Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    30/03/2017    3 recensioni
"Non ci ho mai creduto, io, in queste stronzate, il solo valore a cui abbia mai tenuto fede è da sempre l’amicizia ma lei ha capovolto tutte le mie convinzioni.
Io sono entrato nel suo negozio, lei è entrata nella mia vita e a pochi mesi di distanza anche a casa mia, con una valigia e un paio di quadri e, incredibilmente, non ho provato nemmeno per un attimo l’impulso di scappare.
Il punto è che se trovi la persona giusta, tutto diventa semplice.
Se trovi la donna che sa tenerti testa, che non ha stupide paturnie femminile, che sì ogni tanto piange ma solo per colpa degli ormoni e non per un caramelloso quanto idiota film romantico, che non ti stressa se un venerdì sera vai a bere una birra con il tuo migliore amico, che ti sopporta senza rinfacciarti ogni singola cosa…"
Sì, ma cosa succede se vieni colpito dalla maledizione del terzo incomodo?!
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nojiko
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Nami, tranquilla! Ci penso io!- le dico alzandomi a metà sulla sedia ma subito mia sorella solleva il palmo per bloccarmi.
Ha cucinato una cena davvero ottima e ora si è già messa in pista per sparecchiare. Non mi sembra giusto che debba fare tutto lei, sin da bambine ci siamo sempre divise i compiti o aiutate nel loro svolgimento. Ma stasera avevo la prima lezione del corso per le decorazioni di Pasqua e quando sono arrivata la tavola era già imbandita e la casa profumava divinamente. Non so quanto sia stata ai fornelli per fare tutto.
-Tranquilla tu. Non mi costa niente.-
-Ma…- protesto ancora.
-Sono due settimane che mi ospitate. Prepararvi una bella cena e occuparmi io dei piatti sporchi mi sembra il minimo che posso fare per sdebitarmi.- ribatte, irremovibile, e io ci rinuncio. In questo è tale e quale a mamma.
Nonostante il rumore delle stoviglie che cozzano mentre Nami le impila non mi sfugge il ringhio di Kidd. Mi giro a guardarlo, cogliendo poche parole, tra cui “divano”, “mio letto”, “merda” e “mal di schiena”, e lo fulmino.
Non è che a me lui non manchi la notte, ovviamente. Mi manca, mi manca eccome. Ma deve capire che siamo in una situazione di emergenza. Non capita tutti i giorni che tua sorella venga lasciata dall’amore della sua vita! È ovvio che Nami ha bisogno di me e di tutta la vicinanza che posso darle quando posso dargliela!
Come da copione, Kidd sgrana appena gli occhi e fa un cenno del capo che significa “Che vuoi?! Non l’ho detto ad alta voce!”, dando ancora una volta prova dei suoi proverbiali tatto e sensibilità.  
Voglio essere onesta su questo punto. Io lo amo così com’è. Mi sono innamorata di ogni suo aspetto, quelli positivi e quelli negativi. Non mi importa se a volte è rozzo e maleducato, io per prima divento una camionista quando sono al volante, per dire. Sa controllarsi abbastanza da non mettersi nei casini, da quando stiamo insieme si sforza anche di più e comunque vale la pena sopportare i suoi difetti se questo significa potergli stare accanto per il resto dei miei giorni. Viverlo in tutte quelle sfaccettature che mostra solo a me.
Ma se si parla di mia sorella o di Bonney, Baby e Violet, non c’è follia d’amore che tenga. Loro nessuno me le deve toccare! Neppure lui!
È il campanello a salvarlo dalla mia modalità “sorella maggiore protettiva”. Con un’ultima occhiataccia, mi alzo per andare ad aprire, perché sono più vicina alla porta e perché, a giudicare da come trilla il campanello, chiunque stia suonando si deve essere attaccato al bottone e non so come potrebbe andare a finire se andasse ad aprire Kidd.
Attraverso quasi di corsa l’ingresso, stordita dal rumore continuo e gracchiante. Santo cielo, ma che è?! Spalanco l’uscio con veemenza, pronta ad abbaiare un “Che c’è?” al nostro inatteso ospite ma rimango di sasso quando vedo di chi si tratta.
Leva prontamente il dito dal campanello e stacca la fronte dallo stipite, indietreggiando di un passo mentre si riavvia la zazzera verde menta con una mano. Nei suoi occhi scuri c’è uno sguardo tra il colpevole e l’implorante, sulle sue guance un velo di barba ispida e, nel complesso, ha un aspetto miserabile.
