie.

Mentre chiudeva gli occhi, vinta dalla stanchezza, si rese conto di quanto in realtà non stesse bene, ma al momento non sapeva come fare per migliorare la situazione.

*   *   *

Dal suo ritorno i giorni si erano susseguiti piuttosto apaticamente. Si alzava la mattina, faceva colazione prima che arrivassero tutti gli altri, si chiudeva nell'aula finché non arrivavano i suoi studenti e lasciava che essi leggessero per ore, senza aprire bocca.

Evitava il pranzo. Non perché non volesse vedere nessuno, ma semplicemente perché non aveva fame. Se cenava la sera, di solito era molto tardi, o delle volte si ritrovava la notte a scendere nelle cucine per farsi dare qualcosa dagli Elfi Domestici.

Niente la interessava. Era cortese e gentile con tutti, ma aveva perso quella carica che era sempre stata sua. Non rideva, non si interessava più a nulla. Tutti i professori avevano iniziato a prepararsi per la giornata di competizione che si sarebbe svolta in Aprile, ma lei continuava come se non esistesse. 

Persino Piton, che di solito era restio a quelle cose, aveva iniziato a pianificare prove durissime per chi si fosse trovato a gareggiare. E invece lei niente.

Spesso i suoi alunni le avevano chiesto in cosa si sarebbero dovuti preparare, ma lei sorrideva come sempre e rispondeva che ci avrebbe pensato, cosa che poi non capitava mai.

Non parlava più molto con nessuno dei suoi colleghi. Era sempre silenziosa e immersa in qualche lettura che aveva preso in prestito dalla Biblioteca e aveva persino smesso con le ricerche.

Il suo capo le aveva mandato un paio di Strillettere dove le urlava che fine avesse fatto, ma lei le aveva lasciate strillare ignorandole completamente.

Si rendeva ben conto delle sue condizioni, ma davvero non sapeva come fare per sentirsi meglio. Non aveva neanche voglia di impegnarsi, lasciava che la vita scivolasse via come se a lei non importasse.

Un pomeriggio dei primi di Marzo, si trovava seduta su una panchina in giardino, nei pressi del lago, intenta a leggere uno strano libro di un autore Babbano che Miss Arrow le aveva spedito consigliandole di leggerlo.

Era appena arrivata a metà quando aveva sentito una voce richiamarla. Aveva alzato lo sguardo e si era ritrovata ad osservare due occhi verdi particolarmente seccati.

"Ciao Harry..." aveva risposto atona, riportando l'attenzione sulle pagine. Aveva notato che indossava una divisa da Quidditch con tanto di protezioni, ma aveva fatto finta di nulla, come sempre.

Il mago si era avvicinato di più e con fare deciso le aveva sfilato il libro di mano, chiudendolo senza curarsi di lasciare il segno.

"Ehi, ma che fai!" esclamò Ryta indispettita, alzandosi in piedi per cercare di recuperarlo.

Harry alzò il braccio per evitare che lo riprendesse. "Lascia perdere i libri adesso. Mi servi sul campo, ora." spiegò serio. Era stufo di vederla in quelle condizioni. Ora si sarebbe messo d'impegno lui e farle passare quell'apatia.

Ryta saltellò non riuscendo a raggiungere il suo braccio troppo lungo. Fece per estrarre la bacchetta, ma l'altra mano di Harry le bloccò il polso.

"Ti ho detto che adesso servi a me, quindi..." lanciò nel lago il libro senza troppi problemi. Lo osservarono assieme scomparire sotto la superficie liscia dell'acqua, che si increspò per un attimo a causa del corpo che l'aveva agitato.

Ryta lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. "Ti ringrazio... quel libro non era nemmeno mio." spiegò mostrandosi leggermente seccata.

Harry la ignorò e continuando a stringerla per il polso, la trascinò verso il campo da Quidditch. 

"Si può sapere che vuoi da me?" chiese lei, cercando di divincolarsi.

"Te l'ho già detto, ti voglio sul campo. Ho bisogno di te per mostrare ai ragazzi come si gioca a Quidditch."

Ryta si fermò sgusciando dalla sua presa. "Non giocherò a Quidditch, se è questo che pensi."

L'uomo la osservò per alcuni istanti, prima di estrarre la bacchetta e di pronunciare un incantesimo di Levitazione. Ryta si sentì sollevare da terra e subito dopo la bacchetta le scivolò via dalla manica della giacca Babbana che indossava.

"Cosa... cosa credi di fare! Lasciami andare, subito!" aveva esclamato indignata.

Harry giocherellò noncurante con la sua bacchetta, continuando a mantenerla nella stessa posizione. "Ah, vedo che sei ancora capace di arrabbiarti." le fece notare.

La strega restò stupita da quell'affermazione tanto che da quel momento in poi si lasciò portare senza più protestare fino al campo. Era colpita non tanto dal fatto che lui avesse notato il suo stato di apatia, quando da quello che era la prima volta da quando suo padre era morto che mostrava una qualche emozione.

Si fece lasciare a terra a soli pochi metri dal campo e assieme si avvicinarono al centro, dove un gruppetto di ragazzi attendeva il suo ritorno. Ryta intuì dalle loro divise che dovessero essere tutti i componenti delle varie squadre.

Harry sorrise ai suoi allievi. "Bene ragazzi, adesso facciamo una bella partita!" esclamò allargando le braccia.

I ragazzi osservarono stupiti la professoressa Holmes che in disparte seguiva i movimenti di Harry. Non avevano capito perché improvvisamente si era allontanato e poi l'avevano visto tornare con lei.

Harry indicò alcuni ragazzi. "Grifondoro e Corvonero... tutti i giocatori tranne i Cercatori, forza!" li richiamò con voce alta. 

Gli studenti chiamati saltarono in groppa alle loro scope e si librarono in aria. Harry fece per fare altrettanto, quando si fermò sentendo il tossicchiare di Ryta.

"Potrei sapere cosa dovrei fare?" chiese placida, osservandolo.

"La Cercatrice per i Corvonero... ci riesci ancora, vero?" fece come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"Certo che ne sono capace, ma se non mi ridai la mia bacchetta non posso richiamare la mia scopa né mettermi qualcosa di più comodo."

Harry sembrò risvegliarsi. "Ah, giusto..." frugò nella tasca recuperando l'arma della donna e gliela consegnò.

Ryta con una tranquillità disarmante richiamò con un incantesimo di Appello la sua Firebolt e con un altro trasformò i suoi abiti in una divisa da Quidditch di colore blu. L'attimo dopo la sua scopa era al suo fianco e Ryta vi si sedette, alzandosi di qualche centimetro da terra.

"Ma come ci riesci?" chiese stupito il mago, alludendo all'incantesimo che aveva utilizzato per trasfigurare gli abiti.

La donna scrollò le spalle. "E' un semplice incantesimo che il Ministero ha vietato di insegnare perché danneggiava i commercianti di abbigliamento. Se lo dici a qualcuno sei morto." aggiunse con fare tranquillo, continuando a prendere quota.

Harry sorrise superandola e mettendosi al centro più in alto di tutti. "Bene ragazzi, liberate i Bolidi e il Boccino. Jones, pensaci tu alla Pluffa." indicò un ragazzo biondiccio, dall'aria paciosa che era rimasto a terra.

Jones fece una corsetta verso il baule, prese in mano la Pluffa e si posizionò al centro. 

"Bene ragazzi, al mio fischio iniziamo, voglio che vi impegniate tutti e che giocaste come se faceste una vera partita. Intesi?"

Tutti annuirono, alcuni fecero versi affermativi e poi si posizionarono nei vari punti a cui erano assegnati.

Ryta incrociò il Boccino d'Oro, ma fece finta di niente e raggiunse Harry, mettendosi di fronte a lui. "Potrei sapere cosa c'entro io in tutta questa storia? Sono i ragazzi che devi allenare, non me."

L'uomo le sorrise. "Già, ma avevo voglia di vedere di cosa sei capace e mostrare ai ragazzi che chiunque può darmi filo da torcere, non sono imbattibile come credono."

"Ti ringrazio per il 'chiunque'..." replicò acida, alzando un sopracciglio. Harry rise e poi preso un forte fischio, diede inizio alla partita.