Capisco dal suo linguaggio del corpo che teme che io abbia esattamente la reazione che mi sarei aspettata di avere nell’incontrarlo. Ma tutto quello che provo, in realtà, è dispiacere. So da Robin che Rufy, Chopper, Sanji e Usopp si sono trasferiti da lui in pianta quasi stabile negli ultimi dieci giorni, per assicurarsi che mangiasse e si svagasse almeno un po’ ma non sembra sia servito a molto. È l’ombra di se stesso, non l’ho mai visto così, si vede da un chilometro quanto sta male e, francamente, ho la tentazione di abbracciarlo.
-Uhm. Ciao Nojiko. Scusa l’ora, so che è tardi ma posso… posso entrare?- esita, a disagio.
-Sì certo, Zoro! Entra pure!- mi affretto a rispondere, facendomi da parte per lasciarlo passare. Si guarda intorno spaesato e subito mi faccio avanti per prendere la sua giacca e appenderla accanto alla porta ma non fa nemmeno in tempo a sfilarla.
-Nojiko chi era alla p…- Nami esce dalla cucina a passo svelto e si immobilizza in mezzo al corridoio appena lo mette a fuoco.
Per un attimo è come trovarsi sulla linea di tiro di un esperto cecchino dell’esercito nemico, che non punta a te ma che non si farà certo problemi ad abbatterti se necessario. Vorresti essere ovunque tranne che lì. E dopo questo pensiero direi che è ora di fare qualcosa contro questa strana dipendenza che Kidd è riuscito a provocarmi per i film di guerra.
-Ciao Nami.-
Il modo in cui mormora il suo nome mi spezza il cuore e vorrei restare solo per supportarlo e convincere Nami almeno ad ascoltarlo ma so che non posso. Intanto, non sono affari miei. In secondo luogo, è lei mia sorella e anche se nel privato non mi faccio problemi a rimproverarla quando sbaglia, in pubblico non è giusto mettermi apertamente contro di lei. E, per finire, non so neppure cosa sia successo, non c’è stato verso di farmelo raccontare, ergo non so chi dei due sia dalla parte della ragione.
Quando sgattaiolo rapida verso la cucina, passando gioco-forza in mezzo a loro, il movimento riscuote Nami che lo stava ancora fissando come se una creatura mitologica si fosse improvvisamente materializzata nell’ingresso di casa nostra, il cucchiaio sporco di sugo ancora in mano.
-Che cosa ci fai qui?-
Il tono incerto, lo sguardo incredulo, il tremito che la scuote, tutti per me sono eloquenti segnali e, mentre risospingo Kidd in cucina e accosto la porta, mi sono già fatta un’idea di chi sia il vero e probabilmente unico colpevole di questo litigio. Ma non ho tempo né modo per indagare.
-Devo parlarti.- è la risposta asciutta di Zoro nonché l’ultima frase udibile prima che io mi metta a fare un grande e intenzionale fracasso impilando le stoviglie, la mente altrove.
Spero non sia così grave come temo da giorni, spero sia risolvibile, spero risolvano stasera. Tutto quello che voglio è che Nami sia felice e possibilmente anche Zoro.
E Kidd. Voglio anche Kidd.
Voglio la casa vuota tranne noi due, voglio lui sul divano, sul letto, sulla lavatrice, sopra di me, dentro di me. Santo cielo, fa che sistemino le cose, non ce la faccio più, ho un disperato bisogno di scop…
-Nojiko! Basta! Che è tutto sto casino, non si sente un cazzo!- sibila Kidd, levandomi di mano una pila di piatti e posandoli nel lavello con una delicatezza che non gli ho mai visto usare neppure con me.
Porto le mani ai fianchi, già pronta a protestare e ricordargli che si tratta della vita privata di mia sorella e non di un interessante programma di intrattenimento di cui lui può liberamente usufruire per trastullarsi. Ma quando anche la voce di Zoro si alza di un’ottava, smetto di mentire a me stessa.
Chi voglio prendere in giro?! Anche io voglio stare a sentire! Ho bisogno di sentirli mentre chiariscono e fanno pace perché, quanto è vero che il colore dei miei capelli è naturale, devono fare pace stasera o potrei rimetterci la salute mentale!
E il fatto che Zoro si sia riscosso dal suo disagio, mi fa ben sperare. Se litigano ci sono più probabilità che tirino fuori il problema e lo risolvano. Funzionano così, Zoro e Nami.