Mentre tutti i ragazzi iniziarono a muoversi da una parte all'altra del campo, cercando di far entrare la Pluffa negli anelli e di disarcionare gli atleti con i Bolidi, Ryta ed Harry si guardarono per alcuni istanti senza muoversi.

La donna sentiva che il suo spirito combattivo stava crescendo e se ormai era stata messa in ballo, tanto valeva giocare. "Cosa penseranno i tuoi fan se ti lasci sfuggire il Boccino da una come me?" domandò in tono insinuante.

Il mago ghignò. "Sempre ammesso che tu ci riesca."

Quella provocazione fu più che sufficiente per risvegliare completamente tutta la sua voglia di vincere e si voltò nella porta opposta in cerca del pallino d'oro.

Harry fece altrettanto e da quel momento in poi si poté dare inizio alla competizione. Saltuariamente gettava occhiate verso il ragazzo per assicurarsi che non avesse avvistato il Boccino, ma per il momento lo aveva visto dividersi tra il suo compito di Cercatore e quello di Allenatore.

Dava consigli ai vari Cacciatori e anche al Portiere, evitando ogni tanto i Bolidi che i Battitori gli lanciavano contro chiedendogli subito dopo scusa.

Fu quando si accorse che quello che stava cercando si trovava proprio alle spalle di Harry, che decise di passare al contrattacco. Sapeva che anche in quella situazione, Harry era un osso duro... dopotutto erano anni che lei non giocava a Quidditch, mentre lui praticamente ci viveva.

Lo richiamò senza smettere di tener d'occhio il Boccino. "Ehi Potter, se perdi così tanto tempo, potrei vincere!" usò di proposito un tono di sfida e poi si lanciò in picchiata verso nella direzione opposta a dove lui si trovava, e praticamente rispetto anche al pallino dorato.

Harry la seguì senza esitare e la strega non poté evitare di sorridere, compiacendosi del fatto che fosse caduto nel giochino.

Un secondo dopo però, se lo ritrovò di fianco e allora decise ancora una volta di provare a ingannarlo. Improvvisando molto velocemente una ritirata per via dell'avvicinamento al suolo, rallentò e prese a volare dalla parte opposta, dove sapeva esserci il Boccino.

Non doveva essersi spostato molto, vista la velocità di tutta l'azione, perciò approfittando di un attimo di smarrimento di Harry, iniziò a cercarlo nella zona.

E appena scorse il raggio dorato, vi si gettò contro. Aumentò l'andatura della scopa non curandosi della pericolosità. Da quanto tempo non si sentiva così libera e concentrata in qualcosa? Aveva scordato cosa significasse, andare così veloce da rendere tutto indistinguibile, da cancellare per un momento tutta la dura realtà.

Si avvicinò ancora di più, ma quando tese la mano per cercare di prenderlo, ne notò un'altra a pochi centimetri di distanza. Harry l'aveva raggiunta in un baleno.

Chiedendosi come diavolo avesse fatto a diventare così veloce, si sbilanciò ancora di più decisa a non lasciargli la possibilità di prendere quel dannato pallino.

Ma fu quando sentì uno strano sbalzo e un cambiamento d'aria, che la sua scopa vacillò pericolosamente e la lanciò in avanti.

Avvertì chiaramente che la stessa cosa doveva essere successa anche ad Harry, perché capitombolarono assieme a terra, per diversi metri.

Aveva il peso del corpo del ragazzo sopra, quando esplose in una fragorosa risata e alzò esultante il braccio con il Boccino d'Oro in mano.

Ce l'aveva fatta. E non si sentiva così da una vita ormai.

Rise cercando di alzarsi in piedi e di farsi aiutare da Harry, anche lui impossibilitato dalle risate a muoversi correttamente.

Non si erano accorti che tutti gli altri si erano bloccati per osservare quelle azioni così veloci ed emozionanti e avevano iniziato ad applaudire quando avevano capito che la professoressa Holmes aveva vinto.

"Non... non riesco a crederci... te lo giuro!" esclamò tra una risata ed un'altra, mentre Harry le prendeva la mano e la rialzava in piedi. "Ho battuto il grande Potter!"

"Devo ammetterlo, mi hai fregato con quella finta, non mi capitava da anni ormai!" ribatté allegramente lui, con un enorme sorriso sulla faccia. C'era riuscito. Ryta sembrava tornata quella di sempre... ma forse non tutto si era risolto.

Ryta si spazzolò e riassettò la divisa, vista la brutale caduta e si assicurò di non essersi fatta male. Guardò poi Harry scuotendo la testa. "Perché non ti aspettavi che ne fossi capace! Dì la verità, credevi che mi sarei lanciata sul Boccino appena lo avessi scovato!"

Il mago cercò di negare, ponendo le braccia in avanti e agitandole. "Ma che dici! Non volevo dire questo..."

La donna gli mostrò un sorriso malizioso. "Ah no?" si volse verso i ragazzi e posò le mani sui fianchi. "Ragazzi, voi cosa dite? E' vero o no che il professor Potter mi sottovalutava?"

Alcuni tra gli studenti più allegri e spiritosi trovarono il coraggio di fare qualche battuta, aumentando lo stato di euforia.

E il resto del pomeriggio, passò volando sulla scopa e spiegando e provando le tecniche di gioco. Anche Ryta si fece coinvolgere, così che alla fine si ritrovò a dare qualche consiglio che ai suoi tempi usava durante le partite.

Il sole era ormai giunto al tramonto, quando l'allenamento finì e tutti i ragazzi tornarono verso gli spogliatoi.

Ryta ed Harry rimasero sul campo per ordinare e rimettere a posto Bolidi, Pluffa e Boccino nel baule. La donna respirò a fondo l'aria della primavera ormai alle porte e constatò di essersi veramente divertita.

Aveva raccolto una protezione del braccio che qualcuno aveva lasciato a terra, prima che le ritornasse alla mente la causa del suo stato apatico delle ultime settimane. E di colpo tutta la frustrazione tornò come se n'era andata, più viva che mai.

Strinse a sé la protezione, sospirando tristemente e dando le spalle ad Harry. Non voleva che lui si accorgesse di cosa le stava accadendo. Si era impegnato così tanto per farla star meglio...

Ma all'uomo non sfuggì quel sospiro, perché immediatamente dopo, la sua voce risuonò limpida nel silenzio solitario del campo.

"Non ritornare come prima, ti prego..." la pregò preoccupato, avvicinandosi.

Ryta strinse le spalle ed evitò di voltarsi verso di lui. "Non è semplice... ci sto provando, ma..."

"Ryta, da quanto tempo non piangi?" la interruppe lui posandole una mano sulla spalla. Voleva guardarla negli occhi. Voleva farle capire che lui poteva aiutarla.

La donna non rispose, ma sussultò. Il suo coraggio stava iniziando a vacillare, come sempre quando si trattava di lui.

Harry decise di fare il giro e di posizionarsi di fronte a lei. La guardò serio, stringendole le braccia con le mani. "Ryta... tu non hai mai pianto per tuo padre, vero? Ti sei sempre trattenuta..."

Quella non era una domanda. Era una constatazione bella e buona. E il fatto che solo lui ci fosse arrivato, rendeva tutto più difficile. Alzò lo sguardo tremante fino ad incrociare i suoi occhi. E vi lesse quella stessa sensazione confortante che vedeva sempre e che avrebbe voluto sempre percepire.

Cosa le aveva detto suo padre in punto di morte? Le aveva detto di seguire il suo cuore, di lasciar perdere tutti gli stupidi ragionamenti...

Chiuse gli occhi cercando di ascoltarlo. E capì.

Un'ondata di tristezza, soprattutto accentuata dal fatto che il muro di insensibilità ormai si fosse infranto, la colpì così intensamente che raggiunse con una velocità impressionante i suoi occhi sottoforma di lacrime e la sua bocca con un singhiozzo troppo forte da trattenere.

Strinse Harry che la abbracciò a sua volta, lasciando che quello sfogo trattenuto per troppo tempo, si liberasse. E pianse. Finalmente si lasciò andare alla tristezza, all'angoscia e alla disperazione che aveva celato perché altri si appoggiassero a lei. 

Ma ora era lei che poteva appoggiarsi a qualcuno. Adesso lo aveva capito. E quel qualcuno era Harry.