-…andarmene così, senza nemmeno averti detto ciò che devo, dopo aver passato le ultime due ore e un quarto a cercare la casa di tua sorella!-
-Due ore?!- domanda incredula Nami. Io e Kidd ci scambiamo un’occhiata altrettanto esasperata. -Zoro, porca miseria! Stiamo ad appena due isolati da qui! Al terzo incrocio devi girare a destra, quante volte devo ripetertelo?!?! Io ci sono venuta a piedi la sera che… che…- la voce l’abbandona al ricordo di quella sera di ormai tre settimane fa.
-Nami…-
-No!- lo ferma e, ne sono certa anche se non la vedo, indietreggia. -Lo vedi?! Non è solo che sei disorientato! È che non ascolti! Tu non mi ascolti mai!-    
-Questo non è vero! Io ti ascolto! Non sempre, lo ammetto ma quando mi dici qualcosa di importante ti ascolto!-
-Non puoi decidere da solo quali sono le cose importanti e quali no!- gli vomita addosso mia sorella, la voce ridotta a un sibilo.
-Nami, andiamo!- il tono di Zoro è quasi implorante. -Ci sono cose che sono oggettivamente importanti e su tutte le altre non dico che non devi arrabbiarti, però…-
-Però non devo fare la pazza furiosa?! O urlare come un’arpia?!- lo interrompe Nami, sull’orlo delle lacrime.
Zoro prende un profondo respiro, come se stesse cercando il coraggio di parlare e le parole giuste per farlo. -Non lo pensavo davvero…- ammette, la voce di nuovo ridotta a un sussurro. -Ho sbagliato io… Dannazione! Era stata una giornata infinita, ero stanco morto e sono scattato! Rufy mi ha fatto impazzire al lavoro, avevo il livello di tolleranza sotto i tacchi e tu mi hai aggredita per un calzino che era rotolato fuori dalla mia borsa del kendo senza che nemmeno me ne accorgessi! Era solo un calzino!-
Sgrano gli occhi, oltre l’incredulità. Non posso credere di essere in astinenza da tre settimane per colpa di un calzino!
-Puzzava di topo morto, Zoro!-
Per un attimo ritrovo la mia empatia e solidarietà femminili. Certe volte ho paura a toccare i vestiti di Kidd, soprattutto quelli che usa per gli allenamenti. Non posso dire che non la capisco.
-Sì ma era solo un calzino comunque e non l’ho lasciato lì di proposito! È davvero così grave?! Io ho smesso di lamentarmi sul fatto che Mikan si infila sotto le coperte perché so che a te fa piacere e tu mi condanni per un calzino?!-
Tiro una pacca a Kidd, indicando verso la porta con il capo. Non mi faccio certo scappare l’occasione di fargli notare che persino Zoro non si lamenta più della loro gatta, a differenza sua con Torao.
-Io non ho condannato nessuno!-
-Te ne sei andata di casa, Nami! Hai fatto le valigie e te ne sei andata senza un biglietto, una spiegazione, una telefonata!-
-Certo che me ne sono andata di casa!!!- perde completamente il controllo mia sorella.
-Per un calzino?!?-
-Perché non sopporto di trattarti così, Zoro!!-
Per un attimo tutto si ferma e nessuno dice niente. Incredula, cerco Kidd con gli occhi per accertarmi di aver sentito bene. Mia sorella sta ammettendo di essere in torto? Davvero?!
Mi giro verso la finestra giusto per controllare che non sia iniziata una pioggia di meteoriti e il mondo stia per finire ma no, fuori è tutto calmo e sereno.
È Zoro il primo a riscuotersi e rompere il tombale silenzio che aleggia in casa nostra. -Cosa…- comincia ma non trova altre parole per esprimere la propria perplessità.
-Non ti ho condannato per un bel niente, però è vero che ti ho aggredito!- riprende Nami, la voce un po’ distorta e il cuore mi si stringe. Non sopporto di sentirla così ma non posso intervenire, non sarebbe giusto. -Per uno stupido calzino, ti ho esasperato, ti sono saltata alla gola e tu eri così stanco… Si vedeva che eri stanco e io… io…- un singhiozzo le sfugge e capisco da come cambia il suo tono che il mio sospetto che in tre settimane non si fosse ancora sfogata, a parte i cinque minuti di pianto la sera che è arrivata qui inattesa con le valigie, era più che fondato. -Non posso fare così, okay?! Non te lo meriti di essere trattato così solo perché ero agitata perché eri in ritardo! E quindi ho fatto le valigie e me ne sono andata perché era meglio così! E lo sai anche tu che è meglio così!-
-Non è vero, non è…-
-Io dovrei sostenerti e… e confortarti quando hai una giornata pesante non rendertela ancora più difficile! E invece sono solo capace d…-
-Nami ma che ti prende?!- la interrompe finalmente Zoro.