L'uomo lasciò che piangesse, abbracciandola e accarezzandole la chioma castana perché di sentisse rassicurata. Ryta si era abbandonata a lui, le aveva mostrato i suoi sentimenti più nascosti e questo lo rendeva più che felice. Era convinto che forse non tutto fosse ancora perduto.

*   *   *

"Ti dico che è stata incredibile! Cavolo, dopotutto era il professor Potter!"

"Avreste dovuto vederli, ci siamo fermati tutti a guardarli... sono stati eccezionali..."

Alyson e Jane ascoltavano rapite il racconto dei loro amici. Entrambi facevano parte della squadra di Quidditch di Grifondoro e avevano assistito all'allenamento del giorno precedente. Si diceva in giro che il professor Potter avesse gareggiato contro la professoressa Holmes e che quel pomeriggio era stato parecchio emozionante per tutte le squadre.

Si trovavano nell'aula di Storia della Magia, ma la professoressa non era ancora arrivata, perciò si erano lasciati andare alle chiacchiere come tutti gli altri.

"Peccato non averli visti... mi sarebbe piaciuto... dopotutto facevano parte entrambi della squadra all'epoca..." sentenziò Alyson incrociando le braccia con aria delusa.

"Però non ti dimenticare che non abbiamo idea di cosa abbia fatto in tutti questi anni la prof... magari ha giocato a Quidditch in qualche squadra straniera." provò David scrollando le spalle.

Jane si lisciò il mento pensierosa. "Mh... non credo... prima che partisse l'avevo incontrata e ci avevo scambiato due chiacchiere..."

Anthony la guardò incuriosito. "Davvero? E ti ha detto qualcosa in particolare?"

La biondina scosse la testa. "Non proprio. Solo che lei mi ha detto una cosa che solo io sapevo e allora le ho chiesto come avesse fatto a capirlo..." mostrò un'aria confusa alzando leggermente le mani. "Mi ha solo detto che è il suo mestiere..."

Anthony strabuzzò gli occhi e poi iniziò a ciondolare con la sedia. "Magari fa l'investigatrice privata..." ipotizzò quasi scherzando.

"O la giornalista!" provò invece Alyson, alzando un braccio come se avesse avuto un'illuminazione.

David invece sembrava più interessato ad altro. "E cosa sapeva lei?" chiese con fare curioso, piegando il busto per avvicinarsi a Jane e guardandola negli occhi. 

La streghetta arrossì vistosamente e chinò il capo, cercando il coraggio di parlare. "Ehm... beh... niente di importante... solo..." e adesso che si inventava?

"Buongiorno, ragazzi!"

La voce della professoressa Holmes la salvò da ogni possibile risposta. Tutti si voltarono velocemente verso la cattedra e anche David, lasciandole così la possibilità di riprendere fiato. Che poteva dirgli, che si era accorta che era innamorata di lui? Mai.

Anthony e David si voltarono in avanti guardando l'insegnante, dando così le spalle alle due ragazze, che sedevano un banco indietro. Fu a quel punto che Alyson si accostò all'orecchio di Jane e le sussurrò qualcosa nell'orecchio.

"Ha capito che ti piace David, vero?"

Jane fissò l'amica sconvolta e a bocca aperta. "Ma... ma..." balbettò a bassa voce. Ma quanta gente se n'era accorta invece del diretto interessato?

La rossa sorrise furba. "Lo si vede da un miglio che arrossisci ogni volta che ti parla... quello scemo ancora non ha capito niente, ma vedrai ti aiuterò io!"

L'amica agitò le braccia e provò a dire di non fare nulla, ma l'imbarazzo era troppo forte e le impediva di parlare. 

Alyson strinse un pugno con aria decisa. "Ma sì, preferisco che stia con te, che con quella sciacquetta dagli occhi blu!" aveva una strana luce negli occhi e Jane capì che niente l'avrebbe fermata.

Sospirò sconfitta cercando di immaginare cosa si sarebbe dovuto aspettare dalla suo nuova amica.

"Ragazzi, silenzio!" li richiamò la professoressa, notando ancora un leggero vociare.

Ryta aveva un bel sorriso sul volto e quella mattina si era svegliata con una carica enorme. Voleva lavorare e mettersi d'impegno. E voleva rimediare al tempo perso.

Era entrata in aula con un sacco di fogli in mano. Li aveva distribuiti e poi ne aveva preso uno in mano e si era seduta sulla cattedra.

"Bene ragazzi, mi voglio scusare con voi per il tempo perso, ma adesso che sono di nuovo in forma, voglio parlarvi della competizione. Ho deciso in cosa consisterà."

Uno degli studenti alzò gli occhi dal foglio e guardò la professoressa con aria confusa. "Enigmistica?" chiese poco convinto.

Ryta sorrise. "No, qualcosa di meglio. Prove di memoria."

*   *   *

Quando la campana suonò e tutti gli studenti si avviarono verso la Sala Grande per il pranzo, Ryta tirò un sospiro di sollievo.

Metà giornata era andata via, ora mancavano solo le lezioni del pomeriggio. Adesso che si era messa d'impegno per la competizione il lavoro era molto più pesante, ma non poteva di certo lamentarsi.

Al contrario adesso che si sentiva molto più in salute, affrontava tutto con il sorriso sulle labbra. E tutto grazie a lui.

"Ehi, vieni a pranzo?"

Stava raccogliendo dei fogli dalla cattedra, quando alzò lo sguardo e trovò Harry ad aspettarla sulla soglia della classe. Sorrise.

"Sì, se aspetti un secondo vengo con te."

Sistemò in tutta fretta le sue cose nella borsa e poi lo raggiunse uscendo dall'aula. "Che fatica quella storia della gara... non credevo fosse così..." si lamentò allegramente, mentre percorrevano i corridoi che portavano alla Sala Grande.

Harry mise le mani in tasca e guardò il soffitto sospirando. "Non lo dire a me... e tu ti sei messa a lavorare ora... è da quando sono riprese le lezioni che sto pensando a cosa far fare a quei ragazzi il giorno della gara..."

Sapeva che non ci aveva messo malizia o cattiveria in quelle parole, ma si sentì in colpa lo stesso per quello che aveva detto. Abbassò lo sguardo e fissò il pavimento imbarazzata.

"Ti ringrazio per ieri, Harry... se non ci fossi stato tu, me ne starei ancora in qualche angolo a non far niente..."

Il ragazzo le diede una pacca affettuosa sulla spalla e poi lasciò la mano nel punto che aveva colpito. "Per così poco... che ci sto a fare se no? E poi solo io posso far sciogliere l'inossidabile Ryta!" scherzò come faceva una volta.

La strega gli diede uno spintone, fingendosi offesa. "Ma dai, ancora con quello stupido nomignolo?"

Ridacchiarono divertiti, fino a quando non udirono una voce familiare e in quel momento impostata in fase 'despota'.

Voltarono l'angolo e si trovarono di fronte Malfoy intento a rimproverare e molto probabilmente a togliere punti, un paio di Grifondoro del secondo anno, che secondo lui facevano troppo chiasso.

Ryta roteò gli occhi lanciando un mugugno lamentoso, Harry invece sbuffò.

"Sai quale sarebbe stata l'opzione di riserva, se il Quidditch non ti avesse sbloccata?" le domandò con aria tranquilla, rimettendosi le mani nelle tasche, come se parlasse sul serio. Ryta lo fissò incuriosita, ma temeva che c'entrasse qualcosa con l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.

Il moro tornò a fissare Malfoy con aria di scherno. "Avrei trovato una scusa per aizzarti contro di lui... magari dopo averlo ridotto un coagulo di sangue ti saresti sfogata..."

La donna rise di gusto, decidendo di avvicinarsi per salvare i due studenti. "Malfoy, cosa succede?" chiese, fissandolo attentamente, per fargli capire di non avere buone intenzioni.

Draco si accorse di lei e sbuffò seccato per la presenza indesiderata. "Niente che ti riguardi." poi si rivolse ai ragazzi, con aria minacciosa. "Voi, potete andare."

"Aspettate un secondo." li richiamò la strega con aria allegra. "Siete voi due, che oggi a lezione avete risposto correttamente all'esercizio che ho proposto in classe, vero?"

Sperò con tutto il cuore che fossero proprio quei due ragazzi, perché se si era sbagliata era nei guai. Fortunatamente i Grifondoro annuirono.