Per fortuna, perché stavo per mandare al diavolo la discrezione e precipitarmi da lei. Non è in sé e non capisco cosa le prenda. C’è sotto più di quel che sta dichiarando e ora comincio a essere preoccupata sul serio.
-Te l’ho detto!- protesta lei, ricacciando indietro i singhiozzi.
-No! Non è da te parlare così! Sei impazzita per caso? Confortarmi perché ho avuto una giornata pesante al lavoro?! Sai benissimo che noi non siamo così! Mi basta trovarti a casa anche nervosa e contrariata per stare meglio! Quando mai ti sei preoccupata di non rimproverarmi solo perché avevo avuto una giornata pesante?!-
-Stavolta era diverso!-
-Perché?!?-
-Perché era l’anniversario dell’incidente sulla Thriller Bark, Zoro!!!-
Ed è di nuovo silenzio di tomba. Incredula, mi avvicino al calendario e scorro indietro con gli occhi fino alla famosa sera della mia cena con Kidd. La sera in cui Nami si è stabilita qui da noi. Il cuore mi sprofonda quando riconosco la data. Quando è successo non me ne sono nemmeno accorta, presa com’ero dal mio  appuntamento/non-appuntamento ma ora tutti i pezzi stanno andando al loro posto. Chiudo gli occhi ed espiro forte. Nessuno stupore che mia sorella fosse così in aria.
Una mano si posa rassicurante sulla mia spalla e non mi serve aprire gli occhi per sapere a chi appartiene. Subito sovrappongo anche la mia e dopo pochi istanti sono completamente avvolta dalle braccia di Kidd, tra cui mi lascio andare alla ricerca di calore e conforto.
-Mi dispiace.- Zoro, in corridoio, si riscuote e immagino la perplessità di Nami nel sentirlo sussurrare queste parole. -Santo Roger, Nami, mi dispiace. Io non ho proprio realizzato. Non ti avviso mai quando faccio tardi ma se mi fossi reso conto… Ora capisco perché eri così tesa.- 
Sorrido, le palpebre ancora serrate, così fiera di mio cognato. Perché sì, è ancora mio cognato o comunque tornerà a esserlo tra poco. Nessuno la capisce come lui, certe volte neanche io. E dalla fatica che Nami sta facendo ora a trattenersi dal piangere deve avere centrato in pieno il punto anche stavolta. -Non è ques… questo il… il punto…- singhiozza.  
-Sì, lo è.-
-Proprio perché e-era quel g-giorno non… non a-avrei dovuto… Non è stata colpa tua!-
-Nemmeno tua!- s’impone deciso Zoro. -È stata solo un’incomprensione, abbiamo sbagliato tutti e due ma non è stata colpa di nessuno.- mormora dolce e quando Kidd si sporge appena indietro con la schiena lo imito subito anche io, spinta dall’impressione che la sua voce si sia fatta più vicina.
Ed è con immenso sollievo che, dallo spiraglio aperto della porta, lo vedo di fronte a Nami, con le mani a circondarle il viso. Mia sorella solleva le mani e le porta a stringere la maglietta di Zoro, in cerca di un sostegno. 
-Torna a casa.- le dice, fermo e determinato. -Non è successo niente di grave. Mi rifiuto di perderti e cederti a quell’imbecille di Paulie per una cosa così stupida.-
Io e Nami aggrottiamo le sopracciglia, perplesse, nello stesso momento e so esattamente cosa sta pensando mia sorella. Cosa c’entra Paulie?
Ma Nami non fa in tempo a indagare anche per me quando Zoro, più intenso che mai, aggiunge: -Tu sei mia.-
E tanto basta. Per mettere le cose a posto e privarmi della risposta che speravo di ricevere, perché Nami si getta tra le sue braccia e lo bacia disperata e Zoro non perde tempo, la stringe ancora di più mentre risponde.
Mi limito a sollevare un sopracciglio quando cominciano a mugolare e gemere uno contro la bocca dell’altra, trattenendo a stento un sospiro. Perché sono così da sempre e saranno sempre così e si scanneranno chissà quante altre volte ma si amano da morire e non sono semplicemente una coppia. Sono così indispensabili l’uno all’altra che dovrebbe esistere un termine per definirli. Tipo un mix dei loro nomi.