Un largo sorriso si dipinse sul suo volto. "Bene. Vi chiedo scusa, ma per colpa della campana non sono riuscita a premiarvi. Sono dieci punti a Grifondoro ciascuno... andate a pranzo ora."

I due si allontanarono più che contenti, salutando i professori con aria vittoriosa.

Malfoy lanciò a Ryta un'occhiata omicida. "Vedo che la Bella Addormentata si è svegliata, finalmente." constatò acido, mentre Harry si avvicinava.

La strega incrociò le braccia. "E perché te la prendi tanto. Dovevo comunque darglieli dei punti."

Draco sbuffò seccato. "Peccato solo che io ne ho tolti cinque, non dieci." spiegò con lo stesso tono.

Ryta agitò le braccia. "Dettagli... andiamo a mangiare?" cambiò discorso.

"Solo pochi mesi e vi toglierete dalle palle, posso aspettare." aggiunse maligno Draco, precedendoli verso la Sala Grande.

Harry e Ryta si guardarono perplessi, prima di riprendere a camminare. "Secondo me sotto sotto gli fa piacere..." scherzò la donna, osservando la schiena del biondino farsi sempre più lontana per via del passo spedito.

"Ascolta Ryta, ora che ci penso, hai intenzione di riprendere le ricerche?"

"Sì... devo controllare la parte Nord e quella Ovest... sono le uniche che mancano." spiegò ricordando tutti i luoghi in cui aveva cercato, fissando il vuoto.

"D'accordo, ti aiuterò."

*   *   *

Nonostante l'aiuto di Harry, le ricerche non portarono a niente di buono. Marzo era volato via, tra esplorazioni della scuola, lezioni e preparativi per la gara, e così anche metà Aprile.

La competizione era stata spostata alla fine del mese, per via delle partite di Quidditch, così tutti avevano avuto più tempo per prepararsi a dovere.

Ryta aveva lavorato molto. Aveva dovuto distinguere le prove per i vari anni e in più si erano poi aggiunte le passeggiate notturne in cerca dell'ufficio di Grifondoro.

Harry aveva proposto di chiederlo a Silente, ma Ryta era convinta che nemmeno il Preside potesse aiutarli. Dopotutto si parlava di una stanza che solo Godric potesse conoscere e dimenticata negli anni dopo la sua morte. Era alquanto improbabile che un preside arrivato dopo secoli, potesse saperne qualcosa.

"Non è possibile, deve trovarsi da qualche parte!" esclamò un pomeriggio, in cui si era ritrovata in Biblioteca.

Harry e Draco erano con lei. Li aveva trascinati nei sotterranei e aveva convinto anche Malfoy, vista la sua conoscenza più profonda di quei luoghi. E il risultato era stato l'aver scoperto una comoda scorciatoia dalle segrete del castello, fino alla Biblioteca, senza passare dal banchetto di Madama Pince.

"Però..." fece invece Harry, con aria assorta, sedendosi su una delle lunghe panche adatte per la consultazione. "In compenso abbiamo praticamente scoperto una quantità assurda di altre stanze e di passaggi segreti..."

Draco si guardò intorno notando la vicinanza con la Sezione Proibita. "Una volta tanto ti do ragione, questo passaggio potrebbe servirmi quando non voglio trovarmi la Pince tra i piedi."

Ryta tremò di rabbia. "Non siamo qui per questo accidenti! Se dovessi fare un articolo sui passaggi segretissimi di Hogwarts avrei una montagna di materiale, ma a me serve capire cosa cavolo cerca tuo padre in quella stanza!" esclamò indicando il biondo.

"Non te la prendere con me, Holmes, se lo sapessi mi sarei già tolto di dosso questo fastidio." replicò acido lui.

Un lamento lagnoso sfuggì dalle labbra della donna, mentre si sedeva di peso sulla panca di fianco ad Harry e posava i gomiti indietro sul tavolo. "Ma perché tutto deve andare storto... abbiamo girato tutta la scuola, ma proprio ogni angolo!"

Draco posò la schiena sulla libreria alle sue spalle e incrociò le braccia. "Sono stanco di questa storia, se non la trovate voi che siete due Grifondoro e che tecnicamente dovreste capirlo almeno un po', come potrebbe mai farlo mio padre?" fece notare.

Sul volto di Ryta però apparve una strana luce. Allargò gli occhi aprendo leggermente la bocca e si voltò verso Draco, alzandosi in piedi.

"Aspetta... hai detto la cosa giusta... due Grifondoro..."

Harry la guardò incuriosito, ma non si scompose più di tanto. Conosceva quella luce che le illuminava gli occhi, doveva esserci arrivata. "Hai capito dove si trova?" chiese con calma.

Ryta annuì sorridendo. "Sì... e nell'unico posto dove avremmo dovuto cercare."

"Andiamo?" domandò ancora Harry, già facendo per alzarsi in piedi. 

"No... non possiamo adesso... dobbiamo andare quando saremo sicuri che non ci sarà nessuno..." la donna iniziò a mugugnare più a se stessa, dimentica dei due amici. "Il giorno della gara... sì, è perfetto... approfitteremo del fatto che sono tutti fuori... non ci noteranno..."

"Holmes, pronto! Si può sapere di cosa stai parlando? Dove dobbiamo andare!" la richiamò seccato Draco.

Ryta scrollò le spalle e ghignò verso di lui. "Nella Sala Comune dei Grifondoro!"

Malfoy inarcò un sopracciglio. "Io là dentro? Scordatelo."

Continua…

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Ehilà! Visto che bella sorpresa? Rispetto alle ultime volte ho aggiornato molto più presto... ringraziate sentitamente i bacilli dell'influenza che mi sono beccata, visto che mi hanno permesso di passare ore al pc ad aggiornare questa storia e di scriverne anche un'altra. E' una Ron/Hermione sulle note di Alba chiara di Vasco Rossi... spero ci facciate un salto per dirmi com'è... è la prima che scrivo su questa coppia, al di là di come ho l'ho sviluppata in questa storia. 

Per quanto riguarda questo nuovo capitolo, spero di non avervi fatto piangere troppo! ('starda... NdLunaConFazzolettoTraIDenti) Lo so che è triste, e davvero adesso so come si è sentita la Rowling quando ha ucciso Sirius... però ho pensato che dovesse essere importante nel percorso di questa storia e presa da un momento di depressione mi sono messa a scriverla. Spero cmq che vi sia piaciuta. E poi non ci dimentichiamo che è stato Harry a consolarla, eh!^_^

E ora passiamo ai ringraziamenti.

Marcycas - The Lady of Darkness: ^^'' Ho quella strana sensazione che questa volta il capitolo vada al contrario... inizia triste, ma poi migliora... sì, lo so che Ryta avrebbe dovuto saltargli addosso (la scrittrice lo avrebbe fatto, sia chiaro), ma lei ha ancora paura, ha paura di soffrire di nuovo, soprattutto ora che l'incubo Mangiamorte è tornato alla riscossa! Cmq c'è ancora un po' per sperare (poco, la storia sta per finire, sai?)... ah, la faccenda di Ryta che scappa era fatta apposta... dopotutto anche Harry l'ha pensato, no?

Marta: Sì, hai visto giusto, nei momenti difficili ci si avvicina e infatti solo Harry è riuscito a farla star bene! Non disperare cmq, io amo gli happy end!^.-

Hermy15: No no, come avrai notato, ho aggiornato molto prima (causa influenza -.-), cmq Ryta non è scema... beh, sì,forse un po'...-.-'', però ha molta paura... le ci vuole un po' per abituarsi alla cosa e Harry, come avrai notato non demorde!

Marina:  Il papino... ehm... sì ok, si piange un po' all'inizio però poi si supera no? Ryta torna felice e tutto grazie ad Harry! Quando si metteranno assieme? Bu... per il momento ti dico che alla fine della storia manca pochissimo... uno o due chap, credo!

Luna Malfoy: come al solito ringrazio te, anche se non mi recensisci mai (CATTIVA!!>.<), perché per lo meno ti sei sciroppata la morte del papà in anteprima! Se non ci fossi tu, come farei? Un bacione!:*

Bene, vi ringrazio ancora tutti e ringrazio anche chi legge questa storia anche se non la recensisce. Mando un bacio a tutti e al prossimo chap!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "..." E che ne so... devo vedere, al momento non mi viene, sorry!^^''

   
 
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