Quel che è certo, però, è che la prossima volta o le pago un hotel o vado a recuperare Zoro prima. Non posso passare altre tre settimane così. Non ci voglio nemmeno pensare.
Dei tonfi interrompono il filo dei miei pensieri e quando mi concentro di nuovo sul corridoio Nami e Zoro sono scomparsi. E i tonfi che sento provengono inequivocabilmente dal salotto. Ad occhi sgranati, scambio un’occhiata con Kidd prima di precipitarmi insieme a lui nella stanza accanto solo per assistere allo spettacolo di mia sorella e mio cognato, che conosco dall’asilo, impegnati in una sessione di riconciliazione che potrebbe essere più spinta solo se non avessero i vestiti addosso.
-Che cosa credete di fare, voi due?!- ruggisce Kidd e stavolta non ho il cuore di fermarlo.
Stavolta ha tutte le ragioni. Ma loro ci ignorano, o forse non ci sentono proprio, e il livello di intimità cresce talmente in fretta che la cosa diventa troppo imbarazzante prima che persino Kidd possa intervenire fisicamente per sbatterli fuori. Mi porto le mani nei capelli, esasperata.
-Nami per l’amor del cielo!- esclamo ma tutto ciò che ottengo in risposta sono disperati mugolii.
Non può essere vero! Questo è un incubo!
Poi uno spostamento d’aria micidiale accanto a me che quasi mi fa finire a terra e io sono così impegnata a mantenere l’equilibrio che non vedo cosa succede finché non mi ritrovo a fissare Kidd che tiene Zoro e mia sorella per il colletto delle loro t-shirt e li trascina verso la porta. -Passi venire buttato fuori dal mio letto, passi l’invadenza dei vostri amici e passi anche l’astinenza! Ma se pensate che vi starò a guardare mentre chiavate sul mio divano quando io non scopo da più di tre settimane siete fottutamente fuori strada! Cazzo!- esplode, scaraventandoli verso la porta, Nami dritta tra le braccia di Zoro che non si preoccupa nemmeno di recuperare la propria giacca.
Se ne vanno senza una parola ma la cosa non mi tange. So che domani si faranno vivi per ringraziare e francamente in questo momento l’unica cosa che conta è che se ne siano andati.
Finalmente!
La casa… è… nostra!
Il rumore della porta violentemente richiusa da Kidd sottolinea questo mio ultimo pensiero. Rimane immobile di fronte all’ingresso ancora qualche secondo, le mani appoggiate agli stipiti e la fronte alla porta. Prende un profondo respiro prima di girarsi verso di me. Ha l’aria esausta ma questo non mi frena dall’incrociare le braccia sotto il seno e sollevare un sopracciglio. -Tu per caso hai niente a che fare con la convinzione di Zoro che Paulie fosse interessato a mia sorella?- chiedo, indagatrice.
Non so se sia la stanchezza accumulata, la felicità per essere di nuovo solo noi o il fatto che sa che con me tanto non attacca ma Kidd non prova nemmeno a negare.
-Forse…- comincia, avanzando verso  di me. -…a Zoro è arrivata la voce che Paulie mi ha chiesto se conoscevo qualcuno con cui poteva uscire e sai come sono i passaparola. Ora che arrivano in fondo ci sono sempre un sacco di dettagli aggiunti poco chiari…-
Scuoto la testa con una disapprovazione che il mio sorriso rende poco credibile.
-Beh alla fine è stata una buona mossa no?- si stringe nelle spalle, sorridendo famelico. -Zoro ha reagito esattamente come speravo e si sono rimessi insieme. Ora tua sorella è felice e noi…- mi afferra per i fianchi e mi trascina contro di sé e un fremito mi attraversa dalla testa ai piedi, concentrandosi poi nel basso ventre. -…noi siamo soli.- mormora.
Lo guardo da sotto in su, gli occhi carichi di lussuria mentre saggio i suoi scolpiti pettorali a palmi pieni e sto per rispondere qualcosa di molto sconcio e molto spinto con il preciso intento di eccitarlo più di quanto già non sia quando un pensiero mi colpisce quando vedo che ore sono sull’orologio appeso al muro alle sue spalle.
L’orrore si impossessa di me e anche della mia espressione, a quanto pare.
-Nojiko? Che succede?- chiede, preoccupato.
Merda!
Santissima merda!
Ora chi glielo dice che è stasera che dobbiamo andare a fare da baby sitter a Lamy?! 
  
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